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Lagarde: presto per cantare vittoria su inflazione, restiamo attenti

Lagarde: presto per cantare vittoria su inflazione, restiamo attentiRoma, 21 nov. (askanews) – La presidente della Bce, Christine Lagarde ha rilanciato i segnali sul fatto che la Bce dal settembre scorso abbia raggiunto un possibile picco sui tassi di interesse dell’area euro, ma al tempo stesso ha ribadito che l’istituzione sarebbe pronta ad agire dovesse ravvisare crescenti rischi di non centrare i suoi obiettivi di inflazione.

“Non è il momento di cantare vittoria. La natura del processo inflazionistico implica che dobbiamo restare attenti ai rischi di inflazione persistente”, ha affermato nel suo intervento a un convegno su inflazione e democrazia organizzato dal ministero delle Finanze della Germania. “Dobbiamo restare attenti fino a quando avremo chiare prove che le condizioni ci sono per un ritorno sostenibile dell’inflazione al nostro obiettivo” del 2%. “Questo è il motivo per cui abbiamo detto che le nostre future decisioni assicureranno che i nostri tassi saranno sufficientemente restrittivi tutto il tempo che sarà necessario. E per il quale abbiamo vincolato queste decisioni ai dati che perverranno: significa che possiamo agire se dovessimo vedere crescenti rischi di mancare il nostro obiettivo”.

“C’è ancora strada da fare davanti a noi – ha detto Lagarde -. La nostra politica monetaria è una fase in cui dobbiamo stare attenti a diverse forze che influiscono sull’inflazione, ma sempre focalizzati sul nostro mandato di stabilità dei prezzi”. Tutte considerazioni accompagnate da una retorica intransigente sulla lotta antinflazionistica, che la presidente ha offerto forse anche data la platea a cui si rivolgeva. Lagarde ha però ripetuto anche la formula in cui fin da settembre analisti e osservatori hanno letto un segnale sul possibile raggiungimento del picco sui tassi: “Consideriamo che i tassi della Bce siano a livelli che, se mantenuti sufficientemente a lungo, daranno un contributo consistente il ritorno dell’inflazione i nostri obiettivi di medio termine in maniera tempestiva”.

Manovra, Gentiloni: da Ue non bocciatura ma invito alla prudenza

Manovra, Gentiloni: da Ue non bocciatura ma invito alla prudenzaRoma, 21 nov. (askanews) – “Noi per definizione abbiamo un rapporto costruttivo col governo italiano, come con i governi dell’Unione in generale. Nel caso di questo disegno di legge per il bilancio, la nostra opinione dice che non è pienamente in linea con le raccomandazioni europee. Tradotto: non si tratta di una bocciatura ma di un invito alla prudenza di bilancio e di un invito a usare al meglio le risorse comuni europee”. Così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha risposto a una domanda sul parere dell’esecutivo comunitario sulla manovra di bilancio dell’Italia, nel corso della conferenza stampa di presentazione del semestre europeo sulle politiche di bilancio.

“Avete visto diverse sfumature di valutazione. Penso che la valutazione della proposta di bilancio del governo italiano sia molto chiara: non una bocciatura – ha ribadito – ma un invito in quelle due direzioni”.

Manovra, Ue: Italia non pienamente in linea con raccomandazioni

Manovra, Ue: Italia non pienamente in linea con raccomandazioniRoma, 21 nov. (askanews) – L’Italia, assieme alla Germania e altri sette paesi dell’Unione Europea ha presentato un progetto di bilancio per il prossimo anno che appare “non pienamente in linea con le raccomandazioni del Consiglio europeo”. E’ il parere pubblicato dalla Commissione europea all’avvio del ciclo del semestre di coordinamento sulle politiche di bilancio per il 2024.

