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Usa, +272.000 posti lavoro maggio,meglio del previsto disoccupazione 4%

Usa, +272.000 posti lavoro maggio,meglio del previsto disoccupazione 4%New York, 7 giu. (askanews) – Rapporto sull’occupazione di maggio superiore alle stime, negli Stati Uniti. Il mese scorso sono stati creati 272.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 190.000 posti. La disoccupazione è salita al 4%, rispetto al +3,9% del mese precedente (dato non rivisto). Gli analisti avevano previsto un dato anche al 3,9%.


I salari orari medi sono aumentati di 0,14 centesimi, lo 0,40%, a 34,91 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 4,08%, meno del dato annuale al 4,14% dello scorso anno. La settimana media lavorativa è rimasta invariata 34,3 ore. La partecipazione della forza lavoro è stata pari al 62,5%, in calo rispetto al 62,7%, registrato nel mese precedente. Rivisti i dati di aprile passati da +175.000 a +165.000, mentre quelli di marzo sono passati da +315.000 a +310.000.

Ponte Stretto, società: conclusa fase informativa su espropri

Ponte Stretto, società: conclusa fase informativa su espropriRoma, 7 giu. (askanews) – Alle 13 di questa mattina si è conclusa la fase informativa presso gli sportelli espropri predisposti da Stretto di Messina nei locali messi a disposizione dalle amministrazioni comunali di Messina e Villa San Giovanni. Lo comunica la società in una nota.


L’attività degli sportelli informativi sugli espropri era stata avviata lunedì 8 aprile, consentendo a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione relativa al Piano espropri e di formulare eventuali osservazioni. “L’iniziativa, non prevista dal quadro normativo di riferimento, ma fortemente voluta dalla società nella piena consapevolezza della dovuta attenzione nei confronti del territorio per un aspetto così importante e delicato come gli espropri – si legge in una nota -, ha dato, nei 60 giorni di attività, i seguenti risultati: allo sportello messinese allestito presso il Palacultura, sono state ricevute 503 persone; presso i locali della ex Pretura a Villa San Giovanni, sono state ricevute 118 persone”.


“Oltre 600 persone ricevute presso gli sportelli informativi è un risultato positivo – ha commentato Gioacchino Lucangeli, responsabile della Macrostruttura Espropri di Stretto di Messina -. L’obiettivo di informare i soggetti interessati agli espropri è una priorità. Lavorando in un clima fattivo e collaborativo le domande più frequenti hanno riguardato principalmente quattro categorie: informazioni sulle varie tipologie della procedura espropriativa, quali esproprio, occupazione temporanea e, in particolare, l’asservimento per pubblici servizi; criteri per la determinazione delle indennità; tempistiche sulla procedura di esproprio; osservazioni puntuali su progetto e cantierizzazione. La fase della consultazione, unitamente alle osservazioni presentate, consentirà a Stretto di Messina di perfezionare la documentazione espropriativa, con una proficua ottimizzazione delle aree interessate dalle procedure e conseguente riduzione dei soggetti coinvolti”. Lunedì 10 giugno sarà attivato il “Cassetto Virtuale”, uno strumento utilizzabile su base volontaria finalizzato a dematerializzare lo scambio delle comunicazioni tra le parti e facilitare l’accesso agli atti dei destinatari delle procedure espropriative relative alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.


I destinatari delle procedure espropriative potranno manifestare la volontà di richiederne l’attivazione e l’utilizzo attraverso un form che sarà reso disponibile sul sito della società Stretto di Messina. Sempre a partire da lunedì 10 giugno sarà attivo, a supporto di coloro che vorranno avvalersi del cassetto virtuale, un servizio di help desk informatico, contattabile dal lunedì al venerdì al numero verde 800766472 per le chiamate dall’Italia e allo 068758555 per quelle dall’estero. Il servizio è disponibile dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 16:30.

