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Wall Street chiude in rally dopo Fed, DJ +1,40%, Nasdaq +1,38%

Wall Street chiude in rally dopo Fed, DJ +1,40%, Nasdaq +1,38%Roma, 13 dic. (askanews) – Chiusura in netto rialzo a Wall Street. Dopo un avvio debole e incerto sul mercato azionario statunitense è scattato un rally quando, contestualmente all’annuncio della conferma sui tassi di interesse, la Federal Reserve ha pubblicato le nuove tabelle previsionali, che indicano come la maggior parte dei componenti del direttorio, il Fomc, ora si attendano tagli tra 50 e 100 punti base ai tassi il prossimo anno, con tempistiche ancora tutte da definire.

A fine contrattazione il Dow Jones segna più 1,40% (più 512 punti), l’S&P 500 più 1,37% e il Nasdaq un guadagno dell’1,38%. Il presidente Jay Powell è rimasto prudente sul futuro della politica monetaria, ma si è abbastanza sbilanciato nell’indicare che ora “riteniamo probabile che i nostri tassi di interesse siano al picco di questo ciclo”.

Usa, Fed conferma tassi e medita tagli per circa 0,75 punti sul 2024

Usa, Fed conferma tassi e medita tagli per circa 0,75 punti sul 2024Roma, 13 dic. (askanews) – La Federal Reserve statunitense ha confermato i tassi di interesse di riferimento sul dollaro a una forchetta del 5,25%-5,50%. La decisione è stata comunicata dall’istituzione al termine del direttorio sulla linea monetaria, il Fomc, e risulta in linea con le attese che si erano rafforzate negli ultimi giorni. Il livello attuale dei tassi ufficiali negli Usa è il più alto da 22 anni a questa parte e la Fed ha omesso di effettuare un ultimo rialzo prima di fine anno, come invece aveva prospettato un mese e mezzo fa.

Non solo, le tabelle previsionali diffuse dalla stessa istituzione mostrano che la maggioranza dei componenti del Fomc prevedono tagli ai tassi di interesse sul prossimo anno che spaziano tra 50 e 100 punti base, mentre una componente più minoritaria prevede tagli meno consistenti. Secondo le ultime tabelle, 6 componenti del Fomc su 19 si attendono che alla fine del 2024 i tassi vengano ridotti a una mediana del 4,625%, rispetto al 5,375% attuale (-75 punti base). Altri 4 componenti prevedono il 4,375% (-100 punti base) mentre altri 5 un 4,875% (-50 punti base).

La Fed ha nel frattempo rivisto al rialzo la previsione di crescita economica degli Stati Uniti di quest’anno al 2,6%, mentre ha limato all’1,4% quella sul 2024 e ha confermato all’1,8% la stima di crescita sul 2025. Contestualmente, ha rivisto al ribasso la previsione di inflazione media di quest’anno al 2,8%, ha limato la stima sul 2024 al 2,4% e quella sul 2025 al 2,1%. Tornando ai tassi, guardando più avanti le previsioni pubblicate dalla Fed indicano che per il 2025 è atteso un taglio per ulteriori 100 punti base ai tassi al 3,6% mediano e per il 2026 una riduzione di circa tre quarti di punto al 2,9%.

Bce, Fitch: taglierà i tassi ad aprile e -0,75 punti per fine 2024

Bce, Fitch: taglierà i tassi ad aprile e -0,75 punti per fine 2024Roma, 13 dic. (askanews) – La Banca centrale europea inizierà a tagliare i tassi di interesse per l’area euro già da aprile del prossimo anno e per la fine del 2024 li avrà complessivamente ridotti di 75 punti base, cioè 0,75 punti percentuali. E’ la previsione formulata dall’agenzia di rating Fitch, nel suo ultimo Global Economic Outlook.

Tuttavia “sebbene i falchi nel Consiglio direttivo abbiano riconosciuto progressi più rapidi sull’inflazione, la comunicazione della Bce suggerisce cautela sull’allentamento di linea – avverte Fitch – anche se dovesse rivedere al ribasso le sue previsioni di crescita alla riunione” di domani. L’agenzia prevede che i tassi di interesse nell’area euro vengano mantenuti al 4,50% dal Consiglio direttivo di domani, che vengano abbassati al 3,75% per la fine del prossimo anno e al 3% per la fine del 2025.

