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Stellantis, Fiom: dal 2014 persi 11.500 lavoratori nel silenzio

Stellantis, Fiom: dal 2014 persi 11.500 lavoratori nel silenzioRoma, 8 feb. (askanews) – “Dal 2014 a oggi siamo giunti a 34mila addetti, ne sono usciti 11.500 nel silenzio assoluto della politica. Abbiamo perso 2.800 lavoratori degli enti centrali, che sono quelli importanti perché fanno ricerca e sviluppo. Questo vuol dire che abbiamo perso tre stabilimenti di lavoratori italiani”. Lo ha detto il leader della Fiom, Michele De Palma, a “L’Aria che tira” parlando della vertenza Stellantis. Nei giorni scorsi Fim, Fiom e Uilm “hanno scritto una lettera all’amministratore delegato Tavares e al presidente del consiglio – ha aggiunto – perché al posto di fare polemiche sui giornali abbiamo bisogno di fare un tavolo negoziale in cui se il governo dà dei soldi questi devono garantire produzione e occupazione nel nostro Paese”.

Bce: imprese Italia e Germania più vulnerabili sui finanziamenti

Bce: imprese Italia e Germania più vulnerabili sui finanziamentiRoma, 8 feb. (askanews) – Tra i quattro grandi paesi dell’area dell’euro, “l’Italia e la Germania registrano la quota più alta di imprese vulnerabili” Sull’accesso ai finanziamenti. Lo rileva la Bce in un riquadro di analisi del Bollettino economico, che riporta i risultati dalla indagine sull’accesso delle imprese al finanziamento (Survey on the Access to Finance of Enterprises, Safe).


“In entrambi i Paesi – aggiunge l’istituzione – si è altresì osservato di recente un aumento notevole di tale quota, che riflette quella, relativamente elevata, delle imprese industriali”. Secondo la Bce l’aumento della vulnerabilità riscontrata nell’indagine Safe nel secondo e terzo trimestre del 2023 è determinato principalmente dalle imprese dell’industria, delle costruzioni e del commercio, e la vulnerabilità è aumentata più per le grandi che per le piccole e medie imprese (Pmi).


“Vi sono notevoli differenze nella vulnerabilità tra settori economici e paesi e in relazione alle caratteristiche delle imprese, quali le dimensioni e l’età. La quota di imprese vulnerabili è aumentata in tutti i settori rispetto all’edizione precedente dell’indagine, sebbene in misure diverse. Nel secondo e terzo trimestre del 2023, è rimasta relativamente bassa nel settore dei servizi – prosegue la Bce – mentre ha raggiunto livelli più elevati nell’industria, nelle costruzioni (10 per cento) e nel commercio (10 per cento)”. Infine, la quota di imprese vulnerabili è aumentata in misura maggiore tra le grandi imprese rispetto alle Pmi, anche se storicamente le Pmi tendono a essere più fragili dal punto di vista finanziario, osserva la Bce. Inoltre, “di recente, la quota di imprese vulnerabili è cresciuta più tra le imprese giovani rispetto alle più vecchie”.

La Bce: i tassi di interesse resteranno restrittivi finché necessario

La Bce: i tassi di interesse resteranno restrittivi finché necessarioRoma, 8 feb. (askanews) – La Bce ribadisce la sua determinazione a riportare l’inflazione al 2%, e nell’ultimo Bollettino economico riafferma che i tassi di interesse sono al livello giudicato come picco e che se “mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo”.


La formula del sommario delle decisioni di politica monetaria, riferita al Consiglio direttivo del 25 gennaio, non fornisce novità di rilievo o nuovi elementi sul fattore maggiormente sotto la lente dei mercati: quando l’istituzione inizierà a tagliare i tassi. “Le decisioni future – si legge – assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. “Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo”, aggiunge la Bce.


Nell’area euro “l’inflazione dovrebbe attenuarsi ancora nel corso del 2024, in un contesto in cui gli shock energetici pregressi, le strozzature dal lato dell’offerta e la riapertura delle attività economiche” dopo le restrizioni imposte a motivo del Covid “esauriscono i propri effetti e la politica monetaria più restrittiva continua a pesare sulla domanda”. Lo rileva la Bce, aggiungendo nel Bollettino economico che “a dicembre quasi tutte le misure dell’inflazione di fondo sono ulteriormente diminuite”. “L’alto tasso di incremento delle retribuzioni e la produttività del lavoro in calo mantengono elevate le pressioni interne sui prezzi, sebbene anche queste abbiano iniziato ad affievolirsi. Allo stesso tempo – si legge – i più bassi profitti per unità di prodotto hanno iniziato a contenere l’effetto inflazionistico esercitato dall’aumento dei costi unitari del lavoro. Le misure delle aspettative di inflazione a più breve termine hanno registrato una marcata flessione, mentre quelle delle aspettative a più lungo termine si collocano in prevalenza attorno al 2 per cento”, rileva La Bce.


