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Ue, accordo Patto stabilità, l’Europarlamento ha ingoiato tutto

Ue, accordo Patto stabilità, l’Europarlamento ha ingoiato tuttoBruxelles, 10 feb. (askanews) – L’accordo in “trilogo” della notte scorsa a Bruxelles, tra i negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno del Consiglio Ue e della Commissione sul nuovo Patto di stabilità per i conti pubblici degli Stati membri non cambia molto rispetto al testo della posizione negoziale del Consiglio, fortemente influenzata dalle esigenze del ritorno alle politiche di austerità perorate dalla Germania e dagli altri paesi “frugali”.


Resta dominante la priorità assegnata alla stabilità finanziaria, con poche concessioni (tutte da verificare) alle politiche di crescita e di incentivo degli investimenti, di cui pure ci sarebbe un grande bisogno per finanziare la doppia transizione (trasformazione digitale e Green Deal), nonché la politica industriale necessaria a questo fine e allo sviluppo di una difesa comune, resa sempre più urgente dagli sviluppi geopolitici in corso. E questo mentre gli altri due competitori globali dell’Ue, Usa e Cina, continuano a mettere la forza finanziaria dello Stato al servizio della loro potenza economica. Non è ancora noto il testo completo dell’accordo, ma è già chiaro che il Parlamento europeo ha ceduto sull’unico punto importante su cui il negoziato con il Consiglio Ue avrebbe potuto portare a un miglioramento davvero sostanziale: la “clausola di resilienza” per i deficit pubblici, che obbligherà gli Stati membri con il debito/Pil oltre il 60% a ridurre il proprio disavanzo strutturale fino all’1,5% del Pil. Questo, invece di applicare semplicemente la soglia di Maastricht del deficit/Pil al 3%.


Questo punto non era stato sostenuto nella posizione negoziale del Parlamento europeo, che invece rispetto all’altra clausola introdotta dai paesi “frugali”, quella di sostenibilità del debito, aveva fatto semplicemente un copia-incolla del testo del Consiglio. La proposta originaria della Commissione, dell’aprile 2023, era incentrata su due pilastri principali, riguardanti i percorsi di aggiustamento di bilancio per i paesi che non rispettano le due soglie previste dal Trattato di Maastricht: il 60% per il debito/Pil e il 3% per il deficit/Pil. Nel primo caso, quello del debito eccessivo, veniva indicato un percorso di aggiustamento ‘su misura’, individualizzato per ciascuno Stato membro, con tempi più lunghi e più realistici per le correzioni: quattro anni, con la possibilità di proroga a sette anni per ammortizzare i costi delle riforme e degli investimenti raccomandati dall’Ue (transizione verde e digitale, innovazione, difesa).


Secondo la proposta della Commissione, il percorso di aggiustamento (“traiettoria tecnica”), viene determinato tenendo conto di un’analisi caso per caso della sostenibilità del debito, e originariamente si basava su un “singolo indicatore operativo”, basato sulla “spesa primaria netta”, quella cioè che non prende in considerazione la spesa per gli interessi, la parte controciclica degli stabilizzatori automatici (come i sussidi di disoccupazione o la cassa integrazione in tempi di crisi), le spese che non dipendono dai governi, e la spesa nei programmi e progetti comunitari che sono co-finanziati dagli Stati membri. Il meccanismo proposto prevedeva semplicemente di tenere sotto stretto controllo, con un limite annuale collegato alla crescita economica, l’andamento della spesa primaria netta del paese interessato, senza definire una riduzione quantitativa annuale del debito/Pil uguale per tutti i casi, ma tale da assicurare che, alla fine del periodo previsto dal piano di aggiustamento, il livello del debito pubblico in quello Stato membro fosse inferiore a quello iniziale, e avviato su un percorso stabile di riduzione.