Questo in un contesto in cui l’ agenzia prevede che la crescita economica nell’area euro rallenti marcatamente allo 0,5% quest’anno e si mantenga debole allo 0,7% il prossimo, per poi rafforzarsi all’1,7% nel 2025. Secondo Fitch l’inflazione dell’area euro calerà progressivamente fino a riportarsi al 2% (che è l’obiettivo della Bce) per il dicembre del 2025.

Tim, Salvatore Rossi non disponibile a un nuovo mandato

Tim, Salvatore Rossi non disponibile a un nuovo mandatoMilano, 13 dic. (askanews) – Il presidente di Tim Salvatore Rossi, secondo quanto si apprende, non sarebbe disponibile ad un nuovo incarico al vertice del gruppo. L’intero cda di Tim è in scadenza con la prossima assemblea degli azionisti di aprile.

Rossi – dal 2013 al 2019 direttore generale della Banca d’Italia – è presidente del gruppo di tlc da ottobre 2019. Domani è in agenda un cda di Tim, che verrà aggiornato, tra le altre cose, sull’andamento delle interlocuzioni con Kkr per l’acquisto di Sparkle.

Airbnb, accordo col Fisco: sarà sostituto d’imposta

Airbnb, accordo col Fisco: sarà sostituto d’impostaRoma, 13 dic. (askanews) – Airbnb ha concluso un accordo con l’Agenzia delle Entrate riguardo la ritenuta sui redditi degli host non professionali derivanti da locazioni brevi (“cedolare secca”) in relazione agli anni fiscali dal 2017 al 2021, per un pagamento complessivo di 576 milioni di euro. Airbnb non cercherà di recuperare dagli host le ritenute fiscali per questo periodo. Lo rende noto la stessa Airbnb in un comunicato.

Stiamo anche proseguendo il confronto costruttivo con le autorità per quanto riguarda il periodo 2022-2023. L’Italia è un mercato importante per Airbnb. L’accordo di oggi significa – sottolinea la multinazionale – che possiamo concentrarci nella continuazione della nostra collaborazione con le autorità italiane in materia di tasse, regole per le locazioni brevi e turismo sostenibile, a vantaggio degli host e degli ospiti. Ci sono migliaia di host in Italia. Oltre tre quarti di loro hanno solamente un annuncio; l’host tipico ha guadagnato l’anno scorso poco più di 3,500 euro. Circa un due terzi (59%) ha dichiarato che i proventi realizzati ospitando gli consente di arrivare a fine mese. Il 15% afferma di lavorare nella sanità, l’educazione o la pubblica amministrazione.

La gran parte degli host su Airbnb in Italia sono persone comuni che si affidano alla piattaforma per integrare il proprio reddito familiare. Auspichiamo che l’accordo con l’Agenzia delle Entrate e le recenti novità normative possano fare chiarezza sulle regole riguardo gli affitti brevi per gli anni a venire. Quanto al futuro Airbnb rileva che nell’ottobre 2023, il Governo italiano ha presentato la Legge di Bilancio per il 2024 che, nella sua versione attuale, chiarisce come le piattaforme dovrebbero effettuare in futuro la ritenuta delle imposte sul reddito degli host non professionali in Italia. Abbiamo accolto con favore questa proposta normativa e ci stiamo preparando ad adempiere, con l’introduzione di un meccanismo di trattenuta e versamento delle imposte sui redditi degli host rilevanti all’Agenzia delle Entrate.

Pensioni, l’Ocse solleva critiche su “quota” e Ape sociale

Pensioni, l’Ocse solleva critiche su “quota” e Ape socialeRoma, 13 dic. (askanews) – L’Ocse muove una serie di rilievi critici sui vari meccanismi di anticipo pensionistico presenti in Italia, tra cui le varie versioni prorogate di “quota 100”, ma anche l’Ape sociale. E nel rapporto sui sistemi pensionistici pubblicato oggi, l’ente parigino solleva rilievi critici anche sul concetto di “lavori gravosi”, sia per l’ampiezza delle categorie che vi ricadono sia per il fatto che queste situazioni adrebbero gestite non tramite il sistema pensionistico.

