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Bce, Panetta: riduzioni tassi graduali e fluide, ma seguendo dati

Bce, Panetta: riduzioni tassi graduali e fluide, ma seguendo datiRoma, 26 giu. (askanews) – Sull’inflazione l’area euro “è emersa dalla tempesta perfetta: un violento periodo innescato da una serie di shock pesanti e imprevedibili”. Ora l’inflazione è su una dinamica discendente, e molti dei problemi su cui la Bce ha dibattuto negli ultimi mesi “potrebbero diventare meno importanti guardando avanti”. L’attuale quadro macroeconomico “è coerente con una normalizzazione della linea monetaria. La Bce ha opportunamente iniziato questo processo poche settimane fa e, nello scenario di base, proseguirà gradualmente e fluidamente”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo il testo del suo intervento alla terza conferenza internazionale sulla politica monetaria, organizzata oggi a Helsinki dalla Banca centrale della Finlandia.


Panetta ha affrontato punto per punto i temi chiave su cui in queste settimane si concentra il dibattito sulle future mosse dell’istituzione Ue. “Nel calibrare la normalizzazione dovremo essere legati ai dati, tenendo conto delle informazioni sulle prospettive macroeconomiche senza assegnare eccessiva importanza a deviazioni (temporanee) dei dati”. Inoltre secondo il numero uno di Bankitalia “dobbiamo anche essere cauti nelle nostre comunicazioni”, evitando che contengano in maniera implicita o esplicita delle indicazioni sugli orientamenti futuri (forward guidance) che diano previsioni su tempi e sequenze dei futuri tagli dei tassi di interesse. “Comunicazioni erratiche distrarrebbero l’attenzione dagli elementi chiave delle nostre decisioni monetarie – ha avvertito – in particolare la nostra funzione di reazione”.


Un altro elemento cruciale sottolineato dal governatore è la necessità di essere pronti a gestire rischi imprevisti con eventuali ricadute rispetto allo scenario di base, valutando anche “scenari alternativi” e guardando in particolare ai possibili rischi geopolitici e politici, “che restano elevati” e operando con “consapevolezza e flessibilità”. Panetta ha spiegato che con il taglio dei tassi deciso a inizio mese il ciclo della linea monetaria europea “è a un punto di svolta”. E questi punti di svolta “inevitabilmente attirano l’attenzione e il dibattito è ora focalizzato sui prossimi passi” sotto l’attenta osservazione da parte degli esperti.


Alcuni hanno messo in rilievo il problema della dinamica superiore alla media dell’inflazione nel settore dei servizi e dell’andamento ancora sostenuto dei mercati del lavoro, quali possibili ostacoli “nell’ultimo miglio” di stabilizzazione dell’inflazione. “Certamente dobbiamo restare vigili agli sviluppi in queste aree, ma se si guarda attentamente ai dati suggeriscono che quest’ultimo miglio potrebbe richiedere non altro che un monitoraggio attento e paziente del processo disinflazionistico in corso”, ha detto. Perché secondo Panetta è quello che conta è la convergenza dell’inflazione totale verso l’obiettivo del 2% della Bce, non le dinamiche delle sue singole componenti. “Il livello relativamente elevato dei prezzi dei servizi sarà monitorato ma abbiamo motivi di ritenere che la persistenza in questo segmento non sia anormale”.


