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Lavoro, Istat: a gennaio -34mila occupati su mese, +362mila su anno

Lavoro, Istat: a gennaio -34mila occupati su mese, +362mila su annoRoma, 1 mar. (askanews) – A gennaio l’occupazione cala dello 0,1%, pari a -34mila unità, tra gli uomini, gli under 34, i dipendenti a termine, gli autonomi; cresce invece tra le donne e chi ha almeno 50 anni. Il tasso di occupazione scende al 61,8% (-0,1 punti). E’ la stima preliminare dell’Istat.


Il numero di occupati, a gennaio 2024, supera quello di gennaio 2023 dell’1,6% pari a +362mila unità. L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 0,8 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,4 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. A gennaio “l’occupazione cala, rispetto a quella di dicembre 2023, per effetto – è il commento dell’Istat – della diminuzione dei dipendenti a termine (che scendono a 2 milioni 953mila) e degli autonomi (5 milioni 45mila). Il numero degli occupati – pari a 23 milioni 738mila – è superiore a quello di gennaio 2023 di 362mila unità, come sintesi dell’incremento di 373mila dipendenti permanenti e di 22mila autonomi e della diminuzione di 33mila dipendenti a termine”.

Istat: disoccupazione gennaio ferma al 7,2%, per giovani sale al 21,8%

Istat: disoccupazione gennaio ferma al 7,2%, per giovani sale al 21,8%Roma, 1 mar. (askanews) – A gennaio il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,2%, quello giovanile sale al 21,8% (+0,2 punti). E’ la stima preliminare dell’Istat.


La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità) coinvolge gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni; al contrario, la disoccupazione aumenta lievemente tra le donne e gli ultracinquantenni. La crescita del numero di inattivi (+0,5%, pari a +61mila unità, tra i 15 e i 64 anni) si osserva tra gli uomini e tra chi ha un’età compresa tra 15 e 49 anni; l’inattività diminuisce invece tra le donne e gli ultracinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).


Rispetto a gennaio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, pari a -162mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -157mila).

Esplode la polemica sulle nuove regole per i bagagli, Trenitalia le sospende

Esplode la polemica sulle nuove regole per i bagagli, Trenitalia le sospendeRoma, 29 feb. (askanews) – Esplode la polemica sulle nuove regole per bagagli, bici e monopattini a bordo dei treni di Trenitalia che sarebbero dovute entrare in vigore domani, ma che la società ha deciso di sospendere. Il nuovo regolamento prevede che si possano portare gratis a bordo del treno solo i primi due bagagli, mentre le bici e monopattini elettrici devono essere riposti in una sacca.


Sono insorte le associazioni dei consumatori. “Non condividiamo la scelta di Trenitalia, che sembra appiattirsi sulle peggiori politiche tariffarie delle compagnie aeree low cost, a discapito della qualità del servizio reso agli utenti – ha affermato il Codacons -. Crediamo che le nuove regole determineranno danni e disagi per i passeggeri, con alcune misure, come la sacca per bici e monopattini, che appaiono oggettivamente poco comprensibili e introdurranno nuovi costi a carico dei viaggiatori”.L’Unione nazionale consumatori ha invece annunciato un esposto all’Antitrust e all’Autorità dei trasporti per un pronunciamento “sulla correttezza commerciale di questa pratica”. “Alla luce di alcune richieste, anche da parte di associazioni dei consumatori – è intervenuta poi la società con una nota -, Trenitalia comunica che ha deciso di sospendere l’applicazione, a partire dal 1 marzo, del regolamento sul trasporto di bagagli, monopattini e biciclette a bordo treno”.


 

Esplode polemica su nuove regole bagagli, Trenitalia le sospende

Esplode polemica su nuove regole bagagli, Trenitalia le sospendeRoma, 29 feb. (askanews) – Esplode la polemica sulle nuove regole per bagagli, bici e monopattini a bordo dei treni di Trenitalia che sarebbero dovute entrare in vigore domani, ma che la società ha deciso di sospendere. Il nuovo regolamento prevede che si possano portare gratis a bordo del treno solo i primi due bagagli, mentre le bici e monopattini elettrici devono essere riposti in una sacca.


Sono insorte le associazioni dei consumatori. “Non condividiamo la scelta di Trenitalia, che sembra appiattirsi sulle peggiori politiche tariffarie delle compagnie aeree low cost, a discapito della qualità del servizio reso agli utenti – ha affermato il Codacons -. Crediamo che le nuove regole determineranno danni e disagi per i passeggeri, con alcune misure, come la sacca per bici e monopattini, che appaiono oggettivamente poco comprensibili e introdurranno nuovi costi a carico dei viaggiatori”. L’Unione nazionale consumatori ha invece annunciato un esposto all’Antitrust e all’Autorità dei trasporti per un pronunciamento “sulla correttezza commerciale di questa pratica”.


