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Il Superbonus finora è costato allo Stato 122 miliardi (secondo Cgia)

Il Superbonus finora è costato allo Stato 122 miliardi (secondo Cgia)Roma, 25 mag. (askanews) – Fino ad ora il Superbonus 110% è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali. Ebbene, se lo Stato, anziché finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. Lo scrive la Cgia di Mestre. “In linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate. Non solo – aggiunge la Cgia -, grazie a questa operazione disporremmo di 400mila alloggi pubblici in più di quanti ne contiamo adesso. Insomma, investendo tutte queste risorse nel social housing avremmo in massima parte risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis, a 3,5 milioni di persone”. Il Superbonus, invece, sino ad ora si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi. Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perché costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, è chiamato a sostenere le persone meno abbienti dal punto di vista economico e sociale.

Superbonus, Cgia: finora è costato allo Stato 122 miliardi

Superbonus, Cgia: finora è costato allo Stato 122 miliardiRoma, 25 mag. (askanews) – Fino ad ora il Superbonus 110% è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali. Ebbene, se lo Stato, anziché finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. Lo scrive la Cgia di Mestre. “In linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate. Non solo – aggiunge la Cgia -, grazie a questa operazione disporremmo di 400mila alloggi pubblici in più di quanti ne contiamo adesso. Insomma, investendo tutte queste risorse nel social housing avremmo in massima parte risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis, a 3,5 milioni di persone”. Il Superbonus, invece, sino ad ora si è comportato come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi. Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perché costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, è chiamato a sostenere le persone meno abbienti dal punto di vista economico e sociale.

Piano Casa, FIMAA: dl accoglie numerose nostre richieste

Piano Casa, FIMAA: dl accoglie numerose nostre richiesteRoma, 24 mag. (askanews) – Il DL Salva Casa approvato oggi dal Consiglio dei Ministri recepisce numerose indicazioni che la FIMAA aveva anticipato al Governo in diverse occasioni. Lo rende noto, in un comunicato, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari esprimendo soddisfazione per l’approvazione del decreto-legge contenente “Misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”.


In particolare, FIMAA sottolinea che stando a quanto emerge dai testi circolati in queste ore e dalle informazioni diffuse, il provvedimento, che interviene su tanti aspetti della normativa in un’ottica di semplificazione, accoglie numerose richieste avanzate dalla Federazione, dai cambi di destinazione d’uso resi più agevoli, alle previsioni per sanare le lievi difformità edilizie, passando per lo snellimento delle pratiche burocratiche, anche relative allo stato legittimo dell’immobile; il tutto, al fine di favorire la dinamicità del mercato ed andare incontro alle esigenze dei cittadini. Tra i “suggerimenti” di FIMAA recepiti dal governo figurano anche quelli relativi allo snellimento e all’agevolazione delle verifiche edilizio-urbanistiche per gli agenti immobiliari per favorire la migliore circolazione degli immobili; lo snellimento dell’iter per le autorizzazioni urbanistiche; l’agevolazione delle pratiche relative all’allineamento della conformità urbanistica e catastale; l’agevolazione della riconversione e dei cambi di destinazione d’uso degli immobili. “La Federazione ha più volte evidenziato la necessità di introdurre gli interventi che aveva rappresentato. La semplificazione sui cambi di destinazione d’uso, su cui la FIMAA si batte da tempo ad esempio, permetterà l’adattamento dell’assett immobiliare alle mutevoli esigenze della società e del mercato” ha dichiarato Maurizio Pezzetta, Vicepresidente Vicario della Federazione.


“Siamo soddisfatti di vedere che l’interlocuzione con il Ministero portata avanti in questi mesi, anche grazie al coinvolgimento della Federazione nel Tavolo sul Piano Casa, abbia portato a tale importante risultato. Confidiamo che adesso il Parlamento nel ratificare il decreto-legge inserisca anche le altre nostre proposte tra le quali: l’applicazione della cedolare secca al 21% agli immobili ad uso diverso da quello abitativo, continuare sulla strada degli incentivi per agevolare l’acquisto dell’abitazione e, infine, risolvere l’annoso problema degli immobili sfitti” ha concluso Santino Taverna, Presidente di FIMAA.

