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Credem, la piu’ solida banca in Europa secondo test Srep Bce

Credem, la piu’ solida banca in Europa secondo test Srep BceRoma, 20 dic. (askanews) – Credem, uno dei principali gruppi bancari nazionali, risulta l’istituto più solido a livello europeo ed il migliore in Italia, come mostra la pubblicazione sul sito della Banca Centrale Europea dei dati relativi ai requisiti patrimoniali (SREP) delle banche vigilate direttamente dall’autorità di Francoforte. La pubblicazione di tali dati discende dalla normativa sui requisiti minimi patrimoniali che punta a rafforzare la disciplina di mercato e a garantire che gli investitori e i depositanti siano informati sulla solvibilità degli istituti di credito. Lo rende noto Credem in un comunicato.

L’esito del processo Srep è per Credem motivo di grande soddisfazione e rappresenta un importante elemento di garanzia che si rinnova con continuità, a tutela di tutti i portatori di interesse del Gruppo nel corso del tempo, dagli azionisti, ai dipendenti, ai clienti e più in generale per tutto il tessuto economico e sociale del Paese che può così vantare un’istituzione bancaria italiana ai vertici europei. Il requisito preso in considerazione è il Pillar 2 Requirement (P2R) che per il Gruppo Credem è pari all’1%, parametro al primo posto in Italia ed in Europa all’interno del panel di istituti vigilati direttamente da Francoforte che ne hanno dato diffusione (vedi dati pubblicati sul sito di BCE).

Il requisito di Pillar 2 emerge dall’analisi annuale svolta dalla BCE (SREP – Supervisory review and evaluation process) che ha così confermato la solidità del modello di business e dei presidi di gestione dei rischi di Credito Emiliano. Conseguentemente, il requisito patrimoniale complessivo (*), che indica il livello minimo di capitale da rispettare a fronte delle attività svolte dal Gruppo ed a tutela dei risparmiatori, per il 2024, ammonta a 7,60% per quanto riguarda il CET 1 ratio. I requisiti per il Tier 1 ratio e per il Tier Total sono invece rispettivamente fissati a 9,29% e 11,54%. Angelo Campani direttore generale di Credem ha commentato: “La solidità che ci caratterizza da sempre e che è stata ancora una volta riconosciuta dalla Banca Centrale Europea ai massimi livelli, rappresenta una garanzia per i nostri clienti ma anche la base imprescindibile su cui continuare a costruire il nostro percorso di sviluppo basato sulla crescita sana e sostenibile, sull’impegno e la competenza delle nostre persone, sulla continua creazione di valore nel tempo e lo sviluppo di benessere diffuso tra tutti coloro che interagiscono con il Gruppo”.

A fine settembre 2023, tutti i coefficienti patrimoniali del Gruppo sono ampiamente superiori ai requisiti. In particolare il CET1 Ratio a livello di Credemholding (perimetro di vigilanza) è pari a 14,8% con un buffer, rispetto al requisito SREP, tra i più ampi del sistema, e pari a 716 punti base. Il Gruppo Credem a fine settembre 2023 ha registrato un total business, tra prestiti e raccolta complessiva, pari a circa 130 miliardi di euro.

Il mercato tutelato dell’elettricità è stato prorogato al primo luglio

Il mercato tutelato dell’elettricità è stato prorogato al primo luglioMilano, 20 dic. (askanews) – L’Arera, in base a quanto previsto dall’ultimo decreto energia, per assicurare uno svolgimento coerente del processo del “fine tutela” per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità, ha fissato al 1 luglio 2024 (rispetto al previsto 1 aprile) la data di attivazione del Servizio a Tutele Graduali (STG), il servizio a cui saranno assegnati i clienti domestici non vulnerabili dell’elettricità che ancora non avranno scelto il mercato libero al momento del “fine tutela”. Lo rende noto l’Authority.

Arera aveva già approvato, il giorno successivo al decreto, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio. La decisione, spiega, risponde a diverse esigenze legate al decreto: assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attività preparatorie all’operatività del STG, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all’addebito diretto delle bollette emesse dall’esercente il STG, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l’assegnazione e l’attivazione del STG.

