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Bce, De Guindos rilancia segnali di possibile taglio tassi giugno

Bce, De Guindos rilancia segnali di possibile taglio tassi giugnoRoma, 18 apr. (askanews) – Al Consiglio direttivo della Bce “sarà appropriato ridurre l’attuale livello di freno monetario” se le valutazioni aggiornate sulle prospettive di inflazione, le dinamiche dei prezzi di fondo e la forza della trasmissione della politica monetaria “dovessero aumentare la nostra fiducia che l’inflazione stia convergendo verso il nostro obiettivo (2%) in maniera sostenuta”. Lo ha lo ribadisce il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos nel suo intervento di apertura alla audizione per la presentazione del rapporto annuale dell’istituzione al Parlamento europeo.


“Le nostre future decisioni assicureranno che i nostri tassi restino sufficientemente restrittivi per tutto il tempo che sarà necessario”, aggiunge, secondo il testo dell’intervento pubblicato dall’istituzione. Nelle ultime settimane la Bce ha lanciato ripetuti segnali sul suo orientamento a operare un primo taglio dei tassi a al Consiglio direttivo del 6 giugno, dopo che tra il luglio del 2022 il settembre dello scorso anno ha complessivamente alzato i riferimenti sul costo del denaro di 450 punti base, in risposta all’elevata inflazione. Negli ultimi mesi l’inflazione ha mostrato un calmieramento più rapido del previsto. (fonte immagine: Bce 2024)

Fed, Powell: Mancanza progressi su inflazione ritarderà tagli tassi

Fed, Powell: Mancanza progressi su inflazione ritarderà tagli tassiNew York, 17 apr. (askanews) – Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato martedì che l’economia americana, pur essendo forte, non ha visto l’inflazione tornare all’obiettivo del 2% stimato dalla banca centrale, sottolineando che sarà improbabile che i tagli dei tassi di interesse siano in vista in tempi brevi.


Intervenendo a un forum politico incentrato sulle relazioni economiche tra Stati Uniti e Canada, Powell ha affermato che, sebbene l’inflazione continui a scendere, non si è mossa abbastanza rapidamente. “I dati più recenti mostrano una crescita solida e una forza continua nel mercato del lavoro, ma anche la mancanza di ulteriori progressi quest’anno riguardo al ritorno al nostro obiettivo di inflazione del 2%”, ha detto Powell, indicando che l’attuale livello di politica monetaria probabilmente rimarrà in vigore più a lungo. “I dati recenti chiaramente non ci hanno dato maggiore fiducia, e invece indicano che probabilmente ci vorrà più tempo del previsto per raggiungere quella fiducia”, ha detto Powell.

Confindustria,domani Orsini presenta la squadra:Gozzi sarà advisor

Confindustria,domani Orsini presenta la squadra:Gozzi sarà advisorRoma, 17 apr. (askanews) – Ultimi ritocchi per la squadra del presidente designato di Confindustria, Emanuele Orsini. Tra conferme e new entry saranno tredici i vicepresidenti che affiancheranno Orsini nel suo mandato. Entrerà nel team in qualità di special advisor anche Antonio Gozzi, presidente di Federacciai ed ex candidato alla successione di Carlo Bonomi. Ruolo di special advisor anche per Gianfelice Rocca, presidente del gruppo Techint.


Tre dovrebbero essere le donne della squadra di Orsini. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Lucia Aleotti (Farmindustria), di Lara Ponti e Annalisa Sassi (Confindustria Emilia Romagna). Quanto alle altre caselle, Vincenzo Marinese (Confindustria Venezia) dovrebbe ottenere la vicepresidenza con delega all’organizzazione, Angelo Camilli (Unindustria Lazio) la vicepresidenza con delega alla finanza, credito e fisco. Tra le conferme Stefan Pan che dovrebbe continuare ad occuparsi di Europa e Maurizio Marchesini che dovrebbe passare alle Relazioni industriali. A Natale Mazzuca (Unindustria Calabria) dovrebbe andare la vicepresidenza per il Sud e a Mario Zanetti (Confitarma) quella all’Economia del mare. Ancora in bilico la casella del Centro Studi. Circolano i nomi di Marco Nocivelli (Anima Confindustria) o di Aleotti per questo ruolo. Nella squadra di Orsini, poi, potrebbe avere una carica anche Leopoldo Destro (Confindustria Veneto Est) ed essere confermato Francesco De Santis, attuale vicepresidente per la Ricerca e lo Sviluppo.


