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Bce, Lagarde: ci avviciniamo al momento di allentare i tassi

Bce, Lagarde: ci avviciniamo al momento di allentare i tassiRoma, 16 apr. (askanews) – Alla Bce “ci stiamo avvicinando al momento in cui renderemo la nostra linea monetaria meno restrittiva”, ha affermato la presidente Christine Lagarde durante una intervista a Cnbc. “Come ho già detto” dopo l’ultimo Consiglio direttivo “abbiamo bisogno di aumentare la fiducia che ci sia questo processo di disinflazione, che si stia muovendo secondo le nostre attese, senza che ci sia un grande shock negli sviluppi”.


Lagarde ha però nuovamente respinto qualunque ipotesi di un percorso di calo prestabilito sui tassi: “sono stata estremamente chiara, ho già detto che noi non ci stiamo prendendo un impegno a percorrere un percorso predefinito di tagli dei tassi. Siamo legati ai dati e c’è una enorme incertezza a causa degli sviluppi geopolitici – ha aggiunto in rispondendo ad una domanda sulle attese di un taglio dei tassi a giugno e di altri fino a fine anno – dobbiamo essere attenti a quello che succede agli sviluppi e ai dati”.

Draghi: competitività economica Ue va diretta verso l’esterno

Draghi: competitività economica Ue va diretta verso l’esternoBruxelles, 16 apr. (askanews) – L’Ue ha adottato finora un concetto di competitività economica focalizzato in modo errato sulla concorrenza interna tra i paesi membri e non abbastanza su quella esterna all’Europa, confidando nella parità di condizioni globale e nell’ordine internazionale basato su regole, e aspettandosi che gli altri facessero lo stesso, ed è stata poi colta di sorpresa quando il mondo ha cominciato a cambiare rapidamente, con le altre grandi economie che non rispettano più quell’ordine. Lo ha affermato l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, parlando oggi a La Hulpe, vicino Bruxelles, durante un intervento alla Conferenza di alto livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali” organizzata dalla presidenza belga di turno del Consiglio Ue.


Draghi ha presentato “il progetto e la filosofia, per come si stanno delineando”, del suo rapporto sulla competitività europea, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha chiesto di elaborare, e che presenterà al Consiglio europeo subito dopo le elezioni di giugno. “Per molto tempo – ha ricordato Draghi – la competitività è stata una questione controversa per l’Europa. Nel 1994, il futuro economista premio Nobel Paul Krugman definì l’attenzione alla competitività una ‘pericolosa ossessione’. La sua tesi era che la crescita a lungo termine deriva dall’aumento della produttività, che avvantaggia tutti, piuttosto che dal tentativo di migliorare la propria posizione relativa rispetto agli altri e di acquisire la loro quota di crescita”. “L’approccio adottato nei confronti della competitività in Europa dopo la crisi del debito sovrano – ha rilevato l’ex presidente della Bce – sembrava dimostrare la tesi” di Krugman. “Abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali degli uni rispetto agli altri e, combinata con una politica fiscale pro-ciclica, l’effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e di minare il nostro modello sociale”. “Ma la questione fondamentale – ha sottolineato Draghi – non è che la competitività sia un concetto errato. Il fatto è che l’Europa ha avuto un focus sbagliato: ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo tra di noi i nostri concorrenti, anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l’esterno: con una bilancia commerciale positiva, dopo tutto, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività esterna come seria questione politica”. “In un ambiente internazionale favorevole, abbiamo confidato nella parità di condizioni globale e nell’ordine internazionale basato su regole, aspettandoci che altri facessero lo stesso. Ma ora il mondo sta cambiando rapidamente e ci ha colto di sorpresa”, ha continuato l’ex premier italiano. “Altre regioni non rispettano più le regole e stanno elaborando attivamente politiche per migliorare la loro posizione competitiva. Nella migliore delle ipotesi – ha avvertito Draghi -, queste politiche sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre; e, nella peggiore, sono progettati per renderci permanentemente dipendenti da loro”. “La Cina, ad esempio, mira a catturare e ‘internalizzare’ tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate, garantendosi l’accesso alle risorse necessarie. Questa rapida espansione dell’offerta sta portando a un significativo eccesso di capacità in molteplici settori e minacciando di indebolire le nostre industrie”. “Gli Stati Uniti, da parte loro – ha aggiunto -, stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei propri confini, compresa quella delle aziende europee, mentre utilizzano il protezionismo per escludere i concorrenti e dispiegano il proprio potere geopolitico per ri-orientare e proteggere le loro catene di fornitura”. A livello Ue, invece, “non abbiamo mai avuto un ‘accordo industriale’ equivalente, anche se la Commissione ha fatto tutto ciò che era in suo potere per colmare questa lacuna. Pertanto, nonostante una serie di iniziative positive in corso, manca ancora una strategia generale su come rispondere in molteplici aree: ci manca – ha indicato Draghi – una strategia su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie. Oggi investiamo meno in tecnologie digitali e avanzate, incluso per la difesa, rispetto a Stati Uniti e Cina, e abbiamo solo quattro attori tecnologici europei globali tra i primi 50 a livello mondiale”. “Ci manca – ha proseguito – una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali da un terreno di gioco globale ineguale causato da asimmetrie nelle normative, nei sussidi e nelle politiche commerciali. Un esempio calzante è rappresentato dalle industrie ad alta intensità energetica. In altre regioni, queste industrie non solo devono far fronte a costi energetici più bassi, ma devono anche far fronte a un minore onere normativo; e, in alcuni casi, ricevono massicci sussidi che minacciano direttamente la capacità delle aziende europee di competere. Senza azioni politiche strategicamente progettate e coordinate, è logico che alcune delle nostre industrie riducano la capacità produttiva o si trasferiscano al di fuori dell’Ue”. “E ci manca – ha lamentato ancora l’ex presidente della Bce – una strategia per garantire di avere le risorse e gli input di cui abbiamo bisogno per realizzare le nostre ambizioni senza aumentare le nostre dipendenze. Abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa in Europa e obiettivi ambiziosi per i veicoli elettrici. Ma in un mondo in cui i nostri rivali controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, questa agenda deve essere combinata con un piano per proteggere la nostra catena di approvvigionamento, dai minerali critici alle batterie fino alle infrastrutture di ricarica”.


