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Ford, taglia produzione pickup F-150 elettrici per scarsa domanda

Ford, taglia produzione pickup F-150 elettrici per scarsa domandaNew York, 19 gen. (askanews) – La casa automobilistica Ford ha annunciato che taglierà la produzione del suo pick-up elettrico, F-150 Lightning, dopo aver registrato una domanda più debole del previsto nel 2024.

I 1.400 dipendenti che lavorano sulla linea di produzione passeranno al lavoro ad un turno nel Rouge Electric Vehicle Center a partire dal 1° aprile; altri lavoratori saranno trasferiti nel settore di produzione di veicoli a benzina. Circa 700 lavoratori saranno trasferiti nello stabilimento di assemblaggio del Michigan per aumentare la produzione di veicoli Bronco e pickup Ranger. Le richieste aggiuntive di questa linea di produzione porteranno 900 nuovi posti di lavoro. La casa automobilistica sta cercando di bilanciare produzione, crescita delle vendite e redditività per i suoi pick-up elettrici.

Mar Rosso, Bankitalia: dà 16% import Italia, rischi ritardi e rincari

Mar Rosso, Bankitalia: dà 16% import Italia, rischi ritardi e rincariRoma, 19 gen. (askanews) – Se il rischio di attacchi da parte dei miliziani Houthi dello Yemen alle navi mercantili nel Mar Rosso “rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024, la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi”. E’ il pronostico della Banca d’Italia nel Bollettino economico.

E guardando ai prezzi dei noli marittimi, “a metà gennaio l’indicatore composito world container index elaborato da Drewry era più che raddoppiato rispetto a novembre – si legge – pur restando di poco superiore alla metà della media eccezionalmente elevata del biennio 2021-22”. Gli attacchi prendono di mira le navi dirette o provenienti dal Canale di Suez. E sulla direttrice che collega il Canale e l’Oceano Indiano, rileva Bankitalia, transita circa il 12 per cento del commercio mondiale. “I rischi crescenti per l’incolumità degli equipaggi e per la sicurezza del carico hanno progressivamente spinto le principali compagnie di trasporti a dirottare il traffico navale sulla rotta più lunga che circumnaviga il continente africano. Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Secondo le stime dell’istituzione basate su dati relativi al 2022, “il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguarda quasi il 16 per cento delle importazioni italiane di beni in valore. Su questa rotta – si legge – transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche”. “Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso; l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici – dice ancora Bankitalia – che costituiscono quasi il 30 per cento degli acquisti dall’estero del Paese. La rilevanza di tale rotta per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7 per cento delle merci in uscita dall’Italia”.

Upb: debito Italia resta il secondo più elevato dell’area euro

Upb: debito Italia resta il secondo più elevato dell’area euroRoma, 19 gen. (askanews) – Per il 2024 l’Italia prevede un debito pubblico in rapporto al Pil sostanzialmente stabile rispetto al 2023, rimanendo il secondo più elevato (140,1 per cento) dopo la Grecia (152,2 per cento), mentre l’Estonia continua a prevedere il debito pubblico in rapporto al Pil più basso (20,9 per cento). Lo ha comunicato l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha pubblicato un Focus che analizza i quadri macroeconomici e di finanza pubblica presentati dai 20 paesi dell’area dell’euro nei Documenti programmatici di bilancio (Dpb) 2024.

Il rapporto tra il debito e il Pil dell’Italia per il 2023 è inferiore a quanto pubblicato nel Def lo scorso aprile grazie alla revisione al rialzo della stima del livello del Pil nominale per il 2021 e il 2022, recentemente effettuata dall’Istat, che si trascina anche negli anni successivi. Nel 2024, il rapporto tra debito e Pil dell’Italia si riduce solo marginalmente di 0,1 punti percentuali di Pil rispetto alla stima del 2023. In relazione al rapporto tra il debito e il Pil, dai Dpb dei paesi dell’area dell’euro il livello medio è pari al 90,7 per cento nel 2023 e in leggera diminuzione al 90,1 per cento nel 2024. Dodici paesi registrano un rapporto superiore al 60 per cento e sei paesi sono su livelli maggiori del 100 per cento.

