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Piazza Affari (-1,9%) maglia nera in Europa, chiude sotto i 34mila punti

Piazza Affari (-1,9%) maglia nera in Europa, chiude sotto i 34mila puntiMilano, 11 giu. (askanews) – Chiusura in deciso ribasso per Piazza Affari, maglia nera in Europa, alla vigilia del dato sull’inflazione Usa e delle mosse della Fed, al termine della due giorni del Fomc. A Milano l’indice Ftse Mib ha perso l’1,93% scendendo sotto la soglia dei 34mila punti (33.874). In rosso tutte le Borse europee: Madrid -1,6%, Parigi -1,3%, Francoforte -0,7%. Sui mercati pesa l’esito delle elezioni europee e l’incertezza politica su un Paese chiave come la Francia, che il 30 giugno andrà al voto anticipato per le legislative.


Incertezza che ha pesato nel corso della giornata anche sui titoli di Stato governativi, che però sul finale hanno arginato i danni: lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in rialzo a 144 punti, dopo essere arrivato a toccare quota 150, con il rendimento del decennale italiano che è sceso al 4,06%, dopo essere salito, durante la seduta, di 10 punti base rispetto alla chiusura di ieri. A Piazza Affari, tra i titoli principali, maglia nera a Mps (-4,93%), seguita da Leonardo (-4,47%) e Banco Bpm (-4,35%).

IA, alle OGR Torino esperienze e innovazioni a confronto

IA, alle OGR Torino esperienze e innovazioni a confrontoRoma, 11 giu. (askanews) – Che impatto avrà l’IA sulla nostra società e quali strategie si potranno mettere in campo per realizzare una transizione digitale inclusiva? Su questo tema si sono confrontati oggi, alle OGR di Torino, i partecipanti all’incontro “Italia comunità digitale. Intelligenza Artificiale e nuove competenze”, organizzato dalla Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria e promosso da Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio con il Fondo per la Repubblica Digitale.


Dopo i saluti di Marco Gilli, Presidente della Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria e Presidente di Compagnia di San Paolo, di Giovanni Azzone, Presidente Acri e di Chiara Foglietta, Assessora all’innovazione del Comune di Torino, sono intervenuti: Barbara Caputo, Direttrice AI-Hub del Politecnico di Torino e presidentessa Focoos AI; Fabio Ciravegna, Professore ordinario Dipartimento di Informatica Università degli Studi di Torino; Giovanni Fosti, Presidente Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa Sociale; Emanuela Girardi, Presidente PopAI; Giorgio Metta, Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT); Fabio Pammolli, Presidente AI4industry – Fondazione per l’Intelligenza Artificiale; Valeria Sandei, Amministratore delegato di Almawave; Alessandro Vespignani, Presidente Fondazione ISI. L’incontro sarà moderato dal giornalista Andrea Signorelli. Solo il 5 per cento delle imprese italiane fa uso di tecnologie di Intelligenza Artificiale, contro l’8 per cento della media Ue e l’11 per cento della Germania. Più di 8 imprese italiane su 10 ne percepiscono le potenzialità, ma molte segnalano la mancanza di competenze e gli alti costi. Un altro problema comune a tutta la Ue è la carenza di professionisti ICT. In Italia questi ultimi rappresentano il 3,9 per cento degli occupati, con un livello e una crescita inferiori rispetto alle altre maggiori economie europee. Questi sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto Istat 2024 (La situazione del Paese) dello scorso maggio. Inoltre, secondo il Future of Jobs Report 2023 del World Economic Forum i posti di lavoro in più rapida crescita sono quelli riservati agli specialisti dell’Intelligenza Artificiale e dell’apprendimento automatico, agli specialisti della sostenibilità, agli analisti di business intelligence e infine agli specialisti della sicurezza informatica.


