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Caporalato, Inps: controllate 109 aziende agricole, 57% sono irregolari

Caporalato, Inps: controllate 109 aziende agricole, 57% sono irregolariMilano, 25 lug. (askanews) – Nella giornata di ieri, sono state ispezionate 109 aziende agricole di cui 62 presentavano delle irregolarità (56,9%), mentre su 505 lavoratori controllati, 236 sono risultati irregolari (46,7%), di cui 3 minorenni e 136 cittadini extracomunitari. I lavoratori impiegati completamente in nero sono 64, di cui 23 posizioni lavorative hanno interessato manodopera straniera sprovvista di regolare permesso di soggiorno. E’ quanto informa una nota dell’Inps dopo che il 24 luglio, nel quadro generale delle azioni adottate dal Ministero del Lavoro finalizzate al contrasto delle forme di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato), il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e l’Inps hanno effettuato un servizio congiunto di vigilanza straordinaria nel settore agricolo nelle province di Mantova, Modena, Latina, Caserta e Foggia a cui ha contribuito, in fase di pianificazione, anche l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura.


All’esito dei controlli sono stati elevati 27 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per un importo pari a 76.500 euro, di cui 17 per lavoro in nero, 7 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e 3 per entrambe le ipotesi. Sono state elevate ammende e sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a 475.932 euro. Con riferimento alle attività di rilevanza penale, sono state deferite a vario titolo all’Autorità Giudiziaria 56 persone, di cui 3 per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, 46 per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, 6 per violazione delle disposizioni di cui al D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione) ed 1 per furto di energia elettrica. (segue)

Stellantis dimezza utile nel semestre, Tavares: siamo sotto aspettative

Stellantis dimezza utile nel semestre, Tavares: siamo sotto aspettativeMilano, 25 lug. (askanews) – Stellantis archivia il primo semestre del 2024 con una performance “inferiore alle aspettative”, con ricavi in calo del 14% a 85 miliardi di euro e un utile quasi dimezzato che scivola a 5,6 miliardi di euro (-48% rispetto a un anno fa). Il ceo del gruppo, Carlos Tavares, non nasconde la delusione e prepara il rilancio, mettendo sul tavolo “non meno” di 20 nuovi modelli per fine anno (10 già in produzione, tra cui il suv Maserati elettrico): “La performance della società nella prima metà del 2024 è stata inferiore alle nostre aspettative, riflettendo un contesto settoriale difficile ma anche problematiche operative aziendali”, ha spiegato il top manager.


“Abbiamo molto lavoro da fare, soprattutto in Nord America, per massimizzare il nostro potenziale a lungo termine”, ha evidenziato Tavares che prepara la sua “offensiva sui prodotti che prevede non meno di 20 nuovi modelli da lanciare nel corso dell’anno, e che offrirà maggiori opportunità quanto più eseguita bene”. Nella nota che accompagna i conti del semestre, il gruppo spiega che “le azioni intraprese dal management per migliorare le performance di Nord America, Europa allargata e Maserati creeranno significative opportunità di miglioramento dei risultati nella seconda metà del 2024 e nell’intero anno 2025”. A iniettare fiducia nel management anche la joint venture con Leapmotor International che, viene spiegato, “è in procinto di proporre i primi veicoli elettrici tecnocentrici: il SUV C10 e la T03. Il lancio iniziale avverrà in Europa allargata, seguita da Sud America, Medio Oriente & Africa e India & Asia-Pacifico entro la fine del 2024”.


I risultati finanziari della prima metà dell’anno, dettaglia il gruppo nella sua nota, “sono stati determinati principalmente da una riduzione dei volumi e del mix, con un confronto impegnativo dei volumi, dovuto alla combinazione di iniziative di riduzione dello stock con gap temporanei nella produzione legati a una transizione generazionale del portafoglio prodotti, oltre ad una riduzione della quota di mercato, in particolare in Nord America”. Sull’utile hanno pesato anche “i cambi meno favorevoli e i costi di ristrutturazione”. Tuttavia, Stellantis “ribadisce” la guidance per l’intero anno: punta a “ottenere un margine di utile operativo rettificato a due cifre nel 2024, nonché un flusso di cassa industriale netto positivo nonostante le incertezze macroeconomiche”.

