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Snam: nel piano al 2027 gli investimenti salgono a 11,5 miliardi (+15%)

Snam: nel piano al 2027 gli investimenti salgono a 11,5 miliardi (+15%)Milano, 25 gen. (askanews) – Snam investirà nel periodo 2023-2027 complessivi 11,5 miliardi di euro, in crescita del 15% rispetto al precedente piano 2022-2026, destinati al rafforzamento delle infrastrutture di trasporto, stoccaggio e Gnl e ai business della transizione (biometano, CCS, idrogeno ed efficienza energetica).

“In un contesto energetico globale che continua ad essere sfidante e volatile – ha dichiarato Stefano Venier, amministratore delegato di Snam – investiremo 11,5 miliardi di euro nello sviluppo di un’infrastruttura in grado di gestire in modo sempre più flessibile una pluralità di molecole verso la neutralità carbonica del Paese. Prosegue il nostro impegno per rafforzare la sicurezza energetica, garantendo infrastrutture per forniture diversificate e sostenibili nel lungo periodo e supportando il percorso di transizione, anche attraverso progetti considerati strategici a livello europeo. Lo faremo – ha spiegato – assicurando ritorni in crescita a tutti i nostri stakeholder, con una strategia di sostenibilità ampliata, che all’impegno sul fronte delle emissioni affianca il mantenimento di altri equilibri come quello della biodiversità e della rigenerazione territoriale”. Il 58% degli investimenti netti del nuovo piano è allineato ai Sustainable Development Goals e il 37% alla Tassonomia Europea. Snam prevede Net zero al 2050 su tutte le emissioni.

Stellantis: fortemente impegnati in Italia, investiti miliardi

Stellantis: fortemente impegnati in Italia, investiti miliardiMilano, 24 gen. (askanews) – “Stellantis è fortemente impegnata in Italia e lo ha fatto negli ultimi anni. L’azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi”. Lo sottolinea un portavoce di Stellantis Italia, dopo le parole della premier Giorgia Meloni al question time.

“Oltre il 63% dei veicoli prodotti lo scorso anno negli stabilimenti italiani di Stellantis sono stati esportati all’estero, contribuendo così alla bilancia commerciale italiana”, viene spiegato. Lo scorso anno “sono stati prodotti oltre 752mila veicoli (auto + veicoli commerciali), in crescita del 9,6% rispetto al 2022, di cui oltre 474mila sono stati commercializzati all’estero”. Nel dettaglio si sottolinea che nel 2023, “con oltre 85.00 unità prodotte, Mirafiori ha un avuto un export pari al 93%, Cassino, con circa 48.800, del 75%, Pomigliano, con circa 215.000, del 41%, Modena, con circa 1.240, del 92%, Atessa, con circa 230.000, dell’85%, e Melfi, con oltre 170.120, del 53%”.

Sui singoli stabilimenti il portavoce di Stellantis fa sapere che “Melfi diventerà il centro di produzione di auto elettriche di medie dimensioni”; Cassino “si specializzerà nel segmento delle auto elettriche di grandi dimensioni” e “Termoli è impegnata in una fondamentale riconversione: dalla produzione di motori termici a una gigafactory europea ACC: un investimento da 2,1 miliardi di euro”. Ad Atessa, viene aggiunto, “si produce la maggior parte dei grandi VAN (per Fiat Professional, Citroën, Peugeot Opel, Vauxhall e Toyota)”, mentre a Torino Mirafiori c’è la “produzione di 500e (FIAT e Abarth), di Maserati Levante, GranTurismo e GranCabrio, il Battery Technology Center, The Circular Economy Hub, lo stabilimento eDCT per la produzione di trasmissioni elettriche, grazie alla joint venture con Punch Powertrain. Il nuovo impianto sarà operativo quest’anno. Il grEEn Campus – conclude – è una nuova applicazione concreta della New Era of Agility a sostegno degli obiettivi Carbon Net Zero”.

