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Usa, Biden chiede di triplicare dazi su acciaio e alluminio cinesi

Usa, Biden chiede di triplicare dazi su acciaio e alluminio cinesiNew York, 17 apr. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden, durante la visita di oggi alla United Steelworkers di Pittsburgh, in Pennsylvania chiederà di triplicare i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Biden chiede al segretario al Commercio che l’aliquota passi al 7,5%, una decisione che intende far pressione sulle pratiche commerciali cinesi.


Il presidente sta visitando uno stato-chiave per la sua battaglia elettorale e intende promuovere il suo modello di economia per gli Stati Uniti, mostrando il pugno duro con Pechino, soprattutto sull’eccesso di offerta di prodotti energetici green sovvenzionati dagli aiuti statali. Durante una visita in Cina la scorsa settimana, il segretario al Tesoro Janet Yellen ha espresso preoccupazione per il fatto che i sussidi cinesi stiano creando un eccesso di offerta di prodotti energetici come pannelli solari e veicoli elettrici, che supererebbe la domanda interna. Questo eccesso di capacità produttiva potrebbe essere scaricato sui mercati globali a prezzi artificialmente più bassi, soffocando potenzialmente la concorrenza e l’industria di settore a livello globale.

Alcune cose che ha detto Letta presentando il suo Rapporto a Bruxelles

Alcune cose che ha detto Letta presentando il suo Rapporto a BruxellesBruxelles, 17 apr. (askanews) – L’Europa deve avere “una cassetta degli attrezzi con cui poter essere capace di rispondere alle sfide che abbiamo davanti”. Lo ha detto Enrico Letta, presentando in conferenza stampa a Bruxelles il rapporto sul futuro del mercato unico che sarà al centro del dibattito in Consiglio europeo.


Per Letta, “energia, telecomunicazioni, mercato finanziario sono tre ambiti che hanno effetti sull’immediato dell’agenda europea e sull’agenda strategica”. In particolare “l’integrazione del Mercato unico nel mercato finanziario può essere un ‘game changer’”, ha concluso. “L’Alta velocità ferroviaria – ha aggiunto, tra le altre cose – c’è e funziona molto bene all’interno dei Paesi: si può andare da Parigi a Lione o ad Aix-en-Provence, si può andare da Salerno a Torino, ma non si può andare da Roma a Parigi. Sarebbe molto importante collegare con il treno le città europee”.


“Dopo le ultime crisi si amplia il divario per la nostra economia nei confronti degli Usa ma non solo. Questa è l’ultima opportunità, l’ultima finestra” per “superare la frammentazione con un beneficio comune”, ha aggiunto Letta. “Il più grande nemico del mio rapporto – ha anche detto – è il cassetto. L’obiettivo è evitare di finire nel cassetto”.

Abi: completare Unione bancaria ma in modo graduale e ordinato

Abi: completare Unione bancaria ma in modo graduale e ordinatoRoma, 17 apr. (askanews) – “Ulteriori progressi nel completamento dell’Unione Bancaria sono certamente auspicabili, ma occorre che tali progressi siano frutto di un percorso normativo ordinato, coordinato e coerente”. Lo affermano il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e il direttore generale della stessa associaizone bancaria, Giovanni Sabatini in una lettera alla presidente della Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo, Irene Tinagli, come deliberato dal Comitato esecutivo dell’Abi ha deliberato all’unanimità.


“In proposito – prosegue la missiva – osserviamo che non è ancora stato trovato un accordo sul pacchetto di gestione delle crisi (Cmdi) rispetto al quale dovranno necessariamente coordinarsi le scelte che saranno compiute sull’EDIS. Anche sotto il profilo di una corretta sequenza temporale, sosteniamo decisamente l’importanza di evitare di effettuare il secondo passo prima del primo, per evitare incongruenze e divergenze tra questi due complessi dossier”. L’Abi precisa che dell’invio di questa lettera è stata data immediata notizia al presidente del Consiglio, ai vicepresidenti del Consiglio, al ministro dell’Economia e delle Finanze, e al governatore della Banca d’Italia.