Era previsto un controllo della Commissione sui percorsi di aggiustamento, a scadenza semestrale, per individuare e correggere eventuali deviazioni significative. La proposta originaria della Commissione aveva un solo coefficiente numerico: semplicemente, per i paesi con un rapporto deficit/Pil oltre il 3%, veniva previsto aggiustamento strutturale minimo annuale di bilancio pari allo 0,5% del Pil, per ridurre il disavanzo, fino al raggiungimento della soglia del 3%. Molto diversa, più complicata e più rigida, è invece la posizione negoziale a cui sono giunti gli Stati membri in Consiglio Ue, dove la Germania, con l’appoggio dei paesi nordici e dell’Olanda, e poca opposizione da parte della Francia (con la delusione dell’Italia e altri paesi che avevano sperato di meglio), ha ottenuto quello che voleva: l’inserimento di due “clausole di salvaguardia” con coefficienti numerici nel nuovo quadro di regole, una per “la sostenibilità del debito” e l’altra per la “resilienza del deficit”. La prima salvaguardia (art.6 bis del regolamento sul “braccio preventivo”) prevede che i paesi con un debito/Pil superiore al 90% (come l’Italia) debbano ridurlo di almeno un punto percentuale all’anno, mentre quando il debito/Pil è superiore al 60% ma inferiore al 90% il ritmo di riduzione viene dimezzato, a 0,5 punti percentuali all’anno. La seconda è la “salvaguardia di resilienza del deficit” (art.6 ter), menzionata sopra, che il Parlamento europeo ha accettato, a quanto pare senza fare troppa resistenza. D’altra parte, una delle due relatrici del Parlamento, Esther De Lange (Ppe), fa parte del partito popolare olandese, da sempre in prima linea tra i “frugali”. La nota di stamattina del Parlamento europeo assegna comunque una grande importanza allo spazio che, secondo quanto viene raccontato, le nuove regole accorderebbero agli investimenti pubblici. “Le norme – si legge – obbligheranno specificamente gli Stati membri a garantire che i loro piani nazionali spieghino come verranno effettuati gli investimenti nelle aree prioritarie dell’Ue, quali transizione climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa”. “Gli investimenti già intrapresi in questi settori – continua la nota – dovranno essere presi in considerazione dalla Commissione quando redige la sua relazione sulle deviazioni di uno Stato membro dal suo percorso di spesa, dando così più spazio a quello Stato membro per argomentare la propria causa al fine di non essere sottoposto a una procedura per disavanzo eccessivo”. “Inoltre, la spesa nazionale per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’Ue sarà esclusa dalla spesa del governo, creando maggiori incentivi agli investimenti”, conclude la nota, ricordando che “i primi piani nazionali dovranno essere presentati da ciascuno Stato membro entro il 20 settembre 2025”. L’accordo, non ancora noto in tutto i dettagli, ha avuto relativamente pochi commenti durante la giornata di sabato. Molto critici gli europarlamentari del M5s, i primi, tra gli italiani, a reagire stamattina alla notizia. “I nuovi parametri di base” dell’accordo “spingeranno non solo l’Italia, ma l’intero Continente, in recessione perché ridurranno gli investimenti. Secondo alcune stime questi obiettivi peseranno sulla capacità di spesa del nostro Paese per 12-13 miliardi per sette anni”. “Gli investimenti nelle aree prioritarie dell’Ue, e cioè la transizione climatica e digitale e la sicurezza energetica, non vengono scorporati, ma dovranno essere elencati nei piani che gli Stati membri manderanno a Bruxelles”, sottolinea infine la nota del M5s. Ma il commento forse più duro è quello venuto dal co-presidente del gruppo dei Verdi europei, il belga Philippe Lamberts, che a una domanda di Askanews su che cosa abbia ottenuto l’Assemblea di Strasburgo nel negoziato con il Consiglio ha riposto: “Niente: il Parlamento europeo ha ingoiato tutto”.

Banche Usa, crollati utili settore in ultimo trimestre 2023

Banche Usa, crollati utili settore in ultimo trimestre 2023Roma, 10 feb. (askanews) – I profitti del settore bancario statunitense sono crollati di quasi il 45% su base annua nell’ultimo trimestre del 2023, anche se la pressione sui consumatori si è allentata ed è cresciuta la fiducia che l’economia statunitense eviterà una recessione a breve termine.


Il calo, a quota 38 miliardi di dollari, è stato il maggiore su base annua dei profitti trimestrali dal secondo trimestre del 2020, secondo BankRegData, un fornitore di dati che raccoglie i rapporti trimestrali forniti dagli istituti di credito alla Federal Deposit Insurance Corporation. I dati – riporta il Financial Times – non sono completi, ma coprono i profitti delle filiali con depositi assicurati dalla FDIC. I profitti sono stati trascinati al ribasso dagli oneri una tantum legati alla crisi bancaria regionale dello scorso anno. Le maggiori banche del paese hanno speso 16 miliardi di dollari per coprire la “valutazione speciale” imposta dal governo, che ha ricostituito un fondo di assicurazione dei depositi che era stato pesantemente esaurito dai fallimenti di Silicon Valley Bank, Signature e First Republic.


