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Banche, Fmi: debolezze 1/3 istituti nel mondo con scenario avverso

Banche, Fmi: debolezze 1/3 istituti nel mondo con scenario avversoMarrakech, 10 ott. (askanews) – Una quota di circa un terzo delle banche mondiali accuserebbe seri contraccolpi, in termini di capitalizzazione se si dovesse verificare uno scenario avverso con un calo del 2% del Pil mondiale e un livello elevato dei tassi per molti anni a seguito di un’inflazione sostenuta. E’ quanto emerge dallo “stress test” condotto dagli economisti del Fondo Monetario Internazionale e contenuto nel Global Financial Stability Report, un documento presentato a Marrakech da Tobias Adrian, responsabile del dipartimento mercati monetari e dei capitali del Fmi.

“Stiamo guardando – ha detto l’economista – a un ampio campione di banche, circa 900 istituti a livello globale, e abbiamo incluso anche le cosiddette banche regionali negli Usa e molte banche più piccole nel mondo. Abbiamo visto che al di sotto dello scenario di base c’è un indebolimento delle banche. Si tratta di un indebolimento di un numero relativamente piccolo di banche ma abbastanza diffuso tra i Paesi, abbiamo esaminato 29 Paesi sia emergenti che avanzati. Le cose cambiano in uno scenario avverso, cioè se immaginiamo che lo scenario di riferimento non si realizza, con un calo del 2% del Pil globale e un aumento dell’inflazione che manterrebbe i tassi a livello elevato per molti anni. “Con uno scenario avverso di questo tipo – sottolinea Adrian -abbiamo riscontrato debolezze nel sistema bancario che riguarderebbe oltre il 30% delle banche per attivo totale che registrerebbero un significativo calo dei coefficienti di capitalizzazione. Tale fenomeno sarebbe diffuso ampiamente tra le banche e includerebbe banche regionali e anche banche più grandi come alcune delle istituzioni più significative a livello globale”.

Come prepararsi alle evenienze peggiori? “Le nostre raccomandazioni – sottolinea l’economista – sono di due tipi. 1) la regolamentazione e supervisione bancaria dovrebbe essere rafforzata. Negli Usa in particolare le autorità hanno intrapreso nuovi passi appropriati per rafforzarle nei confronti delle banche regionali per allinearle alla regolamentazione di istituzioni più grandi. In secondo luogo ciò che abbiamo visto a marzo negli Usa e in Svizzera è che una tempestiva e aggressiva azione per contenere le conseguenze delle turbolenze bancarie può essere molto efficace in termini di contenimento dell’instabilità e nel prevenire la sua diffusione”.

Fmi, Adrian: Italia? “In Europa gli spread restano ben contenuti”

Fmi, Adrian: Italia? “In Europa gli spread restano ben contenuti”Roma, 10 ott. (askanews) – “In generale se guardiamo all’Europa, 10 anni fa circa c’è stata la crisi sui debiti pubblici, ma quando guardiamo (oggi) agli spread tra i Bund e i titoli dei Paesi periferici restano ben contenuti. E ovviamente la Bce ha approntato uno strumento sulla trasmissione delle politica monetaria che ha calmato i timori e contenuto gli spread a livelli ragionevoli”. Così Tobias Adrian, consigliere finanziario e capo del dipartimento dei mercati monetari e dei capitali del Fmi, nella conferenza stampa di presentazione del Gfsr ha risposto ad una domanda sull’Italia.

Più nello specifico, per quanto attiene ai piani di Bilancio del governo, Adrian ha rinviato alla conferenza stampa sul Fiscal monitor, che si svolgerà domani.

Giorgetti: in manovra previste più risorse per la sanità e il rinnovo dei contratti di settore

Giorgetti: in manovra previste più risorse per la sanità e il rinnovo dei contratti di settoreRoma, 10 ott. (askanews) – Nella prossima manovra saranno aumentate le risorse per la sanità e saranno previsti i fondi per il rinnovo del contratto di lavoro del settore. Lo ha riferito il Ministro dell’economia, Guancarlo Giorgetti, ne corso dell’audizione sulla Nadef.

