Powell avverte: Fed pronta alzare ancora i tassi (se appropriato)Roma, 25 ago. (askanews) – L’inflazione negli Stati Uniti è calata, ma al 3,3% resta “troppo alta” e la Federal Reserve è determinata a riportarla al 2, che “è e resta il suo obiettivo”. Al direttorio della banca centrale Usa “siamo preparati a alzare i tassi di interesse ancora, se appropriato, e a mantenerli a livelli restrittivi finché saremo fiduciosi” che è orientata tornare al target. E’ il messaggio che il presidente dell’istituzione monetaria, Jerome Powell, ha voluto lanciare fin dalle prime battute del suo atteso intervento al simposio di Jackson Hole, nel Wyoming.
Powell ha scherzato sul fatto che allo stesso evento dello scorso anno il suo discorso era stato piuttosto “breve e diretto”. “Quest’anno – ha detto – le mie dichiarazioni saranno un po’ più lunghe, ma il messaggio è lo stesso: il lavoro della Fed è riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%”. Ha però anche temperato queste affermazioni apparentemente da “falco”, rivendicando che dati i passi già compiuti, in particolare in termini di rialzo dei tassi “alle prossime riunioni saremo nella posizione di procedere con cautela”.
Secondo il banchiere centrale “ci si può attendere che raggiungere in maniera sostenuta l’obiettivo del 2% di inflazione richieda un certo periodo di crescita economica sotto le medie e storiche, così come una qualche moderazione delle condizioni del mercato del lavoro”. Tuttavia “siamo attenti ai segni che l’economia potrebbe non rallentare come prevediamo”. E in particolare i recenti dati sulle spese comuni per consumi si sono rivelati “robusti”. L’inflazione al 2% “è e resterà il nostro obiettivo”, ha poi chiarito Powell. “Siamo impegnati a raggiungere e mantenere una linea monetaria che sia sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione a quel livello nel corso del tempo. Ovviamente – ha riconosciuto – è impegnativo”.
Quindi al direttorio della Fed “procederemo con attenzione quando decideremo se inasprire ancora o, invece, mantenere la linea di politica monetaria invariata e attendere ulteriori dati”. Il capo della Fed ha usato l’immagine del “navigare in base alle stelle con un cielo nuvoloso”. E ha spiegato che ripristinare la stabilità dei prezzi è cruciale “per raggiungere entrambi gli aspetti del nostro mandato duale”, che prevede il controllo dell’inflazione e, secondo aspetto, favorire la massima occupazione. “Ci servirà la stabilità dei prezzi per ottenere un periodo sostenuto di forti condizioni del mercato del lavoro – ha concluso – a beneficio di tutti”. Wall Street ha reagito a questi propositi virando a leggeri ribassi, mentre il dollaro è scattato al rialzo risalendo ai massimi da oltre due mesi, con l’euro sotto quota 1,08 sul biglietto verde.
Fine del reddito di cittadinanza per 33mila famiglie (Inps)Roma, 25 ago. (askanews) – Sono 33mila i nuclei familiari che stanno ricevendo la comunicazione, tramite sms ed email, che li informa di aver fruito, ad agosto, della settima mensilità del Reddito di Cittadinanza loro spettante. Lo ha reso noto l’Inps spiegando che si tratta di famiglie senza minori, disabili o over 60.
I destinatari di questo messaggio e coloro che lo hanno già ricevuto il mese scorso o lo riceveranno nei prossimi, dal primo settembre, possono presentare la domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl) e, se hanno i requisiti per accedervi, potranno essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per complessivi 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.
Lavoro, Inps: a 33mila famiglie comunicazione stop RdcRoma, 25 ago. (askanews) – Sono 33mila i nuclei familiari che stanno ricevendo la comunicazione, tramite sms ed email, che li informa di aver fruito, ad agosto, della settima mensilità del Reddito di Cittadinanza loro spettante. Lo ha reso noto l’Inps spiegando che si tratta di famiglie senza minori, disabili o over 60.
