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Ex Ilva, Fiom: rimaniamo a Palazzo Chigi finché non avremo risposte

Ex Ilva, Fiom: rimaniamo a Palazzo Chigi finché non avremo risposteRoma, 20 dic. (askanews) – “È inammissibile che il Governo ancora non abbia chiarito cosa intenda fare per garantire il futuro degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia e dei lavoratori, in vista dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia del 22 dicembre.

Per noi la riunione non può finire con un nulla di fatto, senza risposte concrete. Per questo abbiamo deciso di rimanere a Palazzo Chigi in attesa della ripresa del confronto, ammesso che Il Governo non abbia scelto di non decidere”. Lo dichiara Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil.

Arera: proporogato al 1 luglio 2024 mercato tutelato elettricità

Arera: proporogato al 1 luglio 2024 mercato tutelato elettricitàMilano, 20 dic. (askanews) – L’Arera, in base a quanto previsto dall’ultimo decreto energia, per assicurare uno svolgimento coerente del processo del “fine tutela” per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità, ha fissato al 1 luglio 2024 (rispetto al previsto 1 aprile) la data di attivazione del Servizio a Tutele Graduali (STG), il servizio a cui saranno assegnati i clienti domestici non vulnerabili dell’elettricità che ancora non avranno scelto il mercato libero al momento del “fine tutela”. Lo rende noto l’Authority.

Arera aveva già approvato, il giorno successivo al decreto, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio. La decisione, spiega, risponde a diverse esigenze legate al decreto: assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attività preparatorie all’operatività del STG, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all’addebito diretto delle bollette emesse dall’esercente il STG, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l’assegnazione e l’attivazione del STG.

Banca Tercas, Corte Giustizia Ue respinge ricorso Banca Popolare Bari

Banca Tercas, Corte Giustizia Ue respinge ricorso Banca Popolare BariRoma, 20 dic. (askanews) – L’Unione non deve risarcire il danno asseritamente subìto dalla Banca Popolare di Bari a causa di una decisione della Commissione in merito alla misura di aiuto dell’Italia a favore di Banca Tercas. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue.

Nel 2013, la banca italiana Banca Popolare di Bari SpA (BPB) – informa la Corte in un comunicato – ha manifestato il proprio interesse a sottoscrivere un aumento di capitale di Banca Tercas (in prosieguo: la «Tercas»), un’altra banca italiana detenuta da investitori privati che era stata posta in amministrazione straordinaria a seguito di irregolarità accertate dalla Banca d’Italia. La manifestazione di interesse della BPB era tuttavia subordinata alla condizione che il deficit patrimoniale della Tercas venisse interamente coperto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). Il FITD è un consorzio di diritto privato tra banche, a carattere mutualistico, destinato a intervenire a titolo della garanzia legale dei depositi e che può anche sostenere, in maniera preventiva e volontaria, un membro posto in regime di amministrazione straordinaria. Nel 2014, il FITD ha deciso di coprire il deficit della Tercas e di concederle alcune garanzie. Dal 1° ottobre 2014 la BPB detiene l’intero patrimonio della Tercas. Con decisione del 23 dicembre 2015, la Commissione ha constatato che tale intervento del FITD a favore della Tercas costituiva un aiuto di Stato illegittimo concesso dall’Italia alla Tercas e ne ha ordinato il recupero. Con una sentenza del 19 marzo 2019, il Tribunale ha annullato la decisione della Commissione. La Corte di giustizia ha confermato tale conclusione in una sentenza pronunciata il 2 marzo 2021 1. La BPB ha adito il Tribunale per ottenere la condanna dell’Unione europea al risarcimento dei danni da essa asseritamente subiti a seguito dell’adozione della decisione della Commissione.

