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Bankitalia, Panetta: semplificare e armonizzare norme Ue banche

Bankitalia, Panetta: semplificare e armonizzare norme Ue bancheRoma, 11 dic. (askanews) – Nell’Unione europea bisogna procedere a semplificazioni e ulteriori armonizzazioni delle normative sul settore bancario, anche riguardo alle regole di attività, rendicontazione e coordinamento istituzionale delle autorità di vigilanza e di risoluzione degli istituti in difficoltà. Questo l’auspicio espresso dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento in apertura della conferenza sui 30 anni del Testo unico bancario.

Panetta ha rilevato come l’istituziuoine della Vigilanza unica bancaria Ue, il Ssm presso la Bce, e dell’autorità di risoluzione delle crisi bancarie (Srm) abbiano “profondamnete cambiato l’architettura di vigilanza e il sistema di prevenzione e gestione delle crisi, anche in assenza del terzo pilastro, relativo al sistema europea di garanzia dei depositi”. A livello Ue “si sta lavorando al fine di armonizzare le normative di risoluzione bancaria dei singoli Paesi membri, qualora non venga applicato il meccanismo unico di risoluzione. Si tratta di una materia delicata con impatti diretti sulla valutazione dell’interesse alla risoluzione affidata al Srb e sulla quale il Testo unico ha molto da dire”.

La semplificazione, ha proseguito “richiede di ridurre le divergenze nazionali e di definire in che misura la disciplina bancaria contenuta in direttive possa essere trasformata in regolamenti dell’Unione. I vantaggi sarebbero significativi e riguarderebbero sia la Bce, che potrebbe applicare le stesse regole alle banche sottoposte alla propria vigilanza, sia le autorità nazionali, che talora devono applicare norme e linee guida europee incoerenti con il quadro nazionale”. E in tutto questo si innesta anche il tema “dell’accountability” e del ruolo delle autorità europee in materia bancaria, “dei loro rapporti reciproci, della loro relazione con le autorità nazionali che partecipano agli organi di supervisione europei. Pure su questi temi sarebbe auspicabile – ha detto il governatore – sulla falsariga del Testo unico bancario un quadro di regole omogeneo per le autorità sia europee sia nazionali che individui i necessari presidi di indipendenza e gli obblighi di rendicontazione; che chiarisca i rapporti con le autorità europee e nazionali che presiedono ad altri segmenti del mercato finanziario (quali le autorità di mercato e di vigilanza sulle compagnie assicurative); che definisca le modalità di interazione con le autorità incaricate della lotta al riciclaggio, auspicabilmente incardinate in un quadro europeo di riferimento con al vertice l’istituenda Anti-Money Laundering Authority”.

Carburanti, prezzi in calo con benzina self a 1,78 euro-litro

Carburanti, prezzi in calo con benzina self a 1,78 euro-litroRoma, 11 dic. (askanews) – Lieve rimbalzo per le quotazioni dei prodotti raffinati petrolifere, mentre il Brent galleggia sui 75 dollari. Prosegue il calo dei prezzi dei carburanti alla pompa, praticamente ininterrotto dall’inizio dell’autunno: la benzina self service è in media nazionale a 1,78 euro/litro, sempre al minimo dell’anno, il gasolio poco sopra 1,75 euro/litro.

Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Ip e Q8 hanno ridotto di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio. Per Tamoil registriamo un ribasso di due centesimi sul gasolio. Queste sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di ieri mattina su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,782 euro/litro (-13 millesimi, compagnie 1,782, pompe bianche 1,784), diesel self service a 1,756 euro/litro (-13, compagnie 1,757, pompe bianche 1,754). Benzina servito a 1,924 euro/litro (-13, compagnie 1,961, pompe bianche 1,850), diesel servito a 1,897 euro/litro (-14, compagnie 1,936, pompe bianche 1,819). Gpl servito a 0,719 euro/litro (invariato, compagnie 0,727, pompe bianche 0,709), metano servito a 1,455 euro/kg (invariato, compagnie 1,460, pompe bianche 1,450), Gnl 1,405 euro/kg (-4, compagnie 1,422 euro/kg, pompe bianche 1,392 euro/kg).

Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,872 euro/litro (servito 2,139), gasolio self service 1,851 euro/litro (servito 2,122), Gpl 0,847 euro/litro, metano 1,539 euro/kg, Gnl 1,447 euro/kg.