I destinatari di questo messaggio e coloro che lo hanno già ricevuto il mese scorso o lo riceveranno nei prossimi, dal primo settembre, possono presentare la domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl) e, se hanno i requisiti per accedervi, potranno essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per complessivi 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.
Cosa è emerso sulla manovra dal Meeting di Rimini, con l’incognita risorseRoma, 24 ago. (askanews) – Una manovra tutta concentrata sul sostegno ai redditi di fronte all’inflazione e al rallentamento del Pil che con realismo consegna al prosieguo della legislatura le misure “bandiera” più onerose. E’ quella che emerge dai dibattiti del Meeting di Rimini e che può essere sintetizzata mettendo in fila le parole pronunciate l’anno scorso dal palco da Mario Draghi e quest’anno del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. “L’Italia ce la farà anche questa volta” anche se “non si potrà fare tutto”.
A circa un mese dall’avvio ufficiale dei lavori sulla legge di bilancio, con la pubblicazione della Nadef, proprio dal Meeting che si chiuderà domani sono emersi con una certa chiarezza diversi elementi che caratterizzeranno la prossima manovra e alcune linee, per la verità non molte, che il governo intende perseguire per assicurarne la copertura. Confermata a Rimini la volontà di rendere stabile il taglio del cuneo, o quantomeno di prorogarlo per il 2024. “Dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione” ha detto Giorgetti con l’obiettivo di sostenere il potere d’acquisto. Anche il titolare del Mimit, Adolfo Urso, ha sottolineato che “la via maestra è rendere strutturale i due tagli al cuneo fiscale che abbiamo realizzato”, strada confermata anche dal vicepremier Antonio Tajani. Solo questa misura, se confermata negli stessi importi attuali, assorbirebbe intorno ai 9 miliardi di euro, più o meno tutte le risorse finora accertate (tra cui extradeficit, tassa sulle banche, tagli ai ministeri) per la manovra 2024. Le priorità, ha sintetizzato a Rimini l’altro vicepremier Matteo Salvini, “sono aumentare stipendi e pensioni” mettendo “quello che riusciremo a ricavare, ad esempio risparmiando sul reddito di cittadinanza per chi non ne ha diritto, e confermando il prelievo sui guadagni milionari delle banche, in aumento di stipendi e pensioni”.
Confermato quindi al Meeting il pacchetto di interventi che il governo prepara per sostenere i salari. Il ministro del Lavoro Marina Calderone dal palco ha parlato di “detassazione dei premi di produttività e di tassazione agevolata di alcune forme di welfare” che “credo debbano essere dei punti di riferimento delle analisi che faremo per la manovra di bilancio”. Anche Tajani ha riferito che al centro degli interventi a sostegno del lavoro ci saranno “il tema del welfare, l’abbattimento delle tasse sugli stipendi dei dipendenti, detassando tredicesime, straordinari e premi di produzione. Questa è la strada che dobbiamo seguire”. Sollecitato nel corso di un dibattito sul fisco, il viceministro all’economia Maurizio Leo da parte sua ha anticipato un pacchetto di misure per le famiglie numerose, che troverebbe spazio nel bilancio perchè “quando parliamo di famiglie con tre figli parliamo di numeri contenuti”.
Il governo, ha annunciato, sta anche valutando la possibilità di “dare un periodo di benefici alle imprese che assumono delle donne che hanno nuclei familiari consistenti” mentre per “valutare l’ipotesi del quoziente familiare dovremo assolutamente tenere conto delle risorse che si possono mettere a terra”. Leo a Rimini ha confermato anche possibili interventi fiscali anche sugli straordinari ed un’estensione della platea dei benefici per i fringe benefit. Dal Meeting arriva anche qualche elemento utile a capire cosa invece con ogni probabilità non entrerà nella prossima manovra. Sicuramente una riforma organica delle pensioni.