Ex Ilva, 6 operatori interessati, richiesta cig per 4.700 lavoratori

Ex Ilva, 6 operatori interessati, richiesta cig per 4.700 lavoratoriRoma, 24 lug. (askanews) – Sono sei gli operatori interessati all’acquisto degli stabilimenti dell’ex Ilva. Lo ha ufficializzato il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nell’incontro tra governo e sindacati a Palazzo Chigi, presieduto dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano. Un incontro ‘in chiaroscuro’, come lo ha definito la Fim-Cisl, perchè il numero dei lavoratori per i quali sarà richiesta la cassa integrazione è sceso da 5.200 a 4.700. Ma “ancora non basta”. Fiom e Uilm, pur ammettendo la necessità della cig che accompagni il piano di riapertura degli sltoforni, chiedono “garanzie occupazionali per i lavoratori di tutti gli impianti”. Ma la partita dell’occupazione è ancora aperta, sarà affrontata in un incontro ad hoc domani al Ministero del lavoro.


Le due aziende italiane interessate, a quanto si apprende, sono il gruppo Marcegaglia e Sideralba. C’è poi l’operatore canadese, Stelco, il primo produttore di acciaio nel Paese del continente americano. Due manifestazione di interesse sono giunte da operatori indiani: Vulcan Steel e Steel Mont. Una anche dall’azienda ucraina Metinvest. Il bando per la vendita sarà pubblicato a giorni, entro la fine di luglio. Come avrebbe spiegato il commissario straordinario di Adi, Giancarlo Quaranta, il piano di cassa integrazione non è legato al piano industriale. La cassa integrazione copre il periodo da luglio 2024 a giugno 2026, mentro il piano industriale arriva al 2030. La cig, in sostanza, riguarda la fase necessaria per far ripartire tre altoforni e arrivare a 6 milioni di tonnellate di produzione.


Un passo avanti è considerato dai sindacati il calo del numero massimo dei lavoratori che potranno essere interessati dalla cig, da 5.200 a 4.700 ma “non basta” è il parere del segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano. “Bisogna ridurre ulteriormente il numero, con un calo progressivo legato alla ripartenza di tutti e tre gli altoforni. E non si deve parlare di esuberi, termine che presuppone una strutturalità”. Questo aspetto per la Fim è particolarmente importante perchè “prefigura la salvaguardia occupazionale per tutti i 10.400 lavoratori di Taranto”. Il bando di gara per la cessione degli stabilimenti siderurgici, è stato sottolineato dai sindacati, deve contenere la questione occupazionale e assicurare “le garanzie” a tutti i lavoratori ex Ilva. Per questo “anche il bando deve essere oggetto di confronto” ha precisato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, al termine dell’incontro. “Abbiamo detto ai commssari che il piano può prevedere la cassa integrazione, ma – ha aggiunto – non può prevedere che una parte importante di lavoratori sia messa in cig, perchè per fare la ripartenza c’è bisogno dei lavoratori”.


Molto critico il giudizio della Uilm. “Dopo cinque mesi dall’avvio dell’Amministrazione straordinaria oggi stiamo parlando di un piano di discesa e non di risalita – ha rifeirto il segretario generale Rocco Palombella – con il raddoppio della cassa integrazione e una produzione minima con un solo altoforno. Nel progetto illustrato dal Governo e dai Commissari non vediamo garanzie, non ci sono certezze per i lavoratori. né una prospettiva industriale solida”.

