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Gentiloni: nuovo piano europeo dopo Next Generation Eu

Gentiloni: nuovo piano europeo dopo Next Generation EuRoma, 23 gen. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha rilanciato la sua proposta di pensare a un nuovo programma di sviluppo europeo comune che possa subentrare all’attuale Next Generation Eu, una volta che questo piano – lanciato per sostenere l’economia dopo i crolli causati dalle restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid – sarà completato nel 2026. E per questo, intervenendo oggi al convegno sul futuro di del piano Invest Eu (l’ex piano Juncker, a cui è stato poi cambiato nome, come ricordato dallo stesso Gentiloni) ha suggerito che possa basarsi proprio sul meccanismo di quest’ultimo: garanzie dal bilancio Uu con cui si punta a ottenere un effetto leva e mobilitare fondi anche del settore privato.

“Possiamo dire che InvestEu è una storia di successo europeo, i numeri parlano da sé: 96 dei progetti avviati e più del 70% approvato, anche con Paesi partner non Ue come la Norvegia, che hanno riconosciuto il valore all’unirsi a questo sforzo. Ora abbiamo davanti a noi una montagna di investimenti da trovare per le nostre priorità comuni su transizione verde e digitale, cruciale per il futuro e la competitività dell’Europa e per le prospettiva del lavoro”, ha rilevato Gentiloni. “Le sfide europee non si concluderanno con il Recovery fund. Quello che è chiaro per me è che il modello InvestEu sta funzionando, creano sinergie tra settori pubblici e privato, essere orientati al futuro e prendere più rischi e questo consente alle politiche di avere un impatto. Specialmente in settori dove il mercato non riesce a funzionare”.

Questi “ci sono forti argomenti per un altro programma pan europeo basato su garanzie del bilancio europeo – ha detto Gentiloni – per mobilitare fondi su settori strategici. E dobbiamo costruire sull’eccellente lavoro della Bei, sulle banche di sviluppo nazionali e altre istituzioni internazionali coinvolte. Ma al tempo stesso dobbiamo anche pensare a come farlo con maggiore capacità di impatto”. Secondo l’eurocommissario serve “un sistema di regole più semplici, che faciliterebbe la partecipazione di altri, ci stanno tante discussioni in corso su questo, sulla complessità del meccanismo. E maggiore flessibilità ci può aiutare”.

“Il successo di InvestEu è uno sforzo collettivo e dobbiamo continuare a lavorare assieme – ha concluso l’eurocommissario -per assicurare che centri i suoi obiettivi a beneficio di tutti, imprese e cittadini Ue”.

Gentiloni rilancia la sua proposta: dopo Ngeu nuovo piano europeo

Gentiloni rilancia la sua proposta: dopo Ngeu nuovo piano europeoRoma, 23 gen. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha rilanciato la sua proposta di pensare a un nuovo programma di sviluppo europeo comune che possa subentrare all’attuale Next Generation Eu, una volta che questo piano – lanciato per sostenere l’economia dopo i crolli causati dalle restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid – sarà completato nel 2026. E per questo, intervenendo oggi al convegno sul futuro di del piano Invest Eu (l’ex piano Juncker, a cui è stato poi cambiato nome, come ricordato dallo stesso Gentiloni) ha suggerito che possa basarsi proprio sul meccanismo di quest’ultimo: garanzie dal bilancio Uu con cui si punta a ottenere un effetto leva e mobilitare fondi anche del settore privato.

“Possiamo dire che InvestEu è una storia di successo europeo, i numeri parlano da sé: 96 dei progetti avviati e più del 70% approvato, anche con Paesi partner non Ue come la Norvegia, che hanno riconosciuto il valore all’unirsi a questo sforzo. Ora abbiamo davanti a noi una montagna di investimenti da trovare per le nostre priorità comuni su transizione verde e digitale, cruciale per il futuro e la competitività dell’Europa e per le prospettiva del lavoro”, ha rilevato Gentiloni. “Le sfide europee non si concluderanno con il Recovery fund. Quello che è chiaro per me è che il modello InvestEu sta funzionando, creano sinergie tra settori pubblici e privato, essere orientati al futuro e prendere più rischi e questo consente alle politiche di avere un impatto. Specialmente in settori dove il mercato non riesce a funzionare”.