Lavoro, Adapt: con calo demografico -4,6 mln di occupati nel 2050

Lavoro, Adapt: con calo demografico -4,6 mln di occupati nel 2050Roma, 24 mag. (askanews) – L’inverno demografico avrà effetti sul mercato del lavoro, producendo un aggravamento costante della crisi dell’offerta, e di conseguenza sulla sostenibilità del sistema pensionistico. E’ quanto rileva uno studio di Adapt, l’associazione fondata nel 2000 da Marco Biagi, basato su dati Istat ed Eurostat. Lo scenario occupazionale entro il 2050 subirà in modo consistente l’effetto dell’andamento demografico. Il report sottolinea che se il tasso di occupazione restasse costante, già nel 2030 il numero di occupati in Italia subirebbe un calo del 3,2% contro lo 0,6% in Europa.


“Questo – spiega il presidente di Adapt, Francesco Seghezzi – significa che tra meno di sei anni avremo 730mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione occupabile restasse invariata. Per quanto positivo sia l’attuale trend occupazionale, le trasformazioni demografiche non possono lasciarci indifferenti anche perché non potranno cambiare nel medio termine”. Se la proiezione si estende al 2040 e poi al 2050 la situazione peggiora drasticamente, con l’andamento italiano sempre più critico rispetto alla media europea. Nel 2040 il calo di occupati arriverebbe al 13,8% e nel 2015 al 20,5%. In numeri assoluti nel 2040 si stima che ci saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno; nel 2050 il calo arriverebbe a 4,6 milioni.


“La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – spiega Jacopo Sala, ricercatore Adapt – nei prossimi anni settori cruciali per l’economia italiana come industria, edilizia e servizi dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva”. Osservando la distribuzione per fasce d’età si vede come la riduzione colpisca in modo trasversale tutta la popolazione lavoratrice e, soprattutto, si noti la rapidità del processo: nel 2030 nella fascia 35-49 anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione. Nel 2050 nella fascia 50-64 anni si prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%. E mentre cala la forza lavoro nelle fasce più adulte della popolazione, tra i 15 e i 34 anni i lavoratori aumenteranno del 0,9% nel 2030, per poi calare progressivamente fino al 2040 quando ci saranno 451.716 lavoratori in meno e oltre un milione di lavoratori in meno nel 2050 (1.080.588).

G7 Finanze, Gentiloni: ecco come fare fronte comune Ue-Usa su Cina

G7 Finanze, Gentiloni: ecco come fare fronte comune Ue-Usa su CinaStresa, 24 mag. (askanews) – “Un G7 a presidenza italiana con al centro soprattutto grandi sfide”, a cominciare questa mattina dalla discussione su approccio comune sul problema dell’eccessiva capacità produttiva cinese e “dal modo con cui questa eccessiva capacità di produzione può invadere alcuni settori dei mercati europei e di altri paesi occidentali. È chiaro che serve una risposta comune, perché si tratta di produzioni molto sussidiate dallo Stato che arrivano in settori sempre più decisivi delle nostre economie e dell’innovazione”. Lo ha riferito il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni durante un punto stampa nel corso del G7 delle Finanze a Stresa.


“Risposta comune significa anche condivisione e questa è stata un po’ la proposta e la sollecitazione della Commissione europea: stabilire meccanismi di informazione reciproca, condivisione delle misure da prendere, perché se vogliamo fare fronte comune – ha detto – dobbiamo evitare che misure prese possano essere non conosciute o addirittura nocive per i diversi paesi del G7”, ha proseguito. “L’altra seconda grande questione di cui si è discusso finora, negli incontri bilaterali, e di cui si discuterà domani al G7, è la questione del sostegno all’Ucraina. E’ fuori discussione che i Paesi del G7 come l’Unione europea continueranno a sostenere l’Ucraina fino a quando sarà necessario, per raggiungere una pace giusta, al tempo stesso si discute come andare avanti sulla strada che l’Unione europea ha già intrapreso di utilizzare gli extra profitti degli asset russi immobilizzati”.


