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Antitrust, sanzione di 10 mln ad Amazon per pratica scorretta

Antitrust, sanzione di 10 mln ad Amazon per pratica scorrettaRoma, 24 apr. (askanews) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato una sanzione di 10 milioni di euro in solido a due società del gruppo Amazon (le aziende lussemburghesi Amazon Services Europe e Amazon EU) per pratiche commerciali scorrette.


L’Antitrust “ha accertato che Amazon attua una pratica commerciale scorretta consistente nella pre-selezione dell’acquisto periodico per un’ampia selezione di prodotti offerti sul sito” ed in particolare “nella pagina web dove sono descritte le caratteristiche dell’articolo selezionato, viene pre-impostata l’opzione ‘acquisto periodico’ anziché ‘acquisto singolo’, sia per prodotti venduti da Amazon sia per prodotti venduti da terzi sul marketplace”. Secondo l’Antitrust “in questo modo, viene limitata in modo considerevole la libertà di scelta dei consumatori. La pre-spunta grafica dell’acquisto ricorrente induce a comprare periodicamente un prodotto, anche senza effettivo bisogno, limitando così la facoltà di scelta. Inoltre, la condotta attuata dal gruppo è stata ritenuta in contrasto con il canone di diligenza professionale perché un operatore dell’importanza di Amazon sarebbe tenuto a costruire le interfacce online, relative ai processi di acquisto, in modo da consentire ai consumatori di effettuare scelte commerciali libere e consapevoli”.


In avvio di istruttoria, aggiunge l’Agcm, “era stata contestata anche la pre-selezione della consegna veloce a pagamento. Rispetto a questa condotta, l’Autorità ha accolto gli impegni proposti da Amazon che in futuro predefinirà soltanto l’opzione di consegna gratuita. Inoltre le due società erogheranno un ristoro a favore dei consumatori che durante il 2023 si sono rivolti al Servizio Clienti per lamentarsi di questa condotta”.

L’Europarlamento ha approvato la proroga dei dazi zero per l’import dall’Ucraina

L’Europarlamento ha approvato la proroga dei dazi zero per l’import dall’UcrainaStrasburgo, 23 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha dato il suo via libera, oggi a Strasburgo, all’estensione delle misure temporanee di liberalizzazione commerciale per l’Ucraina (quelle attuali scadono il 6 giugno prossimo), insieme a nuove misure di salvaguardia (“misure commerciali autonome”), che verranno attivate se dovessero verificarsi improvvisi aumenti delle importazioni di alcuni prodotti agricoli dall’Ucraina, al di là dei volumi medi registrati dalla seconda metà del 2021 fino alla fine del 2023. L’Assemblea ha approvato con 428 voti favorevoli, 131 contrari e 44 astensioni, la proroga della sospensione dei dazi all’importazione e delle quote sui prodotti agricoli ucraini per un altro anno, fino al 5 giugno 2025, per sostenere il paese sottoposto all’aggressione militare della Russia.


In base al nuovo regolamento, la Commissione dovrà garantire il monitoraggio del mercato e potrà intervenire rapidamente e imporre tutte le misure che riterrà necessarie in caso di perturbazioni significative non solo nell’insieme dell’Ue, ma anche nei mercati nazionali di uno o più Stati membri, a causa delle importazioni ucraine (ad esempio il frumento o i semi oleosi). Inoltre, con le nuove misure di salvaguardia rafforzate per proteggere gli agricoltori dell’Ue, la Commissione potrà attivare un “freno di emergenza” per i prodotti agricoli particolarmente sensibili, vale a dire pollame, uova, zucchero, avena, semola, granturco e miele. Se le importazioni di questi prodotti superano la media dei volumi delle importazioni registrate nella seconda metà del 2021 e in tutto il 2022 e il 2023, potranno essere di nuovo essere imposti i dazi esistenti prima dell’invasione russa.


Il voto del Parlamento europeo fa seguito a un accordo provvisorio raggiunto il 20 marzo con il Consiglio Ue, in base al quale erano stati aggiunti, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, altri quattro prodotti alla lista delle importazioni “sensibili” dall’Ucraina (miele, mais, avena e semole, ma non i cereali come diversi paesi chiedevano). Era stato anche accorciato da 21 a 14 giorni il tempo di reintroduzione dei dazi in caso di superamento delle soglie. L’accordo finale aveva poi esteso alla seconda metà del 2021 (l’anno precedente alla guerra) la base per calcolare i volumi normali delle importazioni dall’Ucraina, abbassando così la soglia di attivazione del freno d’emergenza.

