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Iliad: Vodafone non accetta proposta di fusione delle attività italiane

Iliad: Vodafone non accetta proposta di fusione delle attività italianeMilano, 31 gen. (askanews) – Il gruppo Vodafone non accetta la proposta di Iliad di fusione delle attività italiane. Iliad Italia proseguirà quindi la sua strategia autonoma.

A seguito dell’offerta dello scorso 18 dicembre, si legge in una nota della società francese, Iliad ha presentato a Vodafone un’ulteriore proposta rivista per la fusione di Iliad Italia e Vodafone Italia in una nuova entità al fine di creare il più innovativo challenger di telecomunicazioni in Italia. Vodafone non ha accettato l’offerta. I termini chiave della proposta rivista erano i seguenti, spiega Iliad: fusione 50/50 attraverso la creazione di NewCo; Vodafone otterrà 6,6 miliardi di euro di proventi in contanti e 2 miliardi di prestito agli azionisti (enterprise value di 10,45 mld); Iliad otterrà 0,4 miliardi di proventi in contanti e 2 miliardi di finanziamento da parte degli azionisti (enterprise value di 4,25 mld); nessuna opzione call a vantaggio di iliad. Iliad, sottolinea la nota, “è convinto che l’offerta presentata sia la migliore combinazione di business possibile a beneficio di un mercato e di un settore delle telecomunicazioni italiano in difficoltà”.

Iliad Italia “proseguirà quindi la sua strategia autonoma, basandosi sul suo ottimo track record: oltre 10,5 milioni di abbonati alla telefonia mobile dal suo lancio nel maggio 2018; leader di mercato nei net adds a banda larga tra i 5 principali operatori; oltre 1 miliardi di ricavi nel 2023 con un OFCF in pareggio”. Il Gruppo iliad, conclude, “continuerà a rafforzare le sue posizioni in Italia e a perseguire con determinazione la conquista di quote di mercato in tutti i segmenti”.

Calciomercato da record nel 2023, Fifa: spesi dai club 9,63 miliardi

Calciomercato da record nel 2023, Fifa: spesi dai club 9,63 miliardiMilano, 30 gen. (askanews) – Calciomercato ricchissimo nel 2023: i club hanno speso 9,63 miliardi di dollari, abbattendo il record che resisteva dal 2019 quando i miliardi spesi furono due in meno. A fare i conti è la Fifa che oggi ha pubblicato l’edizione 2023 del Global Transfer Report. I trasferimenti di calciatori sono stati 74.836, di questi 23.689 (31,7%) hanno riguardato professionisti (uomini e donne) mentre gli altri 51.147 (68,3%) sono stati effettuati da dilettanti.

Il giro d’affari nel mondo del calcio è molto concentrato, come conferma la Fifa: i primi dieci trasferimenti hanno generato da soli più del 10% del totale speso per i trasferimenti. Allo stesso modo, dei 3.279 trasferimenti che prevedevano un corrispettivo, i soli primi 100 hanno mosso il 45% di tutto il denaro speso, con i club inglesi ancora una volta in cima alla lista con 2,96 miliardi di dollari. L’Italia del calcio ha speso 757,6 milioni di dollari, ma ne ha incassati 1,021 miliardi. Balzo dell’Arabia Saudita: nel 2023 hanno peso 970 milioni di dollari, contro i 50 milioni investiti nel 2022. La Fifa evidenzia “l’impressionante crescita del calcio professionistico femminile, con oltre il 20% di trasferimenti in più l’anno scorso rispetto al 2022. Anche il numero di club coinvolti nei trasferimenti internazionali è passato da 507 nel 2022 a 623 nel 2023, con un aumento del 22,9%”.