Bce taglia i tassi ma alza le stime dell’inflazione

Bce taglia i tassi ma alza le stime dell’inflazioneFrancoforte, 6 giu. (askanews) – La Banca centrale europea come ampiamente atteso ha tagliato i tassi di interesse di riferimento per l’intera eurozona di 25 punti base. La decisione è stata varata a dispetto del fatto che i tecnici della stessa istituzione hanno rivisto al rialzo le previsioni di inflazione su quest’anno (2,4%) e sul prossimo (2,2%).


E mentre il comunicato diffuso al termine del Consiglio direttivo afferma che “malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata; l’inflazione – si legge – resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”. La presidente Christine Lagarde è stata ripetutamente interpellata su questa apparente incongruenza. E l’ha spiegata con una serie di elementi: “Perché complessivamente è aumentata la nostra fiducia sul percorso” di futura moderazione dell’inflazione. “Un secondo elemento – ha proseguito – è l’affidabilità e la forza delle nostre previsioni” se si guarda agli ultimi aggiornamenti le variazioni tra un trimestre e l’altro sono state dell’ordine di 1 decimale di punto percentuale.


E poi dato il calo dell’infalzione generale degli ultimi mesi, i tassi “reali” dell’area euro, cioè i tassi ufficiali meno la crescita dei prezzi, sono di fatto aumentati. Via libera quindi a questo piccolo ritocco con “una decisione unanime, salvo uno” nel Consiglio. Lagarde non ha, come di consueto, riferito chi fosse il dissenziente, né se fosse qualcuno che voleva non ridurre i tassi o, all’opposto, qualcuno che voleva tagliarli anche di più. “Lo scoprirete facilmente”, ha scherzato.


A decorrere dal 12 giugno il tasso sulle principali operazioni di finanziamento scende così al 4,25% (primo taglio dal 2016), quello sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali al 3,75% (primo taglio dal settembre 2019), mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali scende al 4,50% (primo taglio dal 2016). La decisione era stata ampiamente segnalata da diversi esponenti dell’istituzione e forse questo ha contribuito in qualche modo a far sì che l’istituzione si sentisse “chiusa nell’angolo”. Ma le nuove stime sull’inflazione non fanno presagire una nuova mossa nell’immediato.


La Bce aveva anticipato possibili fluttuazioni di prezzi e salari, nell’ambito di una tendenza che dovrebbe proseguire verso la moderazione, e con la crescita economica che prosegue sottotono ha evidentemente ritenuto eccessivamente restrittiva l’intonazione monetaria. Un quadro ribadito oggi: l’inflazione nell’area “è attese fluttuare ai livelli attuali nel resto dell’anno e poi calare al nostro livello obiettivo (2% simmetrico-ndr) nella seconda metà del 2025”, ha detto Lagarde. Il caro vita potrebbe salire più del previsto se salari e utili dovessero mostrarsi più vigorosi delle attese, all’opposto potrebbe risultare più basso se la domanda risultasse debole. Alla Bce “non ci stiamo impegnando su un particolare percorso predetermitato dei tassi”, ha chiarito la presidente. La prossima riunione monetaria del Consiglio è calendarizzata il 18 luglio, ora la parola passa alla Federal Reserve che mercoledì prossimo terrà il direttorio (Fomc) da cui non sono attesi cambiamenti sui tassi. (di Roberto Vozzi).

La Bce taglia i tassi di 25 punti base (come atteso) ma alza le stime dell’inflazione

La Bce taglia i tassi di 25 punti base (come atteso) ma alza le stime dell’inflazioneFrancoforte, 6 giu. (askanews) – La Banca centrale europea ha come ampiamente atteso tagliato i tassi di interesse di riferimento per l’intera eurozona di 25 punti base. Il tasso sulle principali operazioni di finanziamento scende così al 4,25%, quello sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali al 3,75%, mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali scende al 4,50%. Al tempo stesso ha però rivisto al rialzo le previsioni di inflazione su quest’anno e sul prossimo.