3Sun (Enel GP):560 mln da Bei-banche per Gigafactory più grande Europa

3Sun (Enel GP):560 mln da Bei-banche per Gigafactory più grande EuropaMilano, 24 gen. (askanews) – 3Sun, la gigafactory per la produzione di celle e moduli fotovoltaici di Enel Green Power, si è assicurata un pacchetto finanziario di 560 milioni di euro che serviranno ad ampliarne la capacità produttiva, segnando una tappa importante verso la transizione e sicurezza energetica in Europa. Il finanziamento si è concretizzato grazie alla collaborazione messa a punto tra la Banca europea per gli investimenti, sostenuta da InvestEU, e un pool di banche italiane, guidate da UniCredit e comprendente Bper Banca e Banco Bpm, affiancate da Sace.

La capacità di produzione della Gigafactory 3Sun di Catania passerà dagli attuali 200 megawatt circa a 3 gigawatt annui entro la fine del 2024, consentendole di diventare la più grande fabbrica per la produzione di celle e moduli solari in Europa. Oltre a generare energia pulita sufficiente a rifornire l’equivalente di 1 milione di famiglie all’anno, l’operazione stimolerà anche la crescita economica in Sicilia, creando posti di lavoro diretti e opportunità di lavoro indirette. Il sostegno del consorzio di banche italiane, con il supporto della garanzia green di Sace, e il finanziamento diretto della Bei, garantito in parte dal programma InvestEU, è stato strumentale per destinare alla costruzione e gestione del più grande stabilimento fotovoltaico europeo 560 milioni. Rientrano nel finanziamento Bei prestiti intermediati concessi a istituti di credito commerciali, pari a 118 milioni, che eventualmente potrebbero aumentare a 342 milioni nel 2024. L’intervento complessivo della Bei a favore di 3Sun potrebbe quindi raggiungere 389,5 milioni.

Nel dettaglio, la struttura finanziaria dell’operazione prevede: prestito Bei di 47,5 milioni; prestito UniCredit di 147,5 milioni, garantito per l’80% da Sace Green, oltre a un prestito di 85 milioni per il pagamento dell’Iva (di questi 147,5 milioni, la Bei si è impegnata a erogare a UniCredit 118 milioni di finanziamenti intermediati, consentendo alla banca italiana di agevolare le condizioni di prestito a 3Sun); prestito Banco Bpm di 140 milioni, garantito per l’80% da Sace Green; prestito Bper di 140 milioni, garantito per l’80 % da Sace Green.

Commissione Ue vara 5 misure per rafforzare sicurezza economica

Commissione Ue vara 5 misure per rafforzare sicurezza economicaBruxelles, 24 gen. (askanews) – La Commissione europa ha adottato oggi a Bruxelles un pacchetto di cinque iniziative per rafforzare la sicurezza economica dell’Ue, nel contesto delle attuali tensioni geopolitiche e dei profondi cambiamenti tecnologici in corso.

Le prime tre iniziative riguardano il mercato (investimenti ed esportazioni) e mirano a: 1) rafforzare ulteriormente, mediante un nuovo regolamento, la tutela della sicurezza, con un migliore controllo (“screening”) degli investimenti esteri diretti nell’Ue; 2) lanciare, tramite un “Libro bianco”, consultazioni e iniziative per un maggiore coordinamento europeo nel settore dei controlli sulle esportazioni, nel pieno rispetto dei regimi multilaterali esistenti e delle prerogative degli Stati membri; 3) consultare, con un altro “Libro bianco” gli Stati membri e le parti interessate per identificare i potenziali rischi derivanti dagli investimenti europei in uscita verso paesi terzi (“outbound investments”), riguardo a una lista ristretta di tecnologie (Intelligenza artificiale, semiconduttori avanzati, biotecnologie e tecnologie quantistiche). Le altre due iniziative riguardano invece il settore della ricerca e dell’innovazione. Da una parte, la Commissione ha pubblicato un “Libro bianco” che promuove la discussione su tre diverse opzioni relative ai programmi di ricerca e sviluppo che coinvolgono tecnologie con potenziale a duplice uso (civile e militare), con scadenza al 30 aprile per la chiusura della consultazione; dall’altra, viene proposta una raccomandazione del Consiglio Ue riguardo al “rafforzamento  della sicurezza della ricerca” ai livelli nazionale e settoriale.

