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Borsa, Trump affossa l’Europa: Milano -1,38%, sale Leonardo +1,74%

Borsa, Trump affossa l’Europa: Milano -1,38%, sale Leonardo +1,74%Milano, 11 mar. (askanews) – Altra giornata segnata dalle vendite per le Borse europee, condizionate dalle parole del presidente statunitense Donald Trump che ha rilanciato sui dazi raddoppiando le tariffe su acciaio e alluminio venduti dal Canada. A Milano Piazza Affari perde l’1,38%, con il Ftse Mib che abbandona quota 38mila punti. L’All share lascia sul parterre l’1,33%.


Solo una manciata di titoli del listino principale navigano in territorio positivo, guidati da Leonardo +1,74% spinta dai buoni risultati del 2024 chiuso con l’utile netto in crescita del 63% a 1,15 miliardi. Bene anche A2A +1,22, seguita da Prysmian +0,95% ed Enel +0,33% alla vigilia dei conti. Sul fronte opposto soffre Stellantis che perde il 5,22%. In calo anche Campari -4% e Recordati -3,33%. Mps perde il 3% e anche le altre banche non vivono una giornata tranquilla. Mediobanca -2,37%, Unicredit -2,31%, Pop Sondrio -1,37%, Bper -1,31% e Bpm -0,77%. Anche Nexi lasica l’1,35% dopo aver chiuso un accordo di rifinaziamento da 2,9 miliardi. Tim, a lungo positiva nel corso della giornata, archivia gli scambi in calo del 2,37%.


Se a Milano dominano le vendite, le cose non cambiano nel resto d’Europa. A Francoforte il Dax perde l’1,32% e Parigi segna -1,31%, male anche Londra -1,23% e Amsterdam -1,42%. Maglia nera per Madrid -1,5%. L’andamento dei listini principali condiziona l’Euro Stoxx 50 che perde terreno fino al -1,52%. In Europa si segnalano i cali di Basf -4,3% e Inditex -3,27%. Vendite anche per Deutsche Telecom -3% ed Essilux -2,85%.

Monito Dombrovskis sui Pnrr: cambiare le misure non attuabili in tempo

Monito Dombrovskis sui Pnrr: cambiare le misure non attuabili in tempoRoma, 11 mar. (askanews) – La Commissione europea ha sollecitato i Paesi a “riconsiderare attentamente” i loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr), per individuare le misure che non sono completabili entro l’agosto del prossimo anno e sostiturle con altre, ammissibili nel meccanismo ma attuabili nei tempi previsti. Oppure rischiare di non vedersi assegnare i relativi fondi. Questo il monito lanciato dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis durante la conferenza stampa al termine dell’Ecofin.


Sui Pnrr “il mio principale messaggio oggi è che il tempo incalza. I termini normativi prevedono che tutti gli obiettivi debbano essere raggiunti per l’agosto del 2026”, ha detto. Agosto 2026 è il termine ultimo in cui i Paesi possono proporre eventuali modifiche ai piani nazionali, che andranno perentoriamente completati entro la fine del prossimo anno.


“Questo significa che restano solo 18 mesi per sottoporre tutte le richieste di pagamento e fornire le relative prove di esecuzione. Questo significa anche che i Paesi membri devono riconsiderare attentamente i contenuti dei loro piani – ha detto – per assicurare che siano in grado di sottoporre le richieste di pagamento rimanenti in tempo”. “Le implicazioni sono chiare – ha insistito Dombrovskis -: qualunque misura che gli Stati membri dovessero valutare non essere in grado di completare per l’agosto del 2026 andrebbe rimossa dai piani, e rimpiazzata con misure alternative, che possano essere attuate nel tempo dovuto e nell’ambito degli obiettivi” del Recovery and Resilience Facility.

Bri mette in guardia da uso stablecoin come strumento monetario

Bri mette in guardia da uso stablecoin come strumento monetarioRoma, 11 mar. (askanews) – Nella divisione di percorsi che potrebbe verificarsi tra Stati Uniti ed Unione europea anche sul futuro delle monete e dei sistemi di pagamento digitali, oltre che su dazi commerciali e sicurezza, la Banca dei regolamenti internazionali evita di schierarsi, ma di fatto mostra posizioni che appaiono più compatibili con quelle europee.


Alla Bri “abbiamo lavorato molto sulla digitalizzazione e sull’innovazione del sistema monetario, abbiamo la nostra visione in base alla quale la moneta della Banca centrale dovrebbe essere la base delle innovazioni, che la Bri sta portando avanti nel suo Innovation Hub”, ha detto Hyun Song Shin, capo economista e direttore del Dipartimento affari economici e monetari della Bri, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto trimestrale dell’istituzione. Quanto alle scelte degli Usa “non abbiamo abbastanza dettagli su queste iniziative”, ma in generale “i criptoasset non sono realmente auspicabili come strumenti monetari. E le stablecoin sono un portale verso l’universo crypto, sul qualche ci sono dubbi su vari aspetti di possibile uso illecito – ha detto – come quello del riciclaggio”.