Ai dieci imprenditori scelti da Orsini si aggiungono i tre vicepresidenti di diritto: il presidente della Piccola Industria, Giovanni Baroni, il numero uno dei Giovani, Riccardo Di Stefano, e il presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali. Quest’ultima carica dovrebbe andare ad Annalisa Sassi. Aurelio Regina dovrebbe ricoprire la carica di delegato all’energia, mentre per il ruolo di direttore generale in pole position ci sarebbe Maurizio Tarquini, attualmente d.g. di Unindustria Lazio.


Domani i 187 imprenditori del Consiglio generale voteranno il programma e la proposta di squadra di presidenza. Ultima tappa per Orsini sarà l’assemblea dei delegati del 23 maggio chiamata ad eleggere il nuovo presidente e il suo team.

Tesla chiede voto azionisti su paga Musk e trasferimento in Texas

Tesla chiede voto azionisti su paga Musk e trasferimento in TexasNew York, 17 apr. (askanews) – Il consiglio di amministrazione della casa automobilistica Tesla chiederà mercoledì agli azionisti di ripristinare il pacchetto salariale da 56 miliardi di dollari del CEO Elon Musk, che il giudice del Delaware, Kathaleen McCormick, aveva annullato all’inizio del 2024 dopo aver stabilito che l’accordo di compensazione da record era “profondamente imperfetto”.


Tesla ha anche affermato che chiederà agli azionisti di approvare lo spostamento della sede della società dal Delaware al Texas. Musk aveva suggerito la mossa dopo che il suo pacchetto salariale era stato dichiarato illegale. Il pacchetto retributivo di Musk era stato invalidato dopo che un azionista ha portato la società in tribunale sostenendo che era Musk e non il consiglio di amministrazione a controllare la compagnia. Dopo la sentenza del Delaware, il Ceo di Tesla aveva chiesto ai follower su X se trasferire l’azienda in Texas e oggi il consiglio presenterà la proposta agli azionisti, chiedendo di votarla. Il Delaware è la sede preferita da oltre il 60% delle aziende Fortune 500 perché lo stato ha un solido quadro giuridico dedicato alla risoluzione delle questioni aziendali.

Fmi, Gaspar: ecco perché abbiamo scelto Italia come “caso” su conti

Fmi, Gaspar: ecco perché abbiamo scelto Italia come “caso” su contiRoma, 17 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha scelto l’Italia come esempio per illustrare le potenziali problematicità sui conti pubblici “perché è una economia avanzata con una elevata incidenza del debito sul Pil, è un paese dove ci sono state storicamente delle preoccupazioni sugli sviluppi dei mercati dei titoli pubblici e dei differenziali (spread)”. Lo ha spiegato Vitor Gaspar, direttore del dipartimento conti pubblici e fiscali del Fondo monetario internazionale, rispondendo ad una domanda sulla Penisola durante la conferenza stampa di presentazione del Fiscal Monitor.


Il quesito è stato sollevato in merito al fatto che il Fmi ha pubblicato nel Fiscal Monitor, il rapporto semestrale di analisi sulle finanze pubbliche, un grafico previsionale che assegna meno del 50% di probabilità al Paese di successo nello stabilizzare il debito pubblico sui prossimi due anni, raccomandando per questo sforzi di risanamento supplementari. “Forse – ha aggiunto Gaspar – potrei esser anche stato influenzato dalla mia esperienza personale, perché ricordo di aver fatto parte di comitati europei alla fine degli anni 90 e all’epoca l’elevato debito pubblico italiano era già una questione. Il livello del debito è aumentato in maniera significativa da allora”.


Gaspar – precedentemente al suo incarico al Fmi, iniziato nel 2014 – tra 2011 e 2013 è stato ministro delle Finanze del Portogallo, sotto il governo socialdemocratico guidato da Pedro Passos Coelho, negli anni dell’eurocrisi. Era lui in carica quando il Portogallo dovette far ricorso a un pacchetto di aiuti Ue da 78 miliardi di euro, accettando i programmi e i controlli della “Troika” (Commissione Ue, Bce e Fmi). “Nelle nostre previsioni – ha proseguito – abbiamo una situazione in cui, come in altre diverse economie avanzate, c’è stato calo del debito-Pil in Italia nel 2021 e nel 2022, ha continuato a calare fino a recentemente ma sul 2024 è previsto raggiungere quasi il 140% del Pil e andando avanti è previsto salire ancora fino a quasi il 145% del Pil alla fine delle nostro periodo previsionale. Negli ultimi anni l’Italia ha effettivamente registrato una ripresa relativamente forte che assieme all’inflazione ha aiutato il declino dell’incidenza del debito, ma andando avanti le dinamiche non sono favorevoli, con l’economia prevista rallentare e poi riprendersi ma restando sottotono e al tempo stesso i costi di rifinanziamento che saliranno”. (fonte immagine: Fmi).

