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La Coop: noi estranei ad appello anti Israele, mai praticato boicottaggi

La Coop: noi estranei ad appello anti Israele, mai praticato boicottaggiRoma, 26 giu. (askanews) – In merito alla diffusione di un volantino promosso da alcuni soci “No ai prodotti israeliani nei punti vendita” Coop precisa in un comunicato di essere estranea all’Appello. Coop sostiene le istanze di pace e giustizia tra il popolo palestinese e Israele, ma ciò non comporta attivare azioni di boicottaggio che Coop non ha mai praticato. Tutte le scelte di acquisto o di “non acquisto” sono legittime, strumentalizzazioni e interpretazioni non corrette sono ingiustificate. Così riteniamo di tutelare il punto di vista di una platea di oltre 6 milioni di soci che rappresentano valori, opinioni e sensibilità inevitabilmente diverse e tutte analogamente da rispettare.

Conad chiude 2023 con fatturato oltre 20 miliardi, leader gdo Italia

Conad chiude 2023 con fatturato oltre 20 miliardi, leader gdo ItaliaRoma, 26 giu. (askanews) – Conad si è confermata nel 2023 l’insegna leader della Grande Distribuzione in Italia. Secondo il documento approvato all’unanimità in Assemblea, Conad ha chiuso l’anno con un fatturato di oltre 20 miliardi di euro, in crescita dell’8,11% rispetto al 2022. Lo rende noto lo stesso gruppo in un comunicato.


In un anno caratterizzato da consumi in contrazione a volume e un tasso di inflazione consistente, Conad ha ottenuto una quota di mercato del 15,01% nei canali Iper + Super + Discount (Fonte: Guida Nielsen Largo Consumo), consolidando il dato di fine 2022 (14,96%) e confermando la leadership nel canale supermercati (23,49%). Il Patrimonio Netto Aggregato di sistema è pari a 3,49 miliardi di euro (+7,4% rispetto al 2022). La marca del distributore (MDD) riconferma il suo ruolo centrale per la crescita dell’intero Sistema, raggiungendo il 33,2% di quota sul totale del largo consumo confezionato in Italia nel canale super. Inoltre, oltre un terzo dei prodotti venduti dall’insegna è a marchio Conad, mentre i prodotti MDD Conad sono al primo o al secondo posto tra i prodotti più venduti nel 75% delle categorie merceologiche.


Questi risultati hanno permesso di generare un fatturato per quanto riguarda i prodotti a marchio pari a 6 miliardi di euro nel 2023, in crescita del 12,9% rispetto all’anno precedente. “Conad si conferma leader di mercato e culturale della Grande Distribuzione italiana. Nonostante il 2023 sia stato un anno complesso per l’economia italiana e per i consumi, la totalità delle componenti del nostro sistema ha continuato a crescere a un tasso superiore a quello d’inflazione, raggiungendo la soglia di 20 miliardi di fatturato” ha commentato Mauro Lusetti, Presidente di Conad. “Si tratta di un risultato frutto dell’impegno dei soci e delle cooperative Conad, che vogliamo consolidare con un piano ambizioso a livello di rinnovamento della rete di vendita, di innovazione e di ulteriore potenziamento della nostra marca del distributore, che si distinguerà all’insegna di qualità, convenienza e attenzione per la sostenibilità. Particolare attenzione sarà riservata alla riciclabilità del packaging, al benessere animale e ai diritti sociali dei lavoratori, sia dei collaboratori Conad sia di quelli delle aziende che forniscono i nostri prodotti a marchio, in ottica di una collaborazione più ampia di filiera”. Conad ha inoltre approvato il piano di investimenti nel triennio 2024-2026 da 1,7 miliardi di euro, sulla base dei cinque pilastri strategici dell’insegna: efficienza, canalizzazione, digitalizzazione, sviluppo delle competenze e sostenibilità, insita da sempre nel modo di fare business di Conad, in linea con la strategia di sostenibilità concreta del Gruppo “Sosteniamo il Futuro”.