Tim: assemblea soci conferma Labriola AD, Figari nuova presidente

Tim: assemblea soci conferma Labriola AD, Figari nuova presidenteMilano, 23 apr. (askanews) – Come da attese, dopo l’annuncio dell’astensione del primo azionista Vivendi, la lista del cda uscente di Tim, che conferma Pietro Labriola alla guida del gruppo, ha ottenuto la maggioranza dei voti in assemblea, piazzando sei candidati nel nuovo board che si riduce a nove posti dai 15 attuali. Alberta Figari – dal 2021 avvocato partner dello studio Legance (dopo 26 anni passati in Clifford Chance) – è la nuova presidente di Tim.


L’esito dell’assemblea, ha commentato Labriola, “segna un importante continuità nel piano che stiamo portando avanti. Come già negli ultimi due anni, dopo la giornata di oggi lavoreremo con ancora maggior determinazione, a vantaggio di tutti i soci che con grande senso di responsabilità direttamente o indirettamente hanno permesso di garantire la continuità”. “È necessario – ha sottolineato – che Istituzioni, soci, dipendenti, sindacati e management collaborino, nel rispetto dei ruoli e delle prerogative reciproche, per assicurare il miglior futuro possibile ad una società strategica come la nostra. Nei prossimi tre anni – ha proseguito Labriola – lavoreremo per garantire una crescita duratura del gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder” e “puntiamo a tornare, possibilmente in arco di piano, a remunerare gli azionisti”. Dalla lista del management – che ha ottenuto il 48,97% dei voti – sono tratti anche i consiglieri Giovanni Gorno Tempini, Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi e Domitilla Benigni. Dalla lista del fondo Merlyn, che ha ottenuto il 2,38% dei voti, entrano Umberto Paolucci (ex Microsoft) e Stefano Siragusa (ex dg Tim), mentre per conto del fondo attivista Bluebell, che ha ottenuto l’1,01% dei voti, Paola Giannotti De Ponti, che già in passato era stata consigliere di Tim. Considerando che l’assemblea, che anche quest’anno si è svolta a “porte chiuse”, ha visto una partecipazione pari al 50,77% del capitale, la lista del cda uscente ha coagulato attorno a sè il 24,86% del capitale del gruppo, Merlyn l’1,2% del capitale e Bluebell lo 0,51% del capitale. Il fondo attività si dice comunque soddisfatto: “Il nostro principale obiettivo – ha dichiarato Giuseppe Bivona, Co-CIO di Bluebell Capital Partners – era che Siragusa non diventasse amministratore delegato: se non fossimo scesi in campo la probabilità che la lista Merlyn fosse votata da Vivendi sarebbe stata decisamente più alta. I francesi si confermano i peggiori nemici di sé stessi – ha sottolineato -. Per certi versi fanno tenerezza: si astengono in assemblea sperando di vincere nei Tribunali in un paese in cui la giustizia non esiste”. Ieri Vivendi, nell’annunciare l’astensione sul voto sul cda, ha comunicato che porterà avanti “con forza” il ricorso davanti al tribunale di Milano contro la delibera del cda di Tim dello scorso novembre sulla vendita della rete “e ogni altro mezzo legale a sua disposizione per tutelare i propri diritti”.


La lista per il rinnovo del collegio sindacale presentata da Vivendi ha ottenuto la maggioranza dei voti (75,4%). Presidente dei sindaci, ai sensi di legge e di statuto, è pertanto Francesco Fallacara, candidato dai fondi, la cui lista ha ottenuto il 17,6% dei voti. I sindaci effettivi risultano dunque: Francesco Fallacara, Anna Doro, Massimo Gambini, Francesco Schiavone Panni e Mara Vanzetta. Anche quest’anno, infine, l’assemblea (ma il voto è solo consultivo) non ha approvato la politica sulla remunerazione e sui compensi, complice l’astensione di Vivendi, così come non ha approvato le modifiche al piano di stock options 2022-24 proposte dal cda uscente.


Domani si riunirà il nuovo cda di Tim per il conferimento delle cariche.