Per quanto riguarda il disavanzo nominale in rapporto al Pil stimato nei Dpb, nel 2023 è prevista una media complessiva al 3,4 per cento, mentre nel 2024 la media scende al 2,9 per cento. Quanto al primario (entrate meno spese al netto degli interessi sul debito), secondo i DPB nel 2023 è previsto in media un disavanzo pari in media all’1,7 per cento del PIL, che scende nel 2024 all’1,1 per cento. Secondo i DPB, in nove paesi (tra cui l’Italia) il disavanzo si dovrebbe attestare su livelli superiori al 3 per cento del PIL, mentre tre paesi prevedono un avanzo di bilancio. Il DPB della Slovacchia presenta il disavanzo in rapporto al PIL maggiore (6,3 per cento nel 2023, quest’anno al 6,5 per cento), mentre quello di Cipro prevede l’avanzo di bilancio in rapporto al PIL più elevato (2,5 per cento nel 2023, 2,8 nel 2024). Tra le economie principali dell’area dell’euro (Germania, Francia, Italia e Spagna), gli obiettivi sul disavanzo nominale di bilancio precedentemente programmati nei rispettivi PS sono stati confermati in Francia e rivisti, rispettivamente, in senso peggiorativo in Italia e in senso migliorativo in Germania.

In Germania, il deficit in rapporto al PIL previsto dal DPB per il 2023 migliora significativamente rispetto all’ultima stima del PS di aprile, passando da circa il 4,3 per cento a circa il 2,5 per cento del PIL mentre per il 2024 è previsto un lieve peggioramento rispetto alle precedenti stime. Tuttavia, le nuove misure a sostegno delle imprese contro il caro energia annunciate dal Governo mettono a rischio tali obiettivi, mentre la recente sentenza della Corte costituzionale tedesca sul meccanismo di freno al debito previsto dalle regole numeriche di bilancio tedesche potrebbe richiedere l’adozione di ulteriori interventi di consolidamento da parte del Governo per il 2024 e per gli anni seguenti. Tra le principali economie dell’area dell’euro solo il Dpb dell’Italia prevede per il 2023 e il 2024 un peggioramento del disavanzo primario rispetto a quanto programmato nel Ps e prospetta un disavanzo superiore alla media e secondo solo a quello della Slovacchia. Le stime del Governo italiano rivedono gli obiettivi di indebitamento netto al 5,3 per cento del PIL nel 2023, in peggioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al dato del PS, e al 4,3 per cento del Pil nel 2024, 0,6 punti in più rispetto agli obiettivi precedenti.

Il Dpb della Francia prevede che il disavanzo primario per il 2023 e il 2024 resti sostanzialmente invariato rispetto agli obiettivi del Ps. Anche in Spagna le proiezioni del saldo di bilancio in rapporto al Pil non si discostano dagli obiettivi del Ps della scorsa primavera poiché il Dpb, presentato dal governo uscente, si basa sull’ipotesi di politiche invariate.

GB, vendite al dettaglio a dicembre crollano del 3,2% su mese

GB, vendite al dettaglio a dicembre crollano del 3,2% su meseRoma, 19 gen. (askanews) – In Gran Bretagna, l’Ufficio nazionale di statistica stima che i volumi delle vendite al dettaglio siano diminuiti del 3,2% a dicembre, rispetto a un aumento dell’1,4% a novembre scorso (rivisto al rialzo rispetto a un aumento dell’1,3% della prima stima). Il calo di dicembre è stato il calo mensile più grande dal gennaio 2021, quando le restrizioni legate al coronavirus hanno influenzato le vendite.

