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A picco la moneta nazionale dell’Iran dopo l’attacco a Israele

A picco la moneta nazionale dell’Iran dopo l’attacco a IsraeleRoma, 14 apr. (askanews) – La valuta iraniana, il rial, è precipitata per un breve periodo al minimo storico rispetto al dollaro sul mercato non ufficiale, dopo che Teheran ha lanciato un massiccio attacco missilistico e di droni contro Israele sabato notte, esacerbando le tensioni in Medio Oriente.


Secondo i dati del sito di monitoraggio dei cambi Bonbast riportati da Cnbc, sul mercato aperto il tasso di cambio era di 705.000 rial/USD intorno alle 10:30 ora locale di domenica. Da allora la valuta iraniana ha recuperato alcune perdite. Nel 2018 il governo ha fissato un tasso di cambio ufficiale di 42.000 rial/USD.


Il calo del rial è avvenuto poche ore dopo che l’Iran ha lanciato una massiccia offensiva di droni e missili contro Israele sabato notte, in risposta a un sospetto attacco israeliano che ha ucciso diversi importanti comandanti iraniani a Damasco all’inizio di questo mese. Il rial iraniano deve già affrontare le pressioni derivanti dall’inflazione alle stelle alimentata dalle sanzioni statunitensi in corso applicate durante l’amministrazione di Donald Trump, che hanno anche ridotto le vendite di alcune delle principali esportazioni di Teheran: greggio e prodotti petroliferi.

Iran, a picco la moneta nazionale dopo l’attacco a Israele

Iran, a picco la moneta nazionale dopo l’attacco a IsraeleRoma, 14 apr. (askanews) – La valuta iraniana, il rial, è precipitata per un breve periodo al minimo storico rispetto al dollaro sul mercato non ufficiale, dopo che Teheran ha lanciato un massiccio attacco missilistico e di droni contro Israele sabato notte, esacerbando le tensioni in Medio Oriente.


Secondo i dati del sito di monitoraggio dei cambi Bonbast riportati da Cnbc, sul mercato aperto il tasso di cambio era di 705.000 rial/USD intorno alle 10:30 ora locale di domenica. Da allora la valuta iraniana ha recuperato alcune perdite. Nel 2018 il governo ha fissato un tasso di cambio ufficiale di 42.000 rial/USD.


Il calo del rial è avvenuto poche ore dopo che l’Iran ha lanciato una massiccia offensiva di droni e missili contro Israele sabato notte, in risposta a un sospetto attacco israeliano che ha ucciso diversi importanti comandanti iraniani a Damasco all’inizio di questo mese. Il rial iraniano deve già affrontare le pressioni derivanti dall’inflazione alle stelle alimentata dalle sanzioni statunitensi in corso applicate durante l’amministrazione di Donald Trump, che hanno anche ridotto le vendite di alcune delle principali esportazioni di Teheran: greggio e prodotti petroliferi.

Serbia, Ft: acquisterà da Francia caccia Rafale Dassault per 3 mld

Serbia, Ft: acquisterà da Francia caccia Rafale Dassault per 3 mldRoma, 14 apr. (askanews) – La Serbia si prepara a firmare il più grande accordo sulle armi della sua storia moderna con la Francia, segno di come la guerra della Russia in Ucraina stia spingendo uno dei più stretti alleati di Mosca a diversificare i suoi acquisti di armi. Lo riporta il Financial Times specificando che Belgrado sta pianificando un ordine da 3 miliardi di euro per una dozzina di aerei da caccia francesi Rafale da parte di Dassault Aviation, segnando un impegno a lungo termine verso l’Occidente dopo decenni di affidamento sugli aerei russi.


Dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha frustrato le capitali europee rifiutandosi di aderire alle sanzioni occidentali contro il regime di Vladimir Putin e mantenendo la Serbia aperta agli affari russi, pur mantenendo allo stesso tempo il suo tentativo di aderire all’UE. Ma con l’aumento della pressione da parte di Europa e Stati Uniti, Vucic ha iniziato a consentire spedizioni di munizioni di fabbricazione serba in Ucraina e ad acquistare armi occidentali oltre ai sistemi cinesi e russi attualmente utilizzati dalle forze armate serbe.