L’Italia – assieme a Austria, Germania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Olanda, Portogallo e Slovacchia – nella categoria intermedia dei paesi non pienamente in linea con le raccomandazioni di bilancio, mentre altri 7 Stati – Cipro, Estonia, Grecia, Spagna, Irlanda, Slovenia Lituania – risultano virtualmente già “promossi”, dato che secondo la Commissione i progetti di Bilancio che hanno presentato sono in linea con le raccomandazioni. All’opposto per altri quattro Stati – Belgio, Finlandia, Francia e Croazia – secondo Bruxelles i piani di bilancio “non sono in linea con le raccomandazioni”.

Guardando all’Italia, la Commissione “prevede che il disavanzo di bilancio nominale dell’Italia sarà al 4,4% del Pil nel 2024, al di sopra del valore di riferimento del Trattato pari al 3% del Pil, e il rapporto debito pubblico/Pil al 140,6% nel 2024, al di sopra del valore di riferimento del trattato del 60% del Pil, ma – nota la Commissione – 6,5 punti percentuali al di sotto del rapporto debito-Pil di fine 2021”. “Come annunciato nella comunicazione sul semestre europeo 2023, la Commissione – ricorda il parere nel paragrafo 5 – proporrà al Consiglio di avviare procedure per disavanzo eccessivo basate sul disavanzo nella primavera del 2024 sulla base dei dati di risultato per il 2023, in linea con le disposizioni giuridiche esistenti. Gli Stati membri sono stati invitati a tenerne conto nell’esecuzione dei bilanci 2023 e nella preparazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2024”.

C’è da aspettarsi, quindi, nella prossima primavera, che la Commissione chieda l’apertura delle procedure per deficit eccessivo per l’Italia e per tutti gli altri paesi (almeno altri otto) che superano il valore di riferimento del 3% rispetto al Pil.

Virginia Stagni: stretta fiscale messaggio dissuasivo per rientro cervelli

Virginia Stagni: stretta fiscale messaggio dissuasivo per rientro cervelliMilano, 21 nov. (askanews) – Nelle scorse settimane la notizia della stretta fiscale sui lavoratori che decidono di rientrare in Italia dall’estero ha fatto sobbalzare sulla sedia molti expat che già facevano i conti in tasca per tornare. Ma al di là della convenienza economica, quello che viene da più parti criticato è anche il messaggio che passa con una decisione come questa. Un tema che sta particolarmente a cuore a uno dei tanti talenti italiani in fuga all’estero, oggi rientrato a lavorare in Italia. Virginia Stagni, infatti, è da un paio di mesi Chief marketing officer di The Adecco Group Italia ma per circa otto anni è stata Head of business development e talent director al Financial Times, la più giovane manager della storia del giornale. Per lei la questione del rientro dei cervelli è “importantissima più che per l’effettiva numerica delle persone coinvolte per il messaggio che lancia: un investimento su persone che sono uscite non solo per trovare miglior fortuna monetaria ma soprattutto per l’apprendimento di competenze nuove da Paesi diversi, per essere contaminati da altre culture, industrie e opportunità e poi riportarle in Italia”. “La riforma fiscale – ha detto in questa intervista ad askanews – credo aiuti la riflessione rispetto al rientro di un cervello italiano dall’estero che poi si deve reintegrare in un nuovo sistema aziendale. Ecco perché è importante più il messaggio del volume, perché quando si ritocca questo strumento al ribasso abbiamo un effetto non dico negativo ma dissuasivo”.

