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Approvato il bonus bollette, Meloni : 3 miliardi contro i rincari

Approvato il bonus bollette, Meloni : 3 miliardi contro i rincariRoma, 28 feb. (askanews) – “Oggi abbiamo stanziato 3 miliardi per contrastare il caro bollette. Circa 1,6 miliardi per le famiglie e 1,4 miliardi per le imprese”. Lo dice in un video la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


Con il dl bollette “andiamo incontro alle imprese. Tagliamo gli oneri di sistema per le Pmi, assicuriamo così una riduzione delle prossime bollette che si aggira intorno al 20%. Avremo finalmente delle bollette chiare grazie all’obbligo di trasparenza che imponiamo ai gestori e oltre a un certo prezzo dell’energia lo Stato rinuncerà all’Iva e destinerà l’eccesso di Iva alla riduzione delle bollette”, così Meloni nel video. “Abbiamo costruito un meccanismo che ci consentirà di utilizzare in base all’andamento futuro dei prezzi dell’energia anche ulteriori 3 miliardi e 500 milioni di euro del Fondo Sociale per il Clima”, ha anche detto Meloni.


Il bonus energia sarà esteso ai nuclei famigliari con Isee fino a 25.000 euro. Il bonus sarà di 200 euro per tutti “a valere sulle bollette del prossimo trimestre”. Lo ha riferito, tra le altre cose, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri.

Dazi, Orsini: l’Ue agisca subito per tutelare famiglie e imprese

Dazi, Orsini: l’Ue agisca subito per tutelare famiglie e impreseRoma, 27 feb. (askanews) – “È saltato un paradigma: serve coraggio e serve agire subito con una visione di lungo termine. L’Europa deve mettere al centro la competitività del sistema industriale e quindi la crescita sociale”. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ribadisce così la necessità di agire all’indomani dell’annuncio dei dazi sull’Ue da parte dell’amministrazione Trump.


“La preoccupazione è innegabile. È un cambio di paradigma impensabile e tutti noi imprenditori europei confidavamo che non accadesse – ha spiegato Orsini che oggi ha ospitato al Consiglio Generale, il Presidente di BusinessEurope, Fredrik Persson -. Abbiamo solo una possibilità: cambiare subito con misure straordinarie per un momento straordinario”. “Con BusinessEurope stiamo costruendo un percorso che coinvolgerà le confindustrie europee. Siamo tutti europeisti, ma – ha aggiunto Orsini – quello che è uscito ieri da Bruxelles, sul pacchetto Omnibus e sul Clean Industrial Deal sono misure insufficienti. I tempi sono cambiati e le azioni dell’Europa devono sterzare decisamente per tutelare le imprese e le famiglie. Le democrazie occidentali si basano sul patto tra impresa e lavoro: mettiamoli finalmente al centro con azioni decise”.


“Costo dell’energia, sburocratizzazione, transizione ambientale e credito sono aree su cui si deve intervenire – ha concluso il presidente di Confindustria – Chiediamo alle forze politiche e alle parti sociali un patto bipartisan per il Paese e per l’Europa. USA, Cina, India, si sono date una visione e la perseguono. Serve che l’Europa faccia lo stesso, subito”.

Eni in 2024 utile a 5,2 mld (-37%), in piano 2025-28 cresce il dividendo

Eni in 2024 utile a 5,2 mld (-37%), in piano 2025-28 cresce il dividendoRoma, 27 feb. (askanews) – Eni ha chiuso il 2024 con un utile netto adjusted, depurato delle componenti straordinarie, di 5,2 miliardi di euro in calo del 37% rispetto al 2023 e, nel quarto trimestre, di 892 milioni, in calo del 46%. In un contesto particolarmente complesso per le oscillazioni dei prezzi di gas e petrolio e con una domanda in calo, la società guidata da Claudio Descalzi ha presentato anche un aggiornamento del Piano strategico per il 2025-28 incrementando il dividendo per gli azionisti per il 2025 a 1,05 euro ad azione (+5%) dall’attuale cedola a 1 euro, con una policy sul dividendo in crescita.


Il gruppo ha spiegato, infatti, che il dividendo sarà integrato da un piano di riacquisto di azioni proprie che porta il payout complessivo compreso tra 35% e 40% del cash flow da operations, aumentato rispetto al range precedente pari al 30-35%. Il riacquisto di azioni proprie inizialmente fissato a 1,5 miliardi è portato fino a 3,5 miliardi. Sempre oggi Eni ha annunciato un memorandum in esclusiva con Petronas per definire la costituzione di una joint venture per la gestione di una selezione di asset upstream in Indonesia e Malesia. Il focus sarà sul Gnl, garantendo nel medio termine una produzione sostenibile di 500 mila barili di olio equivalente al giorno. Le riserve della joint venture ammontano a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe), e il potenziale esplorativo è di circa 10 miliardi di boe.