“Il contratto dovrebbe essere firmato nei prossimi due mesi e alla presenza del presidente della Francia”, ha detto Vucic a Parigi la settimana scorsa dopo aver incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. “Siamo determinati ad acquistare nuovi aerei che migliorerebbero significativamente le nostre capacità di combattimento”. Un funzionario della difesa serbo ha detto al Financial Times che l’accordo è stato “negoziato per oltre il 90%” ma che le due parti devono ancora concordare i termini finanziari.


La guerra in Ucraina “ha accelerato la diversificazione per noi”, ha detto il funzionario. “Abbiamo fatto affidamento sulla tecnologia di tipo sovietico, e abbiamo alcune code lunghe, la necessità di mantenere tale attrezzatura”, ha detto il funzionario. “A causa delle circostanze geopolitiche ora non è nemmeno fattibile – anche se lo si desidera – acquistare comunque dalla Russia”.


La Serbia, i cui MiG29 sovietici raggiungeranno la fine della loro vita nel prossimo decennio, vuole garantire una capacità aerea ininterrotta. Anche la vicina Croazia, membro dell’UE e della NATO, considerata un punto di riferimento dalle forze armate serbe, ha ordinato 12 jet Rafale dalla Francia nel 2021, sebbene quegli aerei siano usati e costino solo 1 miliardo di euro. Oltre alla dozzina di aerei, l’accordo Rafale includerà sistemi ausiliari, addestramento e manutenzione. Data la rinnovata popolarità del Rafale, il suo produttore Dassault Aviation deve affrontare la sfida di produrre l’aereo a un ritmo più rapido dato il suo arretrato esistente: l’anno scorso ha consegnato solo 13 jet dalla sua fabbrica vicino a Bordeaux, meno dei 15 previsti. L’obiettivo è di farne 20 quest’anno, per poi arrivare a 36 all’anno. (immagine da sito ufficiale Dassault Aviation)

Villeroy: la Bce dovrebbe decidere il taglio dei tassi di interesse il 6 giugno (salvo sorprese)

Villeroy: la Bce dovrebbe decidere il taglio dei tassi di interesse il 6 giugno (salvo sorprese)Roma, 14 apr. (askanews) – La Bce è pronta a tagliare i tassi di interesse a giugno. Lo afferma Francois Villeroy de Galhau membro del Consiglio direttivo e governatore della Banca di Francia. “Salvo sorprese, dovremmo decidere il primo taglio durante la nostra prossima riunione del 6 giugno”, ha detto Villeroy de Galhau in un’intervista al settimanale francese Le Journal du Dimanche, aggiungendo di essere più fiducioso sulla traiettoria discendente dell’inflazione.


“Il nostro taglio all’inizio di giugno dovrà essere seguito da altri tagli entro la fine dell’anno”, ha aggiunto, pur escludendo un ritorno ai tassi molto bassi o negativi che erano prevalenti tra il 2015 e il 2022. Giovedì scorso la Bce ha mantenuto i tassi di interesse stabili per la quinta riunione consecutiva, con il tasso sui depositi al livello record del 4%. Ma il Consiglio direttivo nella sua relazione d’accompagnamento aveva segnalato, per la prima volta, una possibile riduzione, subordinata alle sue previsioni economiche che indichino che la crescita dei prezzi al consumo è sicuramente diretta al 2%.


Nell’intervista al settimanale, il governatore ha anche aggiunto che la Francia deve affrontare seriamente il peggioramento delle finanze pubbliche. Questo dopo che il governo francese ha dichiarato qualche giorno fa che quest’anno il suo deficit sarà più ampio del previsto.