Ue verso l’accordo sul Patto di stabilità, ma anche passi indietro

Ue verso l’accordo sul Patto di stabilità, ma anche passi indietroBruxelles, 9 dic. (askanews) – Il potenziale accordo che si prospetta per le nuove regole per i bilanci nazionali previste dalla revisione del Patto di stabilità dell’Ue, dopo i negoziati al Consiglio Ecofin di ieri e di giovedì, comporta una serie di complicazioni, di passi indietro e di nuove rigidità rispetto alla proposta inziale della Commissione, anche se ne mantiene in gran parte gli elementi nuovi più importanti. L’accordo dovrebbe essere concluso dopo il Consiglio europeo i capi di Stato e di governo della settimana prossima, dal quale ci si attende un impulso positivo per superare gli ultimi scogli, in modo che possa essere convocato un Consiglio Ecofin straordinario tra il 18 e il 21 dicembre, per l’approvazione formale da parte dei ministri delle Finanze, che poi dovranno comunque negoziare anche il testo finale con il Parlamento europeo.

La proposta originaria della Commissione era incentrata su due pilastri principali, riguardanti i percorsi di aggiustamento di bilancio per i paesi che non rispettano le due soglie previste dal Trattato di Maastricht: il 60% per il debito/Pil e il 3% per il deficit/Pil. Nel primo caso, quello del debito eccessivo, veniva indicato un percorso di aggiustamento ‘su misura’, individualizzato per ciascuno Stato membro, con tempi più lunghi e più realistici per le correzioni: quattro anni, con la possibilità di proroga a sette anni per ammortizzare i costi delle riforme e degli investimenti raccomandati dall’Ue (transizione verde e digitale, innovazione, difesa). Il percorso di aggiustamento (‘traiettoria tecnica’), è determinato tenendo conto di un’analisi della sostenibilità del debito, e originariamente si basava su un ‘singolo indicatore operativo’, basato sulla ‘spesa primaria netta’, che non prende in considerazione la spesa per gli interessi, la parte controciclica degli stabilizzatori automatici (come i sussidi di disoccupazione o la cassa integrazione in tempi di crisi), le spese che non dipendono dai governi, e la spesa nei programmi e progetti comunitari che sono co-finanziati dagli Stati membri.

La proposta originaria prevedeva semplicemente di tenere sotto stretto controllo la spesa primaria netta, senza definire una riduzione quantitativa annuale del debito/Pil uguale per tutti, ma tale da assicurare che, alla fine del periodo previsto dal piano di aggiustamento, il livello del debito pubblico fosse inferiore a quello iniziale, e avviato su un percorso stabile di riduzione. Il secondo punto della proposta della Commissione riguardava la regola del deficit: per i paesi con un rapporto deficit/Pil oltre il 3% è previsto uno sforzo strutturale annuale di bilancio pari almeno allo 0,5% del Pil per ridurre il disavanzo.

In questa semplificazione estrema delle regole attuali non venivano più considerati né il cosiddetto ‘Obiettivo di bilancio di medio termine’ (Mto), che per i paesi più indebitati esigeva di portare il deficit ben sotto la soglia del 3%, con target tra lo zero e l’1%, né una serie di fattori su cui erano basati i percorsi di aggiustamento del vecchio Patto di stabilità: il ‘saldo strutturale di bilancio’, la ‘crescita potenziale’ e il cosiddetto ‘output gap’, tutte ‘grandezze difficilmente osservabili’ (come le aveva definite lo stesso vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis) che rendevano complicatissimo e in parte anche arbitrario il giudizio della Commissione sulle eventuali ‘deviazioni significative’ da parte degli Stati membri. Oltretutto, negli anni delle politiche di austerità si è dimostrato che la riduzione del deficit a tappe forzate non determina necessariamente una riduzione del debito/Pil (come pretendeva tutto l’impianto del vecchio Patto di stabilità, di ispirazione tedesco-nordica), ma, al contrario, può incrementarlo, perché deprime gli investimenti pubblici e quindi la crescita.