L’Italia è uno dei nove paesi dell’Ocse che vincola l’età di pensionamento con le aspettative di vita. L’ente parigino rileva che in un sistema contributivo questo legame non è necessario per migliorare il finanziamento delle pensioni, ma punta ad evitare che la gente si ritiri troppo presto e/o con pensioni basse e al tempo stesso promuove l’occupazione sulle fasce di età più avanzate, e in questo modo la crescita potenziale. Per coloro che entrano oggi nel mercato del lavoro l’età di pensionamento risulterebbe di 71 anni, mentre attualmente l’età di pensionamento in Italia di 67 anni. Tuttavia, nella scheda sulla Penisola inserita nello studio, l’Ocse rileva che questa età età di pensionamento non non è obbligatoria per molti lavoratori e che l’Italia assicura accessi anticipati “spesso senza penalizzazioni”. Nel 2023 è stato prorogato il sistema delle “quote”, che sarebbe dovuto scadere lo scorso anno. Inizialmente denominato “quota 100”, nel 2019, si sarebbe dovuto concludere nel 2021, poi è stato prorogato nel 2022 nel 2023. Attenua le condizioni di pensionamento senza penalizzazioni.

Lo studio rileva che sempre in Italia c’è un’altra alternativa per il pensionamento anticipato a 64 anni con 20 di contributi, che implica assegni più bassi e che per le donne presenta la possibilità di pensionamento a 60 o anche a 59 e 58 anni se, rispettivamente, con uno o più bambini: si tratta di “opzione donna”, che è stato oggetto di qualche ritocco restrittivo nel 2023. Secondo l’Ocse “queste opzioni di pensionamento anticipato fanno sì che ci siano dei livelli di occupazione tra gli over 60 anni molto bassi. E questa sarà una sfida crescente mentre la popolazione in età lavorativa è prevista calare di più di un terzo per il 2060”.

Inoltre “garantire benefici relativamente elevati a età relativamente basse come con il sistema di ‘quota’ – si legge – contribuisce alla seconda maggiore spesa pubblica sulle pensioni tra i paesi dell’Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021”. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico rileva che sebbene i contributi sociali siano molto elevati in Italia i ricavi da contributi pensionistici sono solo all’11% del Pil circa e che questo richiede consistenti finanziamenti supplementari dalla tassazione generale.

Altri rilievi riguardano il concetto di lavori usuranti, categoria che è stata molto ampliata rispetto a quella iniziale di lavori ritenuti a rischio. Il rapporto ricorda che nel 2012 viene fissata a 60 anni l’età minima di pensionamento per i lavori usuranti che includeva una breve lista di situazioni su cui risultavano prove di impatti negativi sulla salute, ad esempio per minatori, lavoratori impegnati sui turni di notte e su attività subacquee. Tuttavia l’ente parigino afferma i lavori usuranti sono questioni che andrebbero gestite innanzitutto al di fuori dell’ambito pensionistico, in particolare tramite il sistema sanitario, tramite normative sulla sicurezza assieme a comunicazioni sui rischi e formazione. Invece nel 2016 c’è stata creata una categoria più ampia di lavori usuranti, detti “lavori gravosi”, ulteriormente espansa nel 2018 e in questo caso l’inclusione di specifiche categorie di lavoratori non è basata su criteri che riguardino le condizioni di lavoro “e includono ruoli come infermieri, insegnanti e conducenti di treni. In questa categoria – si legge – ci si può ritirare in pensione dopo 41 anni se si è iniziato a lavorare prima dei 19 anni”. A dal 2017 si è aggiunta anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico che rende possibile il pensionamento al 63 anni con 36 anni di contributi.Peraltro l’Ape sociale copre la disoccupazione di lungo termine, le persone con parziali disabilità e coloro che hanno prestato assistenza in famiglia. “Avrebbe dovuto essere un misura temporanea ma è sempre rimasta in vigore”, osserva l’Ocse. Più in generale, l’Ocse parte dalla considerazione che in Italia il reddito medio delle persone sopra 65 anni è leggermente più elevato di quello della popolazione totale e che è aumentato molto di più negli ultimi due decenni. A titolo di paragone nell’Ocse in media è del 12% più basso. Nel 2023 la pensione minima è stata aumentata dell’1,5% per i pensionati con meno di 75 anni ma del 6,4% per quelli con 75 e più anni. Il parametro contributivo minimo che attualmente beneficia circa il 15% degli ultra 65 anni viene progressivamente eliminato, dato che non fa parte del nuovo schema contributivo. Secondo lo studio è probabile che questa eliminazione porti a aumenti delle diseguaglianze che sono già più elevate che nella maggior parte dei paesi dell’Ue e dell’Ocse.

