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Fed, Goolsbee: Inflazione in stallo, meglio attendere sui tassi

Fed, Goolsbee: Inflazione in stallo, meglio attendere sui tassiNew York, 19 apr. (askanews) – Tre mesi di dati negativi sull’inflazione “non possono essere ignorati” e la banca centrale americana deve aspettare e ottenere maggiore chiarezza prima di adottare un allentamento sulla politica monetaria, ha dichiarato venerdì il presidente della Fed di Chicago Austan Goolsbee.


“Nel 2024 i progressi sull’inflazione sono in fase di stallo”, ha detto Goolsbee durante la conferenza annuale della Society for Advancing Business Editing and Writing a Chicago. Il presidente della Fed ha suggerito che “in questo momento, ha senso aspettare e ottenere maggiore chiarezza prima di muoversi”. Il mese scorso, Goolsbee, che non è membro votante al Fomc riteneva opportuno tagliare i tassi tre volte entro fine 2024. Il presidente della Fed di Chicago ha aggiunto che il livello del tasso di interesse è “restrittivo” e continuerà a frenare le pressioni inflazionistiche man mano che l’economia tornerà ai livelli pre-pandemia, tuttavia sonsiderata la forza dell’economia e del mercato del lavoro, la Fed deve determinare “se questo è un segnale di surriscaldamento che fa salire l’inflazione”

Fmi: in Italia incentivi fiscali inefficienti, come il Superbonus

Fmi: in Italia incentivi fiscali inefficienti, come il SuperbonusRoma, 19 apr. (askanews) – Dopo la forte ripresa post recessione, l’economia dell’Italia si sta ora orientando verso ritmi di crescita “in linea con il potenziale” e il rallentamento che il Fmi pronostica sul 2026 – con un limitato più 0,2% del Pil – riflette il venir meno del Superbonus e l’incertezza sui fondi del Pnrr. Durante la conferenza stampa sul rapporto sulle prospettive in Europa, il vicedirettore del dipartimento europeo del Fmi, Helge Berger, ha criticato il Superbonus e questo tipo di incentivi: non aiutano la produttività, ha detto.


Interpellato sul da farsi per assicurare un percorso sostenibile del debito pubblico “in cima alla lista ci sono gli incentivi fiscali, molti dei quali non sono efficienti per aiutare l’Italia sulla strada della produttività. Il Superbonus ne è un esempio – ha detto – assieme a altri”. Inoltre in Italia “ci sono scappatoie (loopholes) nel sistema fiscale che limitano la base imponibile e entrate”, mentre secondo Berger bisogna anche intervenire sui sussidi a sostegno del costo della vita.


Su quel che potrebbe aiutare: “assicurare che le riforme siano in carreggiata. E poi c’è un sacco da fare da fare su riforme di istruzione e sulle infrastrutture”, ha detto. Interpellati nello specifico sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina, dal Fmi hanno risposto che sui progetti infrastrutturali solitamente si guarda agli investimenti complessivi e non ai singoli progetti. “Ma è chiaro che su ogni progetto individuale, che fa parte di un piano in qualunque paese, si devono valutare costi e benefici e vuoi fare solo quello che ha un beneficio netto. Che va gestito con una buona governance. Questi principi si applicano all’Italia come a qualunque altro paese”.

Fmi: in Europa atterraggio morbido raggiungibile ma sfide non facili

Fmi: in Europa atterraggio morbido raggiungibile ma sfide non faciliRoma, 19 apr. (askanews) – Per le economie europee un “atterraggio morbido”, da intendere come il ritorno dell’inflazione ai livelli obiettivo con un modesto sacrificio in termini di crescita economica, risulta “raggiungibile”, tuttavia “i venti di traverso potrebbero rendere difficile ripristinare la stabilità dei prezzi mentre si cerca di assicurare una ripresa duratura”. Lo afferma il Fondo monetario internazionale nel rapporto sull’economia dell’Europa, pubblicato oggi in occasione delle assemblee primaverili a Washington.


Nei prossimi trimestri il moderarsi di mercati del lavoro ancora forti dovrebbe sostenere la la crescita dei redditi reali e dei consumi. La ripresa dei consumi a sua volta aiuterà a contrastare gli effetti del necessario ritiro delle misure di supporto contro il caro energia e a sostenere gli investimenti, mentre le politiche monetarie dovrebbero allentarsi. Di fronte a questo contesto, secondo il Fmi, un graduale rafforzamento della domanda privata e il processo disinflazionistico richiederanno un rafforzamento della produttività, mentre i margini delle imprese dovrebbero riportarsi ai valori precrisi.


Nelle economie avanzate i rischi di atterraggio morbido sono “bilanciati”. Tuttavia questo non è l’unico compito che richieda attenzione, prosegue lo studio. In Europa infatti i livelli di redditi pro capite vanno a rilento e restano indietro rispetto ai valori che si registrano nei paesi capofila su scala globale. E questo differenziale non è atteso colmarsi nell’orizzonte prevedibile. La crescita della produttività ha segnato un rallentamento e l’invecchiamento della popolazione rappresenta una zavorra. Più in generale la frammentazione geopolitica nel continente sta gettando ombre sui vecchi modelli di crescita.