Patto di stabilità, Gentiloni soddisfatto dal voto dell’europarlamento

Patto di stabilità, Gentiloni soddisfatto dal voto dell’europarlamentoStrasburgo, 23 apr. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha espresso oggi a Strasburgo “soddisfazione per l’approvazione delle nuove regole del Patto di stabilità e di crescita, che migliorano le regole attuali”, perché nonostante sia stato influenzato dalla forte spinta verso le posizioni più rigide dei tedeschi, è rimasta buona parte dell’impostazione originale della Commissione europea, e comunque; e quanto all’astensione del Pd è “un fatto di politica interna”, ha commentato.


“Naturalmente – ha detto il commissario incontrando la stampa italiana dopo il voto – sappiamo che si tratta di un compromesso, sappiamo che la questione è da sempre una delle questioni più complicate e più controverse a livello europeo; ma aver raggiunto questo compromesso e poterlo varare con il voto finale di oggi a larghissima maggioranza del Parlamento europeo è molto positivo”. “Positivo – ha continuato – anche perché questo compromesso conserva alcuni degli aspetti fondamentali della proposta della Commissione, pur modificandola, ovviamente: in primo luogo una maggiore gradualità nei percorsi di aggiustamento di bilancio; in secondo luogo la possibilità, anzi l’impegno per ciascun paese a disegnare il proprio percorso di riforme, investimenti e prudenza di bilancio nei prossimi quattro sette anni; e in terzo luogo, e questo grazie anche al contributo del Parlamento europeo, uno spazio certamente maggiore per gli investimenti, rispetto alle regole esistenti. Si tratta in particolare di investimenti legati alla difesa, investimenti legati al cofinanziamento di fondi europei, investimenti legati alle nostre grandi priorità come Unione europea”.


“Per l’Italia – ha indicato Gentiloni – questo naturalmente vuol dire che abbiamo di fronte una doppia sfida: da un lato la sfida di politiche di bilancio prudenti, che sono indispensabili per un paese con un deficit e un debito così alti; ma al tempo stesso la sfida continua a continuare con investimenti pubblici che sostengano la crescita e sostengono la nostra economia. Qui naturalmente – ha aggiunto – ci soccorrono le nuove regole di bilancio, ma ci soccorre anche il Pnrr, la grande disponibilità delle risorse del Pnrr”. “Quindi direi una buona giornata, che rende il nostro Patto di stabilità forse un po più intelligente”, ha sottolineato il commissario, con riferimento alla famosa battuta di Romanoo Prodi, che da presidente della Commissione definì il Patto “stupido”.


A un giornalista che faceva notare che il Pd si è astenuto, Gentiloni ha risposto: “Si è astenuto mi sembra, immagino, più per ragioni di politica interna”. E a chi chiedeva se pensi che sull’astensione di quasi tutti gli eurodeputati italiani abbia influito la vicinanza della delle elezioni, ha replicato: “Questo non so dire” e ha aggiunto ironicamente: “Abbiamo unito la politica italiana. Questo è un fatto”. Quanto all’influenza dell’approccio più rigido di stampo tedesco sulla riforma del Patto, il commissario ha negato che abbia “prevalso”, e ha osservato: “Direi che la proposta è stata modificata anche perché c’è stata una forte spinta in quella direzione. Però nell’insieme si è arrivati a un compromesso che, come dicevo, mantiene molti degli elementi fondamentali della proposta della Commissione”.