“La nuova stagione dell’Intelligenza Artificiale è al centro di una rapida transizione tecnologica, che oltre alle implicazioni di carattere economico, avrà soprattutto un impatto di ordine sociale e culturale. Una transizione che comporterà certamente alcune criticità, ma anche significative opportunità di crescita in settori in cui le nostre fondazioni possono dare un contributo importante. Penso a progetti pilota nel settore della salute, della formazione, ed in altri ambiti sociali e culturali rilevanti, che siano avviati dalle Fondazioni in partnership con le istituzioni del territorio, rigorosamente valutati con criteri oggettivi e, se efficaci, replicati su scala più ampia. Un’ulteriore opportunità è poi rappresentata dalla presenza sul nostro territorio dell’Istituto Nazionale di Intelligenza Artificiale AI4Industry e dell’Istituto Italiano di Tecnologia. In coordinamento tra loro ed in sinergia con gli Atenei, AI4Industry e IIT potranno costituire un’area di elevate competenze in ambito AI, capace di attrarre qualificati investimenti nel Paese” dichiara Marco Gilli, Presidente Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria e Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo. Per Giovanni Fosti, presidente del Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale: “L’IA, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono una grande opportunità di cambiamento e crescita per il nostro Paese. È necessario, per cogliere questa opportunità, lavorare affinché il maggior numero di persone abbia l’opportunità di accrescere le proprie competenze digitali necessarie per attraversare e governare la transizione digitale in modo più equo e inclusivo. Con il Fondo ci impegniamo per costruire nuove alleanze e ripensare insieme – pubblico, privato, terzo settore, operatori – un modo nuovo per attivare una maggiore coesione sociale e non lasciare indietro nessuno. Impegnarsi in questa direzione è un contributo per realizzare una società più giusta ed è, allo stesso tempo, una strategia per sviluppare delle competenze necessarie per il futuro del Paese”.


L’evento fa parte di “Italia Comunità Digitale”, un ciclo di otto appuntamenti organizzati dalle Associazioni e Consulte territoriali di Fondazioni, in collaborazione con Acri e Fondo per la Repubblica Digitale Impresa Sociale pensati per stimolare il dibattito sul tema delle opportunità e dei rischi connessi alla transizione digitale e al ruolo che le Fondazioni di origine bancaria svolgono sui territori, anche tramite il Fondo per la Repubblica Digitale. Il Fondo per la Repubblica Digitale è una partnership tra pubblico e privato sociale (Governo e Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio – Acri), che si muove nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e dall’FNC (Fondo Nazionale Complementare). Il Fondo – in via sperimentale per gli anni 2022-2026 – stanzia un totale di 350 milioni di euro ed è alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria. Operativo dalla fine del 2022, il Fondo – tramite l’impresa sociale costituita da Acri, che ne è il soggetto attuatore – ha lanciato i primi quattro bandi, attraverso i quali sono stati selezionati e sostenuti 76 percorsi di formazione gratuiti che forniscono le competenze digitali indispensabili, per favorire l’accesso a nuove opportunità lavorative a NEET, donne, disoccupati e inoccupati, lavoratori a rischio disoccupazione causa automazione. Si tratta di un campione significativo per valutare puntualmente l’impatto dei percorsi formativi finanziati – in termini di competenze acquisite e di posti di lavoro creati – affinché le Fondazioni possano “consegnarli” al Governo, quali pratiche efficaci per immaginare future politiche nazionali. Fino al 19 luglio è possibile partecipare al bando “Digitale sociale”, mentre si è appena conclusa la fase di ricezione delle proposte per “Polaris”. Per maggiori informazioni fondorepubblicadigitale.it.


La Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria riunisce 14 importanti realtà della filantropia italiana: le Fondazioni Compagnia di San Paolo, CR Torino, Cuneo, Alessandria, Asti, Biella, Fossano, Saluzzo, Savigliano, Tortona, Vercelli, Genova e Imperia, La Spezia, Savona-Agostino De Mari. La Consulta rafforza lo spirito di collaborazione tra le Fondazioni, configurandosi come un laboratorio di idee, buone pratiche e progettualità innovative con una valenza politico-strategica per la crescita del Nord-Ovest nei prossimi anni.

Bce, Lane: altri tagli tassi se vediamo progressi su inflazione

Bce, Lane: altri tagli tassi se vediamo progressi su inflazioneRoma, 11 giu. (askanews) – “Penso che si verificheranno altri tagli” dei tassi di interesse alla Bce “se vediamo progressi, allora continueremo a ridurre il livello di restrizione monetaria, e alla fine normalizzeremo i tassi. Ma se non vedremo progressi saremo più lenti”. Lo ha affermato il capo economista della Bce, Philip Lane durante una intervista alla Conferenza della federazione irlandese su banche e pagamenti.