E “malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata; l’inflazione – dice l’istituzione nel comunicato sulle decisioni del Consiglio direttivo – resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”. Una formula che potrebbe suggerire l’orientamento a non effettuare altre riduzioni nell’immediato. Per il tasso sui depositi, che molti guardano come riferimento generale, si tratta della prima riduzione dal settembre del 2019, mentre per gli altri due tassi bisogna risalire al marzo del 2016 per trovare ritocchi al ribasso. La decisione era stata ampiamente segnalata da diversi esponenti dell’istituzione, mentre nell’area euro l’inflazione è nettamente rallentata nei mesi passati anche se nelle ultime settimane si sono verificati sviluppi nella direzione opposta, sia per l’indice generale di crescita prezzi – risalito a maggio al 2,6% su base annua, due decimali in più rispetto ad aprile – sia per le dinamiche dei salari, in lieve accelerazione nel primo trimestre.


Tuttavia l’istituzione aveva anticipato possibili fluttuazioni, nell’ambito di una tendenza che dovrebbe proseguire verso la moderazione, e con la crescita economica che prosegue sottotono ha evidentemente ritenuto eccessivamente restrittiva l’intonazione monetaria. Ora l’attenzione si sposta sulla conferenza stampa esplicativa che la presidente Christine Lagarde terrà alle 14 e 45. In particolare la curiosità si concentra sulle indicazioni che potrebbe fornire su tempi e ritmi dei futuri tagli.

Bce taglia i tassi di 25 pb ma alza stime inflazione 2024 e 2025

Bce taglia i tassi di 25 pb ma alza stime inflazione 2024 e 2025Francoforte, 6 giu. (askanews) – La Banca centrale europea ha come ampiamente atteso tagliato i tassi di interesse di riferimento per l’intera eurozona di 25 punti base. Il tasso sulle principali operazioni di finanziamento scende così al 4,25%, quello sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali al 3,75%, mentre il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali scende al 4,50%. Al tempo stesso ha però rivisto al rialzo le previsioni di inflazione su quest’anno e sul prossimo.


E “malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata; l’inflazione – dice l’istituzione nel comunicato sulle decisioni del Consiglio direttivo – resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”. Una formula che potrebbe suggerire l’orientamento a non effettuare altre riduzioni nell’immediato. Per il tasso sui depositi, che molti guardano come riferimento generale, si tratta della prima riduzione dal settembre del 2019, mentre per gli altri due tassi bisogna risalire al marzo del 2016 per trovare ritocchi al ribasso. La decisione era stata ampiamente segnalata da diversi esponenti dell’istituzione, mentre nell’area euro l’inflazione è nettamente rallentata nei mesi passati anche se nelle ultime settimane si sono verificati sviluppi nella direzione opposta, sia per l’indice generale di crescita prezzi – risalito a maggio al 2,6% su base annua, due decimali in più rispetto ad aprile – sia per le dinamiche dei salari, in lieve accelerazione nel primo trimestre.


Tuttavia l’istituzione aveva anticipato possibili fluttuazioni, nell’ambito di una tendenza che dovrebbe proseguire verso la moderazione, e con la crescita economica che prosegue sottotono ha evidentemente ritenuto eccessivamente restrittiva l’intonazione monetaria. Ora l’attenzione si sposta sulla conferenza stampa esplicativa che la presidente Christine Lagarde terrà alle 14 e 45. In particolare la curiosità si concentra sulle indicazioni che potrebbe fornire su tempi e ritmi dei futuri tagli.

Antitrust Usa mette nel mirino giganti IA Microsoft, OpenAI, Nvidia

Antitrust Usa mette nel mirino giganti IA Microsoft, OpenAI, NvidiaRoma, 6 giu. (askanews) – Le autorità Antitrust degli Stati uniti hanno messo a punto uno schema che permetterà loro di lanciare investigazioni contro i giganti dell’intelligenza artificiale: Microsoft, OpenAI e Nvidia. Lo segnala oggi il New York Times.