L’esponente della Bri rispondeva a una domanda sugli sviluppi che si sono verificati nelle ultime settimane. L’amministrazione Trump negli Usa ha emanato una serie di ordini esecutivi, nei quali vieta alla Federal Reserve di perseguire una versione digitale del dollaro (una Cbdc) mentre al tempo stesso Washington punta a diventare una sorta di hub globale per i criptoasset – il presidente Donald Trump ha anche ordinato di creare una riserva di Bitcoin – e altre tipologie di titoli simili. In un intervento venerdì scorso alla Casa Bianca, il segretario di Stato al Tesoro, Scott Bessent ha poi esplicitamente affermato che gli Usa intendono utilizzare Stablecoin in dollari per preservare il ruolo dominante della valuta statunitense nel sistema monetario internazionale. E che metteranno fine alla “guerra normativa” agli asset digitali.


All’opposto l’Unione europea e in particolare l’area euro sembrano orientate a procedere alla creazione di un euro digitale, cioè una versione digitalizzata della valuta della banca centrale (Cbdc). Un progetto su cui peraltro c’è stato un impegno diretto rilevante di banchieri centrali italiani, prima di Fabio Panetta, attuale governatore della Banca d’Italia, quando era nel Comitato esecutivo della Bce, ora di Piero Cipollone, che gli è succeduto in quella posizione. In ripetute occasioni i banchieri centrali dell’area valutaria hanno espresso forte diffidenza, se non aperta ostilità verso criptoasset e prodotti simili, ritenuti altamente speculativi, utilizzabili anche per operazioni illecite e in generale volatili e instabili. Insomma due strade, quella Usa e quella Ue, che appaiono quasi specularmente opposte.


A volte viene utilizzato il termine criptovalute per questi asset, ma il fatto stesso di accostare il termine “valuta” a questi prodotti viene contestato da molti esperti, perché i criptoasset non avrebbero le caratteristiche delle valute tradizionali. E questa sembra essere una linea condivisa anche dalla Bri. “Non possiamo escludere che possa esserci un uso nel sistema finanziario” di stablecoin o criptoasset, ma prima “devono davvero dare risultati” in modo da “costruire su fondamenta solide”, hanno detto ancora gli esperti dell’istuituzione, che ha sede a Basilea, in Svizzera. Alla conferenza stampa partecipavano anche Gaston Gelos, vicedirettore del dipartimento monetario e direttore sulla stabilità finanziaria e Frank Smets, direttore di analisi economica e statistica. (fonte immagine: Bank of International Settlements).

Euro supera 1,09 dollari per la prima volta da oltre 4 mesi

Euro supera 1,09 dollari per la prima volta da oltre 4 mesiRoma, 11 mar. (askanews) – L’euro torna a rafforzarsi vigorosamente e a metà seduta la valuta condivisa ha brevemente superato quota 1,09 sul dollaro, per la prima volta dagli inizi del novembre dello scorso anno.


Le spinte sulla valuta condivisa sono iniziate la scorsa settimana, in particolare dopo gli annunci degli accordi in Germania tra Cdu e Spd, per scavalcare i limiti costituzionali alla spesa in deficit su armamenti e infrastrutture. La dinamica di rafforzamento dell’euro è proseguita delle ultime sedute anche specularmente ai crolli dei mercati azionari, che si sono accompagnati alle crescenti tensioni sui dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump negli Usa. Nel primo pomeriggio l’euro si scambia a 1,0904 dollari.

Bri: dati continuano a supportare atterraggio morbido economia

Bri: dati continuano a supportare atterraggio morbido economiaRoma, 11 mar. (askanews) – Secondo la Banca dei regolamenti internazionali “i dati concreti continuano a supportare uno scenario di ‘soft landing’, di atterraggio morbido dell’economia”, anche negli Stati Uniti, mentre non fanno presagire rischi di scivolamento in recessione. “E farei attenzione a non mettere eccessiva enfasi su alti e bassi dei mercati finanziari”. Lo ha affermato il capo economista e direttore del Dipartimento monetario ed economico della Bri, Hyun Song Shin, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto trimestrale dell’istituzione di Basilea.


L’economista sudcoreano riconosce tuttavia che ci si trova in una fase di elevata incertezza e che in questo quadro “bisogna guardare con molta attenzione alle scelte di politiche che vengono effettuate dai governi”. Ma in generale “non penso che siano in alcun modo vicini alla situazione che si era creata con il Covid. Questo è il motivo per cui le nostre attese considerano ancora un atterraggio morbido”.