“Credo – ha spiegato Gentiloni – che dobbiamo sempre ricordarci che tutto questo avviene non in una situazione di mancanza di regole di bilancio, come è stata la situazione del 20 marzo 2020 alla fine del 2023, quando noi abbiamo avuto effettivamente quasi quattro anni in cui erano sospese le regole di bilancio europee, e in cui quindi ciascun paese poteva fare le sue scelte. Siamo ovviamente tutti consapevoli che un’unione monetaria che condivide la stessa moneta deve avere delle regole di bilancio comune. Quelle che sono state oggi approvate sono certamente migliori di quelle esistenti. Esistenti, non precedenti – ha puntualizzato -, perché dal primo gennaio quelle precedenti sono rientrate in vigore”. “Quindi – ha sintetizzato il commissario – il messaggio è molto semplice: le regole che oggi il Parlamento europeo ha definitivamente approvato sono migliori perché più flessibili, perché più aperte agli investimenti, perché danno più autonomia ai singoli paesi rispetto a quelle esistenti”. A un giornalista che chiedeva se l’Italia, con un deficit al 7,4% nel 2023, avrà più problemi degli altri paesi, Gentiloni ha poi risposto che “certamente chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicata; ma detto questo, con le regole esistenti la sfida sarebbe forse molto molto difficile da attuare. Con le nuove regole sarà più compatibile”. La Commissione, gli è stato chiesto a questo punto, avvierà procedure per deficit eccessivo per gli 11 paesi con un deficit oltre il 3% del Pil, dopo i dati definitivi pubblicati ieri da Eurostat per il 2023? “Le decisioni sulle procedure di deficit eccessivo – ha confermato – saranno prese quando presenteremo il pacchetto di primavera” del semestre europeo, “e questo sarà il 19 giugno. Naturalmente guardando i dati di Eurostat si può avere una buona anticipazione delle decisioni potenziali. Ma le vere decisioni arriveranno solo nella seconda metà di giugno”. Infine, riguardo ai nuovi “piani di medio termine” che gli Stati membri dovranno presentare secondo le nuove regole approvate oggi, il commissario ha precisato che “le nostre richieste agli Stati membri sono di presentarli entro il 20 settembre. Ma sappiamo che questo è la prima volta, e che ci sarà un certo grado di flessibilità”, precisando poi che la flessibilità è da intendere “rispetto alla scadenza, non al contenuto” dei piani. “Ma la decisione di cominciare a dare attuazione alle nuove regole nel 2025 è stata una decisione presa, e largamente condivisa, dagli Stati membri. Quindi non è qualcosa che è stata imposta dalla Commissione agli Stati membri. Se si vuole cominciare ad applicare le nuove regole il prossimo anno – ha concluso Gentiloni -, bisogna che ci siano dei piani di medio termine quest’autunno”.

Fondazione Crt, il presidente Fabrizio Palenzona si è dimesso

Fondazione Crt, il presidente Fabrizio Palenzona si è dimessoMilano, 23 apr. (askanews) – Il presidente della Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, si è dimesso. Lo confermano fonti vicine all’ente torinese che fanno riferimento a una lettera di dimissioni inviata dallo stesso Palenzona al collegio sindacale e al vice presidente vicario della Fondazione Crt, Maurizio Irrera. Nella lettera, a quanto trapela, Palenzona esprimerebbe il proprio “rammarico” di fronte al clima venutosi a creare in consiglio negli ultimi mesi, affermando di aver vissuto “con spirito di servizio” il proprio incarico, accettato peraltro “senza ricevere un compenso”. Ieri si era dimesso il segretario generale della Fondazione Crt, Andrea Varese, sostituito ad interim da Annapaola Venezia. Palenzona era stato nominato presidente dell’ente proprio un anno fa, nell’aprile 2023.

Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anni

Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anniRoma, 23 apr. (askanews) – Il rinnovo degli Organi amministrativi delle Società del MEF – Ministero Economia e Finanze previsto nei prossimi mesi riguarderà 694 persone, per 154 Organi sociali di 122 Partecipate. Delle 122 Società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 Organi sociali, 89 sono Consigli d’amministrazione e 65 Collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 Consiglieri e 270 Sindaci; 114 persone siedono nelle Società controllate direttamente dal MEF (56 Consiglieri e 58 Sindaci) e 580 nelle indirette (424 Consiglieri e 270 Sindaci). Sono i principali risultati della Settima edizione dell’analisi di CoMar – Centro Studi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato, censite singolarmente, da documenti ufficiali.


Sono coinvolte, fra le controllate dirette del MEF, tra le altre, CDP – Cassa Depositi e Prestiti, Cinecittà, Eur, Ferrovie dello Stato Italiane, GSE – Gestore dei Servizi Elettrici, Invimit, Rai, STMicroelectronics; fra le indirette, attraverso le rispettive Capogruppo, Partecipate di Banca MPS, CDP (Fintecna, Open Fiber), Enel, Eni (Saipem), FS (Anas), GSE-Gestore Servizi Energetici, Invitalia, Leonardo (Telespazio), Poste Italiane. Sono già stati rinnovati i CdA di Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 e di Sogei. E’ da intendersi come non tutti i Componenti siano designati dal MEF o dalle sue Capogruppo, essendovi Membri espressione di altri Soci. L’indagine CoMar – si legge in una sintesi – ha anche calcolato quanti Consiglieri di Amministrazione siano stati nominati tra il 1° novembre 2022 ed il 15 aprile 2024, su indicazione di molteplici azionisti: si tratta di 475 Componenti, di cui 61 Amministratori Delegati, sia per Partecipate indirette che dirette; considerando solo queste ultime, i Consiglieri individuati, nello stesso periodo, sono stati 117.


Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Sui 694 componenti degli Organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 226, pari al 32,5% complessivo. Percentualmente, le donne sono presenti maggiormente nelle Società controllate direttamente dal MEF (47 donne Amministratrici su 114 Amministratori totali – 41,2%) rispetto alle indirette (179 Amministratrici su 580 Amministratori totali – 30,8%); così come sono percentualmente di più nei Collegi sindacali (99 donne Sindaco su 270 Sindaci totali – 36,6%) rispetto ai CdA (127 donne Consigliere su 424 Consiglieri totali – 29,9%); inoltre, in tre quarti dei casi, le donne sono Consiglieri indipendenti e, spesso, sono titolari di più di un incarico amministrativo (interlocker). LE PARTECIPAZIONI PUBBLICHE NELL’ECONOMIA ITALIANA


Le Unità economiche partecipate dal settore pubblico (Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Camere di Commercio, Enti sanitari) sono 7.808, con 924.892 Addetti; le controllate (quota proprietaria superiore al 50%) sono 3.517, con 586mila Dipendenti. Il MEF esercita il ruolo di gran lunga prevalente, sotto tutti i parametri economico-finanziari e occupazionali (52,2% dei Dipendenti totali). All’interno del perimetro MEF, al 15 aprile 2024, emergono 61 Società controllate, direttamente (37) o, indirettamente, con la Cassa Depositi e Prestiti; senza considerare ulteriori 9 Società dove CDP non va oltre un controllo congiunto o un potere d’influenza (Enciclopedia Treccani, F2i, Telecom Italia, Trevi, Webuild, ecc.). IL RIDISEGNO DEL PERIMETRO E DELLE MISSIONI DELLE SOCIETÀ PARTECIPATE


Negli ultimi cinque anni, si è assistito ad una ridefinizione del ruolo dello “Stato imprenditore”. Una testimonianza è fornita dalla riorganizzazione del MEF, con la creazione del Dipartimento dell’economia. Sono nate nuove Società, come DRI d’Italia, Giubileo 2025, Green.It, Holding Reti Autostradali, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, ITA Airways, PSN-Polo Strategico Nazionale, Renovit; o Autostrade dello Stato (la cui costituzione è stata preannunciata dal Consiglio dei Ministri del 9 aprile, con lo scorporo da ANAS delle tratte a pedaggio); Altre hanno visto acquisizioni, anche parziali, come Agile Lab, Ceramiche Dolomite, Corneliani, GPI, LIS Holding, Maticmind, Nuova Sistemi Urbani, Pernigotti, Snaidero Rino, Titagarh Firema; talvolta, attraverso investimenti in società definite strategiche, come previsto per lo scorporo della rete di TIM. Vi sono poi quelle dove il MEF ha acquisito la maggioranza, ma subentrando ad altri azionisti pubblici, come per Sviluppo Lavoro Italia (già Anpal Servizi), Acque del Sud (già EIPLI-Ente Irrigazione Puglia Lucania Irpinia), Società Stretto di Messina (con quota ANAS scesa al 36,7% a seguito di aumento di capitale riservato al Ministero), Sace (da CDP, nel 2022); o dove, invece, la cederà, come per PagoPA (a IPZS e, eventualmente, a Poste Italiane). La razionalizzazione ha comportato, a inizio 2024, anche l’incorporazione di Sose – Soluzioni per il Sistema Economico in Sogei. Le Partecipate possono ricevere anche nuovi compiti: secondo la Legge di Bilancio 2024, quelle interamente partecipate forniranno supporto al MEF per attività di natura amministrativa. Altre hanno mutato il proprio raggio di attività: Arexpo, oltre l’area Expo Milano 2015, a tutta la Lombardia; Invimit, ampliando alle materie prime critiche; Sport e Salute, con nuove funzioni connesse al PNRR. Sotto il profilo della strategicità, altre, in linea con la propria missione, sono interessate in progetti come RepowerEu e Piano Mattei. Sempre da questo punto di vista, la Legge 28/2024 ha previsto, per le Partecipate che gestiscano impianti di tale rilievo, l’ammissione immediata all’amministrazione straordinaria e la concessione di finanziamenti; come già avvenuto per l’Ilva. Di strategicità parla anche il Decreto Legge 118/2023 (poi trasfuso nel Decreto Legge 104/223) che prevede lo stanziamento di risorse per circa 2,5 miliardi di euro per operazioni inerenti Società di rilievo strategico. Vi sono poi gli Enti trasformati in S.p.A., come accaduto con ENIT e come avviato con ICS – Istituto per il Credito Sportivo (e Culturale, da ridenominare così al termine del processo). Inoltre, le dismissioni: Bonifiche Ferraresi, FSI Sgr, Quattror Sgr, Rocco Forte Hotels; a volte, anche parziali, come per Banca MPS; o pianificate, come per ITA Airways (Deutsche Lufthansa) o per Poste Italiane. Sempre riguardo alle “privatizzazioni”, il 9 aprile scorso il Governo, presentando il Def 2024, ha sostanzialmente confermato quanto già previsto con la Nadef 2023: un piano di dismissioni per incidere sul rapporto debito/pil, con proventi per un valore cumulato vicino all’1% del pil nel triennio 2024-2026.