Il Dipartimento alla Giustizia americano ha trovato un accordo con la Commissione federale per il commercio (FTC) – secondo fonti del NYT – per definire i diversi compiti in un’indagine che si prevede tecnicamente complessa. In base a questo accordo, la guida dell’indagine nei confronti del produttore di chip Nvidia – che ieri ha sfondato il muro dei 3mila miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato – sarà affidata al Dipartimento alla Giustizia, mentre la FTC si occuperà di OpenAI e Microsoft, che peraltro ha anche investito 13 miliardi di dollari in OpenAI.


L’accordo, spiega il NYT, mette in evidenza la rafforzata attenzione delle autorità antitrust nei confronti del frenetico sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa. Nel 2019, prima di lanciare indagini anti-monopolio nei confronti di altri giganti tech (Google, Apple, Amazon, Meta), le autorità antitrust entrarono in accordi similari. Dopo un periodo di far west del settore, negli ultimi mesi anche le autorità Usa hanno cominciato ad accendere fari su un settore che, pur rappresentando un fulcro strategico della competizione globale per il nuovo digitale, rischia di finire fuori controllo. A luglio scorso la FTC ha avviato un’indagine su OpenAI e, in particolare, sull’eventualità che la compagnia guidata da Sam Altman abbia danneggiato i consumatori attraverso l’estrazione dei dati. Inoltre a gennaio un’indagine ampia è stata lanciata sulle partnership tra le compagnie, a partire da quella di Microsoft in Open AI e quelle di Google e Amazon in Anthropic.


L’approccio finora adottato dagli Usa è diverso da quello europeo, in questo settore. Mentre l’Ue ha recentemente adottato un regolamento sull’intelligenza artificiale che, per la prima volta, ha messo dei paletti, negli Usa non è stata ancora assunta alcuna particolare iniziativa legislativa per porre dei limiti all’azione delle compagnie. Nvidia, OpenAI e Microsoft sono considerati i vincitori di questa prima fase del boom dell’intelligenza artificiale. Microsoft è oggi la prima compagnia del mondo per capitalizzazione di mercato e Nvidia, che da inizio anno ha visto crescere il valore delle sue azioni del 150%, la seconda. Entrambe valgono oltre 3mila miliardi di dollari, come Apple (ieri sorpassata da Nvidia).


Il produttore di chip, in particolare, è nel mirino per la sua capacità di porsi allo snodo dello sviluppo dell’IA, grazie alla posizione dominante nel mercato delle unità di processamento grafico GPU, necessarie per l’addestramento dell’IA. Mal di pancia sono emersi nel settore per il fatto che l’utilizzo necessario dei processori costringerebbero i clienti a operare in un ambiente chiuso, che costringe a usare i chip Nvidia. Microsoft, dal canto suo, ha incluso la tecnologia di OpenAI nei propri prodotti IA, a partire dal suo motore di ricerca Bing. Il New York Times ha citato in giudizio OpenAI e Microsoft, sostenendo la violazione del copyright dei contenuti di notizie relativi ai sistemi di intelligenza artificiale.

Nvidia mette la freccia e sorpassa Apple: vale più di 3mila mld Usd

Nvidia mette la freccia e sorpassa Apple: vale più di 3mila mld UsdRoma, 6 giu. (askanews) – Il gigante statunitense dei semiconduttori Nvidia, sull’onda del boom dell’intelligenza artificiale, imprime il suo marchio nella speciale lista delle compagnie che hanno superato una capitalizzazione di mercato di 3mila miliardi di dollari, superando Apple e diventando la seconda compagnia più ricca del mondo.