Peraltro sugli scivoloni recenti dei mercati, l’esponente della Bri ha rilevato come i rendimenti dei titoli considerati più speculativi e a rischio “stiano ancora facendo relativamente bene”. (fonte immagine: BIS).

Giorgetti all’Ecofin: proposta Italia su difesa ottimizza uso risorse

Giorgetti all’Ecofin: proposta Italia su difesa ottimizza uso risorseRoma, 11 mar. (askanews) – L’Italia appoggia i pacchetti di semplificazioni normative denominati “Omnibus” della Commissione europea, ma nel suo intervento al consiglio Ecofin, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto interventi supplementari sul rinvio delle scadenze degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità e di due diligence ambientale per le imprese.


Ha sottolineato la necessità sostenere le imprese europee sulle esportazioni e a rilanciato la proposta, già presentata ieri in occasione dell’Eurogruppo, di creare un nuovo meccanismo europeo – battezzato European Security & Industrial Innovation Initiative” o “Eu-Sii” – per potenziare le capacità di intervento del già esistente meccanismo Invest EU sul settore della difesa. “In estrema sintesi – ha detto Giorgetti – si tratta di un fondo di garanzia a varie tranche, che ottimizza l’utilizzo di risorse nazionali e europee con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati. E che con una spesa pubblica contenuta” di poco oltre 16 miliardi di euro “potrà mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti, in linea con le migliori pratiche di Invest EU”.


L’iniziativa che propone l’Italia punta a intervenire “alla base del tessuto tecnologico e industriale europeo, nei settori strategici della difesa, delle tecnologie a uso duale – ha detto Giorgetti – nella protezione delle filiere critiche, dei dati delle strutture essenziali”. (fonte immagine: Council of the European Union).

Ue, Giorgetti: l’Italia farà sua parte, ma la strategia di difesa sia comune

Ue, Giorgetti: l’Italia farà sua parte, ma la strategia di difesa sia comuneBruxelles, 11 mar. (askanews) – “L’Italia farà la sua parte” nel piano europeo per aumentare le capacità di difesa degli Stati membri; “prima però occorre definire ciò che è necessario” riguardo alle esigenze dei finanziamenti aggiuntivi nella spesa pubblica. L’Italia “non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici”, ciò che “sarebbe inaccettabile”. Lo ha detto, questa mattina a Bruxelles, il ministro dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, durante la colazione di lavoro del Consiglio Ecofin a Bruxelles, secondo quanto riferiscono fonti del Mef.


“Per questa ragione – ha aggiunto Giorgetti – ho proposto soluzioni a livello europeo che promuovessero azioni coordinate per migliorare la difesa”. Il ministro ha osservato poi che “dobbiamo anche chiarire la portata e la durata della clausola di salvaguardia” che potrà essere attivata, su richiesta di ciascuno Stato membro, per non applicare le rigorose regole di bilancio del Patto di stabilità alla spesa aggiuntiva per la difesa e sicurezza, “poiché la maggior parte degli investimenti nella difesa si estende su molti anni, e il loro impatto sui conti pubblici può apparire solo a lungo termine”. “Dobbiamo anche distinguere – ha continuato Giorgetti – tra i bisogni immediati legati alla guerra in Ucraina e la strategia sulla sicurezza a lungo termine dell’Ue”. Secondo il ministro, occorre “fare un approfondimento sulla strategia, seguito da un piano di attuazione. Dobbiamo ragionare – ha sottolineato – sulla possibilità di convertire le industrie esistenti e sviluppare, allo stesso tempo, nuove capacità e capacità tecnologiche”.


“Solo a quel punto – ha concluso il ministro – le esigenze di finanziamento saranno chiaramente definite. L’Italia farà la sua parte, prima però occorre definire ciò che è necessario”. Di questi temi Giorgetti ha parlato anche in occasione della cena di ieri sera ospitata dalla presidenza di turno polacca del Consiglio Ue, per fare il punto sulla questione difesa, sicurezza e protezione europea, hanno riferito ancora le fonti Mef.

Ue, Giorgetti: Italia farà sua parte, ma strategia difesa sia comune

Ue, Giorgetti: Italia farà sua parte, ma strategia difesa sia comuneBruxelles, 11 mar. (askanews) – “L’Italia farà la sua parte” nel piano europeo per aumentare le capacità di difesa degli Stati membri; “prima però occorre definire ciò che è necessario” riguardo alle esigenze dei finanziamenti aggiuntivi nella spesa pubblica. L’Italia “non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici”, ciò che “sarebbe inaccettabile”. Lo ha detto, questa mattina a Bruxelles, il ministro dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, durante la colazione di lavoro del Consiglio Ecofin a Bruxelles, secondo quanto riferiscono fonti del Mef.