Questi “ci sono forti argomenti per un altro programma pan europeo basato su garanzie del bilancio europeo – ha detto Gentiloni – per mobilitare fondi su settori strategici. E dobbiamo costruire sull’eccellente lavoro della Bei, sulle banche di sviluppo nazionali e altre istituzioni internazionali coinvolte. Ma al tempo stesso dobbiamo anche pensare a come farlo con maggiore capacità di impatto”. Secondo l’eurocommissario serve “un sistema di regole più semplici, che faciliterebbe la partecipazione di altri, ci stanno tante discussioni in corso su questo, sulla complessità del meccanismo. E maggiore flessibilità ci può aiutare”.

“Il successo di InvestEu è uno sforzo collettivo e dobbiamo continuare a lavorare assieme – ha concluso l’eurocommissario -per assicurare che centri i suoi obiettivi a beneficio di tutti, imprese e cittadini Ue”.

Giorgetti: crisi geopolitiche mettono a rischio l’economia

Giorgetti: crisi geopolitiche mettono a rischio l’economiaRoma, 23 gen. (askanews) – Lo scenario economico attuale è “complesso e in continua evoluzione”, con le sfide geopolitiche che mettono a rischio la crescita economica. L’ha segnalato il ministro dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti inaugurando l’anno accademico della Scuola di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza a Ostia.

Le condotte criminali sono “sempre più sofisticate e in grado di compromettere gli interessi economici e finanziari del Paese, ostacolando la crescita e lo sviluppo della nostra economia”. L’Italia e la comunità internazionale “si trovano oggi ad affrontare complesse sfide in uno scenario mondiale in continuo divenire”, ha segnalato Giorgetti citando la pandemia, l’impennata dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime, e quindi l’inflazione, e per ultima anche la situazione dei conflitti russo ucraino e israelo-palestinese, oltre che “l’ultimo fronte di crisi scoppiato in Mar rosso”. Sono “tutti fattori che mettono a serio rischio le prospettive di crescita dell’economia internazionale e, quindi, anche l’economia italiana”.

Mos

Mercoleì sciopero di 24 ore nel trasporto pubblico locale

Mercoleì sciopero di 24 ore nel trasporto pubblico locale

Roma, 23 gen. (askanews) – I lavoratori del settore del trasporto pubblico locale si preparano al primo sciopero dell’anno. Domani è infatti previsto lo stop nazionale di 24 ore di bus, tram e metro, proclamato dai sindacati di base: Cobas Lavoro Privato, Cub Trasporti, Usb, Adl, Sgb, Associazioni lavoratori Cobas e Orsa. “Aumenti salariali dignitosi, migliori condizioni di lavoro, blocco delle privatizzazioni, tutela della salute e sicurezza”, i temi rilanciati dai sindacati. La giornata di mobilitazione prevede alle 11:00 un presidio davanti al ministero delle infrastrutture e trasporti a Roma. Durante lo sciopero il servizio sarà garantito durante le fasce di legge: da inizio servizio diurno alle 8.29 e dalle 17 alle 19.59.

Eni realizzerà super calcolatore HPC6, più potenza al Green Data Center

Eni realizzerà super calcolatore HPC6, più potenza al Green Data CenterMilano, 23 gen. (askanews) – Eni avvia la realizzazione di un nuovo sistema di super calcolo (High Performance Computing – HPC) HPC6 che consentirà di potenziare significativamente la capacità computazionale del Green Data Center, passando dagli attuali 70 PFlop/s di HPC4 e HPC5 a oltre 600 PFlop/s di picco del nuovo HPC6, pari a circa 600 milioni di miliardi di operazioni matematiche complesse al secondo. Lo si legge in una nota.