“Riconosciamo che la creazione dell’Unione Bancaria, avviata nel 2014, è stata una risposta potente alla crisi finanziaria, che ha portato a progressi significativi verso la creazione di un Testo Unico in materia bancaria nell’Ue, l’istituzione di una nuova architettura europea per la supervisione e la risoluzione, la riduzione dei rischi”, proseguono Patuelli e Sabatini. Ma “auspichiamo fortemente che sia adottato un approccio graduale e ordinato che parta dalla conclusione del percorso legislativo concernente il Cmdi per passare poi alla conclusione del c.d. terzo pilastro dell’Unione Bancaria evitando frettolosi compromessi – avvertono dall’Abi – senza che siano state adeguatamente valutate tutte le possibili conseguenze in una materia così delicata per la stabilità dei mercati finanziari”. (fonte immagine: Abi).

Inflazione, confermata frenata al 2,4% a marzo nell’eurozona

Inflazione, confermata frenata al 2,4% a marzo nell’eurozonaRoma, 17 apr. (askanews) – Eurostat ha confermato il calmieramento dell’inflazione media dell’area euro al 2,4% a marzo, dal 2,6% registrato a febbraio per la crescita dei prezzi su base annua. Con un comunicato, l’ente di statistica europea ricorda che un anno prima nello stesso mese l’inflazione si attestava al 6,9% tra febbraio e marzo i prezzi hanno segnato un incremento dello zero ridotto percento. I dati sono in linea con la stima preliminare e inferiori alle attese precedenti a quest’ultima.


Alla luce dei continui calmieramenti dell’inflazione, la Bce ha lanciato ripetuti segnali sull’orientamento a tagliare i tassi di interesse a giugno.

Confindustria: Pil sorprende in positivo, +0,9% nel 2024 e +1,1% in 2025

Confindustria: Pil sorprende in positivo, +0,9% nel 2024 e +1,1% in 2025Roma, 17 apr. (askanews) – Resta in crescita l’economia italiana che “sorprende in positivo”. L’andamento del Pil nel 2024 si profila in linea con la buona dinamica registrata nel 2023. Il Centro Studi di Confindustria, negli Scenari economici di primavera, prevede un incremento del +0,9% per quest’anno, ovvero 0,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto nello scenario di ottobre scorso. La crescita nel 2025 è attesa poco superiore, al +1,1%. Le stime sono lievemente inferiori a quelle del governo che, nel Def, ha previsto un Pil a +1% nel 2024 e a +1,2% nel 2025.


La stima di crescita più alta per il 2024 è in buona parte ascrivibile alla revisione al rialzo delle serie storiche sul Pil, operata dall’Istat a marzo. Nel primo trimestre del 2024 gli indicatori congiunturali sull’attività economica fotografano una fase di quasi stagnazione. Il Pil, in termini trimestrali, è però atteso tornare a crescere in modo più robusto dalla seconda metà del 2024 e nel corso del 2025, grazie a due driver: taglio dei tassi da parte della Bce e implementazione del Pnrr.


Vari fattori, però, “frenano la crescita”, sottolineano gli economisti di Confindustria. L’effetto netto è atteso essere comunque positivo. Ma “chiaramente ciò significa anche che ci sarebbe spazio nel 2024-2025 per una crescita economica ancora più forte di quella oggi prevedibile”. Primo freno, il costo dell’elettricità pagato dalle imprese resta più alto in Italia rispetto ai principali paesi Ue e anche rispetto agli altri grandi competitor internazionali come Usa e Giappone. Tutto ciò crea – osserva il Csc – uno “svantaggio competitivo per le imprese italiane: una riforma del mercato elettrico e una maggiore quota di rinnovabili nella generazione elettrica, visto che oggi hanno costi inferiori alle fonti fossili, potrebbero attenuare i costi dell’energia in Italia e ridurre la dipendenza estera.


Secondo freno, il graduale phase out del Superbonus, già in scadenza a fine 2023 in termini di aliquota al 110%, e degli altri incentivi all’edilizia. Le costruzioni ad uso residenziale, in termini di valore aggiunto e quindi di contributo al Pil, dovrebbero risentire fortemente di tale prevista riduzione degli incentivi, già nel 2024 e in misura ancora maggiore nel 2025. È chiaro che parte della crescita del PIL negli anni scorsi è attribuibile agli impatti del Superbonus, 2,4 punti percentuali in quattro anni. Terzo, le strozzature mondiali nei trasporti e il loro impatto negativo per l’industria italiana. Il tema della sicurezza dei trasporti “non riguarda solo il Mar Rosso, snodo cruciale dello scambio di merci tra Europa ed Asia, ma anche numerose altre fragilità lungo le rotte internazionali di trasporto”.