Con sede a Santa Clara, in California, Nvidia si giova di un aumento del valore delle sue azioni che si avvicina al 150% nel 2024, grazie al fatto che i suoi chip di ultima generazione sono di fatto oggetto di una corsa tra i clienti perché necessari per lo sviluppo di modelli IA, in un momento in cui la concorrenza arranca dietro l’azienda americana. Ieri le azioni di Nvidia sono state valutate 1.223,4 dollari, con un incremento del 5,2%, portando la capitalizzazione di mercato a oltre 3mila miliardi e sorpassando Apple di circa 9 miliardi di dollari. La compagnia con maggiore capitalizzazione di mercato resta Microsoft, che vale 3.150 miliardi di dollari.


Secondo Bloomberg, l’amministratore delegato della compagnia Jensen Huang ha raggiunto una ricchezza personale di 107,4 miliardi di dollari. Ieri è stato raggiunto dalla notizia mentre era a Taipei per la fiera tecnologica Computex, dove è stato di fatto la star dell’evento e dove ha lanciato la sfida allla concorrente Intel.”L’IA generativa sta rimodellando le industrie e aprendo nuove opportunità per l’innovazione e la crescita,” ha dichiarato in un discorso prima della conferenza tecnologica. “Oggi siamo sull’orlo di un grande cambiamento nel campo del computing. L’intersezione tra IA e computing accelerato è destinata a ridefinire il futuro”. Nello stesso tempo ha dovuto comunque prendere atto della volontà del suo principale fornitore a contratto – la TSMC – di avere una fetta maggiore dei guadagni. “Mi sono lamentato con il CEO di Nvidia, Jensen Huang (…) per il fatto che i suoi prodotti sono così costosi” ha detto il presidente e amministratore delegato del gruppo taiwanease C.C. Wei parlando con i giornalisti. “Penso – ha aggiunto – che quei prodotti siano davvero preziosi, ma sto pensando di mostrare

MFE, P.S.Berlusconi: +6% stima raccolta pubblicitaria primo semestre

MFE, P.S.Berlusconi: +6% stima raccolta pubblicitaria primo semestreCologno Monzese, 5 giu. (askanews) – “Il mercato che stiamo affrontando in questi primi sei mesi dell’anno è un mercato tonico, veramente tonico. Abbiamo chiuso i primi tre mesi molto bene, con una crescita complessiva Italia e Spagna intorno al 6%. Parlando di stime, con tutta la prudenza del caso, anche nei primi sei mesi registriamo una crescita dei ricavi pubblicitari del 6% circa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Lo ha dichiarato Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato del gruppo MFE nel corso di una conferenza stampa sul bilancio dell’ultima stagione televisiva di Mediaset.


“Teniamo il passo”, ha proseguito. “Per noi è una ottima notizia, considerando anche che a giugno ci sono gli Europei di calcio, è un risultato che se verrà confermato, ma penso proprio di sì, è un bel risultato. Stiamo facendo meglio del mercato come raccolta sia in Italia sia in Spagna”.

Bce, atteso il primo taglio dei tassi dell’era Lagarde

Bce, atteso il primo taglio dei tassi dell’era LagardeFrancoforte, 5 giu. (askanews) – I banchieri centrali dell’area euro stanno giungendo a Francoforte, per l’incontro informale che, tradizionalmente, precede la riunione operativa del Consiglio direttivo sui tassi di interesse. L’attesa che si è andata cementando, ormai da settimane, anche a seguito di dichiarazioni di diversi esponenti dell’istituzione, è per un taglio da 25 punti base, la prima riduzione che l’istituzione effettuerà dal settembre del 2019, guardando al tasso sui depositi (attualmente al 4%). E se si guarda ai tassi sui principali rifinanziamenti (4,50%) e a quello sulle operazioni marginali (4,75%), sarà il primo taglio dal marzo del 2016.