Panetta: Europa risponda a sfide con integrazione più stretta

Panetta: Europa risponda a sfide con integrazione più strettaRoma, 23 apr. (askanews) – La risposta alle nuove sfide che l’Europa si trova davanti passa dal rafforzamento della sua economia. “Riequilibrando il suo modello di crescita e valorizzando il mercato unico. Rendendola più competitiva. Ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico. Mettendola in grado di difendere la propria sicurezza esterna. Conferendole la forza e l’autorevolezza necessarie per contare nel mondo e contribuire al dialogo e alla cooperazione tra paesi”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nella sua Lectio magistralis al conferimento della laurea honoris causa da parte dell’università Roma Tre.


“La portata di questi impegni è enorme, e i paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria – ha detto – con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali”. Alla cerimonia, che si è svolta presso l’aula magna di giurisprudenza dell’ateneo, erano presenti numerosi esponenti di istituzioni e imprese, tra cui il suo predecessore e ex presidente del Consiglio e della Bce, Mario Draghi, il governatore emerito di Bankitalia, Ignazio Visco, l’ex presidente della Camera, Ferdinando Casini.


Il banchiere centrale ha rilevato come “dopo decenni in cui la globalizzazione sembrava inarrestabile, i conflitti geopolitici stanno ora minacciando il sistema di scambi internazionali e la stabilità dell’economia mondiale. Sono riemersi timori che il mondo possa tornare a lacerarsi tra blocchi economici, politici e persino militari contrapposti”. “La frammentazione commerciale e finanziaria pone rischi rilevanti per l’economia europea, data la sua ampia apertura internazionale. Più in generale, le dispute geopolitiche minacciano i principi di cooperazione internazionale e l’assetto multilaterale che dal secondo dopoguerra hanno sorretto lo sviluppo economico mondiale e – ha proseguito- favorito il mantenimento della pace tra le principali potenze”.


Secondo Panetta “è nel nostro interesse difendere con determinazione i progressi sin qui conseguiti nel grado di apertura e integrazione globale. Al tempo stesso, non possiamo ignorare i rischi geopolitici e i loro effetti. Dobbiamo individuare le modalità per operare efficacemente in un mondo meno stabile e meno aperto”. “Alla metà del secolo scorso l’Europa fu creata per scelta, per non rivivere gli orrori della guerra – ha ricordato il governatore -. Di fronte ai rischi di frammentazione economica e ai conflitti che stanno emergendo in più aree del mondo, il suo rafforzamento è oggi un obbligo: per contrastare le divisioni esterne all’Unione dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna”.


L’Europa “deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei paesi che la compongono”. Sul finale del suo intervento, Panetta ha citato Luigi Einaudi, “mio illustre predecessore poi eletto presidente della Repubblica italiana: conscio dell’esigenza di progredire verso una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati europei, affermava: ‘La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire’”. “Il suo monito è tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo – ha concluso il governatore – dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.

Indice PMI Eurozona a 51,4, il più elevato da 11 mesi

Indice PMI Eurozona a 51,4, il più elevato da 11 mesiRoma, 23 apr. (askanews) – L’indice PMI HCOB Flash composito sulla produzione dell’Eurozona è stato rilevato a 51,4 rispetto al 50,3 di marzo, al massimo da 11 mesi.


