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Credit Agricole compra 7% di Worldline: azionista di lungo termine

Credit Agricole compra 7% di Worldline: azionista di lungo termineMilano, 22 gen. (askanews) – Credit Agricole compra il 7% di Worldline, la paytech company francese. L’annuncio in una nota nella quale la banca sottolinea la volontà di restare azionista di minoranza della società nel lungo termine, “pienamente al fianco di Worldline”. Il deal, viene fatto sapere, avrà un impatto di 10 punti base sul Cet1 ratio di Credit Agricole.

L’accordo si basa sulla partnership strategica siglata a luglio 2023 tra il Gruppo Crédit Agricole e Worldline. “L’obiettivo – viene spiegato – è rafforzare questa partnership per creare un attore di primo piano nel mercato francese dei servizi di pagamento. Oltre alla partnership strategica, questa transazione dimostra l’intenzione del Gruppo Credit Agricole di sostenere lo sviluppo e la crescita di Worldline”. Il lavoro per la creazione della joint venture già annunciata, spiega la nota, procede secondo il timing previsto con il lancio operativo per il 2024 dopo il via libera regolamentare.

Landini: serve una vera riforma del fisco, non la flat tax

Landini: serve una vera riforma del fisco, non la flat taxRoma, 20 gen. (askanews) – “Ognuno deve pagare in base alla propria capacità contributiva quindi no la flat tax ma un sistema progressivo serio e investire in questa direzione”. Lo ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervistato questa mattina su La7.

Landini ha evidenziato come “l’Irpef al 95% la pagano lavoratori dipendenti e pensionati. Siamo difronte ad un dato concreto, è tassato di più il lavoro e la pensione che non la rendita finanziaria e immobiliare. È sotto gli occhi di tutti che siamo nella situazione in cui c’è stato un impoverimento e concentrazione della ricchezza in mano a pochi che non ha precedenti: il 5% detiene la metà della ricchezza di questo paese. È chiaro che il fisco diventa un elemento di patto di cittadinanza”. “Il paese – ha aggiunto – deve decidere dove va a prendere i soldi. Penso ci sia bisogno di una vera riforma fiscale, di un nuovo patto di cittadinanza. Ognuno deve pagare in base alla propria capacità contributiva quindi no la flat tax ma un sistema progressivo serio e investire in questa direzione”.

Confindustria: i flussi commerciali restano deboli, il blocco di Suez peggiora lo scenario

Confindustria: i flussi commerciali restano deboli, il blocco di Suez peggiora lo scenarioRoma, 20 gen. (askanews) – “Il 2024 si è aperto con ulteriori rischi per i flussi commerciali, dovuti alla forte riduzione dei transiti nel canale di Suez per gli attacchi del gruppo yemenita degli Houti”. Lo rileva il Centro studi di Confindustria nella consueta Congiuntura flash per gennaio 2024.

“I prezzi di gas e petrolio non ne hanno risentito finora, ma restano alti: a gennaio 31 euro/mwh e 78 dollari/barile. A fine 2023 il Pil italiano potrebbe essere andato meglio dell’atteso: ripartiti servizi e costruzioni, ma l’industria resta debole; inflazione ai minimi, solo in Italia. I tassi quindi potrebbero rimanere alti ancora per alcuni mesi”. A novembre la produzione ha subito un’altra forte flessione (-1,5%; -3,1% tendenziale); l’aumento di fatturato segnalato da RTT è spiegato da un ampio decumulo di scorte. Nel quarto trimestre, la variazione acquisita della produzione è di -1,1%. Lo rileva il Centro studi di Confindustria che sottolinea come “l’Hcob pmi un po’ risalito (45,3 da 44,4) anticipa un dicembre in miglioramento, ma la fiducia delle imprese ha continuato il trend decrescente. E a inizio 2024 il ‘blocco’ di Suez (se prolungato) può peggiorare lo scenario”. “A metà gennaio, il traffico di navi nel mar Rosso si è più che dimezzato (-55% rispetto al quarto trimestre 2023; dati Redsea Kiel institute) e il costo di trasporto dei container dall’Asia all’Europa è aumentato del 92% (Shanghai Containerized Freight index)”. Lo rileva l’indagine congiuturale flash del Centro studi di Confindustria che sottolinea come “l’intensificarsi degli attacchi del gruppo yemenita Houthi alle navi di trasporto marittimo all’ingresso del Mar Rosso ha comportato una sospensione del transito nel Canale di Suez da parte delle maggiori compagnie di spedizioni internazionali (Msc, Maersk, Cma Cgm, Hapag-Lloyd, seguite da compagnie petrolifere come British Petroleum e Frontline), che hanno deviato le rotte a sud del Capo di Buona Speranza (circa 10 giorni di navigazione in più)”.