La comunicazione sulle decisioni sarà pubblicata alle 14 e 15 di domani, contestualmente la Bce diffonderà anche le previsioni aggiornate dei suoi tecnici su crescita economica e inflazione. Alle 14 e 45, poi, la presidente Christine Lagarde terrà la conferenza stampa esplicativa assieme al vicepresidente, Luis de Guindos. Se sui mercati viene data per certa la mossa di domani, sono invece molto minoritarie le attese di un ulteriore taglio a luglio, prevalgono piuttosto quelle di una riduzione a ottobre. E appare in bilico l’ipotesi di un terzo taglio prima della fine dell’anno.


Se tutto andrà come previsto, comunque, la Bce invertirà la rotta monetaria, dopo che tra il luglio del 2022 e il settembre dello scorso anno ha operato la più aggressiva manovra di inasprimento della sua storia, un aumento dei tassi da 450 punti base complessivi (4,50 punti percentuali), accompagnato da massicci drenaggi di liquidità, in riposta alla galoppante inflazione che rifletteva una serie di shock, tra cui le strozzature nelle catene globali, la guerra in Ucraina e elementi interni dell’eurozona, come i prezzi fuori scala degli indici Ue di riferimento su energia e gas. Da settembre in poi i tassi sono stati sempre confermati, al 4% sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali (che da tempo vengono usati come riferimento chiave), al 4,50% sulle principali operazioni di rifinanziamento e al 4,75% sulle operazioni marginali. L’atteso ritocco al ribasso sarà il primo taglio anche da quando la guida dell’istituzione è stata affidata a Lagarde, nel novembre del 2019.


Al consiglio Bce partecipano la presidente, il vicepresidente, gli altri quattro componenti del Comitato esecutivo (tra cui l’italiano Piero Cipollone) e tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’Eurosistema, tra i quali il numero uno della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Nelle ultime fasi il quadro in cui la Bce si appresta a muoversi si è un po’ complicato a seguito di due sviluppi. Prima una riaccelerazione della dinamica media dei salari contrattuali, che risente anche degli accordi di inizio anno. Poi la risalita dell’inflazione dell’area a maggio, al 2,6%, due decimali in più rispetto al mese precedente. Il tutto ha animato moniti sulla prudenza da parte di esponenti del direttorio ritenuti “falchi”. Sul versante opposto, quello favorevole ai calmieramenti inflazionistici e quindi alle mosse espansive della Bce, in questo avvio di settimana si è assistito a un netto calo delle quotazioni del petrolio, dopo che il cartello allargato degli esportatori (Opec+) ha annunciato un piano di graduale rimozione delle restrizioni all’offerta.


Inoltre, le decisioni monetarie nell’area euro dovranno anche tenere conto degli sviluppi negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve ha adottato una linea attendista sui tassi. Molti analisti continuano a scommettere che anche la Banca centrale Usa procederà a un taglio, ma a settembre, mentre il prossimo direttorio (Fomc) si svolgerà l’11 e 12 giugno. Un elemento chiave per il futuro percorso della Bce, oltre ovviamente all’evolversi dei dati, sarà rappresentato dall’aggiornamento delle previsioni. Secondo Annalisa Piazza, analista per Mfs IM “se il profilo dell’inflazione a breve termine non dovesse cambiare in modo sostanziale (nonostante l’aumento dei salari) questo implicherebbe che la Bce è fiduciosa e che ulteriori tagli possano essere effettuati nel secondo semestre”. Matthew Ryan Head of Market Strategy di Eburypronostica una Lagarde che “cercherà di rimanere il più vaga possibile sui tagli futuri”. Mentre secondo David Chappell, portfolio manager della Columbia Threadneedle Investments “se la Bce non avesse annunciato con tanta enfasi il taglio dei tassi questa settimana, riteniamo che ci sarebbe stato un acceso dibattito sull’opportunità di attendere altri dati. È molto probabile che la Lagarde guidi i mercati verso una sospensione a luglio”. Secondo Giacomo Calef, di NS Partners, la rilevanza del dato dell’inflazione di maggio va anche collegata al recente atteggiamento della Fed, che proprio alla luce della persistenza del carovita ha deciso di rinviare i suoi tagli ai tassi di interesse. Frederik Ducrozet, di Pictet Wealth Management rimarca che un esponente noto dei “falchi”, l’olandese Klaas Knot si è già mostrato orientato a spingere per tagli dei tassi solo su base trimestrale, cosa che consentirebbe anche di sincronizzare le decisioni con gli aggiornamenti delle previsioni economiche. Panetta invece è ritenuto una “colomba”, coloro che nel direttorio propendono per una linea monetaria più moderata, all’opposto dei “falchi” che premono per l’intransigenza. Lo scorso 31 luglio, in occasione delle Considerazioni finali alla relazione annuale di Bankitalia, sui tassi Bce ha affermato che ora “bisogna evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva”, che è necessario una allentamento e che questo dovrebbe proseguire in maniera graduale nei prossimi mesi. Intanto c’è già chi, come Facile.it, cerca di elaborare previsioni su quelle che saranno le ricadute per i costi dei mutui dalle mosse della Bce. Il portale afferma che analizzando l’andamento dei futures sull’Euribor, la rata di un mutuo medio variabile italiano che a maggio di quest’anno aveva raggiunto 747 euro potrebbe calare complessivamente di 37 euro per la fine dell’anno è di 55 euro per la metà del 2025, portandosi a 692 euro al giugno del prossimo anno.