“Alla luce di alcune richieste, anche da parte di associazioni dei consumatori – è intervenuta poi la società con una nota -, Trenitalia comunica che ha deciso di sospendere l’applicazione, a partire dal 1 marzo, del regolamento sul trasporto di bagagli, monopattini e biciclette a bordo treno”.

Usa, a gennaio inflazione rallenta a +2,4% su anno

Usa, a gennaio inflazione rallenta a +2,4% su annoNew York, 29 feb. (askanews) – L’inflazione negli Stati Uniti ha registrato un leggero rialzo in gennaio. La misura preferita dalla Federal Reserve per calcolarla, il dato Pce (personal consumption expenditures price index), è salita dello 0,3%. Il mese scorso si era registrato un +0,2%. Su base annuale è cresciuta del 2,4%, molto meno del 2,6% del mese precedente.


La componente “core” del dato, depurata dagli elementi volatili, è cresciuta dello 0,4% rispetto al mese precedente, quando aveva registrato un +0,2%. Rispetto ad un anno prima il dato è cresciuto del 2,8%, meno del 2,9% registrato nel mese precedente. Il valore Pce è contenuto nel dato diffuso dal dipartimento del Commercio relativo ai redditi personali e alle spese ai consumi. AAA/Mal

Btp Valore: ordini complessivi superano quota 14,6 miliardi

Btp Valore: ordini complessivi superano quota 14,6 miliardiMilano, 28 feb. (askanews) – La raccolta del nuovo Btp Valore, nel terzo giorno di collocamento, ha superato quota 3,6 miliardi di euro, per un totale di 131.708 contratti. Sommando gli 11,05 miliardi raccolti nei primi due giorni, le richieste complessive arrivano a 14,65 miliardi.


Il collocamento della terza emissione del titolo dedicato ai piccoli risparmiatori – con tasso minimo garantito del 3,25% per i primi tre anni e del 4% per i successivi tre – termina venerdì (salvo chiusura anticipata).

Ue, Roma e Berlino bloccano direttiva su catene del valore imprese

Ue, Roma e Berlino bloccano direttiva su catene del valore impreseBruxelles, 28 feb. (askanews) – Nuovo attacco al Green Deal europeo. E’ stata bloccata oggi a Bruxelles, dagli ambasciatori presso l’Ue dei governi tedesco, italiano e di una decina di altri paesi, l’approvazione dell’accordo in “trilogo” tra i negoziatori del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla direttiva per la “Due Diligence”, ovvero “dovere di diligenza” delle imprese riguardo alla sostenibilità sociale e ambientale delle proprie catene del valore.


A quanto si apprende a Bruxelles, durante la riunione di oggi del Coreper (il Comitato tecnico dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue, che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio), oltre a Italia e Germania, hanno dichiarato l’intenzione di astenersi anche Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Ungheria, mentre la Svezia ha prospettato il suo voto contrario. Il blocco di un accordo già raggiunto in “trilogo”, per quanto teoricamente possibile, ha pochissimi precedenti nella storia dell’Ue negli ultimi 16 anni, da quando cioè questa procedura decisionale co-legislativa informale è stata introdotta, a metà del 2007, mostrando la sua maggiore efficacia e rapidità rispetto alla procedura di co-decisione formale prevista dai Trattati Ue (che prevede tre fasi: prima lettura, seconda lettura ed eventualmente conciliazione).