L’indice PMI delle attività commerciali dei servizi dell’Eurozona è risultato a 52,9 (marzo 51,5), anch’esso al massimo in 11 mesi. Il PMI della produzione manifatturiera a 47,3 (marzo 47,1), al massimo su 12 mesi. Il PMI manifatturiero dell’Eurozona a 45,6 (marzo 46,1), al minimo da 4 mesi. Secondo i dati provvisori dell’indagine PMI, ad aprile l’attività economica nell’area dell’euro è cresciuta al ritmo più rapido da quasi un anno. Il miglioramento indica che la regione continua a uscire dalla recente recessione, anche se cresce solo modestamente a fronte di performance settoriali divergenti, secondo S&P Global che ha stilato il sondaggio.


La crescita sempre più robusta del settore dei servizi è stata tuttavia accompagnata da segnali di ulteriore moderazione della flessione manifatturiera. Anche la crescita dell’occupazione ha subito un’accelerazione poiché la fiducia delle imprese è rimasta elevata rispetto agli standard recenti.


Si è registrata ancora una volta una crescita particolarmente solida al di fuori di Francia e Germania, ma anche la Germania è tornata a crescere in aprile e la Francia si è avvicinata alla stabilizzazione. Tuttavia, le pressioni sui prezzi sono aumentate in tutta l’Eurozona insieme al miglioramento della produzione e delle assunzioni, spesso legate a costi salariali più elevati. Sia i costi di acquisto che i prezzi medi di vendita sono aumentati a ritmi più rapidi, riflettendo le pressioni persistentemente elevate sui prezzi nel settore dei servizi.

Ue, von der Leyen: svolta sull’Unione dei mercati dei capitali

Ue, von der Leyen: svolta sull’Unione dei mercati dei capitaliStrasburgo, 23 apr. (askanews) – L’obiettivo di ripristinare la competitività economica dell’Ue nell’economia mondiale dovrà essere al cuore dell’agenda politica del prossimo mandato della Commissione europea e della legislatura che inizierà dopo le elezioni di giugno, e un elemento cruciale in questo quadro è la “svolta” che ha rappresentato il Consiglio europeo della settimana scorsa, per l’impulso che ha dato all’accelerazione dei lavori per la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali, che vanno a rilento da anni.


E’ quanto ha indicato, in estrema sintesi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso nel dibattito in plenaria dell’ Europarlamento, oggi a Strasburgo, sul risultato dell’ultimo Consiglio europeo del 17 e 18 aprile. Von der Leyen ha esordito rievocando i tempi eccezionalmente difficili vissuti in questa legislatura, e le soluzioni altrettanto eccezionali che l’Ue ha saputo trovare. “Dalle ultime elezioni europee, la nostra Unione ha superato due crisi di proporzioni storiche: la crisi sanitaria del Covid-19 e la guerra in Ucraina, con una crisi energetica ‘made in Russia’”. Queste due crisi “avrebbero potuto tradursi in una drammatica crisi economica e sociale. Ma non è successo; e questo grazie alla grande resilienza dell’Europa, ma anche al fatto che abbiamo messo in atto le giuste politiche. Come il programma ‘Sure’, che ha salvato 40 milioni di posti di lavoro in Europa” attraverso il finanziamento dei sistemi di cassa integrazione, “oppure il ‘NextGenerationEU’ e ‘REPowerEU’, che hanno accelerato la ripresa e la diffusione delle energie rinnovabili nazionali”, rispettivamente.


“Nel 2020 – ha continuato la presidente della Commissione -, molti prevedevano una disoccupazione di massa in Europa e una lunga recessione. Ma non è successo. Invece, oggi abbiamo più persone al lavoro che in qualsiasi altro momento della storia europea: la disoccupazione è ai minimi storici, inferiore al 6%. L’occupazione è ai massimi storici, oltre il 75%. E l’inflazione è ormai vicina al nostro obiettivo del 2%. Abbiamo attraversato l’inferno e acque profonde. Ma sotto molti aspetti – ha osservato – ne siamo usciti più forti di cinque anni fa”. “Eppure – ha rilevato von der Leyen -, le onde d’urto di queste crisi hanno messo a dura prova la competitività dell’Europa. Il modello di business di molte industrie europee si basava sull’energia apparentemente a buon mercato proveniente dalla Russia, e sul commercio con la Cina in crescita. Oggi ci troviamo di fronte a una Russia ‘canaglia’ e a una Cina alle prese con problemi di domanda interna. E oltre alla geopolitica, ci sono altre tendenze che influiscono sulla nostra competitività: nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro in Europa è aumentata solo dello 0,8% all’anno, rispetto all’1,1% degli Stati Uniti”.