Bce, domani atteso primo taglio dei tassi dell’era Lagarde

Bce, domani atteso primo taglio dei tassi dell’era LagardeFrancoforte, 5 giu. (askanews) – I banchieri centrali dell’area euro stanno giungendo a Francoforte, per l’incontro informale che, tradizionalmente, precede la riunione operativa del Consiglio direttivo sui tassi di interesse. L’attesa che si è andata cementando, ormai da settimane, anche a seguito di dichiarazioni di diversi esponenti dell’istituzione, è per un taglio da 25 punti base, la prima riduzione che l’istituzione effettuerà dal settembre del 2019, guardando al tasso sui depositi (attualmente al 4%). E se si guarda ai tassi sui principali rifinanziamenti (4,50%) e a quello sulle operazioni marginali (4,75%), sarà il primo taglio dal marzo del 2016.


La comunicazione sulle decisioni sarà pubblicata alle 14 e 15 di domani, contestualmente la Bce diffonderà anche le previsioni aggiornate dei suoi tecnici su crescita economica e inflazione. Alle 14 e 45, poi, la presidente Christine Lagarde terrà la conferenza stampa esplicativa assieme al vicepresidente, Luis de Guindos. Se sui mercati viene data per certa la mossa di domani, sono invece molto minoritarie le attese di un ulteriore taglio a luglio, prevalgono piuttosto quelle di una riduzione a ottobre. E appare in bilico l’ipotesi di un terzo taglio prima della fine dell’anno.


Se tutto andrà come previsto, comunque, la Bce invertirà la rotta monetaria, dopo che tra il luglio del 2022 e il settembre dello scorso anno ha operato la più aggressiva manovra di inasprimento della sua storia, un aumento dei tassi da 450 punti base complessivi (4,50 punti percentuali), accompagnato da massicci drenaggi di liquidità, in riposta alla galoppante inflazione che rifletteva una serie di shock, tra cui le strozzature nelle catene globali, la guerra in Ucraina e elementi interni dell’eurozona, come i prezzi fuori scala degli indici Ue di riferimento su energia e gas. Da settembre in poi i tassi sono stati sempre confermati, al 4% sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali (che da tempo vengono usati come riferimento chiave), al 4,50% sulle principali operazioni di rifinanziamento e al 4,75% sulle operazioni marginali. L’atteso ritocco al ribasso sarà il primo taglio anche da quando la guida dell’istituzione è stata affidata a Lagarde, nel novembre del 2019.


