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Giorgetti: ok alle priorità della presidenza Ue ma preservare gli aiuti all’Ucraina

Giorgetti: ok alle priorità della presidenza Ue ma preservare gli aiuti all’UcrainaRoma, 16 lug. (askanews) – “Accogliamo positivamente le priorità strategiche delineate dalla presidenza attuale della Ue” rilevata dall’Ungheria “però lasciatemi sottolineare che l’Unione europea dovrebbe restare impegnata assieme ai partner del G7 a provvedere supporto finanziario adeguato all’Ucraina”. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti durante la sessione pubblica dell’Ecofin.


“Diamo il benvenuto alla proposta della presidenza sulla cruciale importanza delle politiche di coesione. Supportiamo anche la proposta della presidenza per promuovere il dialogo sulle transizioni verdi e digitali”. Per l’Italia, qui “sarebbe cruciale rafforzare gli strumenti europei” necessari a intervenire ove non risultino efficaci i mercati e “per ridurre i gap con i competitori internazionali”. “Ci dobbiamo focalizzare su settori innovativi – ha proseguito Giorgetti – preservando i settori tradizionali”. Inoltre “approfondire l’Unione economica e monetaria migliorerebbe l’attrattività delle nostre economie e la fiducia nel nostro settore finanziario. Consideriamo fondamentale attuare la riforma del Patto di stabilità e di crescita per promuovere finanze pubbliche sane e sostenibili”.


Il ministro ha anche espresso apprezzamento per l’enfasi posta sulla rilevanza delle sfide demografiche su temi come la competitività e la sostenibilità delle finanze pubbliche. “Infine sulla tassazione diamo il benvenuto all’impegno di affrontare le sfide dei nuovi modelli di business e al tempo stesso ribadiamo che sarebbe cruciale per l’Unione europea promuovere un’attuazione coerente con gli accordi internazionali” di G20 e Ocse.

Innovazione energetica, I-Com: “Italia indietro su brevetti e green”

Innovazione energetica, I-Com: “Italia indietro su brevetti e green”Roma, 16 lug. (askanews) – I brevetti rilasciati a livello mondiale nel 2022 sono stati poco meno di 1,8 milioni, in flessione del 3,6% rispetto al 2021. La Cina continua ad essere la protagonista assoluta con il 44,4% dei brevetti e segnando un +19% rispetto al 2021. L’Italia mostra una contrazione del 6,6% rispetto al 2021, dato negativo ma sostanzialmente in linea con i valori del Vecchio Continente.


In ambito energetico, invece, sono stati rilasciati poco più di 117.000 brevetti, in crescita del 6,4%. Anche in questo settore, il Dragone asiatico irrobustisce la sua leadership con 51.000 unità di brevetti rilasciati e un +13,5%. Recuperano il Giappone con +21,5% rispetto al 2021, la Germania con un +12,2% e gli Stati Uniti con +0,1%. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I-Com) presieduto dall’economista Stefano da Empoli. Lo studio – dal titolo “L’innovazione strada maestra per sostenibilità e transizione” – è stato presentato oggi a Roma nel corso di un convegno pubblico al quale hanno preso parte oltre 50 relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica, del mondo imprenditoriale e associativo. Il rapporto, giunto alla sedicesima edizione, è stato curato dal direttore Area Sostenibilità I-Com Antonio Sileo, sviluppato in partnership con A2A, Acea, Acquirente Unico, Assogasmetano, Elettricità Futura, Enel, Eni, Federchimica – Assogasliquidi, Gruppo Hera, Proxigas, RWE, Terna, Utilitalia e con la media partnership di Quotidiano Nazionale e QN Economia.


In ambito elettrico, l’attività innovativa continua ad essere polarizzata sulle tecnologie di accumulo, le più fiorenti in termini di invenzione, con 61.828 unità di brevetti concessi a livello globale. Seguono per importanza le nuove rinnovabili elettriche: solare fotovoltaico (20.826 unità di brevetti) ed eolico (11.283 unità di brevetti). A dominare sulle tecnologie elettriche è ancora una volta la Cina, che occupa la prima posizione in 10 delle 12 tecnologie considerate. Complessivamente, in Europa, questa tipologia di brevetti è stata trainata da un +12% della Germania, un +70% della Francia e un +38% del Regno Unito. Nel 2022 l’Italia ha depositato solo 197 brevetti in campo elettrico, quasi 100 in meno rispetto all’anno precedente.