“Le future scelte strategiche di Conad seguiranno le strade dello sviluppo del core business attraverso lo sviluppo della canalizzazione, del recupero di efficienza distributiva e della formazione di nuove competenze interne in grado di accompagnare il cambiamento della società, degli stili di vita e dei consumi degli italiani – ha commentato Francesco Avanzini, Direttore Generale Operativo di Conad – In particolare, proseguirà lo sviluppo dei fatturati attraverso l’ulteriore crescita dei prodotti di marca commerciale a cui si affiancheranno nuovi servizi ai clienti, con l’ecosistema digitale Hey Conad, che, oltre ai consolidati servizi di spesa on-line, vedranno nuove iniziative commerciali nel settore dei viaggi, della salute per persone e animali e, infine, nel settore assicurativo. Vogliamo diventare leader nella relazione con le oltre 12 milioni di famiglie che ci riconoscono quotidianamente un ruolo fondamentale e riconosciuto per accompagnarli nelle loro scelte di acquisto.” Conad si contraddistingue per la sua capacità di rispondere in modo efficace a bisogni differenti, assecondando abitudini di acquisto varie ed eterogenee grazie un’ampia gamma di canali distributivi. La rete di vendita Conad conta ad ora 3.331 punti di vendita e 394 concept store, servendo grandi città, quartieri e piccoli borghi in 107 Province italiane. Anche grazie a questa strategia multicanale, Conad è leader di mercato in sei Regioni (Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna, Umbria).

Bce, Panetta: le riduzioni tassi saranno graduali e fluide, ma seguendo i dati

Bce, Panetta: le riduzioni tassi saranno graduali e fluide, ma seguendo i datiRoma, 26 giu. (askanews) – Sull’inflazione l’area euro “è emersa dalla tempesta perfetta: un violento periodo innescato da una serie di shock pesanti e imprevedibili”. Ora l’inflazione è su una dinamica discendente, e molti dei problemi su cui la Bce ha dibattuto negli ultimi mesi “potrebbero diventare meno importanti guardando avanti”. L’attuale quadro macroeconomico “è coerente con una normalizzazione della linea monetaria. La Bce ha opportunamente iniziato questo processo poche settimane fa e, nello scenario di base, proseguirà gradualmente e fluidamente”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo il testo del suo intervento alla terza conferenza internazionale sulla politica monetaria, organizzata oggi a Helsinki dalla Banca centrale della Finlandia.


Panetta ha affrontato punto per punto i temi chiave su cui in queste settimane si concentra il dibattito sulle future mosse dell’istituzione Ue. “Nel calibrare la normalizzazione dovremo essere legati ai dati, tenendo conto delle informazioni sulle prospettive macroeconomiche senza assegnare eccessiva importanza a deviazioni (temporanee) dei dati”. Inoltre secondo il numero uno di Bankitalia “dobbiamo anche essere cauti nelle nostre comunicazioni”, evitando che contengano in maniera implicita o esplicita delle indicazioni sugli orientamenti futuri (forward guidance) che diano previsioni su tempi e sequenze dei futuri tagli dei tassi di interesse. “Comunicazioni erratiche distrarrebbero l’attenzione dagli elementi chiave delle nostre decisioni monetarie – ha avvertito – in particolare la nostra funzione di reazione”.


Un altro elemento cruciale sottolineato dal governatore è la necessità di essere pronti a gestire rischi imprevisti con eventuali ricadute rispetto allo scenario di base, valutando anche “scenari alternativi” e guardando in particolare ai possibili rischi geopolitici e politici, “che restano elevati” e operando con “consapevolezza e flessibilità”. Panetta ha spiegato che con il taglio dei tassi deciso a inizio mese il ciclo della linea monetaria europea “è a un punto di svolta”. E questi punti di svolta “inevitabilmente attirano l’attenzione e il dibattito è ora focalizzato sui prossimi passi” sotto l’attenta osservazione da parte degli esperti.


Alcuni hanno messo in rilievo il problema della dinamica superiore alla media dell’inflazione nel settore dei servizi e dell’andamento ancora sostenuto dei mercati del lavoro, quali possibili ostacoli “nell’ultimo miglio” di stabilizzazione dell’inflazione. “Certamente dobbiamo restare vigili agli sviluppi in queste aree, ma se si guarda attentamente ai dati suggeriscono che quest’ultimo miglio potrebbe richiedere non altro che un monitoraggio attento e paziente del processo disinflazionistico in corso”, ha detto. Perché secondo Panetta è quello che conta è la convergenza dell’inflazione totale verso l’obiettivo del 2% della Bce, non le dinamiche delle sue singole componenti. “Il livello relativamente elevato dei prezzi dei servizi sarà monitorato ma abbiamo motivi di ritenere che la persistenza in questo segmento non sia anormale”.