Intanto le pressioni di lungo lungo periodo dovute all’invecchiamento delle popolazioni sulla spesa, le ambizioni di interventi sul clima e il rilancio di quelle sulle spese per difesa richiedono riforme strutturali che aggiungono pressioni al tema della sostenibilità della crescita. Secondo il Fmi “centrare queste sfide non sarà facile. Tuttavia l’Europa ha già dimostrato che può superare anche gli ostacoli più difficili quando agisce in maniera determinata e unita. Con le politiche giuste – dice il Fmi – i policy maker possono assicurare un atterraggio morbido e aumentare le prospettive di crescita di lungo termine”.

Governo, Cgil e Uil tornano in piazza: adesso basta

Governo, Cgil e Uil tornano in piazza: adesso bastaRoma, 19 apr. (askanews) – Cgil e Uil tornano in piazza. Dopo gli scioperi di novembre e dicembre scorsi contro la manovra economica e quello dell’11 aprile per sollecitare misure più incisive per arginare le morti sul lavoro, domani le due confederazioni sfileranno in corteo, a Roma, su salute e sicurezza, diritto alla cura e sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari. La manifestazione nazionale, il cui slogan è “Adesso basta!”, si concluderà in piazzale Ostiense (concentramento alle 9.30 in piazzale La Malfa, partenza del corteo in viale Aventino alle 10.30) con i comizi dei leader delle due organizzazioni, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.


Non si allenta, dunque, la pressione dei due sindacati sul Governo Meloni. Una mobilitazione che, hanno annunciato lunedì scorso in conferenza stampa i due segretari generali, non si arresterà e che, anzi, proseguirà nelle prossime settimane fino al raggiungimento degli obiettivi. Ancora una volta la Cisl non ci sarà. La confederazione guidata da Luigi Sbarra ha da tempo scelto un’altra strategia: restare inchiodata ai tavoli di confronto; proseguire la mobilitazione con le proprie modalità nei luoghi di lavoro e nei territori; proporre un patto tra istituzioni, politica e parti sociali; valorizzare l’accoglimento da parte di Palazzo Chigi di alcune delle proposte contenute nelle piattaforme unitarie, continuando allo stesso tempo a incalzare il Governo. Secondo Cgil e Uil, invece, le scelte dell’esecutivo non vanno nella direzione delle richieste unitarie. Pertanto, la protesta non si fermerà. Sulla sicurezza sul lavoro per le due sigle sindacali occorre restituire il sistema di qualificazione di tutte le imprese, sia pubbliche che private, fondato sul rispetto delle normative e sulla regolare applicazione dei contratti collettivi delle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. La patente a punti, non una leggera patente a crediti, deve essere uno strumento chiaro di sanzione e interdizione dalle attività e dall’accesso degli appalti pubblici pubblici e privati, di tutte le imprese scorrette o operanti in qualsiasi settore. L’obiettivo è zero morti sul lavoro. Sul fisco chiedono di attingere laddove ci sono le risorse per finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici.


La riforma fiscale del governo, aggiungono, continua a tassare lavoro e pensioni più dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari e del lavoro autonomo benestante. Non tassa invece gli extraprofitti e premia l’evasione, che sottrae 90 miliardi di euro ogni anno alle politiche sociali e di sviluppo del Paese. Cgil e Uil dicono basta con le sanatorie, coi condoni, 18 da inizio legislatura, e i concordati. E anche con i premi a settori che continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. Bisogna inoltre indicizzare all’inflazione le detrazioni per lavoro e pensioni. Nessuna flat tax, ma un fisco progressivo su tutti i redditi personali. In tema di salari i sindacati chiedono di rafforzare la contrattazione collettiva settoriale; ridurre l’orario di lavoro a parità di retribuzione; promuovere azioni per una reale parità e il superamento del gap salariale tra uomini e donne; garantire la partecipazione organizzativa e il coinvolgimento dei lavoratori; dare attuazione agli accordi interconfederali sulla rappresentanza sindacale e l’elezione delle rappresentanze sindacali unitarie in ogni luogo di lavoro.


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Panetta: netta frenata economia globale, ma rischi più equilibrati

Panetta: netta frenata economia globale, ma rischi più equilibratiRoma, 19 apr. (askanews) – “L’economia globale ha considerevolmente rallentato, a riflesso di diverse sfide. Grazie ai progressi compiuti nella lotta contro l’inflazione, i rischi sulle prospettive risultano ora più bilanciati e un atterraggio morbido più probabile. Tuttavia le prospettive di crescita sul medio termine restano sottotono”. È il quadro della situazione illustrato da Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia nella sua relazione al 109esimo incontro del Development Comittee per conto dell’Italia ma anche di Albania, Grecia, Malta, Portogallo, San Marino e Timor-Leste.


