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Giorgetti, Africa priorità assoluta per presidenza italiana del G7

Giorgetti, Africa priorità assoluta per presidenza italiana del G7Roma, 29 gen. (askanews) – “Per la Presidenza italiana del G7 l’Africa è una priorità assoluta”. Lo ha detto il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso della sessione sulla cooperazione economica del vertice Italia-Africa.

Giorgetti ha ricordato la tavola rotonda ministeriale dei Paesi G7 con i partner africani agli incontri annuali della Banca Mondiale e del fondo Fondo Monetario il prossimo ottobre. “Molti filoni di lavoro – ha aggiunto – riguardano la prevenzione di crisi del debito, infrastrutture verdi, contrasto ai cambiamenti climatici, preparazione sanitaria/pandemica”. Oltre a questo “proseguiremo il dibattito sulle riforme delle Banche Multilaterali di Sviluppo sostenendo le situazioni di fragilità, per agire circostanze e instabilità”.

Per il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha quindi sottolineato Giorgetti “l’attenzione verso l’Africa è già una realtà”. Il Mef “cura molti aspetti” tra cui le infrastrutture, in termini di “reti energetiche, trasporti e connettività digitale come il cavo sottomarini ELMED che connette l’Italia alla Tunisia. Le infrastrutture sono un ingrediente chiave per il successo dell’area di libera scambio africana”. I paesi africani, ha concluso il Ministro “hanno un enorme potenziale e hanno bisogno di accedere alle catene del valore regionali e globali. Questo richiede un nuovo modello di partnership con investitori e paesi stranieri. L’Italia è qui per questo e questo è ciò che concretamente offre il Piano Mattei”.

Bce, nel 2023 sequestri di euro falsi risaliti ma ancora limitati

Bce, nel 2023 sequestri di euro falsi risaliti ma ancora limitatiRoma, 29 gen. (askanews) – Sull’insieme dello scorso il numero di banconote in euro false sequesdtrate è leggermente risalito, a 467.000 totali, tuttavia l’aumento deriva anche dal fatto che nel 2021 e nel 2022 i sequestri erano scesi ai minimi storici, seguito delle restrizioni all’attività imposte dai governi a motivo del Covid, e il livello del 2023 resta molto contenuto, guardando alle serie storiche. Lo riporta la Bce sulla base della sua indagine semestrale.

Tra i pezzi sequestrati, 7 banconote false su 10 riguardano i tagli da 20 e 50 euro. La BCE sottolinea che le banconote in euro restano un mezzo di pagamento sicuro e affidabile e che possono essere controllate rapidamente da chiunque con il metodo “toccare, guardare, muovere”. Le probabilità di ricevere un esemplare falso sono molto scarse, poiché il numero di falsi, spiega l’istituzione, resta contenuto rispetto al totale dei biglietti autentici in circolazione. Nel 2023 sono stati individuati solo 16 falsi per ogni milione di banconote autentiche in circolazione, in proporzione uno dei livelli più bassi mai registrati dopo l’introduzione delle banconote in euro.

I tagli da 20 e 50 euro hanno continuato a far registrare il numero più elevato di falsificazioni fra le banconote e rappresentano nell’insieme oltre il 70% dei falsi. Il 97,2% delle banconote falsificate è stato rinvenuto in paesi dell’area dell’euro, mentre l’1,9% proviene da Stati membri dell’Ue non appartenenti all’area e lo 0,9% da altre regioni del mondo. Le contraffazioni sono in gran parte facili da individuare in quanto non presentano le caratteristiche di sicurezza, o ne presentano solo imitazioni molto scadenti. I cittadini non devono temere la falsificazione, ma devono restare vigili. La Bce spiega che l’autenticità dei biglietti può essere verificata con il semplice metodo basato sulle tre parole chiave “toccare, guardare, muovere”, descritto nella pagina dedicata alle caratteristiche di sicurezza e nei siti Internet delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro.

L’Eurosistema delel banche centrali, poi, sostiene inoltre le categorie professionali che operano con il contante assicurando che le apparecchiature verificate positivamente per la selezione, verifica e accettazione delle banconote siano in grado di individuare e trattenere i falsi in maniera affidabile. L’utilizzo di denaro falso a scopo di pagamento costituisce un reato che può essere perseguito penalmente. Se una banconota appare sospetta, può essere subito confrontata con un’altra di autenticità comprovata. Se la presunta falsificazione trova quindi conferma, ricorda la Bce, occorre contattare le forze dell’ordine o, a seconda della prassi vigente nel paese, la banca centrale nazionale oppure una banca commerciale o al dettaglio. L’Eurosistema sostiene attivamente le forze dell’ordine nella lotta alla falsificazione di valuta.