Il negoziato tra gli Stati membri ha vanificato in buona parte questa semplificazione, e riproposto proprio quel legame di causa effetto tra riduzione del deficit e riduzione del debito/Pil che non ha funzionato, anche se in questo caso si riconosce la necessità di preservare gli investimenti pubblici almeno in alcuni settori. La Germania, sostenuta da Olanda, Austria e Paesi nordici, è riuscita a ottenere l’inserimento di una serie di ‘salvaguardie’ nel nuovo quadro di regole: i paesi con un debito/Pil superiore al 90% (come l’Italia) dovranno ridurlo di almeno un punto percentuale all’anno, e dovranno inoltre continuare il proprio percorso di riduzione del deficit/Pil anche dopo che avranno raggiunto il 3%, puntando a portare il disavanzo all’1,5%, per mantenere un ‘cuscinetto’ (‘common resilience margin’) che permetta un margine di bilancio per gli investimenti e le riforme. In altre parole, invece della ‘golden rule’ che chiedeva l’Italia, ovvero lo ‘scorporo’ della spesa per determinati investimenti dal calcolo del deficit (ai fini del rispetto della regola del 3%), si dovrà tagliare ulteriormente la spesa pubblica per finanziare gli investimenti restando comunque sotto la soglia del 3%. Le ‘salvaguardie’ sono un po’ meno rigorose per i paesi con un debito/Pil tra il 60 e il 90 per cento, che dovranno puntare a ridurre il deficit fino al 2%, e quindi con un ‘margine di resilienza’ dell’1%; per questi Stati membri sarà richiesta poi una riduzione del debito pari ad almeno mezzo punto percentuale di Pil. Sostanzialmente, il vecchio ‘Obiettivo di medio termine’, che era stato messo fuori dalla porta, rientra dalla finestra, anche se meno rigoroso (deficit tra l’1 e il 2 per cento invece che tra lo zero e l’1 per cento). Inoltre, per tutti gli Stati membri in procedura di deficit eccessivo viene aggiunto anche un obbligo di ‘miglioramento annuale del bilancio strutturale primario’ pari allo 0,3% nei percorsi di aggiustamento di quattro anni, che sarà ridotto allo 0,2% in caso di prolungamento del percorso a sette anni. Nel negoziato che si è svolto innanzitutto tra la Francia e la Germania, il ministro francese Bruno Le Maire ha accettato tutto questo, sperando di ricevere in cambio almeno una riduzione dello sforzo strutturale per la riduzione del disavanzo, richiesta ai paesi sotto procedura per deficit eccessivo, che escludesse la spesa per gli investimenti e le riforme. Ma si è scontrato con l’irremovibilità del collega tedesco, Christian Lindner, che alla fine si è mostrato disponibile a prendere in considerazione, come fattore mitigante, solo l’aumento della spesa per gli interessi sul debito contratto per finanziare gli investimenti e le riforme, e solo temporaneamente, per gli anni 2025, 2026 e 2027. In questi tre anni, questo compromesso sulla ‘flessibilità’ (che comunque deve ancora essere accettato formalmente dalla Germania e dagli altri paesi ‘frugali’, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca) dovrebbe permettere di diminuire di qualche decimo di punto percentuale (per il Francia si calcola lo 0,2%) la correzione annuale di 0,5 punti percentuali di Pil prevista per i paesi con deficit superiore al 3%. L’Italia ha sostenuto questa proposta di compromesso; tuttavia, il ministro Giancarlo Giorgetti, parlando ieri ai giornalisti a Bruxelles, ha puntualizzato che si tratta solo di ‘un passo nella giusta direzione’, ma ‘non è l’accordo’, per il quale d’altra parte manca ancora il consenso della Germania e di altri paesi. Inoltre, Giorgetti ha fatto capire chiaramente che, ‘non abbiamo raggiunto il risultato’, perché così come si profilano le nuove regole non sarebbero pienamente in linea con ‘le ambizioni’ e con ‘le finalità strategiche che l’Europa si è data in termini di sicurezza e in termini di transizione digitale ed energetica e ambientale. Queste finalità politiche – ha ricordato – richiedono delle regole di bilancio coerenti per poterle finanziare, altrimenti rimangono dei nobili principi, auspici, ma senza possibilità concreta di traduzione. Quindi le regole di bilancio – ha sottolineato – sono un mezzo per realizzare questi fini, e non un fine esse stesse’. Da questo punto di vista, ha aggiunto Giorgetti, se al Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi ‘i capi di governo decidono che bisogna difendere i valori