Mlp

Fmi prevede aumento debito-Pil Italia: 2024 139,2%, 2025 140,4%

Fmi prevede aumento debito-Pil Italia: 2024 139,2%, 2025 140,4%Roma, 16 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale prevede che l’Italia riduca il suo deficit di bilancio al 4,6% del Pil quest’anno, dal 7,2% del 2023, e poi al 3,2% nel 2025, e più in avanti al 3% (in linea quindi con la soglia stabilita dal Patto di stabilità e di crescita) sull’orizzonte 2029. Ma al tempo stesso, secondo una tabella inserita nel World Economic Outlook pubblicato oggi, l’istituzione di Washington prevede che il debito pubblico italiano salga al 139,2% del Pil quest’anno, dal 137,3% del 2023 e poi aumenti ulteriormente al 140,4% nel 2025 e, più avanti, al 144,9% nel 2029.

Piazza Affari chiude in netto ribasso su crisi geopolitiche e tassi

Piazza Affari chiude in netto ribasso su crisi geopolitiche e tassiRoma, 16 apr. (askanews) – Piazza Affari chiude una giornata che si era prospettata difficile già in apertura con gli investitori innervositi dalle crisi geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente e nuove difficiltà sul cammino del taglio dei tassi d’interesse. Non hanno aiutato neanche le conferme del Fondo monetario internazionale per il Pil di quest’anno atteso a +0,7% ma ridotto per il prossimo anno sullo stesso tasso di crescita. L’Ftse Mib ha ceduto l’1,65%, a 33.393 punti. In salita lo spread Btp-Bund attestato a 145 punti base.


Sul listino, in sofferenza i titoli industriali con i cali di Stellantis (-2,98%) e Prysmian (-2,52%). Vendite anche su Saipem (-2,38%) che aveva iniziato la giornata in territorio positivo e sulla Popolare di Sondrio che ha lsciato sul terreno il 2,38%. Sul fronte opposto bene Amplifon (+0,91%), seguita dai rialzi frazionali di Leonardo (+0,13%).

Fmi, Adrian: cripto non rischio sistemico ma prepariamo legge quadro

Fmi, Adrian: cripto non rischio sistemico ma prepariamo legge quadroRoma, 16 apr. (askanews) – Nonostante i recenti forti aumenti dei criptoasset, favoriti anche dal lancio di nuove tipologie di prodotti finanziari ad essi correlati (Etp), al Fondo monetario internazionale continuano a non ritenere il settore come “un rischio sistemico”. Ma nella prospettiva che lo possa diventare l’istituzione sta lavorando assieme al Financial Stability Board a un quadro regolamentare. Lo ha riferito Tobias Adrian, direttore del Dipartimento mercati monetari e dei capitali del Fondo monetario internazionale, durante la conferenza stampa di presentazione del Gfsr.


“Non vediamo rischi sistemici in questa fase, ma lo vediamo come un potenziale rischio più in avanti. Quindi il Fmi sta lavorando assieme al Fsb per sviluppare un approccio regolamentare e un approccio macroeconomico – ha detto -. Vogliamo assicurare che i cripto asset siano regolati in un quadro di policy che contenga qualunque ricaduta per il sistema finanziario e per l’economia, quindi per contenere i rischi sistemici”. Quanto ai recenti aumenti delle quotazioni “è difficile ovviamente capire i fondamentali che che spingono le valutazioni del Bitcoin. Un fattore tecnico che ha giocato un ruolo è lo sviluppo dei prodotti scambiati tramite Etp – ha aggiunto -. Da inizio anno c’è stato un consistente afflusso in questi investimenti tramite gli Etp” (Exchange Traded Products). (fonte immagine: Fmi).