“Il nuovo sistema HPC di Eni, caratterizzato da una potenza computazionale straordinaria, segna così un incremento della capacità di calcolo pari a un ordine di grandezza superiore rispetto al precedente”, si legge in una nota. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato che “tramite questa iniziativa continuiamo a supportare in modo determinante la nostra leadership tecnologica, riaffermando il ruolo di Eni nel supercalcolo, e rilanciamo le nostre ambizioni nell’ambito delle infrastrutture a esso 2 dedicate. Questo progetto – ha detto – riflette il nostro impegno costante verso l’innovazione e la digitalizzazione a servizio anche del nostro percorso di transizione energetica. Il nuovo sistema HPC potenzia significativamente le nostre capacità di calcolo e segna un nuovo punto di svolta nel modo in cui affrontiamo le sfide della sicurezza energetica, della competitività e della sostenibilità”.

L’architettura di HPC6, dettaglia una nota, è stata concepita con la stessa tecnologia che costituisce i sistemi a oggi più potenti in Europa e nel mondo: il sistema HPC6 e il relativo storage saranno forniti da Hewlett Packard Enterprise, vincitore della gara, impiegando rispettivamente tecnologia HPE Cray EX4000 e HPE Cray ClusterStor E1000. HPC6 avrà prestazioni energetiche che efficientano i consumi e minimizzano le emissioni di carbonio e sarà installato in un’area dedicata presso il Green Data Center dove è stato realizzato un nuovo sistema di raffreddamento a liquido per una gestione ancora più sostenibile ed efficiente.

Pnrr, Fitto: entro febbraio, massimo marzo pagamento quinta rata

Pnrr, Fitto: entro febbraio, massimo marzo pagamento quinta rataRoma, 23 gen. (askanews) – Il pagamento della quinta rata del Pnrr potrebbe avvenire entro febbraio, massimo marzo. L’ha affermato oggi il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e il Sud Raffaele Fitto, intervenendo all’inaugurazione dell’Anno accademico della Scuola di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza.

“Abbiamo già presentato la richiesta della quinta rata, siamo il primo paese ad averlo fatto”, ha detto Fitto segnalando che sono già iniziate le valutazioni con la Commissione europea. “Entro febbraio, massimo marzo – ha auspicato Fitto – si potrà raggiungere il risultato del pagamento della quinta rata”. Fitto ha ricordato che con la quarta rata è stata superata la metà delle risorse da incassare.

Mos

Banche smorzano stretta sul credito alle imprese ma non su famiglie

Banche smorzano stretta sul credito alle imprese ma non su famiglieRoma, 23 gen. (askanews) – In Italia a fine 2023 le banche hanno smesso di inasprire i criteri di concessione di prestiti a imprese e famiglie, tendenza innescata dalla manovra di stretta monetaria operata nei mesi scorsi dalla Bce. Ma secondo l’ultima indagine condotta dalla Banca d’Italia, nell’ambito della inchiesta per tutta l’eurozona della Bce (Bank lending survey) per il trimestre in corso gli instituti si attendono un allentamento dei criteri di offerta sui prestiti alle imprese, e invece un irrigidimento per quelli alle famiglie.

Nel quarto trimestre, riporta Bankitalia, i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono rimasti stabili, nonostante la maggiore percezione del rischio. I termini e le condizioni generali sono stati allentati, principalmente attraverso una riduzione dei margini applicati dalle banche sui prestiti meno rischiosi, come conseguenza di una crescente pressione concorrenziale. I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati, mentre i termini e le condizioni sono stati resi più favorevoli, anche in questo caso per effetto della maggiore pressione concorrenziale. L’unica eccezione è il credito al consumo, su cui le politiche di offerta sono state nel complesso irrigidite.