Se, in generale “non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese”, come ha sottolineato Giorgetti, nel particolare le rivalutazioni e la conferma sell’aumento a 600 euro delle minime (FI chiede di arrivare a 1.000) assorbiranno tutti gli spazi finanziari possibili per questo capitolo. Escluso che si arrivi quindi a quota 41 per tutti, come riconosciuto dallo stesso Salvini. “Non possiamo fare tutto e subito” ha detto spiegando che il superamento della legge Fornero sarà fatto “nell’arco dei 4 anni”. Possibile una proroga di quota 103 o una “mini-quota 41” per l’anno prossimo legata però al ricalcolo contributivo dell’assegno. Sembra poco probabile anche la possibilità che possa partire dal primo gennaio la parte onerosa della riforma fiscale ed in particolare la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef “Molte misure non richiedono risorse, come le procedure di accertamento e di riscossione ma anche gli adempimenti, e pertanto potranno entrare in vigore già nel 2024” ha detto il vceministro Leo dal palco di Rimini “altri, come i tributi in particolare, Irpef, Ires, Iva, Irap invece richiedono coperture e per questo dovremo verificare se ci saranno queste coperture con la Nadef”. Governo meno loquace al Meeting sulle coperture che dovranno accompagnare la manovra. A parte la tassa sugli extraprofitti delle banche che dovrebbe garantire 2-2,5 miliardi. Su questa Salvini ha assicurato che “non si torna indietro” mentre Tajani ha annunciato “emendamenti” in primis per escludere “le banche di prossimità” e poi per “prevedere la deducibilità della tassa che viene pagata”. Deducibilità sulla quale Bruxelles potrebbe avere qualcosa da ridire visto che trasformerebbe la tassa in una sorta di debito fuori bilancio se si decidesse di restituirla negli anni sotto forma di crediti fiscali. E proprio all’Unione Europea ci si rivolge per scongiurare un ritorno alle vecchie regole del Patto che scatterebbero dal 1 gennaio, senza un accordo sulla riforma, e che renderebbero ancora più stretto il sentiero del bilancio. Dall’esecutivo si auspica una intesa entro ottobre ma la Nadef, da chiudere per fine settembre, dovrà inevitabilmente tenere conto della fine delle deroghe sui conti pubblici decise per il Covid. “Dobbiamo impedire che il Patto di stabilità e crescita diventi un Patto che porti alla recessione e al blocco dell’economia europea” ha avvertito Tajani chiamando in causa il commissario Gentiloni che “mi auguro faccia la sua parte per tutelare l’interesse italiano” e anticipando che per “trovare altri fondi per la crescita, si possono privatizzazione alcuni servizi, anche i porti”. Sullo sfondo l’andamento del Pil che da elemento confortante, in vista della manovra, sta diventando un’incognita dopo il calo inatteso del secondo trimestre e mentre si dispiega l’effetto restrittivo degli aumenti dei tassi della Bce. Il “prudente” +1% previsto dal governo nel Def di aprile per il 2023 potrebbe diventare un risultato da festeggiare. Mentre si profila un 2024 meno brillante dopo il taglio delle stime di Bankitalia e Upb. Ma se ne parlerà al prossimo Meeting.
Turchia, banca centrale aumenta drasticamente tassi ufficialiRoma, 24 ago. (askanews) – La banca centrale turca ha aumentato drasticamente i tassi di interesse in uno dei segnali più chiari che il suo nuovo team economico ha decisamente rotto con anni di politica non ortodossa nel tentativo di arginare l’inflazione galoppante. Il comitato di politica monetaria della banca ha aumentato il tasso repo a una settimana di 7,5 punti percentuali, portandolo al 25%, superando di gran lunga il 20% previsto dagli economisti in un sondaggio FactSet.
Il terzo aumento dei tassi in altrettanti mesi – rileva il Financial Times – sottolinea il drammatico cambiamento nelle politiche economiche della Turchia da quando il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato rieletto a maggio. Il governatore della banca centrale Hafize Gaye Erkan ha quasi triplicato i tassi di interesse dalla sua nomina a giugno nel tentativo di raffreddare l’inflazione. “L’aumento dei tassi da parte della banca centrale turca, molto più ampio del previsto, contribuirà notevolmente a rassicurare gli investitori sul fatto che il ritorno all’ortodossia politica è sulla buona strada”, ha affermato Liam Peach di Capital Economics a Londra. “Per quanto riguarda le prospettive macroeconomiche della Turchia, questo potrebbe rappresentare un punto di svolta”.
