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Taxi, sciopero nazionale martedì 21 maggio

Taxi, sciopero nazionale martedì 21 maggioRoma, 8 mag. (askanews) – Sciopero nazionale dei taxi confermato martedì 21 maggio: la protesta inizierà dalle 8 e andrà avanti fino alle 22. Lo hanno deciso i sindacati di categoria dopo il nulla di fatto negli incontri oggi al ministero di Imprese e Made in Italy.


“L’incontro avuto oggi con il ministro Adolfo Urso è stato meramente interlocutorio e non ha prodotto nessun risultato concreto. Una situazione che ha reso necessaria la dichiarazione di sciopero nazionale, una protesta che verrà svolta garantendo comunque il servizio di trasporto sociale per anziani, portatori di handicap e malati”, affermano il segretario generale di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Marco Verzari, commentando con una nota gli incontri di oggi. “Il ministro – proseguono Tarlazzi e Verzari – ha, di fatto, scaricato le responsabilità al ministero dei Trasporti sullo stallo dei testi dei decreti attuativi e del Dpcm dei quali, ad oggi, non è dato conoscere i testi definitivi, e non ha fatto pienamente chiarezza circa l’incontro che si è tenuto al ministero con il capo globale di Uber. I decreti sul Registro Elettronico Nazionale e sul Foglio di servizio, nonché il Dpcm per la regolamentazione delle Piattaforme Elettroniche, sono fondamentali per il riordino del settore – aggiungono – che attualmente vede un altissimo tasso di abusivismo favorito dalla mancanza di regole certe per tutti”.

Pnrr, Gentiloni e Commissione: pagamenti Ue non oltre fine 2026

Pnrr, Gentiloni e Commissione: pagamenti Ue non oltre fine 2026Bruxelles, 8 mag. (askanews) – La Commissione europea ha confermato oggi, durante il briefing quotidiano per la stampa, l’avvertimento di stamattina del Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui sarebbe “un errore” considerare possibile un rinvio del Pnrr oltre la scadenza ultima prevista per i pagamenti alla fine del 2026, come aveva ipotizzato il ministro dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti.


Una portavoce dell’Esecutivo comunitario ha precisato che sarebbe possibile prorogare la realizzazione di progetti del Pnrr oltre il 2026 solo per la loro parte eventualmente finanziata con fondi nazionali, e non per quella finanziata dal Rrf (“Recovery and Resilience Facility”, il Fondo europeo di ripresa). Gentiloni stesso aveva puntualizzato che eventuali rinvii sarebbero possibili solo se non fossero richiesti ulteriori pagamenti Ue. “Secondo il regolamento Rrf – ha ricordato durante il briefing la portavoce ai Servizi finanziari, Francesca Dalboni -, i pagamenti agli Stati membri nell’ambito del Rrf devono essere effettuati dalla Commissione entro il 31 dicembre 2026, e i traguardi parziali (“milestones”) e gli obiettivi finali del Pnrr devono essere raggiunti entro il 31 agosto 2026″.


In linea con il regolamento, ha continuato la portavoce, “possono essere prese misure per consentire di ottimizzare l’uso delle risorse del Fondo Rrf per tipologie specifiche di progetti”. Queste misure includono, ha spiegato, “l’istituzione di strumenti finanziari mirati a incentivare gli investimenti privati”, e “una suddivisione in due parti dei progetti, in cui il Fondo Rrf finanzia la parte da completare entro la fine del 2026 e gli Stati membri finanziano la parte che dovrà essere completata dopo il 2026”.


“Durante i negoziati sulla revisione dei Pnrr, la Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nell’individuazione delle misure più idonee, e dei traguardi parziali e degli obiettivi finali associati, per conformarsi ai requisiti stabiliti dal regolamento”, ha concluso la portavoce. Durante una lunga intervista alla rete italiana Skynews, questa mattina, Gentiloni aveva osservato che la richiesta di rinvio del Pnrr di Giorgetti “è legittima”, ma che è “difficilmente realizzabile”. E questo, aveva spiegato il commissario, “sia per ragioni giuridiche, perché una parte della decisione storica che fu presa, e in particolare quella relativa ai cosiddetti ‘eurobond’, cioè l’emissione di debito comune europeo per finanziare questi piani nazionali, non è prorogabile”.


