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Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anni

Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anniRoma, 23 apr. (askanews) – Il rinnovo degli Organi amministrativi delle Società del MEF – Ministero Economia e Finanze previsto nei prossimi mesi riguarderà 694 persone, per 154 Organi sociali di 122 Partecipate. Delle 122 Società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 Organi sociali, 89 sono Consigli d’amministrazione e 65 Collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 Consiglieri e 270 Sindaci; 114 persone siedono nelle Società controllate direttamente dal MEF (56 Consiglieri e 58 Sindaci) e 580 nelle indirette (424 Consiglieri e 270 Sindaci). Sono i principali risultati della Settima edizione dell’analisi di CoMar – Centro Studi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato, censite singolarmente, da documenti ufficiali.


Sono coinvolte, fra le controllate dirette del MEF, tra le altre, CDP – Cassa Depositi e Prestiti, Cinecittà, Eur, Ferrovie dello Stato Italiane, GSE – Gestore dei Servizi Elettrici, Invimit, Rai, STMicroelectronics; fra le indirette, attraverso le rispettive Capogruppo, Partecipate di Banca MPS, CDP (Fintecna, Open Fiber), Enel, Eni (Saipem), FS (Anas), GSE-Gestore Servizi Energetici, Invitalia, Leonardo (Telespazio), Poste Italiane. Sono già stati rinnovati i CdA di Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 e di Sogei. E’ da intendersi come non tutti i Componenti siano designati dal MEF o dalle sue Capogruppo, essendovi Membri espressione di altri Soci. L’indagine CoMar – si legge in una sintesi – ha anche calcolato quanti Consiglieri di Amministrazione siano stati nominati tra il 1° novembre 2022 ed il 15 aprile 2024, su indicazione di molteplici azionisti: si tratta di 475 Componenti, di cui 61 Amministratori Delegati, sia per Partecipate indirette che dirette; considerando solo queste ultime, i Consiglieri individuati, nello stesso periodo, sono stati 117.


Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Sui 694 componenti degli Organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 226, pari al 32,5% complessivo. Percentualmente, le donne sono presenti maggiormente nelle Società controllate direttamente dal MEF (47 donne Amministratrici su 114 Amministratori totali – 41,2%) rispetto alle indirette (179 Amministratrici su 580 Amministratori totali – 30,8%); così come sono percentualmente di più nei Collegi sindacali (99 donne Sindaco su 270 Sindaci totali – 36,6%) rispetto ai CdA (127 donne Consigliere su 424 Consiglieri totali – 29,9%); inoltre, in tre quarti dei casi, le donne sono Consiglieri indipendenti e, spesso, sono titolari di più di un incarico amministrativo (interlocker). LE PARTECIPAZIONI PUBBLICHE NELL’ECONOMIA ITALIANA


Le Unità economiche partecipate dal settore pubblico (Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Camere di Commercio, Enti sanitari) sono 7.808, con 924.892 Addetti; le controllate (quota proprietaria superiore al 50%) sono 3.517, con 586mila Dipendenti. Il MEF esercita il ruolo di gran lunga prevalente, sotto tutti i parametri economico-finanziari e occupazionali (52,2% dei Dipendenti totali). All’interno del perimetro MEF, al 15 aprile 2024, emergono 61 Società controllate, direttamente (37) o, indirettamente, con la Cassa Depositi e Prestiti; senza considerare ulteriori 9 Società dove CDP non va oltre un controllo congiunto o un potere d’influenza (Enciclopedia Treccani, F2i, Telecom Italia, Trevi, Webuild, ecc.). IL RIDISEGNO DEL PERIMETRO E DELLE MISSIONI DELLE SOCIETÀ PARTECIPATE