Il Rapporto di Letta sul futuro del mercato unico in sintesi

Il Rapporto di Letta sul futuro del mercato unico in sintesiBruxelles, 17 apr. (askanews) – Completare davvero il mercato unico europeo, integrando i 27 mercati nazionali nei tre settori principali in cui ancora non è stato realizzato: nelle telecomunicazioni, nell’energia e in campo finanziario; e dare così all’economia dell’Ue le dimensioni “di scala” di cui ha bisogno per competere ad armi pari con Usa e Cina, e per trovare gli ingenti finanziamenti di cui c’è bisogno per far funzionare la transizione verde e digitale e il potenziamento e l’integrazione dell’industria della difesa”.


E’, in estrema sintesi, il messaggio che viene dal Rapporto sul “Futuro del mercato unico” che era stato commissionato dal Consiglio Ue all’ex premier italiano Enrico Letta e che sarà al centro del dibattito domani al Vertice dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, a Bruxelles. Lo ha spiegato lo stesso Letta, durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel in cui ha presentato a grandi linee il rapporto.


L’ex premier italiano ha esordito ringraziando Michel “per il suo sostegno, che è stato molto importante fin dall’inizio per il successo di questa iniziativa; un sostegno – ha detto – di cui avrò bisogno anche nelle prossime ore, ovviamente, perché il dibattito entra in un momento in cui il Consiglio europeo sta discutendo temi di grande importanza e di grande sensibilità”. “Domani, ai capi di Stato e di governo – ha proseguito – parlerò dei temi del rapporto; voglio semplicemente sottolineare con grande forza il fatto che si è trattato di un esercizio collettivo, dal basso verso l’alto, con 400 incontri in tutti i paesi europei in 8 mesi, migliaia di interlocuzioni e incontri di eccezionale interesse per capire cosa sta accadendo, e anche avere idee su come poter far muovere le posizioni su questi argomenti complicati”.


Letta ha poi aggiunto il riferimento “ai tre settori, energia, telecomunicazioni e mercato finanziario, che sono stati al ​​cuore della riflessione che ho portato avanti. L’impatto più importante di tutti è proprio legato al fatto che l’integrazione del mercato interno”, in particolare “con l’unificazione dei mercati finanziari, può rappresentare un ‘Game changer’ in un dibattito che conduciamo da tempo, almeno da quando io era presente, 10 anni fa” al Consiglio europeo come premier italiano. “Un dibattito molto difficile su come garantire che il nostro mercato finanziario europeo sia integrato e attrattivo. E non come oggi, dove, secondo i dati della Bce, 300 miliardi di risparmi europei vanno negli Stati Uniti per trovare un ambiente più favorevole, con le conseguenze che conosciamo”.


“Il nocciolo della relazione – ha rilevato Letta – è come garantire che l’integrazione del mercato unico possa diventare un ‘game changer’; mentre l’argomento principale è come mobilitare i risparmi degli europei, come garantire che la transizione funzioni, e con i finanziamenti che sono necessari”. “In poche parole – ha aggiunto -, è un po un modo per dire che non sono solo gli Stati Uniti ad essere capaci di creare il loro ‘Inflation Reduction Act’”, il Fondo da circa 400 miliardi finanziato dal bilancio Usa per sostenere l’industria verde sul proprio territorio; “anche noi europei siamo capaci di mettere insieme una serie di strumenti (‘tool box’, ndr) per dare una risposta alle esigenze della transizione digitale e verde”. Per quanto riguarda le telecomunicazioni, in particolare, ha spiegato Letta, “non sto dicendo che dobbiamo diventare come gli Stati Uniti. Nella mia relazione non è questo il punto, gli Stati Uniti non sono il modello. Noi dobbiamo essere l’Unione Europea; ma oggi non siamo europei in molti settori importanti, dove invece siamo frammentati. Le telecomunicazioni sono uno di questi settori, in cui abbiamo 27 mercati diversi”, con un centinaio di operatori. “Se posso dire – ha continuato l’ex premier italiano -, in ‘medio stat virtus’: tra 100 operatori europei, e tre negli Usa, penso che si possa trovare una soluzione di compromesso. Con buona soddisfazione per i consumatori, ma allo stesso tempo senza il disastro industriale che caratterizza oggi il sistema delle telecomunicazioni in Europa”. “Negli anni ’90 e ’80 la rivoluzione tecnologica nelle telecomunicazioni è avvenuta principalmente sotto la leadership europea. Oggi siamo in uno scenario in cui siamo lasciati indietro e marginalizzati”, ha lamentato Letta.