“Non è prorogabile, se non ripetendo il percorso, che è stato fatto nel 2020, di approvazione da parte dei 27 parlamenti nazionali europei” aveva puntualizzato Gentiloni, aggiungendo poi ironicamente: “Auguri”. Invece, aveva riconosciuto il commissario, “in teoria, una parte dei programmi, senza fare nuove emissioni, potrebbe essere prorogata se ci fosse un accordo unanime” dei governi, “o addirittura qui basterebbe la maggioranza qualificata”. Chi chiede una proroga in questo momento? “C’è stato – aveva ricordato Gentiloni – questo riferimento da parte del ministro Giorgetti; c’è stato un riferimento da parte del ministro delle finanze polacco (bisogna considerare che la Polonia non ha ancora cominciato a ricevere i quattrini del Pnrr, o ha cominciato soltanto nelle ultime settimane); e ci fu due anni fa una richiesta portoghese”. “Io dico questo: sarà la prossima Commissione a decidere, nei limiti, che sono molto circoscritti, in cui qualche proroga è possibile; tuttavia – aveva sottolineato il commissario – dare un segnale di possibilità di rinvio credo che sarebbe un errore”. Gentiloni ha poi rilevato “una contraddizione” che ci troviamo di fronte oggi: “Da una parte si dice non c’è abbastanza spazio per gli investimenti; dall’altra parte c’è una montagna di risorse, sia dei fondi Ue tradizionali, come i fondi di coesione, sia del Pnrr, e si fa fatica a usare queste risorse, questi investimenti. E spesso si mette un po’ la sordina sull’altro lato di questo grande piano europeo, che è il lato delle riforme: noi vorremmo che i paesi europei uscissero da questo piano straordinario”, dal Pnrr, “non soltanto avendo fatto dei buoni investimenti, ma anche avendo migliorato le loro società, le loro economie con delle riforme. E l’aspettativa per l’Italia è molto alta su questo”. “Se guardiamo, diciamo così, la tempistica dei ‘tagliandi da staccare’ con Bruxelles, l’Italia ha rispettato questa tempistica”, ha riconosciuto il commissario. “Dopodiché, chi vive a Bruxelles e chi vive in Italia sa benissimo sia la difficoltà, come si dice in gergo, di mettere a terra gli investimenti, e quindi la partita si deve giocare nei prossimi due o tre anni, e sia la difficoltà di farle, queste riforme”. “Di che cosa parliamo? Non parlo qui – ha precisato Gentiloni – di tutte le riforme necessarie in Italia, ma di quelle previste dal famoso Pnrr, che riguardano: tempi della giustizia; lotta all’evasione fiscale; contrasto al lavoro sommerso; politiche attive del lavoro; politiche della concorrenza. Sono cinque capitoli: sembrano semplici, e chiunque abbia governato in questo paese – ha osservato l’ex premier italiano – sa che non sono affatto semplici, a partire dalla digitalizzazione per contrastare l’evasione fiscale”. Ma per fare queste riforme specifiche, ha avvertito ancora il commissario, “ci sono impegni e tempi precisi, che sono altrettanto importanti degli investimenti, direi”. “E questa è un po’ la nuova filosofia della Commissione europea: quella di cercare, non solo con il Pnnr ma anche con le prossime regole di bilancio”, dopo la riforma del Patto di stabilità, “di cercare di interloquire con i governi nazionali per favorire gli investimenti sulle priorità europee, ma anche riforme che rendano l’Europa più efficace”, ha concluso Gentiloni.

Decreto Superbonus, Abi-Ance: interventi retroattivi minerebbero fiducia

Decreto Superbonus, Abi-Ance: interventi retroattivi minerebbero fiduciaRoma, 8 mag. (askanews) – “In questa fase complessa è importante dare certezze e rafforzare la fiducia. Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”, lo dichiarano il direttore generale dell’Ance Massimiliano Musmeci e il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. Inoltre, ricordano che “lo stesso Ministro dell’Economia, infatti, ha più volte indicato che non ci sarà il ricorso a interventi retroattivi”.