“Abbiamo bisogno di una Ue adatta al mondo di oggi e di domani. E quindi quello che proporrò nella relazione che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno”, ha concluso Draghi.

Il Fondo monetario taglia la previsione di crescita dell’Italia nel 2025

Il Fondo monetario taglia la previsione di crescita dell’Italia nel 2025Roma, 16 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato la previsione di crescita del Pil dello 0,7% su quest’anno per l’Italia, in rallentamento dopo il più 0,9% del 2023, mentre ha rivisto al ribasso per 0,4 punti percentuali la stima di crescita sul 2025, ora a sua volta indicata al più 0,7%. I dati sono contenuti nell’ultima edizione del World Economic Outlook, pubblicata mentre sono in corso le assemblee primaverili dell’istituzione.


L’Italia, secondo queste stime, risulterebbe il Paese con il minor tasso di crescita economica tra le grandi economie dell’area euro nel 2025, mentre quest’anno il livello più basso sarebbe lo 0,2% della Germania, peraltro dopo una recessione dello 0,3% nel 2023. Sempre per l’Italia il Fmi prevede una inflazione che quest’anno sarà drasticamente ridimensionata, all’1,7% dopo il 5,9% del 2023, mentre nel 2025 dovrebbe leggermente risalire al 2%.


L’istituzione di Washington si attende che nella penisola la disoccupazione risalga leggermente al 7,8% quest’anno, dal 7,7% del 2023, e poi all’8% nel 2025. Migliora infine il saldo degli scambi italiani con l’estero, il surplus di partite correnti è atteso allo 0,8% del Pil quest’anno, a fronte dello 0,2% del 2023, e all’1,3% del Pil nel 2025.

Fmi conferma crescita Italia 2024 a +0,7% ma taglia 2025 a +0,7%

Fmi conferma crescita Italia 2024 a +0,7% ma taglia 2025 a +0,7%Roma, 16 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato la previsione di crescita del Pil dello 0,7% su quest’anno per l’Italia, in rallentamento dopo il più 0,9% del 2023, mentre ha rivisto al ribasso per 0,4 punti percentuali la stima di crescita sul 2025, ora a sua volta indicata al più 0,7%. I dati sono contenuti nell’ultima edizione del World Economic Outlook, pubblicata mentre sono in corso le assemblee primaverili dell’istituzione.