Con la sua sentenza in data odierna, il Tribunale respinge il ricorso della BPB. Il Tribunale ricorda che l’Unione deve risarcire i danni causati dalle sue istituzioni. L’insorgere della sua responsabilità dipende dal soddisfacimento di tre condizioni: una violazione sufficientemente qualificata di una norma giuridica dell’Unione che conferisce dei diritti ai singoli, il verificarsi di un danno e l’esistenza di un nesso di causalità tra detta violazione e il danno verificatosi. Per quanto riguarda la prima condizione, il Tribunale constata che l’articolo 107 TFUE, il quale definisce la nozione di «aiuti di Stato incompatibili con il mercato interno», deve essere qualificato come norma preordinata a conferire dei diritti ai singoli, come la BPB in quanto beneficiaria delle misure di aiuto in questione che sono state erroneamente qualificate come aiuti di Stato e il cui importo è stato recuperato a seguito della decisione della Commissione del 23 dicembre 2015, che è stata annullata. Tuttavia, il Tribunale constata che il presupposto per l’insorgenza della responsabilità relativo all’esistenza di una violazione sufficientemente qualificata di tale norma non risulta soddisfatto, in quanto l’irregolarità commessa della Commissione non è estranea al comportamento normale, prudente e diligente di un’istituzione incaricata di vigilare sull’applicazione delle regole di concorrenza in un contesto particolarmente complesso. Il Tribunale aggiunge, quanto all’esame dell’esistenza del nesso di causalità diretto, che il comportamento della Commissione non è la causa diretta e determinante del danno asseritamente subìto, che consisterebbe nella perdita di depositi e di clientela.

Borsa, Consob: nel primo semestre torna a salire numero delle quotate

Borsa, Consob: nel primo semestre torna a salire numero delle quotateMilano, 20 dic. (askanews) – Nel primo semestre 2023 torna a salire il numero delle quotate a Piazza Affari – 7 società in più fra Euronext Growth Milan e listino principale -, come non accadeva dal 2019, e la capitalizzazione è in crescita del 13,1%, ma non ancora ai livelli pre-Covid. E’ il quadro che risulta dalla fotografia della Borsa italiana scattata nell’ultimo bollettino statistico della Consob relativo al primo semestre 2023, in una congiuntura economica incerta fra guerra in Ucraina, impennata dell’inflazione, tassi in rialzo.

Le società negoziate sul mercato italiano aumentano nel semestre di 7 unità, frutto non solo del saldo netto positivo dell’Egm (+3) e Vorvel (+1) ma anche di quello (+3) dell’Exm, il principale mercato di Piazza Affari. Per l’Exm, prendendo il solo secondo trimestre, il saldo netto fra ammissioni a quotazione e delisting è positivo (+2) come non accadeva dal secondo trimestre 2022 (+1), prendendo invece il dato semestrale il saldo netto torna per la prima volta positivo (+3) dal secondo semestre 2019 (+1). I dati del Bollettino tratteggiano un mercato mobiliare in ripresa rispetto ai valori registrati a fine 2022 ma ancora al di sotto del livello pre-Covid. La crescita dei prezzi dei titoli azionari, al 30 giugno, aveva fatto aumentare la capitalizzazione complessiva delle società italiane quotate del 13,1% rispetto a fine 2022.

Gli utili delle imprese industriali quotate sul mercato principale e sull’Egm registrano, al 30 giugno, un calo rispetto al primo semestre 2022, rispettivamente a 13,1 miliardi (-21%) e 179 milioni (-13%). In netto miglioramento gli utili delle banche (12,8 mld, +61%), delle assicurazioni (3 mld, +110%) e delle altre società finanziarie (374 mln, +9%). In crescita il portafoglio dei titoli detenuti presso intermediari italiani (+6,1%) di famiglie e imprese. In crescita il peso dei titoli di stato italiani. Diminuisce, invece, l’incidenza degli investimenti in Oicr (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio) e dei titoli di capitale italiani.