Negli ultimi cinque anni, si è assistito ad una ridefinizione del ruolo dello “Stato imprenditore”. Una testimonianza è fornita dalla riorganizzazione del MEF, con la creazione del Dipartimento dell’economia. Sono nate nuove Società, come DRI d’Italia, Giubileo 2025, Green.It, Holding Reti Autostradali, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, ITA Airways, PSN-Polo Strategico Nazionale, Renovit; o Autostrade dello Stato (la cui costituzione è stata preannunciata dal Consiglio dei Ministri del 9 aprile, con lo scorporo da ANAS delle tratte a pedaggio); Altre hanno visto acquisizioni, anche parziali, come Agile Lab, Ceramiche Dolomite, Corneliani, GPI, LIS Holding, Maticmind, Nuova Sistemi Urbani, Pernigotti, Snaidero Rino, Titagarh Firema; talvolta, attraverso investimenti in società definite strategiche, come previsto per lo scorporo della rete di TIM. Vi sono poi quelle dove il MEF ha acquisito la maggioranza, ma subentrando ad altri azionisti pubblici, come per Sviluppo Lavoro Italia (già Anpal Servizi), Acque del Sud (già EIPLI-Ente Irrigazione Puglia Lucania Irpinia), Società Stretto di Messina (con quota ANAS scesa al 36,7% a seguito di aumento di capitale riservato al Ministero), Sace (da CDP, nel 2022); o dove, invece, la cederà, come per PagoPA (a IPZS e, eventualmente, a Poste Italiane). La razionalizzazione ha comportato, a inizio 2024, anche l’incorporazione di Sose – Soluzioni per il Sistema Economico in Sogei. Le Partecipate possono ricevere anche nuovi compiti: secondo la Legge di Bilancio 2024, quelle interamente partecipate forniranno supporto al MEF per attività di natura amministrativa. Altre hanno mutato il proprio raggio di attività: Arexpo, oltre l’area Expo Milano 2015, a tutta la Lombardia; Invimit, ampliando alle materie prime critiche; Sport e Salute, con nuove funzioni connesse al PNRR. Sotto il profilo della strategicità, altre, in linea con la propria missione, sono interessate in progetti come RepowerEu e Piano Mattei. Sempre da questo punto di vista, la Legge 28/2024 ha previsto, per le Partecipate che gestiscano impianti di tale rilievo, l’ammissione immediata all’amministrazione straordinaria e la concessione di finanziamenti; come già avvenuto per l’Ilva. Di strategicità parla anche il Decreto Legge 118/2023 (poi trasfuso nel Decreto Legge 104/223) che prevede lo stanziamento di risorse per circa 2,5 miliardi di euro per operazioni inerenti Società di rilievo strategico. Vi sono poi gli Enti trasformati in S.p.A., come accaduto con ENIT e come avviato con ICS – Istituto per il Credito Sportivo (e Culturale, da ridenominare così al termine del processo). Inoltre, le dismissioni: Bonifiche Ferraresi, FSI Sgr, Quattror Sgr, Rocco Forte Hotels; a volte, anche parziali, come per Banca MPS; o pianificate, come per ITA Airways (Deutsche Lufthansa) o per Poste Italiane. Sempre riguardo alle “privatizzazioni”, il 9 aprile scorso il Governo, presentando il Def 2024, ha sostanzialmente confermato quanto già previsto con la Nadef 2023: un piano di dismissioni per incidere sul rapporto debito/pil, con proventi per un valore cumulato vicino all’1% del pil nel triennio 2024-2026.

Panetta: Europa risponda a sfide con integrazione più stretta

Panetta: Europa risponda a sfide con integrazione più strettaRoma, 23 apr. (askanews) – La risposta alle nuove sfide che l’Europa si trova davanti passa dal rafforzamento della sua economia. “Riequilibrando il suo modello di crescita e valorizzando il mercato unico. Rendendola più competitiva. Ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico. Mettendola in grado di difendere la propria sicurezza esterna. Conferendole la forza e l’autorevolezza necessarie per contare nel mondo e contribuire al dialogo e alla cooperazione tra paesi”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nella sua Lectio magistralis al conferimento della laurea honoris causa da parte dell’università Roma Tre.


“La portata di questi impegni è enorme, e i paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria – ha detto – con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali”. Alla cerimonia, che si è svolta presso l’aula magna di giurisprudenza dell’ateneo, erano presenti numerosi esponenti di istituzioni e imprese, tra cui il suo predecessore e ex presidente del Consiglio e della Bce, Mario Draghi, il governatore emerito di Bankitalia, Ignazio Visco, l’ex presidente della Camera, Ferdinando Casini.