Consob: presenza donne in cda quotate al 43% ma minoriarie in ruoli apicali

Consob: presenza donne in cda quotate al 43% ma minoriarie in ruoli apicaliMilano, 24 lug. (askanews) – Cresce l’attenzione dei consigli di amministrazione delle società italiane quotate in Borsa per i temi della sostenibilità, mentre si attenuano gli squilibri di genere negli organi di vertice con una presenza femminile nei board oltre la percentuale minima fissata per legge anche se resta minoritaria la presenza delle donne nei ruoli apicali di amministratore delegato e presidente. In aumento la partecipazione degli azionisti alle assemblee. Stabile, invece, la situazione degli assetti proprietari, che confermano la scarsa contendibilità del controllo delle imprese. Questi, in sintesi, alcuni degli elementi principali tratti dalla fotografia scattata per il 2023 nell’ultimo rapporto sulla corporate governance delle società italiane quotate a Piazza Affari, pubblicato dalla Consob.


L’interesse crescente per il complesso tematico sintetizzato nell’acronimo Esg (environmental, social and governance, cioè ambiente, sociale e governo delle imprese) si riflette nell’incremento dei comitati cosiddetti endoconsiliari, istituiti all’interno dei board. Da segnalare, in particolare, la diffusione del comitato sostenibilità, presente a fine 2022 in 123 società che rappresentano il 94,5% della capitalizzazione di Borsa. Cinque anni prima, nel 2017, si erano dotate di un comitato sostenibilità solo 45 aziende pari al 61% della capitalizzazione. Si rafforza in parallelo anche la presenza delle donne negli organi di amministrazione e di controllo delle quotate. Alla fine del 2023 la quota degli incarichi di amministrazione ricoperti da donne ha raggiunto il 43% a fronte di una soglia minima del 40% normativamente prescritta. Resta, però, minoritaria la presenza delle donne nei ruoli apicali, cioè nella posizione di amministratore delegato (20 casi) e di presidente (31); in crescita, tuttavia, rispetto ai dati corrispondenti del 2019, rispettivamente 17 e 26. L’attenuazione degli squilibri di genere ha comportato, tra l’altro, un innalzamento del livello di istruzione e una diversificazione del background professionale negli organi di vertice.


Per quanto riguarda le assemblee, il rapporto, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione, evidenzia per le 100 società a più alta capitalizzazione un tasso medio di partecipazione pari al 78% del capitale, il livello più alto dal 2012, primo anno di rilevazione. In calo la presenza degli investitori istituzionali esteri, scesa nella stagione assembleare 2023 al 18,2% del capitale (dal 19,3% di un anno prima), mentre è in lieve crescita la quota degli investitori istituzionali italiani (3% nel 2023 dal precedente 2,6%). La fotografia del rapporto conferma l’elevata concentrazione proprietaria che caratterizza il sistema finanziario domestico. Nel 2023 la quota del maggiore azionista risulta pari in media al 49% in linea con il valore del 2021 e in lieve aumento rispetto al 46% del 2011. Si riduce nel 2023 la componente degli investitori istituzionali nell’azionariato delle quotate italiane, presenti in 51 società (-24% rispetto alle 64 del 2019). Il calo riguarda, in particolare, gli istituzionali esteri, che compaiono in 40 società contro le 55 del 2019, mentre è in lieve aumento la presenza degli istituzionali italiani, rilevata in 17 società (14 nel 2019).

Unicredit: utile trimestre record, acquista Vodeno e Aion Bank

Unicredit: utile trimestre record, acquista Vodeno e Aion BankMilano, 24 lug. (askanews) – UniCredit chiude un secondo trimestre record, con un utile netto che batte le attese degli analisti a 2,7 miliardi, in rialzo del 16%, e annuncia un accordo vincolante per l’acquisizione della polacca Vodeno e della belga Aion Bank per 370 milioni, che permette al gruppo di acquisire tecnologia core banking proprietaria di nuova generazione basata su cloud. L’operazione rappresenta una delle prime mosse da parte di una banca per acquisire la piena proprietà di una nuova tecnologia, senza alcuna dipendenza da fornitori terzi di core banking, sottolinea Unicredit.