di libertà dell’Occidente, i ministri delle Finanze devono dargli le risorse per poter svolgere questo ruolo; se i capi di governo mi dicono che bisogna affrontare la sfida della transizione energetica, allora bisogna mettere centinaia di milioni di euro, come fanno gli Stati Uniti per raggiungere quella finalità, e io come ministro delle finanze devo mettere a disposizione queste risorse’. Il ministro, infine, ha indicato che ‘dal punto di vista italiano, se l’accordo trovato in una fase transitoria diventasse definitivo sarebbe, diciamo così, logico e coerente con le aspirazioni europee’. Durante la conferenza stampa di ieri al termine dell’Ecofin, il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato: ‘Abbiamo compiuto notevoli progressi e un accordo è sicuramente a portata di mano. Sono abbastanza fiducioso – ha continuato – che riusciremo a portare a termine questo lavoro nei prossimi giorni e ad arrivare a un accordo, come previsto, entro la fine dell’anno, sotto la presidenza spagnola’ di turno del Consiglio Ue’. ‘È un momento essenziale – ha rilevato Dombrovskis -, date le importanti sfide economiche e di bilancio che dobbiamo affrontare. Dobbiamo preservare la sostenibilità delle finanze pubbliche e sostenere la crescita sostenibile. Da questo punto di vista, il passaggio al nuovo quadro di bilancio è essenziale, e penso che le proposte di riforma della Commissione contengano gli elementi giusti per raggiungere tali obiettivi’, in particolare, ‘la differenziazione basata sul rischio’ per i percorsi di aggiustamento di ciascuno Stato membro, e poi ‘la semplificazione, e gli incentivi agli investimenti e alle riforme’. ‘Pertanto – ha aggiunto -, è importante che l’accordo finale che sarà raggiunto dal Consiglio, e poi alla fine del processo legislativo anche dal Parlamento europeo, mantenga i parametri fondamentali di questo nuovo quadro’. Rispondendo ai giornalisti, Dombrovskis ha poi osservato: ‘Ovviamente alla Commissione non avevamo nulla contro il fatto che gli Stati membri prendessero le nostre proposte e le approvassero’ senza ulteriori modifiche. ‘Ma sappiamo che le realtà politiche sono difficili. Abbiamo avuto mesi di negoziati tra gli Stati membri e ancora dovremo negoziare con il Parlamento europeo. Stiamo ora finalizzando il lavoro con gli Stati membri’. Questa che c’è sul tavolo ‘è una proposta di compromesso. Introduce alcuni elementi aggiuntivi in termini di salvaguardia rispetto alla proposta della Commissione. Ma abbiamo fatto simulazioni e valutazioni, e – ha sottolineato -l’applicazione delle salvaguardie non stravolge la logica della proposta della Commissione’. Dombrovskis ha riconosciuto che ‘certi elementi e specificità che sono stati aggiunti rendono in effetti questa proposta meno semplice: non raggiunge tutte le semplificazioni che la Commissione aveva inizialmente prospettato, perché gli stati membri volevano riflettere le specificità di situazioni nazionali di cui tenere conto. Ciò non di meno, pensiamo che la direzione principale, il nucleo centrale nella proposta della Commissione siano preservati’. A un giornalista che chiedeva se con questa riforma le nuove regole saranno più o meno rigorose delle vecchie, e se si potranno conseguire gli obiettivi che erano stati indicati di preservare gli investimenti, e di avere regole più chiare ed effettivamente applicabili, che i cittadini possano capire, il vicepresidente esecutivo della Commissione ha replicato: ‘E’ facile rispondere: il nuovo sistema e meno rigoroso del sistema attuale; ad esempio, non c’è più la regola riguardante la riduzione del debito/Pil di un ventesimo’ annuale dell’eccedenza rispetto alla soglia del 60%; ‘ma anche, al di là di questo, stiamo discutendo di alcuni aggiustamenti e flessibilità nel ‘braccio correttivo’, mentre nel ‘braccio preventivo’ ci stiamo allontanando dal requisito dell’Obiettivo di medio termine più rigoroso, che nelle regole attuali esige un deficit/Pil tra lo zero e l’uno per cento’. Insomma, ‘ci stiamo muovendo verso un sistema meno esigente rispetto a quello attuale’. E questo vale ‘anche per le salvaguardie riguardo al deficit, che stiamo ancora discutendo come calibrare esattamente, ma direi che anche qui ci avviamo a dei requisiti meno rigorosi rispetto a quelli attuali’, ha concluso Dombrovskis. (di Lorenzo Consoli)

