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Lagarde: sforzi su resilienza banche eurozona sono stati ripagati

Lagarde: sforzi su resilienza banche eurozona sono stati ripagatiRoma, 21 mar. (askanews) – “Il duro lavoro portato avanti negli anni scorsi per rendere le banche dell’area euro più resilienti ha dato i suoi frutti. Le banche hanno mantenuto posizioni patrimoniali solide, con un coefficiente aggregato Cet1 al 15,6%, vicino ai suoi massimi storici. Questo ha aiutato a proteggere il settore degli shock esterni e ha consentito alle banche di trasmettere efficientemente all’economia la stretta di politica monetaria della Bce. Ma permangono diverse sfide”. Lo afferma la presidente della Bce, Christine Lagarde nell’introduzione al rapporto annuale del ramo di Vigilanza bancaria dell’istituzione, che viene presentato questa mattina al Parlamento europeo.


I costi che le banche devono sopportare in termini di aumenti dei tassi dei depositi della clientela stanno salendo, così come stanno aumentando i crediti deteriorati. “Le autorità di vigilanza continueranno a monitorare questi rischi, in particolare terranno d’occhio le esposizioni ai settori vulnerabili, come l’immobiliare e interverranno sui rischi nella governance e nei sistemi di controllo interni delle banche”, prosegue.


“Resilienza e adattabilità saranno cruciali per confrontarsi con le sfide strutturali poste da digitalizzazione cambiamento climatico – dice ancora la presidente Bce -. E mentre l’uso dell’intelligenza artificiale diventa più diffuso, le autorità continueranno a seguire le strategie di digitalizzazione delle banche e la loro resilienza essa attacchi”.

Fed conferma i tassi assieme all’attesa di -75 pb per fine 2024

Fed conferma i tassi assieme all’attesa di -75 pb per fine 2024Roma, 20 mar. (askanews) – Tassi di interesse ancora fermi al 5,25%-5,50% negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve ha ritoccato al rialzo le previsioni di crescita economica e, marginalmente, anche quelle di inflazione sul prossimo anno, ora attesa al 2,2% (appena sopra il livello obiettivo del 2%). L’aggiornamento previsionale conteneva anche l’ultimo grafico sulle aspettative che i componenti dello stesso direttorio (il Fomc) hanno sul futuro dei tassi: l’attesa prevalente resta quella di 75 punti base complessivi in meno nel corso corso di quest’anno.


Nella conferenza stampa esplicativa, il presidente Jerome Powell ha dovuto far ricorso a un certo equilibrismo per districarsi tra le domande che volevano portarlo a dare indicazioni più esplicite sulla tempistica del primo taglio dei tassi. “Sarà probabilmente appropriato a un certo punto quest’anno – ha detto -. Siamo in una situazione in cui se allentiamo troppo o troppo presto possiamo vedere l’inflazione tornare. Mentre se lo facciamo troppo tardi rischiamo di fare danni inutili al mercato lavoro. Dobbiamo contenere i rischi su entrambi i lati”.


Wall Street ha reagito agli sviluppi con rialzi, mentre il dollaro ha mostrato un netto calo con l’euro repentinamente risalito sopra quota 1,09 sul biglietto verde. In generale il direttorio “vuole vedere più dati che ci diano più fiducia sul fatto che l’inflazione sta calando in maniera sostenibile e non lo vediamo nei dati finora. Ma se ad esempio ci fossero indebolimenti significativi nel mercato del lavoro potrebbe essere un segno per iniziare” i tagli dei tassi.


I dati dell’inflazione di fondo di gennaio “sono stati molto alti, potrebbero esserci effetti stagionali. I dati di febbraio sono stati alti e sopra le attese, ma non terribilmente alti. Ci hanno dato ragione sul nostro approccio prudente – ha rivendicato Powell -. Comunque non hanno cambiato il quadro complessivo dell’inflazione orientata al calo”. Pur evitando di sbilanciarsi a fare previsioni sulle future decisioni, incalzato sulla possibilità che la Fed possa decidere di tagliare i tassi al direttorio di maggio, piuttosto che a quello di giugno, il presidente ha lanciato segnali che sembrano escludere la prima ipotesi, senza confermare la seconda.