Guardando ai risultati di una ricerca sviluppata dal gruppo Adecco, in effetti, gli sgravi fiscali, considerati fondamentali dall’11% dei rispondenti, sono una leva importante, a volte vincolante, per convincere i talenti a rientrare in Italia, ma le vere motivazioni del rimpatrio sono legate alla vicinanza a famiglia e amici (43% dei voti) e la qualità della vita (27%). Ma, a tal proposito Stagni sottolinea anche l’importanza di “quanto venga fatto per rendere competitive e attrattive le nostre aziende, sulla capacità di crescita della persona che nel contesto anglosassone, come è stato nel mio caso, è molto agevolata, indipendentemente dalla età a vantaggio effettivamente dell’aspetto meritocratico”. La molla che ha fatto maturare in lei la decisione di rientrare è stata “principalmente una buona opportunità di lavoro che mi permetteva di reintegrare alcune cose imparate all’estero, in un settore diverso come l’editoria, in un una narrativa sul mondo del lavoro e sulla dinamica del capitale umano in Italia. Io già mi stavo focalizzando su questo all’interno del Ft perché quando si lavora sulla parte commerciale e sull’innovazione si lavora sulle persone, quindi c’era un good match con l’opportunità di lavoro che mi era stata proposta”. Ma accanto a questo è maturata anche un’altra riflessione: “Dal punto di vista civico mi sono detta: ho 30 anni e quasi un decennio tra Londra e New York, posso portare tutto quello che ho imparato nel mio Paese. Per cui la ragione è anche quella di dare un segnale, dimostrare come la forza under 40 in un certo senso possa avere uno spazio e creare nuovi ecosistemi e nuovi modi di vedere la cultura aziendale”.

Dell’esperienza fatta all’estero la cosa che più l’ha formata e che vorrebbe riportare in Italia è “l’aspetto collaborativo rispetto alle progettualità dell’azienda, un approccio molto meno gerarchico rispetto alla definizione del valore del tuo prodotto e della tua azienda. Con questo intendo un dialogo molto aperto anche su temi caldi e sostanziali”. Un esempio? “Al Financial Times il futuro del giornale non lo decide solo il consiglio di amministrazione ma è un meccanismo che prevede la condivisione e il lavoro di tutti i dipendenti, su cui tutti vogliono parlare: giornalisti, commerciali, marketing. Questo significa mettere tutti a fattore comune rispetto ai valori della tua azienda. Invece in Italia si opera secondo la logica ‘il capo decide e gli altri fanno’. Questo approccio oltre a essere antico non permette alle nuove generazioni, non perché sono più cool ma perché sono native digitali e quindi culturalmente molto diverse dalle altre, di essere integrate nei nuovi meccanismi aziendali, anche se si producono bulloni. Noi non pensiamo: giovane in azienda, nuove skill uguale asset, piuttosto pensiamo all’operatività: ripete quello che ha fatto un altro prima di lui”. Un altro aspetto che ha apprezzato durante l’esperienza estera riguarda l’ingresso dei cervelli nel mondo del lavoro che “è più efficiente nel sistema anglosassone perché una Thatcher che ha fatto chimica decide di fare politica e riesce a entrare nel sistema politico perchè c’è una maggiore apertura mentale rispetto alla radice dello studio. Io ho lavorato con gente che si è laureata in Geografia a Oxford e faceva il giornalista a Ft perchè c’è una apertura sulla prospettiva che possono aprire nel mondo del lavoro. Questa è un’apertura totalmente mancante in Italia: non hai fatto il percorso perfetto da consultant? You are not fitting for my team”.

Alla luce della sua esperienza, dunque, in che modo si può accelerare questo cambiamento? “Di certo una riforma fiscale aiuta tantissimo, incentiva a fare questo investimento – ci ha detto – non nascondo che se ci fosse il cuscinetto del rientro che dà una certa sicurezza a un investimento sul lungo termine mi posso focalizzare di più sul lavoro dal punto di vista etico e sociale. C’è poi un cambiamento da fare soprattutto nelle università, penso alle business school: quando insegniamo come si fa profitto, come si costruiscono team e business plan, occorre inserire un aspetto etico-sociale sull’impatto che certe decisioni hanno anche su un team di 10-15 persone. E poi dovremmo riprendere in mano la nostra cultura politecnica e insegnarla. Va bene il numero, il profitto, le logiche aziendali ma non bisogna dimenticarsi del nostro asset meraviglioso che è l’umanesimo: come italiani abbiamo una sensibilità che può cambiare l’approccio al mondo del lavoro soprattutto per chi rientra, che poi è quello che manca di più quando sei fuori”.