La decisione di giovedì è stata la prima presa da quando Erdogan ha nominato tre nuovi vice governatori delle banche centrali. Come Erkan, il trio ha ricevuto una calorosa accoglienza da parte degli investitori grazie alle loro forti credenziali professionali e accademiche nel campo della finanza. La forte stretta segna un cambiamento rispetto all’insistenza di lunga data di Erdogan nel mantenere bassi i tassi di interesse, che secondo gli analisti ha causato il surriscaldamento dell’economia turca e ha contribuito a far crollare la lira. Dopo la decisione odierna la valuta è rimbalzata di circa il 2% in più rispetto al dollaro USA a TL26,77, ma rimane ancora vicino ai minimi storici.
La banca centrale ha inoltre avvertito che la debolezza della lira, i recenti aumenti delle tasse e gli aumenti dei salari minimi contribuirebbero ad un ritmo più elevato di crescita dei prezzi. Il mese scorso aveva previsto che l’inflazione avrebbe raggiunto quasi il 60% entro la fine dell’anno rispetto al 48% di luglio. Intanto sono alcuni segnali che le nuove politiche stanno cominciando a dare i loro frutti. Le riserve lorde in valuta estera della banca centrale, scese a livelli insolitamente bassi prima delle elezioni generali, sono aumentate a 69 miliardi di dollari dai 48 miliardi di dollari di maggio. Gli investitori stranieri hanno anche investito 1,7 miliardi di dollari nelle azioni turche su base netta dall’inizio di giugno, secondo i dati della banca centrale.
Usa,-5,2% ordini beni durevoli a luglio, peggio di stimeNew York, 24 ago. (askanews) – A luglio, gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti hanno registrato un ribasso superiore alle attese, dopo il notevole rialzo del mese precedente. Come riporta il dipartimento al Commercio, gli ordini di beni destinati a durare più di tre anni sono saliti del 4,7% a 302,5 miliardi di dollari. Il dato di maggio è stato rivisto da +4,7% a +2%, cioè da 302,5 miliardi a. Gli analisti attendevano un ribasso del 4,1%.
Escludendo gli ordini del settore trasporti, il dato è salito dello 0,5%, oltre il +0,2% di giugno. Escludendo la difesa, categoria molto volatile, il dato ha registrato un ribasso del 5,4%, mentre in giugno aveva registrato un +6,2%. Una misura chiave per gli investimenti aziendali, i nuovi ordini per beni capitali non nel settore della difesa, escludendo il settore aereo, hanno registrato un modesto rialzo dello 0,1%, rispetto all’aumento dello 0,2% di giugno.
Lavoro, Inps: +810mila posti in primi 5 mesiRoma, 24 ago. (askanews) – Nei primi cinque mesi dell’anno sono 810mila le nuove posizioni di lavoro. E’ questo il saldo tra assunzioni e cessazioni secondo i dati Inps dell’Osservatorio sul Precariato.
Nel corso dei primi cinque mesi del 2023 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 3.408.000, nel complesso quasi allineate allo stesso periodo del 2022 (-0,6%). In flessione risultano le assunzioni dei contratti in somministrazione (-9%), a tempo indeterminato (-5%) e di apprendistato (-4%); per gli altri contratti si registra un aumento: tempo determinato +2%, lavoro intermittente +4%, stagionali +5%. Le cessazioni sono state 2.598.000, in lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3%). Concorrono a questo risultato i contratti a tempo indeterminato (-9%), i contratti in apprendistato (-6%), i contratti in somministrazione (-8%). In aumentano risultano le cessazioni di contratti a tempo determinato (+1%), contratti stagionali (+3%) e di lavoro intermittente (+5%).
Le trasformazioni da tempo determinato fino a maggio 2023 sono risultate 340.000, ancora in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+10%). Invece le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano in costante flessione (-19%), riflettendo ovviamente la contrazione delle assunzioni registrata nel 2020.