Invece, la Fed intende discutere e decidere “piuttosto presto” un rallentamento della manovra di dismissioni di titoli pubblici e di emittenti private del suo Bilancio. L’obiettivo è evitare che si creino tensioni o possibili frizioni sulle liquidità, che potrebbero costringerla a interrompere la manovra di riduzione della mole del bilancio e, ha spiegato Powell, poi diventerebbe più difficile riavviarla. Infine, Powell ha affermato in modo molto netto che la Banca centrale Usa non sta preparando un dollaro digitale. Non sarebbe nemmeno possibile in assenza di una legge specifica in tal senso da parte del Congresso e “siamo semplicemente molto lontani da tutto questo”, ha detto il presidente. “Quello che stiamo cercando di fare è tenerci al passo degli sviluppi più avanzati nel settore, nell’ambito del quadro generale dei sistemi di pagamento. Ma è sbagliato dire che stiamo lavorando a una valuta digitale della banca centrale. Non lo stiamo facendo – ha detto – e io personalmente non ho raggiunto una opinione sul fatto che sia opportuno per gli Usa farlo o meno”. Questa linea molto cauta dell’istituzione statunitense sull’ipotesi di un dollaro digitale, su cui vi sono diffuse ostilità tra i Repubblicani al Congresso, si distanzia da quella della Bce, che sta invece portando avanti i preparativi per un possibile euro digitale.

Poste, Del Fante: piano 2024-28 all’insegna di crescita e continuità

Poste, Del Fante: piano 2024-28 all’insegna di crescita e continuitàRoma, 20 mar. (askanews) – Crescita e continuità. Puo’ essere riassunto con queste due parole il messaggio che i vertici di Poste Italiane, l’amministratore delegato Matteo del Fante, il direttore generale Giuseppe Lasco, e il Cfo Camillo Greco, hanno affidato al mercato nel giorno di presentazione del piano industriale 2024-28, svoltosi nel quartier generale di Viale Europa.


“Come numeri – ha spiegato del Fante – è un piano dove noi cresciamo di circa il 3% l’anno sui ricavi di anno in anno con un margine operativo che cresce un pò di più, del 4%, e un dividendo che cresce del 7%. Diamo l’impegno agli investitori di distribuire il 65% del nostro utile netto, minimo, durante il piano e in questa traiettoria nel 2026 distribuiremo un euro per ogni azione”. ” “Abbiamo detto poi – ha aggiunto il top manager – due cose. Una scontata, ma ci premeva molto sottolinearla, facendo vedere un pò la storia dal 2017 a oggi dei nostri piani a priori e dei nostri risultati a posteriori dicendo che, trimestre dopo trimestre, dal 2017 noi abbiamo sempre battuto le aspettative. Quindi come azienda , comunque a controllo pubblico e con radici istituzionali e pubblicistiche avere un approccio conservativo alla comunicazione al mercato per cui non faccio promesse che poi non riesco a mantenere ma anzi, faccio e poi miglioro credo che sia un tratto della casa che a questo punto ci viene riconosciuto”.


Inoltre “oggi confermiamo continuita e impegno a rimanere nel territorio con sempre più servizi, anche pubblici. Non vi sarà sfuggita la notizia della settimana scorso che sono stati emessi i primi passaporti, effettivamente, da un ufficio postale”. “Poi – ha proseguito l’amministratore delegato di Poste Italiane – abbiamo dato un messaggio più congiunturale. Siamo quasi alla fine del primo trimestre e abbiamo detto in termini più qualitativi che, anche rispetto alle nostre previsioni fatte alla fine dell’anno scorso per il 2024 i trend su tutti i nostri business, alcuni in maniera marcata, sono migliori delle nostre aspettative e del budget”.


“C’è stato chiesto – ha spiegato ancora Del Fante – se ci sono di fronte operazioni straordinarie, visto che comunque adesso l’azienda ha più di 11 miliardi di patrimonio netto, e che alla fine del piano avrà quasi 4 miliardi di riserve distribuibili e che ha patrimonializzazione nell’ambito Poste Vita più che capiente. Noi abbiamo detto che il pian o che presentiamo oggi è un piano organico, senza nessuna previsione di acquisizioni significative che cambino il nostro bilancio”. Uno dei pilastri del piano di Poste Italiane è costituito dallo sviluppo logistico anche al servizio di un’accelerazione dei tempi di consegna per una serie di beni più richiesti dai consumatori. In vista anche una joint venture immobiliare con la scelta del partner che, ha detto il direttore generale Giuseppe Lasco rispondendo a una specifica domanda, è imminente. “Penso che per il mese di aprile – ha detto – dovremmo arrivare all’aggiudicazione di questa operazione”.