“Per la prima metà e il secondo trimestre di quest’anno, UniCredit ha riportato ancora una volta una serie record di risultati finanziari”, ha sottolineato Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit. “Sulla base di questi elementi, unitamente al significativo valore ancora da sprigionare e al nostro capitale in eccesso che impiegheremo o distribuiremo, siamo fortemente convinti di poter raggiungere le nostre ambizioni future”. A fine giugno il RoTE è di circa il 20%, i ricavi netti nel secondo trimestre ammontano a 6,3 miliardi (+6%), con una crescita del 2% del margine di interesse e del 10% delle commissioni. Il margine di interesse è stato sostanzialmente stabile trimestre su trimestre a 3,6 miliardi. Il CET1 ratio è al 16,2%, sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi. Unicredit ha alzato la guidance sui ricavi netti per il 2024 ad oltre 23 miliardi, mentre quella sulla generazione organica di capitale è stata migliorata ad oltre 350 punti base. La guidance sull’utile netto 2024 è confermata a oltre 8,5 miliardi, così come la guidance sulla distribuzione a valere sull’esercizio 2024 è confermata in linea con quella a valere sul 2023. L’acconto sulla distribuzione a valere sul 2024 è confermato: l’acconto sul dividendo, che verrà definito dal cda il 23 ottobre prevede la distribuzione di circa 1,4 miliardi – con data stacco cedola 18 novembre – mentre l’anticipo sul riacquisto di azioni proprie è stato già autorizzato fino ad un massimo di 1,7 miliardi da parte dell’assemblea ed è soggetto all’approvazione delle autorità di vigilanza.


Commentando l’operazione di acquisizione di Vodeno e Aion Bank, Orcel ha dichiarato: “Questo investimento ci consente di sfruttare la tecnologia e il talento di Vodeno per potenziare ulteriormente la loro tecnologia proprietaria, utilizzandola come sandbox per sviluppare, testare e innovare a beneficio del nostro intero gruppo. La combinazione di Aion Bank con questa tecnologia integrata ci dà la possibilità di entrare in specifici segmenti di clientela e in interi mercati in tutta Europa, offrendo ulteriori opportunità per impiegare in modo efficiente il nostro capitale in eccesso”.

Unicredit: utile netto secondo trimestre record a 2,7 mld (+16%)

Unicredit: utile netto secondo trimestre record a 2,7 mld (+16%)Milano, 24 lug. (askanews) – Unicredit registra il quattordicesimo trimestre consecutivo di crescita con un utile netto record pari a 2,7 miliardi, in rialzo del 16% circa rispetto all’anno precedente e sopra le attese degli analisti, con un RoTE di circa il 20%. Nell’intero semestre l’utile sale a 5,2 miliardi.


I ricavi netti nel secondo trimestre dell’anno ammontano a 6,3 miliardi (+6%), con una crescita del 2% del margine di interesse a 3,6 miliardi, e una crescita del 10% delle commissioni a 2,1 miliardi. Il margine di interesse è stato sostanzialmente stabile trimestre su trimestre, attestandosi a 3,6 miliardi. Il CET1 ratio del Gruppo si è attestato al 16,2% nel secondo trimestre, sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi, a supporto dei 5,2 miliardi di accantonamenti per la distribuzione nel semestre, pari al 100% dell’utile netto, con il 60% dell’obiettivo di distribuzioni totali a valere sull’esercizio 2024 già accantonato. Unicredit ha alzato la guidance sui ricavi netti per il 2024 ad oltre 23 miliardi, mentre quella sulla generazione organica di capitale è stata migliorata ad oltre 350 punti base.