Direttiva Case Green, accordo tra Europarlamento e Consiglio Ue

Direttiva Case Green, accordo tra Europarlamento e Consiglio UeBruxelles, 7 dic. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione europea hanno raggiunto un accordo nel negoziato co-legislativo (trilogo) sulla revisione della direttiva per il rendimento energetico nell’edilizia (“caseágreen”). L’accordo provvisorio raggiunto oggi dovrà ora essere approvato e adottato formalmente dalla plenaria del Parlamento europeo e dal Consiglio Ue.

La direttiva rivista, proposta dalla Commissione due anni fa, il 15 dicembre 2021, stabilisce nuovi requisiti di prestazione energetica per gli edifici nuovi e ristrutturati nell’Ue e incoraggia gli Stati membri a rinnovare il proprio patrimonio edilizio; ma durante il negoziato l’ambizione degli obiettivi è stata ridimensionata, soprattutto da parte del Consiglio. L’accordo prevede, innanzitutto, che gli standard minimi di prestazione energetica negli edifici non residenziali, siano entro il 2030 almeno nella classe di efficienza energetica superiore a quella più bassa, definita in ogni Stato membro in base al 16% del parco edilizio nazionale con le prestazioni peggiori. Entro il 2033, poi, la classe più bassa sarà definita dal 26% meno efficiente del parco edilizio nazionale, e tutti gli edifici dovranno di nuovo passare alla classe superiore.

Per quanto riguarda la ristrutturazione degli edifici residenziali, gli Stati membri garantiranno che il parco edilizio riduca il “consumo medio” di energia del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2035. Il 55% della riduzione energetica dovrà essere ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori. L’accordo prevede poi (articolo 9 bis) l’installazione di idonei impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali che subiscono un’azione di ristrutturazione che richiede un’autorizzazione.

Infine, l’accordo prevede di includere nei Piani nazionali di ristrutturazione edilizia una tabella di marcia con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili negli edifici entro il 2040. La nuova direttiva fa parte del pacchetto “Fit for 55”, che definisce l’obiettivo di un parco edilizio a zero emissioni climalteranti entro il 2050. Gli edifici rappresentano il 40% dell’energia consumata e il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas serra in campo energetico nell’Ue.

Inoltre, la direttiva è molto importante per realizzare la “Renovation Wave Strategy”, pubblicata dalla Commissione europea nell’ottobre 2020, con specifiche misure normative, finanziarie e abilitanti, che ha l’obiettivo di almeno raddoppiare il tasso annuo di rinnovamento energetico degli edifici entro il 2030 e di favorire ristrutturazioni edilizie profonde.

Patto di stabilità, i punti chiave della proposta di compromesso

Patto di stabilità, i punti chiave della proposta di compromessoBruxelles, 7 dic. (askanews) – Nella discussione tra i ministri delle Finanze dell’Ue sulla riforma del Patto di stabilità, che comincerà questa sera in una cena informale a Bruxelles, con l’obiettivo di chiudere il negoziato con un accordo finale durante l’Ecofin di domani, la presidenza spagnola ha messo sul tavolo un testo per un possibile compromesso che modifica in diversi punti la proposta originaria della Commissione, complicandola notevolmente.

La proposta spagnola comprende, in particolare, due articoli aggiuntivi, il 6bis e il 6ter, che riguardano le “salvaguardie” per il debito e il deficit chieste soprattutto dai tedeschi (ma con l’appoggio di olandesi e paesi nordici). La proposta originaria della Commissione era incentrata su due punti: quando il debito pubblico è superiore alla soglia di Maastricht del 60%, veniva indicato un percorso di aggiustamento di bilancio “su misura” per ciascuno Stato membro di quattro anni (o di sette anni se vi sono riforme e investimenti nei settori raccomandati dall’Ue). Il percorso di aggiustamento, deciso tenendo conto di un’analisi della sostenibilità del debito, si basava su un solo indicatore: quello della “spesa primaria netta”, che non potrà aumentare più del tasso di crescita effettivo registrato ogni anno dal paese in questione.

Il secondo punto della proposta della Commissione era la regola del deficit: per i paesi con un rapporto deficit/Pil oltre il 3% era previsto uno sforzo strutturale di bilancio apri allo 0,5% del Pil all’anno per ridurre il disavanzo. A questa struttura estremamente semplificata (soprattutto rispetto al Patto di stabilità esistente, che non è mai stato pienamente applicato), la proposta di compromesso spagnola ha aggiunto, tra l’altro, un obbligo di riduzione del debito/Pil di almeno un punto percentuale per i paesi (come l’Italia) con un indebitamento superiore al 90% del Pil, e di almeno mezzo punto percentuale per gli Stati membri con rapporto debito/Pil tra il 60 e il 90 per cento.