“Questo è il motivo per cui diciamo che dipendiamo dai dati. Ed è il motivo per cui ne dipenderà la velocità per il ritorno alla neutralità”, ha aggiunto. (fonte immagine: streaming BPFI).

Bce, Lane: se c’è shock inflazione possiamo rallentare tagli tassi

Bce, Lane: se c’è shock inflazione possiamo rallentare tagli tassiRoma, 11 giu. (askanews) – Se nell’area euro dovessero verificarsi “shock al rialzo sull’inflazione” partendo dai livelli attuali, che restano “restrittivi”, la Bce potrebbe gestirli mediante “un ritmo più lento di riduzione dei tassi”, rispetto allo scenario di base che si evince dalle aspettative dei mercati sulla curva dei tassi. Lo ha affermato il capo economista della Bce, Philip Lane intervenendo alla conferenza nazionale della Federazione bancaria irlandese. Invece ha escluso tendenzialmente che la Bce possa ritorvarsi a dover invertire la rotta monetaria e tornare ad aumentare i tassi.


“Al tempo stesso un tasso (ufficiale sui depositi-ndrt) al 3,75% offre anche maggiore tutela sui rischi al ribasso, rispetto al mantenersi al 4%”, ha aggiunto in riferimento alla decisione della settimana scorsa dell’istituzione di tagliare i tassi di 25 punti base. Lane non ha aggiunto elementi di rilievo per le future decisioni, ribadendo che verranno prese volta per volta in base all’evolversi dei dati e che dato l’elevato contesto di incertezza la Bce soppeserà ogni singolo elemento.


“Quello che cerchiamo di dire è che saremo agili e che se serve fare di più faremo di più più. E se serve fare di meno faremo di meno. Non vogliamo veicolare ai mercati o al sistema finanziario un messaggio di maggior certezza di quello che effettivamente abbiamo”, ha spiegato. “Siamo determinati e assicurare che l’inflazione torni in maniera tempestiva al nostro obiettivo del 2% e terremo i tassi a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario per raggiungere questo obiettivo – ha detto Lane -. Non siamo impegnati in un particolare percorso predeterminato dei tassi”.

Idealista: il 6% delle case vendute in meno di una settimana

Idealista: il 6% delle case vendute in meno di una settimanaMilano, 11 giu. (askanews) – Il 6% delle proprietà vendute tramite Idealista ad aprile sono state tolte dal mercato in meno di una settimana. Lo rileva un’analisi del portale immobiliare secondo la quale il 18% delle case è stato venduto in un periodo compreso tra una settimana e un mese, il 35% tra uno e tre mesi, e il 29% tra 90 giorni e un anno. Il restante 13% delle abitazioni è stato venduto in oltre un anno. La percentuale di case vendute in meno di una settimana è calata negli ultimi 12 mesi, passando dal 9% del primo trimestre 2023 al 6% attuale.


Trieste (27%) è il capoluogo italiano con la percentuale più alta di vendite “lampo” (in meno di una settimana), seguito da Venezia (21%), Benevento (18%), Cremona (17%) e Milano (16%). In altri 37 capoluoghi, la percentuale di vendite express in meno di 7 giorni supera la media nazionale del 6%, con variazioni che vanno dal 14% di Firenze al 7% che accomuna ben 10 capoluoghi. Roma, si attesta sulla media nazionale del 6%. Più della metà dei capoluoghi italiani (56) registra percentuali di vendite express inferiori alla media nazionale, con quattro mercati – Brindisi, Enna, Nuoro e Oristano – che non rilevano vendite in meno di una settimana. In oltre la metà dei capoluoghi monitorati (55 su 105), il tasso di vendite in meno di una settimana è diminuito rispetto all’anno scorso, con cali a doppia cifra in 10 città. Ravenna, ad esempio, è passata dal 35% al 7%, e Latina dal 23% al 4%. Anche alcuni grandi mercati hanno subito un rallentamento consistente delle vendite express: Cagliari ha registrato un calo di 12 punti percentuali (dal 18% al 6%), Roma di 11 punti (dal 18% al 6%), così come Messina e Udine. Palermo è scesa dal 20% al 10%, mentre Milano è rimasta stabile al 16%.