Cam

Decreto Superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anni

Decreto Superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anniRoma, 8 mag. (askanews) – Obbligo di spalmare la fruizione dei crediti del superbonus ceduti a banche o imprese in dieci anni anzichè in quattro o cinque anni. La misura è stata annunciata dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che è intervenuto in Commissione finanze al Senato dove è in corso l’esame del decreto superbonus.


Alla domanda se ci fosse la possibilità di allungare a dieci anni la fruizione dei crediti ceduti, il ministro è stato categorico: “Non sarà una possibilità ma un obbligo”. La misura sarà contenuta in un emendamento al decreto a cui sta lavorando il Mef. L’effetto sarebbe quello di avere un beneficio sui conti pubblici in termini di cassa, e quindi sul debito. Nessun ampliamento delle deroghe per sconto in fattura o cessione del credito riferiti al superbonus, ha chiarito il Ministro dell’economia. “Gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe – ha detto il Ministro a margine della seduta della Commissione – non saranno presi in considerazione”.


Sul superbonus il governo ha allo studio una norma che consentirà, infatti, limitate deroghe al divieto di cessione del credito e sconto in fattura, deroghe che dovrebbero riguardare le zone colpite dal terremoto e da eventi alluvionali, i lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per gli immobili degli enti del Terzo settore. La misura dovrebbe entrare nel decreto superbonus con un emendamento del governo. Le deroghe saranno finanziate con le risorse di un apposito fondo. Giorgetti avrebbe anche dato parere favorevole al coinvolgimento dei Comuni nel controllo ‘sul campo’ dei cantieri del superbonus con la previsione che il 50% (anzichè il 30% come inizialmente era stato ipotizzato) delle cifre recuperate dalle sanzioni per irregolarità restino agli Enti. Sarebbe stato possibile fermare anticipatamente la misura del superbonus, come ha indicato recentemente Bankitalia? “Sarebbe stata gradita se l’indicazione fosse stata fatta prima, magari nel 2021, nel 2022 o nel 2023. Arriva nel 2024, quando il governo esattamente sta procedendo a fare questo”, ha detto il ministro dell’economia Giorgetti, rispondendo ai giornalisti a margine del suo intervento in Commissione finanze al Senato, che sta esaminando il dl superbonus.


Il ministro ha sostenuto che per il governo era impossibile arginare prima gli effetti del superbonus. “Esistono i diritti acquisiti, c’è la Costituzione, c’è il principio in base al quale chi ha iniziato un lavoro nel 2021 ha diritto di finirlo nel 2023 e presentare le fatture nel 2023. E’ evidente – ha aggiunto – che quando noi siamo intervenuti, fortunatamente a porre una diga, la valanga era già partita e quando la valanga arriva giù produce disastri. Quando siamo arrivati al governo era ottobre 2022, ci hanno avvisato che stava arrivando la valanga e abbiamo fatto quello che potevano fare”. Indicazione di Bankitalia di fermare il superbonus prima della scadenza? “Sarebbe stata gradita se fosse stata fatta prima, magari nel 2021, nel 2022 o nel 2023. Arriva nel 2024 quando il governo esattamente procedendo a fare questo”. Entro venerdì 10 maggio sono attesi gli emendamenti del governo al decreto legge superbonus, dopo che oggi il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, è intervenuto in Commissione finanze al Senato dove è in corso l’esame del provvedimento. Lo ha riferito il relatore del decreto, Giorgio Salvitti (Noi Moderati). Il termine per i subemendamenti sarà fissato per il pomeriggio di lunedì 13 maggio, mentre martedì si effettueranno le votazioni e sarà votato anche il mandato al relatore. Domani la Commissione finanze di Palazzo Madama proseguirà i lavori sul decreto con l’esame di emendamenti dei parlamentari.

Commercio, le vendite al dettaglio risultano stabili a marzo

Commercio, le vendite al dettaglio risultano stabili a marzoRoma, 8 mag. (askanews) – L’Istat, a merzo, stima, per le vendite al dettaglio, una variazione congiunturale nulla in valore e un lieve calo in volume (-0,1%). Sono in lieve aumento le vendite dei beni alimentari (+0,2% in valore e +0,1% in volume) mentre quelle dei beni non alimentari sono in diminuzione (-0,3% in valore e in volume).