Osservando il quadro trimestrale, nei tre mesi terminanti a dicembre, i volumi di vendita sono diminuiti dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. I volumi delle vendite nei negozi non alimentari sono diminuiti del 3,9% a dicembre, dopo un aumento del 2,7% a novembre 2023, quando i precedenti saldi del Black Friday e gli sconti più ampi avevano aumentato le vendite.

I volumi di vendita dei negozi di alimentari sono diminuiti del 3,1%, rispetto a un aumento dell’1,1% a novembre 2023. I volumi delle vendite al dettaglio al di fuori dei negozi (prevalentemente rivenditori online) sono diminuiti del 2,1%, dopo un calo dell’1,1% a novembre 2023.

I volumi di vendita di carburanti per autotrazione sono diminuiti dell’1,9%, dopo un aumento dello 0,8% a novembre scorso. Su base annua, i volumi di vendita sono diminuiti del 2,8% nel 2023 e si sono attestati al livello più basso dal 2018.

Tim: cda presenterà una propria lista per rinnovo, propone 9 componenti

Tim: cda presenterà una propria lista per rinnovo, propone 9 componentiMilano, 18 gen. (askanews) – Tim ha avviato l’iter per la presentazione di una lista del consiglio uscente per il rinnovo del board del gruppo in vista dell’assemblea di aprile, dando mandato al presidente Salvatore Rossi – che ha già comunicato di non volersi ricandidare – di coordinare le attività propedeutiche alla presentazione di una lista di candidati. A tal riguardo, propone che i componenti del futuro cda scendano a 9 dagli attuali 15.

Il consiglio – si legge in una nota del gruppo Tim – ritiene opportuna, anche alla luce degli esiti della board review, una riduzione del numero dei suoi componenti rispetto a quello attuale di 15 amministratori, coerentemente con il trend di lungo periodo in società comparabili, con la prassi in atto in varie società quotate di grandi dimensioni e con l’opportunità di un contenimento dei costi vivi della governance societaria. In particolare, in considerazione dell’evoluzione prospettica dell’attività della società e del suo perimetro di business conseguente all’esecuzione del piano di delayering, appare adeguata la nomina di un board di 9 componenti. Inoltre, spiega Tim, proprio in considerazione della necessità di dare continuità alle azioni in corso in un passaggio molto delicato e unico di cambiamento della realtà societaria, il cda ha deciso all’unanimità di avvalersi della facoltà, ai sensi di Statuto ed in conformità alla best practice, di presentare una propria lista che ambisce a essere di maggioranza, come già avvenuto in occasione del precedente rinnovo.

Per preparare la lista, il cda ha deciso di dotarsi di un’apposita procedura (disponibile sul sito www.gruppotim.it) in linea con gli orientamenti espressi dall’Autorità di vigilanza e con le migliori prassi. Il processo passerà per un’iniziale fase di sondaggio dell’azionariato e dei rappresentanti del mercato, avente esclusivamente a oggetto i profili quali-quantitativi di composizione del consiglio, in coerenza con la engagement policy della società, per procedere, dapprima, alla definizione di tali profili e alla stesura di una prima e ampia lista di possibili candidati e, infine, di una short-list, con il supporto tecnico di un consulente di executive search. Il coordinamento delle attività è stato affidato al presidente Rossi, in quanto figura indipendente e super partes e che peraltro ha già comunicato di non volersi ricandidare. A lui spetterà inoltre il compito di tenere costantemente aggiornato sull’avanzamento del processo il cda, il quale assumerà tutte le determinazioni di competenza, con il supporto del Comitato per le nomine e la remunerazione.

Banche, Fsb: “Notevole successo dell’Italia su smaltimento Npl”

Banche, Fsb: “Notevole successo dell’Italia su smaltimento Npl”Roma, 18 gen. (askanews) – Il Financial Stability Board ha pubblicato un rapporto sull’Italia (Peer Review) incentrato sullo smaltimento dei crediti deteriorati (Npl, o Non performing loans) delle banche.