Al contrario, Venezia ha visto la crescita più significativa nel segmento delle vendite express, passando dal 4% al 21%. Cremona è passata dal 2% al 17%, Benevento dal 6% al 18%, e Frosinone dallo 0% all’11%. Come avvenuto per i capoluoghi, anche su base provinciale Trieste risulta il territorio con il maggior numero di “vendite express”, raggiungendo il 26% di abitazioni tolte dal mercato in meno di una settimana. La seguono Venezia e Milano con l’11%.


La maggior parte delle abitazioni italiane viene venduta in un periodo compreso tra 1 e 3 mesi (35%). Ascoli Piceno (61%), Potenza (56%), Barletta e Nuoro (53%) sono i capoluoghi con le percentuali più elevate in questo intervallo di tempo. Per le vendite che superano l’anno, si distinguono Isernia, Verbania e Vibo Valentia, rispettivamente con il 43%, 37% e 30%%, mentre, all’opposto Roma, Napoli (entrambe 8%) e Milano (3%) registrano variazioni tra le più basse, essendo tra i mercati più veloci d’Italia.

Inps, per assegno unico erogati 6,4 mld in primi 4 mesi dell’anno

Inps, per assegno unico erogati 6,4 mld in primi 4 mesi dell’annoRoma, 11 giu. (askanews) – Nei primi quattro mesi del 2024 sono stati erogati alle famiglie assegni per 6,4 miliardi di euro, che si aggiungono ai 18,1 miliardi del 2023 e ai 13,2 miliardi di erogazioni di competenza del 2022. Sono 6.119.861 i nuclei familiari che hanno ricevuto l’assegno per il 2024, per un totale di 9.697.565 figli. È quanto emerge dall’aggiornamento dell’Osservatorio Statistico sull’assegno unico universale.


Quanto al mese di aprile 2024, l’importo medio per figlio, comprensivo delle maggiorazioni applicabili, va da circa 56 euro per chi non presenta Isee o supera la soglia massima (che per il 2024 è pari a 45.574,96 euro), a 224 euro per la classe di Isee minima (17.090,61 euro per il 2024). L’Inps ricorda che l’importo base dell’assegno per ciascun figlio minore, in assenza di maggiorazioni, nel 2024 va da un minimo di 57 euro, in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 45.574,96 euro, ad un massimo di 199,4 euro per Isee fino a 17.090,61 euro.

Fimaa, le famiglie progettano di cambiare casa confidando in calo mutui

Fimaa, le famiglie progettano di cambiare casa confidando in calo mutuiRoma, 11 giu. (askanews) – Le famiglie italiane riprendono a progettare l’acquisto di una nuova casa, cresce infatti la fiducia nel fatto che nei prossimi mesi i tassi di interesse dei mutui scenderanno. Nel 2024, si effettueranno circa 710mila compravendite immobiliari, un numero sostanzialmente in linea con i livelli dell’anno precedente. È quanto emerge dall’ultima edizione dell’Indagine Fimaa-Confcommercio sul mercato immobiliare residenziale, aggiornata ai dati del primo quadrimestre 2024.


Il report – realizzato dall’Ufficio studi Fimaa, coordinato da Andrea Oliva – evidenzia in particolare che, sebbene gli scambi di abitazioni abbiano registrato un andamento negativo negli ultimi tre trimestri del 2023, il gap sia andato progressivamente migliorando. La maggior parte degli operatori immobiliari Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia – si attende un’inversione di tendenza già nel prossimo quadrimestre. Di contro, solamente il 25% degli intervistati è convinto che subirà un ulteriore calo, una percentuale nettamente inferiore alle rilevazioni di un anno fa, all’epoca si superava infatti il 60%. Sempre secondo oltre il 60% di agenti immobiliari, i prezzi degli immobili venduti registreranno in media un aumento del 2,2%. Il mercato però viaggerà a due velocità, confermando il, trend che si è già registrato nel 2023. Nell’anno precedente, infatti, probabilmente per le notizie di adeguamento energetico del patrimonio abitativo, i prezzi delle abitazioni esistenti sono aumentati solamente dello 0,4% nominale, le abitazioni nuove invece hanno beneficiato di un +5,6%.