“Il 90% del volume degli scambi globali avvienevia mare; di questo, prima di tale crisi, il 12% transitava per il Canale di Suez. Per l’Italia – evidenzia Confindustria – il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez; soprattutto, via mare transita più del 90% dei flussi italiani con i principali paesi a est del Mar Rosso (in Asia e parte del Medio Oriente). Potenzialmente esposti sono: gli scambi di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, Eau, Iraq; parte del petrolio dell’Arabia Saudita è invece imbarcato a nord dello Yemen), quelli di beni elettronici e apparecchi elettrici (oltre la metà dell’import extra-Ue viene dalla Cina), quelli di prodotti in pelle (quasi un terzo viene dalla Cina), quelli di macchinari (soprattutto in uscita verso i principali paesi asiatici)”. “L’impatto economico del crollo del trasporto marittimo attraverso il Canale di Suez è fortemente condizionato alla sua persistenza: più è prolungato, maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale”, rileva Confindustria.

Wall Street chiude in rally, S&P 500 +1,23% e segna nuovo record

Wall Street chiude in rally, S&P 500 +1,23% e segna nuovo record

Roma, 19 gen. (askanews) – Dopo tre settimane di incertezze e volatilità, nell’ultima seduta della settimana Wall Street ha ritrovato euforia tanto da registrare una chiusura da record con l’indice S&P 500, che con un più 1,23 percento ha siglato gli scambi a 4.840 punti, bruciando il precedente massimo che risaliva al gennaio del 2022. Nettamente positiva anche la dinamica del Dow Jones, che ha perso qualche slancio sul finale chiudendo al più 1,05 percento, il Nasdaq ha mostrato il maggior guadagno pari al più 1,70 per cento.

Il tutto con una energica quanto inattesa accelerazione nel pomeriggio, dopo un avvio moderatamente positivo mentre prosegue la stagione di pubblicazione delle trimestrali di bilancio delle grandi società e nonostante un dato non entusiasmante, sebbene abbastanza scontato, dall’immobiliare statunitense. Dopo l’aggressiva stretta monetaria operata dalla Federal Reserve, nel 2023 le vendite di abitazioni esistenti sono calate a livello più basso da trent’anni a questa parte. E a dicembre l’indice Nar ha registrato un ulteriore e inatteso netto calo (-1%).

Iva, Ag Entrate: sperimentazione precompilata estesa a tutto 2024

Iva, Ag Entrate: sperimentazione precompilata estesa a tutto 2024Roma, 19 gen. (askanews) – Prosegue anche per il 2024 il periodo di sperimentazione della precompilata Iva, elaborata grazie ai dati acquisiti con le fatture elettroniche, con le comunicazioni delle operazioni transfrontaliere e con i dati dei corrispettivi telematici. Lo stabilisce un provvedimento firmato oggi dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Secondo quanto riporta un comunicato, lo scopo dell’estensione al 2024 è di consolidare e arricchire i dati precompilati della platea dei contribuenti, imprese e professionisti, già individuata e che riguarda circa 2,4 milioni di soggetti Iva. Inoltre, recependo anche le richieste provenienti dalle associazioni di categoria, il provvedimento amplia la gamma dei servizi web a favore degli operatori economici e dei loro intermediari.