E al tempo stesso, se negli ultimi mesi la fiducia del Consiglio direttivo sul calo dell’inflazione è migliorata, le prospettive per l’attività economica restano invece “fragili”. L’eurozona è stata impantanata nella stagnazione fin dalla fine del 2022. La ripresa della crescita del Pil di questo inizio anno “potrebbe essere meno rassicurante di come appare, dati i risultati deludenti su consumi e investimenti delle imprese”. E più in generale il Pil è atteso crescere dell’1,5% sui prossimi due anni: “circa mezzo punto percentuale in meno dell’ultima fase espansiva”, ha sottolineato. Potrebbero esserci dati momentaneamente fuori scala, che tuttavia non dovrebbero compromettere la dinamica discendente del carovita. Semmai bisogna valutare due ulteriori elementi, ha proseguito Panetta. Primo, la trasmissione della restrizione monetaria adottata nei mesi scorsi, che si sta ancora scaricando a terra e che “potrebbe risultare più forte nel 2024 che nel 2023”. Secondo, l’effetto dei tagli dei tassi rischia di essere mitigato dalla parallela riduzione della mole del bilancio di Eurosistema e Bce. Infine Panetta ha affrontato il tema dei rischi geopolitici, rilevando come sia chiaro che le tensioni diplomatiche e soprattutto gli scontri militari abbiano pesanti ricadute su commercio, flussi di capitali, crescita e prezzi. “Possiamo sperare ma certamente non dare per scontato che il quadro globale sarà più stabile in futuro di come lo sia stato negli ultimi due anni “. E poi ha fatto una chiaro riferimento alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e alle imminenti politiche in Francia, che tuttavia non ha citato esplicitamente. Panetta ha parlato di “accresciuta incertezza politica dentro i paesi. Alcune delle maggiori economie globali hanno eletto o eleggeranno i loro leader nel 2024 e questo può tradursi in maggiore incertezza, con famiglie e imprese che vorranno capire come i nuovi governi gestiranno i problemi economici e le decisioni politiche”. Per parte loro “le banche centrali devono essere preparate a gestire le conseguenze di questi shock se e quando dovessero materializzarsi – ha avvertito -. Questo implica prontezza a usare tutto l’armamentario di strumenti a loro disposizione per aggiustare la linea monetaria, o per intervenire su minacce alla stabilità dei prezzi e proteggere la trasmissione del meccanismo monetario”.

Uif, in 2023 150mila segnalazioni sospette (-3%), fari su fintech

Uif, in 2023 150mila segnalazioni sospette (-3%), fari su fintechRoma, 26 giu. (askanews) – Lo scorso anno l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia – organizzazione focalizzata su contrasto di riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, istituita con piena autonomia presso la Banca d’Italia – ha ricevuto oltre 150.000 segnalazioni di operazioni sospette, in calo del 3 per cento rispetto al 2022 a riflesso “del minore afflusso di segnalazioni da parte degli intermediari bancari e finanziari”.


Invece è aumentato l’apporto dei soggetti obbligati non finanziari, tra i quali restano prevalenti i prestatori dei servizi di gioco e i notai. E al tempo stesso “le comunicazioni trasmesse dalle Pubbliche amministrazioni sono più che raddoppiate; tuttavia la loro collaborazione resta, in termini assoluti, ancora marginale e riconducibile a un numero molto ristretto di enti”. Lo ha riferito il direttore dell’Uif, Enzo Serata nella sua relazione sul Rapporto annuale. “Le segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo sono ulteriormente diminuite, segnando tuttavia una ripresa dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre”. Continua poi a crescere la complessità delle segnalazioni e l’adeguamento degli strumenti di analisi, ha prosgeuito, ha permesso di mantenere costanti i tempi medi di analisi e gli stock in lavorazione.


Nel 2023 la l’Uif ha avviato un progetto per la realizzazione di un sistema per il monitoraggio della qualità della collaborazione attiva, basato su indicatori riferiti al grado di partecipazione al sistema antiriciclaggio, alla qualità sostanziale, all’accuratezza formale della compilazione delle SOS e alla tempestività della collaborazione. All’inizio del 2024 sono entrati in vigore i nuovi indicatori di anomalia, pubblicati dalla Uif nel maggio 2023. Sul fronte delle tipologie di sospetto, Serata ha rilevato come sia “significativo il flusso segnaletico connesso con le politiche di sostegno dell’economia e in particolare con il Pnrr. Le garanzie pubbliche hanno favorito l’accesso al credito di clientela con ridotta capacità finanziaria di rimborso e connotata da plurime anomalie sotto il profilo dell’antiriciclaggio. Resta elevato il numero di segnalazioni potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata. In tutti gli ambiti – ha poi avvertito – si registra un crescente utilizzo di strumenti FinTech finalizzati principalmente a ostacolare la tracciabilità dei flussi finanziari; inoltre, è sempre maggiore la rilevanza e la diffusione del fenomeno delle frodi agevolate dall’uso di strumenti informatici”.