Tim: in luce in Borsa (+4%) con fermento tlc, oggi cda F2i su rete

Tim: in luce in Borsa (+4%) con fermento tlc, oggi cda F2i su reteMilano, 20 dic. (askanews) – Tim in luce a Piazza Affari in avvio di giornata con un rialzo del 4% a 0,29 euro. Il titolo è spinto sia dal fermento nel settore delle tlc in Europa, dopo l’offerta di Iliad per le attività italiane di Vodafone e l’ingresso dello Stato spagnolo in Telefonica con una quota del 10%, sia dalle attese per gli sviluppi del dossier rete fissa. Oggi si riunisce il cda di F2i per approvare la costituzione del fondo Rete Digitale, destinato ad affiancarsi con una partecipazione del 10% a KKR e Mef nel capitale della cosiddetta Netco.

Urso: investimenti 5.0 incentivati fino al 40%, torna l’ecobonus auto

Urso: investimenti 5.0 incentivati fino al 40%, torna l’ecobonus autoMilano, 20 dic. (askanews) – “Tra risorse del nuovo Pnrr e legge di bilancio mettiamo in campo 15 miliardi per la crescita delle imprese”. Lo annuncia il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista al Sole 24 Ore. “Gli investimenti di Transizione 5.0 saranno incentivati fino al 40%”, il doppio dell’attuale incentivo, spiega il ministro che annuncia anche una nuova tornata di ecobonus per il settore auto: da 1500 fino a 11mila euro.

Sull’ecobonus auto, ha sottolineanto, “pensiamo di essere pronti con il Dpcm entro gennaio”. Il fondo automotive “ha una disponibilità totale di 6 miliardi fino al 2030: per il prossimo anno potremmo utilizzare 610 milioni cui aggiungere 320 milioni di avanzi, arrivando quindi a quasi 1 miliardo. Il nuovo ecobonus premierà in misura crescente l’acquisto delle vetture dalla fascia 61-135 grammi di Co2 per chilometro alle meno inquinanti, elettriche e ibride plug-in, prevedendo maggiorazioni per chi rottama vetture più vecchie, a partire dalle Euro 0 e Euro 1, fino a un massimo di 11mila euro”.

Riforma Patto stabilità, Le Maire: c’è intesa Francia-Germania

Riforma Patto stabilità, Le Maire: c’è intesa Francia-GermaniaBruxelles, 19 dic. (askanews) – “Questa sera raggiungeremo un accordo al 100% tra Francia e Germania” sul testo per la riforma del Patto di stabilità dell’Ue. Lo ha affermato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, durante conferenza stampa congiunta con il suo collega tedesco Christian Lindner, a margine di un incontro bilaterale a Parigi. La conferenza stampa è stata ritrasmessa via l’account X (ex Twitter) del ministero delle Finanze francese.

La presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue ha convocato per domani pomeriggio alle 16 una riunione in videoconferenza dell’Ecofin per cercare di risolvere gli ultimi punti in sospeso e dare il proprio accordo al testo della riforma del Patto, che dovrà poi essere negoziato con il Parlamento europeo. La riunione bilaterale di Parigi mira a facilitare il compromesso che si spera di raggiungere domani. Le Maire ha detto anche di aspettarsi il sostegno del ministro italiano dell’Econmia e Finanza, Giancarlo Giorgetti. “Abbiamo lavorato molto con l’Italia, con il ministro Giorgetti. Siamo sulla stessa linea con l’Italia”, ha riferito, dicendosi poi “totalmente convinto” che l’accordo “convincerà anche gli altri Stati membri”.

Lindner, da parte sua, ha affermato che “comparate con le vecchie regole, le nuove regole porteranno a livelli di debito più bassi, in modo affidabile. Le vecchie regole erano severe sulla carta, ma non nella loro applicazione”, ha aggiunto. “Ci sarà un ‘deal’ stasera”, ha dichiarato ancora Le Maire. “Non un ‘deal’, una soluzione’, l’ha interrotto Lindner. “Ci sarà una soluzione stasera – ha ripreso il ministro francese – ma ci sono ancora delle questioni tecniche da risolvere riguardo al ‘braccio preventivo’” del Patto.