Gli utili trimestrali sono stati colpiti anche da un aumento di 5 miliardi di dollari degli accantonamenti per crediti inesigibili, da una perdita di 4 miliardi di dollari sui portafogli di titoli delle banche e da costi più elevati in quanto gli istituti di credito hanno tagliato il personale e ristrutturato le loro operazioni, mostrano i dati. Il numero di lavoratori a tempo pieno nelle filiali bancarie statunitensi è diminuito di oltre 45.000 unità nel 2023. La sola Wells Fargo ha affermato di aver speso più di 1 miliardo di dollari in tagli inattesi di posti di lavoro nel quarto trimestre.


Le banche statunitensi hanno collettivamente aumentato gli utili del 2% raggiungendo i 256 miliardi di dollari nel 2023, un anno segnato sia dai fallimenti bancari di alto profilo che dalla significativa assistenza governativa al settore.

Panetta: alla Bce il momento per invertire la rotta si avvicina

Panetta: alla Bce il momento per invertire la rotta si avvicinaRoma, 10 feb. (askanews) – Un richiamo ai suoi “colleghi” nella Bce, a non ritardare troppo l’avvio della “inversione di rotta” che va impartita alla politica monetaria con tagli ai tassi. Una raccomandazione al governo a puntare sul risanamento dei conti ma anche sugli investimenti, per sostenere innovazione e produttività. E un richiamo a tutte le istituzioni europee, perché dopo più di un anno di ristagno dell’economia c’è il rischio che la bassa crescita “si radichi” e bisogna reagire ritrovando quella comunità di intenti che possa sbloccare “l’enorme potenzialità del mercato unico”. Sono alcuni dei messaggi chiave lanciati dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


Secondo Panetta “la debolezza dell’economia europea si estende al nostro paese”. E “per intraprendere un sentiero di crescita sostenuta dobbiamo agire lungo due direzioni. Va data certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico”. E al tempo stesso “vanno stimolati gli investimenti in grado di accrescere l’innovazione e la produttività”. Il tutto mentre l’economia dell’insieme dell’eurozona “ristagna da ben cinque trimestri” e per il breve termine “non si prefigura una ripresa significativa”. In questo quadro vi è “il rischio che la tendenza la bassa crescita si radichi” nei programmi delle imprese, nelle attese dei consumatori e “nell’intero tessuto produttivo”, ha avvertito Panetta. Di fronte a questa situazione bisogna poter sfruttare le potenzialità del mercato unico, che “sono enormi”. E per trarne beneficio è necessario “ritrovare comunità di intenti a livello economico e politico”.


In questo quadro in Italia negli ultimi anni “sono emersi segnali positivi: la maggiore accumulazione di capitale, la forza del mercato del lavoro, la capacità competitiva di molte imprese sui mercati internazionali, la solidità dei bilanci bancari. Si tratta di elementi significativi – ha sottolineato – che possono svolgere un ruolo importante per rilanciare lo sviluppo”. Una parte centrale dell’intervento, di fronte a una platea di operatori finanziari e banchieri riuniti a Genova, è stata sulla politica monetaria della Bce. Su questo è in corso un dibattito che gravita attorno alla tempistica con cui avviare i primi tagli dei tassi, elemento molto monitorato dai media, ma anche, fattore forse più trascurato, sulla portata che avrà questo primo parziale ammorbidimento dell’intronazione.


Secondo Panetta per l’economia “non emergono segnali di una decisa accelerazione” e intanto “l’inflazione sta rapidamente diminuendo, mentre i rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati”. “Se la politica monetaria tardasse troppo ad accompagnare la disinflazione in atto potrebbero emergere rischi al ribasso per l’inflazione – ha avvertito – che contrasterebbero con la natura simmetrica dell’obiettivo stabilito dal Consiglio della Bce”.