A partire dalle operazioni effettuate dal primo gennaio 2024, prosegue la nota delle Entrate, vengono previsti nuovi servizi per i titolari di partita Iva. In particolare, i destinatari dei documenti Iva precompilati e i loro intermediari potranno scaricare in forma massiva mediante un sistema di cooperazione applicativa su rete internet le bozze dei registri Iva mensili; i prospetti riepilogativi su base mensile e trimestrale; le bozze delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche; la bozza della dichiarazione Iva annuale.

Ford, taglia produzione pickup F-150 elettrici per scarsa domanda

Ford, taglia produzione pickup F-150 elettrici per scarsa domandaNew York, 19 gen. (askanews) – La casa automobilistica Ford ha annunciato che taglierà la produzione del suo pick-up elettrico, F-150 Lightning, dopo aver registrato una domanda più debole del previsto nel 2024.

I 1.400 dipendenti che lavorano sulla linea di produzione passeranno al lavoro ad un turno nel Rouge Electric Vehicle Center a partire dal 1° aprile; altri lavoratori saranno trasferiti nel settore di produzione di veicoli a benzina. Circa 700 lavoratori saranno trasferiti nello stabilimento di assemblaggio del Michigan per aumentare la produzione di veicoli Bronco e pickup Ranger. Le richieste aggiuntive di questa linea di produzione porteranno 900 nuovi posti di lavoro. La casa automobilistica sta cercando di bilanciare produzione, crescita delle vendite e redditività per i suoi pick-up elettrici.

Mar Rosso, Bankitalia: dà 16% import Italia, rischi ritardi e rincari

Mar Rosso, Bankitalia: dà 16% import Italia, rischi ritardi e rincariRoma, 19 gen. (askanews) – Se il rischio di attacchi da parte dei miliziani Houthi dello Yemen alle navi mercantili nel Mar Rosso “rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024, la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi”. E’ il pronostico della Banca d’Italia nel Bollettino economico.

E guardando ai prezzi dei noli marittimi, “a metà gennaio l’indicatore composito world container index elaborato da Drewry era più che raddoppiato rispetto a novembre – si legge – pur restando di poco superiore alla metà della media eccezionalmente elevata del biennio 2021-22”. Gli attacchi prendono di mira le navi dirette o provenienti dal Canale di Suez. E sulla direttrice che collega il Canale e l’Oceano Indiano, rileva Bankitalia, transita circa il 12 per cento del commercio mondiale. “I rischi crescenti per l’incolumità degli equipaggi e per la sicurezza del carico hanno progressivamente spinto le principali compagnie di trasporti a dirottare il traffico navale sulla rotta più lunga che circumnaviga il continente africano. Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Secondo le stime dell’istituzione basate su dati relativi al 2022, “il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguarda quasi il 16 per cento delle importazioni italiane di beni in valore. Su questa rotta – si legge – transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche”. “Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso; l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici – dice ancora Bankitalia – che costituiscono quasi il 30 per cento degli acquisti dall’estero del Paese. La rilevanza di tale rotta per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7 per cento delle merci in uscita dall’Italia”.

Upb: debito Italia resta il secondo più elevato dell’area euro

Upb: debito Italia resta il secondo più elevato dell’area euroRoma, 19 gen. (askanews) – Per il 2024 l’Italia prevede un debito pubblico in rapporto al Pil sostanzialmente stabile rispetto al 2023, rimanendo il secondo più elevato (140,1 per cento) dopo la Grecia (152,2 per cento), mentre l’Estonia continua a prevedere il debito pubblico in rapporto al Pil più basso (20,9 per cento). Lo ha comunicato l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha pubblicato un Focus che analizza i quadri macroeconomici e di finanza pubblica presentati dai 20 paesi dell’area dell’euro nei Documenti programmatici di bilancio (Dpb) 2024.