Istat-Bankitalia: a fine 2022 è calato a 10.421 miliardi di euro la ricchezza delle famiglie

Istat-Bankitalia: a fine 2022 è calato a 10.421 miliardi di euro la ricchezza delle famiglieMilano, 29 gen. (askanews) – Alla fine del 2022, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Rispetto al 2021, è diminuita dell’1,7% in termini nominali, dopo tre anni di crescita. Il calo in termini reali, usando come deflatore l’indice dei prezzi al consumo, è stato più marcato: -12,5%. Lo rileva una nota sulle stime sulla ricchezza dei settori istituzionali in Italia negli anni 2005-2022 elaborate dall’Istat e dalla Banca d’Italia, anche in confronto con altre economie avanzate.

Il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile – secondo lo studio – è sceso da 8,7 a 8,1, tornando ai livelli del 2005. L’aumento delle attività non finanziarie nel 2022 (+2,1%) ha riflesso soprattutto quello del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009; il peso di questa componente sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3%. Le attività finanziarie si sono contratte del 5,2%, principalmente per effetto della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Dopo circa un decennio sono tornati a crescere i titoli di debito detenuti dalle famiglie, in buona parte emessi dalle amministrazioni pubbliche, mentre l’aumento dei depositi è stato contenuto, dopo il forte accumulo osservato nel triennio precedente. La crescita delle passività finanziarie (+2,8%) è riconducibile soprattutto alla componente dei prestiti.

Ryanair, utile terzo trimestre in netto calo, ricavi in crescita

Ryanair, utile terzo trimestre in netto calo, ricavi in crescitaRoma, 29 gen. (askanews) – Ryanair ha chiuso il terzo trimestre dell’esercizio al 31 marzo prossimo con un utile dopo le imposte di 15 milioni di euro, rispetto a un risultato di 211 milioni nello stesso periodo dell’anno precedente, un calo che la compagnia aerea low cot spiega con i maggiori costi del carburante che hanno compensato gli aumenti delle entrate.

I passeggeri e i ricavi nel periodo di Natale/Capodanno sono stati inferiori rispetto a quanto previsto in precedenza poiché Ryanair ha abbassato i prezzi “in risposta all’improvvisa (ma gradita) rimozione dei voli dai siti Web dei pirati agenti di viaggio online all’inizio di dicembre” si legge in una nota. L’utile dopo le tasse per i 9 mesi chiusi al 31 dicembre 2023 è aumentato del 39% a 2,19 miliardi di euro.

Nel trimestre i ricavi dal trasporto di passeggeri sono aumentati del 21% a 1,75 miliardi di euro. Il traffico è cresciuto del 7% a 41,4 milioni di persone. Le tariffe medie sono aumentate del 13% a 42 euro per passeggero, mentre i ricavi accessori sono aumentati del 10% a 0,95 miliardi di euro (circa 23 euro per passeggero). I ricavi totali del terzo trimestre sono aumentati del 17% a 2,7 miliardi di euro. I costi operativi sono aumentati del 26% a 2,7 miliardi di euro, principalmente a causa di un aumento del 35% dei costi del carburante, di maggiori costi per il personale. Ryanair ha ridotto la sua stima sull’utile dell’esercizio 2023/2024 tra 1,85 e 1,95 miliardi di euro rispetto ai precedenti 1,85-2,05 miliardi.

Carburanti, la benzina self torna sopra 1,8 euro-litro

Carburanti, la benzina self torna sopra 1,8 euro-litroRoma, 29 gen. (askanews) -Salgono con forza i prezzi dei carburanti alla pompa, con la benzina self service che torna in media nazionale sopra quota 1,8 euro/litro, ai massimi da quasi due mesi. Continuano a salire le quotazioni dei prodotti raffinati, come pure il Brent, sopra quota 83 dollari al barile.

Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Q8 e Tamoil hanno aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio. Per Ip si registra un rialzo di duce centesimi al litro sul gasolio. Queste sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di ieri mattina su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,808 euro/litro (+12 millesimi, compagnie 1,815, pompe bianche 1,792), diesel self service a 1,769 euro/litro (+13, compagnie 1,777, pompe bianche 1,752). Benzina servito a 1,947 euro/litro (+12, compagnie 1,991, pompe bianche 1,858), diesel servito a 1,907 euro/litro (+12, compagnie 1,951, pompe bianche 1,818). Gpl servito a 0,713 euro/litro (invariato, compagnie 0,721, pompe bianche 0,704), metano servito a 1,407 euro/kg (-1, compagnie 1,423, pompe bianche 1,393), Gnl 1,288 euro/kg (-1, compagnie 1,293 euro/kg, pompe bianche 1,285 euro/kg).

Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,894 euro/litro (servito 2,155), gasolio self service 1,862 euro/litro (servito 2,128), Gpl 0,846 euro/litro, metano 1,508 euro/kg, Gnl 1,317 euro/kg

Corsa affollata per presidenza di Confindustria, si parte giovedì

Corsa affollata per presidenza di Confindustria, si parte giovedìRoma, 28 gen. (askanews) – Al via la corsa per la presidenza di Confindustria. Il mandato dell’attuale presidente, Carlo Bonomi, scade a maggio. La procedura per il rinnovo partirà il primo febbraio quando il Consiglio Generale estrarrà i nominativi dei tre saggi che andranno a comporre la Commissione di designazione. Il nuovo presidente verrà designato il 4 aprile dal Consiglio generale e sarà poi eletto dall’assemblea dei delegati in programma per il 23 maggio.

Per il dopo Bonomi i rumors vedono pronti alla gara ben cinque candidati, quasi tutti espressione del mondo imprenditoriale del Nord. Ai nastri di partenza ci sarebbero tre attuali vicepresidenti: Emanuele Orsini (Emilia Romagna), Alberto Marenghi (Lombardia) e Giovanni Brugnoli (Lombardia). In pista anche il ligure Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ed Edoardo Garrone, anche lui ligure e presidente di Erg e Sole 24 Ore. La corsa parte affollata, ma nel giro di poco tempo i candidati potrebbero ridursi a due se, come nella tradizione confindustriale, si cercheranno accordi e alleanze in nome di una visione comune. Quello che sembra consumarsi, al momento, è uno scontro tra le due anime di Confindustria: una parte chiede un cambio di passo auspicando che il prossimo leader sia un rappresentante della grande impresa; l’altra ritiene che si possa proseguire con un presidente espressione di realtà imprenditoriali più piccole.

Nessuno, ad oggi, si è ufficialmente candidato perchè il meccanismo di elezione del presidente di Confindustria ha tempi e rituali precisi. I tre saggi (estratti da una rosa di sei-nove nomi), chiamati a sondare la base imprenditoriale, nella prima settimana dall’insediamento, potranno ricevere eventuali auto candidature sostenute da almeno il 10% dei voti assembleari o dal 10% dei componenti del Consiglio Generale, entrambe con dichiarazione firmate dai presidenti delle associazioni o dai sostenitori membri del Consiglio Generale. In sostanza i candidati dovranno presentare almeno venti firme a loro sostegno. Le auto candidature vanno accompagnate dalle linee programmatiche. Dalla data d’insediamento dei saggi, entro una settimana dal sorteggio, decorre il termine di otto settimane per arrivare al voto di designazione del nuovo presidente da parte del Consiglio generale. Il ruolo dei saggi è, dunque, molto importante. I tre, d’intesa con il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi e con il Collegio dei Probiviri, sono chiamati a verificare, sotto il profilo personale, imprenditoriale, professionale e associativo, le autocandidature.

La stessa Commissione di designazione comunica, poi, agli interessati la conclusione degli accertamenti preliminari. Nelle successive cinque settimane, prenderà il via il tour nazionale dei saggi. Verranno ascoltati i presidenti delle associazioni e i più importanti componenti del Consiglio Generale. Durante questo passaggio i saggi raccoglieranno le espressioni di consenso sugli eventuali nominativi indicati dalle associazioni stesse e sulle autocandidature formalizzate nella prima settimana di lavoro. Dopo aver effettuato le necessarie verifiche di conformità alla presentazione della candidatura, la Commissione provvederà a comunicare ai presidenti delle Associazioni, i nomi dei candidati emersi dal giro di consultazioni e le loro linee programmatiche, che saranno richieste agli stessi qualora la Commissione avrà rilevato un consenso significativo.

Al termine delle consultazioni, i saggi individueranno i nominativi dei candidati che saranno chiamati ad ufficializzare l’accettazione della candidatura e ad illustrare il proprio programma in occasione del Consiglio Generale del 21 marzo. Al di fuori dei canali di consultazione, possono essere ammessi alla presentazione della propria candidatura, previa verifica di tutti requisiti richiesti dallo statuto, anche coloro che certifichino per iscritto – con dichiarazione firmata dai presidenti delle Associazioni sostenitrici – di poter disporre di un consenso pari ad almeno il 20% dei voti rappresentati nell’assemblea dei delegati, in regola con il versamento dei contributi associativi. Il 4 aprile il Consiglio generale di Confindustria voterà, a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei votanti, il nome del futuro presidente che verrà poi proposto all’assemblea dei delegati. Il Consiglio generale del 18 aprile voterà, poi, il programma e la proposta di squadra di Presidenza. Infine, l’assemblea dei delegati del 23 maggio eleggerà il nuovo presidente, insieme alla sua squadra.