Tornando al 2024, l’ad Claudio Descalzi, ha evidenziato come “nel 2024, crescita e creazione di valore hanno raggiunto un livello di eccellenza, supportati dalla struttura finanziaria e dalla disciplina nei costi”. La società ha raggiunto “oltre 21 miliardi di valore d’impresa nel corso dell’anno”, ha sottolineato Descalzi. Soddisfacenti per la società i risultati di 14,3 miliardi di utile operativo proforma adjusted e 13,6 miliardi di flusso di cassa adjusted, “entrambi ben superiori alle previsioni”. Nell’aggiornamneto del piano 2025-28, Eni prevede investimenti, al netto delle operazioni di portafoglio, pari a 7 miliardi all’anno nel corso del piano, in linea con lo scorso anno. Per il 2025 si prevedono investimenti organici inferiori a 9 miliardi, e tra 6,5 e 7 miliardi al netto del portafoglio.


Il gruppo porta avanti inoltre il suo modello satellitare con l’ingresso nel capitale di altre società, mantenendo la quota di maggioranza. Sia per Plenitude che per Enilive si prevede di continuare a ricevere manifestazioni di interesse, ed è probabile che Eni accoglierà anche per Plenitude, “come fatto per Enilive, investimenti esterni fino a un livello di partecipazione di circa il 30%”. La capacità installata di energia rinnovabile di Plenitude è prevista crescere di circa 4 volte, fino a 15GW, entro il 2030, emerge dall’aggiornamento del Piano 2025-28 del gruppo Eni.


Avanti poi con la ristrutturazione di Versalis, il gruppo della raffinazione tradizionale in perdita. Si prevede che Versalis raggiunga un Ebit a break even entro il 2027, un miglioramento dell’Ebit adjusted di circa 900 milioni entro il 2028 (rispetto al 2024) e una riduzione degli investimenti di circa 350 milioni rispetto al Piano precedente, che condurrà al pareggio del Fcf entro il 2028 con un Roace relativo alle nuove piattaforme di business di circa il 10% entro il 2030.

Green deal, Urso: l’Ue esca dall’ideologia e torni alla ragione

Green deal, Urso: l’Ue esca dall’ideologia e torni alla ragioneRoma, 27 feb. (askanews) – “Se si vuole raggiungere in Europa la piena decarbonizzazione vanno poste le condizioni perché le imprese lo possano fare. Se vogliamo che gli altri continenti vadano sulla strada delle piena decarbonizzazione dobbiamo dimostrare che questo modello è vincente. Oggi è invece perdente e se resta perdente nessuno ci seguirà. Vogliamo che l’Europa esca dall’ideologia e torni alla ragione, al buonsenso”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nella conferenza finale del vertice a Parigi sul futuro dell’industria siderurgica.


“Per diventare vincente – ha proseguito – bisogna mettere in condizione le imprese europee, che producono con l’energia green i prodotti dell’acciaio, di essere competitive anche sui mercati extra Ue. Se il nostro modello porta alla deindustrializzazione dell’Europa e non alla piena decarbonizzaizone nessuno nel mondo ci seguirà. Avranno vinto altri modelli”. Per quanto riguarda l’acciaio “il costo dell’energia elettrica è fondamentale – ha aggiunto Urso – è stato chiesto di fare forni elettrici, ma bisogna garantire che sia possibile produrre a costi competitivi. I forni elettrici vengono alimentati in gran parte con i rottami ferrosi. E poi si consente che i rottami ferrosi prodotti in Europa siano esportati fuori dall’Europa? Devono restare in Europa. Questa non è ideologia, ma buonsenso”.

L’Istat: a febbraio aumenta la fiducia dei consumatori ma cala per le imprese

L’Istat: a febbraio aumenta la fiducia dei consumatori ma cala per le impreseRoma, 27 feb. (askanews) – A febbraio si stima un aumento del clima di fiducia dei consumatori (da 98,2 a 98,8) mentre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 95,7 a 94,8. Lo ha reso noto l’Istat. Tra i consumatori, si evidenzia un miglioramento delle opinioni sulla situazione personale, corrente e futura mentre peggiorano le valutazioni sulla situazione economica generale: il clima personale aumenta da 97,1 a 98,3, quello corrente sale da 99,8 a 100,5 e il clima futuro passa da 96,1 a 96,6; invece il clima economico diminuisce da 101,3 a 100,2.


Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta lievemente solo nella manifattura (da 86,8 a 87,0) mentre diminuisce negli altri tre comparti indagati (nelle costruzioni l’indice scende da 104,2 a 103,4, nei servizi di mercato cala da 99,0 a 97,5 e nel commercio al dettaglio si riduce da 106,3 a 104,0). Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nel comparto manifatturiero migliorano i giudizi sugli ordinativi, le scorte sono giudicate stabili e le aspettative sulla produzione sono in calo; nelle costruzioni e nei servizi di mercato tutte le componenti registrano una dinamica negativa. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, i giudizi e le attese sulle vendite sono improntati al pessimismo mentre il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino diminuisce.