La proposta di direttiva sul dovere di diligenza riguarda le imprese operanti nell’Ue con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di euro, a cui è richiesto di garantire che le proprie attività e quelle di tutte le aziende coinvolte nella loro catena del valore (dall’approvvigionamento, a monte, alla distribuzione e gestione dei rifiuti, a valle) rispettino i diritti umani, sociali e ambientali tutelati dalle convenzioni e dai trattati internazionali (come l’accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla biodiversità, le convenzioni contro il lavoro minorile, la schiavitù e lo sfruttamento del lavoro). Secondo quanto prevede la proposta legislativa, le società europee dovranno sospendere o terminare i rapporti commerciali con le società partner, ovunque situate, che violano questi diritti. Ma le posizioni critiche nei riguardi della direttiva evidenziano i costi aggiuntivi per le società che saranno sottoposte alle nuove norme, le difficoltà di assicurare il controllo di tutte le imprese coinvolte nella catena del valore, e il rischio per le aziende europee di essere costrette a rinunciare a delle forniture di materie prime critiche o componenti essenziali, non facilmente reperibili da altre fonti sul mercato globale. Quello di oggi era il secondo tentativo da parte del Coreper di approvare l’accordo in trilogo (raggiunto dai negoziatori delle tre istituzioni il 14 dicembre scorso), dopo un primo nulla di fatto il 9 febbraio scorso, a causa dell’astensione della Germania (decisa per via dell’opposizione alla direttiva da parte del partito liberale del ministro delle Finanze, Christian Lindner), a cui si era aggiunta, a sorpresa, quella dell’Italia, oltre che di alcuni altri paesi più piccoli (nelle decisioni del Consiglio Ue a maggioranza qualificata, l’astensione vale come voto contrario). L’Italia avevano votato a favore della posizione negoziale del Consiglio Ue (“orientamento generale”), il primo dicembre 2022. Il Parlamento europeo aveva poi adottato la propria posizione negoziale il primo giugno 2023, con con 366 voti a favore, 225 contrari e 38 astensioni.


Alcune fonti a Bruxelles riferiscono che il governo di Giorgia Meloni, che originariamente non era contrario alla direttiva (almeno nella sua versione modificata dell’”orientamento generale” del Consiglio Ue), starebbe ora negoziando per ottenere, in cambio della sua astensione sulla “Due Diligence”, un avvicinamento della Germania alle posizioni italiane nel contesto di un altro “trilogo” ancora in corso: quello sul regolamento Ue sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi. In quest’ultimo caso, al Parlamento europeo i gruppi d’interesse appoggiati dall’Italia avevano ottenuto molte modifiche nel mandato negoziale approvato dalla plenaria di Strasburgo, in particolare con la cancellazione di alcuni obblighi relativi agli obiettivi di riuso degli imballaggi e ai divieti di imballaggi monouso. Ma il Consiglio Ue ha ripristinato, nel suo “orientamento generale”, buona parte della proposta originaria, andando così contro le posizioni italiane. Loc

Lollobrigida contro l’Ue per le telecamere sulle barche da pesca

Lollobrigida contro l’Ue per le telecamere sulle barche da pescaRoma, 28 feb. (askanews) – “Abbiamo, lo voglio annunciare, scelto di impugnare davanti alla Corte di giustizia questo provvedimento perché agiremo in ogni modo per difendere i nostri agricoltori i nostri pescatori”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, rispondendo al question time alla Camera a un’interrogazione sulle iniziative a sostegno del comparto della pesca e dell’acquacoltura e riferendosi al provvedimento europeo che prevede l’installazione di telecamere sulle imbarcazioni per la piccola pesca. “Abbiamo avuto la voglia e la forza di votare contro la scelta delle telecamere a bordo, perché le nostre imbarcazioni piccole vedono i lavoratori essere sottoposti a controlli come fossero dei criminali pericolosi perché nemmeno ai criminali pericolosi si punta la telecamera su quello che fanno”, ha detto il ministro. Sulla pesca, ha spiegato Lollobrigida, “l’Italia ha cambiato rotta in Europa e ha approcciato immediatamente, con posizioni chiare, avendo il coraggio anche lì di votare no contro ogni scelta che possa penalizzare le nostre donne e i nostri uomini di mare che vogliono continuare a svolgere questo lavoro senza che, come una scure, la sostenibilità ambientale sia posta per ridurre la loro capacità di pescare all’interno dello stesso bacino del Mediterraneo, dove noi dismettiamo la flotta che viene armata dall’altra parte del Mediterraneo pescando lo stesso pesce”. Il ministro ha poi ricordato altri interventi attuati dal Parlamento a favore del mondo della pesca, come la “modifica della 102 che mette i pescatori, cioè i coltivatori del mare, nella stessa condizione degli agricoltori sulla base delle tutele in termini fiscali, nella possibilità di sostenere, nella possibilità di avere aree di calamità sulle quali intervenire”. Ancora, l’apertura dei bandi “per il sostegno alle produzioni agricole e della pesca, per rinnovare le nostre flotte perché guardiamo a una flotta che si rafforzi diventi anche più sostenibile”. E l’incremento del 150% i fondi per le filiere della pesca, il sostegno ai pescatori e agli acquacoltori su crisi come quella del granchio blu”. E a proposito, proprio, del granchio blu, Lollobrigida ha detto che “non è venuto da Marte il granchio blu, è stato sottovalutato da chi, prima di noi, non ha studiato il fenomeno e i rischi a questo connessi. Per questo in Europa stiamo chiedendo con forza una strategia nell’area del Mediterraneo condivisa per predisporre modelli che ci permettano di affrontare le vecchie e le nuove specie cosiddette aliene che nei nostri mari sono presenti, come il granchio blu”.

