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Energia, Commissione Ue vara nuovo piano d’azione per l’eolico

Energia, Commissione Ue vara nuovo piano d’azione per l’eolicoBruxelles, 24 ott. (askanews) – La Commissione europea ha presentato, oggi a Bruxelles, un piano d’azione europeo per l’energia eolica, accompagnato da una comunicazione sulla realizzazione degli obiettivi dell’UE in materia di energia offshore, che mira a dare una risposta adeguata alle difficoltà che sta incontrando questo comparto delle energie rinnovabili, nonostante io successi ottenuti finora e le opportunità future prospettate dalla realizzazione degli obiettivi del Green Deal.

Finora nell’Ue sono stati installati più di 204 GW di energia eolica, di cui 16 GW offshore. Questi impianti, scrive la Commissione in una nota, hanno fornito il 16% dell’elettricità totale generata nell’Ue nel 2022. La maggior parte delle apparecchiature necessarie è stata fornita da produttori europei, che sono anche attori forti a livello globale. E nel 2022, sono state installate nuove capacità pari a 16 GW (il 47% in più rispetto al 2021); ma questo ritmo è ben al di sotto dei 37 GW all’anno necessari per raggiungere il contributo previsto dell’energia eolica (oltre 500 GW) all’obiettivo di energia rinnovabile che l’Ue dovrà produrre entro il 2030. Questo obiettivo è stato fortemente aumentato con il pacchetto “Fit for 55”, portandolo dal 32% inizialmente previsto ad almeno il 42,5% del totale dell’energia prodotta (e con l’ambizione di raggiungere il 45%). Nonostante rappresenti una storia di successo europea, il settore eolico dell’Ue si trova attualmente in difficoltà nell’operare in modo redditizio e competitivo, e sta affrontando una combinazione unica di sfide che ne hanno rallentato il ritmo di sviluppo. Negli ultimi anni, e soprattutto l’anno scorso, tutti i maggiori produttori europei di turbine eoliche hanno riportato perdite operative significative.

Secondo l’analisi della Commissione, gli impianti eolici sono attualmente sottoutilizzati a causa di cinque fattori. Il primo è la lenta diffusione dell’energia eolica dovuta alle difficoltà di prevedere con precisione la domanda di turbine nell’Ue, a causa soprattutto dei processi di autorizzazione per gli impianti, lenti, incerti e complessi. In secondo luogo, c’è la crescente difficoltà dell’accesso alle materie prime, combinata con l’instabilità dei loro prezzi, con l’alta inflazione, gli elevati tassi d’interesse, l’accesso limitato ai finanziamenti, tutti elementi che erodono la posizione finanziaria delle imprese del settore.

In terzo luogo, non aiutano le modalità con cui si svolgono le aste o gare d’appalto nazionali per l’installazione degli impianti, basate quasi esclusivamente sui prezzi e non abbastanza sulla promozione di elevati standard ambientali, e con sanzioni per la mancata esecuzione spesso insufficienti. Inoltre, a volte è prevista anche anche la possibilità di offerte negative illimitate (“uncapped negative bidding”), come è previsto ad esempio in Germania, per cui sono le imprese responsabili dello sviluppo dei progetti che pagano lo Stato per ottenere il diritto di costruire centrali eoliche offshore. Tutto questo, nota la Commissione, può creare rischi per la realizzazione completa e tempestiva dei progetti. La quarta sfida è la pressione crescente da parte di concorrenti internazionali come la Cina (e ora anche gli Usa con il loro “Inflation Reduction Act”), che rappresenta una sfida crescente per l’industria eolica dell’Ue, e ne può compromette gravemente la capacità di competere in condizioni di parità.