Confartigianato lancia l’allarme fisco: tax spread Italia-Ue a 28,8 mld

Confartigianato lancia l’allarme fisco: tax spread Italia-Ue a 28,8 mldRoma, 21 nov. (askanews) – Fisco, costo del denaro, caro-energia, burocrazia, carenza di manodopera: sono tra i maggiori oneri che frenano la corsa dei 4,5 milioni di micro e piccole imprese italiane impegnate a reagire sul fronte dell’occupazione, della sostenibilità e delle esportazioni. Tra novembre 2023 e gennaio 2024 copriranno il 59,6% del totale delle assunzioni previste dalle imprese, il 66% è impegnata a ridurre l’impatto sull’ambiente della loro attività, le loro esportazioni valgono 60,3 miliardi. E’ quanto emerge dal rapporto che Confartigianato ha presentato oggi alla propria assemblea e che fotografa un habitat poco favorevole per gli imprenditori che si sforzano di agganciare la ripresa. A cominciare dalla pressione fiscale che nel 2023 fa registrare 28,8 miliardi di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all’Eurozona, pari a 488 euro pro capite in più.

Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nell’ultimo anno il costo dell’energia elettrica per una Pmi italiana è superiore del 35,6% rispetto alla media europea, mentre il costo del gas supera del 31,7% la media Ue. Sulla competitività delle nostre imprese pesa anche il costo del denaro: a causa della stretta monetaria e del caro-tassi, le piccole imprese, tra luglio 2022 e luglio 2023, hanno pagato 7,4 miliardi di maggiori oneri finanziari. A drenare risorse anche l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese che pesa lo 0,82% del Pil, pari, quest’anno, a 16,8 miliardi di mancata crescita. Secondo l’indicatore di maggiore pressione burocratica sulle imprese elaborato da Confartigianato, l’Italia si colloca al terzo posto tra i 27 paesi Ue, dietro a Romania e Grecia e davanti a Francia (quarto posto), mentre sono in posizioni migliori la Spagna (sesto posto) e la Germania (18esimo posto).

Gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa sono ostacolati anche dal gap scuola-lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata, con difficoltà a reperire, nel 2022, 1,4 milioni di lavoratori. Le aziende sono ‘alla ricerca del talento perduto’ e il costo della difficoltà a trovare personale per le piccole imprese è di 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto persi per i posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi. Tutto questo a fronte del grande spreco’ rappresentato da 1,5 milioni di giovani 25-34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro. Un numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea per giovani inattivi.

Sciopero Cgil-Uil in Sicilia, Bombardieri: la manovra va cambiata

Sciopero Cgil-Uil in Sicilia, Bombardieri: la manovra va cambiataRoma, 20 nov. (askanews) – Prosegue la mobilitazione di Cgil e Uil contro la manovra. Oggi hanno scioperato i lavoratori della Sicilia. La manifestazione principale si è svolta a Siracusa, dove, secondo gli organizzatori, sono scese in piazza 10mila persone. I comizi conclusivi sono stati affidati al leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, e al segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. I prossimi appuntamenti saranno venerdì 24 novembre, quando si fermeranno le regioni del Nord, lunedì 27 (Sardegna) e venerdì 1 dicembre (regioni del Sud).

“Le nostre piazze sono sempre piene – ha detto Bombardieri – le persone non arrivano più a fine mese. Chiedono il recupero del potere d’acquisto di salari e pensioni. Sono in piazza per rivendicare i rinnovi dei contratti; avere risposte sulle pensioni; cambiare una manovra iniqua e sbagliata che non parla più di politiche per il Mezzogiorno”. La piazza di Siracusa ha ribadito la richiesta di interventi urgenti per sicurezza sul lavoro, fisco e pensioni. “Invece di affrontare questi argomenti – ha affermato il numero uno della Uil – il Governo ci attacca sul diritto di sciopero. Che fine hanno fatto le politiche per il Mezzogiorno? Come si rilancia l’occupazione? Come si evita la fuga di tanti nostri ragazzi, visto che oggi in Sicilia il numero dei pensionati ha eguagliato quello dei lavoratori? – si è poi domandato Bombardieri – speriamo che in questo Paese ci sia ancora lo spazio democratico per esprimere il nostro dissenso rispetto ad alcune scelte che non risolvono tutti questi problemi”.