A spingere il mercato sono soprattutto le aspettative sul calo dei tassi sui mutui (quasi il 50% di risposte), e le possibilità di ottenere dei buoni redditi in determinati contesti con la locazione delle abitazioni (32,5%). Circa il 10% punta a possedere una casa green per risparmiare sulle spese di gestione, mentre un altro 7,2% si attende un prossimo aumento dei prezzi. Tra gli altri fattori (1%), c’è in particolare il desiderio di possedere una seconda casa in località turistica. Tra i punti di debolezza del mercato a giudizio degli operatori interpellati, ci sono in particolare gli elevati costi di ristrutturazione (31,4%); gli stipendi medi bassi (23,9%); le preoccupazioni per le imposte introdotte dall’ultima legge di bilancio o per l’annunciata revisione degli estimi, e quelle sugli aspetti regolamentativi come l’efficientamento energetico (22,2%); l’instabilità degli scenari geo-politici internazionali (19,5%). Le altre motivazioni raccolgono il 2,9% di risposte, tra queste ci sono in particolare le preoccupazioni sui tassi dei mutui ancora alti e sui livelli dell’inflazione.


Il report analizza anche il mercato delle locazioni, nel 2023 il numero di nuovi contratti di locazione abitativa si è ridotto rispetto all’anno precedente (-1,6%), mentre i canoni hanno proseguito il trend espansivo (+4,4%). Secondo le aspettative formulate degli agenti immobiliari FIMAA per il secondo quadrimestre del 2024, la domanda di appartamenti in locazione sarà molto forte (68,5% degli intervistati), l’offerta però potrebbe non tenere il passo. La maggioranza degli agenti (47,6%) ritiene infatti che si attesterà sui livelli dell’anno precedente, ma la percentuale di coloro che ritengono ci sarà un’ulteriore riduzione non è molto più bassa (46,4%). Ne consegue un numero di nuovi contratti che mantiene le stesse percentuali di diminuzione evidenziate nel 2023 (tra il 2 e il 3% in meno), e canoni ancora in crescita del 5%. “Oggi servono strumenti a supporto di un mercato che attribuisce un valore maggiore agli immobili residenziali efficientati rispetto a quelli non efficientati – commenta Santino Taverna, presidente nazionale Fimaa – Nel nostro Paese, le unità residenziali stabilmente abitate che necessiterebbero di interventi di riqualificazione energetica sono circa 12 milioni: c’è bisogno di maggiore gradualità nei tempi di attuazione della direttiva europea sulle “case green”. Oltre a bonus edilizi, occorrono sostegni economici concreti a beneficio delle famiglie e dei cittadini, soprattutto per le realtà meno abbienti”.


“Il report evidenzia i primi segnali di riduzione delle abitazioni in offerta in vendita – sottolinea Andrea Oliva, coordinatore Ufficio Studi Fimaa. – È difficile, in particolare, trovare abitazioni da concedere in locazione nelle grandi città e nei centri turistici, o nuove costruzioni al giusto prezzo. I prezzi delle abitazioni nuove, oltretutto, sono cresciuti del 19% dall’inizio del 2021, complice l’inflazione e le tensioni geo-politiche internazionali”.

Bankitalia: ad aprile calo tassi mutui ma per imprese salgono ancora

Bankitalia: ad aprile calo tassi mutui ma per imprese salgono ancoraRoma, 11 giu. (askanews) – Prosegue il calmieramento dei tassi sui nuovi mutui in Italia, mentre una settimana fa la Banca centrale europea ha operato un primo limitato taglio sui tassi di interesse di riferimento. Ma sui prestiti al consumo e credito alle imprese non si verificano attenuazioni significative, anzi per queste ultime ad aprile i tassi sono addirittura saliti. E intanto in generale continua la contrazione del credito bancario nella Penisola. È la fotografia scattata dall’ultima statistica “Banche e moneta: serie nazionali”, pubblicata dalla Banca d’Italia.


Ad aprile i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (Tasso Annuale Effettivo Globale, o Taeg) si sono collocati al 4,09 per cento, a fronte del 4,21 di marzo). Il tasso medio sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è invece attestato quasi immutato al 10,59 per cento, dal 10,61 nel mese precedente. E secondo la rilevazione di Bankitalia itassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,30 per cento, a fronte del 5,26 a marzo, quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,70 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,04 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari all’1,04 per cento (come nel mese precedente).