Ue,Letta: ecco cosa chiede Rapporto su futuro del mercato unico

Ue,Letta: ecco cosa chiede Rapporto su futuro del mercato unicoBruxelles, 17 apr. (askanews) – Completare davvero il mercato unico europeo, integrando i 27 mercati nazionali nei tre settori principali in cui ancora non è stato realizzato: nelle telecomunicazioni, nell’energia e in campo finanziario; e dare così all’economia dell’Ue le dimensioni “di scala” di cui ha bisogno per competere ad armi pari con Usa e Cina, e per trovare gli ingenti finanziamenti di cui c’è bisogno per far funzionare la transizione verde e digitale e il potenziamento e l’integrazione dell’industria della difesa”.


E’, in estrema sintesi, il messaggio che viene dal Rapporto sul “Futuro del mercato unico” che era stato commissionato dal Consiglio Ue all’ex premier italiano Enrico Letta e che sarà al centro del dibattito domani al Vertice dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, a Bruxelles. Lo ha spiegato lo stesso Letta, durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel in cui ha presentato a grandi linee il rapporto.


L’ex premier italiano ha esordito ringraziando Michel “per il suo sostegno, che è stato molto importante fin dall’inizio per il successo di questa iniziativa; un sostegno – ha detto – di cui avrò bisogno anche nelle prossime ore, ovviamente, perché il dibattito entra in un momento in cui il Consiglio europeo sta discutendo temi di grande importanza e di grande sensibilità”. “Domani, ai capi di Stato e di governo – ha proseguito – parlerò dei temi del rapporto; voglio semplicemente sottolineare con grande forza il fatto che si è trattato di un esercizio collettivo, dal basso verso l’alto, con 400 incontri in tutti i paesi europei in 8 mesi, migliaia di interlocuzioni e incontri di eccezionale interesse per capire cosa sta accadendo, e anche avere idee su come poter far muovere le posizioni su questi argomenti complicati”.


Letta ha poi aggiunto il riferimento “ai tre settori, energia, telecomunicazioni e mercato finanziario, che sono stati al ​​cuore della riflessione che ho portato avanti. L’impatto più importante di tutti è proprio legato al fatto che l’integrazione del mercato interno”, in particolare “con l’unificazione dei mercati finanziari, può rappresentare un ‘Game changer’ in un dibattito che conduciamo da tempo, almeno da quando io era presente, 10 anni fa” al Consiglio europeo come premier italiano. “Un dibattito molto difficile su come garantire che il nostro mercato finanziario europeo sia integrato e attrattivo. E non come oggi, dove, secondo i dati della Bce, 300 miliardi di risparmi europei vanno negli Stati Uniti per trovare un ambiente più favorevole, con le conseguenze che conosciamo”.


“Il nocciolo della relazione – ha rilevato Letta – è come garantire che l’integrazione del mercato unico possa diventare un ‘game changer’; mentre l’argomento principale è come mobilitare i risparmi degli europei, come garantire che la transizione funzioni, e con i finanziamenti che sono necessari”. “In poche parole – ha aggiunto -, è un po’ un modo per dire che non sono solo gli Stati Uniti ad essere capaci di creare il loro ‘Inflation Reduction Act’”, il Fondo da circa 400 miliardi finanziato dal bilancio Usa per sostenere l’industria verde sul proprio territorio; “anche noi europei siamo capaci di mettere insieme una serie di strumenti (‘tool box’, ndr) per dare una risposta alle esigenze della transizione digitale e verde”. (Segue)

Fmi: le probabilità che l’Italia stabilizzi il debito sono sotto il 50%

Fmi: le probabilità che l’Italia stabilizzi il debito sono sotto il 50%Roma, 17 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato una analisi secondo cui “le probabilità che l’Italia raggiunga il livello di deficit (o avanzo) primario necessario per la stabilizzare i suoi livelli di debito pubblico sono inferiori al 50%, indicando la necessità di ulteriori sforzi di risanamento nei prossimi due anni”. Lo si legge nel Fiscal Monitor, il rapporto sui conti pubblici che l’istituzione di Washington aggiorna in occasione delle assemblee semestrali.