Il Fmi alza la stima del Pil Italia 2025 a +1,1%, taglia eurozona e Germania

Il Fmi alza la stima del Pil Italia 2025 a +1,1%, taglia eurozona e GermaniaRoma, 30 gen. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato la previsione di crescita economica dell’Italia su quest’anno al più 0,7 per cento in termini di Pil, mentre ha ritoccato al rialzo di un decimale di punto percentuale la stima di espansione sul 2025 al più 1,1%. Le cifre sono inserite in una tabella riepilogativa all’interno di un parziale aggiornamento del World Economic Outlook, che presenta revisioni in ordine sparso sui vari paesi.

In generale per l’economia globale il Fmi ha ritoccato al rialzo di 2 decimali di punto, rispetto alle stime di tre mesi fa (ottobre 2023), l’attesa di crescita su quest’anno, ora al più 3,1% quest’anno, mentre sul 2025 la previsione è stata confermata al più 3,2%. Per l’eurozona il Fmi ha effettuato una generale revisione al ribasso delle aspettative, ora indica una crescita 2024 allo 0,9% e sul 2025 un più 1,7%, rispettivamente 0,3 e 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di tre mesi fa.

Il taglio più energico riguarda la Germania: il Fmi ha rivisto al ribasso di 0,4 punti percentuali sia la previsione di crescita di quest’anno, allo 0,5%, che peraltro segue una recessione dello 0,3% nel 2023, sia sul 2025 al più 1,6%. Per la Francia il Fmi prevede più 1% del Pil quest’anno e più 1,7% il prossimo, rispettivamente 0,3 e 0,1 punti percentuali in meno rispetto a tre mesi fa. Sugli Stati Uniti la previsione di crescita di quest’anno, ora al più 2,1% è stata consistentemente alzata, per 0,6 punti percentuali, laddove quella sul 2025 è stata limata di un decimale di punto all’1,7%.

Sulla Cina ora l’istituzione di Washington prevede un 4,6% di crescita economica quest’anno, 0,4 punti percentuali in più rispetto a tre mesi fa mentre la previsione sul 2025 è stata confermata al 4,1%. Sull’India il Fmi ha rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali le stime sul 2025 e sul 2024, per entrambi gli anni prevede espansione al 6,5%, il più il valore più elevato tra i paesi elencati.

Fmi: Bce stia più attenta al rischio di danneggiare la crescita

Fmi: Bce stia più attenta al rischio di danneggiare la crescitaRoma, 30 gen. (askanews) – Il capo economista del Fondo monetario internazionale vede una possibile divergenza di strategia sulla politica monetaria da adottare tra la Federal Reserve statunitense e la Banca centrale europea: mentre la prima deve prestare maggiore attenzione ai rischi di ripresa inflazionistica, la Bce deve piuttosto focalizzarsi sul pericolo di danneggiare troppo l’economia e di strafare in termini di calo del caro vita.

In un articolo che accompagna la pubblicazione del World Economic Outlook di interim, Pierre-Olivier Gourinchas rileva che la fase finale di normalizzazione dell’inflazione richiede ora una attenta calibrazione della politica monetaria, che entrambe le banche centrali hanno energicamente inasprito nei mesi passati. “Le incertezze persistono e le banche centrali ora fronteggiano rischi su due fronti. Devono evitare un allentamento prematuro che minerebbe la credibilità che hanno faticosamente ripristinato e porterebbe a un rimbalzo dell’inflazione. Ma i segnali di affanno nei settori sensibili tassi di interesse stanno aumentando – spiega il capo economista del Fmi – come sulle costruzioni e sull’attività di erogazione di prestiti che è calata marcatamente”. “Sarà altrettanto importante svoltare verso la normalizzazione monetaria in maniera tempestiva, come hanno già iniziato diverse economie emergenti dove l’inflazione è ben instradata al ribasso. Non farlo – avverte Gourinchas – mettere a repentaglio la crescita economica e rischierebbe di far calare l’inflazione sotto i livelli obiettivo”.

“A mio parere gli Stati Uniti, dove l’inflazione appare più dovuta alla domanda devono focalizzarsi sui rischi del primo tipo mentre l’area euro – conclude – dove l’aumento dei prezzi dell’energia ha giocato un ruolo sproporzionato, deve gestire più il secondo tipo di rischio. In entrambi i casi mantenere la rotta verso un atterraggio morbido potrebbe non essere facile”.