“Una ripresa sbilanciata e l’aumentare della frammentazione economica e politica potrebbero peggiorare il divario tra e nelle nazioni – prosegue – minando la convergenza sui redditi e il welfare per le economie più povere e vulnerabili”. Di fronte a questa situazione, secondo Panetta è “di primaria importanza che il sistema multilaterale e le istituzioni finanziarie internazionali assumano interventi tempestivi e decisivi. Opportunità e rischi associati con il cambiamento climatico, le nuove tecnologie, le tendenze demografiche, le pressioni migratorie, combinate con la necessità di preservare la pace, sono di natura globale e nessun paese – avverte – può gestirle da solo”.

Ue, Letta: finanziare transizione con nuovi strumenti risparmio

Ue, Letta: finanziare transizione con nuovi strumenti risparmioRoma, 19 apr. (askanews) – “L’urgenza di questo rapporto nasce dal fatto che tutti i dati dimostrano che cinesi e indiani da una parte e americani dall’altra stanno andando più forte di noi europei, soprattutto innovando di più”. Lo afferma l’ex premier Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors, intervistato dal Corriere della Sera all’indomani della presentazione ai leader Ue del suo rapporto sul futuro del Mercato unico.


“Il mercato unico – spiega Letta – è rimasto indietro e il mio rapporto preconizza la possibilità di recuperare l’integrazione in tre macro settori in cui il sistema è frammentato in mercati nazionali, ovvero le telecomunicazioni, l’energia e i mercati finanziari, e immette nuove idee. In particolare propone la quinta libertà, cioè la libertà della conoscenza, dei dati e della ricerca. L’Europa è drammaticamente indietro su innovazione e ricerca”, sottolinea. “La frammentazione del mercato finanziario europeo – aggiunge l’ex premier – lo rende poco attrattivo: si calcola in 300 miliardi di euro l’anno la cifra di risparmi di noi europei che se ne va negli Stati Uniti invece di finanziare l’economia europea e la transizione verde e la difesa”, e per ovviare a ciò “bisogna mettere insieme il finanziamento privato, rendendo il finanziamento di queste iniziative appetibile per i capitali privati, e finanziamenti pubblici come è stato per Next generation Eu. Ma in questa fase ci sono i Paesi nordici, come la Germania e non solo, che sono profondamente contrari a mettere soldi nuovi. Quindi – spiega Letta – bisogna sbloccare questa situazione attraverso una serie di strumenti innovativi, come degli strumenti di risparmio che consentano al cittadino di avere buoni tassi di interesse e di non rischiare, e allo stesso tempo far sì che questi soldi alimentino il finanziamento della transizione e non si perdano invece dentro i conti correnti bancari o finiscano negli Stati Uniti”.

Ue, progressi sostanziali sull’Unione dei mercati dei capitali

Ue, progressi sostanziali sull’Unione dei mercati dei capitaliBruxelles, 18 apr. (askanews) – Il Consiglio europeo di Bruxelles “ha preso oggi una decisione molto positiva, coraggiosa e non facile”, con i passi avanti che ha fatto verso l’Unione dei mercati dei capitali dei 27 Stati membri, un progetto che esiste da tempo ma che finora non si è riusciti a realizzare. Ma che “oggi ha cambiato di livello di importanza, ed è diventato cruciale per il futuro”.


Lo ha affermato nel pomeriggi a Bruxelles l’ex premier italiano Enrico Letta, durante una conferenza stampa dopo fine del Consiglio europeo, in cui ha presentato ai leader dei Ventisette il suo rapporto sul futuro del mercato unico europeo, che vede proprio nell’integrazione dei mercati finanziari degli Stati membri uno dei suoi punti più importanti. Il Consiglio europeo ha inserito questo punto nelle sue conclusioni, come parte del quadro per attuare un nuovo “accordo europeo sulla competitività”, chiedendo che sull’Unione dei mercati dei capitali “i lavori siano portati avanti con decisione e rapidità”.


I leader dei Ventisette, si legge nelle conclusioni, chiedono di “portare avanti senza indugio i lavori in seno al Consiglio Ue e alla Commissione su tutte le misure individuate, necessarie per creare mercati europei dei capitali realmente integrati e accessibili a tutti i cittadini e le imprese di tutta l’Unione, a vantaggio di tutti gli Stati membri”. In particolare, questa richiesta mira innanzitutto ad “armonizzare gli aspetti rilevanti della disciplina nazionale sull’insolvenza delle imprese”, e a “promuovere gli investimenti, anche in azioni transfrontaliere, attraverso la convergenza mirata di sistemi societari ben progettati per gli operatori e i meccanismi dei mercati dei capitali”.