Bce, Villeroy: salvo sorprese verso taglio tassi il 6 giugno

Bce, Villeroy: salvo sorprese verso taglio tassi il 6 giugnoRoma, 14 apr. (askanews) – La Bce è pronta a tagliare i tassi di interesse a giugno. Lo afferma Francois Villeroy de Galhau membro del Consiglio direttivo e governatore della Banca di Francia. “Salvo sorprese, dovremmo decidere il primo taglio durante la nostra prossima riunione del 6 giugno”, ha detto Villeroy de Galhau in un’intervista al settimanale francese Le Journal du Dimanche, aggiungendo di essere più fiducioso sulla traiettoria discendente dell’inflazione.


“Il nostro taglio all’inizio di giugno dovrà essere seguito da altri tagli entro la fine dell’anno”, ha aggiunto, pur escludendo un ritorno ai tassi molto bassi o negativi che erano prevalenti tra il 2015 e il 2022. Giovedì scorso la Bce ha mantenuto i tassi di interesse stabili per la quinta riunione consecutiva, con il tasso sui depositi al livello record del 4%. Ma il Consiglio direttivo nella sua relazione d’accompagnamento aveva segnalato, per la prima volta, una possibile riduzione, subordinata alle sue previsioni economiche che indichino che la crescita dei prezzi al consumo è sicuramente diretta al 2%.


Nell’intervista al settimanale, il governatore ha anche aggiunto che la Francia deve affrontare seriamente il peggioramento delle finanze pubbliche. Questo dopo che il governo francese ha dichiarato qualche giorno fa che quest’anno il suo deficit sarà più ampio del previsto.

Tim, Labriola: convinti che a giugno chiuderemo vendita della rete

Tim, Labriola: convinti che a giugno chiuderemo vendita della reteRoma, 14 apr. (askanews) – Convinti che a giugno si chiuderà la partita della cessione della rete Telecom. Lo spiega l’amministratore delegato Pietro Labriola nell’intervista al Sole 24 Ore. “Se il gruppo restasse verticalmente integrato – afferma – non potrebbe partecipare al consolidamento nè unire la sua infrastruttura con quella di Open Fiber. Non si può prescinfere dal contesto e dai vincoli industriali e finanziari nel valutare l’operazioen sulla rete”.


Anche per il Mef, che ha prenotato il 20% della NetCo a fianco di Kkr, il piano è l’unico che realisticamente può garantire un futuro a Telecom. Labriola ha inoltre escluso una vendita della controllata Tim Brasil. “Con un’upside potenziale di 5 miliardi, perchè si dovrebbe cedere il Brasile, che contribuisce per il 45% all’ebitda della ServiceCo? Le quotazioni sono cresciute, ma i target price sono ancora più alti, e Tim con la vendita della NetCo non ha bisogno di altra cassa.

Lavoro, Sbarra: patto per fermare la carneficina, no a scioperini

Lavoro, Sbarra: patto per fermare la carneficina, no a scioperiniRoma, 13 apr. (askanews) – Per porre fine alla “carneficina” delle morti sul lavoro sono necessari “unità” e “coesione nazionale”; una vera e propria “alleanza della responsabilità”; un nuovo “patto sociale” tra istituzioni, politica, sindacati e sistema delle imprese. E’ quanto sottolineato dal leader della Cisl, Luigi Sbarra, che, davanti alla platea dell’assemblea dei 5mila della confederazione, ha nuovamente sollecitato le parti a “rafforzare il dialogo” perché “non si può sperare di mettersi la coscienza a posto semplicemente con uno scioperino in più”.