“Sapete che qualche giorno fa abbiamo concluso la procedura che consentirà di dare già quest’anno all’Ucraina tra i 2,5 e 3 miliardi di euro e la prima tranche sarà data nel mese di luglio. Ma la discussione è su come riuscire a massimizzare questo meccanismo, di un utilizzo degli extra profitti per far fronte a esigenze di bilancio dell’Ucraina, che sono grosso modo corrisposte nel 2024 ma potrebbero diventare di nuovo impegnative nel 2025 e oltre. Tutti speriamo ovviamente che la guerra si concluda prima, ma l’unica condizione vera per poter arrivare a una conclusione giusta della guerra – ha asserito Gentiloni – è proseguiremo nel sostegno all’Ucraina”. “Direi che su questa questione c’è un lavoro da proseguire anche in vista del G7 dei leader in Puglia, ma mi sembra che si prosegua in un clima di convergenza positivo. Sono molti i dettagli ancora da chiarire ma la direzione di marcia degli extra profitti mi sembra una direzione di marcia interessante. E che nel medio periodo – ha concluso – può portare a un accordo, già magari politicamente sancito dal G7 dei leader in Puglia”.

Usa, Ordini beni durevoli ad aprile +0,7%, meno di stime

Usa, Ordini beni durevoli ad aprile +0,7%, meno di stimeNew York, 24 mag. (askanews) – In aprile, gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti sono tornati a crescere. Come riporta il dipartimento al Commercio, gli ordini di beni destinati a durare più di tre anni sono saliti del 2,6% a 284,1 miliardi di dollari. Il dato di marzo è stato rivisto da +2,6% a +0,8%, cioè da 283,4 miliardi a 282,2 miliardi. Gli analisti attendevano un rialzo dell’1%.


Escludendo gli ordini del settore trasporti, il dato è salito dello 0,4% rispetto al +0,0% di marzo rivisto da iniziale +0,2%. Escludendo la difesa, categoria molto volatile, il dato è rimasto stazionario, dopo il +2,3% del mese precedente. Una misura chiave per gli investimenti aziendali, i nuovi ordini per beni capitali non nel settore della difesa, escludendo il settore aereo, hanno registrato un rialzo dello 0,3%, dopo il rialzo dello 0,2% del mese precedente.

Tim:al via switch off rete in rame,da sabato dismesse prime 62 centrali

Tim:al via switch off rete in rame,da sabato dismesse prime 62 centraliRoma, 24 mag. (askanews) – Per favorire l’adozione delle nuove tecnologie in fibra ottica e accelerare il processo di digitalizzazione del Paese, a partire da sabato 25 maggio TIM avvierà il processo di dismissione delle prime 62 centrali interamente in rame.


Prende così il via – infoirma l’azienda in una nota – il piano di switch off della rete di accesso in rame che prevede il progressivo spegnimento di oltre 6.700 centrali, sulle circa 10.500 esistenti, entro il 2028. Le 62 centrali oggetto di questo primo intervento sono collocate in 54 comuni distribuiti su 11 regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Lo spegnimento comporta il passaggio dei collegamenti attestati su queste centrali (Adsl, Isdn e linee telefoniche Rtg) sulla rete TIM di nuova generazione, già disponibile totalmente o in parte in fibra.


“Diamo corso ad una importante fase di trasformazione della nostra rete di accesso – dichiara Elisabetta Romano, Chief Network Operations & Wholesale Officer di TIM -. La migrazione dai servizi di accesso offerti sulla rete in rame a quelli disponibili sulla rete di nuova generazione segna l’avvio del processo di switch off, che interesserà oltre il 60% delle nostre centrali presenti sul territorio, localizzate prevalentemente in aree periferiche o comuni di piccole dimensioni. Per poter dismettere un numero così consistente di centrali diventa fondamentale il costante impegno alla realizzazione delle reti che utilizzano in tutto o in parte la fibra ottica ed all’innovazione delle piattaforme tecnologiche obsolete. Stiamo lavorando per accelerare il processo e creare le condizioni per spegnere un significativo numero di centrali già nei prossimi due anni”. La migrazione dei clienti verso connessioni in banda ultralarga permetterà un significativo miglioramento delle prestazioni e della qualità del servizio, con consistenti benefici anche in termini di impatto ambientale. Si stima, infatti, che la dismissione delle centrali in rame, che comporterà anche il contestuale spegnimento di tutti gli apparati legati ai servizi tradizionali presenti nelle altre centrali ad esse collegate, consentirà a regime una riduzione dei consumi energetici di circa 450 mila MWh e minori emissioni di CO2 per 209.600.000 kg, equivalenti a 16.108.000 alberi.