“Per questa ragione – ha aggiunto Giorgetti – ho proposto soluzioni a livello europeo che promuovessero azioni coordinate per migliorare la difesa”. Il ministro ha osservato poi che “dobbiamo anche chiarire la portata e la durata della clausola di salvaguardia” che potrà essere attivata, su richiesta di ciascuno Stato membro, per non applicare le rigorose regole di bilancio del Patto di stabilità alla spesa aggiuntiva per la difesa e sicurezza, “poiché la maggior parte degli investimenti nella difesa si estende su molti anni, e il loro impatto sui conti pubblici può apparire solo a lungo termine”. “Dobbiamo anche distinguere – ha continuato Giorgetti – tra i bisogni immediati legati alla guerra in Ucraina e la strategia sulla sicurezza a lungo termine dell’Ue”. Secondo il ministro, occorre “fare un approfondimento sulla strategia, seguito da un piano di attuazione. Dobbiamo ragionare – ha sottolineato – sulla possibilità di convertire le industrie esistenti e sviluppare, allo stesso tempo, nuove capacità e capacità tecnologiche”.


“Solo a quel punto – ha concluso il ministro – le esigenze di finanziamento saranno chiaramente definite. L’Italia farà la sua parte, prima però occorre definire ciò che è necessario”. Di questi temi Giorgetti ha parlato anche in occasione della cena di ieri sera ospitata dalla presidenza di turno polacca del Consiglio Ue, per fare il punto sulla questione difesa, sicurezza e protezione europea, hanno riferito ancora le fonti Mef.

Bankitalia, a gennaio limatura tassi nuovi mutui e calo per imprese

Bankitalia, a gennaio limatura tassi nuovi mutui e calo per impreseRoma, 11 mar. (askanews) – Continuano a limarsi i tassi bancari sui nuovi mutui alle famiglie in Italia, mentre diminuiscono anche i tassi sui prestiti alle imprese. La dinamica complessiva del credito risulta quasi stabile, con aumenti per le famiglie mentre prosegue, pur smorzandosi, il calo dei prestiti alle imprese. E’ la fotografia scattata dall’ultima indagine “Banche e moneta”, pubblicata dalla Banca d’Italia.


A gennaio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, o Taeg) si sono collocati al 3,50 per cento, dal 3,55 per cento su dicembre. Invece il tasso medio sulle nuove erogazioni di credito al consumo è salito al 10,50 per cento, dal 10,09 per cento nel mese precedente. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 4,15 per cento, riporta ancora Bankitalia, dal 4,40 nel mese precedente. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,85 per cento, dallo 0,89 nel mese precedente.


Sempre a gennaio, i prestiti al settore privato sono diminuiti dello 0,2 per cento nel confronto su base annua, dopo un meno 0,3 per cento nel mese precedente. I prestiti alle famiglie sono aumentati dello 0,4 per cento sui dodici mesi (0,2 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti dell’1,9 per cento (-2,3 nel mese precedente). I depositi del settore privato sono aumentati del 2,2 per cento (1,9 per cento in dicembre). Infine, la raccolta obbligazionaria è aumentata del 5,9 per cento (6,5 in dicembre).

Ucraina, la finlandese Purra: “Confiscare gli asset della Russia”

Ucraina, la finlandese Purra: “Confiscare gli asset della Russia”Roma, 11 mar. (askanews) – L’Ucraina e il sostegno alla stessa da parte della Ue è stato l’unico argomento menzionato dalla viceministra delle Finanze della Finlandia, Riikka Purra, al suo arrivo all’Ecofin. Che ha proferito: “bisogna procedere a confiscare gli asset (congelati-ndr) alla Russia, per assicurare una posizione negoziale forte” sempre all’Ucraina.


Il tema della drastica confisca degli asset congelati ai russi resta però molto controverso tra i Paesi Ue, che sono i principali detentori di questi titoli. In particolare, diversi esponenti delle istituzioni finanziarie hanno ripetutamente avvertito che confiscarli rischierebbe di avere pesanti ricadute reputazionali sull’osservanza dello stato di diritto e delle regole internazionali nell’Unione agli occhi di altri investitori internazionali, potenzialmente compromettendo i flussi di capitali in entrata (peraltro mentre l’Ue sembra voler aprire una fase di maggiori emissioni di titoli pubblici).


La linea espressa dalla finlandese non sembra tenere in considerazione queste preoccupazioni, che non riguardano tanto il suo Paese né altri stati baltici, che sono tra quelli che premono di più per una linea aggressiva su questo versante, mentre ne risentirebbero le maggiori economie – ed emittenti di debito – della Ue, come Germania, Francia o Italia, dove materialmente investono maggiormente gli operatori internazionali. (fonte immagine: Europea Union 2025).