I destinatari delle parole pronunciate dal palco sono Cgil e Uil. Negli ultimi giorni, tra Sbarra e i segretari generali delle altre due confederazioni (Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri) non sono mancati i botta e risposta polemici. Il leader della Cisl ha tuttavia provato ad abbassare quei “toni demagogici” con i quali “altri vorrebbero darci lezioni”. Toni “indecenti e, aggiungo, molto pericolosi – ha detto tra gli applausi dei delegati – incendiano la temperatura sociale, arroventano e spezzano i rapporti tra persone nei luoghi di lavoro. Toni sbagliati che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri, portando dentro le fabbriche un clima che il nostro Paese ha già conosciuto con un portato di attentati, assassini e violenza”. Sbarra ha ricordato che sul tema della salute e sicurezza nei luoghi dei lavoro “gli obiettivi con Cgil e Uil sono comuni, ma ci sono sensibilità diverse. Ci distingue la valutazione sui risultati che portiamo a casa. Il sindacato non può vendere sogni. Dall’indignazione di un momento si passi alla piena consapevolezza, alla volontà di dare risposte concrete. Non bastano più le proteste nate su un’onda emotiva e destinate a rimanere lì”.


La spaccatura tra la Cisl e soprattutto la Cgil resta profonda. Sbarra ha di fatto bocciato l’iniziativa di corso d’Italia che ha presentato 4 quesiti referendari sul lavoro, due dei quali per cancellare il Jobs act. “Rialzare la bandiera anacronistica dell’articolo 18 è sbagliato – ha concluso Sbarra – oggi la vera tutela da conquistare si chiama formazione, investimento sulle competenze. Rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali, anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”. Intanto, i quesiti referendari che la Cgil ha depositato ieri in Cassazione sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Adesso potrà partire la raccolta per le 500mila firme.

Lavoro, Sbarra: serve un patto sociale per fermare la carneficina, no a scioperini

Lavoro, Sbarra: serve un patto sociale per fermare la carneficina, no a scioperiniRoma, 13 apr. (askanews) – Per porre fine alla “carneficina” delle morti sul lavoro sono necessari “unità” e “coesione nazionale”; una vera e propria “alleanza della responsabilità”; un nuovo “patto sociale” tra istituzioni, politica, sindacati e sistema delle imprese. E’ quanto sottolineato dal leader della Cisl, Luigi Sbarra, che, davanti alla platea dell’assemblea dei 5mila della confederazione, ha nuovamente sollecitato le parti a “rafforzare il dialogo” perché “non si può sperare di mettersi la coscienza a posto semplicemente con uno scioperino in più”.


I destinatari delle parole pronunciate dal palco sono Cgil e Uil. Negli ultimi giorni, tra Sbarra e i segretari generali delle altre due confederazioni (Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri) non sono mancati i botta e risposta polemici. Il leader della Cisl ha tuttavia provato ad abbassare quei “toni demagogici” con i quali “altri vorrebbero darci lezioni”. Toni “indecenti e, aggiungo, molto pericolosi – ha detto tra gli applausi dei delegati – incendiano la temperatura sociale, arroventano e spezzano i rapporti tra persone nei luoghi di lavoro. Toni sbagliati che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri, portando dentro le fabbriche un clima che il nostro Paese ha già conosciuto con un portato di attentati, assassini e violenza”. Sbarra ha ricordato che sul tema della salute e sicurezza nei luoghi dei lavoro “gli obiettivi con Cgil e Uil sono comuni, ma ci sono sensibilità diverse. Ci distingue la valutazione sui risultati che portiamo a casa. Il sindacato non può vendere sogni. Dall’indignazione di un momento si passi alla piena consapevolezza, alla volontà di dare risposte concrete. Non bastano più le proteste nate su un’onda emotiva e destinate a rimanere lì”.


La spaccatura tra la Cisl e soprattutto la Cgil resta profonda. Sbarra ha di fatto bocciato l’iniziativa di corso d’Italia che ha presentato 4 quesiti referendari sul lavoro, due dei quali per cancellare il Jobs act. “Rialzare la bandiera anacronistica dell’articolo 18 è sbagliato – ha concluso Sbarra – oggi la vera tutela da conquistare si chiama formazione, investimento sulle competenze. Rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali, anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”. Intanto, i quesiti referendari che la Cgil ha depositato ieri in Cassazione sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Adesso potrà partire la raccolta per le 500mila firme.