Fmi alza stima Pil Italia 2025 a +1,1%, taglia eurozona e Germania

Fmi alza stima Pil Italia 2025 a +1,1%, taglia eurozona e GermaniaRoma, 30 gen. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato la previsione di crescita economica dell’Italia su quest’anno al più 0,7 per cento in termini di Pil, mentre ha ritoccato al rialzo di un decimale di punto percentuale la stima di espansione sul 2025 al più 1,1 per cento. Le cifre sono inserite in una tabella riepilogativa all’interno di un parziale aggiornamento del World Economic Outlook, che presenta revisioni in ordine sparso sui vari paesi.

In generale per l’economia globale il Fmi ha ritoccato al rialzo di 2 decimali di punto, rispetto alle stime di tre mesi fa (ottobre 2023), l’attesa di crescita su quest’anno, ora al più 3,1% quest’anno, mentre sul 2025 la previsione è stata confermata al più 3,2%. Per l’eurozona il Fmi ha effettuato una generale revisione al ribasso delle aspettative, ora indica una crescita 2024 allo 0,9% e sul 2025 un più 1,7%, rispettivamente 0,3 e 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di tre mesi fa.

Il taglio più energico riguarda la Germania: il Fmi ha rivisto al ribasso di 0,4 punti percentuali sia la previsione di crescita di quest’anno, allo 0,5%, che peraltro segue una recessione dello 0,3% nel 2023, sia sul 2025 al più 1,6%. Per la Francia il Fmi prevede più 1% del Pil quest’anno e più 1,7% il prossimo, rispettivamente 0,3 e 0,1 punti percentuali in meno rispetto a tre mesi fa. Sugli Stati Uniti la previsione di crescita di quest’anno, ora al più 2,1% è stata consistentemente alzata, per 0,6 punti percentuali, laddove quella sul 2025 è stata limata di un decimale di punto all’1,7%.

Sulla Cina ora l’istituzione di Washington prevede un 4,6% di crescita economica quest’anno, 0,4 punti percentuali in più rispetto a tre mesi fa mentre la previsione sul 2025 è stata confermata al 4,1%. Sull’India il Fmi ha rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali le stime sul 2025 e sul 2024, per entrambi gli anni prevede espansione al 6,5%, il più il valore più elevato tra i paesi elencati.

Eurozona, clima fiducia gennaio -0,1 punti, Italia maglia rosa +3,8

Eurozona, clima fiducia gennaio -0,1 punti, Italia maglia rosa +3,8Roma, 30 gen. (askanews) – Clima di fiducia generale nell’economia in limatura nell’area euro a inizio anno e in flebile aumento guardando all’intera Unione europea: l’indicatore complessivo elaborato dalla Commissione europea ha segnato un calo di 0,1 punti sull’unione valutaria, a quota 96,2 punti a gennaio, e secondo quanto riporta un comunicato quello relativo a tutta la Ue è aumentato di 0,1 punti a quota 95,9 punti.

L’indicatore relativo alle aspettative sull’occupazione è calato di 0,8 punti nell’area euro e di 0,7 punti su tutta l’Unione europea. Guardando alle diverse componenti e settori dell’economia, la Commissione riporta una dinamica sostanzialmente stabile per l’industria, con aumento di 0,1 punti, un aumento di 0,2 punti nel terziario e un calo di 0,2 punti sul livello livello di fiducia dei consumatori.

Tra i vari Paesi, l’indagine (Economic Sentiment Indicator) segnala un netto calo della fiducia in Germania (-2,2 punti) e all’opposto un netto miglioramento in Italia (+3,8 punti, il dato più forte tra i Paesi elencati), anche in Polonia (+3,2 punti), Francia (+2,4 punti), Olanda e Spagna.