“La legge di bilancio avvierà il percorso di rinnovo dei contratti del pubblico impiego relativo al triennio 2022-2024 – ha spiegato -, che contribuirà a dare fiducia a molte famiglie consentendo loro di recuperare parte del potere di acquisto perso nel corso degli ultimi due anni. Particolare attenzione sarà posta al personale medico-sanitario ha aggunto – nell’ambito delle ulteriori risorse che saranno destinate dalla legge di bilancio al finanziamento della spesa sanitaria”.

Israele, Fmi: presto per valutare impatto economico guerra

Israele, Fmi: presto per valutare impatto economico guerraMarrakech, 10 ott. (askanews) – “E’ troppo presto” per valutare l’effetto della recente guerra in Israele. Lo ha affermato il capo economista del Fondo Monetario Internazionale Pierre-Olivier Gourinchas che, rispondendo a una serie di domande legate al conflitto durante la presentazione a Marrakech del nuovo World Economic Outlook ha dichiarato che, in generale, la ricerca del Fondo indica che un aumento del 10% dei prezzi del petrolio frenerebbe il Pil globale di circa lo 0,15% nell’anno successivo mentre aumenterebbe l’inflazione globale di circa lo 0,4%.

Ad agosto i tassi dei mutui sono saliti al 4,67% (ai massimi da oltre 14 anni)

Ad agosto i tassi dei mutui sono saliti al 4,67% (ai massimi da oltre 14 anni)Roma, 10 ott. (askanews) – Il 4,6729 per cento a cui sono saliti, ad agosto in Italia, i tassi di interesse sui nuovi mutui alle famiglie – considerando il Tasso Annuale Effettivo Globale, o Taeg sui prestiti per l’acquisto di una abitazione – rappresenta il valore più elevato, nelle serie storiche della Banca d’Italia, dal 4,6996 per cento registrato nel febbraio del 2009.

I tassi sui prestiti bancari in Italia stanno aumentando da mesi sulla scia dei rialzi ai tassi di riferimento operati dalla Bce: dall’estate del 2022 l’istituzione Ue ha complessivamente inasprito i riferimenti di 450 punti base (4,50 punti percventuali). I dati sui livelli raggiunti ad agosto dai tassi di interesse sui prestiti bancari nella Penisola sono stati riportati da Bankitalia nella statistica “Banche e moneta: serie nazionali”.

Bankitalia, tassi mutui agosto (4,67%) a massimi oltre 14 anni

Bankitalia, tassi mutui agosto (4,67%) a massimi oltre 14 anniRoma, 10 ott. (askanews) – Il 4,6729 per cento a cui sono saliti, ad agosto in Italia, i tassi di interesse sui nuovi mutui alle famiglie – considerando il Tasso Annuale Effettivo Globale, o Taeg sui prestiti per l’acquisto di una abitazione – rappresenta il valore più elevato, nelle serie storiche della Banca d’Italia, dal 4,6996 per cento registrato nel febbraio del 2009.

I tassi sui prestiti bancari in Italia stanno aumentando da mesi sulla scia dei rialzi ai tassi di riferimento operati dalla Bce: dall’estate del 2022 l’istituzione Ue ha complessivamente inasprito i riferimenti di 450 punti base (4,50 punti percventuali). I dati sui livelli raggiunti ad agosto dai tassi di interesse sui prestiti bancari nella Penisola sono stati riportati da Bankitalia nella statistica “Banche e moneta: serie nazionali”.

Bankitalia: in netto peggioramento le aspettative delle imprese italiane

Bankitalia: in netto peggioramento le aspettative delle imprese italianeRoma, 10 ott. (askanews) – Netto peggioramento delle valutazioni delle imprese in Italia sulla situazione economica e delle aspettative sulle loro condizioni nei prossimi mesi. Lo riporta lka Banca d’Italia in base all’ultima indagine su inflaizone e crescita, condotta tra il 23 agosto e il 13 settembre presso aziende di industria e servizi con almeno 50 addetti.

Le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sono significativamente peggiorate rispetto a quelle rilevate nel trimestre precedente, riporta Bankitalia, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si siano ulteriormente attenuate. La dinamica della domanda complessiva si è deteriorata, risentendo del calo della componente estera per la prima volta dalla fine del 2020. Anche le prospettive sulle vendite si sono indebolite, pur rimanendo nel complesso ancora favorevoli.