La Francia annncia misure contro la concorrenza sleale di “Italia o altri”

La Francia annncia misure contro la concorrenza sleale di “Italia o altri”Milano, 28 gen. (askanews) – Il premier francese Gabriel Attal ha detto alla tv francese parlando con gli agricoltori che sta prendendo in considerazione misure “aggiuntive” contro la “concorrenza sleale” di altri paesi “Italia o altri”. “Non è normale che ti venga impedito di utilizzare determinati prodotti, che ti impedisca di metterli a punto nelle tue aziende agricole, e quindi di produrre quanto ti serve se hai paesi vicini, Italia o altri, che ti permettono di utilizzarli, andare avanti a livello europeo: esamineremo prodotto per prodotto”, ha dichiarato in tv.Attal afferma di non volere “un divieto senza soluzione”, citando l’esempio della riautorizzazione dei neonicotinoidi sulle barbabietole.

Attal era atteso questa domenica in una fattoria dell’Indre-et-Loire dopo aver annunciato misure che non hanno convinto i principali sindacati degli agricoltori. Nonostante gli annunci del primo ministro, molti agricoltori continuano a mobilitarsi su appello dei principali sindacati, FNSEA in testa. 

Ex Ilva, fonti: grande preoccupazione se fondate notizie stop impianti

Ex Ilva, fonti: grande preoccupazione se fondate notizie stop impiantiMilano, 26 gen. (askanews) – Invitalia avrebbe inviato una comunicazione ad Acciaierie d’Italia e Acciaierie d’Italia Holding per esprimere la “grande preoccupazione se fossero fondate le notizie circa un eventuale spegnimento degli impianti, con le gravissime conseguenze, potenzialmente disastrose e irreversibili, in particolare per i lavoratori, per i fornitori, oltre che naturalmente per la continuità aziendale”. Lo si apprende da fonti vicino al dossier. Nella comunicazione, Invitalia avrebbe invitato ADI ad assumere tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità aziendale e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti.

L’Agenzia nazionale per lo sviluppo, spiegano ancora le fonti, avrebbe inoltre richiamato ADI a esercitare i propri compiti e doveri gestori essendo chiaro che Invitalia non ha alcuna prerogativa o diritto di governance in tal senso e ha chiesto di essere informata tempestivamente delle iniziative assunte dai Commissari in relazione all’ispezione che gli stessi avrebbero richiesto sugli impianti, di cui ha appreso dalle agenzia di stampa.

JPMorgan-Chase, cambio nella leadership per preparare post Dimon

JPMorgan-Chase, cambio nella leadership per preparare post DimonNew York, 26 gen. (askanews) – La più grande banca degli Stati Uniti, JPMorgan Chase ha cambiato o ampliato i ruoli di diversi dirigenti considerati favoriti per succedere al CEO Jamie Dimon. Jennifer Piepszak, co-responsabile della gigantesca banca di consumo di JPMorgan, diventerà ora co-responsabile della banca commerciale e di investimento dell’azienda insieme a Troy Rohrbaugh, un leader veterano delle operazioni commerciali della banca. Jennifer Piepszak è considerata un potenziale successore di Jamie Dimon.

Marianne Lake, passerà da co-responsabile del settore consumer banking a amministratore unico. Intanto Daniel Pinto, che è il braccio destro di Dimon come presidente e direttore operativo, sta rinunciando al controllo quotidiano della banca aziendale e di investimento. Dimon ha detto che lui e Pinto continueranno a “gestire congiuntamente la nostra azienda”. Dimon, che ha 67 anni e guida la banca dal 2005, ha detto che gli restano ancora altri anni prima di andare in pensione. Nel 2021 gli è stato concesso un bonus del valore di circa 50 milioni di dollari a condizione che rimanesse in banca fino al 2026.