Gli interventi di adeguamento tecnologico sono stati approvati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) nell’ambito del più ampio piano generale di rinnovamento delle tecnologie, che prevede la progressiva dismissione delle centrali della rete in rame. TIM, infine, nei mesi scorsi ha inviato un’apposita informativa a tutte le Amministrazioni comunali nei cui territori ricadono le centrali interessate dall’iniziativa, organizzando anche specifici incontri di approfondimento sul tema.

G7 Finanze, Le Maire: cruciale posizione comune su commercio Cina

G7 Finanze, Le Maire: cruciale posizione comune su commercio CinaStresa, 24 mag. (askanews) – I Paesi europei devono spingere gli Stati Uniti e gli altri partner del G7 a adottare una posizione comune sull’eccesso di capacità produttiva della Cina, che dopo l’ultima ondata di dazi e restrizioni di Washington rischia ora di scaricarsi sull’Ue e di mettere a repentaglio gli sforzi fatti negli ultimi anni per ripristinare produzioni e catene di valore in Europa. E’ il messaggio chiave lanciato dal ministro dell’Economia della Francia, Bruno Le Maire, durante un punto stampa prima dell’avvio dei lavori di questa mattina al G7 delle Finanze a Stresa.


Le Maire ha lanciato la proposta di coinvolgere il Fondo monetario internazionale – a Stresa è presente la direttrice Kristalina Georgieva – per elaborare una definizione e una valutazione congiunta del G7 su cosa sia un eccesso di capacità produttiva, in particolare sulla Cina. Su questi temi “dobbiamo assolutamente evitare una guerra commerciale – ha avvertito – non è né l’interesse degli Stati Uniti, né della Cina, né dell’Europa, né di nessun paese nel mondo. Ma non di meno abbiamo una questione con le pratiche commerciali sleali, con gli alti livelli di sussidi e con l’eccesso di capacità produttiva”, ha spiegato Le Maire.


“Non eviterò alcuno sforzo per difendere i nostri interessi, per difendere i nostri lavoratori, i nostri piani industriali. Non voglio che tutti gli sforzi che abbiamo fatto per mettere nuove industrie, nuove catene di valore, nuovi lavoratori e nuovi posti di lavora in Francia negli ultimi sette anni, per rendere la Francia più attrattiva, che tutto questo venga messo a rischio da pratiche commerciali sleali o da eccessi di capacità produttiva – ha proseguito -. Quindi stiamo riflettendo su tutte le possibilità per evitare che le nostre industrie vengano colpite”. “Proporrò al G7 e al Fmi di fare una valutazione congiunta di cosa sia capacità eccessiva della Cina. E poi dobbiamo avere un dialogo molto aperto e franco con i nostri partner cinesi, perché la Cina è un partner economico”. Il presidente francese Emmanuel Macron “ha avuto un dialogo con il presidente Xi (Jinping) due settimane fa”. Ma non si può evitare di avere “una valutazione chiara della situazione e degli strumenti più efficienti possibili”.


Secondo Le Maire “l’unità del G7 deve basarsi su una valutazione comune della situazione, primo sul che cosa sia un eccesso di capacità cinese, secondo ci serve il supporto del Fmi e, terzo, quali sono gli strumenti a nostra disposizione. I paesi europei hanno diversi strumenti a loro disposizione per prevenire questa capacità in eccesso e per avere la giusta risposta. Voglio ricordare tutte le decisioni che sono state già prese dalla Commissione Ue, passi molto forti per intervenire. Ma avere una linea comune con il G7 è anche il modo migliore per sistemare la questione, per andare avanti e evitare qualunque tipo di situazione che possa mettere a rischio i nostri piani e le nostre basi industriali”.