Quindi, è il messaggio chiave: “si sta rapidamente avvicinando il momento di una inversione di rotta”. La frase è stata ripresa anche dal Financial Times, secondo cui Panetta è “la voce più forte” tra le “colombe” nel Consiglio direttivo della Bce, a cui partecipano tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’area euro. Secondo il banchiere centrale italiano alla riunione di marzo bisognerà non solo “vagliare la prima mossa, ma anche le diverse opzioni per l’intero sentiero di normalizzazione monetaria. Andranno soppesati benefici e controindicazioni di un taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo, che potrebbe accrescere la volatilità”. Anche alla luce del fatto che i principali timori sollevati in passato sui rischi di pressioni e di risalita dell’inflazione nell’area “si stanno rivelando infondati. Semmai stanno emergendo rischi al ribasso”, ha detto. “Resta il rischio che una dinamica ancora robusta dei salari nominali possa alimentare nuovamente l’inflazione. Questa eventualità non va sottovalutata – ha riconosciuto – ma le preoccupazioni si attenuano se si leggono i dati con attenzione”. Peraltro i timori di spirali pezzi-salari non sembrano a loro volta essersi materializzati. Invece anche i rischi di rincari a riflesso delle tensioni geopolitiche e in particolare dei problemi sul traffico marittimo nel mar Rosso “vanno seguiti con attenzione”. Data la elevata incertezza attuale “ogni congettura sul momento in cui avviare l’allentamento monetario è un esercizio sterile, oltre che irrispettoso della collegialità del Consiglio della Bce”. Piuttosto, secondo il governatore “ciò che invece dobbiamo ora discutere è quali siano le condizioni necessarie per avviare un allentamento”. Le condizioni sono tre: “la prima è che il processo di disinflazione sia in una fase avanzata. La seconda condizione è che il calo dell’inflazione stia continuando”. Infine “la terza condizione per l’avvio della normalizzazione monetaria è che il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione non sia compromesso da un eventuale taglio dei tassi”. Affinché l’inflazione “sia debellata e l’economia possa riprendere un sentiero di crescita e stabilità, è cruciale – ha concluso – che le prossime decisioni siano coerenti con il quadro macroeconomico che abbiamo di fronte”. La prossima riunione monetaria operativa del Consiglio Bce si svolgerà il 7 marzo.

Mar Rosso, Confcommercio: impatto pesante su trasporti e commercio

Mar Rosso, Confcommercio: impatto pesante su trasporti e commercioRoma, 10 feb. (askanews) – Le tensioni sul Mar Rosso legate agli attacchi dei ribelli Houti si stanno riflettendo sul sistema economico nazionale ed europeo. La compromessa regolarità dei rifornimenti delle merci e l’incremento dei costi impattano sul sistema dei trasporti e sul commercio internazionale delle imprese italiane. E’quanto emerge da una indagine Confcommercio sulla crisi del Mar Rosso e su gli impatti sul sistema dei trasporti e sull’import-export delle imprese italiane.


I tempi di navigazione nei traffici con l’estremo Oriente – si legge nello studio – si allungano di 10-12 giorni per via della circumnavigazione del Continente africano. I costi dei noli per un container di 40 piedi sulla rotta Shangai-Genova sono più che raddoppiati (+129%) rispetto al 2023. I transiti delle navi attraverso il canale di Suez, da cui passa circa il 40% del nostro interscambio commerciale marittimo (€154 MLD), si sono ridotti di oltre un terzo con forte penalizzazione sia per i porti nazionali, specialmente quelli nell’Adriatico, come Trieste e Venezia, maggiormente interessati da traffici internazionali che, in generale, per il sistema Italia. Sul commercio internazionale delle imprese italiane i maggiori problemi – sottolinea Confcommercio nello studio – riguardano soprattutto l’import. Attraverso il Canale di Suez si stima che passi, infatti, il 16% delle importazioni italiane di beni in valore e il mancato arrivo delle merci importate espone, in molti casi, le imprese italiane a forti penali in quanto fornitori di una filiera. Automotive, moda e alcuni comparti dell’alimentare (ad esempio, riso, oli vegetali, tè e caffè) sono i settori che soffrono di più per i rallentamenti nell’import e la riduzioni dei traffici marittimi via Suez.


Ferma restando la necessità di ripristinare la sicurezza e la praticabilità della rotta attraverso il canale di Suez, sul fronte dei trasporti e della logistica occorrono, dunque, interventi immediati come la sospensione del sistema di negoziazione delle emissioni (ETS) per i traffici destinati ai porti di trasbordo europei (ad esempio Gioia Tauro) e la deroga alle limitazioni del transito dei mezzi pesanti attraverso i valichi alpini (Brennero). Dal lato import-export bisogna da subito predisporre – chiede Confcommercio – forme di tutela contrattuale o coperture assicurative ad hoc per le imprese costrette a pagare penali ai clienti per ritardi o mancati arrivi delle merci importate.