E al tempo stesso, se negli ultimi mesi la fiducia del Consiglio direttivo sul calo dell’inflazione è migliorata, le prospettive per l’attività economica restano invece “fragili”. L’eurozona è stata impantanata nella stagnazione fin dalla fine del 2022. La ripresa della crescita del Pil di questo inizio anno “potrebbe essere meno rassicurante di come appare, dati i risultati deludenti su consumi e investimenti delle imprese”. E più in generale il Pil è atteso crescere dell’1,5% sui prossimi due anni: “circa mezzo punto percentuale in meno dell’ultima fase espansiva”, ha sottolineato. Potrebbero esserci dati momentaneamente fuori scala, che tuttavia non dovrebbero compromettere la dinamica discendente del carovita. Semmai bisogna valutare due ulteriori elementi, ha proseguito Panetta. Primo, la trasmissione della restrizione monetaria adottata nei mesi scorsi, che si sta ancora scaricando a terra e che “potrebbe risultare più forte nel 2024 che nel 2023”. Secondo, l’effetto dei tagli dei tassi rischia di essere mitigato dalla parallela riduzione della mole del bilancio di Eurosistema e Bce. Infine Panetta ha affrontato il tema dei rischi geopolitici, rilevando come sia chiaro che le tensioni diplomatiche e soprattutto gli scontri militari abbiano pesanti ricadute su commercio, flussi di capitali, crescita e prezzi. “Possiamo sperare ma certamente non dare per scontato che il quadro globale sarà più stabile in futuro di come lo sia stato negli ultimi due anni “. E poi ha fatto una chiaro riferimento alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e alle imminenti politiche in Francia, che tuttavia non ha citato esplicitamente. Panetta ha parlato di “accresciuta incertezza politica dentro i paesi. Alcune delle maggiori economie globali hanno eletto o eleggeranno i loro leader nel 2024 e questo può tradursi in maggiore incertezza, con famiglie e imprese che vorranno capire come i nuovi governi gestiranno i problemi economici e le decisioni politiche”. Per parte loro “le banche centrali devono essere preparate a gestire le conseguenze di questi shock se e quando dovessero materializzarsi – ha avvertito -. Questo implica prontezza a usare tutto l’armamentario di strumenti a loro disposizione per aggiustare la linea monetaria, o per intervenire su minacce alla stabilità dei prezzi e proteggere la trasmissione del meccanismo monetario”.

Bce, Panetta: riduzioni tassi graduali e fluide, ma seguendo dati

Bce, Panetta: riduzioni tassi graduali e fluide, ma seguendo datiRoma, 26 giu. (askanews) – Sull’inflazione l’area euro “è emersa dalla tempesta perfetta: un violento periodo innescato da una serie di shock pesanti e imprevedibili”. Ora l’inflazione è su una dinamica discendente, e molti dei problemi su cui la Bce ha dibattuto negli ultimi mesi “potrebbero diventare meno importanti guardando avanti”. L’attuale quadro macroeconomico “è coerente con una normalizzazione della linea monetaria. La Bce ha opportunamente iniziato questo processo poche settimane fa e, nello scenario di base, proseguirà gradualmente e fluidamente”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo il testo del suo intervento alla terza conferenza internazionale sulla politica monetaria, organizzata oggi a Helsinki dalla Banca centrale della Finlandia.


Panetta ha affrontato punto per punto i temi chiave su cui in queste settimane si concentra il dibattito sulle future mosse dell’istituzione Ue. “Nel calibrare la normalizzazione dovremo essere legati ai dati, tenendo conto delle informazioni sulle prospettive macroeconomiche senza assegnare eccessiva importanza a deviazioni (temporanee) dei dati”. Inoltre secondo il numero uno di Bankitalia “dobbiamo anche essere cauti nelle nostre comunicazioni”, evitando che contengano in maniera implicita o esplicita delle indicazioni sugli orientamenti futuri (forward guidance) che diano previsioni su tempi e sequenze dei futuri tagli dei tassi di interesse. “Comunicazioni erratiche distrarrebbero l’attenzione dagli elementi chiave delle nostre decisioni monetarie – ha avvertito – in particolare la nostra funzione di reazione”.