Nel frattempo, prosegue Bankitalia, la domanda di credito da parte delle imprese è diminuita per il quarto trimestre consecutivo, continuando a riflettere l’aumento del livello dei tassi di interesse, il calo del fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e il maggior ricorso all’autofinanziamento. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie si è ridotta, in misura più marcata per quelli finalizzati all’acquisto di abitazioni, in calo da inizio 2022. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti delle imprese aumenterebbe lievemente, mentre resterebbe invariata quella delle famiglie per l’acquisto di abitazioni.

Secondo l’indagine, le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono migliorate in particolare per quanto riguarda i depositi a lungo termine, i titoli di debito e il mercato monetario a brevissimo termine. Nel trimestre in corso gli intermediari si attendono un ulteriore miglioramento. Nel 2023 le nuove misure normative e di supervisione avrebbero contribuito a un aumento delle attività ponderate per il rischio. Nell’anno in corso tali misure avrebbero un lieve impatto restrittivo sui criteri di offerta. Gli intermediari hanno segnalato che nel secondo semestre del 2023 la quota di crediti deteriorati (Npl) e gli altri indicatori della qualità del credito hanno esercitato un impatto lievemente restrittivo sulle politiche di offerta; nel semestre in corso eserciterebbero un effetto accomodante.

Nel secondo semestre del 2023 i criteri di offerta sono stati irrigiditi soprattutto per le imprese operanti nel settore delle costruzioni, dice Bankitalia, delle attività immobiliari e nel comparto manifatturiero ad alta intensità energetica; nel semestre in corso, le banche si attendono un ulteriore irrigidimento in tutti i settori tranne che in quello manifatturiero. La variazione della liquidità in eccesso detenuta dalle banche presso l’Eurosistema non avrebbe esercitato alcun effetto sulle politiche di offerta e sui volumi di credito nel primo semestre del 2023; tali effetti sarebbero contenuti anche nel semestre in corso.

La Bce: le banche dell’eurozona inaspriscono ancora l’erogazione di prestiti

La Bce: le banche dell’eurozona inaspriscono ancora l’erogazione di prestitiRoma, 23 gen. (askanews) – La stretta monetaria effettuata dalla Bce sta continuando a scaricarsi sulla dinamica del credito. Sul finale del 2023 c’è stato un ulteriore seppur moderato inasprimento dei criteri di concessione di prestiti da parte delle banche nell’area euro, che peraltro prevedono di stringere ancora i rubinetti nel primo trimestre di quest’anno.

Nel frattempo, la domanda di prestiti di imprese e famiglie ha continuato a calare energicamente, seppure smorzando in qualche misura la flessione rispetto al trimestre precedente. Imn generale, poi, l’inasprimento monetario risulta più pronunciato su immobiliare e costruzioni rispetto ad altri settori. Questa la fotografia scattata dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario nell’area euro condotta dalla stessa Bce. L’inchiesta è stata effettuata tra l’8 dicembre e il 2 gennaio coinvolgendo 157 banche, dalle quali è giunto un tasso di risposta pieno. Riporta una quota netta del 4% di banche che hanno riferito ulteriori inasprimenti ai criteri per la concessione di prestiti alle imprese. Sul credito alle famiglie la quota netta di banche che ha riportato inasprimenti è stata del 2% sui sui mutui e dell’11% sul credito al consumo.

Nei mesi passati la Bce ha alzato i tassi di interesse di 450 punti base complessivi e contestualmente ha effettuato diverse operazioni per ridurre drasticamente le le liquidità in eccesso nel sistema. Questa settimana, mercoledì e giovedì, tornerà riunirsi il Consiglio direttivo ma non sono attese ulteriori mosse da parte dell’istituzione. Analisti e mercati piuttosto si interrogano sul quando, più avanti nell’anno, la Bce inizierà a ritoccare al ribasso i tassi.