Lo studio rileva che le autorità italiane hanno ottenuto “un successo rilevante sulla riduzione dei Npl dai bilanci delle banche. La stretta cooperazione tra autorità, la comunicazione aperta con il settore privato e una capacità di risposta collettiva – recita un comunicato del Fsb – hanno contribuito in maniera notevole al successo di questa riduzione”. Il rapporto include una serie di raccomandazioni alle autorità, tra cui quella di “preservare il successo raggiunto e continuare a migliorare il sistema per la gestione degli Npl, sviluppando il mercato secondario degli Npl, vigilando attentamente – si legge – e operando ulteriori miglioramenti all’efficienza delle procedure di insolvenza e di riduzione del debito”.

Secondo il Financial Times, tuttavia, il rapporto contiene anche un monito a “resistere” a una proposta di revisione normativa della maggioranza che “introdurrebbe incertezza o minerebbe il mercato secondario dei Npl”. Il riferimento, secondo il quotidiano finanziario, è a una serie articolata di proposte di Fratelli d’Italia che aiuterebbero famiglie e Pmi a riappropriarsi dei crediti deteriorati anche se le banche li hanno ceduti a altri operatori.

Il Ft riporta che la proposta è stata criticata da vari investitori e che molti degli Npl coinvolti sono stati già cartolarizzati e ceduti, sfruttando garanzie pubbliche per attrarre acquirenti. Ma “alcuni degli alleati” della premier Giorgia Meloni “hanno sostenuto che i mercati favoriscono gli speculatori ai danni di piccole imprese e famiglie”.

Trasporti, accordo Ue per ridurre emissioni CO2 da camion e bus

Trasporti, accordo Ue per ridurre emissioni CO2 da camion e busBruxelles, 18 gen. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione hanno raggiunto, oggi a Strasburgo, un accordo provvisorio sul regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 per i nuovi veicoli pesanti. Il regolamento era stato proposto dalla Commissione il 14 febbraio 2023.

I negoziatori hanno concordato obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, avendo come riferimento la media del 2019, del 45% per il periodo 2030-2034, del 65% per il 2035-2039 e del 90% a partire dal 2040. Le nuove norme riguardano gli autobus e i camion di grandi dimensioni (compresi i veicoli professionali, come i camion per la spazzatura, i ribaltabili e le betoniere, a partire dal 2035) e autobus. Gli obiettivi concordati per i nuovi autobus urbani prevedono una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2030, e zero emissioni entro il 2035. Vengono fissati obiettivi di riduzione delle emissioni anche per rimorchi (7,5%) e semirimorchi (10%), a partire dal 2030. Sono esentati invece i veicoli pesanti fabbricati da industrie di piccole dimensioni (“small-volume manufacturer”), quelli utilizzati per l’estrazione mineraria, la silvicoltura e l’agricoltura, i veicoli utilizzati dalle forze armate e dei vigili del fuoco e quelli destinati alla protezione civile, all’ordine pubblico e all’assistenza medica.

Secondo l’accordo, la Commissione effettuerà una revisione dettagliata sull’efficacia e sull’impatto del regolamento entro il 2027. Questa revisione valuterà, tra l’altro, l’estensione del campo di applicazione ai camion più piccoli (sotto le 5 tonnellate). Il Parlamento europeo (in particolare la sua commissione Ambiente) e il Consiglio Ue dovranno ora approvare formalmente l’accordo, prima che il nuovo regolamento possa entrare in vigore.

I veicoli pesanti (camion, bus urbani e autobus a lunga percorrenza), sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni di gas serra derivanti dal trasporto su strada nell’Ue e rappresentano oltre il 6% delle emissioni totali di gas serra dell’Unione.