La bilancia commerciale dell’Ue con Pechino nel settore eolico ha raggiunto un deficit record di 462 milioni di euro nel 2022. La Cina è un importante fornitore di materie prime e di componenti per i produttori europei e mondiali, ma sta anche diventando – sottolinea la Commissione – un serio concorrente nei mercati dei paesi terzi, importanti per le aziende europee. Grazie a prezzi inferiori in media del 20% rispetto a quelli dei loro omologhi europei e statunitensi, la presenza delle aziende cinesi all’estero è in costante aumento. I produttori cinesi possono inoltre beneficiare di modelli di business integrati verticalmente con catene di fornitura più brevi a causa della posizione dominante della Cina nella produzione di acciaio e materie prime, per non parlare del possibile forte sostegno finanziario dello Stato. Tutto ciò compromette gravemente la capacità delle imprese dell’Ue di competere in condizioni di parità. Infine, un quinto fattore di rischio che pesa sullo sviluppo dell’industria eolica europea è quello legato alla mancanza di lavoratori qualificati nel settore, come operatori di navi, di gru o di mezzi di sollevamento pesanti, che potrebbe ostacolare il necessario aumento della capacità produttiva. Il piano d’azione presentato oggi definisce le azioni immediate che la Commissione, gli Stati membri e l’industria devono adottare insieme, sulla base delle politiche e della normativa esistenti, concentrandosi su sei aree principali. 1) Accelerazione della diffusione degli impianti eolici grazie a una maggiore prevedibilità e a procedure di autorizzazione più rapide. L’iniziativa “Accele-RES”, che sarà presto varata dalla Commissione con gli Stati membri, ha lo scopo di garantire la rapida attuazione delle norme rivedute dell’Ue in materia di energie rinnovabili, promuovendo la digitalizzazione delle procedure di autorizzazione e fornendo assistenza tecnica agli Stati membri, che sono sollecitati a impegnarsi per l’eolico, con calendari delle aste trasparenti e una pianificazione a lungo termine. La Commissione sosterrà anche la necessaria costruzione di reti elettriche con un piano d’azione dedicato che sarà presentato entro l’anno. 2) Migliore progettazione delle aste o gare d’appalto. Sulla base del “Net-Zero Industry Act” e della riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica, la Commissione sosterrà gli Stati membri nel miglioramento delle procedure, con criteri oggettivi che ricompensino gli impianti a più alto valore aggiunto e garantiscano che i progetti siano realizzati pienamente e nei tempi previsti. 3) Accesso ai finanziamenti. Per accelerare gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di energia eolica in Europa, la Commissione agevolerà l’accesso ai finanziamenti dell’Ue, in particolare attraverso il Fondo per l’Innovazione, mentre la Banca europea per gli investimenti (Bei) metterà a disposizione garanzie per la riduzione dei rischi. La Commissione incoraggia inoltre gli Stati membri a sfruttare appieno la flessibilità sugli aiuti di Stato offerta dal Quadro temporaneo di crisi e transizione modificato, attualmente in vigore, per sostenere la produzione eolica nell’Ue. 4) Contesto internazionale. Per garantire che il settore eolico possa operare in condizioni di parità, la Commissione monitorerà attentamente eventuali pratiche commerciali sleali che avvantaggiano produttori di energia eolica stranieri, e continuerà a utilizzare gli accordi commerciali per facilitare l’accesso ai mercati esteri, promuovendo nel contempo l’adozione di norme Ue e internazionali per il settore. La Commissione dialogherà con gli investitori per individuare e affrontare gli ostacoli agli investimenti. 5) Competenze. Con il “Net-Zero Industry Act”, la Commissione agevolerà l’avvio di accademie europee delle competenze nel settore dell’industria a zero emissioni nette, tra cui una dedicata al settore eolico, che sono concepite per sostenere le azioni degli Stati membri volte a migliorare le competenze e a riqualificare i lavoratori. Le accademie svilupperanno contenuti e materiali didattici con l’obiettivo di formare 100.000 persone entro i primi tre anni. 6) Partecipazione delle imprese e impegni degli Stati membri. La Commissione collaborerà con gli Stati membri e le imprese del settore per elaborare una “Carta dell’Ue per l’energia eolica”, al fine di migliorare le condizioni che consentono all’eolico europeo di restare competitivo. Quanto all’eolico offshore, la Commissione ricorda che gli Stati membri hanno recentemente concordato nuovi e ambiziosi obiettivi di aumento della produzione per il 2050, con traguardi intermedi per il 2030 e il 2040 per ciascuno dei cinque bacini marittimi dell’Ue. Nel 2022 la capacità installata offshore cumulativa dell’Ue a 27 ammontava a 16,3 GW. Per raggiungere l’obiettivo di 111 GW che si sono dati gli Stati membri occorrerà installare in media quasi 12 GW/anno, ossia 10 volte di più degli 1,2 GW supplementari installati lo scorso anno. Per sostenere questo sforzo, la Commissione sta definendo ulteriori azioni volte a rafforzare l’infrastruttura di rete e la cooperazione regionale, accelerare il rilascio delle autorizzazioni, garantire una pianificazione integrata dello spazio marittimo, rafforzare la resilienza delle infrastrutture, sostenere la ricerca e l’innovazione, e sviluppare catene di approvvigionamento e competenze nel comparto dell’eolico offshore.