Panetta (Bankitalia): la debolezza Ue tocca l’economia dell’Italia

Panetta (Bankitalia): la debolezza Ue tocca l’economia dell’ItaliaRoma, 10 feb. (askanews) – “La debolezza dell’economia europea si estende al nostro Paese. Per intraprendere un sentiero di crescita sostenuta dobbiamo agire lungo due direzioni. Va data certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico; la riduzione dei premi per il rischio che ne potrebbe derivare renderebbe meno arduo il percorso. Vanno stimolati gli investimenti in grado di accrescere l’innovazione e la produttività”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


“In anni recenti sono emersi segnali positivi: la maggiore accumulazione di capitale, la forza del mercato del lavoro, la capacità competitiva di molte imprese sui mercati internazionali, la solidità dei bilanci bancari. Si tratta di elementi significativi – ha sottolineato – che possono svolgere un ruolo importante per rilanciare lo sviluppo dell’Italia”.

Panetta: debolezza Ue tocca economia Italia, risanare e investire

Panetta: debolezza Ue tocca economia Italia, risanare e investireRoma, 10 feb. (askanews) – “La debolezza dell’economia europea si estende al nostro paese. Per intraprendere un sentiero di crescita sostenuta dobbiamo agire lungo due direzioni. Va data certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico; la riduzione dei premi per il rischio che ne potrebbe derivare renderebbe meno arduo il percorso. Vanno stimolati gli investimenti in grado di accrescere l’innovazione e la produttività”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


“In anni recenti sono emersi segnali positivi: la maggiore accumulazione di capitale, la forza del mercato del lavoro, la capacità competitiva di molte imprese sui mercati internazionali, la solidità dei bilanci bancari. Si tratta di elementi significativi – ha sottolineato – che possono svolgere un ruolo importante per rilanciare lo sviluppo dell’Italia”.

Bce, Panetta: momento di inversione rotta si avvicina rapidamente

Bce, Panetta: momento di inversione rotta si avvicina rapidamenteRoma, 10 feb. (askanews) – Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta lancia un nuovo monito affinché la politica monetaria della Bce non indugi troppo a moderare l’intonazione restrittiva. “In Europa l’economia non ha finora subito una recessione profonda, ma ristagna da molti trimestri e non emergono segnali di una decisa accelerazione. L’inflazione sta rapidamente diminuendo e i rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati”, ha spiegato nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


“Se la politica monetaria tardasse troppo ad accompagnare la disinflazione in atto potrebbero emergere rischi al ribasso per l’inflazione – ha avvertito – che contrasterebbero con la natura simmetrica dell’obiettivo stabilito dal Consiglio della Bce”. “L’esame delle condizioni macroeconomiche indica che la disinflazione è in una fase avanzata e che il cammino verso l’obiettivo del 2 per cento prosegue con speditezza. Si sta rapidamente avvicinando il momento di un inversione di rotta nell’orientamento della politica monetaria”, ha affermato Panetta, che come tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’area euro siede nel Consiglio direttivo della Bce.


“L’esercizio di previsione che la Bce effettuerà in marzo offrirà utili elementi per valutare le prossime azioni di politica monetaria. Sarà opportuno vagliare non solo la prima mossa, ma anche le diverse opzioni per l’intero sentiero di normalizzazione monetaria. Andranno soppesati benefici e controindicazioni di un taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo, che – ha rilevato – potrebbe accrescere la volatilità dei mercati finanziari e dell’attività economica”.

Fs italiane: sciopero 12 febbraio, regolari Frecce e Intercity

Fs italiane: sciopero 12 febbraio, regolari Frecce e IntercityRoma, 10 feb. (askanews) – Circoleranno regolarmente le Frecce e gli Intercity di Trenitalia in occasione dello sciopero nazionale del personale del Gruppo FS Italiane proclamato da alcune sigle sindacali, in programma dalle ore 9 alle ore 17 di lunedì 12 febbraio. Probabili limitazioni o cancellazioni dei treni regionali. Lo rende noto Fs in un comun icato.


Informazioni su collegamenti e servizi anche attraverso l’app Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web?trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo FS Italiane, il numero verde gratuito?800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self service e le agenzie di viaggio convenzionate.