“Queste tendenze possono essere affrontate solo con uno sforzo concertato sia a livello europeo che nazionale. L’obiettivo di ripristinare il nostro vantaggio competitivo – ha sottolineato la presidente della Commissione – deve essere al centro dell’agenda economica europea a partire dal 2024. E sono assolutamente convinta che con la spinta necessaria potremo innescare una nuova fase di crescita della competitività europea”. E su questo punto, “al Consiglio europeo della scorsa settimana abbiamo ascoltato alcune ottime idee di Enrico Letta”, con il sua rapporto che ha messo in luce la necessità di completare il mercato unico, in particolare nel settore finanziario. “Da quando siamo entrati in carica quattro anni fa – ha ricordato von der Leyen -, abbiamo scatenato un’ondata senza precedenti di investimenti pubblici in settori strategici. Prendiamo l’energia e la tecnologia pulita. Stiamo investendo 400 miliardi di euro dal ‘NextGenerationEU’ e abbiamo approvato oltre 550 miliardi di euro di sostegno pubblico nazionale per investimenti in tecnologie pulite ed energia. Questo è stato cruciale”.


“Ma – ha avvertito – gli investimenti pubblici non bastano. È giunto il momento per una soluzione sistemica che mobiliti l’immenso capitale privato dell’Europa. E una parte essenziale di questa soluzione è il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali. Sono 470 miliardi di euro: questo è l’investimento privato aggiuntivo che potremmo raccogliere ogni anno se completassimo l’Unione dei mercati dei capitali”. Il progetto “è stato lanciato quasi dieci anni fa. E dall’inizio del nostro mandato abbiamo compiuto progressi su molti dei suoi elementi. Ad esempio, abbiamo reso più semplice per le aziende di tutta Europa, in particolare le Pmi, quotarsi sui mercati dei capitali. Ma – ha lamentato von der Leyen – ci siamo trovati di fronte ad una situazione di stallo anche in seno al Consiglio Ue, su molti aspetti cruciali dell’Unione dei mercati dei capitali. È quindi più che positivo che l’ultimo Consiglio europeo segni una svolta”. “Ora – ha evidenziato la presidente della Commissione – abbiamo un mandato chiaro per andare avanti su tre questioni vitali Primo: armonizzando le norme nazionali sull’insolvenza. Ciò darà agli investitori la prevedibilità di cui hanno bisogno. Secondo: progetteremo e creeremo prodotti di risparmio transfrontalieri per gli investitori al dettaglio. E terzo: la Commissione ha il compito di rafforzare la supervisione a livello europeo dei più importanti attori del mercato”. “Quindi c’è una strada chiara da percorrere. Se vogliamo finanziare la nuova rivoluzione industriale dei nostri tempi, dobbiamo mobilitare il capitale privato europeo. E ora – ha concluso von der Leyen – è il momento di trasformare la volontà politica in azione”.

Bce, De Guindos: taglio tassi giugno (quasi) cosa fatta, poi cautela

Bce, De Guindos: taglio tassi giugno (quasi) cosa fatta, poi cautelaRoma, 23 apr. (askanews) – Il taglio dei tassi di interesse da parte della Bce a giugno è quasi “una cosa fatta”. Successivamente, su quanto velocemente si procederà a ridurre il freno monetario, “dipenderà da come si evolveranno i dati, dalla situazione geopolitica e il potenziale impatto sui prezzi del petrolio, per esempio”. Lo spiega il vicepresidente dell’istituzione monetaria, lo spagnolo Luis de Guindos in una intervista a Le Monde.


“Dobbiamo anche monitorare gli sviluppi su salari e produttività. E dovremo tenere conto di quello che sta accadendo negli Stati Uniti, dove l’inflazione è più elevata. Il livello incertezza rende molto difficile dire” come si procederà. “Ho detto di giugno, sul dopo sono portato ad essere molto cauto”. Al vicepresidente è stato chiesto se il taglio atteso dal Consiglio direttivo del 6 giugno sia ormai una certezza. “Siamo stati molto chiari: se le cose si muovono nella stessa direzione che hanno preso nelle ultime settimane, allenteremo la nostra linea restrittiva monetaria a giugno. Dando per assunto che non ci siano sospese da adesso ad allora, come si dice in francese è ‘un fait accomoplit’”, ha replicato. (fonte immagine: Bce).