Questi due punti sono stati oggetto di lunghe discussioni tra i leader, che hanno portato a una modifica sostanziale del testo iniziale delle bozza di conclusioni, laddove menzionava chiaramente “l’armonizzazione delle leggi sulla tassazione delle imprese per stimolare gli investimenti nelle azioni societarie” insieme all’armonizzazione delle leggi sull’insolvenza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa al termine del vertice ha affermato a questo proposito che tra i leader “c’è il desiderio di intensificare gli investimenti, specialmente attraverso una convergenza mirata ai sistemi, alle condizioni di business per le imprese”. Ad ogni modo, il richiamo alla “armonizzazione della fiscalità delle imprese” è stato eliminato, come chiedevano diversi Stati membri (in particolare Lussemburgo, Olanda, Estonia, Irlanda).


In compenso, Michel ha sottolineato i “progressi assolutamente sostanziali” che ci sono stati su altri due punti importanti per l’integrazione dei mercati finanziari: il diritto fallimentare (ovvero le leggi sull’insolvenza delle imprese) e la supervisione. “In oltre 10 anni che è sul tavolo il progetto di unificazione dei mercati dei capitali, questo rappresenta una svolta sostanziale”, ha insistito, puntualizzando che il testo delle conclusioni sulla supervisione è “molti più preciso di quello da cui siamo partiti” nella bozza iniziale “quando siamo entrati in questa sala. Il testo chiede che si lavori a “migliorare la convergenza e l’efficienza della vigilanza dei mercati dei capitali in tutta l’Ue”, mentre la bozza si limitava a un più generico “migliorare la supervisione”. Inoltre, si “invita la Commissione a fare una valutazione e a lavorare sulle condizioni che consentano alle autorità europee di supervisione di vigilare efficacemente sugli attori transfrontalieri di rilevanza sistemica dei mercati finanziari e dei capitali”, come prevedeva già la bozza, ma aggiungendo successivamente: “con l’obiettivo di rafforzare l’integrazione finanziaria e garantire la stabilità finanziaria, semplificando i processi e riducendo i costi per il rispetto delle norme, tenendo conto degli interessi di tutti gli Stati membri”. Le conclusioni del Consiglio europeo chiedono anche di “rilanciare il mercato europeo delle cartolarizzazioni, anche attraverso modifiche normative e prudenziali, sfruttando i margini di manovra disponibili”, di “migliorare le condizioni per gli investimenti in azioni” sia per quelli “istituzionali”, che per quelli “al dettaglio e transfrontalieri”, e di migliorare anche le opzioni di entrata e uscita dal finanziamento delle imprese europee. Il Consiglio europeo vuole poi “garantire condizioni di parità nell’accesso al capitale privato per tutti gli Stati membri” e chiede che sia “progettato e attuato un prodotto di investimento/risparmio transfrontaliero semplice ed efficace per gli investitori al dettaglio”, e che siano “sviluppati fondi pensioni e prodotti di risparmio a lungo termine”. Nelle conclusioni, infine, si sollecita la creazione di “un ambiente per gli investimenti attraente e favorevole ai consumatori”, promuovendo “una cultura dell’investitore tra i cittadini dell’Ue, anche rafforzando la loro alfabetizzazione finanziaria e promuovendo iniziative di sensibilizzazione”, e si chiede di “rivedere e semplificare il quadro normativo dei mercati finanziari per ridurre la burocrazia”.

Inps, al via la presidenza di Gabriele Fava. Insediato il nuovo Cda

Inps, al via la presidenza di Gabriele Fava. Insediato il nuovo CdaRoma, 18 apr. (askanews) – Con l’insediamento del Presidente Gabriele Fava e del nuovo Consiglio d’Amministrazione oggi a Roma (presso Palazzo Wedekind), ha preso il via il nuovo corso dell’INPS. L’Istituto, il più grande ente previdenziale d’Europa, attualmente eroga oltre 400 servizi a una platea di 42 milioni di utenti, attraverso una rete capillare di 671 sedi e sportelli in tutto il territorio nazionale.