I giudizi sulle condizioni per investire sono peggiorati, si legge, proseguendo la tendenza in atto dall’inizio del 2022, anche se le imprese continuano a prefigurare una crescita degli investimenti nel complesso del 2023, seppur più contenuta rispetto a tre mesi fa. Le prospettive sull’occupazione sono divenute meno favorevoli. I prezzi praticati dalle aziende nell’ultimo anno hanno continuato a rallentare e decelererebbero anche nei successivi 12 mesi. Le attese sull’inflazione al consumo si sono ulteriormente ridotte su tutti gli orizzonti temporali, riporta ancora l’indagine, attestandosi al 4,7 per cento sui 12 mesi (dall’8,1 nel quarto trimestre 2022, il valore massimo della serie) e al 4,2 e 3,8 per cento sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni.

Bankitalia: netto peggioramento di aspettative imprese italiane

Bankitalia: netto peggioramento di aspettative imprese italianeRoma, 10 ott. (askanews) – Netto peggioramento delle valutazioni delle imprese in Italia sulla situazione economica e delle aspettative sulle loro condizioni nei prossimi mesi. Lo riporta lka Banca d’Italia in base all’ultima indagine su inflaizone e crescita, condotta tra il 23 agosto e il 13 settembre presso aziende di industria e servizi con almeno 50 addetti.

Le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sono significativamente peggiorate rispetto a quelle rilevate nel trimestre precedente, riporta Bankitalia, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si siano ulteriormente attenuate. La dinamica della domanda complessiva si è deteriorata, risentendo del calo della componente estera per la prima volta dalla fine del 2020. Anche le prospettive sulle vendite si sono indebolite, pur rimanendo nel complesso ancora favorevoli.

I giudizi sulle condizioni per investire sono peggiorati, si legge, proseguendo la tendenza in atto dall’inizio del 2022, anche se le imprese continuano a prefigurare una crescita degli investimenti nel complesso del 2023, seppur più contenuta rispetto a tre mesi fa. Le prospettive sull’occupazione sono divenute meno favorevoli. I prezzi praticati dalle aziende nell’ultimo anno hanno continuato a rallentare e decelererebbero anche nei successivi 12 mesi. Le attese sull’inflazione al consumo si sono ulteriormente ridotte su tutti gli orizzonti temporali, riporta ancora l’indagine, attestandosi al 4,7 per cento sui 12 mesi (dall’8,1 nel quarto trimestre 2022, il valore massimo della serie) e al 4,2 e 3,8 per cento sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni.

Fmi taglia previsioni pil Italia:+0,7% in 2023-24, frena Eurozona

Fmi taglia previsioni pil Italia:+0,7% in 2023-24, frena EurozonaMarrakech, 10 ott. (askanews) – Peggiorano le previsioni per l’economia italiana, anche in proporzione maggiore rispetto al rallentamento in corso nell’area euro e a livello globale. Il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook, presentato agli incontri annuali in corso a Marrakech in Marocco, ha tagliato le stime di crescita dell’Italia di 0,4 punti percentuali rispetto alle precedenti stime di luglio portandole allo 0,7% con la previsione per il 2024 a sua volta tagliata di due decimi di punto sempre allo 0,7%.

Il Fmi prevede che la crescita nell’area dell’euro diminuirà dal 3,5% nel 2022 allo 0,7% nel 2023, prima di salire all’1,2% nel 2024. In ulteriore rallentamento la Germania, che da sola vale un terzo del Pil della zona della moneta unica e che archivierà il 2023 con una recessione (-0,5%) seguita il prossimo anno da un ‘rimbalzo’ dell’economia (+0,9%). Decisamente migliori le condizioni della Francia, seconda economia dell’area, che vede le previsioni per quest’anno migliorare al +1% e quelle del 2024 stabili al +1,3%. A livello globale gli economisti di Washington prevedono che la crescita globale rallenterà dal 3,5% del 2022 al 3,0% nel 2023 e al 2,9% nel 2024. Le proiezioni rimangono al di sotto del livello storico (2000-2019) medio del 3,8%, e mentre la previsione per il 2024 è in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a quella formulata a luglio. Per le economie avanzate il rallentamento previsto è dal 2,6%. nel 2022 all’1,5% nel 2023 e all’1,4% nel 2024, in un contesto statunitense che evidenzia uno slancio più forte del previsto, con una crescita più debole del previsto nell’area euro.