Nel primo trimestre, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio sono stazionarie in valore e subiscono una flessione in volume (-0,4%). Le vendite dei beni alimentari non registrano alcuna variazione in valore e diminuiscono in volume (-0,6%) mentre le vendite dei beni non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1% e -0,2%). Su base tendenziale, le vendite al dettaglio aumentano del 2% in valore e dello 0,3% in volume. Le vendite dei beni alimentari crescono del 6,4% in valore e del 3,6% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore (-1,5%) sia in volume (-2,0%).


Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+4,3%), mentre registrano il calo più consistente Utensileria per la casa e ferramenta (-7,5%). Rispetto a marzo 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita solo per la grande distribuzione (+6,1%), mentre risulta in calo per le imprese operanti su piccole superfici (-1,5%), le vendite al di fuori dei negozi (-2,6%) e il commercio elettronico (-2,4%).


“A marzo 2024, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio complessive non registrano variazioni di rilievo. Le vendite dei beni alimentari sono in lieve aumento mentre quelle dei beni non alimentari subiscono una leggera flessione – commenta l’Istat -. A livello tendenziale, invece, si registra una crescita sia in valore sia in volume, determinata dalle vendite dei beni alimentari, che risentono in misura significativa della differente collocazione della Pasqua, la quale quest’anno è caduta nel mese di marzo mentre nel 2023 si collocava ad aprile”. “Tra le forme distributive – conclude – è in crescita solo la grande distribuzione, trainata dalle vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare”.

Dl superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anni

Dl superbonus, Giorgetti: obbligo spalma-crediti in 10 anniRoma, 8 mag. (askanews) – Obbligo di spalmare la fruizione dei crediti del superbonus ceduti a banche o imprese in dieci anni anzichè in quattro o cinque anni. La misura è stata annunciata dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che stamattina è intervenuto in Commissione finanze al Senato dove è in corso l’esame del decreto superbonus.


Alla domanda se ci fosse la possibilità di allungare a dieci anni la fruizione dei crediti ceduti, il ministro è stato categorico: “Non sarà una possibilità ma un obbligo”. La misura sarà contenuta in un emedamento al decreto a cui sta lavorando il Mef. L’effetto sarebbe quello di avere un beneficio sui conti pubblici in termini di cassa, e quindi sul debito.

Linate inaugura il face boarding, sull’aereo mostrando il volto

Linate inaugura il face boarding, sull’aereo mostrando il voltoMilano, 7 mag. (askanews) – Per volare da Linate basterà metterci la faccia. Il city airport di Milano inaugura oggi il servizio di face boarding: nessuna carta di imbarco né documento, per salire sull’aereo si potrà mostrare il volto ai sistemi di riconoscimento facciale che apriranno le porte del gate. Dopo i controlli smart e l’arrivo della metropolitana, “con la biometria facciamo un ulteriore investimento che punta a migliorare sempre più l’esperienza del passeggero”, sottolinea l’ad di Sea, Armando Brunini, che rassicura sulla protezione dei dati personali dei viaggiatori: il sistema, dice, “garantisce maggiore sicurezza ed è rispettosa della privacy”.


Il servizio di face boarding permette ai passeggeri che lo desiderano di accedere ai controlli di sicurezza e di procedere all’imbarco utilizzando il sistema biometrico di riconoscimento facciale realizzato da Sea con Thales e Dormakaba, che hanno sviluppato rispettivamente il sistema di elaborazione biometrica e gli appositi gate. A poterlo utilizzare sono tutte le compagnie aeree, Ita Airways e SAS le prime ad aderire al progetto. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, parla di “una grandissima novità di cui dobbiamo essere orgogliosi: Linate è l’unico aeroporto in Europa con un sistema del genere aperto a tutte le compagnie”, ha detto il numero uno del comune che controlla oltre il 54% di Sea. Quella del city airport, ricorda, è anche una storia di “resilienza: ci sono stati momenti in cui ci si chiedeva se avesse senso continuare con Linate e oggi siamo in un aeroporto che vince premi, connesso con il centro della città, con tecnologie che rendono facilissimo passare i controlli”.