Quanto al quadro di rischi, rialzisti e opposti sulle prospettive del caro vita, secondo la Bce tra i rischi al rialzo figurano le accresciute tensioni geopolitiche, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, ostacolando il commercio mondiale. “Inoltre l’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati del previsto se le retribuzioni aumentassero più di quanto atteso o i margini di profitto evidenziassero una tenuta superiore”. All’opposto, “l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda in misura superiore alle aspettative o nel caso di un deterioramento inatteso del contesto economico nel resto del mondo. L’inflazione – aggiunge la Bce – potrebbe altresì ridursi più rapidamente nel breve periodo se i prezzi dell’energia evolvessero in linea con il recente spostamento verso il basso delle aspettative di mercato circa il profilo futuro delle quotazioni del petrolio e del gas”.

Bce: tassi restrittivi finché necessario, decisioni guidate da dati

Bce: tassi restrittivi finché necessario, decisioni guidate da datiRoma, 8 feb. (askanews) – La Bce ribadisce la sua determinazione a riportare l’inflazione al 2%, e nell’ultimo Bollettino economico riafferma che i tassi di interesse sono al livello giudicato come picco e che se “mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo”.


La formula del sommario delle decisioni di politica monetaria, riferita al Consiglio direttivo del 25 gennaio, non fornisce novità di rilievo o nuovi elementi sul fattore maggiormente sotto la lente dei mercati: quando l’istituzione inizierà a tagliare i tassi. “Le decisioni future – si legge – assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. “Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo”, aggiunge la Bce.

Confcommercio: dal 2012 nelle città hanno chiuso i battenti 111mila negozi

Confcommercio: dal 2012 nelle città hanno chiuso i battenti 111mila negoziRoma, 8 feb. (askanews) – Dal 2012 ad oggi, in Italia, hanno chiuso i battenti oltre 111mila negozi al dettaglio. Un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. Peggio è andata al commercio ambulante (-24mila unità) che vive una fase di profonda ristrutturazione. In crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila). E’ quanto emerge dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.


La riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, sia per il Centro-Nord che per il Mezzogiorno. Anche i centri storici cambiano volto. Sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).


La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio nei centri storici rende sempre più preoccupante “il fenomeno della desertificazione commerciale delle nostre città”: nei 120 comuni al centro dell’analisi, negli ultimi 10 anni, sono sparite oltre 30mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%) e la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta. E resta fondamentale l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo anche di un canale online ben funzionante. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli acquisti di beni su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023. La crescita dell’e-commerce, secondo l’associazione, è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.


Commentando i risultati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato: “prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

Confcommercio, nelle città spariti 111mila negozi dal 2012

Confcommercio, nelle città spariti 111mila negozi dal 2012Roma, 8 feb. (askanews) – Dal 2012 ad oggi, in Italia, hanno chiuso i battenti oltre 111mila negozi al dettaglio. Un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. Peggio è andata al commercio ambulante (-24mila unità) che vive una fase di profonda ristrutturazione. In crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila). E’ quanto emerge dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.


La riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, sia per il Centro-Nord che per il Mezzogiorno. Anche i centri storici cambiano volto. Sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).


La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio nei centri storici rende sempre più preoccupante “il fenomeno della desertificazione commerciale delle nostre città”: nei 120 comuni al centro dell’analisi, negli ultimi 10 anni, sono sparite oltre 30mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%) e la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta. E resta fondamentale l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo anche di un canale online ben funzionante. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli acquisti di beni su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023. La crescita dell’e-commerce, secondo l’associazione, è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.


Commentando i risultati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato: “prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

Commercio, Sangalli: prosegue la desertificazione delle città

Commercio, Sangalli: prosegue la desertificazione delle cittàRoma, 8 feb. (askanews) – “Prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato l’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione sulla demografia di impresa nelle città italiane.


Per Sangalli, “rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

L’Antitrust avvia una istruttoria nei confronti di Poste Italiane

L’Antitrust avvia una istruttoria nei confronti di Poste ItalianeMilano, 8 feb. (askanews) – L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Poste Italiane per accertare l’esistenza di violazioni dell’articolo 8, comma 2-quater della legge 287 del 1990. In base a questo articolo, si legge in una nota dell’Antitrust, Poste Italiane dovrebbe rendere accessibili gli uffici e la rete postale (di cui ha la disponibilità in esclusiva in quanto fornitore del servizio universale postale) ai concorrenti della propria controllata PostePay, che li utilizza per commercializzare e per promuovere le offerte Poste energia nel mercato della vendita al dettaglio di energia elettrica.