Fisco, crolla il mancato gettito Iva nell’Ue, con Italia capofila

Fisco, crolla il mancato gettito Iva nell’Ue, con Italia capofilaRoma, 24 ott. (askanews) – I paesi dell’Unione europea hanno fatto progressi molto rilevanti sulla raccolta di gettito Iva, Italia in testa, riducendo di circa un terzo le entrate perse per evasione, elusione, errori contabili e fallimenti di imprese. Il cosiddetto “Vat Gap”, elaborato della Commissione europea e che cerca di misurare la differenza tra il gettito teorico atteso e quello effettivamente raccolto sull’Iva. Nel 2021 per l’intera Unione europea questa voce si è attestata a 60,6 miliardi di euro, rispetto a 99 miliardi registrati nel 2020. E in questo modo il gap sull’Iva è calato al 5,3%, ovvero 4,3 punti percentuali in meno rispetto a un anno prima.

Secondo le tabelle contenute in un rapporto pubblicato dalla Commissione europea, in Italia questo gap sull’Iva è crollato di ben 10,7 punti percentuali, il calo più forte tra tutti e 27 i Paesi, portandosi al 10,8% nel 2021, che equivale a 14,6 miliardi di euro, a fronte del 21,5% del 2020, che corrispondeva a 27,3 miliardi di mancato gettito. Anche con questi progressi, oltre un quarto del mancato gettito Iva totale nell’Ue è relativo all’Italia (14,6 mld su 60,6 mld). Il valore più elevato di mancato gettito Iva si registra in Romania, con un gap del 36,7%, il più basso in Olanda, che l’Ue accredita di un livello addirittira negativo, pari al meno 0,2%.

Questa impennata delle entrate Iva, e speculare riduzione del mancato gettito sembrano essere innanzitutto collegate alle restrizioni alle attività, e conseguenti cambi di modalità di spese e consumi, imposte dai governi a motivo del Covid. La stessa Commissione europea riconosce che l’aumento del gettito Iva è “senza precedenti”, così come il crollo del gap sull’Iva. Vari fattori potrebbero spiegare queste dinamiche: “primo, i pagamenti elettronici e online, dove generalmente l’osservanza dell’Iva è più elevata, che sono cresciuti in popolarità con la pandemia. Secondo – afferma la Commissione – gli Stati membri stanno beneficiando di misure mirate approntate nei loro sistemi fiscali, come nuovi meccanismi di rendicontazione digitale, il monitoraggio in tempo reale delle transazioni, i regimi di fatturazione elettronica che sono particolarmente efficaci contro le frodi sull’Iva”.

E Bruxelles intende fare altro in tal senso, ad esempio con la fatturazione elettronica delle transnazionali tra imprese. L’Unione europea è particolarmente interessata alla raccolta di gettito Iva dato che parte del ricavato deve essere automaticamente girato dagli Stati membri ai bilanci comunitari.

Manovra, confermato il taglio del cuneo. Aumentano le sigarette

Manovra, confermato il taglio del cuneo. Aumentano le sigaretteRoma, 24 ott. (askanews) – Confermato per il 2024 il taglio del cuneo contributivo di 6 punti per i redditi fino a 35.000 euro che sale a 7 punti per i redditi fino 25.000 euro. E’ quanto emerge da una bozza della legge di bilancio.

La norma prevede che “in via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto, un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima”. L’esonero sale di un ulteriore punto percentuale “a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al presente comma, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche”.

Tra le altre cose, sale di circa 10 centesimi a pacchetto nel 2024 l’accisa sulle sigarette.

Bankitalia: stretta credito banche accelera anche nella Penisola

Bankitalia: stretta credito banche accelera anche nella PenisolaRoma, 24 ott. (askanews) – Anche in Italia la domanda di prestiti di imprese e famiglie continua a calare, mentre nel terzo trimestre i criteri di offerta di credito da parte delle banche hanno mostrato “un ulteriore irrigidimento, ancora guidato dalla minore tolleranza e maggiore percezione del rischio”. Lo riporta la Banca d’Italia, in base alle rilevazioni effettuate per partecipare all’Indagine sul credito bancario nell’area dell’euro (La Bank lendig survey della Bce).

I fattori menzionati hanno contribuito anche all’inasprimento dei termini e delle condizioni generali sui finanziamenti, mentre questa tendenza è stata in parte attenuata” dalla riduzione dei margini applicati dalle banche, in particolare sui prestiti meno rischiosi, come conseguenza di una crescente pressione concorrenziale”. Queste dinamiche riflettono la aggressiva manovra di inasprimento monetario, sia mediante aumenti dei tassi di interesse, sia tramite drenaggio delle liquidità, operata dalla Bce nei mesi passati, nel tentativo di far calmierare l’inflazione.