Lasco, rispondendo a una specifica domanda sulla possibilità che Poste nei prossimi anni segua alcune delle maggiori realtà finanziarie italiane che hanno avviato importanti programmi di riduzione dell’orario di lavoro e di flessibilità, ha risposto con un segnale all’insegna della continuità: “Noi siamo un’azienda che, oltre ad avere il più alto numero di dipendenti del nostro Paese, che tende sempre ad avere politiche attive di lavoro. Abbiamo fatto un ricambio generazionale tra uscite ed entrate di circa 90 mila persone negli ultimi sei anni. Questo ci ha dato la possibilità di introdurre nel gruppo tantissimi giovani, di abbassare l’età media del personale e di alzare molto la scolarizzazione del personale. Controtendenza rispetto al sistema finanziario rimaniamo presenti sul territorio e abbiamo la necessità di investire risorse sul territorio. Abbiamo circa 14 mila uffici postali: così eravamo – ha sottolineato Lasco – anche nel 2017 quando ci siamo con tutti i sindaci dei comuni italiani a non chiudere gli uffici postali”.

Poste,Del Fante:su Btp continuiamo investire per stabilizzare ritorni

Poste,Del Fante:su Btp continuiamo investire per stabilizzare ritorniRoma, 20 mar. (askanews) – Poste Italiane, primo player italiano sui titoli di Stato, continuerà a investire in Btp anche con lo scopo di stabilizzare i ritorni e mantenere le promesse con gli investitori di qui alla fine del piano industriale nel 2028. Matteo Del Fante, amministratore delegato fotografa così la situazione rispondendo in conferenza stampa a una domanda di Askanews dopo la presentazione del piano industriale del gruppo di Viale Europa.


“Per quanto riguarda i Btp – ha detto Del Fante – al 31/12 nel bilancio consolidato aggregato di Poste avevamo 137 miliardi di euro. Le aspettative per il 2024 è di continuare la nostra attività d’investimento di quelle che sono le scadenze e continuare a gestire il nostro portafoglio, soprattutto in ambito Bancoposta, con l’obiettivo di stabilizzare i ritorni del portafoglio stesso nell’arco di piano, perchè noi ci siamo esposti oggi con gli investitori anche in maniera anche un po’ coraggiosa nel dire quelli che saranno da questo portafoglio fino al 2028. E quindi – sottolinea l’ad – dobbiamo fare investimenti, li abbiamo fatti e dobbiamo continuare a farli in titoli di Stato che ci permettano di mantenere quella promessa di ritorno di interessi sul nostro bilancio a favore dei nostri investitori”.

Lagarde dice che sul taglio dei tassi sapremo molto di più a giugno

Lagarde dice che sul taglio dei tassi sapremo molto di più a giugnoRoma, 20 mar. (askanews) – “Nei prossimi mesi avremo a disposizione più dati, che ci aiuteranno a valutare se la certezza che abbiamo sul percorso futuro è tale da poter passare alla prossima fase del nostro ciclo di politica monetaria”, ovvero quello di riduzione del freno all’attività. Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde intervenendo alla tradizionale conferenza annuale “The Ecb and its watchers”, organizzata da l’Università Goethe di Francoforte.


Lagarde ha reiterato i segnali in cui analisti e mercati vedono una apertura a un possibile taglio dei tassi a giugno, senza però sbilanciarsi del tutto su questo scenario. “Dopo la nostra ultima riunione del Consiglio direttivo ho affermato che, per quanto riguarda i dati che rilevano per le nostre decisioni di politica monetaria, sapremo qualcosa in più entro aprile e molto di più entro giugno”, ha detto.


La Bce monitorerà attentamente, oltre ovviamente all’inflaizone, i dati su salari, margini di profitto delle imprese e crescita della produttività. “Se questi dati riveleranno un sufficiente grado di allineamento tra l’andamento dell’inflazione di fondo e le nostre proiezioni, e ipotizzando che la trasmissione rimanga forte, potremo passare alla fase di allentamento del nostro ciclo di politica monetaria – ha detto Lagarde – e adottare una politica meno restrittiva”. “Nel primo trimestre di quest’anno, alla fine di maggio, avremo a disposizione i dati sulla crescita delle retribuzioni contrattuali. Molte trattative salariali sono attualmente in corso in grandi settori; non appena concluse, terremo conto dei loro esiti nel nostro indice salariale. In secondo luogo – ha proseguito – entro giugno avremo a disposizione nuove proiezioni che confermeranno o meno la validità dell’andamento dell’inflazione da noi previsto a marzo. Queste proiezioni ci consentiranno implicitamente di comprendere meglio l’evoluzione dell’inflazione di fondo. Avremo maggiore visibilità sul vigore della ripresa e sul probabile andamento del mercato del lavoro, e quindi sulle conseguenze per i salari, i profitti e la produttività”.