Il rapporto tra il debito e il Pil dell’Italia per il 2023 è inferiore a quanto pubblicato nel Def lo scorso aprile grazie alla revisione al rialzo della stima del livello del Pil nominale per il 2021 e il 2022, recentemente effettuata dall’Istat, che si trascina anche negli anni successivi. Nel 2024, il rapporto tra debito e Pil dell’Italia si riduce solo marginalmente di 0,1 punti percentuali di Pil rispetto alla stima del 2023. In relazione al rapporto tra il debito e il Pil, dai Dpb dei paesi dell’area dell’euro il livello medio è pari al 90,7 per cento nel 2023 e in leggera diminuzione al 90,1 per cento nel 2024. Dodici paesi registrano un rapporto superiore al 60 per cento e sei paesi sono su livelli maggiori del 100 per cento.

Per quanto riguarda il disavanzo nominale in rapporto al Pil stimato nei Dpb, nel 2023 è prevista una media complessiva al 3,4 per cento, mentre nel 2024 la media scende al 2,9 per cento. Quanto al primario (entrate meno spese al netto degli interessi sul debito), secondo i DPB nel 2023 è previsto in media un disavanzo pari in media all’1,7 per cento del PIL, che scende nel 2024 all’1,1 per cento. Secondo i DPB, in nove paesi (tra cui l’Italia) il disavanzo si dovrebbe attestare su livelli superiori al 3 per cento del PIL, mentre tre paesi prevedono un avanzo di bilancio. Il DPB della Slovacchia presenta il disavanzo in rapporto al PIL maggiore (6,3 per cento nel 2023, quest’anno al 6,5 per cento), mentre quello di Cipro prevede l’avanzo di bilancio in rapporto al PIL più elevato (2,5 per cento nel 2023, 2,8 nel 2024). Tra le economie principali dell’area dell’euro (Germania, Francia, Italia e Spagna), gli obiettivi sul disavanzo nominale di bilancio precedentemente programmati nei rispettivi PS sono stati confermati in Francia e rivisti, rispettivamente, in senso peggiorativo in Italia e in senso migliorativo in Germania.

In Germania, il deficit in rapporto al PIL previsto dal DPB per il 2023 migliora significativamente rispetto all’ultima stima del PS di aprile, passando da circa il 4,3 per cento a circa il 2,5 per cento del PIL mentre per il 2024 è previsto un lieve peggioramento rispetto alle precedenti stime. Tuttavia, le nuove misure a sostegno delle imprese contro il caro energia annunciate dal Governo mettono a rischio tali obiettivi, mentre la recente sentenza della Corte costituzionale tedesca sul meccanismo di freno al debito previsto dalle regole numeriche di bilancio tedesche potrebbe richiedere l’adozione di ulteriori interventi di consolidamento da parte del Governo per il 2024 e per gli anni seguenti. Tra le principali economie dell’area dell’euro solo il Dpb dell’Italia prevede per il 2023 e il 2024 un peggioramento del disavanzo primario rispetto a quanto programmato nel Ps e prospetta un disavanzo superiore alla media e secondo solo a quello della Slovacchia. Le stime del Governo italiano rivedono gli obiettivi di indebitamento netto al 5,3 per cento del PIL nel 2023, in peggioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al dato del PS, e al 4,3 per cento del Pil nel 2024, 0,6 punti in più rispetto agli obiettivi precedenti.

Il Dpb della Francia prevede che il disavanzo primario per il 2023 e il 2024 resti sostanzialmente invariato rispetto agli obiettivi del Ps. Anche in Spagna le proiezioni del saldo di bilancio in rapporto al Pil non si discostano dagli obiettivi del Ps della scorsa primavera poiché il Dpb, presentato dal governo uscente, si basa sull’ipotesi di politiche invariate.