Le questioni in sospeso, secondo quanto riferito stasera da fonti Ue, riguardano le regole per gli Stati membri con debito/Pil oltre la soglia del 60%, e in particolare due elementi, per i quali le cifre nel testo di compromesso, che restano da negoziare, sono presentate entro parentesi quadre: “Da un lato, la velocità con cui i paesi devono convergere verso ciò che viene chiamato ancoraggio del deficit, o salvaguardia del deficit; e l’altro elemento è la soglia del conto di controllo, ovvero la deviazione massima consentita dalle soglie di spesa netta annuale”, hanno precisato le fonti Ue. Il primo punto riguarda la cosiddetta “clausola di salvaguardia” per il deficit (inserita nel regolamento sul “braccio preventivo” del Patto di stabilità), che richiede ai paesi con debito/Pil sopra il 90% di continuare a ridurre il loro disavanzo anche dopo aver raggiunto la soglia del 3%, portandolo fino all’1,5%; per i paesi con debito/Pil è tra il 60 e il 90 per cento, la riduzione deve continuare invece fino al 2%. Nella proposta di compromesso che l’ultimo Consiglio Ecofin aveva discusso, la settimana scorsa, si indicava anche la velocità di riduzione del deficit, con un un obbligo di “miglioramento annuale del bilancio strutturale primario” pari allo 0,3% nei percorsi di aggiustamento di quattro anni, che sarà ridotto allo 0,2% in caso di prolungamento del percorso a sette anni. E’ sul valore numerico di queste due percentuali che si sta discutendo.

Il secondo punto riguarda la deviazione massima consentita dal tetto annuale fissato per la spesa primaria netta, nei percorsi di aggiustamento (da quattro a sette anni) fissati dal Consiglio, su proposta della Commissione, per i paesi in procedura per deficit eccessivo. Tra parentesi quadre, la deviazione massima dell’ultima proposta di compromesso era di 0,5 punti percentuali del Pil all’anno, oppure di 0,75 punti percentuali del Pil cumulativamente. Anche su questi numeri, continua il negoziato. Infine, c’è un terzo elemento ancora controverso. Se la Germania sembra disponibile ad accettare, anche se solo temporaneamente (per gli anni 2025, 2026 e 2027), la clausola di flessibilità chiesta dalla Francia (e appoggiata dall’Italia) sulla spesa per gli interessi del debito, manca ancora l’accordo su questo punto degli altri paesi “frugali”, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca). La “flessibilità” consisterà nel considerare l’aumento della spesa per gli interessi sul debito contratto per finanziare gli investimenti e le riforme, come fattore mitigante per i paesi impegnati nel percorso di aggiustamento della procedura per deficit eccessivo. Questo dovrebbe permettere di diminuire di uno o due decimi di punto la correzione annuale di 0,5 punti percentuali di Pil prevista per i paesi con deficit/Pil superiore al 3%.

Ddl concorrenza, con 153 sì Camera approva definitivamente

Ddl concorrenza, con 153 sì Camera approva definitivamenteRoma, 19 dic. (askanews) – Con 153 voti a favore, 93 contrari e 16 astenuti la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, approvato dal Senato in prima lettura il 15 novembre.

I settori sui quali il provvedimento interviene riguardano, tra l’altro, l’energia, la promozione dell’utilizzo dei contatori di ultima generazione, il cold ironing, le assegnazioni delle concessioni del commercio al dettaglio, la sanità. L’approvazione della legge annuale sulla concorrenza rientra nelle condizioni previste dalla Commissione europea per ottenere le risorse del Pnrr.