Il banchiere centrale ha rilevato come “dopo decenni in cui la globalizzazione sembrava inarrestabile, i conflitti geopolitici stanno ora minacciando il sistema di scambi internazionali e la stabilità dell’economia mondiale. Sono riemersi timori che il mondo possa tornare a lacerarsi tra blocchi economici, politici e persino militari contrapposti”. “La frammentazione commerciale e finanziaria pone rischi rilevanti per l’economia europea, data la sua ampia apertura internazionale. Più in generale, le dispute geopolitiche minacciano i principi di cooperazione internazionale e l’assetto multilaterale che dal secondo dopoguerra hanno sorretto lo sviluppo economico mondiale e – ha proseguito- favorito il mantenimento della pace tra le principali potenze”.


Secondo Panetta “è nel nostro interesse difendere con determinazione i progressi sin qui conseguiti nel grado di apertura e integrazione globale. Al tempo stesso, non possiamo ignorare i rischi geopolitici e i loro effetti. Dobbiamo individuare le modalità per operare efficacemente in un mondo meno stabile e meno aperto”. “Alla metà del secolo scorso l’Europa fu creata per scelta, per non rivivere gli orrori della guerra – ha ricordato il governatore -. Di fronte ai rischi di frammentazione economica e ai conflitti che stanno emergendo in più aree del mondo, il suo rafforzamento è oggi un obbligo: per contrastare le divisioni esterne all’Unione dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna”.


L’Europa “deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei paesi che la compongono”. Sul finale del suo intervento, Panetta ha citato Luigi Einaudi, “mio illustre predecessore poi eletto presidente della Repubblica italiana: conscio dell’esigenza di progredire verso una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati europei, affermava: ‘La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire’”. “Il suo monito è tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo – ha concluso il governatore – dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.

Indice PMI Eurozona a 51,4, il più elevato da 11 mesi

Indice PMI Eurozona a 51,4, il più elevato da 11 mesiRoma, 23 apr. (askanews) – L’indice PMI HCOB Flash composito sulla produzione dell’Eurozona è stato rilevato a 51,4 rispetto al 50,3 di marzo, al massimo da 11 mesi.


L’indice PMI delle attività commerciali dei servizi dell’Eurozona è risultato a 52,9 (marzo 51,5), anch’esso al massimo in 11 mesi. Il PMI della produzione manifatturiera a 47,3 (marzo 47,1), al massimo su 12 mesi. Il PMI manifatturiero dell’Eurozona a 45,6 (marzo 46,1), al minimo da 4 mesi. Secondo i dati provvisori dell’indagine PMI, ad aprile l’attività economica nell’area dell’euro è cresciuta al ritmo più rapido da quasi un anno. Il miglioramento indica che la regione continua a uscire dalla recente recessione, anche se cresce solo modestamente a fronte di performance settoriali divergenti, secondo S&P Global che ha stilato il sondaggio.


La crescita sempre più robusta del settore dei servizi è stata tuttavia accompagnata da segnali di ulteriore moderazione della flessione manifatturiera. Anche la crescita dell’occupazione ha subito un’accelerazione poiché la fiducia delle imprese è rimasta elevata rispetto agli standard recenti.


Si è registrata ancora una volta una crescita particolarmente solida al di fuori di Francia e Germania, ma anche la Germania è tornata a crescere in aprile e la Francia si è avvicinata alla stabilizzazione. Tuttavia, le pressioni sui prezzi sono aumentate in tutta l’Eurozona insieme al miglioramento della produzione e delle assunzioni, spesso legate a costi salariali più elevati. Sia i costi di acquisto che i prezzi medi di vendita sono aumentati a ritmi più rapidi, riflettendo le pressioni persistentemente elevate sui prezzi nel settore dei servizi.

Ue, von der Leyen: svolta sull’Unione dei mercati dei capitali

Ue, von der Leyen: svolta sull’Unione dei mercati dei capitaliStrasburgo, 23 apr. (askanews) – L’obiettivo di ripristinare la competitività economica dell’Ue nell’economia mondiale dovrà essere al cuore dell’agenda politica del prossimo mandato della Commissione europea e della legislatura che inizierà dopo le elezioni di giugno, e un elemento cruciale in questo quadro è la “svolta” che ha rappresentato il Consiglio europeo della settimana scorsa, per l’impulso che ha dato all’accelerazione dei lavori per la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali, che vanno a rilento da anni.