Da Swisscom 8 miliardi per Vodafone Italia, al via risiko tlc

Da Swisscom 8 miliardi per Vodafone Italia, al via risiko tlcMilano, 28 feb. (askanews) – Svolta nel consolidamento delle tlc in Italia. Swisscom, che nel nostro Paese controlla Fastweb, è in trattative esclusive avanzate con il gruppo Vodafone per l’acquisizione del 100% di Vodafone Italia. Le parti hanno concordato un prezzo di acquisto preliminare di 8 miliardi di euro, su base cash e priva di debiti.


L’annuncio arriva a quasi un mese dallo stop alle trattative con Iliad dopo che Vodafone aveva rifiutato la proposta dei francesi di fusione delle attività italiane. Vodafone, che uscirebbe così dopo oltre 20 anni dal mercato italiano (Omnitel entrò nel gruppo nel 2001), ritiene che questa potenziale operazione offra “la migliore combinazione di creazione di valore, pagamento anticipato di un corrispettivo in cash e certezza della transazione per gli azionisti”. Swisscom intende unire Vodafone Italia con Fastweb, creando così il primo operatore Ftth del Paese con una quota di mercato del 36%. “L’operazione – sottolinea la compagnia elvetica – sarebbe un passo fondamentale per consentire a Swisscom di realizzare il suo obiettivo strategico di creare valore a lungo termine in Italia e sarebbe pienamente conforme agli obiettivi strategici dati del Consiglio Federale”. Il 51% del capitale di Swisscom è nelle mani della Confederazione Svizzera.


Nel dettaglio, l’enterprise value di 8 miliardi rappresenta un multiplo di circa 7,6 volte sul consensus per l’Adjusted EbitdaaL dell’esercizio 2024. “La valutazione preliminare riconosciuta a Vodafone Italia, di circa 8 miliardi, completamente in contanti – sottolineano gli analisti di Intermonte -, risulta di oltre il 20% inferiore rispetto all’offerta presentata da Iliad alla fine di gennaio, che valutava l’asset intorno a 10,45 miliardi. Tuttavia, quest’ultima offerta prevedeva una minor componente in contanti, pari a 6,6 miliardi a vantaggio del gruppo Vodafone, il che dovrebbe rendere l’offerta di Swisscom di gran lunga più attraente”. Non c’è alcuna certezza che la transazione vada a buon fine, hanno sottolineato entrambe le società. Lo scorso 31 gennaio, Vodafone aveva comunicato di non aver accettato la proposta di Iliad, che solo due giorni fa ha siglato un accordo per acquisire il 19,8% dell’operatore telefonico svedese Tele2. L’ultima proposta del gruppo fondato da Xavier Niel prevedeva la fusione di Iliad Italia e Vodafone Italia in una newco (50/50), con Vodafone che avrebbe ottenuto 6,6 miliardi di proventi in contanti e 2 miliardi di prestito agli azionisti, per un enterprise value di 10,45 miliardi.


“Una fusione tra Vodafone e Fastweb – sottolinea ancora Intermonte – dovrebbe incontrare minori ostacoli Antitrust rispetto a una joint venture tra Vodafone e Iliad, ma le sinergie sarebbero inferiori e non determinerebbe alcuna market repair sul segmento mobile”. In base agli ultimi dati Agcom al 30 settembre 2023, la combinazione Vodafone-Fastweb creerebbe il secondo operatore di banda larga fissa (con una quota di mercato aggregata del 30,3%) e del primo player su FTTH (market share combinata 36%), con una forte presenza nel remunerativo segmento business fisso. Iliad, dopo lo stop di Vodafone, aveva spiegato che avrebbe continuato “a rafforzare le sue posizioni in Italia”. Il mercato guarda a WindTre dopo che lo scorso 13 febbraio EQT Infrastructure e CK Hutchison, l’attuale proprietario di WindTre, avevano annunciato di aver risolto l’accordo per l’acquisto da parte del fondo di una quota di maggioranza della rete dell’operatore. “Dopo il fallimento delle trattative con Vodafone, Iliad – spiega Intermonte – potrebbe spostare le sue mire su Wind3 o piuttosto su Tim Consumer. Tuttavia, Tim Consumer è oggi un asset ancora in fase di turnaround per cui non escludiamo che Iliad possa guardare ad una jv piuttosto che ad un’acquisizione, almeno in una fase iniziale”.