Quest’ultima raccomandazione prevede che gli Stati membri sviluppino dei piani d’azione nazionale, con linee guida, misure e iniziative pertinenti e una tempistica per la loro attuazione, al fine di rafforzare la sicurezza della ricerca. Inoltre, si propone di istituire un “Centro europeo di competenze sulla sicurezza della ricerca”, collegato allo “sportello unico” della Commissione per contrastare le interferenze straniere nella ricerca e innovazione. L’obiettivo è rendere sistematica da parte degli Stati membri la pratica (oggi presente solo in alcuni paesi) della valutazione del rischio nel settore della ricerca. La Commissione spiega in una nota che “nel contesto geopolitico odierno, l’apertura e la cooperazione senza confini nel settore della ricerca e dell’innovazione possono essere sfruttate e trasformate in vulnerabilità. I risultati della cooperazione internazionale in materia di ricerca e innovazione possono essere utilizzati per scopi militari in paesi terzi o in violazione dei valori fondamentali. Gli istituti di istruzione superiore e di ricerca possono cadere vittime dell’influenza maligna degli stati autoritari”.

La proposta di raccomandazione del Consiglio mira a “fornire maggiore chiarezza, orientamento e sostegno agli Stati membri e al settore della ricerca e dell’innovazione in generale. È necessaria – sottolinea la Commissione – un’azione dell’Ue per garantire coerenza in tutta Europa ed evitare un mosaico di misure. Unendo le forze a tutti i livelli e in tutta l’Unione possiamo mitigare i rischi per la sicurezza della ricerca e garantire che la cooperazione internazionale in materia di ricerca e innovazione sia aperta e sicura”. Da notare che, nel quadro del regolamento sul programma di ricerca “Horizon Europe”, 31 azioni del programma di lavoro 2023-2024 (3,5% del totale) hanno già una “ammissibilità limitata”, nel senso che non possono parteciparvi le entità con sede in determinati paesi terzi, o possedute o controllate da questi paesi. Inoltre, la cooperazione con soggetti con sede in Cina è stata esclusa per le azioni di innovazione, mentre, in linea con con il regime di sanzioni dell’Ue, è stata esclusa del tutto la partecipazione a Horizon di soggetti giuridici provenienti da Russia e Bielorussia.

Tornando agli investimenti esteri diretti, è già in vigore un regolamento sul loro “screening”. La Commissione ha esaminato oltre 1.200 transazioni notificate dagli Stati membri negli ultimi tre anni in base a questo regolamento, e basandosi su questa esperienza ha presentato una proposta di modifica della normativa per affrontare le carenze esistenti e migliorare l’efficienza del sistema. Il  nuovo regolamento mira a garantire che tutti gli Stati membri dispongano di un meccanismo nazionale di controllo,  e che le norme nazionali siano meglio armonizzate; inoltre, viene individuato un ambito settoriale minimo, in cui tutti gli Stati membri dovranno controllare tutti gli investimenti esteri, e il controllo è esteso agli investimenti di operatori dell’Ue che sono in ultima analisi controllati da individui o imprese di un paese extra-Ue. Quanto al monitoraggio e alla valutazione dei rischi degli investimenti in uscita, il problema riguarda un insieme ristretto di tecnologie avanzate che potrebbero migliorare le capacità militari e di intelligence di attori che potrebbero utilizzare queste capacità contro l’Ue o per minare la pace e la sicurezza internazionali. Gli investimenti in queste tecnologie  attualmente non sono monitorati o controllati né a livello dell’Ue, né dagli Stati membri. Il Libro bianco della Commissione sugli investimenti in uscita propone pertanto un’analisi passo per passo degli investimenti in uscita per comprendere i potenziali rischi ad essi collegati, concentrandosi su un insieme ristretto di tecnologie sensibili (anche qui, sono menzionate l’Intelligenza artificiale, i semiconduttori avanzati, le tecnologie quantistiche e le biotecnologie). Questa analisi includerà una consultazione delle parti interessate di tre mesi e un monitoraggio di 12 mesi degli investimenti in uscita, con un rapporto congiunto di valutazione del rischio. Sulla base dell’esito della valutazione del rischio, la Commissione determinerà, insieme agli Stati membri, se e quale risposta politica è giustificata. C’è poi la necessità di un controllo più efficace e coordinato da parte dell’Ue sulle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso, sia civile che di difesa (come l’elettronica avanzata, le tossine, la tecnologia nucleare o missilistica), in modo che non vengano utilizzati per compromettere la sicurezza e i diritti umani. Il “Libro bianco” che è stato presentato oggi sui controlli delle esportazioni propone di introdurre controlli Ue uniformi, in modo da evitare che vi sia un un mosaico incoerente di approcci nazionali. Il Libro bianco prevede, infine, un forum di alto livello per il coordinamento politico tra gli Stati membri e annuncia una raccomandazione della Commissione per l’estate 2024, per un migliore coordinamento degli elenchi di controllo nazionali.