Bce, banche eurozona inaspriscono ancora l’erogazione di prestiti

Bce, banche eurozona inaspriscono ancora l’erogazione di prestitiRoma, 23 gen. (askanews) – La stretta monetaria effettuata dalla Bce sta continuando a scaricarsi sulla dinamica del credito. Sul finale del 2023 c’è stato un ulteriore seppur moderato inasprimento dei criteri di concessione di prestiti da parte delle banche nell’area euro, che peraltro prevedono di stringere ancora i rubinetti nel primo trimestre di quest’anno.

Nel frattempo, la domanda di prestiti di imprese e famiglie ha continuato a calare energicamente, seppure smorzando in qualche misura la flessione rispetto al trimestre precedente. Imn generale, poi, l’inasprimento monetario risulta più pronunciato su immobiliare e costruzioni rispetto ad altri settori. Questa la fotografia scattata dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario nell’area euro condotta dalla stessa Bce. L’inchiesta è stata effettuata tra l’8 dicembre e il 2 gennaio coinvolgendo 157 banche, dalle quali è giunto un tasso di risposta pieno. Riporta una quota netta del 4% di banche che hanno riferito ulteriori inasprimenti ai criteri per la concessione di prestiti alle imprese. Sul credito alle famiglie la quota netta di banche che ha riportato inasprimenti è stata del 2% sui sui mutui e dell’11% sul credito al consumo.

Nei mesi passati la Bce ha alzato i tassi di interesse di 450 punti base complessivi e contestualmente ha effettuato diverse operazioni per ridurre drasticamente le le liquidità in eccesso nel sistema. Questa settimana, mercoledì e giovedì, tornerà riunirsi il Consiglio direttivo ma non sono attese ulteriori mosse da parte dell’istituzione. Analisti e mercati piuttosto si interrogano sul quando, più avanti nell’anno, la Bce inizierà a ritoccare al ribasso i tassi.

Bce, secondo il sindacato interno i dipendenti bocciano Lagarde

Bce, secondo il sindacato interno i dipendenti bocciano LagardeRoma, 22 gen. (askanews) – Il personale della Bce “boccia” Christine Lagarde. Secondo un sondaggio effettuato dal sindacato di categoria, l’Ipso, oltre un dipendente dell’istituzione su due – il 50,6 per cento – giudica “negativa” o “pessima” la sua performance alla presidenza.

La consultazione è stata condotta a metà mandato e segna un deciso peggioramento rispetto ai punteggi che i predecessori di Lagarde avevano ottenuto in iniziative sindacali analoghe, sebbene nel loro caso fossero state effettuate verso il termine dei rispettivi incarichi. Su Mario Draghi meno del 10% dei dipendenti della Bce giudicava la performance negativa o pessima, mentre il 75,5% degli intervistati la valutava “positiva”, “molto positiva” o “eccezionale”. Con Trichet la somma dei due giudizi negativi si limitava al 14,5%.

Dal sondaggio di Ipso emerge un diffuso malcontento del personale Bce in merito al sistematico sconfinare della presidente su questioni ritenute politiche. Una deriva che sembra aver aperto una frattura tra i dipendenti, personale altamente specialistico e oggetto di una rigorosa selezione, e una presidente percepita come “una autocrate – afferma l’Ipso nella relazione che accompagna il sondaggio – antidemocratica e paternalistica”. “Di fatto – prosegue l’Ipso – le evidenze suggeriscono che Christine Lagarde si è esposta a giudizi negativi come presidente della Bce perché le sue attività pubbliche sono percepite come maggiormente focalizzate su questioni non collegate all’attività centrale della Bce, e perché non mostra lo stesso stesso profilo tecnico dei due precedenti presidenti sulle tematiche monetarie”. In pratica non le viene riconosciuta la stessa competenza di Trichet e Draghi.