Spotify, utili record 2 trim. a 274 milioni. Vola in Borsa (+13,9%)

Spotify, utili record 2 trim. a 274 milioni. Vola in Borsa (+13,9%)Roma, 23 lug. (askanews) – Aiutato dalle misure di riduzione dei costi, inclusi licenziamenti di massa, Spotify ha registrato utili record nel secondo trimestre del 2024, superando le aspettative. Il colosso dello streaming di musica e audio ha guadagnato 7 milioni di abbonati paganti nel periodo, leggermente al di sopra delle previsioni, mentre il totale degli utenti mensili è rimasto al di sotto del suo obiettivo. In Borsa i titoli dell’azienda hanno accelerato e attorno alle 16 italiane guadagnavano il 13.99% a 304,75 euro.


Spotify ha riportato ricavi nel secondo trimestre di 3,81 miliardi di euro, in crescita del 20%, e un utile netto di 274 milioni di euro, rispetto a una perdita netta di -302 milioni di euro nello stesso periodo dell’anno precedente. I costi operativi dell’azienda sono diminuiti del 16% nel secondo trimestre, principalmente a causa di “una diminuzione del personale e dei costi correlati e di una minore spesa di marketing”. Il margine lordo per il periodo è stato del 29,2% (in anticipo rispetto alle previsioni), rispetto al 24,1% dello stesso periodo dell’anno precedente. Gli utili record arrivano dopo significative riduzioni di personale. Alla fine del secondo trimestre, la forza lavoro di Spotify ammontava a 7.372 dipendenti a tempo pieno a livello globale, in calo rispetto ai 9.123 della fine del 2023.


Le entrate sostenute dalla pubblicità di Spotify nel secondo trimestre sono cresciute del 13%, riflettendo una crescita a due cifre in tutte le regioni. La crescita della pubblicità musicale è stata guidata dall’aumento delle impressioni vendute e dall’aumento dei prezzi; La crescita dei ricavi pubblicitari dei podcast è stata guidata dalla crescita delle impressioni vendute sui podcast originali e con licenza e su Spotify Audience Network, parzialmente compensata da prezzi più bassi, ha affermato la società in un comunicato. Alla fine del secondo trimestre, la società contava 626 milioni di utenti attivi mensili totali, un guadagno sequenziale di 11 milioni (inferiore alla proiezione di 16 milioni). Ha riportato 246 milioni di abbonati Premium, aggiungendone 7 milioni (rispetto ai 6 milioni previsti).

Google, fallita trattativa per acquisire start up sicurezza Wiz

Google, fallita trattativa per acquisire start up sicurezza WizNew York, 23 lug. (askanews) – Le trattative del gigante della ricerca online Google per l’acquisizione della startup di sicurezza informatica Wiz sono fallite. Ad annunciarlo è il Wall Street Journal. per una cifra prevista di 23 miliardi di dollari sono fallite.


In una e-mail inviata lunedì ai dipendenti, l’amministratore delegato di Wiz Assaf Rappaport ha dichiarato che la società sta ora puntando a quotarsi in Borsa. “Anche se siamo lusingati dalle offerte che abbiamo ricevuto, abbiamo scelto di continuare il nostro percorso per costruire Wiz”, ha ribadito il Ceo. La società intende raggiungere 1 miliardo di dollari di entrate ricorrenti annuali prima di lanciare l’IPO. Google aveva offerto 23 miliardi di dollari per l’acquisizione, ma l’accordo avrebbe attirato l’attenzione dell’antitrust e bloccato la crescita della società. Wiz è stata fondata nel 2020 ed è diventata rapidamente una delle aziende più importanti nel fiorente campo della sicurezza per il cloud computing.

M&E, in 2023 in Italia sul podio Rai, Sky e Mediaset

M&E, in 2023 in Italia sul podio Rai, Sky e Mediaset

Roma, 23 lug. (askanews) – Rai, Sky e Mediaset. Questi i primi tre gruppi sul podio dei ricavi nel 2023 nel comparto Media & Enterntainment italiano mentre prosegue inarrestabile la crescita delle piattaforme online. E’ quanto emerge dalla nuova edizione del Report Media & Entertainment elaborato dall’Area Studi Mediobanca con l’analisi del settore a livello mondiale e italiano. Il report analizza le performance dal 2019 al 2024 dei principali gruppi italiani e dei 21 maggiori player privati mondiali, di cui nove hanno sede negli USA, dieci in Europa e uno rispettivamente in Giappone e Sudafrica.