L’Italia, secondo queste stime, risulterebbe il Paese con il minor tasso di crescita economica tra le grandi economie dell’area euro nel 2025, mentre quest’anno il livello più basso sarebbe lo 0,2% della Germania, peraltro dopo una recessione dello 0,3% nel 2023. Sempre per l’Italia il Fmi prevede una inflazione che quest’anno sarà drasticamente ridimensionata, all’1,7% dopo il 5,9% del 2023, mentre nel 2025 dovrebbe leggermente risalire al 2%.


L’istituzione di Washington si attende che nella penisola la disoccupazione risalga leggermente al 7,8% quest’anno, dal 7,7% del 2023, e poi all’8% nel 2025. Migliora infine il saldo degli scambi italiani con l’estero, il surplus di partite correnti è atteso allo 0,8% del Pil quest’anno, a fronte dello 0,2% del 2023, e all’1,3% del Pil nel 2025. (fonte immagine: International Monetary Fund).

Draghi: proporrò alla Ue il cambio radicale di cui abbiamo bisogno

Draghi: proporrò alla Ue il cambio radicale di cui abbiamo bisognoBruxelles, 16 apr. (askanews) – “La nostra risposta” alle sfide della competitività economica internazionale “è stata limitata perché la nostra organizzazione, il nostro processo decisionale e i nostri finanziamenti sono progettati per ‘il mondo di ieri’: pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, prima del ritorno della rivalità tra grandi potenze. Ma abbiamo bisogno di un’Ue adatta al mondo di oggi e di domani. E quindi quello che propongo nella relazione che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno”.


Lo ha sottolineato oggi a La Hulpe, vicino a Bruxelles, l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, durante un intervento alla Conferenza di alto livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali” organizzata dalla presidenza belga di turnoádel Consiglio Ue. Draghi ha presentato a grandi linee la “filosofia della progettazione” del su rapporto sulla competitività europea, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha chiesto di elaborare, e che presenterà al Consiglio europeo subito dopo le elezioni di giugno. “Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo raggiungere da soli, o battendoci gli uni contro gli altri, ma dovremo agire come Unione europea in un modo mai fatto prima. I nostri rivali – ha rilevato ancora Draghi – sono avanti a noi perché possono agire come un unico paese con un’unica strategia, dietro cui allineare tutti gli strumenti e le politiche necessarie. Se vogliamo raggiungerli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri, di una ridefinizione della nostra Unione – ha concluso – che non sia meno ambiziosa di quella che fecero i Padri fondatori 70 anni fa con la creazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio”.

Draghi: proporrò all’Ue il cambio radicale di cui abbiamo bisogno

Draghi: proporrò all’Ue il cambio radicale di cui abbiamo bisognoBruxelles, 16 apr. (askanews) – “La nostra risposta” alle sfide della competitività economica internazionale “è stata limitata perché la nostra organizzazione, il nostro processo decisionale e i nostri finanziamenti sono progettati per ‘il mondo di ieri’: pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, prima del ritorno della rivalità tra grandi potenze. Ma abbiamo bisogno di un’Ue adatta al mondo di oggi e di domani. E quindi quello che propongo nella relazione che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno”.


Lo ha sottolineato oggi a La Hulpe, vicino a Bruxelles, l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, durante un intervento alla Conferenza di alto livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali” organizzata dalla presidenza belga di turno del Consiglio Ue. Draghi ha presentato a grandi linee la “filosofia della progettazione” del su rapporto sulla competitività europea, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha chiesto di elaborare, e che presenterà al Consiglio europeo subito dopo le elezioni di giugno. “Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo raggiungere da soli, o battendoci gli uni contro gli altri, ma dovremo agire come Unione europea in un modo mai fatto prima. I nostri rivali – ha rilevato ancora Draghi – sono avanti a noi perché possono agire come un unico paese con un’unica strategia, dietro cui allineare tutti gli strumenti e le politiche necessarie. Se vogliamo raggiungerli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri, di una ridefinizione della nostra Unione – ha concluso – che non sia meno ambiziosa di quella che fecero i Padri fondatori 70 anni fa con la creazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio”.