Istat: nel III trimestre è boom degli occupati over 50

Istat: nel III trimestre è boom degli occupati over 50Roma, 13 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481 mila, +2,1% in un anno), iniziata nel secondo trimestre 2021. Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila, +1,5%), si concentra tra gli individui ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e + 72 mila tra i 65-89enni1 (+5,3% e 10,4% rispettivamente); al contrario, il numero di occupati 35-49enni diminuisce (-111 mila, -1,3%). Lo ha reso noto l’Istat.

Il tasso di occupazione, invece, aumenta per tutte le classi di età – sebbene con intensità diversa (+0,8 punti sia per i giovani di 15-34 anni sia per adulti 35-49 e +2,3 punti per i 50-64enni) – a indicare come la diminuzione degli occupati tra gli adulti di 35-49 anni sia dovuta alla dinamica demografica negativa: la popolazione in questa fascia d’età è fortemente diminuita (-2,3% in un anno), a fronte di una sostanziale stabilità di quella tra i 15-34enni (-0,3%) e di un aumento di quella con almeno 50 anni (+1,4% tra i 50-64enni e +1,0% tra i 65-89enni). “Il tasso di occupazione, essendo il rapporto tra il numero di occupati e la popolazione residente, può infatti aumentare anche quando il numero di occupati diminuisce, se tale diminuzione è meno marcata di quella della corrispondente popolazione”, ha spiegato l’Istat. Scendendo in un maggiore dettaglio per età, tra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023, nella classe di età 15-24 gli occupati aumentano leggermente, a fronte di una popolazione sostanzialmente stabile, e il tasso di occupazione rimane quasi invariato (+0,1 punti percentuali); nelle classi tra i 25 e i 39 anni, all’aumento degli occupati corrisponde una diminuzione della popolazione con un conseguente aumento del tasso di occupazione (che varia tra 1,2 e 1,9 punti), nella classe tra 40 e 44 anni la diminuzione degli occupati è inferiore a quella della popolazione (il tasso di occupazione aumenta di 0,7 punti) e nella classe 45-49 il calo degli occupati è simile a quello della popolazione (il tasso di occupazione registra un aumento di appena 0,1 punti). Infine, nelle classi di età tra 55 e 89 anni, la crescita degli occupati è molto più marcata di quella della popolazione e l’aumento del tasso di occupazione raggiunge i 4,1 punti tra i 60-64enni.