Inoltre, per i paesi con un tasso debito/Pil sopra il 60% e/o con un deficit/Pil sopra il 3%, il testo di compromesso spagnolo prevede una doppia clausola di salvaguardia aggiuntiva: 1) la continuazione del percorso di riduzione del disavanzo anche quando è raggiunta la soglia del deficit/Pil al 3%, in modo da creare un “margine di resilienza” pari a 1,5 punti percentuali di Pil (in sostanza, invece del 3%, l’obiettivo per il deficit/Pil diventerebbe l’1,5%, ma questo solo “in circostanze economiche normali); l’obbligo di ridurre ogni anno il saldo di bilancio primario strutturale dello 0,3 o 0,4 per cento durante i percorsi di aggiustamento di quattro anni e dello 0,2-0,25 per cento durante i percorsi di aggiustamento di sette anni (le percentuali suggerite potrebbe essere modificate). Queste salvaguardie aggiunte nel compromesso (gli articoli 6bis e 6ter) sono state sostanzialmente accettate anche dalla Francia, che però propone, in compenso, di diminuire di due decimi di punti, dallo 0,5 allo 0,3 per cento, lo sforzo strutturale di bilancio annuale imposto ai paesi con un deficit/Pil oltre il 3%, quando questi paesi si impegnano a fare investimenti e riforme strutturali nelle aree raccomandate dall’Ue. Una proposta, questa, che Parigi vede come irrinunciabile (una “linea rossa”), ma che trova ancora una decisa opposizione da parte della Germania.

Consulenti del Lavoro di Torino, Fabrizio Bontempo nuovo presidente

Consulenti del Lavoro di Torino, Fabrizio Bontempo nuovo presidenteRoma, 7 dic. (askanews) – Sarà Fabrizio Bontempo a guidare l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino. Il Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino, ha infatti, rinnovato i vertici a partire dalla nomina del nuovo Presidente, che succede a Luisella Fassino.

L’univocità e la compattezza del Consiglio in questa espressione di voto – si legge in una nota – , riflette la fiducia e l’apprezzamento nei confronti di Fabrizio Bontempo, a riconoscimento dell’impegno profuso per la Categoria in questi ultimi anni, sia alla guida dell’Associazione giovanile nazionale, sia all’interno delle attività dell’Ordine di Torino. Attività portate avanti sempre con grande competenza, dedizione e trasparenza. “Con grande onore accetto la carica di Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino, pur consapevole delle responsabilità che tale ruolo comporta”, ha dichiarato il neo Presidente Fabrizio Bontempo, proseguendo “il largo e univoco consenso del Consiglio, dimostra che l’impegno costante e gli sforzi profusi a favore dei Colleghi, del territorio e della Categoria, sono sempre riconosciuti ed apprezzati”.

Bontempo, durante il discorso di insediamento, ha anche espresso gratitudine nei confronti di Luisella Fassino, la Presidente uscente, per il suo contributo e il suo impegno nella transizione e nella riorganizzazione dell’Ordine. “Luisella ha svolto un ruolo chiave, guidando con abnegazione, passione e profondo senso dell’Istituzione, il Consiglio provinciale, soprattutto avendo una visione lungimirante che ha condotto a questo significativo passaggio generazionale.” Inoltre, durante la medesima seduta del Consiglio dell’Ordine, il consigliere Stefania Russo, è stata chiamata al ruolo di Tesoriere dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino. La decisione sottolinea il riconoscimento delle competenze e dell’esperienza di Russo. Confermato Roberto Pizziconi come segretario dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino. Il presidente Bontempo, infine, ha evidenziato l’importanza strategica del contributo del neo Tesoriere per garantire una gestione solida e trasparente dell’Ordine. “Siamo felici di poter contare su di lei e sull’intero Consiglio-ha sottolineato il neo presidente-, mentre lavoriamo insieme per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, volti a proseguire nel rinnovamento della nostra figura professionale, quale punto di riferimento del mondo imprenditoriale, per competenze e capacità, nonché nel consolidare l’istituzione ordinistica quale casa comune per tutti i Colleghi, affinché si possa sempre di più avvertire quel senso di appartenenza che rende più forte e compatta la Categoria nelle sfide professionali di tutti i giorni”.