JPMorgan avrà ora tre linee di business invece di quattro: la nuova banca commerciale e di investimento; il settore bancario dei consumatori e della comunità e la gestione patrimoniale

Auto elettrica, la Commissione: le regole di mercato Ue vanno rispettate

Auto elettrica, la Commissione: le regole di mercato Ue vanno rispettateBruxelles, 26 gen. (askanews) – Se per attuare la transizione verso l’obiettivo delle auto a zero emissioni nel 2035 sarà necessario nei prossimi anni assicurare la disponibilità di veicoli elettrici a basso prezzo, perché possano acquistarli anche i cittadini con redditi medio-bassi, ciò non significa che a questo obiettivo debbano essere sacrificate le regole contro il dumping e sulle pari condizioni del mercato Ue, rinunciando, ad esempio, alle indagini e agli eventuali dazi anti sovvenzioni riguardo ai veicoli cinesi che falsano la concorrenza. Questi strumenti per tutelare il mercato Ue sono “complementari”, e non contraddittori rispetto alla regolamentazione che ha fornito certezza giuridica e obiettivi chiari all’industria automotive europea.

E’ quanto ha affermato in sintesi, oggi a Bruxelles il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario. La Commissione sta conducendo dall’autunno scorso un’indagine anti sovvenzioni proprio sulle auto elettriche cinesi, che hanno invaso il mercato europeo con modelli elettrici a prezzi ultra competitivi rispetto a quelli dell’industria locale. á “Noi crediamo, ovviamente – ha detto Mamer, in risposta a un giornalista che chiedeva come si possa “quadrare il cerchio” -, che ci sia un mercato per i veicoli elettrici in Europa. La Commissione ha messo in atto un quadro normativo per i veicoli con l’obiettivo che le auto nuove non emettano più CO2 dal 2035. Quindi, l’intera catena del valore automobilistica in Europa ha ora la certezza normativa per poter effettuare gli investimenti necessari al fine di sviluppare la propria capacità per rispondere alla domanda del mercato”. “Questa è la prima risposta alla domanda su come far quadrare il cerchio: garantire che vi siano incentivi adeguati per l’industria europea”, in modo che “faccia gli investimenti necessari. Ma in realtà – ha puntualizzato il portavoce – , garantire che il mercato funzioni in modo efficace è parte di questo”, ovvero parte di questi incentivi. á “E’ proprio per questo motivo – ha spiegato Mamer – che è necessario assicurarsi di non avere automobili prodotte altrove che distorcerebbero il mercato attraverso sussidi non giustificati. Quindi, per noi non c’è contraddizione; c’è in realtà una complementarità” tra le due cose.

Secondo il portavoce della Commissione, poi, “riguardo ai prezzi, è necessario distinguere tra effetti a breve e a medio termine. Potrebbe essere considerato molto positivo disporre di auto elettriche molto economiche, che arrivano in una fase iniziale sul mercato e spazzano via la concorrenza europea. Ma se non ci fosse più concorrenza europea, che cosa impedirebbe poi ai produttori extra-Ue di aumentare i prezzi? Giusto per fare un esempio del tipo di considerazioni che bisogna fare quando si pensa agli effetti a lungo termine delle nostre politiche”. Questo vuol dire, gli è stato chiesto, che si vuole dare più tempo all’industria europea, per migliorare la sua produzione di veicoli elettrici , in modo da riuscire successivamente a venderli a costo più basso, visto che oggi sono molto più costosi di quelli tradizionali?

“Non è affatto quello che ho detto. Non si tratta – ha replicato Mamer – di dare tempo a un segmento del settore rispetto a un altro. Si trattava di garantire l’esistenza di un quadro normativo che promuova gli investimenti e, in secondo luogo, di avere un mercato che funzioni adeguatamente. Non si tratta quindi di istituire alcun tipo di barriera che impedisca la vendita in Europa dei veicoli prodotti secondo criteri basati sul mercato”. Quello che sta facendo la Commissione, invece, è “garantire che le auto che arrivano in Europa rispettino le regole del nostro mercato, siano esse prodotte in Europa o fuori dall’Europa”, ha concluso il portavoce.

La stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva fatto riferimento nel settembre scorso a Strasburgo, durante il suo “discorso sullo stato dell’Unione” al Parlamento europeo, alla vicenda dello smantellamento della produzione europea di cellule fotovoltaiche, a causa dell’invasione sul mercato, nel periodo successivo al 2007, dei prodotti cinesi a basso costo, che poterono approfittare del sostegno alle energie rinnovabili che l’Ue aveva predisposto in vista degli obiettivi del 2020. “Non abbiamo dimenticato – aveva detto von der Leyen agli eurodeputati – l’impatto che ebbero sulla nostra industria solare le pratiche sleali di mercato della Cina”, aggiungendo che “molte giovani imprese furono spinte fuori dal mercato dai concorrenti cinesi pesantemente sussidiati”.