Rdc, Manfredi: più che abolirlo serve politica avviamento lavoroRimini, 24 ago. (askanews) – “Il vero tema non è quello di abolire il reddito di cittadinanza, ma di avere delle reali politiche di avviamento al lavoro”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, al Meeting di Rimini.
“Noi abbiamo una grande esplosione turistica che ci porta anche lavoro perché c’è una grande domanda di professionalità – ha spiegato Manfredi -. Esiste una fascia della popolazione che viene da situazioni di marginalità che sono molto antiche, che non ha formazione, non lavora da molti anni e quindi è molto complesso inserirli in un percorso lavorativo che richiede professionalità e capacità”. Questo, ha detto il sindaco di Napoli “ci fa capire che il vero tema non è quello di abolire il reddito di cittadinanza, ma di avere delle reali politiche di avviamento al lavoro: formazione, accompagnamento reale e reale incrocio della domanda e dell’offerta, altrimenti noi viviamo il paradosso che si cercano professionalità e poi la gente non trova lavoro, che è un po’ la fotografia della Napoli di oggi”.
Manovra, Giansanti: opportuno taglio cuneo fiscaleRimini, 24 ago. (askanews) – “Chiediamo al governo un costo del lavoro più basso perchè dove i margini sono strettissimi la differenza la si fa sui costi”. Lo ha detto Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura al Meeting di Rimini, secondo cui “il taglio del cuneo fiscale sarebbe quanto mai opportuno”.
“E’ evidente che gli effetti del cambiamento climatico – ha aggiunto – sono davanti a tutti noi. Alla luce di quello che dice il ministro Giorgetti io ho un po’ le mani legate perchè avrei tanto da chiedere al governo. In un mercato così difficile, noi oggi abbiamo un settore primario condizionato dalla speculazione e dalla necessità del governo di far scendere i prezzi al consumo. Riteniamo che il modello francese, basato su come si va a formare il prezzo della filiera industriale vada in qualche modo regolato. Quel modello a nostro avviso è il modello giusto va trovato”. “So a quanto vendo il mio latte. Quando uno va a comprare il latte – ha proseguito il presidente di Confagricoltura – non lo compra per il cartone ma per il latte dentro, quindi devo capire se il valore del latte vale il 25% del prezzo alla vendita, il rimanente 75% è tra cartone, pubblicità e tutti quelli che sono i passaggi a valle dei margini di guadagno. Una legge come quella francese che permette di stabilire quali sono e come si stabilisce il margine all’interno della filiera industriale sarebbe opportuno”.
“Poi ci sono altre misure, come quella voluta dal ministro Lollobrigida insieme al ministro Giorgetti, quello della card che a mio avviso va rilanciata per l’anno prossimo, mettendo al centro i prodotti dell’agricoltura che sono direttamente sul banco della grande distribuzione, quindi ortofrutticoli e carni e soprattutto chiediamo al governo un costo del lavoro più basso perchè dove i margini sono strettissima la differenza la si fa sui costi”.
Giansanti: surplus agro-industriale positivo per 7,5%Rimini, 24 ago. (askanews) – “Mentre tutto va male, il sistema agro-industriale del Paese, negli ultimi anni, è invece andato molto bene. Il surplus commerciale oggi è positivo per 7,5 miliardi e quindi, se ripensiamo al 2015, l’anno di Expo, eravamo con una bilancia commerciale negativa e con un valore dell’export di 28 miliardi, oggi siamo a 62 miliardi e con una bilancia commerciale positiva di 7,5 miliardi”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a margine del Meeting di Rimini.
“E, soprattutto – ha aggiunto – con un dato molto interessante che è quello delle esportazioni nei Paesi extra-Ue. Mentre la Francia è scesa dal 19% al 17% l’Italia è aumentata, nello stesso periodo del 12%. Questo sta a significare che i nostri prodotti sui mercati internazionali performano e performano bene. In dieci anni dal 2013 al 2022”.