E’ quanto ha indicato, in estrema sintesi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso nel dibattito in plenaria dell’ Europarlamento, oggi a Strasburgo, sul risultato dell’ultimo Consiglio europeo del 17 e 18 aprile. Von der Leyen ha esordito rievocando i tempi eccezionalmente difficili vissuti in questa legislatura, e le soluzioni altrettanto eccezionali che l’Ue ha saputo trovare. “Dalle ultime elezioni europee, la nostra Unione ha superato due crisi di proporzioni storiche: la crisi sanitaria del Covid-19 e la guerra in Ucraina, con una crisi energetica ‘made in Russia’”. Queste due crisi “avrebbero potuto tradursi in una drammatica crisi economica e sociale. Ma non è successo; e questo grazie alla grande resilienza dell’Europa, ma anche al fatto che abbiamo messo in atto le giuste politiche. Come il programma ‘Sure’, che ha salvato 40 milioni di posti di lavoro in Europa” attraverso il finanziamento dei sistemi di cassa integrazione, “oppure il ‘NextGenerationEU’ e ‘REPowerEU’, che hanno accelerato la ripresa e la diffusione delle energie rinnovabili nazionali”, rispettivamente.


“Nel 2020 – ha continuato la presidente della Commissione -, molti prevedevano una disoccupazione di massa in Europa e una lunga recessione. Ma non è successo. Invece, oggi abbiamo più persone al lavoro che in qualsiasi altro momento della storia europea: la disoccupazione è ai minimi storici, inferiore al 6%. L’occupazione è ai massimi storici, oltre il 75%. E l’inflazione è ormai vicina al nostro obiettivo del 2%. Abbiamo attraversato l’inferno e acque profonde. Ma sotto molti aspetti – ha osservato – ne siamo usciti più forti di cinque anni fa”. “Eppure – ha rilevato von der Leyen -, le onde d’urto di queste crisi hanno messo a dura prova la competitività dell’Europa. Il modello di business di molte industrie europee si basava sull’energia apparentemente a buon mercato proveniente dalla Russia, e sul commercio con la Cina in crescita. Oggi ci troviamo di fronte a una Russia ‘canaglia’ e a una Cina alle prese con problemi di domanda interna. E oltre alla geopolitica, ci sono altre tendenze che influiscono sulla nostra competitività: nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro in Europa è aumentata solo dello 0,8% all’anno, rispetto all’1,1% degli Stati Uniti”.


“Queste tendenze possono essere affrontate solo con uno sforzo concertato sia a livello europeo che nazionale. L’obiettivo di ripristinare il nostro vantaggio competitivo – ha sottolineato la presidente della Commissione – deve essere al centro dell’agenda economica europea a partire dal 2024. E sono assolutamente convinta che con la spinta necessaria potremo innescare una nuova fase di crescita della competitività europea”. E su questo punto, “al Consiglio europeo della scorsa settimana abbiamo ascoltato alcune ottime idee di Enrico Letta”, con il sua rapporto che ha messo in luce la necessità di completare il mercato unico, in particolare nel settore finanziario. “Da quando siamo entrati in carica quattro anni fa – ha ricordato von der Leyen -, abbiamo scatenato un’ondata senza precedenti di investimenti pubblici in settori strategici. Prendiamo l’energia e la tecnologia pulita. Stiamo investendo 400 miliardi di euro dal ‘NextGenerationEU’ e abbiamo approvato oltre 550 miliardi di euro di sostegno pubblico nazionale per investimenti in tecnologie pulite ed energia. Questo è stato cruciale”.


“Ma – ha avvertito – gli investimenti pubblici non bastano. È giunto il momento per una soluzione sistemica che mobiliti l’immenso capitale privato dell’Europa. E una parte essenziale di questa soluzione è il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali. Sono 470 miliardi di euro: questo è l’investimento privato aggiuntivo che potremmo raccogliere ogni anno se completassimo l’Unione dei mercati dei capitali”. Il progetto “è stato lanciato quasi dieci anni fa. E dall’inizio del nostro mandato abbiamo compiuto progressi su molti dei suoi elementi. Ad esempio, abbiamo reso più semplice per le aziende di tutta Europa, in particolare le Pmi, quotarsi sui mercati dei capitali. Ma – ha lamentato von der Leyen – ci siamo trovati di fronte ad una situazione di stallo anche in seno al Consiglio Ue, su molti aspetti cruciali dell’Unione dei mercati dei capitali. È quindi più che positivo che l’ultimo Consiglio europeo segni una svolta”. “Ora – ha evidenziato la presidente della Commissione – abbiamo un mandato chiaro per andare avanti su tre questioni vitali Primo: armonizzando le norme nazionali sull’insolvenza. Ciò darà agli investitori la prevedibilità di cui hanno bisogno. Secondo: progetteremo e creeremo prodotti di risparmio transfrontalieri per gli investitori al dettaglio. E terzo: la Commissione ha il compito di rafforzare la supervisione a livello europeo dei più importanti attori del mercato”. “Quindi c’è una strada chiara da percorrere. Se vogliamo finanziare la nuova rivoluzione industriale dei nostri tempi, dobbiamo mobilitare il capitale privato europeo. E ora – ha concluso von der Leyen – è il momento di trasformare la volontà politica in azione”.