Il Presidente Fava, nominato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (DPCM 19/12/2023), viene da oggi affiancato nella conduzione dell’Istituto da un Consiglio di Amministrazione di quattro membri composto da: Micaela Gelera, esperta di welfare e già Commissario straordinario dell’INPS; Marialuisa Gnecchi, da dicembre 2019 a giugno 2023 già Vicepresidente dell’INPS e precedentemente Parlamentare della Repubblica e Vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano e della Regione Autonoma del Trentino-Alto Adige; Antonio Di Matteo, più volte Assessore comunale, componente del CNEL e membro del CDA di Enpals, fino a marzo 2024 Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori; Fabio Vitale, Direttore regionale e Direttore centrale in Istituto e poi Direttore presso il MISE e attualmente all’AGEA. ‘L’obiettivo principale del nuovo corso dell’INPS sarà quello di supportare la trasformazione del nostro sistema di welfare da difensivo a generativo, cioè da sistema di gestione pubblica delle risorse contributive e socio-assistenziali, a sistema capace quindi di generare valore per la persona, affinché sia consapevole delle prospettive aperte lungo l’arco della sua vita attiva, dei diritti e delle prerogative che l’Istituto garantisce. Avvieremo da subito una grande campagna di ascolto con tutti gli stakeholder, interni ed esterni, con l’impegno di consolidare e migliorare il rapporto già esistente con le Pubbliche amministrazioni, le parti sociali, le imprese e tutti i soggetti pubblici e privati che a diverso titolo interagiscono con l’Istituto nell’interesse dei beneficiari delle prestazioni previdenziali e di welfare. Al centro di questo progetto pongo le persone: i dipendenti dell’Istituto che rendono possibile l’erogazione dei servizi e a cui chiederò già domani, nella prima riunione con i Direttori, di condividere questa visione; gli utenti di tutti i servizi; i datori di lavoro pubblici e privati; i professionisti che intermediano le nostre funzioni e tutti coloro che a diverso titolo collaborano con l’INPS’, afferma il Presidente Gabriele Fava, che aggiunge: ‘Ringrazio il Ministro del Lavoro, il Ministro dell’Economia e delle Finanze e tutto il Governo che ha dato fiducia a me e ai membri del Consiglio d’Amministrazione, attribuendoci l’incarico di guidare questo prestigioso Istituto che svolge un compito così essenziale nel contesto socio-economico del Paese. Un ringraziamento particolare alla consigliera Micaela Gelera, che fino a ieri ha guidato l’INPS come Commissario straordinario, all’ex Direttore generale Vincenzo Caridi e all’attuale facente funzioni Antonio Pone’.


In occasione dell’insediamento, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che si trova a Washington per gli Spring Meetings della Banca Mondiale e per incontrare la sua omologa statunitense – Julie Su – in vista del G7 Lavoro, ha inviato un messaggio con auguri di buon inizio della consiliatura, confermando la sua presenza il prossimo 23 aprile, al primo CDA dell’Istituto. Il Ministro, ringraziando per il ‘qualificato e indispensabile apporto del Commissario Straordinario e del Direttore generale’, ha rivolto un augurio a tutte le risorse dell’Istituto che hanno permesso l’attuazione delle recenti riforme, anche sacrificando giornate festive o di ferie. ‘Dalla buona gestione dell’INPS dipendono i destini di decine di milioni di nostri concittadini e non solo ed è quindi indispensabile lavorare per il miglioramento costante dei servizi erogati’.


Chi sono il nuovo Presidente e i membri del CDA Gabriele Fava, Presidente. Avvocato, fondatore dello Studio legale Fava & Associati, vanta un’esperienza trentennale nell’ambito della consulenza e assistenza giudiziale e stragiudiziale in materia giuslavoristica, societaria e civile a società, ordini professionali ed enti pubblici in genere. Esperto di relazioni sindacali e industriali, ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali e di gestione dei negoziati con le rappresentanze sindacali. È inoltre specializzato in materia di corporate governance, con specifico riferimento alla responsabilità amministrativa degli enti ex. D.lgs. n. 231/2001. È professore a contratto di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza. È stato Commissario straordinario di Alitalia Società Aerea Italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A e Presidente della Società Autostrade Alto Adriatico Spa. Dal 2018 al 2023 è stato componente del Consiglio di presidenza della Corte dei conti, in cui ha ricoperto anche l’incarico di Vicepresidente. Nel corso di questo incarico è stato anche Presidente dell’Osservatorio per le risorse pubbliche della magistratura contabile. Nel quadriennio 2019-2023 è stato probiviro dell’Assemblea privata di Confindustria. Membro di AIDLaSS, Associazione italiana di diritto del lavoro e della sicurezza sociale, è autore di diverse pubblicazioni riguardanti prevalentemente la materia lavoristica, civile e della ‘data protection’. Ha preso parte, in qualità di membro e/o Presidente, a collegi di probiviri, organismi di vigilanza e commissioni di studio di alto profilo. Ha altresì ricoperto diversi incarichi istituzionali, anche in qualità di consigliere giuridico in diverse legislature. Da diversi anni è consulente legale di Europa Donna Italia nonché partner del progetto TrasformAzione volto al reinserimento nel mondo del lavoro di donne con e dopo il tumore al seno; è da sempre impegnato a sostegno del Terzo settore.