Patto stabilità, accordo parlamento Ue-governi sulle nuove regole

Patto stabilità, accordo parlamento Ue-governi sulle nuove regoleRoma, 10 feb. (askanews) – Accordo tra il Parlamento europeo e i rappresentanti del governo sulla revisione delle regole del Patto di stabilità e di crescita, con l’obiettivo di semplificarne i meccanismi, cercando di incentrarli su un singolo parametro di controllo, favorire la sostenibilità dei conti pubblici e, al tempo stesso, il sostegno a investimenti e riforme. Lo ha riferito il Parlamento europeo con comunicato pubblicato nel corso della notte. I primi piani di bilancio, che includeranno prospettive di spesa, riforme e investimenti in base alle nuove regole, verranno preparati nel prossimo autunno.


L’intesa parte dalla struttura di accordo che era stato raggiunto a fine anno dei governi. I paesi con livelli di indebitamento eccessivo saranno tenuti a rispettare requisiti supplementari di rientro tra cui quello di ridurre il debito di 1 punto percentuale l’anno se hanno debito/Pil sopra la soglia del 90% e di 0,5 punti percentuali l’anno se tra il 60% e il 90%. Le “vecchie regole”, di fatto mai applicate prevedevano la riduzione di un 20esimo ogni anno quando superiore al 60% del Pil. Nel caso in cui il deficit di un paese superi il 3% del Pil, recita il comunicato del Parlamento europeo, il requisito sarà di ridurlo nei periodi di crescita per portarlo all’1,5% del Pil “in modo da ripristinare dei margini di bilancio per le situazioni di difficoltà”. Inoltre si applicheranno anche “riferimenti numerici ulteriori” su quanto vada ridotto il deficit ogni anno.


Alla fine del periodo periodo di riferimento di medio termine i paesi saranno tenuti ad aver messo il livello di debito, quando in eccesso, “su una traiettoria di calo plausibile”, senza però riferimenti numerici fissi. Le nuove regole prevedono alcuni margini di manovra supplementari, già previsti nell’accordo tra governi, in particolare 3 anni ulteriori di tempo per fare gliaggiustamenti in base al contestuale avvio di impegni su investimenti e riforme e diversi altri criteri.


L’intesa dovrà essere ora ratificata da voti formali sia del Consiglio sia del Parlamento europeo. Una volta adottate le nuove regole entreranno in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e i primi piani che dovranno essere presentati in base a queste nuove normative andranno consegnati per il 20 settembre, conclude il comunicato.

Bce, Cipollone: Dlt promettente ma cautela per pagamenti ingrosso

Bce, Cipollone: Dlt promettente ma cautela per pagamenti ingrossoRoma, 9 feb. (askanews) – I sistemi basati sulle tecnologie a registro distribuito (Dlt) appaiono “promettenti” per effettuare operazioni di pagamento all’ingrosso, in quanto potrebbero “accrescere l’efficienza delle operazioni per alcuni degli impieghi tradizionali e consentire nuovi casi d’uso. Occorre però cautela affinché tali innovazioni non compromettano il ruolo di stabilizzazione della moneta di banca centrale nel regolamento delle transazioni tra le istituzioni finanziarie”. Lo ha affermato Piero Cipollone, componente del Comitato esecutivo della Bce, nel suo intervento in occasione del 30esimo Congresso annuale degli operatori dei mercati finanziari organizzato da Assiom Forex.


Nel direttorio Bce, Cipollone ha la delega su sistemi di pagamento e euro digitale. “Le banche centrali – ha detto – devono essere pronte a una possibile ampia adozione delle nuove tecnologie e stare al passo con la loro evoluzione, come hanno fatto in passato. Contribuiranno così a coniugare l’innovazione con la stabilità finanziaria, promuovendo la modernizzazione”. Per questo “è necessario che il pubblico e il privato collaborino per definire l’ecosistema futuro del regolamento all’ingrosso in moneta di banca centrale. Questa collaborazione dovrebbe sfruttare i vantaggi delle nuove tecnologie, garantendo nel contempo che le operazioni di regolamento rimangano sicure ed efficienti. Nel tenere il passo con una frontiera tecnologica in rapida evoluzione, occorre riconoscere che vi sono ancora molti aspetti da approfondire”, ha proseguito.


“L’Eurosistema sta facendo la sua parte approntando soluzioni di regolamento in moneta di banca centrale a fini esplorativi e conducendo ulteriori analisi tese a definire la propria visione per l’ecosistema futuro delle operazioni finanziarie all’ingrosso. Ma spetta infine al mercato dimostrare il valore aggiunto delle infrastrutture Dlt per gli impieghi all’ingrosso, nonché – ha concluso – stabilire e attuare gli standard necessari”.