Bce, De Guindos: taglio tassi giugno (quasi) cosa fatta, poi cautela

Bce, De Guindos: taglio tassi giugno (quasi) cosa fatta, poi cautelaRoma, 23 apr. (askanews) – Il taglio dei tassi di interesse da parte della Bce a giugno è quasi “una cosa fatta”. Successivamente, su quanto velocemente si procederà a ridurre il freno monetario, “dipenderà da come si evolveranno i dati, dalla situazione geopolitica e il potenziale impatto sui prezzi del petrolio, per esempio”. Lo spiega il vicepresidente dell’istituzione monetaria, lo spagnolo Luis de Guindos in una intervista a Le Monde.


“Dobbiamo anche monitorare gli sviluppi su salari e produttività. E dovremo tenere conto di quello che sta accadendo negli Stati Uniti, dove l’inflazione è più elevata. Il livello incertezza rende molto difficile dire” come si procederà. “Ho detto di giugno, sul dopo sono portato ad essere molto cauto”. Al vicepresidente è stato chiesto se il taglio atteso dal Consiglio direttivo del 6 giugno sia ormai una certezza. “Siamo stati molto chiari: se le cose si muovono nella stessa direzione che hanno preso nelle ultime settimane, allenteremo la nostra linea restrittiva monetaria a giugno. Dando per assunto che non ci siano sospese da adesso ad allora, come si dice in francese è ‘un fait accomoplit’”, ha replicato. (fonte immagine: Bce).

Tim: domani in assemblea Vivendi si asterrà, Labriola verso il bis

Tim: domani in assemblea Vivendi si asterrà, Labriola verso il bisMilano, 22 apr. (askanews) – Vivendi, primo azionista di Tim con circa il 24% del capitale, rompe gli indugi e comunica di aver deciso di astenersi dal voto per il rinnovo del cda del gruppo italiano in occasione dell’assemblea degli azionisti di domani. Salvo sorprese, dunque, strada spianata per la lista del cda uscente, che riconferma alla guida Pietro Labriola.


Vivendi, spiega, “non desidera essere associata alle decisioni relative alle nomine del cda, in quanto ritiene che spetti al management in corso e ai suoi sostenitori risolvere la delicata situazione in cui si trova Tim”. Di conseguenza, “ha deciso di astenersi dal voto sul rinnovo del cda, nonostante i lodevoli sforzi dei proponenti di liste alternative di maggioranza”. Ma i francesi non mollano su NetCo, da sempre contrari all’operazione di vendita della rete a KKR, e annunciano che porteranno avanti “con forza” il ricorso contro la delibera del cda di Tim dello scorso novembre “davanti al tribunale di Milano e ogni altro mezzo legale a sua disposizione per tutelare i propri diritti”.