G7 Finanze, Le Maire: proposta Ue importante, cruciale restare uniti

G7 Finanze, Le Maire: proposta Ue importante, cruciale restare unitiStresa, 24 mag. (askanews) – Al G7 delle Finanze a Stresa “il nostro obiettivo è di raggiungere un accordo sull’uso degli asset russi. L’obiettivo è di avere un metodo e di avere una sicurezza per il finanziamento dell’Ucraina e del governo ucraino”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia della Francia, Bruno Le Maire, durante un punto stampa in apertura dei lavori di oggi al G7 delle Finanze a Stresa.


“Penso che prima di un ammontare bisogna parlare di metodi. Ci stanno diverse proposte sul tavolo – ha rilevanto, rispondendo ad una domanda -. C’è la proposta di Janet Yellen (il segretario di Stato al Tesoro Usa-ndr), una proposta interessante e ringrazio gli sforzi degli Stati Uniti per migliorare la loro posizione e fare in modo che sia conforme al diritto internazionale, che è un punto essenziale. Ma ricordo che c’è anche un lavoro europeo molto importante che è stato fatto noi europei: siamo stati capaci di mettere 50 miliardi di euro sul tavolo. Abbiamo mantenuto l’unità e l’Europa è stata capace per il 2024 di trovare le soluzioni appropriate per utilizzare i proventi di questi asset russi”. “Penso che la proposta europea meriti di essere esaminata perché ha un grande valore edè stata già attuata e ha già permesso di esborsare soldi per il 2024. Dico che la cosa più importante su questo tema è preservare l’unità del G7 e l’unità degli europei – ha ribadito Le Maire – in modo che il governo ucraino abbia per i prossimi anni i mezzi necessari per fare fronte alla guerra”.

Confindustria: Orsini eletto presidente con il 99,5% del consenso

Confindustria: Orsini eletto presidente con il 99,5% del consensoRoma, 23 mag. (askanews) – L’assemblea privata dei delegati, riunita nell’Auditorium della Tecnica di Viale dell’Astronomia, ha votato Emanuele Orsini quale 32mo Presidente di Confindustria per il quadriennio 2024-2028. L’assemblea ha registrato una partecipazione record pari al 98% degli aventi diritto al voto e un consenso dei votanti pari al 99,5%. Lo rende noto Confindustria in un comunicato.


L’assemblea ha contestualmente votato la squadra di Presidenza composta da dieci Vice Presidenti elettivi – Lucia Aleotti (Centro Studi), Angelo Camilli (Credito, Finanza e Fisco), Barbara Cimmino (Export e Attrazione degli investimenti), Francesco De Santis (Ricerca e Sviluppo), Maurizio Marchesini (Lavoro e Relazioni Industriali), Vincenzo Marinese (Organizzazione e Rapporti con i Territori e le Categorie), Natale Mazzuca (Politiche Strategiche per lo Sviluppo del Mezzogiorno), Marco Nocivelli (Politiche Industriali e Made in Italy), Stefan Pan (Unione europea e Rapporto con le Confindustrie europee), Lara Ponti (Transizione Ambientale e obiettivi ESG) – e tre Vice Presidenti di diritto, Giovanni Baroni (Presidente Piccola Industria), Riccardo Di Stefano (Presidente Giovani Imprenditori) e Annalisa Sassi (Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali). Ai cinque Delegati del Presidente, già nominati in occasione della presentazione della nuova squadra di vertice – Leopoldo Destro (Trasporti, Logistica e Industria del Turismo), Riccardo Di Stefano (Education e Open Innovation), Giorgio Marsiaj (Space Economy), Aurelio Regina (Energia), Mario Zanetti (Economia del Mare) – si è aggiunto oggi Pietro Labriola che seguirà la Transizione Digitale.


Completano il team di vertice i tre Special Advisor: Antonio Gozzi (Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività), Gianfelice Rocca (Life Sciences) e Alberto Tripi (Intelligenza Artificiale). Maurizio Tarquini assume da oggi l’incarico di Direttore Generale mentre Raffaele Langella, a cui il Presidente Orsini ha rivolto un sentito ringraziamento per il suo lavoro, rimarrà Consigliere Diplomatico.