Nel campo della mobilità sostenibile, nel 2022, con circa 12.000 brevetti e una quota del 47,2% sul totale della categoria della mobilità elettrificata, i sistemi di accumulo energetico si sono confermati come la tecnologia più dinamica a livello globale. Primeggia la Cina con 4.340 brevetti depositati, seguita a breve distanza dalla Corea del Sud, che fa rilevare 3.530 brevetti. In Europa, la Germania è l’unico Paese che si avvicina ai leader mondiali, con 1.947. L’Italia ha depositato solo 85 brevetti nel 2022 rispetto ai 103 del 2015. Gli investimenti globali nelle tecnologie per la transizione energetica hanno raggiunto i 2.000 miliardi di dollari nel 2024 (+11% sul 2023), con Stati Uniti, Cina ed Europa che rappresentano oltre il 70% del totale. Roma, 16 lug. (askanews) – L’uso crescente di sistemi di storage, come le batterie, è essenziale per elettrificare i consumi e facilitare la decarbonizzazione. In Europa il mercato del battery storage è cresciuto significativamente, con un aumento del 94% nel 2023 e la maggior parte della capacità installata nel settore residenziale (63%). Il Paese che sta investendo maggiormente negli storage è la Germania, che nel 2023 ha raggiunto i 5,9 GWh (+156,5%), seguita da Italia e Regno Unito, con variazioni percentuali rispettivamente del +73,9% e del +56,5%.


“Il contesto geopolitico globale ha fatto riscoprire l’importanza, nonché la necessità, di una maggiore diffusione degli impianti FER e dei relativi sistemi di stoccaggio”, ha commentato il direttore Area Sostenibilità I-Com Antonio Sileo. “L’immagazzinamento consente non soltanto una minore esposizione a tagli improvvisi da parte dei fornitori esteri, ma anche un maggiore utilizzo di energia rinnovabile che minimizza la produzione di gas climalteranti. L’adozione diffusa di sistemi di storage risulta pertanto cruciale per ottimizzare l’uso delle fonti rinnovabili e garantire la sicurezza e l’adeguatezza del sistema elettrico”. Per la prima volta nel Rapporto viene introdotta un’analisi su competenze e formazione specifiche richieste in un mercato del lavoro anch’esso inserito nel contesto della transizione energetica. Nel nostro Paese il possesso di competenze verdi è stato richiesto per più del 75% dei lavori nel 2023, a prescindere dalla qualifica degli entranti. Le rilevazioni OCSE non sono molto confortanti: solo uno studente italiano su quattro possiede livelli basilari di conoscenze sulla sostenibilità ambientale, rispetto a un giovane su tre delle principali economie europee. Un dato che si confronta con altri Paesi industrializzati come Sud Corea e Canada, dove si raggiungono i massimi OCSE, rispettivamente del 41% e del 50%. Similmente, sul fronte universitario i numeri offrono un quadro in cui i laureati STEMA (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica e Architettura) crescono a fatica. Nell’arco di un decennio l’incidenza dei laureati STEMA sul totale è aumentata di un solo punto percentuale, passando dal 25% del 2013 al 26% del 2023. Le lauree “verdi”, che includono ingegneria elettrica, elettronica, energetica, ambientale, industriale e dei materiali, risultano meno attrattive della media, registrando un incremento dell’8% in 10 anni a fronte di una crescita dei laureati totali del 25%. “L’attenzione delle imprese verso l’ambiente e le pratiche sostenibili è in crescita in tutti settori, e ciò è dimostrato sia dalla richiesta di lavoratori con competenze verdi sia dagli investimenti nelle stesse. Particolarmente utile, anzi essenziale è monitorare il divario tra domanda e offerta di competenze verdi, per evitare che la carenza di personale qualificato diventi un problema strutturale”, aggiunge Antonio Sileo. “Senza un’accelerazione significativa, infatti, la disponibilità di capitale umano necessario per l’innovazione energetica del Paese rischia di diventare sempre più scarsa”. Un altro aspetto trattato dal Rapporto riguarda le start-up innovative, che rappresentano un elemento cruciale per lo sviluppo economico e sociale in Italia e hanno un impatto economico massimo pari a 3,8 miliardi di euro, con il Nord Italia che contribuisce per più del 50% del valore della produzione. A dicembre 2023, secondo Infocamere, in Italia erano registrate 13.393 start-up: di queste, circa 2.031 nel settore energetico. Le regioni del Nord Italia ospitano oltre 6.600 start-up (il 54,6%), seguite dal Centro con 2.613 e dal Sud con 3.652. Tuttavia, il tasso di crescita delle start-up innovative è negativo in tutte le aree geografiche: -6,4% al Nord, -15,7% al Centro e -3,3% al Sud. Geograficamente, la Lombardia è la regione con il maggior numero di start-up innovative (684), seguita da Lazio (330) e Campania (212). Il settore dei servizi è il più prolifico per le start-up (81,1%), seguito a grande distanza dall’industria (14,1%).