L’uso del ruolo tecnico dell’istituzione su terreni ritenuti impropri, poi, viene vissuto come un rischio sulla credibilità: quasi due dipendenti su tre, il 63,9% esprimono “forte dissenso” con l’idea che la presidenza Lagarde abbia aiutato a rafforzare la reputazione della Bce, mentre solo uno su cinque, il 20,5% ritiene che l’abbia migliorata. La maggioranza dei dipendenti, il 53,5% si dice fortemente in disaccordo con l’idea che Lagarde sia la giusta presidente per la Bce nella fase attuale e solo un 22,8% ritiene che lo sia. Il sondaggio è stato condotto tra il 12 e il 22 dicembre presso 1.159 dipendenti. La valutazione della performance complessiva di Christine Lagarde come presidente vede nel 20,1% dei casi i dipendenti della Bce esprimere un giudizio “pessimo”, un altro 30,5% un giudizio “negativo”. Secondo un 24,2% l’operato di Lagarde è stato “nella media”, secondo un altro 12,3% è stato invece “positivo”, secondo un 8% “molto positivo” e secondo un 2,6% è stato “eccezionale”. Un 2,4%, riporta ancora l’Ipso, ha detto di non saper rispondere.

Il sondaggio mostra che Lagarde non ottiene punteggi migliori neanche sulle politiche di inclusione di sesso. Anzi, proprio su questo elemento l’insoddisfazione è salita di ben 20,4 punti percentuali al 44,5%, sebbene in questo caso la maggioranza dei dipendenti esprima forte soddisfazione, con un 46,4%. Sull’inserimento di tematiche ambientali nel mandato della Bce, questione oggetto di lunghe controversie, la maggior parte dei dipendenti, il 57,3%, concorda con la linea di Lagarde, ma l’Ipso sottolinea come oltre un dipendente su tre, il 34,7%, dissenta da queste posizioni. La negatività dei giudizi sale molto più in alto su altre tematiche. A stragrande maggioranza i dipendenti coinvolti nella consultazione esprimono forte insoddisfazione sulle prospettive di carriera alla Bce (81,7%), sulla trasparenza delle procedure di assunzione (73,1%), sul livello di precarietà dei contratti dei (64%), sull’inadeguata tutela del potere d’acquisto tramite i salari (77,7%) sul generale atteggiamento dei responsabili delle risorse umane verso i dipendenti (76,6%), e sui livelli di dei carichi di lavoro e di stress (57,5%). In tutti questi casi livelli di insoddisfazione sono nettamente aumentati rispetto alla precedente consultazione, avvenuta nell’era Draghi. Ma il malcontento va oltre Lagarde. Se si esamina il livello di fiducia verso tutto il Comitato esecutivo della Bce, l’organismo decisionale chiave in cui oltre alla presidente siedono il vicepresidente e altri quattro componenti, la quota di coloro che esprimono poca fiducia (38%) o nessuna fiducia (21,3%) balza al 59,3%, a fronte del 40,6% che secondo l’Ipso si registrava su questa due voce un anno fa (solo su questo aspetto il precedente sondaggio risale al novembre 2022). Il sindacato lamenta che come in altre occasioni i vertici della Bce hanno contestato con comunicazioni interne ai dipendenti la validità e la qualità del sondaggio. Ma stavolta spingendosi oltre: l’Ipso riporta un episodio specifico su Frank Elderson, componente olandese del Comitato esecutivo e vicepresidente della Vigilanza bancaria. “Dopo l’avvio del sondaggio Elderson ha convocato i dirigenti dell’Ipso per un incontro. Ha contestato la legittimità di una indagine che puntasse a valutare il parere del personale sulla performance della presidente. Ha sostenuto che non fa parte del mandato di un sindacato e – conclude il sindacato dei dipendenti – che i partecipanti non avrebbero avuto necessariamente le competenze specifiche per rispondere alle domande”. (di Roberto Vozzi).