GB, vendite al dettaglio a dicembre crollano del 3,2% su mese

GB, vendite al dettaglio a dicembre crollano del 3,2% su meseRoma, 19 gen. (askanews) – In Gran Bretagna, l’Ufficio nazionale di statistica stima che i volumi delle vendite al dettaglio siano diminuiti del 3,2% a dicembre, rispetto a un aumento dell’1,4% a novembre scorso (rivisto al rialzo rispetto a un aumento dell’1,3% della prima stima). Il calo di dicembre è stato il calo mensile più grande dal gennaio 2021, quando le restrizioni legate al coronavirus hanno influenzato le vendite.

Osservando il quadro trimestrale, nei tre mesi terminanti a dicembre, i volumi di vendita sono diminuiti dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. I volumi delle vendite nei negozi non alimentari sono diminuiti del 3,9% a dicembre, dopo un aumento del 2,7% a novembre 2023, quando i precedenti saldi del Black Friday e gli sconti più ampi avevano aumentato le vendite.

I volumi di vendita dei negozi di alimentari sono diminuiti del 3,1%, rispetto a un aumento dell’1,1% a novembre 2023. I volumi delle vendite al dettaglio al di fuori dei negozi (prevalentemente rivenditori online) sono diminuiti del 2,1%, dopo un calo dell’1,1% a novembre 2023.

I volumi di vendita di carburanti per autotrazione sono diminuiti dell’1,9%, dopo un aumento dello 0,8% a novembre scorso. Su base annua, i volumi di vendita sono diminuiti del 2,8% nel 2023 e si sono attestati al livello più basso dal 2018.

Tim: cda presenterà una propria lista per rinnovo, propone 9 componenti

Tim: cda presenterà una propria lista per rinnovo, propone 9 componentiMilano, 18 gen. (askanews) – Tim ha avviato l’iter per la presentazione di una lista del consiglio uscente per il rinnovo del board del gruppo in vista dell’assemblea di aprile, dando mandato al presidente Salvatore Rossi – che ha già comunicato di non volersi ricandidare – di coordinare le attività propedeutiche alla presentazione di una lista di candidati. A tal riguardo, propone che i componenti del futuro cda scendano a 9 dagli attuali 15.

Il consiglio – si legge in una nota del gruppo Tim – ritiene opportuna, anche alla luce degli esiti della board review, una riduzione del numero dei suoi componenti rispetto a quello attuale di 15 amministratori, coerentemente con il trend di lungo periodo in società comparabili, con la prassi in atto in varie società quotate di grandi dimensioni e con l’opportunità di un contenimento dei costi vivi della governance societaria. In particolare, in considerazione dell’evoluzione prospettica dell’attività della società e del suo perimetro di business conseguente all’esecuzione del piano di delayering, appare adeguata la nomina di un board di 9 componenti. Inoltre, spiega Tim, proprio in considerazione della necessità di dare continuità alle azioni in corso in un passaggio molto delicato e unico di cambiamento della realtà societaria, il cda ha deciso all’unanimità di avvalersi della facoltà, ai sensi di Statuto ed in conformità alla best practice, di presentare una propria lista che ambisce a essere di maggioranza, come già avvenuto in occasione del precedente rinnovo.

Per preparare la lista, il cda ha deciso di dotarsi di un’apposita procedura (disponibile sul sito www.gruppotim.it) in linea con gli orientamenti espressi dall’Autorità di vigilanza e con le migliori prassi. Il processo passerà per un’iniziale fase di sondaggio dell’azionariato e dei rappresentanti del mercato, avente esclusivamente a oggetto i profili quali-quantitativi di composizione del consiglio, in coerenza con la engagement policy della società, per procedere, dapprima, alla definizione di tali profili e alla stesura di una prima e ampia lista di possibili candidati e, infine, di una short-list, con il supporto tecnico di un consulente di executive search. Il coordinamento delle attività è stato affidato al presidente Rossi, in quanto figura indipendente e super partes e che peraltro ha già comunicato di non volersi ricandidare. A lui spetterà inoltre il compito di tenere costantemente aggiornato sull’avanzamento del processo il cda, il quale assumerà tutte le determinazioni di competenza, con il supporto del Comitato per le nomine e la remunerazione.