Fmi, Gfsr: rischi finanziari diminuiti ma non abbassare la guardia

Fmi, Gfsr: rischi finanziari diminuiti ma non abbassare la guardiaRoma, 16 apr. (askanews) – La prospettiva di un “atterraggio morbido” dell’economia globale si sta sempre più avverando e il quadro complessivo dei rischi sulla stabilità economica e finanziaria mondiale è migliorato nell’ultimo anno, parallelamente al ridimensionamento dell’inflazione su scala globale. Ne deriva un contesto in cui imprese e famiglie hanno potuto reperire finanziamenti a costi più bassi, nonostante tassi ufficiali che restano elevati. Mentre gli investitori potrebbero aver trovato elementi incoraggianti nel fatto che le tensioni nel sistema bancario dello scorso anno sono state contenute.


E’ la fotografia scattata dal Fondo monetario internazionale nell’ultimo Global Financial Stability Report, pubblicato in occasione delle assemblee primaverili: “i rischi sono diminuiti rispetto all’edizione dello scorso ottobre”, afferma l’istituzione di Washington. Tuttavia persistono diversi elementi di potenziale criticità. A cominciare dalle “valutazioni tirate” in diverse classi di asset finanziari, fondamentalmente a seguito di una “compressione” dei premi di rischio rispetto agli standard storici. Il Fmi cita l’esempio dei mercati obbligazionari e in particolare dei titoli di Stato, dove i differenziali (spread) anche per le emittenti ritenute più vulnerabili si sono ridotti.


Il Gfsr avverte che quello attuale “è un contesto in cui riprezzamenti delle attività potrebbero verificarsi rapidamente. Improvvise svolte delle politiche, un riaccendersi delle tensioni geopolitiche e difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime sono solo pochi esempi dei potenziali inneschi”, si legge. Un altro elemento di rischio che da mesi è sotto i riflettori è quello dei mercati immobiliari e dei diversi debitori esposti a questo segmento. “Specialmente sull’immobiliare commerciale in cui le prospettive deboli potrebbero portare a rifinanziamenti difficili e costosi dei prestiti esistenti, come l’immobiliare commerciale degli Stati Uniti in cui si stima – avverte il Fmi – che 600 miliardi di dollari di prestiti siano in scadenza quest’anno”.


E se le condizioni di finanziamento globali tornassero a inasprirsi potrebbero crearsi pressioni sui mercati emergenti e mettere sotto tensione le loro valute e altri asset che potrebbero subire svalutazioni. All’opposto, nel medio termine l’allentamento delle condizioni finanziarie tenderà a favorire l’accumulo di vulnerabilità come l’eccesso di indebitamento sia da parte dei governi che da parte del settore privato.


A fronte di questi elementi il Fmi rileva che i policy maker possono intraprendere iniziative per mitigare i rischi prevalenti e per ridurre le vulnerabilità. A cominciare dal respingere le aspettative eccessivamente ottimistiche sulla dinamica di disinflazione e di allentamento delle politiche monetarie. Bisogna poi continuare a assicurare che banche altre istituzioni finanziarie siano adeguatamente attrezzate affrontare eventuali aumenti delle insolvenze di altri rischi rischi. Infine, le autorità devono mantenere la vigilanza e dei piani adeguati sui rischi che potrebbero verificarsi nello scenario previsionale di base ma anche in un quadro previsionale più avverso, conclude l’Fmi.

Bce, Lagarde: ci avviciniamo al momento di allentare i tassi

Bce, Lagarde: ci avviciniamo al momento di allentare i tassiRoma, 16 apr. (askanews) – Alla Bce “ci stiamo avvicinando al momento in cui renderemo la nostra linea monetaria meno restrittiva”, ha affermato la presidente Christine Lagarde durante una intervista a Cnbc. “Come ho già detto” dopo l’ultimo Consiglio direttivo “abbiamo bisogno di aumentare la fiducia che ci sia questo processo di disinflazione, che si stia muovendo secondo le nostre attese, senza che ci sia un grande shock negli sviluppi”.


Lagarde ha però nuovamente respinto qualunque ipotesi di un percorso di calo prestabilito sui tassi: “sono stata estremamente chiara, ho già detto che noi non ci stiamo prendendo un impegno a percorrere un percorso predefinito di tagli dei tassi. Siamo legati ai dati e c’è una enorme incertezza a causa degli sviluppi geopolitici – ha aggiunto in rispondendo ad una domanda sulle attese di un taglio dei tassi a giugno e di altri fino a fine anno – dobbiamo essere attenti a quello che succede agli sviluppi e ai dati”.