Secondo alcune segnalazioni, Poste Italiane non avrebbe invece reso accessibili tali beni o servizi ad alcuni concorrenti di PostePay che ne hanno fatto richiesta di recente. In questo modo ha attribuito alla propria controllata un vantaggio competitivo rilevante, suscettibile di alterare irrimediabilmente le dinamiche concorrenziali in un contesto di mercato singolare – caratterizzato dalla fine dei regimi tutelati nella fornitura di energia elettrica e gas naturale – in cui gli operatori attivi hanno forti incentivi ad attrarre clienti provenienti dai regimi tutelati.

Assonautica, incontro Presidente Acampora e Ministro Musumeci

Assonautica, incontro Presidente Acampora e Ministro MusumeciRoma, 7 feb. (askanews) – Il Presidente di Assonautica Italiana, Giovanni Acampora ha incontrato oggi a Largo Chigi il Ministro per le Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, con l’obiettivo di condividere le prossime azioni comuni legate allo sviluppo dell’Economia del Mare.


L’incontro prosegue il proficuo confronto intrapreso fin dall’insediamento del Governo Meloni intorno alle Politiche del Mare e che ha visto nel Piano del Mare la sua prima importantissima realizzazione. Il Ministro Musumeci ha confermato la sua partecipazione al 3° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum e alla Celebrazione della Giornata Nazionale del Mare che si terranno a Gaeta dal 10 al 13 aprile 2024.


“Non potevamo” – ha commentato il Presidente Acampora – “che aprire la terza edizione del Blue Forum 2024 e celebrare la Giornata Nazionale del Mare insieme al Ministro Musumeci, che tanto impegno sta dedicando per riportare il mare al centro delle politiche nazionali e con il quale condividiamo da sempre un proficuo e franco dialogo”.

Stellantis, Urso: rispetti piano o incentivi a chi produce in Italia

Stellantis, Urso: rispetti piano o incentivi a chi produce in ItaliaRoma, 7 feb. (askanews) – Se non ci sarà “un’adeguata risposta sul piano della produzione” da parte di Stellantis, il governo sposterà gli incentivi del fondo automotive sulla produzione e non più sul consumo. L’ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso parlando oggi con alcuni giornalisti a margine di un convegno della Fenapi sulle Pmi.


“(…) abbiamo realizzato un piano incentivi che abbiamo presentato. Ora dobbiamo metterlo in campo. Nel frattempo è in vigore la coda del piano precedente e quello nuovo è fatto in modo tale da sopperire a qualche carenza del precedente. Il piano incentivi, per esempio, per quanto riguarda l’elettrico, l’abbiamo presentato con un rapporto di trasparenza a tutti i soggetti il primo febbraio e lo stiamo mettendo a terra con tre direttrici che sono chiare a tutti, noi siamo tutti molto diretti e trasparenti”, ha segnalato il ministro. “La prima – ha spiegato – è quella di rottamare le auto più vecchie e inquinanti – 0, 1, 2 e 3 – che sono ancora il 25% del parco circolante in Italia. Abbiamo il parco auto più vecchio e inquinante d’Europa. Il secondo obiettivo è quello di supportare le famiglie a più basso reddito affinché anch’esse possano aspirare a un’auto elettrica nel combinasto disposto tra un’auto rottamata più inquinante e un’auto elettrica acquisita, il contributo, l’incentivo che una famiglia a basso reddito può giungere a 13.750 euro. E il terzo obiettivo è quello della sostenibilità produttiva. Sostenibilità ambientale – rottamare le auto più vecchie; sostenibilità sociale – aiutare chi non se lo può permettere; sostenibilità produttiva – ovviamente orientato soprattutto a modelli che si possono realizzare nel nostro paese”. Urso, in questo senso, si attende una risposta da parte di Stellantis, altrimenti la destinazione degli incentivi sarà incentrata sulla produzione in Italia. “Questo è quello che noi abbiamo il dovere di fare per i nostri cittadini. Poi ovviamente noi ci auguriamo che l’azienda risponda anche rispetto agli obiettivi che si è posta e conclamati in tutte le sedi, perché è chiaro a tutti che deve poi esserci un’adeguata risposta sul piano della produzione delle auto nel nostro paese. Se questo non dovesse accadere, l’ho detto e lo ripeto e il governo quello che dice fa, dal prossimo anno le risorse del fondo automotive che restano – 5 miliardi e 300 milioni ovviamente in più anni di bilancio – saranno destinati all’incentivo alla produzione e non più all’incentivo al consumo, perché non è possibile che l’incentivo vada in misura prevalente ad auto prodotte all’estero”. Questo perché “le risorse pubbliche vanno orientate a tutelare e rafforzare la produzione e il lavoro in Italia. Ma questo è normale”.


La prossima settimana – ha ricordato il ministro – “riprendono i tavoli, i 5 gruppi di lavoro sul tavolo Stellantis, che agisce in parallelo al tavolo automotive che abbiamo con tutti gli altri attori, dal primo di febbraio. Il nostro è, come deve essere, un cantiere continuo per valorizzare la produzione”.