Rimane invece invariata la data di conclusione del periodo di assegnazione del servizio, fissata al 31 marzo 2027, in coerenza con quanto disposto dal decreto ministeriale del 17 maggio 2023. Vengono anche adeguati i testi delle comunicazioni che dovranno essere inviate ai clienti attualmente in maggior tutela dai relativi esercenti, prevedendo che siano effettuate dopo le aste e in prossimità all’avvio del servizio a tutele graduali, cioè tra aprile e giugno 2024.

Patto stabilità, ecco l’accordo franco-tedesco, base del compromesso

Patto stabilità, ecco l’accordo franco-tedesco, base del compromessoBruxelles, 20 dic. (askanews) – Saranno le autorità italiane a decidere e comunicare la loro posizione sulla proposta di compromesso per la riforma del Patto di stabilità Ue, che verrà discussa questo pomeriggio dai ministri delle Finanze dei Ventisette durante una riunione straordinaria dell’Ecofin in videoconferenza; ma i tecnici del Tesoro e il ministro italiano dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, sono stati in contatto costante con il Ministero francese delle Finanze e con il ministro Brune Le Maire, anche “ieri sera dopo cena e ancora stamattina”, per essere informati sull’accordo conseguito tra Francia e Germania sui punti controversi della proposta di riforma; e da Roma c’è stata “una reazione positiva” (“un retour positif”). E’ quanto hanno affermato stamattina da Parigi fonti di Bercy (il ministero delle Finanze francese).

Le fonti hanno confermato l’accordo “al 100%” raggiunto ieri sera dal ministro francese Bruno Le Maire con il collega tedesco Christian Lindner, e precisato i dettagli sugli elementi che restavano ancora controversi della riforma. Sostanzialmente, in confronto all’ultimo testo di compromesso che era stato discusso all’Ecofin della settimana scorsa, nell’accordo franco-tedesco (che sarà probabilmente fatto proprio dalla presidenza di turno spagnola dell’Ecofin e sottoposta all’approvazione dei Ventisette) ci sono due modifiche e un conferma.

Innanzitutto, c’è la questione del cosiddetto “centro di controllo (Art.2 del Regolamento sul “braccio correttivo”): per i paesi con rapporto debito/Pil superiore alla soglia del 60%, è stata ridotta allo 0,3% del Pil annualmente (rispetto al precedente 0,5%), e allo 0,6% cumulativamente (rispetto al precedente 0,75%) la deviazione massima consentita dai percorsi di aggiustamento basati sulla limitazione della spesa primaria netta. Il secondo elemento riguarda la cosiddetta “clausola di salvaguardia della resilienza del deficit” (Art. 6ter del Regolamento sul “braccio preventivo”), per gli Stati membri con debito oltre la soglia del 60% del Pil. Quando hanno già ridotto il deficit/Pil sotto il 3%, questi paesi che devono continuare a ridurlo per costituire un “margine di manovra di bilancio”, fino a raggiungere l’1,5% (se hanno il debito oltre il 90% del Pil) o il 2% (se il debito/Pil è sotto il 90%).

Il punto controverso qui era il parametro relativo alla velocità dell’aggiustamento richiesto: nell’accordo franco-tedesco, è stato aumentato allo 0,4% lo sforzo strutturale di miglioramento annuale del bilancio primario, e allo 0,25% se si fanno investimenti e riforme, rispetto alle cifre indicate in precedenza, rispettivamente dello 0,3% e 0,2%. In cambio di queste ulteriori concessioni ai tedeschi (finalizzate anche a convincere il resto dei paesi “frugali”, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca) è stata concordata una clausola di flessibilità temporanea (per gli anni 2025, 2026 e 2027), chiesta dalla Francia e appoggiata dall’Italia, sull’aumento della spesa per gli interessi sul debito, come fattore mitigante rispetto all’aggiustamento strutturale minimo annuale dello 0,5 del Pil (Art.3 del Regolamento sul “braccio correttivo”), richiesto ai paesi con un disavanzo oltre il 3% del Pil e sotto procedura per deficit eccessivo.