Germania, ferrovie paralizzate da maxi-sciopero 6 giorni macchinisti

Germania, ferrovie paralizzate da maxi-sciopero 6 giorni macchinistiRoma, 24 gen. (askanews) – Ferrovie in Germania quasi paralizzate. I macchinisti tedeschi hanno iniziato uno sciopero di sei giorni paralizzando la rete ferroviaria del paese con uno stop che secondo i dirigenti aziendali potrebbe costare all’economia nazionale fino a 1 miliardo di euro. Lo sciopero, indetto dal sindacato GDL, è il più lungo nei 30 anni di storia della Deutsche Bahn, l’operatore ferroviario pubblico tedesco.

L’agitazione ha interessato il trasporto merci a partire da martedì sera e quello passeggeri da mercoledì mattina e continuerà fino a lunedì sera alle 18.00. Deutsche Bahn è in grado di assicurare solo un servizio estremamente ridotto, con circa un treno a lunga percorrenza su cinque in funzione. Alcune delle arterie chiave d’Europa – riporta il Financial Times – sono state colpite dallo sciopero. “Sono interessati il trasporto merci europeo attraverso le Alpi, la Polonia o la Scandinavia, nonché i porti marittimi in Olanda o Belgio”, ha annunciato la Deutsche Bahn.

I leader aziendali hanno lanciato l’allarme per i notevoli danni alle rispettive attività che giungono in un momento in cui l’economia del paese è già stagnante. Lo scorso anno il prodotto interno lordo si è ridotto dello 0,3%, il che significa che la Germania è stata la grande economia con la peggiore performance nel 2023. Lo sciopero comporterà “duri vincoli, persino arresti della produzione, riduzioni della produzione e blocchi dell’industria”, ha affermato Tanja Gönner, responsabile della BDI, la Confindustria tedesca. “L’industria tedesca si trova già in una situazione fragile, vista la stagnazione dell’economia”.

La richiesta della GDL di una settimana lavorativa di 35 ore a retribuzione piena, rispetto alle 38 ore attuali, è stata respinta dalla direzione della Deutsche Bahn. Ministro trasporti Mercoledì il sindacato ha presentato una nuova proposta, con una transizione più lunga, di quattro anni, verso una settimana di 35 ore. Anche questo è stato respinto dalla DB, che lo ha definito una “ripetizione di ben note richieste massime”. Il ministro dei trasporti Volker Wissing ha definito lo sciopero “inaccettabile” e ha accusato la GDL di rifiutarsi di negoziare.

“Una società può avere successo solo se tutti esercitano i propri diritti in modo responsabile”, ha detto alla radio tedesca, secondo quanto riportato dal Ft. “E mi aspetto dal sindacato che dimostri responsabilità e si metta al tavolo delle trattative”.

Ex Ilva, Urso-Calderone annunciano la Cig in deroga per le aziende della filiera

Ex Ilva, Urso-Calderone annunciano la Cig in deroga per le aziende della filieraRoma, 24 gen. (askanews) – Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro del Lavoro, Marina Calderone, hanno avuto una riunione in videocollegamento con i sindacati rappresentanti dei lavoratori dell’indotto di Acciaierie d’Italia per un aggiornamento sulla situazione dell’ex Ilva anche al fine di predisporre ulteriori misure necessarie per la filiera.