Il Consiglio di Amministrazione Micaela Gelera. Da giugno 2023 ad aprile 2024 ha svolto il ruolo di Commissario straordinario dell’Istituto ed è stata la prima donna a guidare l’Ente previdenziale più grande d’Europa. Esperta di welfare, si è occupata anche di politiche assicurative e previdenziali. È componente del Consiglio Nazionale degli Attuari e per lo stesso Ordine è coordinatrice della Commissione Pensioni. Marialuisa Gnecchi. Marialuisa Gnecchi è stata funzionaria Inps dal 1973 al 1989. Dal 1990 al 1998 assume responsabilità sindacali nella CGIL/AGB dell’Alto Adige, prima come Segretaria generale del pubblico impiego e poi come Segretaria generale della confederazione. A novembre 1998 è eletta nel Consiglio Regionale Trentino-Alto Adige, ricoprendo il ruolo di Assessore al Lavoro, Scuola e Formazione professionale della Provincia Autonoma di Bolzano. Dopo la rielezione nel 2003, oltre alle precedenti, acquisisce le deleghe innovazione, immigrazione, cooperative e pari opportunità, diventando Vicepresidente della Provincia. Dal 2006 al 2008 assume la Vicepresidenza della Regione Trentino-Alto Adige con delega agli Enti Locali. Nel 2008 è eletta per la prima volta alla Camera, dove entra a far parte per cinque anni della Commissione Lavoro. Rieletta nel 2012, diventa Vicepresidente dell’Inps a dicembre del 2019. Antonio Di Matteo. Antonio Di Matteo, abruzzese di Avezzano, formatosi attraverso studi classici, ha maturato una lunga esperienza nel settore pubblico e aziendale. In campo amministrativo è stato più volte Assessore comunale nonché Presidente di Enti sovracomunali e componente del Cnel e del CDA di Enpals. Cresciuto in un ambiente profondamente cattolico, ha sviluppato una spiccata sensibilità per il prossimo, che lo ha guidato poi nel suo costante impegno sociale. Da sempre impegnato nel Movimento Cristiano Lavoratori è stato più volte Vicepresidente nazionale e poi Presidente, da gennaio 2019 a marzo 2024. È, inoltre, Presidente della Fondazione Italiana Europa Popolare. Grazie alla sua esperienza in campo internazionale nel 2005 è stato eletto vicepresidente dell’Ueldc (Unione Europea dei Lavoratori Democratici Cristiani). Attento conoscitore delle materie del lavoro e della formazione, ha ricoperto ruoli di primo piano nell’ambito del Forum del Terzo Settore e dell’associazione Retinopera. Fabio Vitale. Fabio Vitale, laureato in economia, giurisprudenza e sociologia, un master in finanza e controllo di gestione e uno in business administration, abilitato alla professione forense, giornalista pubblicista, ha ricoperto diversi incarichi in Inps: è stato alla guida della Direzione regionale in Umbria, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Lazio nonché Direttore centrale Vigilanza, prevenzione e contrasto all’economia sommersa. Ha inoltre ricoperto l’incarico di presidente nazionale della Cabina di regia del lavoro agricolo di qualità. È stato poi Direttore Generale per la Vigilanza sugli enti cooperativi e sulle società del Ministero dello Sviluppo economico e, dal 2022, Direttore dell’Agea, con funzioni di Direttore generale e CDA.

Letta ai leader Ue: il mio rapporto non è una Bibbia ma “cassetta attrezzi”

Letta ai leader Ue: il mio rapporto non è una Bibbia ma “cassetta attrezzi”Bruxelles, 18 apr. (askanews) – Il rapporto sul futuro del mercato unico europeo, che l’ex premier italiano Enrico Letta ha presentato oggi ai capi di Stato e di governo dell’Ue durante il Consiglio europeo di Bruxelles, “non è una Bibbia, ma una cassetta degli attrezzi (‘tool box’)”, con diversi strumenti che si può scegliere di usare, alcuni immediatamente, mentre per altri ci vorrà più tempo, per affrontare i problemi e rispondere ai bisogni di un’economia europea che sta restando indietro sempre di più rispetto ai suoi diretti concorrenti globali, gli Usa e la Cina.


Lo ha detto lo stesso Letta ai leader dei Ventisette durante la presentazione del rapporto, ritrasmessa online dal canale audiovisivo europeo Ebs. Ed è proprio questa la “diagnosi” del rapporto: “Il rischio di un divario (‘décrochage, sganciamento, ndr), un ‘gap’ che sta aumentando, in particolare tra l’Ue e gli Stati Uniti, e che nella prossima legislatura europea dovremo cercare di colmare in molti settori”, ha sottolineato l’ex premier italiano. Letta ha dato un titolo, “Molto più di un mercato”, che, ha spiegato, significa che è “la vita dei cittadini ad essere al centro di tutti”, e richiama le idee del “grande leader” Jacques Delors, scomparso alla fine del 2023, che guidò la Commissione europea dal 1985 al 1995, e che “inventò” il mercato unico, fissando l’obiettivo della sua realizzazione entro il 1993, e proponendo negli anni precedenti tutta la legislazione necessaria per abbattere le barriere che lo impedivano.