In sostanza, l’aumento della spesa per gli interessi sul debito, dovuta a eventuali aumenti dei tassi d’interesse o al nuovo debito contratto sui mercati per finanziare gli investimenti e le riforme, sarà preso in considerazione dalla Commissione e dovrebbe permettere di diminuire di uno o due decimi di punto (in termini di Pil) la correzione annuale richiesta. Nel complesso, il nuovo Patto di stabilità che si profila appare molto più rigoroso e “tedesco”, meno “su misura” per ogni paese e anche molto meno semplificato, di quello proposto dalla Commissione, con l’aggiunta delle nuove clausole di salvaguardia su debito (Art. 6bis del Regolamento sul “braccio preventivo”)e deficit e dei nuovi parametri di correzione minima e deviazione massima nei percorsi di aggiustamento, per i quali tuttavia resta l’elemento centrale della proposta dell’Esecutivo comunitario, l’indicatore basato sulla sostenibilità del debito e sul controllo della spesa pubblica. Per l’Italia, comunque, nel complesso c’è un indubbio vantaggio rispetto alle regole dell’attuale Patto di stabilità, che prevede in particolare la regola, mai applicata, della riduzione annuale di 1/20 dell’eccedenza del debito/Pil rispetto alla soglia del 60% (ovvero, con il debito al 140%, una diminuzione del 4% all’anno), e un “obiettivo di medio termine” che in pratica consisterebbe in un azzeramento del deficit/Pil. Ora, invece, il nuovo “obiettivo di medio termine” per il deficit viene fissato all’1,5%, e il debito dovrà ridursi solo dell’1% all’anno.

Ex Ilva, Fiom: rimaniamo a Palazzo Chigi finché non avremo risposte

Ex Ilva, Fiom: rimaniamo a Palazzo Chigi finché non avremo risposteRoma, 20 dic. (askanews) – “È inammissibile che il Governo ancora non abbia chiarito cosa intenda fare per garantire il futuro degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia e dei lavoratori, in vista dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia del 22 dicembre.

Per noi la riunione non può finire con un nulla di fatto, senza risposte concrete. Per questo abbiamo deciso di rimanere a Palazzo Chigi in attesa della ripresa del confronto, ammesso che Il Governo non abbia scelto di non decidere”. Lo dichiara Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil.

Arera: proporogato al 1 luglio 2024 mercato tutelato elettricità

Arera: proporogato al 1 luglio 2024 mercato tutelato elettricitàMilano, 20 dic. (askanews) – L’Arera, in base a quanto previsto dall’ultimo decreto energia, per assicurare uno svolgimento coerente del processo del “fine tutela” per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità, ha fissato al 1 luglio 2024 (rispetto al previsto 1 aprile) la data di attivazione del Servizio a Tutele Graduali (STG), il servizio a cui saranno assegnati i clienti domestici non vulnerabili dell’elettricità che ancora non avranno scelto il mercato libero al momento del “fine tutela”. Lo rende noto l’Authority.

Arera aveva già approvato, il giorno successivo al decreto, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio. La decisione, spiega, risponde a diverse esigenze legate al decreto: assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attività preparatorie all’operatività del STG, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all’addebito diretto delle bollette emesse dall’esercente il STG, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l’assegnazione e l’attivazione del STG.

Banca Tercas, Corte Giustizia Ue respinge ricorso Banca Popolare Bari

Banca Tercas, Corte Giustizia Ue respinge ricorso Banca Popolare BariRoma, 20 dic. (askanews) – L’Unione non deve risarcire il danno asseritamente subìto dalla Banca Popolare di Bari a causa di una decisione della Commissione in merito alla misura di aiuto dell’Italia a favore di Banca Tercas. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue.