La concentrazione della crescita dell’occupazione tra le classi di età più elevate concorre a determinare l’aumento, per il terzo trimestre consecutivo, dell’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila, +3,1%) e gli indipendenti (+81 mila, +1,6%); tra gli ultracinquantenni, caratterizzati dalla più alta quota di tali posizioni lavorative, i dipendenti a tempo indeterminato aumentano infatti di +369 mila e gli indipendenti di 109 mila. La crescita degli occupati a tempo indeterminato si osserva anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila): tra i più giovani (15-29enni) si associa alla riduzione sia del lavoro a termine sia di quello indipendente, tra i 30-34enni alla leggera crescita di entrambi e tra i 35-39enni alla diminuzione del lavoro a termine e all’aumento di quello indipendente. Per le classi di età più anziane l’incremento sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento, mentre per i giovani potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Gli ultimi quindici anni – attraversati dalle crisi del mercato del lavoro 2009-2013 e da quella derivata dall’emergenza sanitaria del 2020 – “hanno registrato un progressivo invecchiamento della forza lavoro, dovuto a diversi fattori che si sommano al progressivo invecchiamento della popolazione (tra gli ultracinquantenni si concentra la generazione dei baby-boomers): la maggiore partecipazione al mercato del lavoro (soprattutto per le donne), lo slittamento in avanti dell’ingresso (anche per percorsi di formazione via via più lunghi) e il prolungamento della permanenza in età sempre più avanzate (a seguito dell’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione). La quota degli occupati tra 15 e 34 anni di età è scesa dal 30,1% del terzo trimestre 2008 al 22,7% del terzo 2023, mentre quella di chi ha almeno 50 anni è aumentata dal 24,2% al 40,4%.

Il bilancio occupazionale positivo, rispetto al terzo trimestre 2008 (+458 mila), è la sintesi di un calo di circa 1 milione e 600 mila occupati tra 15 e 34 anni e di circa 1 milione 900 mila occupati tra 35 e 49 anni che è stato più che compensato dall’aumento di quasi 4 milioni di occupati di 50 anni e più. Malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile (-0,2 punti), mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di 17 punti.

Pensioni, Ocse solleva critiche su “quota” e Ape sociale

Pensioni, Ocse solleva critiche su “quota” e Ape socialeRoma, 13 dic. (askanews) – L’Ocse muove una serie di rilievi critici sui vari meccanismi di anticipo pensionistico presenti in Italia, tra cui le varie versioni prorogate di “quota 100”, ma anche l’Ape sociale. E nel rapporto sui sistemi pensionistici pubblicato oggi, l’ente parigino solleva rilievi critici anche sul concetto di “lavori gravosi”, sia per l’ampiezza delle categorie che vi ricadono sia per il fatto che queste situazioni adrebbero gestite non tramite il sistema pensionistico.

L’Italia è uno dei nove paesi dell’Ocse che vincola l’età di pensionamento con le aspettative di vita. L’ente parigino rileva che in un sistema contributivo questo legame non è necessario per migliorare il finanziamento delle pensioni, ma punta ad evitare che la gente si ritiri troppo presto e/o con pensioni basse e al tempo stesso promuove l’occupazione sulle fasce di età più avanzate, e in questo modo la crescita potenziale. Per coloro che entrano oggi nel mercato del lavoro l’età di pensionamento risulterebbe di 71 anni, mentre attualmente l’età di pensionamento in Italia di 67 anni. Tuttavia, nella scheda sulla Penisola inserita nello studio, l’Ocse rileva che questa età età di pensionamento non non è obbligatoria per molti lavoratori e che l’Italia assicura accessi anticipati “spesso senza penalizzazioni”. Nel 2023 è stato prorogato il sistema delle “quote”, che sarebbe dovuto scadere lo scorso anno. Inizialmente denominato “quota 100”, nel 2019, si sarebbe dovuto concludere nel 2021, poi è stato prorogato nel 2022 nel 2023. Attenua le condizioni di pensionamento senza penalizzazioni.

Lo studio rileva che sempre in Italia c’è un’altra alternativa per il pensionamento anticipato a 64 anni con 20 di contributi, che implica assegni più bassi e che per le donne presenta la possibilità di pensionamento a 60 o anche a 59 e 58 anni se, rispettivamente, con uno o più bambini: si tratta di “opzione donna”, che è stato oggetto di qualche ritocco restrittivo nel 2023. Secondo l’Ocse “queste opzioni di pensionamento anticipato fanno sì che ci siano dei livelli di occupazione tra gli over 60 anni molto bassi. E questa sarà una sfida crescente mentre la popolazione in età lavorativa è prevista calare di più di un terzo per il 2060”.

Inoltre “garantire benefici relativamente elevati a età relativamente basse come con il sistema di ‘quota’ – si legge – contribuisce alla seconda maggiore spesa pubblica sulle pensioni tra i paesi dell’Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021”. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico rileva che sebbene i contributi sociali siano molto elevati in Italia i ricavi da contributi pensionistici sono solo all’11% del Pil circa e che questo richiede consistenti finanziamenti supplementari dalla tassazione generale.