Urso: il cambio di nome del Suv Alfa Romeo è segno di piena collaborazione azienda-Italia

Urso: il cambio di nome del Suv Alfa Romeo è segno di piena collaborazione azienda-ItaliaMilano, 16 apr. (askanews) – Il cambio del nome del suv da Milano in Junior da parte di Alfa Romeo “Credo che sia un segnale di piena collaborazione tra l’azienda e l’Italia”. Ad affermarlo il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a margine dell’inaugurazione del Salone del Mobile. “La tutela del lavoro e della produzione non é un obiettivo del governo ma dell’Italia, del nostro Paese – ha aggiunto – Noi siamo assolutamente convinti che si possano produrre auto belle e appetibili sul mercato globale come da tradizione del nostro Paese così come 20 anni fa eravamo assolutamente convinti che l’Italia potesse produrre cibo, abbigliamento e arredamento e diventare luogo dell’eccellenza”. Urso qui ha ricordato “quando gli altri ritenevano che queste cose andassero fatte tutte in altri Continenti dove si potevano fare meglio gli affari, magari con il lavoro minorile e senza rispetto per gli standard ambientali e sociali che noi abbiamo voluto nel nostro Continente”.


A chi gli chiedeva come si tutelasse il lavoro alla luce degli esodi incentivati annunciati da Stellantis ha replicato: “Attraverso una politica industriale come quella che stiamo realizzando nel nostro paese assolutamente necessaria per fare auto, elettrodomestici, siderurgia”. “Noi siamo convintamente impegnati a tutelare il lavoro, la produzione, il prodotto e l’impresa in Italia”, ha concluso.

Inflazione, Istat: a marzo rivista all’l,2% annuo da 1,3%

Inflazione, Istat: a marzo rivista all’l,2% annuo da 1,3%Roma, 16 apr. (askanews) – L’Istat stima per il mese di marzo che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registri una variazione congiunturale nulla e un aumento dell’1,2% su base annua, da +0,8% a febbraio. La stima preliminare per marzo era di un’inflazione dell’ 1,3%.


Nel mese di marzo l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a 2,3%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera da 2,6% a 2,4%.

Cina, Pil cresciuto 5,3% nel primo trimestre, meglio di stime

Cina, Pil cresciuto 5,3% nel primo trimestre, meglio di stimeRoma, 16 apr. (askanews) – Il prodotto interno lordo della Cina è cresciuto del 5,3% nel primo trimestre su base annua, superando le aspettative degli analisti di una crescita del 4,6%. “L’economia nazionale è partita bene nel primo trimestre… gettando una buona base l’anno”, ha affermato l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, aggiungendo che “il contesto esterno sta diventando più complesso e incerto, e le basi per la stabilità economica non sono ancora solide”.


La produzione industriale è cresciuta del 6,1% nel primo trimestre, ha affermato l’Ufficio, mentre i prezzi alla produzione industriale sono scesi del 2,7%. Gli investimenti fissi sono cresciuti del 4,5%, sostenuti da un aumento del 9,9% degli investimenti manifatturieri, controbilanciato da un calo del 9,5% degli investimenti immobiliari. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 4,7%. Pechino ha fissato un obiettivo di crescita del PIL pari al 5% per quest’anno, lo stesso dell’anno scorso e il livello più basso degli ultimi decenni. Ma l’inflazione è scesa al di sotto delle previsioni a marzo, indicando la persistenza di pressioni deflazionistiche nonostante gli sforzi del governo per stimolare la domanda interna e compensare la crisi del settore immobiliare.

Alfa Romeo cambia il nome del suv “Milano” in “Junior” dopo le polemiche

Alfa Romeo cambia il nome del suv “Milano” in “Junior” dopo le polemicheMilano, 15 apr. (askanews) – “Pur ritenendo che il nome Milano rispetti le prescrizione di legge, cambiamo il nome in Alfa Romeo Junior. Abbiamo avuto una notorietà mai vista con questa polemica, la nuova Alfa Romeo si chiamerà Junior da stasera alle 18”. Lo ha detto il Ceo di Alfa Romeo, Jean-Philippe Imparata durante un incontro in streaming con la stampa dopo le polemiche con il Mimit sul nome della nuova Alfa Romeo. “Non voglio fare politica o polemiche, voglio fare business”, ha aggiunto.