“I controlli ispettivi e cartolari dell’Unità, raddoppiati rispetto all’anno precedente, hanno riguardato anche settori innovativi e a elevato rischio, quali il crowdfunding, la compravendita di crediti fiscali tramite piattaforme digitali e il ricorso a servizi di Iban virtuali”. Sono inoltre emersi rischi di riciclaggio associati all’acquisto di voucher per la distribuzione di moneta elettronica, ha detto il direttore, la ricarica di conti di gioco e la prestazione di servizi in attività virtuali senza l’identificazione dei relativi acquirenti. “Il monitoraggio dei bonifici esteri rilevati nelle Segnalazioni Antiriciclaggio Aggregate ha portato all’identificazione di flussi potenzialmente illeciti verso la Russia triangolati con paesi terzi”, ha sottolineato Serata.


Nel quadro dell’analisi strategica sono proseguiti gli approfondimenti su illeciti perpetrati mediante l’utilizzo di imprese che facilitano le frodi c.d. carosello Iva anteponendosi alle società “cartiere” e rendendo più complicata l’individuazione delle frodi. Sono stati sviluppati indicatori di irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici e definite misure di rischio per le gare d’appalto. Le richieste di informazioni da parte dell’Autorità giudiziaria e degli Organi investigativi sono significativamente aumentate (+31,3%). Il nuovo Protocollo di intesa siglato alla fine del 2023 fra la Uif, la Dna, il Dipartimento di Pnel 20ubblica sicurezza (per conto della Dia) e la Guardia di Finanza punta a razionalizzare le modalità di scambio delle informazioni e a valorizzarne la condivisione fra i partecipanti. Infine, allo scopo di consolidare la fiducia dei segnalanti e dei cittadini nel sistema antiriciclaggio e di tutelarne l’efficacia, “la UIF ha rafforzato i presìdi a tutela della sicurezza dei sistemi informatici e della riservatezza delle informazioni. In particolare, sono state aggiornate le disposizioni interne sull’utilizzo del patrimonio informativo dell’Unità, con cautele aggiuntive per il trattamento dei dati più sensibili; sono stati rafforzati i controlli sugli accessi con ulteriori strumenti di monitoraggio.

Tim, Butti: dopo closing rete, fare investimenti necessari a Paese

Tim, Butti: dopo closing rete, fare investimenti necessari a PaeseMilano, 26 giu. (askanews) – “Oggi abbiamo uno scenario interessante e affascinante da cui discenderà, mi auguro, un atteggiamento costruttivo e sereno certamente nei confronti degli operatori, ma anche nei confronti delle autorità di regolamentazione: finalmente avremo un operatore in grado di fare investimenti che sono necessari se vogliamo dotare il paese di una rete Ftth e nei tempi programmati”. Lo ha dichiarato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione e al digitale, riferendosi all’operazione della vendita della rete di Tim a KKR, il cui closing è fissato per il 1 luglio.


“Anche a livello europeo – ha proseguito Butti, nel corso del suo intervento all’evento Telco per l’Italia 2024 – c’è più convinzione sulla divisione della rete dai servizi e questo consentirà anche una deregulation che il mondo degli operatori, e non solo, attende, anche nei confronti dei servizi paneuropei sui quali il governo intende tornare a investire”.

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla salute

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi salute

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

Microsoft, Antitrust Ue mette nel mirino integrazione Teams e Office

Microsoft, Antitrust Ue mette nel mirino integrazione Teams e OfficeRoma, 25 giu. (askanews) – L’Antitrust europeo ha inviato una comunicazione di addebiti a Microsoft affermando che secondo le sue valutazioni preliminari ha violato le normative europee sulla concorrenza vincolando l’uso di applicativi molto diffusi come Office 365 e Microsoft 365 alla sua piattaforma di comunicazioni Teams.


Con un comunicato, la commissione europea spiega che Teams è una sistema di comunicazioni basato sul cloud che serve anche come strumento di collaborazione e che offre sistemi di messaggistica, chiamate, video-collegamenti, condivisioni di file e sistemi simili. Microsoft lo ha incluso in vari applicativi sulla produttività come il pacchetto Office. Secondo l’Antitrust europeo tuttavia potrebbe aver così limitato la concorrenza sui mercati per comunicazioni e applicativi di collaborazione, privilegiando la sua piattaforma.