Leonardo, Cingolani: fortemente attivi su grandi alleanze europee

Leonardo, Cingolani: fortemente attivi su grandi alleanze europeeRoma, 16 lug. (askanews) – Leonardo è “fortemente attiva sulla catalizzazione di grandi alleanze europee” con altri gruppi di primo piano del settore di difesa e sicurezza, ma oltre che a livello industriale queste operazioni presentano complessità anche a livello politico e su quello dell’Antitrust europeo. Lo ha riferito Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica durante un evento sul piano industriale del gruppo alla Camera dei deputati.


“Lo spazio europeo della difesa è una cosa complessa politicamente, ma è complessa anche industrialmente. Leonardo – ha detto – sta operando come catalizzatore di accordi e per discutere con i grandi pari europei, ma è molto complesso fare questa cosa, perché per quanto ci sia la volontà per l’industria, e significa dire ‘io smetto di fare una cosa perché il mio collega della Francia o della Germania la fa meglio e lui in cambio smette di fare una cosa perché la faccio meglio io’, ma questa è una cosa complicatissima. E poi al piano di sopra ci sta un vincolo politico, che gli Stati vogliono la sovranità nazionale, e poi c’è anche l’Antitrust Ue”. “In questo momento siamo fortemente attivi sulla catalizzazione di grandi alleanze europee, avete sentito di Rheinmetall, stiamo lavorando con i nostri colleghi francesi di Tales, stiamo facendo cose grandi”, Cingolani ha anche citato Airbus. Ma “non è solo un problema industriale ma è anche un problema di natura politica e poi dell’Antitrust, che è sempre lì”, ha ribadito.


“Forse dovrebbe capire, il nostro Antitrust Ue, che il diritto dei cittadini ad avere il prezzo migliore è secondario rispetto al diritto dei cittadini a vivere sicuri. Ci sono alcune aree in cui bisognerebbe avere la capacità di dire che le priorità sono diverse, almeno in tempo di guerra”. Su questi due aspetti – politico e di regole sulla concorrenza – “dai contatti che abbiamo avuto con i nostri pari c’è una convinzione generalizzata che le industrie europee hanno una responsabilità sociale enorme. E che non possono essere che loro a fare da ‘sherpa’. Quindi anticipando schemi di collaborazione industriale, di joint-venture, forme di sinergie e collaborazione che debbono diventare elementi di pressione dal basso verso l’alto per i governi”.


Perché secondo l’ex ministro “se noi aspettiamo che i 27 governi si mettano d’accordo su una strategia comune, mentre Orban va a fare un po’ in maniera antitetica certe azioni, pensare che loro si mettono d’accordo sulla difesa comune è molto difficile. Quindi la responsabilità sociale delle aziende è questa: noi dobbiamo creare dei percorsi, farli vedere ai governi e convincere i governi che questi percorsi, indipendentemente dalla matrice politica, sono percorsi che garantiscono maggiore sicurezza all’Europa. Dopodiché la legislazione e la regolamentazione europea deve anche favorire con l’Antitrust che si possa fare”. “Perché se quando riusciremo a fare una joint-venture con Rheinmetall per il futuro carroarmato della difesa europea, se il problema sarà ‘no non lo potete fare perché sennò non fate il miglior prezzo al cittadino europeo’, forse dobbiamo pensare un po’ più in grande. “Questa è una questione che ha tre livelli”, ha ribadito Cingolani: industriale, politico e concorrenziale. “Non sono pessimista però – ha concluso – ho ben chiara la difficoltà e anche la lungaggine alla quale andiamo incontro”.