“A febbraio 2025 – è il commento dell’Istat – l’indice di fiducia delle imprese diminuisce di quasi un punto percentuale segnalando un peggioramento in tutti i comparti indagati ad eccezione della manifattura dove aumenta lievemente. L’aumento del clima di fiducia dei consumatori è trainato da valutazioni in miglioramento soprattutto sulla situazione economica personale; dinamica decisamente positiva anche per il saldo dei giudizi sull’opportunità di effettuare acquisti di beni durevoli nella fase attuale”.

Mfe: 2024 in crescita, P.S. Berlusconi: pronti alla sfida europea

Mfe: 2024 in crescita, P.S. Berlusconi: pronti alla sfida europeaMilano, 27 feb. (askanews) – Numeri in crescita anche nel 2024 per Mfe-MediaForEurope, in controtendenza rispetto agli altri competitor europei e nonostante gli eventi sportivi internazionali (Europei di Calcio e Olimpiadi) non fossero nella disponibilità del gruppo. Il Biscione si dice pronto alla sfida europea, convinto che “il domani dei broadcaster passa da una crescita dimensionale indispensabile per poter resistere ai giganti globali”.


I ricavi del gruppo Mfe sfiorano i 3 miliardi (2,95 mld), in crescita del 5%, l’utile netto consolidato, escludendo il contributo generato dalla partecipazione detenuta in Prosieben, che svelerà i conti la prossima settimana, sale a 251 milioni (+15%). Il risultato operativo adjusted raggiunge i 370 milioni e il free cash flow cresce a 343 milioni (+23%), determinando una significativa riduzione dell’indebitamento finanziario netto sceso dai 903 milioni di fine 2023 a 692 milioni, nonostante la distribuzione di dividendi per 140 milioni. “I dati preliminari parlano chiaro: i risultati del 2024 sono ottimi, in controtendenza rispetto a tutti gli altri broadcaster. Il nostro indebitamento è ai minimi da dieci anni, un segnale chiaro della solidità del gruppo”, ha sottolineato l’AD, Pier Silvio Berlusconi. “In Italia abbiamo battuto il mercato. La nostra quota raggiunge per la prima volta il 40,9%”. Mfe, ha sottolineato, “cresce, investe e rafforza la sua leadership in Europa, nonostante una concorrenza che opera senza gli obblighi degli editori tradizionali. Siamo pronti alla sfida europea, ma è arrivato il momento di regole più giuste per tutti. Le big tech e i colossi dello streaming – ha sottolineato – godono di vantaggi che, alla lunga, penalizzeranno non solo il settore dei media, ma tutte le aziende nazionali ed europee. Potere finanziario e poche regole, peraltro non rispettate, nel medio e lungo termine rischiano di indebolire l’intera economia, colpendo i livelli occupazionali e i salari dei lavoratori italiani ed europei. L’Europa deve agire per difendere il proprio mercato e garantire una concorrenza equa”.


La raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna nel 2024 è cresciuta del 4,7%, al di sopra delle aspettative. In Italia, in particolare, ha registrato una performance complessiva migliore del mercato (+6,8%). Il 2025 è iniziato con un andamento positivo per il gruppo, con una raccolta pubblicitaria che a gennaio ha segnato in entrambi i paesi circa un +1% su base annua. Sebbene la visibilità sull’andamento del mercato pubblicitario per il 2025 rimanga limitata, assicura Mfe, “ci sono buone aspettative per il 2025 grazie al contesto favorevole di un anno dispari, privo di grandi eventi sportivi”.

Eni, intesa con Petronas per joint venture su asset in Indonesia e Malesia

Eni, intesa con Petronas per joint venture su asset in Indonesia e MalesiaRoma, 27 feb. (askanews) – Eni e Petronas hanno annunciato un Memorandum of understanding esclusivo per definire la costituzione di una joint venture per la gestione di una selezione di asset upstream in Indonesia e Malesia. “Le società ritengono che questa jv – sottolinea una nota – creerà significative opportunità di crescita, sia in Malesia che in Indonesia, e potrà generare sinergie efficaci per diventare uno dei principali operatori nel settore del Gnl nella regione, garantendo nel medio termine una produzione sostenibile di 500 mila barili di olio equivalente al giorno”.