Le parole del Presidente Bontempo non lasciano dubbio alcuno sul fatto che il mandato proseguirà nel segno della virtuosa continuità di questa consiliatura, nell’incessante attività di valorizzazione del ruolo del Consulente del lavoro, volto alla tutela di principi quali legalità e tutela della prestazione lavorativa.

Patto stabilità, punti chiave di proposta compromesso presidenza

Patto stabilità, punti chiave di proposta compromesso presidenzaBruxelles, 7 dic. (askanews) – Nella discussione tra i ministri delle Finanze dell’Ue sulla riforma del Patto di stabilità, che comincerà questa sera in una cena informale a Bruxelles, con l’obiettivo di chiudere il negoziato con un accordo finale durante l’Ecofin di domani, la presidenza spagnola ha messo sul tavolo un testo per un possibile compromesso che modifica in diversi punti la proposta originaria della Commissione, complicandola notevolmente.

La proposta spagnola comprende, in particolare, due articoli aggiuntivi, il 6bis e il 6ter, che riguardano le “salvaguardie” per il debito e il deficit chieste soprattutto dai tedeschi (ma con l’appoggio di olandesi e paesi nordici). La proposta originaria della Commissione era incentrata su due punti: quando il debito pubblico è superiore alla soglia di Maastricht del 60%, veniva indicato un percorso di aggiustamento di bilancio “su misura” per ciascuno Stato membro di quattro anni (o di sette anni se vi sono riforme e investimenti nei settori raccomandati dall’Ue). Il percorso di aggiustamento, deciso tenendo conto di un’analisi della sostenibilità del debito, si basava su un solo indicatore: quello della “spesa primaria netta”, che non potrà aumentare più del tasso di crescita effettivo registrato ogni anno dal paese in questione.

Il secondo punto della proposta della Commissione era la regola del deficit: per i paesi con un rapporto deficit/Pil oltre il 3% era previsto uno sforzo strutturale di bilancio apri allo 0,5% del Pil all’anno per ridurre il disavanzo. A questa struttura estremamente semplificata (soprattutto rispetto al Patto di stabilità esistente, che non è mai stato pienamente applicato), la proposta di compromesso spagnola ha aggiunto, tra l’altro, un obbligo di riduzione del debito/Pil di almeno un punto percentuale per i paesi (come l’Italia) con un indebitamento superiore al 90% del Pil, e di almeno mezzo punto percentuale per gli Stati membri con rapporto debito/Pil tra il 60 e il 90 per cento.

Inoltre, per i paesi con un tasso debito/Pil sopra il 60% e/o con un deficit/Pil sopra il 3%, il testo di compromesso spagnolo prevede una doppia clausola di salvaguardia aggiuntiva: 1) la continuazione del percorso di riduzione del disavanzo anche quando è raggiunta la soglia del deficit/Pil al 3%, in modo da creare un “margine di resilienza” pari a 1,5 punti percentuali di Pil (in sostanza, invece del 3%, l’obiettivo per il deficit/Pil diventerebbe l’1,5%, ma questo solo “in circostanze economiche normali); l’obbligo di ridurre ogni anno il saldo di bilancio primario strutturale dello 0,3 o 0,4 per cento durante i percorsi di aggiustamento di quattro anni e dello 0,2-0,25 per cento durante i percorsi di aggiustamento di sette anni (le percentuali suggerite potrebbe essere modificate). Queste salvaguardie aggiunte nel compromesso (gli articoli 6bis e 6ter) sono state sostanzialmente accettate anche dalla Francia, che però propone, in compenso, di diminuire di due decimi di punti, dallo 0,5 allo 0,3 per cento, lo sforzo strutturale di bilancio annuale imposto ai paesi con un deficit/Pil oltre il 3%, quando questi paesi si impegnano a fare investimenti e riforme strutturali nelle aree raccomandate dall’Ue. Una proposta, questa, che Parigi vede come irrinunciabile (una “linea rossa”), ma che trova ancora una decisa opposizione da parte della Germania.

Euro a minimi da oltre un mese sotto 1,08 dollari dopo balzo yen

Euro a minimi da oltre un mese sotto 1,08 dollari dopo balzo yenRoma, 7 dic. (askanews) – L’euro resta indebolito nelle contrattazioni pomeridiane, dopo che nel corso della seduta la valuta condivisa è scesa sotto quota 1,08 dollari per la prima volta da un mese e mezza, in un quadro di sommovimenti sui mercati valutari collegati anche all’impennata dello yen. La valuta giapponese ha segnato oggi il più drastico apprezzamento da un anno a questa parte e nel pomeriggio il dollaro cala 144,01 yen, dopo che il governatore della banca centrale nipponica, Kazuo Ueda ha lanciato segnali su un possibile aumento dei tassi di interesse.