Dl salva casa, ok misura micro appartamenti, ripreso esame

Dl salva casa, ok misura micro appartamenti, ripreso esameRoma, 16 lug. (askanews) – Via libera della Commissione ambiente della Camera all’emendamento riformulato sull’abitabilità per i micro appartamenti. Nella seduta di ieri sera è stata approvata la misura presentata nel pomeriggio che porta da 2,70 a 2,40 metri l’altezza minima interna dei locali richiesta per ottenere l’abitabilita’ mentre la superficie minima per i monolocali per una persona scende a 20 metri quadri, per due persone a 28 metri quadri.


Oggi la Commissione ha ripresa l’esame del decreto con l’obiettivo di completare i lavori a fine mattinata per consentire al provvedimento di approdare in Aula domani. Si attende ancora in Commissione la riformulazione dell’emendamento della Lega con le norma cosiddetta salva-Milano.

Bce, primo aumento domanda prestiti famiglie eurozona dal 2022

Bce, primo aumento domanda prestiti famiglie eurozona dal 2022Roma, 16 lug. (askanews) – Per l’insieme dell’area euro i criteri di erogazione di credito da parte delle banche sono rimasti sostanzialmente invariati a livelli restrittivi nel secondo trimestre di quest’anno. Secondo l’ultima indagine condotta dalla Banca centrale europea (bank lending survey) la richiesta di prestiti da parte delle imprese ha continuato a calare, laddove, sempre a livello aggregato di tutta l’eurozona, si è registrata la prima ripresa sulla domanda di prestiti da parte delle famiglie dal 2022.


La Bce riporta “una certa eterogeneità” tra settori sugli standard per l’erogazione di prestiti alle imprese assieme a “un inasprimento energico” sulla concessione di prestiti per l’immobiliare commerciale.

Altalena dell’euro-dollaro dopo il fallito attentato a Trump

Altalena dell’euro-dollaro dopo il fallito attentato a TrumpRoma, 15 lug. (askanews) – Marcata altalena del dollaro, che si trascina nelle contrattazioni serali della prima seduta dopo il fallito attentato contro l’ex presidente Usa, Donald J Trump, sopravvissuto con una ferita superficiale ai colpi esplosi da un cecchino durante un comizio sabato scorso, e che oggi viene formalmente investito della candidatura per i repubblicani per le prossime presidenziali.


Nelle prime ore dalla ripresa delle contrattazioni sulle piazze asiatiche il biglietto verde aveva segnato un rafforzamento, come atteso da alcuni analisti, in un quadro in cui si rafforza la prospettiva di una vittoria di Trump. Successivamente ha invertito la rotta e l’euro, che in mattinata era calato fino a 1,0884 dollari, è poi risalito a più riprese fino a portarsi a 1,0920 dollari, incrementando i massimi da un mese a questa parte. In serata il dollaro torna ad apprezzarsi e l’euro si scambia 1,0896 sul biglietto verde. (fonte immagine: Republican Party).

Fed, Powell: fatti alcuni progressi su ritorno inflazione a target

Fed, Powell: fatti alcuni progressi su ritorno inflazione a targetRoma, 15 lug. (askanews) – Sul ritorno dell’inflazione al livello obiettivo della Federal Reserve negli Usa, “abbiamo fatto alcuni buoni progressi, abbiamo avuto buone letture. Quello che abbiamo detto è che non pensiamo che sia appropriato allentare i tassi finché non abbiamo maggiore fiducia che l’inflazione vada in modo sostenibile verso il 2%. E direi che non abbiamo guadagnato fiducia nel primo trimestre, ma le ultime letture hanno aggiunto una certa fiducia”. Lo ha affermato il presidente della Federal Reserve, Jay Powell durante un evento a Washington, senza sbilanciarsi sull’ipotesi su cui ora scommettono i mercati di un taglio dei tassi a settembre.


“Decideremo volta per volta in base all’evolversi dei dati – ha ribadito, al bilancio dei rischi”, positivi e negativi e “unicamente su quello”, ha puntualizzato: senza essere influenzati dal quadro politico.

Ue, Lindner: Unione mercati capitali più importante di debito comune

Ue, Lindner: Unione mercati capitali più importante di debito comuneRoma, 15 lug. (askanews) – Piuttosto che avventurarsi a ipotizzare nuovo debito pubblico e la mutualizzazione dei debiti pubblici, i paesi europei devono spingere per l’Unione dei mercati dei capitali perché è lì che risiede il divario chiave con l’economia Usa. Lo ha affermato il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner giungendo alle riunioni dell’Eurogruppo.