Le riserve della joint venture, spiega la società, “ammontano a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe), e il potenziale esplorativo è di circa 10 miliardi di boe. La joint venture si concentrerà su investimenti in nuovi progetti di sviluppo di gas, riflettendo l’impegno delle società nella transizione energetica e supportando la crescente domanda regionale di gas. errà sviluppato un business plan completo per cogliere le opportunità future nell’ambito dell’esplorazione, dello sviluppo e della potenziale crescita del portafoglio”. “In base a questo accordo, gli asset manterranno la loro attuale struttura operativa, con un’attenzione particolare alla salute, la sicurezza e l’ambiente (Hse), alle tempistiche di realizzazione dei progetti e all’efficienza, mentre entrambe le società continueranno a mantenere i rispettivi impegni nell’ambito della sostenibilità. La nuova società farà leva sulle competenze e sulle capacità finanziarie di Eni e PETRONAS e si prevede che possa auto finanziarsi anche attraverso contributi esterni”.


Eni e Petronas “mirano a garantire la stabilità della produzione per gli asset in Malesia, e al contempo sostenere gli investimenti necessari per i nuovi sviluppi in Indonesia. Eni e Petronas hanno informato i governi indonesiano e malese delle loro intenzioni. Qualsiasi transazione finale sarà soggetta alle approvazioni governative, regolatorie e dei partner”.

Nvidia: ricavi in crescita del 78% grazie a domanda per Ia

Nvidia: ricavi in crescita del 78% grazie a domanda per IaRoma, 26 feb. (askanews) – Ricavi in crescita del 78% per Nvidia, nel quarto trimestre 2024. La compagnia che produce processori grafici ha annunciato i dati dopo la chiusura della Borsa di Wall street e i risultati sono superiori alle attese: i ricavi sono stati di 39,33 miliardi di dollari, contro i 38,05 previsti. Per l’intero anno fiscale i ricavi sono di 130,5 miliardi, in crescita del 114%. L’utile per azione, inoltre, è di 0,89 dollari, contro gli 0,84 previsti dagli analisti.

Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta Ue

Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta UeMilano, 26 feb. (askanews) – “E’ un’ora buia. E’ un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti”. Così il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, commentando la notizia sui dazi che viene da oltreoceano dopo che il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che annuncerà molto presto dazi del 25% alle importazioni europee.


“La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali – ha sottolineato -. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti stati dell’Unione e dell’Unione stessa. Quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali”. “A rischio – prosegue Orsini – sono i valori fondanti delle democrazie occidentali cui ci vantiamo di appartenere: il patto sociale tra impresa e lavoro. Dobbiamo pensare seriamente a misure straordinarie per un momento straordinario. Alla luce delle notizie che vengono da Washington, l’Europa deve cambiare marcia: il tempo è finito, i provvedimenti che sono stati annunciati oggi a Bruxelles non bastano”.


“Voglio citare tre linee di azione nette: sburocratizzazione, meno norme; in seconda istanza: il Clean Industrial Deal deve essere un patto per la crescita, non per la decrescita. Stop a multe e a dazi autoimposti sulla manifattura europea. In terzo luogo – ha concluso Orsini -, serve, ed invochiamo dallo scorso anno, un piano industriale per la crescita economica e sociale europea”.

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardi

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardiMilano, 26 feb. (askanews) – Exor vende il 4% di Ferrari e dall’operazione incasserà un assegno di 3 miliardi di euro che, in parte, saranno utilizzati per una nuova significativa acquisizione.


La holding della famiglia Agnelli-Elkann ha lanciato un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% del capitale della casa di Maranello (pari a circa 7 milioni di azioni ordinarie detenute). Exor conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia del Cavallino, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine. Dopo il collocamento, tutti gli accordi di governance relativi alla partecipazione rimarranno invariati, incluso l’accordo tra Exor, Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari, che insieme continueranno a detenere una quota di voto in Ferrari vicina al 50%. Attualmente, Exor detiene il 24,9% dei diritti economici di Ferrari e il 36,7% dei diritti di voto. Al perfezionamento dell’operazione, Exor resterà il maggiore azionista singolo, con circa il 20% dei diritti economici e il 30% dei diritti di voto. L’operazione permetterà di ridurre la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo.


“Nell’ultimo decennio, la performance di Ferrari ha contribuito in modo determinante a triplicare il Nav di Exor e il suo successo ha portato la sua quota nel nostro portafoglio da circa il 15% a circa il 50% del Nav”, ha commentato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “La transazione ci consentirà di ridurre la nostra concentrazione e di migliorare la diversificazione effettuando una nuova importante acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi aziende. Il nostro sostegno alla Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro sono incrollabili. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista a lungo termine è più forte che mai”. Nell’ambito dell’ABB, Ferrari ha annunciato che intende acquistare fino al 10% delle azioni vendute fino a un massimo di 300 milioni di euro. L’acquisto di azioni proprie deve essere considerato come parte del programma pluriennale di 2 miliardi di euro di Ferrari e costituirà la settima tranche del programma di buyback che sarà finanziato dalle disponibilità liquide di Ferrari.