Nel 2013, la banca italiana Banca Popolare di Bari SpA (BPB) – informa la Corte in un comunicato – ha manifestato il proprio interesse a sottoscrivere un aumento di capitale di Banca Tercas (in prosieguo: la «Tercas»), un’altra banca italiana detenuta da investitori privati che era stata posta in amministrazione straordinaria a seguito di irregolarità accertate dalla Banca d’Italia. La manifestazione di interesse della BPB era tuttavia subordinata alla condizione che il deficit patrimoniale della Tercas venisse interamente coperto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). Il FITD è un consorzio di diritto privato tra banche, a carattere mutualistico, destinato a intervenire a titolo della garanzia legale dei depositi e che può anche sostenere, in maniera preventiva e volontaria, un membro posto in regime di amministrazione straordinaria. Nel 2014, il FITD ha deciso di coprire il deficit della Tercas e di concederle alcune garanzie. Dal 1° ottobre 2014 la BPB detiene l’intero patrimonio della Tercas. Con decisione del 23 dicembre 2015, la Commissione ha constatato che tale intervento del FITD a favore della Tercas costituiva un aiuto di Stato illegittimo concesso dall’Italia alla Tercas e ne ha ordinato il recupero. Con una sentenza del 19 marzo 2019, il Tribunale ha annullato la decisione della Commissione. La Corte di giustizia ha confermato tale conclusione in una sentenza pronunciata il 2 marzo 2021 1. La BPB ha adito il Tribunale per ottenere la condanna dell’Unione europea al risarcimento dei danni da essa asseritamente subiti a seguito dell’adozione della decisione della Commissione.

Con la sua sentenza in data odierna, il Tribunale respinge il ricorso della BPB. Il Tribunale ricorda che l’Unione deve risarcire i danni causati dalle sue istituzioni. L’insorgere della sua responsabilità dipende dal soddisfacimento di tre condizioni: una violazione sufficientemente qualificata di una norma giuridica dell’Unione che conferisce dei diritti ai singoli, il verificarsi di un danno e l’esistenza di un nesso di causalità tra detta violazione e il danno verificatosi. Per quanto riguarda la prima condizione, il Tribunale constata che l’articolo 107 TFUE, il quale definisce la nozione di «aiuti di Stato incompatibili con il mercato interno», deve essere qualificato come norma preordinata a conferire dei diritti ai singoli, come la BPB in quanto beneficiaria delle misure di aiuto in questione che sono state erroneamente qualificate come aiuti di Stato e il cui importo è stato recuperato a seguito della decisione della Commissione del 23 dicembre 2015, che è stata annullata. Tuttavia, il Tribunale constata che il presupposto per l’insorgenza della responsabilità relativo all’esistenza di una violazione sufficientemente qualificata di tale norma non risulta soddisfatto, in quanto l’irregolarità commessa della Commissione non è estranea al comportamento normale, prudente e diligente di un’istituzione incaricata di vigilare sull’applicazione delle regole di concorrenza in un contesto particolarmente complesso. Il Tribunale aggiunge, quanto all’esame dell’esistenza del nesso di causalità diretto, che il comportamento della Commissione non è la causa diretta e determinante del danno asseritamente subìto, che consisterebbe nella perdita di depositi e di clientela.

Borsa, Consob: nel primo semestre torna a salire numero delle quotate

Borsa, Consob: nel primo semestre torna a salire numero delle quotateMilano, 20 dic. (askanews) – Nel primo semestre 2023 torna a salire il numero delle quotate a Piazza Affari – 7 società in più fra Euronext Growth Milan e listino principale -, come non accadeva dal 2019, e la capitalizzazione è in crescita del 13,1%, ma non ancora ai livelli pre-Covid. E’ il quadro che risulta dalla fotografia della Borsa italiana scattata nell’ultimo bollettino statistico della Consob relativo al primo semestre 2023, in una congiuntura economica incerta fra guerra in Ucraina, impennata dell’inflazione, tassi in rialzo.

Le società negoziate sul mercato italiano aumentano nel semestre di 7 unità, frutto non solo del saldo netto positivo dell’Egm (+3) e Vorvel (+1) ma anche di quello (+3) dell’Exm, il principale mercato di Piazza Affari. Per l’Exm, prendendo il solo secondo trimestre, il saldo netto fra ammissioni a quotazione e delisting è positivo (+2) come non accadeva dal secondo trimestre 2022 (+1), prendendo invece il dato semestrale il saldo netto torna per la prima volta positivo (+3) dal secondo semestre 2019 (+1). I dati del Bollettino tratteggiano un mercato mobiliare in ripresa rispetto ai valori registrati a fine 2022 ma ancora al di sotto del livello pre-Covid. La crescita dei prezzi dei titoli azionari, al 30 giugno, aveva fatto aumentare la capitalizzazione complessiva delle società italiane quotate del 13,1% rispetto a fine 2022.