“E’ una delle nostre priorità assolute. Vogliamo vedere progressi, è molto più importante che qualunque corsa a considerare altri debiti pubblici e la mutualizzazione dei debiti pubblici tra Paesi. Dovremmo focalizzarci sulla Unione dei mercati dei capitali – ha insistito Lindner – è questo lo svantaggio competitivo che abbiamo rispetto agli Usa”. Una presa di posizione che appare abbastanza antitetica con i continui appelli del commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni che, anche oggi, ha insistito sulla necessità di parlare di “nuovi strumenti di finanziamento comuni per sostenere gli obiettivi comuni dell’Ue” in materia di economia verde, digitale o di difesa.


Di fatto qualcosa verso quella “mutualizzazione” dei debiti pubblici di cui Lindner non vuole sentir parlare.

Francia, allarme Corte conti: costo debito soffoca le altre spese

Francia, allarme Corte conti: costo debito soffoca le altre speseRoma, 15 lug. (askanews) – La Corte dei conti della Francia lancia un allarme sulle finanze pubbliche dell’Esagono. “Ora che la situazione economica si è normalizzata e che l’inflazione si è riassorbita, la Francia si trova in un quadro preoccupante -affermano i magistrati contabili in una analisi delle prospettive dei conti del Paese -. Il debito pubblico, trainato dal ripetersi dei deficit e dal suo stesso peso, mostra costi di servizio sempre più elevati, che comprimono tutte le altre spese, minano la capacità di investimento del Paese e lo espongono pericolosamente nel caso di un nuovo shock economico”.


Secondo la corte dei conti francese questa situazione “è ancor dato che la traiettoria di riduzione del deficit pubblico non include gli investimenti indispensabili che dovranno essere realizzati per far fronte al cambiamento climatico”. Per questo secondo la magistratura contabile transalpina “ora la Francia deve consentire degli sforzi difficili per ritrovare il controllo delle finanze pubbliche e onorare i suoi impegni, sia verso i paesi membri della zona euro che verso le generazioni future, per una strategia credibile che preservi la crescita e la coesione sociale”. Buoni propositi che tuttavia devono poi essere messi in atto in un quadro politico che in Francia è diventato ancora più complicato dopo le elezioni anticipate volute dal presidente Emmanuel Macron. L’esito del voto è stato quello di sostanzialmente aumentare la frammentazione e il peso parlamentare delle forze “populiste” a destra e sinistra, che Macron vorrebbe tenere estromesse da una nuova coalizione di governo. Ma a questo scopo diversi analisti ritengono probabile che debba trovare compromessi proprio sul lato della spesa pubblica, a danno del risanamento dei conti.

Gentiloni: a Paesi in procedura deficit non chiediamo l’impossibile

Gentiloni: a Paesi in procedura deficit non chiediamo l’impossibileRoma, 15 lug. (askanews) – Per la Francia come per gli altri paesi a debito pubblico elevato e sotto procedura Ue per eccesso di deficit, il risanamento dei conti “non è un compito facile ma è una necessità”. E le indicazioni su cui la Commissione europea sta discutendo con i governi “non sono qualcosa che obblighi i Paesi a fare cose impossibili”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni giungendo alle riunioni dell’Eurogruppo a Bruxelles.


“Ovviamente un aggiustamento dei conti non è un compito facile per nessun Paese. Ed è una necessità per vari Paesi, specialmente per i paesi che in base alle nostre previsioni sono sotto procedura per deficit eccessivo – ha detto -. Non è facile ma è necessario”. Inoltre “penso che la traiettoria che indichiamo, e che stiamo discutendo nei dettagli con gli Stati è molto realistica non è qualcosa che obblighi i paesi a fare cose impossibili. Quindi è una necessità ed è qualcosa di piuttosto possibile. Ovviamente – ha concluso Gentiloni guardando al quadro post elettorale in Francia – siamo consapevoli delle difficoltà istituzionali che arrivano dal fatto che in Francia avremo da domani un governo di interim, ma come dico sempre che la Commissione è e sarà in grado di intervenire sui problemi che arrivano dal ciclo istituzionale dei Paesi. Ma è chiaro che ci sta una necessità di aggiustamento in Francia e in altri paesi con alto debito”.