Lsa

Mutui, raddoppia preferenza italiani per il tasso variabile

Mutui, raddoppia preferenza italiani per il tasso variabileRoma, 19 dic. (askanews) – Si allunga di oltre due anni la media della durata dei mutui nel 2023 e la preferenza degli italiani per il tasso variabile raddoppia. E’ quanto emerge da un rapporto Euroansa per CENTURY 21 Italia sui nuovi trend per i mutui erogati nel 2023. Oltre 2 anni di durata in più rispetto al 2022, crescita della preferenza per il tasso variabile e prevalenza di acquisti per la prima casa. Questi i trend più importanti del 2023 che emergono dall’analisi del mercato dei mutui di quest’anno e confrontandolo con quello degli anni passati nel rapporto di Euroansa, società di mediazione del credito, per CENTURY 21 Italia, branch italiana del colosso real estate statunitense, realizzato in occasione del lancio della loro partnership. Stando al rapporto il dato più rilevante che emerge ha a che fare con la durata dei mutui: rispetto agli anni passati, il 2023 vede la durata media dei mutui allungarsi e di molto. Se compariamo il 2022 con il 2023 vediamo che l’aumento della durata delle rate è di 25 mesi, oltre due anni. “Questo accade perché i tassi d’interesse si sono alzati e quindi, per riuscire a finanziare lo stesso importo di mutuo, c’è bisogno di più tempo” dice Marco Tilesi, CEO di CENTURY 21 Italia. E questo si rispecchia anche nell’importo erogato che per il 2023 si attesta sui 131,2 mila euro e che a differenza della durata, non è molto diverso da quello dell’anno scorso o della media degli ultimi anni. Nel 2022, infatti, era 130,5 mila euro, così come dal 2018 al 2022. “Le persone hanno potuto prendere circa la stessa quantità di denaro, ma per ripagarla hanno bisogno di dividerla in un numero maggiore di rate” aggiunge Tilesi. Raddoppiano rispetto al 2022 gli italiani che scelgono il tasso variabile al posto di quello fisso: se l’anno scorso, infatti, erano il 6,63%, nel 2023 arrivano a quasi il 14%, con un tasso fisso che, pur rimanendo il preferito degli italiani, cala nelle scelte dal 83% al 75%. “Con l’aumento dei tassi, aumentano le persone che scelgono il tasso variabile perché sperano che con il passare del tempo la rata vada riducendosi” dice Tilesi, che continua “Ma non è solo questo: il tasso variabile, non proteggendo l’acquirente dalla fluttuazione dei tassi, è più basso del fisso e nell’immediato questo permette a chi prende il mutuo di avere una migliore capacità di affrontare il pagamento”. Ma non solo “Attualmente – aggiunge Olivia Bernacchi, direttore commerciale di Euroansa – si sta verificando una diminuzione dell’IRS ( parametro di riferimento del tasso fisso). Le banche stanno già proponendo condizioni di tasso finito concorrenziali, questo comporterà, molto probabilmente, una inversione di scelta. È evidente che, in un contesto in continua evoluzione, la figura professionale del consulente del credito cresce di importanza nella scelta migliore da fare nei diversi momenti di mercato”. Nel 2023 c’è stata una maggiore concentrazione sui prestiti per l’acquisto della prima casa. Sono crollati surroghe, consolidamenti e sostituzioni del mutuo perché, spiega Tilesi “non c’è motivo di sostituire un mutuo preso negli anni passati ad un tasso più basso quando oggi quello stesso mutuo avrebbe un tasso molto più alto”.

Rete Tim, Fondazione Crt aderisce con 15 milioni al fondo F2i

Rete Tim, Fondazione Crt aderisce con 15 milioni al fondo F2iMilano, 19 dic. (askanews) – Fondazione Crt investirà 15 milioni di euro nel fondo F2i-Rete Digitale. Lo ha deliberato il cda dell’ente che sottoscriverà, insieme ad altri investitori istituzionali, una quota del fondo infrastrutturale promosso da F2i che parteciperà all’acquisizione della rete fissa di Tim.

“La Fondazione Crt conferma il proprio ruolo di investitore istituzionale per rafforzare lo sviluppo e la crescita del Paese su un asset strategico come l’infrastruttura delle telecomunicazioni”, ha dichiarato il presidente Fabrizio Palenzona.