In Sicilia “c’è ancora tanta gente che soffre e che non riesce ad arrivare alla fine del mese – ha aggiunto – tanti pensionati che sono lasciati da soli; tanti giovani che sono costretti ad emigrare. La piazza e la partecipazione per noi restano strumenti di democrazia per rappresentare un pensiero che non sia completamente allineato. Le nostre piazze dimostrano che ci sono tanti lavoratori, tanti giovani e pensionati dalla nostra parte. Non siamo soli e questa è la risposta migliore a chi attacca il sindacato, a chi attacca il diritto di sciopero. Persone che hanno bisogno di risposte concrete, non le frottole che raccontano su buste paga, salari, pensioni, sanità. La vostra risposta è sempre la stessa: non ci sono i soldi, ma non è vero. I soldi ci sono, ma a voi manca il coraggio perché significherebbe schierarsi contro i poteri forti”. Bombardieri ha ribadito che ci sono 100 miliardi di evasione fiscale ogni anno. “Volete trovare le risorse? – ha aggiunto – andate a prenderle dove ci sono, non dalle tasche di lavoratori e pensionati. Oltre a fare le sfilate, spiegateci quando farete investimenti pubblici; quando avete intenzioni di creare lavoro e dare risposte al nostro Paese, soprattutto al Mezzogiorno”.

Safran:governo italiano usa golden power, stop acquisto Microtecnica

Safran:governo italiano usa golden power, stop acquisto MicrotecnicaRoma, 20 nov. (askanews) – Il gruppo aerospaziale francese Safran ha reso noto in un comunicato che il governo italiano ha deciso di esercitare il Golden Power per opporsi all’acquisto di Microtecnica: azienda italiana specializzata nella meccanica di nei componenti per aerei e attualmente controllata dalla statunitense Collins Aerospace.

A seguito della decisione di Roma, Safran “rimane impegnata nella transazione e sta lavorando con tutte le parti per determinare i passi successivi appropriati”, si legge ancora nel comunicato. Il completamento dell’acquisizione rimane inoltre soggetto all’ottenimento di altre consuete approvazioni normative e condizioni di chiusura.

Microsoft risolve rebus OpenAi: Altman a capo della ricerca su Ai

Microsoft risolve rebus OpenAi: Altman a capo della ricerca su AiMilano, 20 nov. (askanews) – Arriva Microsoft a risolvere il rebus di OpenAi, dopo il licenziamento a sorpresa del ceo Sam Altman, il fondatore della società di intelligenza artificiale creatrice di ChatGpt che è stato defenestrato dal board venerdì sera. Altman, nel pieno della notte statunitense, è stato chiamato a guidare il team di intelligenza artificiale avanzata di Microsoft, con il suo fedele Greg Brockman che aveva lasciato in polemica OpenAi: “Non vediamo l’ora di muoverci rapidamente per fornire loro le risorse necessarie per raggiungere il successo”, ha scritto su Linkedin il ceo di Microsfot, Satya Nadella.