Inoltre, “avremo una finestra temporale più ampia per valutare se i dati sull’inflazione continuano a essere sostanzialmente in linea con le nostre proiezioni. In tal caso, potremo avere maggiore certezza che i nostri modelli staranno cogliendo con maggiore precisione la dinamica dell’inflazione. Tale conferma sarà particolarmente importante per le componenti più persistenti, come i servizi”, ha aggiunto la presidente della Bce. Ala Bce “anche dopo il primo abbassamento dei tassi, non possiamo vincolarci a un determinato percorso di riduzione” ha voluto puntualizzare la presidente della Bce. Una precisazione che potrebbe puntare a ridimensionare le attese dei mercati sulla portata del taglio complessivo dei tassi che l’istituzione dovrebbe operare da quando inizierà a ridurli fino alla fine dell’anno. “Le nostre decisioni – ha ribadito Lagarde – dovranno continuare a fondarsi sui dati ed essere definite di volta in volta a ogni riunione, sulla scorta delle nuove informazioni disponibili”.

L’Istat: l’indice della produzione industriale cala dell’1,2% a gennaio (tendenziale -3,4%)

L’Istat: l’indice della produzione industriale cala dell’1,2% a gennaio (tendenziale -3,4%)Roma, 20 mar. (askanews) – L’indice della produzione industriale a gennaio è diminuito dell’1,2% rispetto a dicembre 2023 e del 3,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Lo rende noto l’Istat.


Nella media del trimestre novembre-gennaio si registra un calo del livello della produzione dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo per l’energia (+2,5%) mentre scendono i beni di consumo (-2,0%) ed i beni strumentali (-3,6%). Stabili i beni intermedi.


Rispetto a gennaio 2023, prosegue l’Istat, si registra un lieve incremento tendenziale solo per l’energia (+0,4%). Calano, invece, i beni intermedi (-2,5%) e in misura più accentuata i beni strumentali (-4,9%) e i beni di consumo (-5,4%). “A gennaio si registra una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione industriale che torna ai livelli di novembre 2023, con diminuzioni estese a tutti i principali comparti, ad eccezione dell’energia. Il quadro è negativo anche su base trimestrale” commenta l’Istituto di statistica.


“In termini tendenziali – prosegue l’Istat – al netto degli effetti di calendario, si osserva una caduta in 13 settori su 16. Nei raggruppamenti principali d’industrie è molto ampia la flessione per i beni di consumo e strumentali, mentre si assiste ad una lievissima crescita per l’energia”.

Istat, produzione industriale -1,2% a gennaio. Tendenziale -3,4%

Istat, produzione industriale -1,2% a gennaio. Tendenziale -3,4%Roma, 20 mar. (askanews) – L’indice della produzione industriale a gennaio è diminuito dell’1,2% rispetto a dicembre 2023 e del 3,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Lo rende noto l’Istat.


Nella media del trimestre novembre-gennaio si registra un calo del livello della produzione dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo per l’energia (+2,5%) mentre scendono i beni di consumo (-2,0%) ed i beni strumentali (-3,6%). Stabili i beni intermedi.


Rispetto a gennaio 2023, prosegue l’Istat, si registra un lieve incremento tendenziale solo per l’energia (+0,4%). Calano, invece, i beni intermedi (-2,5%) e in misura più accentuata i beni strumentali (-4,9%) e i beni di consumo (-5,4%). “A gennaio si registra una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione industriale che torna ai livelli di novembre 2023, con diminuzioni estese a tutti i principali comparti, ad eccezione dell’energia. Il quadro è negativo anche su base trimestrale” commenta l’Istituto di statistica.


“In termini tendenziali – prosegue l’Istat – al netto degli effetti di calendario, si osserva una caduta in 13 settori su 16. Nei raggruppamenti principali d’industrie è molto ampia la flessione per i beni di consumo e strumentali, mentre si assiste ad una lievissima crescita per l’energia”.