Altri rilievi riguardano il concetto di lavori usuranti, categoria che è stata molto ampliata rispetto a quella iniziale di lavori ritenuti a rischio. Il rapporto ricorda che nel 2012 viene fissata a 60 anni l’età minima di pensionamento per i lavori usuranti che includeva una breve lista di situazioni su cui risultavano prove di impatti negativi sulla salute, ad esempio per minatori, lavoratori impegnati sui turni di notte e su attività subacquee. Tuttavia l’ente parigino afferma i lavori usuranti sono questioni che andrebbero gestite innanzitutto al di fuori dell’ambito pensionistico, in particolare tramite il sistema sanitario, tramite normative sulla sicurezza assieme a comunicazioni sui rischi e formazione. Invece nel 2016 c’è stata creata una categoria più ampia di lavori usuranti, detti “lavori gravosi”, ulteriormente espansa nel 2018 e in questo caso l’inclusione di specifiche categorie di lavoratori non è basata su criteri che riguardino le condizioni di lavoro “e includono ruoli come infermieri, insegnanti e conducenti di treni. In questa categoria – si legge – ci si può ritirare in pensione dopo 41 anni se si è iniziato a lavorare prima dei 19 anni”. A dal 2017 si è aggiunta anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico che rende possibile il pensionamento al 63 anni con 36 anni di contributi.Peraltro l’Ape sociale copre la disoccupazione di lungo termine, le persone con parziali disabilità e coloro che hanno prestato assistenza in famiglia. “Avrebbe dovuto essere un misura temporanea ma è sempre rimasta in vigore”, osserva l’Ocse. Più in generale, l’Ocse parte dalla considerazione che in Italia il reddito medio delle persone sopra 65 anni è leggermente più elevato di quello della popolazione totale e che è aumentato molto di più negli ultimi due decenni. A titolo di paragone nell’Ocse in media è del 12% più basso. Nel 2023 la pensione minima è stata aumentata dell’1,5% per i pensionati con meno di 75 anni ma del 6,4% per quelli con 75 e più anni. Il parametro contributivo minimo che attualmente beneficia circa il 15% degli ultra 65 anni viene progressivamente eliminato, dato che non fa parte del nuovo schema contributivo. Secondo lo studio è probabile che questa eliminazione porti a aumenti delle diseguaglianze che sono già più elevate che nella maggior parte dei paesi dell’Ue e dell’Ocse.

Netflix per la prima volta fornisce dati di visualizzazione

Netflix per la prima volta fornisce dati di visualizzazioneRoma, 13 dic. (askanews) – Netflix, il servizio di streaming a lungo criticato per la mancanza di trasparenza sui suoi dati di visualizzazione , inizierà a pubblicare un due volte all’anno un report completo.

Il suo primo Netflix Engagement Report, pubblicato ieri, ha fornito i dati delle visuazzazioni su oltre 18.220 titoli, per un totale di quasi 100 miliardi di ore visualizzate. The Night Agent, un thriller politico, è stato il più visto su Netflix a livello globale nella prima metà del 2023, con 812 milioni di ore. La trasparenza sui servizi di streaming è stata una questione centrale durante gli scioperi di Hollywood di quest’anno. Scrittori e attori chiedevano royalties più adeguate in base alle performance delle loro opere sui servizi di streaming.

Nel III trimestre boom occupati over 50, oltre mezzo milione in più

Nel III trimestre boom occupati over 50, oltre mezzo milione in piùRoma, 13 dic. (askanews) – Boom degli occupati tra gli over cinquanta: oltre mezzo milione in più, 512mila, ne terzo trimestre dell’anno. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel periodo luglio-settembre 2023, prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481 mila, +2,1% in un anno), iniziata nel secondo trimestre 2021. Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila, +1,5%), si concentra tra gli individui ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e + 72 mila tra i 65-89enni (+5,3% e 10,4% rispettivamente); al contrario, il numero di occupati 35-49enni diminuisce (-111 mila, -1,3%).