In qualità di investitore finanziario, Vivendi “si preoccupa che il cda e il management di Tim garantiscano una crescita duratura del prezzo delle azioni attraverso decisioni aziendali sane nell’interesse della società, rispettose delle prerogative degli azionisti e dei principi di buona governance”. Di conseguenza, spiegano i francesi, “non sosteniamo la lista presentata dal cda uscente, data la sua continuità con un consiglio durante il cui mandato il titolo ha perso metà del suo valore e che è responsabile di aver approvato la vendita della rete fissa di Tim nel novembre 2023 a un prezzo che, secondo noi, non riflette il valore intrinseco di questo asset, senza coinvolgere l’assemblea degli azionisti e il comitato parti correlate e senza fornire, ad oggi, informazioni complete e affidabili al mercato sull’operazione e sul suo effetto sulla sostenibilità di Tim”. Tre sono le liste che si presentano domani al voto all’assemblea che anche quest’anno si terrà “a porte chiuse”. Se passerà la proposta di riduzione dei membri del board a 9 dai 15 attuali, alla lista che otterrà più voti andranno sei posti. La lista del cda di Tim è formata da 15 candidati ed è composta da: Alberta Figari, indicata come presidente; Pietro Labriola, indicato come amministratore delegato, carica che ricopre dal 21 gennaio 2022; Giovanni Gorno Tempini; Paola Camagni; Federico Ferro Luzzi; Domitilla Benigni, Jeffrey Hedberg, Paola Tagliavini, Maurizio Carli; Romina Guglielmetti, Leone Pattofatto, Antonella Lillo, Andrea Mascetti, Enrico Pazzali, Luca Rossi.


Il fondo Merlyn ha presentato una lista di 10 candidati: capolista è Umberto Paolucci (ex Microsoft), indicato come presidente. Seguono: Stefano Siragusa (ex dg di Tim), indicato come amministratore delegato, Ersilia Vaudo, Niccolò Ragnini, Ida Panetta, Ottavia Orlandoni, Boris NemÜic, Robert Hackl, Paul Doany e Barbara Oldani. La lista di sei nominativi del fondo attivista Bluebell prevede: Paola Giannotti De Ponti (indicata per la carica di Presidente), Paolo Amato, Laurence Lafont (indicata come Ceo), Monica Biagiotti, Paolo Venturoni, Eugenio D’amico.


Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, ha ritirato la sua lista e annunciato che voterà per la lista del management. Anche Norges Bank, il fondo sovrano della Norvegia, voterà a favore della lista del cda uscente, così come altri fondi, e i proxy advisor Glass Lewis e Iss che hanno consigliato di votare a favore della lista che conferma Labriola Ceo dell’azienda. Scontato il sostengo del socio Cdp.

TikTok, nuova procedura Ue: nel mirino TikTok Lite e Reward Program

TikTok, nuova procedura Ue: nel mirino TikTok Lite e Reward ProgramRoma, 22 apr. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato di aver aperto una seconda procedura nei confronti di TikTok, in merito a possibile violazione del Digital Services Act, in questo caso riguardo al lancio di TikTok Lite sui mercati di Francia e Spagna. Con un comunicato, l’organo esecutivo comunitario ricorda che le grandi piattaforme digitali sono tenute a presentare un rapporto di valutazione dei rischi, che includa misure per mitigare qualunque potenziale problematica sistemica, prima del lancio di nuove funzionalità che possano avere impatti di ampia portata.


Nel mirino è finito in particolare il meccanismo battezzato “Task and Reward Program” di TikTok Lite, che consente agli utenti di ottenere crediti nei confronti del della piattaforma svolgendo determinati compiti, come guardare video, condividere link, seguire creatori di contenuti o invitare altre persone a unirsi a TikTok. Bruxelles ha avvisato la società che rischia la sospensione di queste nuove funzionalità. Secondo la Commissione questo meccanismo non è stato adeguatamente valutato nei suoi potenziali rischi, in particolare quelli sulla possibilità di creare dipendenza e assuefazione e non è stato approntato un adeguato sistema di contromisure. “Questo è particolarmente preoccupante per i bambini, data la presunta assenza di meccanismi di verifica dell’età su TikTok”, osserva Bruxelles.


L’indagine ora si focalizzerà su l’osservanza degli obblighi previsti dalla Dsa, parallelamente alla valutazione sul potenziale che il sistema “Task and Reward” possa avere impatti su rischi sistemici, in particolare su salute mentale, tra cui la salute mentale dei minori, e l’utilizzo di contenuti che danno assuefazione. Un altro aspetto sotto analisi saranno le misure assunte da TikTok per contenere i suddetti rischi. Con un comunicato, la commissione precisa che ora TikTok ha fino a domani per fornire la relazione sulla valutazione dei rischi e e al 3 maggio per fornire ulteriori informazioni richieste. In caso di esiti negativi per la società, la commissione potrà imporre sanzioni fino all’1% del fatturato totale del gruppo.