Ue, Dombrovskis: aperti a libero scambio ma anche pronti a difenderci

Ue, Dombrovskis: aperti a libero scambio ma anche pronti a difenderciRoma, 18 gen. (askanews) – Come primo blocco mondiale sugli scambi commerciali l’Unione europea ha tutto l’interesse a preservare un sistema multilaterale basato su regole. Ma dato che non può dare per scontato che questo rimanga in futuro, deve essere anche “pronta a difendersi”. Lo affermato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, responsabile del commercio con l’estero per l’Ue, intervenendo a un panel di discussione al forum economico mondiale a Davos, in Svizzera.

Come Ue “siamo il più grande blocco commerciale del mondo. Quindi per l’Ue ci sta tanto in ballo quando discutiamo di sistema commerciale globale, siamo impegnati a preservare un sistema multilaterale basato su regole. Ma il commercio sta cambiando c- ha notato – sta diventando molto più conflittuale e questo avrà un costo. Ci sono stime sul fatto che se si creerà un sistema a blocchi ci saranno ricadute. Quindi è importante preservare il sistema multilaterale. Al tempo stesso e anche evidente che c’è uno spostamento dalla efficienza alla resilienza”. “Parte della risposta è esattamente la diversificazione. Cooperare con una gamma più ampia di partner, restare aperti al mondo resta cruciale, ma al tempo stesso non possiamo dare per scontato che l’apertura degli scambi di oggi resti anche domani. Dobbiamo essere in grado di difenderci e stare attenti al fatto che altri non violino le regole – ha detto Dombrovskis -. Lavoriamo più possibile per il sistema multilaterale, ma restiamo pronti a agire in maniera unilaterale”.

I verbali della Bce, tra falchi e colombe ecco perché l’ultimo board ha lasciato i tassi invariati

I verbali della Bce, tra falchi e colombe ecco perché l’ultimo board ha lasciato i tassi invariatiRoma, 18 gen. (askanews) – L’ultimo Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mettersi definitivamente alle spalle la fase di aumento dei tassi di interesse, una linea unanime, tracciata tra falchi e colombe, mentre con un voto a maggioranza, “molto ampia” è stata decisa una accelerazione, a sorpresa, sulla graduale riduzione degli stock di titoli, accumulati anche con il piano anticrisi Pepp.

Secondo i verbali della riunione dello scorso 14 dicembre, che sono stati pubblicati oggi dall’istituzione, all’incontro è stata sollevata l’argomentazione che l’impatto dell’inasprimento monetario già operato potrebbe risultare più forte del previsto nei prossimi trimestri. Tuttavia a queste tesi, evidentemente di qualcuno tra le “colombe”, è stato obiettato che non vi sono evidenze al momento in tal senso e più in generale “è stato sottolineato che non ci sono margini per autocompiacimento e che non è il momento per il consiglio direttivo di abbassare la guardia” nella lotta all’inflazione.

Secondo i verbali della riunione “sono state espresse preoccupazioni sul fatto che nel breve termine l’inflazione potrebbe risalire e che le continue incertezze in merito alle dinamiche dei salari dell’inflazione di fondo suggeriscono ccome sia troppo presto – riportano ancora i verbali – per essere fiduciosi che sul fatto che è stato svolto il compito” (di riportare il caro vita ai livelli obiettivo). Per questo è stata approvata all’unanimità di linea di mantenere i tassi di interesse “a livelli restrittivi tutto il tempo che sarà necessario” per centrare l’obiettivo di ritorno dell’inflazione al 2% sul medio termine.

La proposta del capo economista, Philip Lane, di accelerare il processo di graduale riduzione anche dello stock di titoli pubblici e privati acquistati con il programma Pepp è stata invece approvata “con una maggioranza molto ampia”, prosegue il documento. Su questo aspetto durante la riunione è stato argomentato “che sarebbe prematuro pensare che la debolezza dell’attività sia passata. Ci sono diversi motori di crescita che è improbabile sostengano le economia dell’area euro nel breve termine. Non ci sono segnali di un miglioramento nel commercio globale mentre i rischi geopolitici potrebbero raggiungere debolezza, almeno nel manufatturiero”. Inoltre “i margini patrimoniali di imprese famiglie hanno finora ritardato l’impatto della stretta monetaria sulla domanda, ma mentre questi margini si riducono in tandem con la contrazione del bilancio dell’eurosistema ed è probabile che l’impatto delle condizioni finanziarie più restrittive diventi più forte”.