Nel corso della riunione, rende noto Mimit e Lavoro, Urso e Calderone hanno illustrato i provvedimenti che il governo intende mettere in campo a tutela dei lavoratori, a partire dall’estensione in deroga della Cig per le aziende della filiera. Inoltre, è stato reso noto che il governo sta elaborando un quadro di misure a tutela delle imprese dell’indotto per l’ipotesi di commissariamento straordinario di Adi.In particolare, revisione delle norme per la tutela dei crediti delle imprese dell’indotto nell’ambito della procedura concorsuale. Sarà confermata la prededucibilità dei crediti delle imprese dell’indotto, eliminando quelle differenziazioni che in passato hanno generato difficoltà interpretative e applicative e provocato discriminazioni all’interno della platea. Nell’ambito della prededuzione, sarà data priorità assoluta alle imprese dell’indotto che hanno erogato le proprie prestazioni, senza soluzione di continuità, sino al giorno della decretazione dell’amministrazione straordinaria, contribuendo a garantire la continuità produttiva.

Poi, accesso agevolato delle imprese dell’indotto al fondo di garanzia Pmi. Sarà previsto l’esonero dal pagamento delle commissioni una tantum per l’accesso al fondo e per il mancato perfezionamento delle operazioni garantite. Per la misura della garanzia diretta sarà previsto un innalzamento all’80% per tutte le operazioni. Per quanto riguarda le operazioni di riassicurazione, la copertura del fondo di MCC sarà incrementata fino al 90% sulle garanzie rilasciate in prima istanza dai confidi non superiori all’80%.Inoltre, istituzione fondo di sostegno per le imprese dell’indotto. Il fondo prevedrà un contributo, nell’ambito del de minimis, per abbattere gli interessi che le imprese dell’indotto dovranno corrispondere sui mutui per nuova liquidità.

 

Eurozona, stima indice Pmi manifatturiero a gennaio in rialzo a 46,6

Eurozona, stima indice Pmi manifatturiero a gennaio in rialzo a 46,6Roma, 24 gen. (askanews) – In rialzo a gennaio, secondo la stima preliminare, l’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona che si porta a 46,6 dai precedenti 44,4 punti.

In leggero rialzo anche l’indice composito a 47,9 da 47,6 mentre quello dei servizi si porta a 48,4 da 48,8 punti. “Secondo i dati provvisori dell’indagine Pmi, a gennaio l’attività economica nell’area dell’euro è scesa al tasso più lento in sei mesi, anche se con flessioni persistenti sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, a fronte di ulteriori cali nei nuovi ordini. In generale la contrazione dei nuovi ordini è stata tuttavia la più contenuta registrata dallo scorso giugno, contribuendo a stabilizzare e aumentare i livelli occupazionali e l’ottimismo delle imprese per l’anno a venire ai massimi di otto mesi”, si legge nell’indagine.

Bill Ackman e moglie acquistano il 4,9% della Borsa di Tel Aviv

Bill Ackman e moglie acquistano il 4,9% della Borsa di Tel AvivMilano, 24 gen. (askanews) – Bill Ackman, il magnate americano a capo dell’hedge fund Pershing Square Capital Management, e sua moglie Neri Oxam, nata in Israele, hanno acquistato una partecipazione azionaria nella Borsa di Tel Aviv (TASE). La coppia ha acquistato una quota azionaria di circa il 4,9% del Tel Aviv Stock Exchange.

La Borsa di Tel Aviv ha annunciato oggi il prezzo di un’offerta secondaria di 17.156.677 azioni ordinarie. TASE riceverà circa 242 milioni di shekel (65 mln dollari circa) di proventi netti dall’offerta che saranno utilizzati per investimenti nella sua infrastruttura tecnologica. L’operazione, sottolinea una nota della Borsa israeliana, “ha suscitato un forte interesse da parte di investitori israeliani, statunitensi, europei e australiani, a testimonianza di un forte voto di fiducia nei confronti della Borsa di Tel Aviv e dell’economia israeliana in generale”. Tra gli acquirenti di spicco figurano, appunto, la coppia Ackman-Oxman che hanno concordato l’acquisto di circa il 4,9% di azioni.