Il G7 Trasporti ribadisce l’impegno per la transizione ecologica (ma sostenibile)

Il G7 Trasporti ribadisce l’impegno per la transizione ecologica (ma sostenibile)Milano, 13 apr. (askanews) – Proseguire sulla transizione ecologica ma rendendola sostenibile sia socialmente che economicamente. Un bilancio positivo quello del G7 Trasporti che si è svolto a Milano secondo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.


“Sulla transizione ecologica – ha detto il ministro nella conferenza stampa finale al termine dei lavori – il G7 la conferma, però priva di ideologia, più improntata al buonsenso, con la neutralità tecnologica. Non solo alcune fonti energetiche ma tutte, tanto che abbiamo parlato di nucleare, di buocarburante, quindi non tutto è solo elettrico. Un G7 positivo molto pragmatico, non ideologico”. Nel documento finale si legge infatti che i paesi del G7 riconoscono “che è importante che la transizione sia socialmente ed economicamente giusta, conveniente ed efficiente, basata sui risultati e neutrale dal punto di vista tecnologico. Riconosciamo inoltre l’importanza degli investimenti in infrastrutture per veicoli a zero e basse emissioni – aggiunge i documento -, nelle infrastrutture di ricarica e nei carburanti alternativi e nella fornitura di carburanti rinnovabili e sostenibili a basse e zero emissioni di carbonio, che siano convenienti. Prendiamo atto dell’importanza di continuare un dialogo costruttivo e positivo con gli operatori privati”.


Il G7 dedica anche un capitolo sul tema automotive, esprimendo preoccupazione per pratiche di sovvenzioni “opache” che “minano le parità di condizioni” con un riferimento neanche troppo velato alla Cina e alla sue posizione di leadership nel settore delle auto elettriche attraverso la produzione delle batterie. “Continuiamo a nutrire preoccupazione – afferma il G7 – per l’uso sistematico di politiche e pratiche non di mercato, come le sovvenzioni industriali pervasive, opache e dannose, le pratiche distorsive del mercato delle imprese statali e tutte le forme di trasferimenti forzati di tecnologia, nonché altre pratiche che minano la parità di condizioni e creano dipendenze strategiche e vulnerabilità sistemiche, anche nel settore automobilistico”. Non a caso, Salvini, aprendo la conferenza stampa ha ribadito la sua perplessità nel “vedere un noto marchio di auto elettriche cinesi aprire un proprio shop dietro la Madonnina” del Duomo di Milano. Una parte importante del documento finale del G7 è inoltre dedicato all’Ucraina, verso la quale si ribadisce il massimo sostegno, puntando l’accento sulla ricostruzione al termine della guerra con la Russia. “La ricostruzione dell’Ucraina, a cominciare da misure di ripresa tempestive, rimane una priorità fondamentale. Continueremo a lavorare con le autorità ucraine, le istituzioni europee e internazionali Istituzioni finanziarie attraverso la piattaforma di coordinamento dei donatori multi-agenzia per l’Ucraina e facendo leva sugli investimenti privati”. “Riaffermiamo il nostro incrollabile sostegno all’Ucraina e salutiamo ancora una volta il coraggio e la resilienza del popolo ucraino che ha combattuto instancabilmente per la sovranità dell’Ucraina, l’integrità territoriale, la libertà e futuro democratico – aggiungono i paesi del G7 -. Continueremo il nostro lavoro – conclude – per garantire che il popolo ucraino prevalga nei suoi combattimenti e per contribuire a forgiare una una pace globale, giusta e duratura”.


Infine, stabilito un tavolo permamente di consultazione per far fronte alla crisi dei collegamenti marittimi provocata dagli attacchi Houthi sul Mar Rosso, verso i quali i paesi del G7 chiedono un immediato stop. “Chiediamo agli Houthi di cessare immediatamente i loro attacchi contro le navi e di rilasciare la Galaxy Leader e il suo equipaggio – affermano nel documento -. Chiediamo inoltre all’Iran di astenersi dal fornire sostegno agli Houthi e dal consentire tali attacchi”.