Secondo questo nello studio il Fmi rileva che “l’analisi statistica dei precedenti storici di un paese sul risanamento può aiutare a valutare le probabilità che raggiunga il deficit primario necessario per stabilizzare il suo debito”. Un grafico inserito nello studio illustra le previsioni in tal senso per il paese utilizzato come esempio: l’Italia sui prossimi due anni.

Fmi: probabilità che Italia stabilizzi il debito sotto il 50%

Fmi: probabilità che Italia stabilizzi il debito sotto il 50%Roma, 17 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato una analisi secondo cui “le probabilità che l’Italia raggiunga il livello di deficit (o avanzo) primario necessario per la stabilizzare i suoi livelli di debito pubblico sono inferiori al 50%, indicando la necessità di ulteriori sforzi di risanamento nei prossimi due anni”. Lo si legge nel Fiscal Monitor, il rapporto sui conti pubblici che l’istituzione di Washington aggiorna in occasione delle assemblee semestrali.


Secondo questo nello studio il Fmi rileva che “l’analisi statistica dei precedenti storici di un paese sul risanamento può aiutare a valutare le probabilità che raggiunga il deficit primario necessario per stabilizzare il suo debito”. Un grafico inserito nello studio illustra le previsioni in tal senso per il paese utilizzato come esempio: l’Italia sui prossimi due anni.

Mar Rosso, Bankitalia: alza tra 0,15 e 0,3 punti inflazione eurozona

Mar Rosso, Bankitalia: alza tra 0,15 e 0,3 punti inflazione eurozonaRoma, 17 apr. (askanews) – I rischi che i danni e i rincari sul trasporto marittimo del Mar Rosso causato dagli attacchi degli Houthi portino a forti pressioni inflazionistiche “appaiono al momento limitati” e anche in uno scenario “particolarmente pessimistico” secondo la Banca d’Italia questo fattore aggiungerebbe 0,3 punti percentuali al carovita complessivo di tutta l’area euro. Lo riporta una analisi – intitolata “Le tensioni nel Mar Rosso e e il loro possibile impatto economico” – inserita nell’ultimo Bollettino dell’istituzione di Via Nazionale. In uno scenario meno pessimistico l’impatto è limitato a 0,15 punti percentuali.


“I rischi che il recente aumento dei costi di trasporto marittimo si traduca in forti pressioni inflative in Europa appaiono al momento limitati. Innanzitutto – si legge – i rincari registrati da novembre, seppure molto marcati, risultano nettamente inferiori a quelli eccezionalmente elevati del biennio 2021-22. Inoltre, non sono emersi ostacoli alla capacità dei porti di smistare i container in arrivo; secondo gli analisti del settore la capacità di trasporto via mare è attualmente più che adeguata ad assorbire le conseguenze dell’allungamento dei tempi di spedizione. Infine, in presenza di una domanda globale debole, le scorte di magazzino delle imprese europee possono attenuare le possibili tensioni”. Una indagine condotta dalla Bce a inizio gennaio ha registrato “un numero molto limitato di aziende” che segnalavano preoccupazione per le proprie catene di fornitura.


Gli economisti di Bankitalia, poi hanno effettuato “uno studio econometrico che mostra che nei periodi di bassa domanda o di alte giacenze, come quello in corso, la correlazione tra crescita dei costi di trasporto e inflazione è quasi nulla. Il lavoro quantifica gli effetti dei recenti rincari nei noli marittimi sull’inflazione dell’area dell’euro, distinguendoli da quelli riconducibili a movimenti della domanda: l’impatto sull’andamento dei prezzi al consumo sarebbe molto contenuto”. “Secondo queste valutazioni infatti anche in uno scenario particolarmente pessimistico, in cui i noli marittimi si stabilizzassero su livelli superiori al picco raggiunto in aprilela crescita dei prezzi alla produzione manifatturiera nell’area sarebbe, dopo dodici mesi, più alta di circa 1,4 punti percentuali rispetto all’ipotesi di costi di trasporto invariati dallo scorso ottobre, prima dell’inizio delle tensioni. Ciò comporterebbe un rialzo dell’inflazione al consumo pari al più a 0,3 punti percentuali, dice Bankitalia. Ma “uno scenario meno pessimistico, in cui i noli ritornassero sui livelli precedenti le tensioni entro la seconda metà del 2024, indurrebbe un aumento dell’inflazione al consumo al massimo di 0,15 punti percentuali”.