Quando la grande impresa di Delors fu lanciata, ha ricordato Letta, gli Stati membri decisero di lasciare fuori tre settori, gli “avanzi” (“leftover”) del mercato unico: telecomunicazioni, energia e mercati finanziari. Era un’altra epoca: “C’era ancora l’Unione Sovietica, la Germania non era stata riunificata, l’Ue aveva meno della metà degli Stati membri di oggi, e si chiamava Comunità europea, e la Cina e l’India insieme rappresentavano mendo del 5% dell’economia mondiale. Questo era il mondo allora, ma oggi c’è un nuovo mondo e ci sono nuovi bisogni”, in particolare nei tre settori indicati, ha rilevato l’ex premier italiano, aggiungendo che bisogna vedere “come finanziare questi bisogni”. “Io non propongo cambiamenti dei Trattati Ue. Voglio essere chiaro su questo, perché so molto bene che oggi significherebbe non essere molto concreti, o non essere in grado di agire immediatamente. Naturalmente – ha precisato Letta – non significa che io stia dicendo che non c’è bisogno di modifiche dei Trattati, anzi, penso che potremmo averne bisogno. Ma in questo rapporto troverete delle soluzioni pragmatiche, con una visione, ma pragmatiche”.


Per quanto riguarda le telecomunicazioni, il rapporto punta il dito sulla frammentazione del mercato europeo in cui “ci sono più di 100 operatori”, e ricorda che “la rivoluzione tecnologica oggi non è europea”, mentre lo era stata negli anni ’80 e ’90. “Ho visitato – ha riferito Letta – gli impianti della Ericsson e della Nokia a Stoccolma e a Helsinki. Ma è chiaro che oggi dobbiamo rilanciare il settore, ed è chiaro che l’economia di scala qui conta, anche se i consumatori devono essere protetti”. Il secondo settore è quello dell’energia. “Abbiamo bisogno di una Unione dell’energia. Ho concentrato la mia attenzione sul bisogno di infrastrutture. E’ come per le ferrovie ad alta velocità: ce le abbiamo in ogni paese, ma non sono connesse tra loro”, tranne che per l’asse Parigi-Bruxelles-Amsterdam. “Dovremo lavorare a questo”, ha spiegato Letta, che all’inizio della sua presentazione aveva puntato il dito proprio sulla mancanza di treni ad alta velocità tra le grandi città europee, tanto da costringerlo a prendere l’aereo per effettuare le sue consultazioni in tutti gli Stati membri. E aveva proposto un piano europeo per creare questo collegamento tra le capitali. Sui mercati finanziari, l’ex premier italiano ha lamentato che “noi ci dividiamo le briciole, mentre è negli Stati Uniti il grosso” del business. L’autore del rapporto propone un cambiamento importante al progetto di Unione dei mercati dei capitali, che da molti anni non si riesce a realizzare, nonostante qualche recente progresso, a causa della mancanza di volontà politica da parte di alcuni Stati membri (Irlanda, Lussemburgo, Olanda, ma anche Germania e altri). Letta propone di ribattezzare il progetto ‘Unione del risparmio e degli investimenti’, con “l’idea di legare l’unificazione del mercato non alla finanza per la finanza, ma al finanziamento di ‘beni comuni’ europei. Se non troviamo finanziamenti privati per questi beni comuni, il loro finanziamento non potrà che essere pubblico”, ha avvertito.


“Abbiamo bisogno di organizzare un equilibrato insieme di strumenti che ci aiuti a finanziare la transizione verde e digitale, la difesa, l’ampliamento dell’Ue”. Tutte cose “cruciali”, per le quali bisognerà “mettere insieme un set di interventi con fondi privati, pubblici, nazionali ed europei. Se saremo capaci di mettere insieme questo insieme di strumenti, saremo in grado di dare le risposte necessarie”, ha indicato l’ex premier. E ha aggiunto: “Durante le mie consultazioni negli Stati membri mi hanno chiesto: chi pagherà per tutto questo? E molti mi hanno detto: noi non paghiamo, ci vuole una soluzione comune”. Letta ha poi parlato della necessità di consentire alle piccole e medie imprese di trarre vantaggio al massimo dal mercato unico, cosa che “oggi non fanno, a causa della sua frammentazione e altre difficoltà”. Il mercato unico “deve essere per tutti”, ma “finora è stato più per le grandi imprese che per le Pmi”, ha insistito. “La mia proposta – ha spiegato – è l’idea di un ‘ventottesimo regime’ giuridico e di diritto societario, e anche per altri aspetti, che costituisca una sorta di ‘passepartout’ europeo per le Pmi. Credo che sia una buona idea per aiutarle”. Il concetto inglese di “ventottesimo regime” si riferisce a un quadro giuridico europeo che non sostituisce, ma si affianca ai quadri giuridici nazionali dei 27 Stati membri, con la possibilità di “opt in” per le imprese, ovvero di sottoporsi al regime giuridico europeo, traendone tutti i vantaggi. Letta, infine, ha proposto un “Fondo per la solidarietà e l’allargamento” (“Solidarity and Enlargement Facility), e questo per “una semplice ragione: visitando tutti gli Stati membri ho avuto l’impressione che l’ampliamento” dell’Ue a nuovi Stati membri “stia creando preoccupazioni riguardo alla possibilità di perdere i benefici della politica agricola comune e delle politiche di coesione. Dobbiamo evitare che questo processo renda l’allargamento impopolare”. Per questo, ha detto, “bisognerà accompagnarlo con un fondo che possa aiutare i beneficiari netti di oggi” delle politiche comunitarie. “Penso che sia un punto molto importante”. A questo punto, l’ex premier italiano ha ricordato che l’ultimo rapporto Ue sul mercato unico fu affidato nel 2010 al suo predecessore e amico Mario Monti. “Nel mio rapporto, io ho ripreso alcuni dei suoi temi. Questo significa, 14 anni dopo, che non siamo riusciti a risolvere alcune questioni da lui sollevate, che sono ancora là. Per questo penso che sia importante agire ora, e questo senso di urgenza è in ogno pagina del rapporto”, ha concluso Letta.