Un altro elemento cruciale sottolineato dal governatore è la necessità di essere pronti a gestire rischi imprevisti con eventuali ricadute rispetto allo scenario di base, valutando anche “scenari alternativi” e guardando in particolare ai possibili rischi geopolitici e politici, “che restano elevati” e operando con “consapevolezza e flessibilità”. Panetta ha spiegato che con il taglio dei tassi deciso a inizio mese il ciclo della linea monetaria europea “è a un punto di svolta”. E questi punti di svolta “inevitabilmente attirano l’attenzione e il dibattito è ora focalizzato sui prossimi passi” sotto l’attenta osservazione da parte degli esperti.


Alcuni hanno messo in rilievo il problema della dinamica superiore alla media dell’inflazione nel settore dei servizi e dell’andamento ancora sostenuto dei mercati del lavoro, quali possibili ostacoli “nell’ultimo miglio” di stabilizzazione dell’inflazione. “Certamente dobbiamo restare vigili agli sviluppi in queste aree, ma se si guarda attentamente ai dati suggeriscono che quest’ultimo miglio potrebbe richiedere non altro che un monitoraggio attento e paziente del processo disinflazionistico in corso”, ha detto. Perché secondo Panetta è quello che conta è la convergenza dell’inflazione totale verso l’obiettivo del 2% della Bce, non le dinamiche delle sue singole componenti. “Il livello relativamente elevato dei prezzi dei servizi sarà monitorato ma abbiamo motivi di ritenere che la persistenza in questo segmento non sia anormale”.


E al tempo stesso, se negli ultimi mesi la fiducia del Consiglio direttivo sul calo dell’inflazione è migliorata, le prospettive per l’attività economica restano invece “fragili”. L’eurozona è stata impantanata nella stagnazione fin dalla fine del 2022. La ripresa della crescita del Pil di questo inizio anno “potrebbe essere meno rassicurante di come appare, dati i risultati deludenti su consumi e investimenti delle imprese”. E più in generale il Pil è atteso crescere dell’1,5% sui prossimi due anni: “circa mezzo punto percentuale in meno dell’ultima fase espansiva”, ha sottolineato. Potrebbero esserci dati momentaneamente fuori scala, che tuttavia non dovrebbero compromettere la dinamica discendente del carovita. Semmai bisogna valutare due ulteriori elementi, ha proseguito Panetta. Primo, la trasmissione della restrizione monetaria adottata nei mesi scorsi, che si sta ancora scaricando a terra e che “potrebbe risultare più forte nel 2024 che nel 2023”. Secondo, l’effetto dei tagli dei tassi rischia di essere mitigato dalla parallela riduzione della mole del bilancio di Eurosistema e Bce. Infine Panetta ha affrontato il tema dei rischi geopolitici, rilevando come sia chiaro che le tensioni diplomatiche e soprattutto gli scontri militari abbiano pesanti ricadute su commercio, flussi di capitali, crescita e prezzi. “Possiamo sperare ma certamente non dare per scontato che il quadro globale sarà più stabile in futuro di come lo sia stato negli ultimi due anni “. E poi ha fatto una chiaro riferimento alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e alle imminenti politiche in Francia, che tuttavia non ha citato esplicitamente. Panetta ha parlato di “accresciuta incertezza politica dentro i paesi. Alcune delle maggiori economie globali hanno eletto o eleggeranno i loro leader nel 2024 e questo può tradursi in maggiore incertezza, con famiglie e imprese che vorranno capire come i nuovi governi gestiranno i problemi economici e le decisioni politiche”. Per parte loro “le banche centrali devono essere preparate a gestire le conseguenze di questi shock se e quando dovessero materializzarsi – ha avvertito -. Questo implica prontezza a usare tutto l’armamentario di strumenti a loro disposizione per aggiustare la linea monetaria, o per intervenire su minacce alla stabilità dei prezzi e proteggere la trasmissione del meccanismo monetario”.

Uif, in 2023 150mila segnalazioni sospette (-3%), fari su fintech

Uif, in 2023 150mila segnalazioni sospette (-3%), fari su fintechRoma, 26 giu. (askanews) – Lo scorso anno l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia – organizzazione focalizzata su contrasto di riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, istituita con piena autonomia presso la Banca d’Italia – ha ricevuto oltre 150.000 segnalazioni di operazioni sospette, in calo del 3 per cento rispetto al 2022 a riflesso “del minore afflusso di segnalazioni da parte degli intermediari bancari e finanziari”.