L’istituzione di Via Nazionale riferisce poi che ad aprile i prestiti al settore privato sono complessivamente diminuiti del 2,2 per su base annua, dopo un meno 2,4 per cento nel mese precedente). I prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,2 per cento (-1,4 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 3,4 per cento (-3,9 nel mese precedente). I depositi del settore privato sono diminuiti dell’1,6 per cento. Invece ha ulteriormente accelerato la raccolta obbligazionaria, con un più 21,6 per cento (dal più 18,7 annuo di marzo).

Industria, Istat: ad aprile produzione -1% mese, -2,9% su anno

Industria, Istat: ad aprile produzione -1% mese, -2,9% su annoRoma, 10 giu. (askanews) – Ad aprile l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1% rispetto a marzo. Al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo registra una flessione in termini tendenziali del 2,9% con i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 18 di aprile 2023. E’ la stima dell’Istat.


Nella media del periodo febbraio-aprile si registra un calo del livello della produzione dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile diminuisce su base congiunturale per i beni strumentali (-0,1%), i beni intermedi (-1,2%) e l’energia (-2,1%) mentre i beni di consumo risultano stabili.


Flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti: la riduzione è meno pronunciata per i beni intermedi (-2,1%), mentre risulta più rilevante per i beni strumentali (-3,1%), per l’energia (-3,6%) e i beni di consumo (-3,9%). I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+4,4%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,1%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+1,4%). Le flessioni più ampie si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-13,3%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,1%).

Lagarde: ecco perché abbimo ridotto (un po’) i tassi

Lagarde: ecco perché abbimo ridotto (un po’) i tassiRoma, 8 giu. (askanews) – “A settembre 2023 l’inflazione era diminuita al 5,2%, circa la metà del picco raggiunto l’anno prima. Anche il pericolo che le persone avessero aspettative di inflazione elevata era stato perlopiù superato. Questo ci ha consentito di inaugurare la fase successiva della nostra politica monetaria: la ‘fase di mantenimento’, in cui abbiamo tenuto costanti i tassi. Oggi invece riscontriamo progressi su molti fronti. L’inflazione si è ancora dimezzata, portandosi al 2,6%, e al momento è ben instradata per raggiungere il 2% nella seconda parte del prossimo anno”. Lo afferma la presidente della Bce, Christine Lagarde, in un articolo pubblicato sul blog dell’istituzione e su vari quotidiani europei, in cui spiega i motivi alla base del taglio dei tassi deciso giovedì, che era previsto ma, fatto non scontato, è avvenuto contestualmente a una ritocco al rialzo delle previsioni di inflazione.


“Per i cittadini diminuirà il costo del denaro e per le imprese sarà più conveniente indebitarsi a fini di investimento. La nostra decisione segna anche un momento importante nella lotta all’inflazione. Riducendo i tassi – prosegue – abbiamo quindi deciso di moderare il grado di restrizione della politica monetaria”. “Ma la strada è ancora lunga per eliminare l’inflazione dall’economia. E non sarà una strada del tutto facile da percorrere. Occorrono un atteggiamento vigile, impegno e perseveranza. I tassi di interesse dovranno quindi restare restrittivi finché sarà necessario – avverte Lagarde – per assicurare la stabilità dei prezzi su base duratura”.


Lagarde usa una analogia con la guida di un’auto. “E’ un po’ come quando il conducente spinge sul pedale del freno”. Inizialmente, tra 2022 e 2023 a fronte dell’inflazione galoppangte “sbbiamo innalzato i tassi a un ritmo senza precedenti, di 4,5 punti percentuali in poco più di un anno. Siamo intervenuti con forza perché l’inflazione era aumentata decisamente troppo”. Ora invece “per un po’ dovremo ancora tenere il piede sul pedale del freno – spiega – pur non spingendo forte come prima”. “Le nostre future decisioni di politica monetaria dipenderanno da tre cose: se continueremo a riscontrare un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo, se assisteremo a un allentamento delle pressioni complessive sui prezzi nell’economia e se riterremo ancora altrettanto efficace la nostra politica monetaria nel contenere l’inflazione. Tali fattori determineranno quando potremo sollevare ulteriormente il piede dal freno”.


“Abbiamo compiuto progressi importanti, ma la lotta all’inflazione non si è ancora conclusa. In quanto custodi dell’euro – conclude la presidente della Bce – ci impegniamo ad assicurare un’inflazione bassa e stabile a beneficio di tutti i cittadini europei”. (fonte immagine: ECB 2024).