Al consiglio Bce partecipano la presidente, il vicepresidente, gli altri quattro componenti del Comitato esecutivo (tra cui l’italiano Piero Cipollone) e tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’Eurosistema, tra i quali il numero uno della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Nelle ultime fasi il quadro in cui la Bce si appresta a muoversi si è un po’ complicato a seguito di due sviluppi. Prima una riaccelerazione della dinamica media dei salari contrattuali, che risente anche degli accordi di inizio anno. Poi la risalita dell’inflazione dell’area a maggio, al 2,6%, due decimali in più rispetto al mese precedente. Il tutto ha animato moniti sulla prudenza da parte di esponenti del direttorio ritenuti “falchi”. Sul versante opposto, quello favorevole ai calmieramenti inflazionistici e quindi alle mosse espansive della Bce, in questo avvio di settimana si è assistito a un netto calo delle quotazioni del petrolio, dopo che il cartello allargato degli esportatori (Opec+) ha annunciato un piano di graduale rimozione delle restrizioni all’offerta.


Inoltre, le decisioni monetarie nell’area euro dovranno anche tenere conto degli sviluppi negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve ha adottato una linea attendista sui tassi. Molti analisti continuano a scommettere che anche la Banca centrale Usa procederà a un taglio, ma a settembre, mentre il prossimo direttorio (Fomc) si svolgerà l’11 e 12 giugno. Un elemento chiave per il futuro percorso della Bce, oltre ovviamente all’evolversi dei dati, sarà rappresentato dall’aggiornamento delle previsioni. Secondo Annalisa Piazza, analista per Mfs IM “se il profilo dell’inflazione a breve termine non dovesse cambiare in modo sostanziale (nonostante l’aumento dei salari) questo implicherebbe che la Bce è fiduciosa e che ulteriori tagli possano essere effettuati nel secondo semestre”. Matthew Ryan Head of Market Strategy di Eburypronostica una Lagarde che “cercherà di rimanere il più vaga possibile sui tagli futuri”. Mentre secondo David Chappell, portfolio manager della Columbia Threadneedle Investments “se la Bce non avesse annunciato con tanta enfasi il taglio dei tassi questa settimana, riteniamo che ci sarebbe stato un acceso dibattito sull’opportunità di attendere altri dati. È molto probabile che la Lagarde guidi i mercati verso una sospensione a luglio”. Secondo Giacomo Calef, di NS Partners, la rilevanza del dato dell’inflazione di maggio va anche collegata al recente atteggiamento della Fed, che proprio alla luce della persistenza del carovita ha deciso di rinviare i suoi tagli ai tassi di interesse. Frederik Ducrozet, di Pictet Wealth Management rimarca che un esponente noto dei “falchi”, l’olandese Klaas Knot si è già mostrato orientato a spingere per tagli dei tassi solo su base trimestrale, cosa che consentirebbe anche di sincronizzare le decisioni con gli aggiornamenti delle previsioni economiche. Panetta invece è ritenuto una “colomba”, coloro che nel direttorio propendono per una linea monetaria più moderata, all’opposto dei “falchi” che premono per l’intransigenza. Lo scorso 31 luglio, in occasione delle Considerazioni finali alla relazione annuale di Bankitalia, sui tassi Bce ha affermato che ora “bisogna evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva”, che è necessario una allentamento e che questo dovrebbe proseguire in maniera graduale nei prossimi mesi. Intanto c’è già chi, come Facile.it, cerca di elaborare previsioni su quelle che saranno le ricadute per i costi dei mutui dalle mosse della Bce. Il portale afferma che analizzando l’andamento dei futures sull’Euribor, la rata di un mutuo medio variabile italiano che a maggio di quest’anno aveva raggiunto 747 euro potrebbe calare complessivamente di 37 euro per la fine dell’anno è di 55 euro per la metà del 2025, portandosi a 692 euro al giugno del prossimo anno.