Industria, Istat: nel 2023 prezzi alla produzione -5,7%

Industria, Istat: nel 2023 prezzi alla produzione -5,7%Roma, 30 gen. (askanews) – In media, nel 2023 i prezzi alla produzione dell’industria diminuiscono del 5,7% (+34,4% nel 2022); la flessione è sintesi di dinamiche differenziate sul mercato interno (-8,3%; era +42,7% l’anno precedente) e sul mercato estero (+1,9%; +12% nel 2022). Lo ha reso noto l’Istat.

La flessione dei prezzi nel 2023 è spiegata dalle dinamiche rilevate sul mercato interno che riflettono soprattutto il venire meno delle tensioni sui prezzi dei prodotti energetici (-24,4%; +104,3% nel 2022); al netto di questi prodotti, i prezzi sul mercato interno crescono del 2,5% in media d’anno (+12,8% nel 2022). Per le costruzioni, la decisa attenuazione della crescita dei prezzi nel 2023 riflette principalmente i ribassi dei costi dei materiali.

Eurozona, crescita zero nel IV trim, su intero 2023 Pil +0,5%

Eurozona, crescita zero nel IV trim, su intero 2023 Pil +0,5%Roma, 30 gen. (askanews) – Finale di 2023 con l’economia ferma nell’area euro: nell’ultimo trimestre il Pil ha segnato una crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti, dopo un meno 0,1% registrato nel terzo trimestre. Lo riporta Eurostat con la stima preliminare.

La dinamica di crescita del Pil su base annua risulta limitata a uno 0,1%, dopo la crescita zero del terzo trimestre. L’intero 2023 si chiude con una espansione dello 0,5%, secondo l’ente di statistica comunitario.

Pil, Istat: nel 2023 a +0,7%, crescita acquisita per 2024 a +0,1%

Pil, Istat: nel 2023 a +0,7%, crescita acquisita per 2024 a +0,1%Roma, 30 gen. (askanews) – Rallenta la crescita economica dell’Italia. Nel 2023 il Pil dell’Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,7% su base annua. Lo ha stimato l’Istat spiegando che nel 2023 vi sono state due giornate lavorative in meno del 2022, quando il Pil era cresciuto del 3,7%. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,1%. Nella Nadef il governo aveva stimato un crescita dello 0,8% per il 2023.

Nel quarto trimestre del 2023 l’Istat stima che Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale, al lordo delle scorte, e un apporto positivo della componente estera netta.

I risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 – ha comunicato l’Istituto di statistica – saranno diffusi il prossimo primo marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 5 marzo.

L’Istat: nel 2023 il Pil cala a +0,7%, la crescita acquisita per il 2024 è pari a +0,1%

L’Istat: nel 2023 il Pil cala a +0,7%, la crescita acquisita per il 2024 è pari a +0,1%Roma, 30 gen. (askanews) – Rallenta la crescita economica dell’Italia. Nel 2023 il Pil dell’Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,7% su base annua. Lo ha stimato l’Istat spiegando che nel 2023 vi sono state due giornate lavorative in meno del 2022, quando il Pil era cresciuto del 3,7%. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,1%. Nella Nadef il governo aveva stimato un crescita dello 0,8% per il 2023.

Nel quarto trimestre del 2023 l’Istat stima che Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale, al lordo delle scorte, e un apporto positivo della componente estera netta.

I risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 – ha comunicato l’Istituto di statistica – saranno diffusi il prossimo primo marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 5 marzo. Nel quarto trimestre 2023 l’economia italiana è cresciuta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al quarto trimestre 2022. E’ la stima provvisoria sul Pil diffusa dall’Istat. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022.

Questo risultato fa seguito al lieve aumento registrato nel terzo trimestre (+0,1%), e determina una crescita dello 0,7% nel 2023 in termini di valori reali corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. La stima preliminare del quarto trimestre 2023 “riflette una flessione del comparto primario ed un aumento sia del settore industriale sia dei servizi. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta”.