Il tasso di occupazione, invece, aumenta per tutte le classi di età – sebbene con intensità diversa (+0,8 punti sia per i giovani di 15-34 anni sia per adulti 35-49 e +2,3 punti per i 50-64enni) – a indicare come la diminuzione degli occupati tra gli adulti di 35-49 anni sia dovuta alla dinamica demografica negativa: la popolazione in questa fascia d’età è fortemente diminuita (-2,3% in un anno), a fronte di una sostanziale stabilità di quella tra i 15-34enni (-0,3%) e di un aumento di quella con almeno 50 anni (+1,4% tra i 50-64enni e +1,0% tra i 65-89enni). “Il tasso di occupazione, essendo il rapporto tra il numero di occupati e la popolazione residente, può infatti aumentare anche quando il numero di occupati diminuisce, se tale diminuzione è meno marcata di quella della corrispondente popolazione”, ha spiegato l’Istat. Scendendo in un maggiore dettaglio per età, tra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023, nella classe di età 15-24 gli occupati aumentano leggermente, a fronte di una popolazione sostanzialmente stabile, e il tasso di occupazione rimane quasi invariato (+0,1 punti percentuali); nelle classi tra i 25 e i 39 anni, all’aumento degli occupati corrisponde una diminuzione della popolazione con un conseguente aumento del tasso di occupazione (che varia tra 1,2 e 1,9 punti), nella classe tra 40 e 44 anni la diminuzione degli occupati è inferiore a quella della popolazione (il tasso di occupazione aumenta di 0,7 punti) e nella classe 45-49 il calo degli occupati è simile a quello della popolazione (il tasso di occupazione registra un aumento di appena 0,1 punti). Infine, nelle classi di età tra 55 e 89 anni, la crescita degli occupati è molto più marcata di quella della popolazione e l’aumento del tasso di occupazione raggiunge i 4,1 punti tra i 60-64enni.

La concentrazione della crescita dell’occupazione tra le classi di età più elevate concorre a determinare l’aumento, per il terzo trimestre consecutivo, dell’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila, +3,1%) e gli indipendenti (+81 mila, +1,6%); tra gli ultracinquantenni, caratterizzati dalla più alta quota di tali posizioni lavorative, i dipendenti a tempo indeterminato aumentano infatti di +369 mila e gli indipendenti di 109 mila. La crescita degli occupati a tempo indeterminato si osserva anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila): tra i più giovani (15-29enni) si associa alla riduzione sia del lavoro a termine sia di quello indipendente, tra i 30-34enni alla leggera crescita di entrambi e tra i 35-39enni alla diminuzione del lavoro a termine e all’aumento di quello indipendente. Per le classi di età più anziane l’incremento sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento, mentre per i giovani potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Gli ultimi quindici anni – attraversati dalle crisi del mercato del lavoro 2009-2013 e da quella derivata dall’emergenza sanitaria del 2020 – “hanno registrato un progressivo invecchiamento della forza lavoro, dovuto a diversi fattori che si sommano al progressivo invecchiamento della popolazione (tra gli ultracinquantenni si concentra la generazione dei baby-boomers): la maggiore partecipazione al mercato del lavoro (soprattutto per le donne), lo slittamento in avanti dell’ingresso (anche per percorsi di formazione via via più lunghi) e il prolungamento della permanenza in età sempre più avanzate (a seguito dell’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione). La quota degli occupati tra 15 e 34 anni di età è scesa dal 30,1% del terzo trimestre 2008 al 22,7% del terzo 2023, mentre quella di chi ha almeno 50 anni è aumentata dal 24,2% al 40,4%.

Il bilancio occupazionale positivo, rispetto al terzo trimestre 2008 (+458 mila), è la sintesi di un calo di circa 1 milione e 600 mila occupati tra 15 e 34 anni e di circa 1 milione 900 mila occupati tra 35 e 49 anni che è stato più che compensato dall’aumento di quasi 4 milioni di occupati di 50 anni e più. Malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile (-0,2 punti), mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di 17 punti. Mlp