Quella presentata oggi viene definita da Sea una innovazione “sicura, semplice e rapida”, una “evoluzione” del test fatto nei mesi scorsi in aeroporto. “Il face boarding sviluppato in collaborazione con Enac e Polizia di Stato, oltre a offrire una maggior velocità dei controlli ne aumenta l’efficacia e garantisce la tutela della privacy e dei dati dei passeggeri”, si legge in una nota della società. Per sfruttare la novità servirà registrarsi tramite i chioschi presenti nello scalo o direttamente dai dispositivi mobili (con l’app che sarà disponibile da giugno) per non dover più mostrare mostrare documenti e carta d’imbarco.

Ita-Lufthansa, Ue conferma rinvio termine decisione al 4 luglio

Ita-Lufthansa, Ue conferma rinvio termine decisione al 4 luglioRoma, 7 mag. (askanews) – La Commissione europea ha confermato la proroga al 4 luglio del termine per una decisione dell’Antitrust comunitario sul piano di acquisizione di Ita da parte di Lufthansa. “Effettivamente possiamo confermare che le parti hanno presentato degli impegni rivisti (rimedi-ndr), per venire incontro ai problemi di concorrenza sollevati dalla Commissione rispetto alla transazione. Quindi ora la prossima tappa è che valuteremo” questi rimedi e “effettivamente il termine per prendere una decisione è stato esteso di 15 giorni lavorativi e ora p il 4 luglio”. Lo ha riferito una portavoce della Commissione, interpellata sulla questione durante la conferenza stampa quotidiana. “Questa è la prossima tappa”, ha aggiunto.


Il rinvio era stato annunciato da Lufthansa, che ha riferito di aver depositato ieri nuovi documenti sui rimedi richiesti. L’Amministratore delegato del vettore tedesco, Carstens Spohr ha affermato di attendersi “una risposta positiva da Bruxelles per l’estate”. La Commissione non ha voluto esprimersi sulla possibilità di ulteriori rinvii o sull’esito della procedura.

Ita-Lufthansa: con nuovi rimedi decisione Ue slitta al 4 luglio

Ita-Lufthansa: con nuovi rimedi decisione Ue slitta al 4 luglioRoma, 7 mag. (askanews) – Lufthansa ha annunciato di aver presentato ieri ulteriori rimedi, in merito alle richieste dell’Antitrust europeo sull’acqusiizione di Ita che “migliorano in maniera rilevante l’offerta, nel contesto della fase due delle indagini sulla proposta acquisizione. Il pacchetto rivisto – afferma la compagnia tedesca con una nota – viene incontro alle preoccupazioni della Commissione sui voli a breve e lungo raggio, così come sulla sulla concentrazione allo scalo di Milano Linate”.


“La scadenza per la decisione della Commissione – aggiunge Lufthansa – è stata automaticamente fatta slittare al 4 luglio”.

Istat, popolazione a rischio povertà o esclusione cala a 24,4% in 2023

Istat, popolazione a rischio povertà o esclusione cala a 24,4% in 2023Roma, 7 mag. (askanews) – Nel 2023, il 22,8% della popolazione in Italia risulta a rischio di povertà o esclusione sociale: un valore in calo rispetto al 2022, quando questa voce era al 24,4% a riflesso di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente), laddove si è verificato un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5% di un anno prima). E’ la fotografia scattata dal Rapporto “Condizioni di vita e reddito delle famiglie – anno 2023”, pubblicato dall’Istat.


Per quanto riguarda i redditi, i dati si riferiscono al 2022: il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) è aumentato in termini nominali, del 6,5%, mentre ha segnato una netta flessione in termini reali, un meno 2,1% secondo l’istituto di statitica, tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno. Si è intanto ridotto il diverio di reddito tra famiglie più abbienti e quelle più povere: nel 2022, il reddito totale delle famiglie più abbienti è risultato 5,3 volte quello delle famiglie più povere, nel 2021 questa voce era stata del 5,6.