Invece è aumentato l’apporto dei soggetti obbligati non finanziari, tra i quali restano prevalenti i prestatori dei servizi di gioco e i notai. E al tempo stesso “le comunicazioni trasmesse dalle Pubbliche amministrazioni sono più che raddoppiate; tuttavia la loro collaborazione resta, in termini assoluti, ancora marginale e riconducibile a un numero molto ristretto di enti”. Lo ha riferito il direttore dell’Uif, Enzo Serata nella sua relazione sul Rapporto annuale. “Le segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo sono ulteriormente diminuite, segnando tuttavia una ripresa dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre”. Continua poi a crescere la complessità delle segnalazioni e l’adeguamento degli strumenti di analisi, ha prosgeuito, ha permesso di mantenere costanti i tempi medi di analisi e gli stock in lavorazione.


Nel 2023 la l’Uif ha avviato un progetto per la realizzazione di un sistema per il monitoraggio della qualità della collaborazione attiva, basato su indicatori riferiti al grado di partecipazione al sistema antiriciclaggio, alla qualità sostanziale, all’accuratezza formale della compilazione delle SOS e alla tempestività della collaborazione. All’inizio del 2024 sono entrati in vigore i nuovi indicatori di anomalia, pubblicati dalla Uif nel maggio 2023. Sul fronte delle tipologie di sospetto, Serata ha rilevato come sia “significativo il flusso segnaletico connesso con le politiche di sostegno dell’economia e in particolare con il Pnrr. Le garanzie pubbliche hanno favorito l’accesso al credito di clientela con ridotta capacità finanziaria di rimborso e connotata da plurime anomalie sotto il profilo dell’antiriciclaggio. Resta elevato il numero di segnalazioni potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata. In tutti gli ambiti – ha poi avvertito – si registra un crescente utilizzo di strumenti FinTech finalizzati principalmente a ostacolare la tracciabilità dei flussi finanziari; inoltre, è sempre maggiore la rilevanza e la diffusione del fenomeno delle frodi agevolate dall’uso di strumenti informatici”.


“I controlli ispettivi e cartolari dell’Unità, raddoppiati rispetto all’anno precedente, hanno riguardato anche settori innovativi e a elevato rischio, quali il crowdfunding, la compravendita di crediti fiscali tramite piattaforme digitali e il ricorso a servizi di Iban virtuali”. Sono inoltre emersi rischi di riciclaggio associati all’acquisto di voucher per la distribuzione di moneta elettronica, ha detto il direttore, la ricarica di conti di gioco e la prestazione di servizi in attività virtuali senza l’identificazione dei relativi acquirenti. “Il monitoraggio dei bonifici esteri rilevati nelle Segnalazioni Antiriciclaggio Aggregate ha portato all’identificazione di flussi potenzialmente illeciti verso la Russia triangolati con paesi terzi”, ha sottolineato Serata.


Nel quadro dell’analisi strategica sono proseguiti gli approfondimenti su illeciti perpetrati mediante l’utilizzo di imprese che facilitano le frodi c.d. carosello Iva anteponendosi alle società “cartiere” e rendendo più complicata l’individuazione delle frodi. Sono stati sviluppati indicatori di irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici e definite misure di rischio per le gare d’appalto. Le richieste di informazioni da parte dell’Autorità giudiziaria e degli Organi investigativi sono significativamente aumentate (+31,3%). Il nuovo Protocollo di intesa siglato alla fine del 2023 fra la Uif, la Dna, il Dipartimento di Pnel 20ubblica sicurezza (per conto della Dia) e la Guardia di Finanza punta a razionalizzare le modalità di scambio delle informazioni e a valorizzarne la condivisione fra i partecipanti. Infine, allo scopo di consolidare la fiducia dei segnalanti e dei cittadini nel sistema antiriciclaggio e di tutelarne l’efficacia, “la UIF ha rafforzato i presìdi a tutela della sicurezza dei sistemi informatici e della riservatezza delle informazioni. In particolare, sono state aggiornate le disposizioni interne sull’utilizzo del patrimonio informativo dell’Unità, con cautele aggiuntive per il trattamento dei dati più sensibili; sono stati rafforzati i controlli sugli accessi con ulteriori strumenti di monitoraggio.