G7 Trasporti ribadisce impegno alla transizione ma sostenibile

G7 Trasporti ribadisce impegno alla transizione ma sostenibileMilano, 13 apr. (askanews) – Proseguire sulla transizione ecologica ma rendendola sostenibile sia socialmente che economicamente. Un bilancio positivo quello del G7 Trasporti che si è svolto a Milano secondo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.


“Sulla transizione ecologica – ha detto il ministro nella conferenza stampa finale al termine dei lavori – il G7 la conferma, però priva di ideologia, più improntata al buonsenso, con la neutralità tecnologica. Non solo alcune fonti energetiche ma tutte, tanto che abbiamo parlato di nucleare, di buocarburante, quindi non tutto è solo elettrico. Un G7 positivo molto pragmatico, non ideologico”. Nel documento finale si legge infatti che i paesi del G7 riconoscono “che è importante che la transizione sia socialmente ed economicamente giusta, conveniente ed efficiente, basata sui risultati e neutrale dal punto di vista tecnologico. Riconosciamo inoltre l’importanza degli investimenti in infrastrutture per veicoli a zero e basse emissioni – aggiunge i documento -, nelle infrastrutture di ricarica e nei carburanti alternativi e nella fornitura di carburanti rinnovabili e sostenibili a basse e zero emissioni di carbonio, che siano convenienti. Prendiamo atto dell’importanza di continuare un dialogo costruttivo e positivo con gli operatori privati”.


Il G7 dedica anche un capitolo sul tema automotive, esprimendo preoccupazione per pratiche di sovvenzioni “opache” che “minano le parità di condizioni” con un riferimento neanche troppo velato alla Cina e alla sue posizione di leadership nel settore delle auto elettriche attraverso la produzione delle batterie. “Continuiamo a nutrire preoccupazione – afferma il G7 – per l’uso sistematico di politiche e pratiche non di mercato, come le sovvenzioni industriali pervasive, opache e dannose, le pratiche distorsive del mercato delle imprese statali e tutte le forme di trasferimenti forzati di tecnologia, nonché altre pratiche che minano la parità di condizioni e creano dipendenze strategiche e vulnerabilità sistemiche, anche nel settore automobilistico”. Non a caso, Salvini, aprendo la conferenza stampa ha ribadito la sua perplessità nel “vedere un noto marchio di auto elettriche cinesi aprire un proprio shop dietro la Madonnina” del Duomo di Milano. Una parte importante del documento finale del G7 è inoltre dedicato all’Ucraina, verso la quale si ribadisce il massimo sostegno, puntando l’accento sulla ricostruzione al termine della guerra con la Russia. “La ricostruzione dell’Ucraina, a cominciare da misure di ripresa tempestive, rimane una priorità fondamentale. Continueremo a lavorare con le autorità ucraine, le istituzioni europee e internazionali Istituzioni finanziarie attraverso la piattaforma di coordinamento dei donatori multi-agenzia per l’Ucraina e facendo leva sugli investimenti privati”. “Riaffermiamo il nostro incrollabile sostegno all’Ucraina e salutiamo ancora una volta il coraggio e la resilienza del popolo ucraino che ha combattuto instancabilmente per la sovranità dell’Ucraina, l’integrità territoriale, la libertà e futuro democratico – aggiungono i paesi del G7 -. Continueremo il nostro lavoro – conclude – per garantire che il popolo ucraino prevalga nei suoi combattimenti e per contribuire a forgiare una una pace globale, giusta e duratura”.


Infine, stabilito un tavolo permamente di consultazione per far fronte alla crisi dei collegamenti marittimi provocata dagli attacchi Houthi sul Mar Rosso, verso i quali i paesi del G7 chiedono un immediato stop. “Chiediamo agli Houthi di cessare immediatamente i loro attacchi contro le navi e di rilasciare la Galaxy Leader e il suo equipaggio – affermano nel documento -. Chiediamo inoltre all’Iran di astenersi dal fornire sostegno agli Houthi e dal consentire tali attacchi”.