Quella del colosso fondato da Bill Gates non è una scelta disinteressata: Microsoft è tra i principali investitori di OpenAi, dopo un investimento da 10 miliardi di dollari di inizio 2023. Il licenziamento di Altman aveva stupito lo stesso Nadella che, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe appreso la notizia pochi minuti prima la pubblicazione del comunicato stampa. Oggi i cocci vengono rimessi a posto. Oltre al passaggio di Altman e Brockman in Microsoft, la soluzione prevede di affidare la guida di OpenAi a un altro nome forte dell’innovazione americana: Emmet Shear, ex numero uno di Twitch. “Rimaniamo impegnati nella nostra partnership con OpenAi e abbiamo fiducia nella nostra roadmap di prodotto, nella nostra capacità di continuare a innovare. Non vediamo l’ora di conoscere Emmett Shear e il nuovo team dirigenziale di OpenAi e di lavorare con loro”, ha scritto Nadella nello stesso post.

“La missione continua”, ha scritto Altman su X commentando le parole di Nadella. Solo ieri un post decisamente più polemico da parte del papà dell’intelligenza artificiale generativa. Costretto da Open Ai a indossare un badge ‘ospiti’ per poter ritirare i suoi oggetti personali dall’headquarter della società, Altman ha postato un foto accompagnata da poche e inequivocabili parole: “Prima e ultima volta che indosso uno di questi”.

Sbarra (Cisl): il 25 in piazza per chiedere forti correzioni manovra

Sbarra (Cisl): il 25 in piazza per chiedere forti correzioni manovraMilano, 20 nov. (askanews) – “Sabato 25 novembre scenderemo in piazza a Roma per chiedere a Governo e Parlamento forti correzioni alla manovra”. Lo ha confermato stamattina al ‘Caffè di Radio Uno’ il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. “Nella legge di bilancio ci sono tante luci che tengono conto delle nostre richieste ma anche tante ombre. Non ci piace la stretta sulla previdenza e sulle pensioni: quota 103 diventa ancora più penalizzante per le persone che vi ricorrono”, ha aggiunto.

Secondo il leader Cisgl, “è assolutamente sbagliata la misura che modifica aliquote e rendimenti per i futuri trattamenti pensionistici di medici, infermieri, personale degli enti locali, maestre d’asilo, ufficiali giudiziari. Si restringe ancora ulteriormente l’intervento su ape sociale e opzione donna e vengono alzati i coefficienti economici del trattamento pensionistico minimo per i lavoratori che intendono accedere all’anticipo pensionistico. Ecco questo ci sembra un intervento assolutamente errato”. Per Sbarra “Governo e Parlamento hanno ancora tempo per cambiare e migliorare il testo. Così come non ci convince l’intervento sulla sanità: per abbattere le liste di attesa ed assicurare un investimento forte sulla medicina di prossimità e territoriale bisogna investire ulteriori risorse anche per sbloccare le assunzioni di medici, infermieri, personale socio sanitario”.

Salario minimo, Bonomi: problema c’è in finte coop, servizi e commercio

Salario minimo, Bonomi: problema c’è in finte coop, servizi e commercioMilano, 19 nov. (askanews) – In Italia c’è un problema di salario minimo ma “non è un tema di Confindustria, nel senso che se stiamo a guardare la discussione che c’è oggi, ossia la soglia dei famosi 9 euro lordi, i contratti di Confindustria sono tutti superiori a questo livello, quindi non è un tema che ci riguarda”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ‘In Mezz’ora’ su Rai Tre.

“C’è un problema di salari minimi? Sì, ma sappiamo dove? E’ questo il problema – ha proseguito -. Bisogna avere la volontà politica di vedere dov’è il problema, e per sapere questo basta incrociare due banche date, ma non lo si fa perchè non si vuole dire quali sono questi lavori”. Sono, ha detto Bonomi, “le finte cooperative, i servizi e il commercio, lo sappiamo quali sono i settori dove abbiamo basse paghe”. “Bisogna partire dall’analisi del fenomeno e intervenire su chi paga poco, perchè – ha proseguito – nell’immaginario collettivo è sempre l’industria, quando si parla di imprese il problema è delle imprese di Confindustria, non è così. I nostri contratti collettivi nazionali di lavoro sono superiori ai 9 euro lordi, il contratto dei metalmeccanici, le famose tute blu, è 11 euro l’ora”.