Bsh Elettrodomestici: Italia strategica, puntiamo ad aumentare nostra quota

Bsh Elettrodomestici: Italia strategica, puntiamo ad aumentare nostra quotaMilano, 17 apr. (askanews) – “L’Italia è un Paese strategico in cui il gruppo Bsh vuole investire”. E il contesto di mercato è propizio per accrescere ancora quella quota dell’11,5% che a fine 2023 il gruppo tedesco, attraverso i suoi marchi, Bosch, Siemens, Neff e Gaggenau, ha raggiunto. A parlare delle prospettive del mercato nostrano è Enrico Hoffmann, ceo di Bsh Elettrodomestici Italia che in occasione della 62esima edizione del Salone del Mobile, insieme ai vertici global del gruppo, ha presentato nei padiglioni in fiera a Rho le novità di prodotto e raccontato la strategia di crescita.


“In Italia abbiamo una quota di mercato che supera l’11%, siamo sotto la media europea ma stiamo crescendo – ci ha spiegato Hoffmann – Per noi è un Paese un po’ complicato perchè storicamente ha avuto un’industria, tutta italiana, che adesso purtroppo è sempre meno forte”. Lo scenario di mercato, in effetti, vede ormai solo un paio di player italiani, l’industria di fatto è nelle mani di grandi gruppi stranieri. E di questo Bsh vuole approfittare per crescere. “Noi stiamo assistendo a un cambiamento forte e importante del mercato – ci ha detto – e per noi è un’opportunità. Crescere in Italia è la nostra ambizione”. Ne è la prova l’investimento su Milano per lo sviluppo del nuovo quartier generale del gruppo in Italia, inaugurato circa un anno fa. “L’Italia – ha evidenziato – è un Paese strategico in cui il gruppo vuole investire”. Nella geografia dei 50 Paesi in cui Bsh è presente, il nostro è il nono mercato: “Non è come Cina, Stati Uniti e Germania che sono mercati enormi però possiamo dire che in Europa l’Italia è tra i primi tre Paesi insieme a Francia e Germania – ha raccontato – sono questi tre Paesi che in Europa hanno la maggioranza del fatturato”. Il 2023 per Bsh Italia si è chiuso con circa 310 milioni di euro di vendite a volume, sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima, in un contesto economico e di mercato sfidante. Un anno di “normalizzazione”, secondo Hoffmann, dopo il boom del periodo Covid. “Come settore siamo quelli che hanno beneficiato di più del periodo Covid in un mercato che è comunque saturo e molto stabile. Nel 2021 e nel 2022 c’è stato un boom della domanda a un livello eccezionale. Ora quello che viene definito rallentamento io lo chiamo normalizzazione anche perchè in Italia siamo ancora sopra i livelli del 2019”, fa notare. A rendere sfidante il 2023 anche “l’effetto di qualcosa che ci eravamo dimenticati: l’inflazione. L’anno scorso il calo registrato è stato a volume mentre a valore a causa del forte aumento dei prezzi nel nostro settore questo rallentamento è stato molto più leggero”. All’effetto dell’inflazione si è sommato poi un elemento tutto italiano: i bonus. “Se il mercato dell’arredo e delle ristrutturazioni viene incentivato fiscalmente aiuta anche noi. Il fatto che i bonus ora non ci siano più – ha spiegato – è uno dei motivi di questo calo, insieme a un’inflazione importante e a un’insicurezza generale”.


I segnali sul 2024, per quanto sia ancora all’inizio, parlano di una quota di mercato in crescita a valore anche nel primo trimestre (+0,5%) con una prospettiva sui prezzi che potrebbe mostrare segni di rallentamento: “Noi stiamo già vedendo un ribasso dei prezzi – ha detto Hoffman – ogni azienda poi lo interpreta in modo diverso, tramite promozioni o un posizionamento diverso dei nuovi lanci ed è quello che stiamo facendo noi”.