Tim, Butti: dopo closing rete, fare investimenti necessari a Paese

Tim, Butti: dopo closing rete, fare investimenti necessari a PaeseMilano, 26 giu. (askanews) – “Oggi abbiamo uno scenario interessante e affascinante da cui discenderà, mi auguro, un atteggiamento costruttivo e sereno certamente nei confronti degli operatori, ma anche nei confronti delle autorità di regolamentazione: finalmente avremo un operatore in grado di fare investimenti che sono necessari se vogliamo dotare il paese di una rete Ftth e nei tempi programmati”. Lo ha dichiarato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione e al digitale, riferendosi all’operazione della vendita della rete di Tim a KKR, il cui closing è fissato per il 1 luglio.


“Anche a livello europeo – ha proseguito Butti, nel corso del suo intervento all’evento Telco per l’Italia 2024 – c’è più convinzione sulla divisione della rete dai servizi e questo consentirà anche una deregulation che il mondo degli operatori, e non solo, attende, anche nei confronti dei servizi paneuropei sui quali il governo intende tornare a investire”.

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla salute

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi salute

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

Microsoft, Antitrust Ue mette nel mirino integrazione Teams e Office

Microsoft, Antitrust Ue mette nel mirino integrazione Teams e OfficeRoma, 25 giu. (askanews) – L’Antitrust europeo ha inviato una comunicazione di addebiti a Microsoft affermando che secondo le sue valutazioni preliminari ha violato le normative europee sulla concorrenza vincolando l’uso di applicativi molto diffusi come Office 365 e Microsoft 365 alla sua piattaforma di comunicazioni Teams.


Con un comunicato, la commissione europea spiega che Teams è una sistema di comunicazioni basato sul cloud che serve anche come strumento di collaborazione e che offre sistemi di messaggistica, chiamate, video-collegamenti, condivisioni di file e sistemi simili. Microsoft lo ha incluso in vari applicativi sulla produttività come il pacchetto Office. Secondo l’Antitrust europeo tuttavia potrebbe aver così limitato la concorrenza sui mercati per comunicazioni e applicativi di collaborazione, privilegiando la sua piattaforma.


Bruxelles aggiunge che dal luglio dello scorso anno Microsoft ha iniziato a modificare i termini della sua offerta, proponendo applicativi anche senza Teams incorporato. Tuttavia questi cambiamenti non vengono giudicati sufficienti: “servono maggiori modifiche da parte di Microsoft per ripristinare la concorrenza”, conclude l’esecutivo Ue.

Ue, Fitto vede Vestager: ok proroga 6 mesi decontribuzione Sud

Ue, Fitto vede Vestager: ok proroga 6 mesi decontribuzione SudBruxelles, 25 giu. (askanews) – La Commissione europea ha accolto la richiesta dell’Italia di prorogare per sei mesi, fino al 31 dicembre, la “decontribuzione Sud”, ovvero l’esonero del 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro delle imprese del Mezzogiorno.


Il ministro per gli Affari europei, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha incontrato oggi a Bruxelles la vice presidente esecutiva della Commissione europea responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, per discutere della revisione della misura e ringraziarla per aver accolto la richiesta di proroga. Si tratta di una misura legata al “Quadro temporaneo” Ue degli aiuti di Stato che la Commissione aveva attivato per far fronte alle conseguenze della pandemia di Covid e poi della guerra in Ucraina, e che è in scadenza il 30 giugno prossimo. È a causa di questo carattere temporaneo che la decontribuzione Sud negli anni scorsi era stata autorizzata da Bruxelles solo per periodi brevi e mai superiori ai dodici mesi.


“Ho discusso con la Vice Presidente Vestager del futuro di questa misura che, alla luce del venir meno del ‘Quadro temporaneo’ dovrà essere modificata e resa più mirata facendo leva su una o più diverse basi giuridiche” ha dichiarato Fitto al termine del colloquio. “L’obiettivo – ha rilevato il ministro – è quello di trasformarla, d’intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e maggiormente orientato verso gli investimenti”. “Al tempo stesso – ha riferito ancora Fitto – ho ringraziato Vestager per aver accolto, nel rispetto della normativa europea, la richiesta del governo italiano di una modifica della misura e di un’ultima proroga per ulteriori sei mesi del periodo a cui si applica la ‘decontribuzione’ nella consapevolezza che si tratta in questa fase di una misura molto importante per l’economia e l’occupazione del nostro Mezzogiorno.


“Un risultato importante, frutto di un grande impegno del governo e giunto al termine di un proficuo ed approfondito dialogo con la Commissione europea”, ha concluso Fitto. Loc