Carne coltivata, Lollobrigida: sulla possibilità della commercializzazione in Ue decida la volontà popolare

Carne coltivata, Lollobrigida: sulla possibilità della commercializzazione in Ue decida la volontà popolareBruxelles, 23 gen. (askanews) – Sulla possibilità che sia approvata nell’Ue la commercializzazione della “carne coltivata” basata cioè sulla coltivazione di cellule di animali in laboratorio, dovremmo “affidarci alla volontà popolare”, invece che sulla attuali procedure previste dal regolamento europeo “Novel Foods”. E’ quanto ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, parlando con la stampa a margine del Consiglio Agrifish dell’Ue, questo pomeriggio a Bruxelles.

L’Italia, l’Austria e la Francia, con il sostegno di di Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia e Ungheria, hanno presentato il 18 gennaio un documento comune, che è stato discusso dal Consiglio oggi, in cui si chiede alla Commissione europea molta cautela, l’applicazione del principio di precauzione e nuove estese consultazioni e nuove approfondite valutazioni d’impatto prima di prendere in considerazione qualsiasi richiesta da parte delle imprese di autorizzare la produzione e commercializzazione in Europa della carne coltivata. Nel documento, ha detto Lollobrigida, “c’è scritto con chiarezza che la carne coltivata, sempre che si possa chiamare ‘carne’, è un potenziale pericolo per l’Europa, da tanti punti di vista: forse quello sanitario, forse quello ambientale, forse quello etico”, e anche dal punti di vista socio-economico. “Noi ci siamo già dati una risposta in Italia e oggi tante altre nazioni con noi hanno presentato questo documento”.

“L’Italia – ha rivendicato il ministro – non solo non era isolata su questa posizione, ma è in grado di essere avanguardia rispetto alla protezione delle nostre filiere agricole, della salute dei cittadini, dei consumatori, della qualità. Non c’è niente che abbiamo fatto in maniera erronea. C’è un tempo per prendere delle decisioni e l’Italia è in grado di prenderle, senza dover aspettare, anzi coinvolgendo gli altri”, ha aggiunto Lollobrigida, con un implicito riferimento alla recente legge che vieta la carne coltivata in Italia (e vieta anche di chiamarla “carne”). Il divieto italiano verrebbe automaticamente messo fuori legge nel momento in cui la Commissione europea proponesse e ottenesse l’approvazione di una richiesta di commercializzazione di carne coltivata, secondo le procedure previste dal regolamento Ue “Novel Foods”. Secondo il regolamento, l’eventuale proposta favorevole della Commissione potrebbe essere respinta solo se vi fosse una maggioranza qualificata di Stati membri contraria. E questo è ciò che evidentemente l’Italia vuole a tutti i costi evitare: che si possa arrivare a una proposta favorevole da parte della Commissione. á “Adesso – ha proseguito il ministro – vedremo anche gli esiti della discussione, però il documento mi sembra molto netto e molto chiaro. Abbiamo chiesto che la scienza ci dia le risposte richieste e che si ricorra anche eventualmente a un cosa che è molto democratica: chiediamo ai cittadini europei che ne pensano, perché abbiamo sentito tante voci. Sentiamo anche quella dei cittadini europei, con una consultazione pubblica nella quale ci diranno che cosa pensano di queste produzioni” “L’Europa – ha ricordato Lollobrigida – ha già fatto delle scelte, nelle quali ha posto dei divieti”. Ad esempio, “il divieto di clonazione animale: non si possono importare in Europa carni derivate da clonazione animale; e lo ha fatto in altre circostanze, come sulla vicenda degli Ogm. Ovviamente, la libertà di far circolare un prodotto deve presentare sul piano politico e scientifico anche una garanzia per le persone che consumano, che scelgono anche sulla base di un elemento di garanzia che si aspettano dalle istituzioni. Non si aspettano che qualcosa che può essere potenzialmente pericoloso circoli come se fosse benefico”.