Urso: si tratta con Tesla e cinesi per secondo produttore auto

Urso: si tratta con Tesla e cinesi per secondo produttore autoRoma, 28 feb. (askanews) – Tesla e “tre aziende leader cinesi” nella produzione dell’auto elettrica: con questi grandi attori extraeuropei il governo sta già da mesi interloquendo per far posizionare in Italia una seconda casa automobilistica, accanto a Stellantis, che si sta cercando di convincere a “recedere dalla tentazione” di lasciare l’Italia. Ecco quanto ha detto oggi il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un’audizione presso la Commissione attività produttive della Camera.


“Siamo consapevoli che la tutela della componentistica richiede volumi produttivi pari almeno in Italia pari ad almeno 1 milione di vetture e 300mila veicoli commerciali leggeri”, ha segnalato Urso. “Per questo è fondamentale lavorare al raggiungimento di un’intesa con Stellantis, puntando a consolidare la loro rete di fornitura nazionale e facendo sì che il gruppo receda dalla tentazione di trasferire all’estero come emerge dalla stessa comunicazione che il gruppo ha trasmesso alle aziende della componentistica”, ha detto il ministro. “Cioè – ha aggiunto – receda dal piano d’internazionalizzazione, che evidentemente ha realizzato quando è stato costituito 4 anni fa, e che non è compatibile col rafforzamento con la filiera dell’indotto in Italia e con la produzione delle auto nel nostro paese”. Tuttavia, Urso ha anche detto che il governo è consapevole che un solo produttore “non basta” per raggiungere l’obiettivo di 1,3 milioni di veicoli annui prodotti. “Anche in Italia sin dall’inizio della legislatura, nella necessità di rafforzare la produzine nel nostro paese, stiamo lavorando per creare le condizioni affinché un nuovo investitore possa localizzarvisi, così da avere almeno una seconda casa automobilistica che possa far carico dell’esigenza di contribuire a salvaguardare e rafforzare l’indotto”, ha detto il ministro, segnalando che “l’ecosistema nazionale è molto favorevole” in termini di componentistica, design, ricerca e tecnologie. E questi fattori “hanno favorito il dialogo con produttori esteri interessati ad approcciare i mercati europei. Si tratta di case automobilistiche che al momento non producono in Europa, ma che guardano con interesse al nostro mercato consapevoli anche che l’Europa (…) dovrà necessariamente tutelare il mercato interno dalla concorrenza sleale con misure commerciali, come stanno facendo gli Stati uniti, e con misure industriali, come dobbiamo assolutamente fare nel nostro continente”.


Le dichiarazioni di Urso vengono dopo che nei giorni scorsi il principale produttore mondiale di auto elettriche, la cinese BYD, ha dichiarato – secondo l’agenzia di stampa Bloomberg – di aver ricevuto un contatto dall’Italia per produrre in Italia. Urso, dal canto suo, ha detto che sono state avviate “da tempo interlocuzioni con produttori di vari paesi, non soltanto orientali, ma anche occidentali”. E ha segnalato che un canale è aperto anche con la Tesla di Elon Musk. “Sapete anche voi che i residenti della città di Gruenheide, nell’est della Germania, hanno respinto a larga maggioranza un piano di espansione massiccia dell’unico impianto di assemblaggio europeo di Tesla e questo comporterà certamente una revisione dei piani del gruppo statunitense con il quale, anche con lui, dialoghiamo da mesi”, ha detto il ministro. “Stiamo avendo – ha proseguito – riscontri molto positivi, ma si tratta di un processo ancora in corso, che richiede prudenza”.


Per quanto riguarda, invece, il dialogo aperto con produttori cinesi, Urso non ha fatto nomi specifici, ma ha confermato che sono tre i marchi di auto elettriche della Repubblica popolare a essere interessati. E ha segnalato che “a metà ottobre dello scorso anno una delegazione ministeriale ha visitato” i più importanti produttori di auto elettriche cinesi. “Tre aziende leader cinesi sono venute in Italia a incontrarsi con i nostri uffici per vagliare le possibilità nel nostro paese e in alcuni casi luoghi di possibili stabilimenti”, ha affermato il ministro. Con queste compagnie, “l’interlocuzione continua” e – ha rivendicato il ministro – “tutte e tre ci hanno esplicitamente detto che i preconcetti che avevano sul nostro paese sono stati completamente fugati”.