Invece nell’area euro l’ipotesi di ulteriori aumenti al costo del danaro sembra ormai completamente fuori dai radar e, in vista del direttorio della Bce che si terrà la prossima settimana, piuttosto si gli analisti si interrogano sulla tempistica del primo taglio ai tassi, atteso per il prossimo anno. In serata l’euro si scambia a 1,0787 dollari.

Patto stabilità, Calvino: sarà una lunga notte di negoziati

Patto stabilità, Calvino: sarà una lunga notte di negoziatiBruxelles, 7 dic. (askanews) – “Sarà una lunga notte”, quella della discussione tra i ministri delle Finanze dell’Ue sulla riforma del Patto di stabilità, che comincerà questa sera in una cena informale a Bruxelles, ma l’obiettivo è che il negoziato possa poi concludersi con un accordo finale durante il Consiglio Ecofin di domani. Lo ha detto la presidente di turno dell’Ecofin, la ministra spagnola Nadia Calvino, parlando alla stampa al suo arrivo alla riunione dell’Eurogruppo, questo pomeriggio a Bruxelles.

“Oggi – ha detto Calvino – inizieremo con una cena di lavoro quest’ultima riunione del semestre di presidenza spagnola di turno del Consiglio Ecofin, in cui affronteremo con il resto degli stati membri la riforma in corso delle regole di bilancio. E’ un lavoro che per cui abbiamo fatto progressi nell’ultima settimana, intensificando i contatti a livello tecnico e politico: ci sono state più di 40 riunioni multilaterali, e contatti bilaterali praticamente costanti. E su questa base, la presidenza spagnola ha messo sul tavolo una proposta di compromesso che cerca di avere regole più semplici, più facili da applicare, più realistiche, più adattate alla realtà economica attuale, e anche più equilibrate”. “Regole – ha rilevato la presidente dell’Ecofin – che garantiscano di avere percorsi credibili di riduzione del debito in modo compatibile con lo stimolo all’investimento produttivo e alla crescita economica. E per questo, la proposta della presidenza preserva gli elementi fondamentali della proposta originaria della Commissione europea, con regole adattate alle caratteristiche di ciascuno Stato membro, che assicurino un impatto anticiclico della politica di bilancio, e che in più garantiscano l’equilibrio tra la riduzione del debito e lo stimolo alla crescita economica”.

“Su questa base – ha spiegato calvino – durante il negoziato è stato introdotto” nella proposta di revisione del Patto “un insieme di salvaguardie che, precisamente, cercano di garantire che si produca questa riduzione sostenuta dal debito, che ci sia un sistema di controllo e di supervisione di queste regole di bilancio, più realistiche e più efficaci; e allo stesso tempo che tutto il quadro preservi lo spazio per gli investimenti pubblici negli ambiti verde, digitale, sociale e di difesa, e che tutto l’insieme delle regole di bilancio possa permettere di portare a termine una politica di bilancio anticiclica, che garantisca la crescita economica e la stabilità di questa crescita in tutta l’Unione europea”. “Di questo parleremo oggi” durante e dopo la cena, “e spero sia una riunione fruttifera. Abbiamo già avvertito tutti i ministri che la notte sarà lunga. Il nostro obiettivo – ha concluso Calvino – è che ci sia un accordo politico in questa riunione dell’Ecofin”, ovvero entro domani.

Patto stabilità, Gentiloni: 51% probabilità accordo per domattina

Patto stabilità, Gentiloni: 51% probabilità accordo per domattinaRoma, 7 dic. (askanews) – Secondo il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni c’è un 51% di probabilità di raggiungere un accordo sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita Ue per domani mattina. “51%”, ha infatti replicato, al suo arrivo all’Eurogruppo, a chi gli chiedeva quante chances di accordo ci fossero.

“Sono stati fatti progressi sulla proposta, che la Commissione pensa sia equilibrata e lavoriamo per avere una conclusione bilanciata anche da parte del Consiglio. E penso che sarà forse la cosa più importante del giorno, forse della notte o forse – ha detto – della mattina” (di domani, quando si tiene l’Ecofin).