La ripresa globale dalla pandemia di Covid-19 e dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – si legge nel documento del Fmi – rimane lenta e irregolare. Nonostante la resilienza economica all’inizio di quest’anno, con un rimbalzo legato alla riapertura e progressi nella riduzione dell’inflazione rispetto ai picchi dello scorso anno, è troppo presto per rilassarsi. L’attività economica è ancora al di sotto dei suoi obiettivi del percorso pre-pandemico, soprattutto nei mercati emergenti e Nelle economie in via di sviluppo mentre le divergenze si stanno ampliando tra regioni. In particolare gli economisti di Washington segnalano diverse forze che stanno frenando il recupero. Alcune riflettono le conseguenze a lungo termine della pandemia, della guerra in Ucraina e l’aumento della frammentazione geoeconomica. Altri fattori sono più ciclici, compresi gli effetti dell’inasprimento della politica monetaria necessario per ridurre l’inflazione, il ritiro dei sostegni fiscali in un contesto di debito elevato ed eventi meteorologici estremi.

Si prevede infine che l’inflazione diminuirà costantemente a livello globale, dall’8,7%. nel 2022 al 6,9% nel 2023 e al 5,8% nel 2024. Ma le previsioni per il 2023 e il 2024 vengono riviste in aumento rispettivamente di 0,1 punti percentuali e 0,6 punti percentuali, e non si prevede un ritorno dell’inflazione agli obiettivi stabiliti fino al 2025, nella maggior parte dei casi. LE PREVISIONI DEL FMI PER IL PIL DEI PRINCIPALI PAESI E AREE

2023 2024 MONDO 3,0 2,9 USA 2,1 1,5 EUROZONA 0,7 1,2 GERMANIA -0,5 0,9 FRANCIA 1,0 1.3 ITALIA 0.7 0,7 GIAPPONE. 2,0 1,0 REGNO UNITO 0,5 0,6 CANADA. 1,3 1,6 CINA. 5,0 4,2 INDIA. 6,3 6,3 RUSSIA 2,2 1,1 Fonte: Imf, World Economic Outlook

Fmi, nel 2024 risale tasso disoccupazione,debito giù al rallentatore

Fmi, nel 2024 risale tasso disoccupazione,debito giù al rallentatoreMarrakech, 10 ott. (askanews) – Non c’è solo un’economia italiana sempre più lenta, con una crescita limitata allo 0,7% per quest’anno e il prossimo. Le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale delineano uno scenario preoccupante sia sul versante dell’economia reale, con un tasso di disoccupazione che l’anno prossimo tornerà a salire sia su quello della finanza pubblica, con il rapporto debito/Pil, il più alto d’Europa, che scende al rallentatore.

Secondo le previsioni Fmi contenute nel World Economic Outlook appena pubblicato, il tasso di disoccupazione italiano, vale a dire il rapporto tra numero di disoccupati e la forza lavoro, dall’8,1% del 2022 quest’anno calerà al 7,9% per poi tornare a risalire all’8% nel 2024. Più ombre che luci anche sul versante della finanza pubblica. Se il fabbisogno netto, la misura più usata del deficit, quest’anno si collocherà al 5% del Pil per calare al 4% nel 2024, ancora decisamente sopra la soglia europea del 3%, per il colossale debito pubblico italiano il rientro stimato è ancora più lento: dal 144,4% del Pil registrato lo scorso anno al 143,7% previsto per quest’anno al 143,2 stimato nel 2024. Una dinamica sulla quale poche ore fa la stessa Banca d’Italia ha mostrato la sua preoccupazione. Secondo via Nazionale il miglioramento previsto nel prossimo triennio è marginale e ciò espone i conti pubblici ad un rischio. «L’elevato rapporto tra il debito e il Pil è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per far fronte a possibili futuri shock avversi, espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari, aumenta il costo del debito per lo Stato, le imprese e le famiglie», ha detto infatti lunedì Sergio Nicoletti Altimari, capo del dipartimento economia e statistica di Bankitalia, ascoltato in Parlamento sulla Nadef appena presentata dal Governo, che aggiorna il programma di finanza pubblica.