Sempre in merito all’assenza di questo rapporto di valutazione dei rischi, la Commissione ha poi avvertito il gruppo dell’esistenza di una possibile violazione delle normative della stessa Dsp riguardo alla salute mentale degli utenti e che sulla base di questo è possibile che venga decisa una sospensione di TikTok Lite fino a il completamento delle analisi. TikTok ha tempo fino a mercoledì 24 aprile per presentare controdeduzioni in tal senso.

Tesla taglia prezzi causa calo vendite, timori per lancio in India

Tesla taglia prezzi causa calo vendite, timori per lancio in IndiaNew York, 22 apr. (askanews) – Venerdì Tesla ha abbassato i prezzi dei suoi veicoli a livello globale poiché il più grande produttore di veicoli elettrici deve far fronte a un calo delle vendite.


I prezzi del Modello X, del Modello Y e del Modello S – tre dei suoi quattro veicoli più venduti – sono stati ridotti ciascuno di 2.000 dollari, giorni dopo che la società aveva registrato cifre di consegna inferiori a quelle previste per il primo trimestre del 2024. I prezzi per la Model 3, la sua berlina standard, sono rimasti stabili, poco meno di 30.000 dollari. Il piccolo SUV Model Y è l’auto più venduta dell’azienda e il veicolo elettrico più popolare nel paese.


Il taglio dei prezzi si aggiunge alla decisione di Tesla di abbandonare la costruzione di un modello elettrico dal prezzo di 25.000 dollari, assieme alla decisione del suo Ceo, Elon Musk, di rinviare un viaggio in India per annunciare l’ingresso nel mercato del Paese. La società ha anche annunciato la settimana scorsa 14.000 licenziamenti, il 10% del suo personale. Nel premercato la casa automobilistica sta perdendo oltre il 4,50%.

Def, la Corte dei Conti: la gestione dei conti pubblici sarà difficile

Def, la Corte dei Conti: la gestione dei conti pubblici sarà difficileRoma, 22 apr. (askanews) – “La gestione della finanza pubblica continuerà ad essere difficile”. Lo afferma la Corte dei Conti nell’audizione sul Def presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato.


“Risulterà impegnativo trovare le risorse per far fronte ai fabbisogni per le ‘politiche invariate’”, hanno sottolineato i magistrati contabili. Le politiche invariate comprendono anche il taglio del cuneo contributivo e l’Irpef a tre aliquote. “Occorrerà, inoltre, individuare le risorse per far fronte ad esigenze settoriali (la sanità o l’assistenza), per la riforma fiscale o anche per sostenere gli investimenti, specie quelli che, eliminati dal PNRR o dal PNC, devono trovare nuove coperture; sarà poi necessario – ha precisato la Corte – negli anni a venire, operare quel definitivo risanamento dei conti che richiederà, secondo indicazioni dello stesso DEF, correzioni del saldo primario a politica invariata, nell’ordine di 6 decimi di Pil all’anno fino al 2031. Impegni che richiederanno una attenta scansione dei fabbisogni, più incisive misure per la razionalizzazione della spesa e scelte molto selettive”.

Eurostat: nel 2023 deficit-Pil Italia 7,4%, debito-Pil 137,3%

Eurostat: nel 2023 deficit-Pil Italia 7,4%, debito-Pil 137,3%Roma, 22 apr. (askanews) – Nel 2023 l’Italia ha registrato un disavanzo di bilancio pari al 7,4% del Pil e un debito pubblico pari al 137,3% del Pil. Lo riferisce Eurostat con la notifica che certifica i conti pubblici dei paesi dell’Unione europea per lo scorso anno. Sulla base di questi dati nelle prossime settimane la Commissione europea deciderà se avviare procedure per deficit e eccessivo.


Nel 2022 l’Italia aveva registrato un deficit Pil dell’8,6% e un debito al 140,5% del Pil. Per l’intera eurozona il disavanzo sia è attestato al 4,1% del Pil e per l’Ue al 4%. L’indebitamento è risultato, rispettivamente, dell’88,6% per l’eurozona e dell’81,7% per l’intera Unione europea, aggiunge Eurostat.


La Commissione europea dovrebbe decidere se procedere con le procedure per deficit eccessivo con il “Pacchetto di primavera”, atteso attorno a metà maggio. Va ricordato che diverse regole del Patto di stabilità e di crescita sono state appena modificate con una revisione che dovrebbe essere ratificata in queste settimane.