Inoltre è stato sostenuto che le previsioni di crescita dei tecnici della stessa Bce potrebbero risultare eccessivamente ottimistiche. Alla fine sul Pepp “alcuni componenti erano a favore di una conclusione anticipata dei pieni reinvestimenti dei titoli che giungono alla scadenza, come proposto, altri hanno sostenuto che fosse meglio continuare con il pieno rinnovo dei bond fino alla fine del 2024”.

Bce, “Il lavoro non è finito, presto per abbassare la guardia”

Bce, “Il lavoro non è finito, presto per abbassare la guardia”Roma, 18 gen. (askanews) – Consiglio direttivo della Bce unanime sulla linea dei tassi di interesse, ma voto a maggioranza, “molto ampia” sulla accelerazione che, a sorpresa, lo scorso 14 dicembre è stata decisa sulla graduale riduzione degli stock di titoli, accumulati anche con il piano anticrisi Pepp.

Secondo i verbali della riunione, che sono stati pubblicati oggi dall’istituzione, all’incontro è stata sollevata l’argomentazione che l’impatto dell’inasprimento monetario già operato potrebbe risultare più forte del previsto nei prossimi trimestri. Tuttavia a queste tesi, evidentemente di qualcuno tra le “colombe”, è stato obiettato che non vi sono evidenze al momento in tal senso e più in generale “è stato sottolineato che non ci sono margini per autocompiacimento e che non è il momento per il consiglio direttivo di abbassare la guardia” nella lotta all’inflazione.

Secondo i verbali della riunione “sono state espresse preoccupazioni sul fatto che nel breve termine l’inflazione potrebbe risalire e che le continue incertezze in merito alle dinamiche dei salari dell’inflazione di fondo suggeriscono ccome sia troppo presto – riportano ancora i verbali – per essere fiduciosi che sul fatto che è stato svolto il compito” (di riportare il caro vita ai livelli obiettivo). Per questo è stata approvata all’unanimità di linea di mantenere i tassi di interesse “a livelli restrittivi tutto il tempo che sarà necessario” per centrare l’obiettivo di ritorno dell’inflazione al 2% sul medio termine.

La proposta del capo economista, Philip Lane, di accelerare il processo di graduale riduzione anche dello stock di titoli pubblici e privati acquistati con il programma Pepp è stata invece approvata “con una maggioranza molto ampia”, prosegue il documento. Su questo aspetto durante la riunione è stato argomentato “che sarebbe prematuro pensare che la debolezza dell’attività sia passata. Ci sono diversi motori di crescita che è improbabile sostengano le economia dell’area euro nel breve termine. Non ci sono segnali di un miglioramento nel commercio globale mentre i rischi geopolitici potrebbero raggiungere debolezza, almeno nel manufatturiero”. Inoltre “i margini patrimoniali di imprese famiglie hanno finora ritardato l’impatto della stretta monetaria sulla domanda, ma mentre questi margini si riducono in tandem con la contrazione del bilancio dell’eurosistema ed è probabile che l’impatto delle condizioni finanziarie più restrittive diventi più forte”.

Inoltre è stato sostenuto che le previsioni di crescita dei tecnici della stessa Bce potrebbero risultare eccessivamente ottimistiche. Alla fine sul Pepp “alcuni componenti erano a favore di una conclusione anticipata dei pieni reinvestimenti dei titoli che giungono alla scadenza, come proposto, altri hanno sostenuto che fosse meglio continuare con il pieno rinnovo dei bond fino alla fine del 2024”.