Bruxelles aggiunge che dal luglio dello scorso anno Microsoft ha iniziato a modificare i termini della sua offerta, proponendo applicativi anche senza Teams incorporato. Tuttavia questi cambiamenti non vengono giudicati sufficienti: “servono maggiori modifiche da parte di Microsoft per ripristinare la concorrenza”, conclude l’esecutivo Ue.

Ue, Fitto vede Vestager: ok proroga 6 mesi decontribuzione Sud

Ue, Fitto vede Vestager: ok proroga 6 mesi decontribuzione SudBruxelles, 25 giu. (askanews) – La Commissione europea ha accolto la richiesta dell’Italia di prorogare per sei mesi, fino al 31 dicembre, la “decontribuzione Sud”, ovvero l’esonero del 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro delle imprese del Mezzogiorno.


Il ministro per gli Affari europei, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha incontrato oggi a Bruxelles la vice presidente esecutiva della Commissione europea responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, per discutere della revisione della misura e ringraziarla per aver accolto la richiesta di proroga. Si tratta di una misura legata al “Quadro temporaneo” Ue degli aiuti di Stato che la Commissione aveva attivato per far fronte alle conseguenze della pandemia di Covid e poi della guerra in Ucraina, e che è in scadenza il 30 giugno prossimo. È a causa di questo carattere temporaneo che la decontribuzione Sud negli anni scorsi era stata autorizzata da Bruxelles solo per periodi brevi e mai superiori ai dodici mesi.


“Ho discusso con la Vice Presidente Vestager del futuro di questa misura che, alla luce del venir meno del ‘Quadro temporaneo’ dovrà essere modificata e resa più mirata facendo leva su una o più diverse basi giuridiche” ha dichiarato Fitto al termine del colloquio. “L’obiettivo – ha rilevato il ministro – è quello di trasformarla, d’intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e maggiormente orientato verso gli investimenti”. “Al tempo stesso – ha riferito ancora Fitto – ho ringraziato Vestager per aver accolto, nel rispetto della normativa europea, la richiesta del governo italiano di una modifica della misura e di un’ultima proroga per ulteriori sei mesi del periodo a cui si applica la ‘decontribuzione’ nella consapevolezza che si tratta in questa fase di una misura molto importante per l’economia e l’occupazione del nostro Mezzogiorno.


“Un risultato importante, frutto di un grande impegno del governo e giunto al termine di un proficuo ed approfondito dialogo con la Commissione europea”, ha concluso Fitto. Loc

FT: da stallo Usa si rischia guerra globale su tassazione big tech

FT: da stallo Usa si rischia guerra globale su tassazione big techRoma, 25 giu. (askanews) – A meno di una settimana dal termine che era stato fissato per ratificare i meccanismi globali sulla tassazione dei giganti digitali, la paralisi legislativa degli Stati Uniti, dovuta alla contrapposizione tra democratici e repubblicani, rischia di far saltare l’impianto che era stato approntato da Ocse e G20 e portare a una sorta di guerra globale sulla tassazione, con i paesi che procederebbero in ordine sparso. Lo scrive il Financial Times, ricordando in apertura del dell’edizione online che i 140 paesi coinvolti sul primo pilastro della riforma sulla tassazione internazionale avevano stabilito di fissare al 30 giugno il termine per le ratifiche, rispetto ad accordi che risalgono ormai al 2021.


Il quotidiano cita diverse fonti di Washington secondo cui un l’ipotesi di riuscire a far approvare le normative al Congresso nei termini è “definitivamente morta”. Secondo Alan Mclean, presidente del comitato su tassazione imprese dell’Ocse la mancata ratifica degli Stati Uniti di queste intese darebbe “una vittoria di Pirro”. Tutto l’impianto aveva retto finora sulla base di un accordo di tregua che prevedeva appunto di arrivare alle ratifiche da parte dei paesi sottoscrittori delle intese entro il 30 giugno. A quel punto ognuno potrebbe procedere per conto suo e il Ft rileva come diversi Paesi, tra cui il Canada abbiano già annunciato l’introduzione di tasse unilaterali sulle big tech.