Lagarde ripete: per decisioni tassi sapremo molto di più a giugno

Lagarde ripete: per decisioni tassi sapremo molto di più a giugnoRoma, 20 mar. (askanews) – “Nei prossimi mesi avremo a disposizione più dati, che ci aiuteranno a valutare se la certezza che abbiamo sul percorso futuro è tale da poter passare alla prossima fase del nostro ciclo di politica monetaria”, ovvero quello di riduzione del freno all’attività. Lo ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde intervenendo alla tradizionale conferenza annuale “The Ecb and its watchers”, organizzata da l’Università Goethe di Francoforte.


Lagarde ha reiterato i segnali in cui analisti e mercati vedono una apertura a un possibile taglio dei tassi a giugno, senza però sbilanciarsi del tutto su questo scenario. “Dopo la nostra ultima riunione del Consiglio direttivo ho affermato che, per quanto riguarda i dati che rilevano per le nostre decisioni di politica monetaria, sapremo qualcosa in più entro aprile e molto di più entro giugno”, ha detto.

L’Antitrust francese infligge a Google una sanzione da 250 milioni

L’Antitrust francese infligge a Google una sanzione da 250 milioniRoma, 20 mar. (askanews) – L’Autorité de la concurrence, l’antitrust francese, ha multato Google per 250 milioni di euro per non aver rispettato alcuni degli impegni resi vincolanti al termine di una precedente procedure per violazione delle legge del 2019 sulla remunerazione dei diritti d’autore.


“Dopo aver ordinato misure provvisorie sotto forma di ingiunzioni nell’aprile 2020 – ricorda l’Antitrust in una nota – l’Autorité ha constatato che Google non aveva rispettato tali ingiunzioni ed ha inflitto un’ammenda di 500 milioni di euro, oltre a condannare Google a conformarsi alle ingiunzioni iniziali”. Nel giugno 2022 l’Antitrust aveva accettato gli impegni di Google per superare le violazioni ed aveva nominato Accuracy come fiduciario per monitorarne la corretta implementazione.


Ora, con l’ultima decisione, l’Autorité ha multato Google per “aver violato il suo impegno di collaborare con il fiduciario di controllo e per non aver rispettato alcuni dei suoi sette impegni”. In particolare quelli di “negoziare in buona fede, sulla base di criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori, entro tre mesi” di “fornire alle agenzie di stampa e agli editori le informazioni necessarie per valutare in modo trasparente la loro remunerazione per i diritti connessi” e di “adottare le misure necessarie affinché le trattative non pregiudichino altri rapporti economici tra Google e agenzie di stampa ed editori”.


Per quanto riguarda “Bard”, il servizio di intelligenza artificiale lanciato da Google nel luglio 2023, l’Antitrust francese ha accertato che “aveva utilizzato contenuti di agenzie di stampa ed editori per formare il suo modello di base di machine learning, senza avvisare né loro né l’Autorità”.

Google, Antitrust francese infligge sanzione da 250 milioni

Google, Antitrust francese infligge sanzione da 250 milioniRoma, 20 mar. (askanews) – L’Autorité de la concurrence, l’antitrust francese, ha multato Google per 250 milioni di euro per non aver rispettato alcuni degli impegni resi vincolanti al termine di una precedente procedure per violazione delle legge del 2019 sulla remunerazione dei diritti d’autore.


“Dopo aver ordinato misure provvisorie sotto forma di ingiunzioni nell’aprile 2020 – ricorda l’Antitrust in una nota – l’Autorité ha constatato che Google non aveva rispettato tali ingiunzioni ed ha inflitto un’ammenda di 500 milioni di euro, oltre a condannare Google a conformarsi alle ingiunzioni iniziali”. Nel giugno 2022 l’Antitrust aveva accettato gli impegni di Google per superare le violazioni ed aveva nominato Accuracy come fiduciario per monitorarne la corretta implementazione.


Ora, con l’ultima decisione, l’Autorité ha multato Google per “aver violato il suo impegno di collaborare con il fiduciario di controllo e per non aver rispettato alcuni dei suoi sette impegni”. In particolare quelli di “negoziare in buona fede, sulla base di criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori, entro tre mesi” di “fornire alle agenzie di stampa e agli editori le informazioni necessarie per valutare in modo trasparente la loro remunerazione per i diritti connessi” e di “adottare le misure necessarie affinché le trattative non pregiudichino altri rapporti economici tra Google e agenzie di stampa ed editori”.


Per quanto riguarda “Bard”, il servizio di intelligenza artificiale lanciato da Google nel luglio 2023, l’Antitrust francese ha accertato che “aveva utilizzato contenuti di agenzie di stampa ed editori per formare il suo modello di base di machine learning, senza avvisare né loro né l’Autorità”.