Secondo lo studio nel 2023 il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano è stato pari a €8,9 mld, in crescita dell’1,6% sul 2022, anno in cui aveva pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% 2022 su 2019). La ripresa ha interessato tutti i comparti: +0,2% la TV in chiaro (€4,8 mld), +3,0% la TV a pagamento (€3,4 mld) e +4,9% la radio (€0,6 mld). La TV a pagamento risente però di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale che continua a calare (-4,9%), anche se con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). In forte aumento il peso specifico dello streaming che nel 2023 rappresenta il 53% dei ricavi della TV a pagamento (€1,8 mld), in rialzo di oltre 38 p.p. rispetto a cinque anni prima. I tre principali operatori (Rai, Sky e Mediaset) detengono congiuntamente circa il 70% dei ricavi televisivi nazionali, ma le piattaforme online continuano a erodere terreno, arrivando a rappresentare il 20% del settore nel 2023 (quasi 13 p.p. in più sul 2019). Rispetto al 2022, i ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 2,0%: +1,2% quelli della TV e +7,1 quelli della radio. Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 1,6% sul 2022 (risultando però ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019), grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%). Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-4,9%).


Il panel si conferma fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2023 (€2,7 mld, +0,3% sul 2022), seguita da Sky (€2,1 mld, +2,3% sul 2022) e Mediaset (€2 mld, +2,5%). Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, ora attive anche nel mercato pubblicitario attraverso il lancio di offerte cosiddette Subscription AD-supported, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per €616 milioni grazie ai suoi oltre 5 milioni di abbonati. Nonostante l’inasprimento del contesto competitivo, dovuto alla continua evoluzione tecnologica e alla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità dei livelli occupazionali sul 2022 (-0,9%). Rispetto al periodo pre-pandemico la riduzione degli organici è però più accentuata, principalmente in seguito al progressivo switch tra il business della TV lineare e la crescente offerta streaming, che è meno labour intensive della prima. L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4,0 p.p. rispetto al 2022). La non soddisfacente redditività dei principali operatori è una diretta conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti OTT (come Netflix e Dazn).


Per l’intero 2024 si stima una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla prevista ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (in primis olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription AD-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, anche se con un impulso ridotto rispetto al passato. Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription AD-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod). È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento. Nel 2023 il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano è stato pari a €8,9 mld, in crescita dell’1,6% sul 2022, anno in cui aveva pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% 2022 su 2019). La ripresa ha interessato tutti i comparti: +0,2% la TV in chiaro (€4,8 mld), +3,0% la TV a pagamento (€3,4 mld) e +4,9% la radio (€0,6 mld). La TV a pagamento risente però di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale che continua a calare (-4,9%), anche se con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). In forte aumento il peso specifico dello streaming che nel 2023 rappresenta il 53% dei ricavi della TV a pagamento (€1,8 mld), in rialzo di oltre 38 p.p. rispetto a cinque anni prima. I tre principali operatori (Rai, Sky e Mediaset) detengono congiuntamente circa il 70% dei ricavi televisivi nazionali, ma le piattaforme online continuano a erodere terreno, arrivando a rappresentare il 20% del settore nel 2023 (quasi 13 p.p. in più sul 2019). Rispetto al 2022, i ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 2,0%: +1,2% quelli della TV e +7,1 quelli della radio.


Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 1,6% sul 2022 (risultando però ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019), grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%). Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-4,9%). Il panel si conferma fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2023 (€2,7 mld, +0,3% sul 2022), seguita da Sky (€2,1 mld, +2,3% sul 2022) e Mediaset (€2 mld, +2,5%). Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, ora attive anche nel mercato pubblicitario attraverso il lancio di offerte cosiddette Subscription AD-supported, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per €616 milioni grazie ai suoi oltre 5 milioni di abbonati. Nonostante l’inasprimento del contesto competitivo, dovuto alla continua evoluzione tecnologica e alla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità dei livelli occupazionali sul 2022 (-0,9%). Rispetto al periodo pre-pandemico la riduzione degli organici è però più accentuata, principalmente in seguito al progressivo switch tra il business della TV lineare e la crescente offerta streaming, che è meno labour intensive della prima. L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4,0 p.p. rispetto al 2022). La non soddisfacente redditività dei principali operatori è una diretta conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti OTT (come Netflix e Dazn). Per l’intero 2024 si stima una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla prevista ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (in primis olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription AD-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, anche se con un impulso ridotto rispetto al passato. Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription AD-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod). È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento.

Sofidel acquisisce in Usa divisione tissue di Clearwater paper corp.

Sofidel acquisisce in Usa divisione tissue di Clearwater paper corp.Roma, 22 lug. (askanews) – Sofidel, tra i leader mondiali nella produzione di carta per uso igienico e domestico, noto in particolare per il marchio Regina in Italia e in Europa, ha annunciato la firma di un accordo definitivo per l’acquisizione della divisione tissue di Clearwater Paper Corporation (Clw Tissue).


CLW Tissue – informa una nota – è un attore primario nel mercato nordamericano del tissue, che è un mercato in crescita. La società fornisce prodotti di alta qualità ai principali retailer attivi attraverso vari canali: supermercati, ipermercati e discount. Con ricavi superiori a un miliardo di dollari, una capacità annua di 340 mila tonnellate e oltre 1.600 dipendenti, CLW Tissue opera tramite una rete integrata di quattro stabilimenti produttivi negli Stati Uniti: a Shelby, in North Carolina, Lewiston, in Idaho, Las Vegas, in Nevada ed Elwood, in Illinois.


L’acquisizione rappresenta una tappa significativa nel proseguimento del percorso di crescita di Sofidel in Nord America, un mercato in sviluppo e dalle basi economiche solide, dove Sofidel è presente da più di 10 anni. L’acquisizione permetterà a Sofidel di rafforzare la sua offerta ai clienti del mercato nordamericano, espandere le capacità tecnologiche (inclusa la tecnologia Through Air Drying), e contribuire a ottimizzare la sua rete, consentendole di potenziare ulteriormente gli standard di servizio offerti alla propria clientela.


Sofidel e CLW Tissue sono caratterizzate da un alto grado di affinità culturale fondata sul reciproco focus sull’eccellenza operativa, l’etica e l’integrità. Sofidel si impegna a integrare con efficacia i dipendenti di CLW Tissue nelle proprie attività, garantendo continuità e stabilità. L’acquisizione accelererà ancora il percorso di sostenibilità che Sofidel e CLW Tissue hanno intrapreso, facendo leva sul rispettivo impegno di lunga data e i comprovati risultati ottenuti nella gestione ambientale e della sicurezza. Il closing della transazione è atteso entro il 2024 ed è soggetto alle usuali approvazioni regolatorie e alla soddisfazione di altre consuete condizioni al closing.


“Siamo estremamente orgogliosi di questo accordo, che rappresenta una pietra miliare nella nostra storia. Grazie a questa transazione acquisiamo una rete strategica di quattro stabilimenti produttivi che arricchirà il nostro portafoglio prodotti grazie alla tecnologia TAD, e creerà le condizioni per rafforzare e sostenere notevolmente la nostra crescita in Nord America. Diamo il benvenuto ai dipendenti di CLW Tissue in Sofidel: non vediamo l’ora di poter lavorare insieme a loro per migliorare la qualità della proposta per i nostri clienti”, ha dichiarato Luigi Lazzareschi, Amministratore Delegato di Sofidel. Lazard opera in qualità di advisor finanziario unico e Cleary Gottlieb Steen & Hamilton è advisor legale per Sofidel.