Gli utili delle imprese industriali quotate sul mercato principale e sull’Egm registrano, al 30 giugno, un calo rispetto al primo semestre 2022, rispettivamente a 13,1 miliardi (-21%) e 179 milioni (-13%). In netto miglioramento gli utili delle banche (12,8 mld, +61%), delle assicurazioni (3 mld, +110%) e delle altre società finanziarie (374 mln, +9%). In crescita il portafoglio dei titoli detenuti presso intermediari italiani (+6,1%) di famiglie e imprese. In crescita il peso dei titoli di stato italiani. Diminuisce, invece, l’incidenza degli investimenti in Oicr (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) e dei titoli di capitale italiani.

Tim: in luce in Borsa (+4%) con fermento tlc, oggi cda F2i su rete

Tim: in luce in Borsa (+4%) con fermento tlc, oggi cda F2i su reteMilano, 20 dic. (askanews) – Tim in luce a Piazza Affari in avvio di giornata con un rialzo del 4% a 0,29 euro. Il titolo è spinto sia dal fermento nel settore delle tlc in Europa, dopo l’offerta di Iliad per le attività italiane di Vodafone e l’ingresso dello Stato spagnolo in Telefonica con una quota del 10%, sia dalle attese per gli sviluppi del dossier rete fissa. Oggi si riunisce il cda di F2i per approvare la costituzione del fondo Rete Digitale, destinato ad affiancarsi con una partecipazione del 10% a KKR e Mef nel capitale della cosiddetta Netco.

Urso: investimenti 5.0 incentivati fino al 40%, torna l’ecobonus auto

Urso: investimenti 5.0 incentivati fino al 40%, torna l’ecobonus autoMilano, 20 dic. (askanews) – “Tra risorse del nuovo Pnrr e legge di bilancio mettiamo in campo 15 miliardi per la crescita delle imprese”. Lo annuncia il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista al Sole 24 Ore. “Gli investimenti di Transizione 5.0 saranno incentivati fino al 40%”, il doppio dell’attuale incentivo, spiega il ministro che annuncia anche una nuova tornata di ecobonus per il settore auto: da 1500 fino a 11mila euro.

Sull’ecobonus auto, ha sottolineanto, “pensiamo di essere pronti con il Dpcm entro gennaio”. Il fondo automotive “ha una disponibilità totale di 6 miliardi fino al 2030: per il prossimo anno potremmo utilizzare 610 milioni cui aggiungere 320 milioni di avanzi, arrivando quindi a quasi 1 miliardo. Il nuovo ecobonus premierà in misura crescente l’acquisto delle vetture dalla fascia 61-135 grammi di Co2 per chilometro alle meno inquinanti, elettriche e ibride plug-in, prevedendo maggiorazioni per chi rottama vetture più vecchie, a partire dalle Euro 0 e Euro 1, fino a un massimo di 11mila euro”.

Riforma Patto stabilità, Le Maire: c’è intesa Francia-Germania

Riforma Patto stabilità, Le Maire: c’è intesa Francia-GermaniaBruxelles, 19 dic. (askanews) – “Questa sera raggiungeremo un accordo al 100% tra Francia e Germania” sul testo per la riforma del Patto di stabilità dell’Ue. Lo ha affermato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, durante conferenza stampa congiunta con il suo collega tedesco Christian Lindner, a margine di un incontro bilaterale a Parigi. La conferenza stampa è stata ritrasmessa via l’account X (ex Twitter) del ministero delle Finanze francese.

La presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue ha convocato per domani pomeriggio alle 16 una riunione in videoconferenza dell’Ecofin per cercare di risolvere gli ultimi punti in sospeso e dare il proprio accordo al testo della riforma del Patto, che dovrà poi essere negoziato con il Parlamento europeo. La riunione bilaterale di Parigi mira a facilitare il compromesso che si spera di raggiungere domani. Le Maire ha detto anche di aspettarsi il sostegno del ministro italiano dell’Econmia e Finanza, Giancarlo Giorgetti. “Abbiamo lavorato molto con l’Italia, con il ministro Giorgetti. Siamo sulla stessa linea con l’Italia”, ha riferito, dicendosi poi “totalmente convinto” che l’accordo “convincerà anche gli altri Stati membri”.

Lindner, da parte sua, ha affermato che “comparate con le vecchie regole, le nuove regole porteranno a livelli di debito più bassi, in modo affidabile. Le vecchie regole erano severe sulla carta, ma non nella loro applicazione”, ha aggiunto. “Ci sarà un ‘deal’ stasera”, ha dichiarato ancora Le Maire. “Non un ‘deal’, una soluzione’, l’ha interrotto Lindner. “Ci sarà una soluzione stasera – ha ripreso il ministro francese – ma ci sono ancora delle questioni tecniche da risolvere riguardo al ‘braccio preventivo’” del Patto.

Le questioni in sospeso, secondo quanto riferito stasera da fonti Ue, riguardano le regole per gli Stati membri con debito/Pil oltre la soglia del 60%, e in particolare due elementi, per i quali le cifre nel testo di compromesso, che restano da negoziare, sono presentate entro parentesi quadre: “Da un lato, la velocità con cui i paesi devono convergere verso ciò che viene chiamato ancoraggio del deficit, o salvaguardia del deficit; e l’altro elemento è la soglia del conto di controllo, ovvero la deviazione massima consentita dalle soglie di spesa netta annuale”, hanno precisato le fonti Ue. Il primo punto riguarda la cosiddetta “clausola di salvaguardia” per il deficit (inserita nel regolamento sul “braccio preventivo” del Patto di stabilità), che richiede ai paesi con debito/Pil sopra il 90% di continuare a ridurre il loro disavanzo anche dopo aver raggiunto la soglia del 3%, portandolo fino all’1,5%; per i paesi con debito/Pil è tra il 60 e il 90 per cento, la riduzione deve continuare invece fino al 2%. Nella proposta di compromesso che l’ultimo Consiglio Ecofin aveva discusso, la settimana scorsa, si indicava anche la velocità di riduzione del deficit, con un un obbligo di “miglioramento annuale del bilancio strutturale primario” pari allo 0,3% nei percorsi di aggiustamento di quattro anni, che sarà ridotto allo 0,2% in caso di prolungamento del percorso a sette anni. E’ sul valore numerico di queste due percentuali che si sta discutendo.

Il secondo punto riguarda la deviazione massima consentita dal tetto annuale fissato per la spesa primaria netta, nei percorsi di aggiustamento (da quattro a sette anni) fissati dal Consiglio, su proposta della Commissione, per i paesi in procedura per deficit eccessivo. Tra parentesi quadre, la deviazione massima dell’ultima proposta di compromesso era di 0,5 punti percentuali del Pil all’anno, oppure di 0,75 punti percentuali del Pil cumulativamente. Anche su questi numeri, continua il negoziato. Infine, c’è un terzo elemento ancora controverso. Se la Germania sembra disponibile ad accettare, anche se solo temporaneamente (per gli anni 2025, 2026 e 2027), la clausola di flessibilità chiesta dalla Francia (e appoggiata dall’Italia) sulla spesa per gli interessi del debito, manca ancora l’accordo su questo punto degli altri paesi “frugali”, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca). La “flessibilità” consisterà nel considerare l’aumento della spesa per gli interessi sul debito contratto per finanziare gli investimenti e le riforme, come fattore mitigante per i paesi impegnati nel percorso di aggiustamento della procedura per deficit eccessivo. Questo dovrebbe permettere di diminuire di uno o due decimi di punto la correzione annuale di 0,5 punti percentuali di Pil prevista per i paesi con deficit/Pil superiore al 3%.