Euro digitale, Cipollone: darebbe a consumatori una scelta in più

Euro digitale, Cipollone: darebbe a consumatori una scelta in piùRoma, 25 giu. (askanews) – La libertà è un valore fondamentale dell’Unione europea e l’euro svolge “un ruolo fondamentale” su questo, garantendo la libertà di acquistare o vendere “in qualsiasi paese dell’area”. Ma “non disporre ancora di uno strumento equivalente al contante per i pagamenti digitali rappresenta però un limite” in un mondo sempre digitale. Lo afferma Piero Cipollone, il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, che ha la delega anche sui sistemi di pagamento, che in un articolo su Repubblica torna a perorare la causa della creazione di un euro digitale.


“Per superare queste limitazioni, la Bce sta lavorando all’euro digitale”. Offrirebbe ai consumatori una scelta in più, prosegue, coniugherebbe la comodità del contante con i sistemi digitali, semplificherebbe alcuni pagamenti in tutta Europa e darebbe più concorrenza, mentre la Bce preserverebbe la circolazione del contante. Secondo Cipollone “garantirebbe una maggiore privacy rispetto agli standard tipicamente offerti dal mercato al giorno d’oggi”.


Ieri su questo argomento si è svolto un evento a Roma, presso la residenza dell’ambasciatore di Germania a cui è intervenuto il presidente della Bundesbank, Joakim Nagel alla presenza del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. L’euro digitale, ribadisce l’esponente della Bce, darebbe ai consumatori “una scelta in più”. Sarà poi “una libera scelta loro se utilizzarlo o meno”.

Calcio, Deloitte: in Europa 35,5mld di ricavi, 2,9mld in Serie A

Calcio, Deloitte: in Europa 35,5mld di ricavi, 2,9mld in Serie AMilano, 25 giu. (askanews) – Il calcio europeo è arrivato a generare 35,3 miliardi di euro di fatturato nella stagione 2022-2023, +16%, con la Serie A che nella stessa annata ha registrato la crescita maggiore dei ricavi rispetto alla stagione precedente (+22%), fissando con 2,9 miliardi di euro di incassi il suo nuovo record. E’ quanto emerge dalla 33esima edizione della Annual Review of Football Finance pubblicata da Deloitte Sports Business Group.


A dominare il mondo del pallone sono (sempre) stati i cinque principali campionati europei – Premier League, Bundesliga, LaLiga, Serie A e Ligue 1 – con una crescita dei ricavi del +14%, per un totale di 19,6 miliardi di euro, grazie a un aumento dei ricavi da matchday, nuovi accordi di sponsorizzazione e utilizzo degli stadi non soltanto nei giorni delle partite. I club della Premier League inglese nel ’22-’23 hanno incassato in aggregato per la prima volta più di 6 miliardi di sterline, oltre 7 miliardi di euro, con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente (5,5 miliardi di sterline). In Germania le società della Bundesliga hanno generato entrate totali per 3,8 miliardi di euro nella stagione 2022/23 (3,1 miliardi di euro nel 2021/22), appuntandosi sul petto la medaglietta per la più alta affluenza media allo stadio tra i “cinque grandi” campionati. Anche la Liga ha battuto i suoi record nel 2022-23 con i club che hanno raggiunto ricavi aggregati di 3,5 miliardi di euro, seguita dalla Serie A a 2,9 miliardi di euro grazie a ricavi da matchday aumentati dell’88% (a 434 milioni di euro), quelli broadcast del +15% (a 1,5 miliardi di euro) e i ricavi commerciali del +14% a quota 0,9 miliardi di euro. Chiude la francese Ligue 1, con fatturato +17% a 2,4 miliardi di euro.


Nel complesso, i club delle “big five” hanno registrato un utile operativo aggregato (0,5 miliardi di euro) per la prima volta dal 2018/19, con un rapporto medio salari/ricavi in calo in tutti i campionati. “Il calcio europeo si trova a un punto di svolta: sta diventando uno sport sempre più connesso a livello globale e questo comporta nuove sfide per mantenere l’equilibrio competitivo, una governance e una regolamentazione all’altezza”, ha detto Tim Bridge, lead partner dello Sports Business Group di Deloitte. “I leader di tutto il settore devono fornire un fronte unito nel seguire i principi di buona governance per costruire un futuro per il calcio europeo di cui i tifosi, i giocatori e i partner di tutti i campionati – ha concluso – possano essere entusiasti”.