“Non voglio sottolineare – ha osservato il ministro – questioni allarmistiche, ma è evidente per esempio che con la riproduzione cellulare, ci dicono alcuni istituti, rispetto a certe patologie non ci sarebbe forse nemmeno la garanzia di poterle riscontrare sull’animale vivo, da cui queste cellule vengono prelevate…, e ci sono rischi nella riproduzione, magari di una cellula malata, o di difficoltà di riscontro di certe patologie”. L’Italia vuole insomma, gli è stato chiesto, sottoporre a consultazioni popolari, a deri referendum, qualunque via libera alla ácommercializzazione di carne coltivata e altri cibi sintetici?

“Lo abbiamo scritto nel documento. Io oggi – ha risposto Lollobrigida – non rappresento che una delle tante nazioni che hanno posto il problema”. Proponiamo “una consultazione pubblica, si chiedono i dati; io spero che si arrivi in questa Europa ad avere dei processi democratici. Sulla carne coltivata, sintetica, sul fake food, per semplificare, il Parlamento europeo, che sarebbe l’organismo direttamente eletto dal popolo, si è già espresso: tanti emendamenti che tentavano l’apertura a questi processi sono stati bocciati, con la maggioranza”. La maggioranza, ha ricordato ancora il ministro, “che fino a prova contraria nelle istituzioni democratiche è quella che sceglie la linea; può cambiare, ma nel frattempo quella maggioranza sceglie la linea. E quindi credo che ci sia un processo che più è democratico, meglio stiamo tutti”. “Perché esistono quelli che pensano di essere più bravi degli altri. Ce ne sono tanti: gli oligarchi, gli aristocratici lo hanno pensato per tanto tempo. Poi è arrivata la democrazia, e ci hanno spiegato, e io sono convinto di questo, che con tutti i suoi difetti è il migliore sistema possibile. E quindi – ha concluso Lollobrigida – affidiamoci alla volontà popolare”.

Idealista: maggioranza case in affitto supera 60 metri quadrati

Idealista: maggioranza case in affitto supera 60 metri quadratiRoma, 23 gen. (askanews) – La tipologia più diffusa delle case in affitto è quella compresa tra 60 e 100 m2 (42,3%); i tagli medio-piccoli costituiscono la seconda tipologia più diffusa con il 31,3% dello stock disponibile, mentre gli appartamenti di meno di 30 m2 rappresentano appena il 2% del campione. E’ quanto emerge dall’ultima analisi condotta dall’Ufficio Studi di idealista sulle attuali disponibilità abitative nel portale. Nel dettaglio, Roma (40,3%) segue la tendenza italiana con più stock tra i 60 ed i 100m2; mentre a Milano prevalgono tagli più piccoli tra i 30 ed i 60m2 (40%). “Nonostante la persistente sfida dell’offerta, con particolare riguardo agli appartamenti di dimensioni contenute, come i monolocali, che rimangono la categoria più richiesta in relazione alla reale disponibilità sul mercato, si intravede qualche segnale di cambiamento”, osserva Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista. “Nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno scorso, abbiamo osservato un aumento significativo del 5% nell’offerta di abitazioni in affitto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo cambio di tendenza rappresenta un’importante inversione rispetto al declino costante osservato dal 2019, durante il quale il mercato ha subito una drastica diminuzione del 42% dell’offerta residenziale destinata alla locazione. Il recente aumento potrebbe suggerire una ripresa del settore degli affitti tradizionali e un significativo miglioramento nell’accessibilità alle possibilità di locazione”. A Milano, solo il 3,6% delle abitazioni in locazione sono miniappartamenti (meno di 30 metri quadrati), mentre il 40% ha una superficie compresa tra 30 e 60 metri quadrati e il 38,3% tra 60 e 100 metri quadrati. Solo l’11,9% delle case in affitto misura tra 100 e 150 metri quadrati, mentre il 6,3% supera questa soglia. A Roma, l’1,9% delle abitazioni in locazione ha dimensioni inferiori a 30 metri quadrati rispetto all’offerta totale, mentre il 27,8% ha una superficie compresa tra 30 e 60 metri quadrati. Il 40,3% delle abitazioni si colloca tra 60 e 100 metri quadrati, l’18,5% tra 100 e 150 metri quadrati, mentre l’11,6% supera i 150 metri quadrati.