Secondo l’indagine, in Italia i criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati, mentre quelli per il credito al consumo sono stati inaspriti. I termini e le condizioni sono stati irrigiditi su entrambe le categorie di finanziamenti nonostante la maggior pressione concorrenziale. “Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono che i criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie rimangano stabili, mentre quelli sui finanziamenti alle famiglie verrebbero inaspriti”. Nel frattempo la domanda di credito da parte delle imprese è nuovamente diminuita, prosegue Bankitalia, riflettendo in particolare l’aumento del livello dei tassi di interesse, il calo del fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e il maggior ricorso all’autofinanziamento. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie si è ridotta sia per l’acquisto di abitazioni sia per la finalità di consumo; in entrambi i casi, il più elevato livello dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia ha continuato a esercitare un contributo negativo. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie diminuirebbe ulteriormente.

Le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono peggiorate in particolare per quanto riguarda i depositi a breve. Nel trimestre in corso, si legge, gli intermediari si attendono un ulteriore deterioramento. Nei sei mesi terminanti in settembre la riduzione del portafoglio di politica monetaria della BCE ha esercitato un impatto negativo sulle condizioni di finanziamento, sulla posizione di liquidità e sulle attività totali delle banche; non ha invece avuto un impatto significativo sui criteri di offerta, sui termini e le condizioni e sui volumi erogati delle varie categorie di prestiti. Le operazioni di rifinanziamento Tltro III (operazioni di rifinanziamento a lungo termine di Bce e Eurosistema, su cui è stata operata una stretta aggressiva-ndrt), attualmente nella fase di rimborso, hanno contribuito al peggioramento della situazione finanziaria delle banche. Tale effetto si protrarrebbe nel corso dei prossimi sei mesi. Le operazioni non hanno invece contribuito in modo significativo alla variazione dei criteri di offerta, dei termini e delle condizioni e dei volumi di credito erogati.

Gli aumenti dei tassi di interesse di riferimento della Bce hanno avuto un impatto positivo sulla redditività complessiva degli intermediari ascrivibile al rialzo degli interessi attivi netti. Nei prossimi sei mesi, tale effetto si attenuerebbe, conclude lo studio di Bankitalia, a seguito di un minore impatto sui margini e di maggiori accantonamenti e rettifiche di valore da parte degli intermediari.

Energia, Aie: domanda combustibili fossili al picco prima del 2030

Energia, Aie: domanda combustibili fossili al picco prima del 2030Roma, 24 ott. (askanews) – La domanda di petrolio, carbone e gas naturale è destinata a raggiungere il picco prima della fine di questo decennio, con la quota dei combustibili fossili nella fornitura energetica mondiale che scenderà al 73% entro il 2030, dopo essere stata “ferma per decenni intorno all’80%”. Lo ha pronosticato l’Agenzia internazionale per l’energia nel suo World Energy Outlook 2023.

È in corso anche una trasformazione nel modo in cui il pianeta viene alimentato, con la “fenomenale crescita delle tecnologie energetiche pulite” come l’energia eolica, solare, le pompe di calore e le auto elettriche che giocano un ruolo fondamentale, secondo una dichiarazione che accompagna il rapporto. Anche le emissioni di anidride carbonica legate all’energia raggiungeranno il picco entro il 2025. Nonostante questi cambiamenti epocali, l’AIE afferma che sono necessari maggiori sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius, obiettivo dell’accordo di Parigi.

L’organizzazione con sede a Parigi prevede “quasi 10 volte più auto elettriche sulle strade di tutto il mondo” nel 2030, con “una quota di fonti rinnovabili nel mix elettrico globale prossima al 50%” dal 30% circa di oggi. Tra le altre cose, le pompe di calore – così come altri sistemi di riscaldamento elettrico – sono avviate a superare le caldaie che utilizzano combustibili fossili. “Se i paesi mantenessero i loro impegni nazionali in materia di energia e clima in tempo e in toto, i progressi nell’energia pulita sarebbero ancora più veloci”, afferma l’Agenzia.

“Tuttavia, sarebbero necessarie misure ancora più forti per mantenere vivo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi”, ha aggiunto. “Allo stato attuale, la domanda di combustibili fossili è destinata a rimanere troppo elevata per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi”, si legge nella nota. Il rapporto dell’Aie afferma che il suo scenario sulla base delle politiche dichiarate è ora “associato a un aumento della temperatura di 2,4 gradi nel 2100 (con una probabilità del 50%)”.

Pichetto: sul decreto energia serve un approfondimento tecnico, non c’è nessuno slittamento

Pichetto: sul decreto energia serve un approfondimento tecnico, non c’è nessuno slittamentoRavenna, 24 ott. (askanews) – Sul decreto energia che doveva essere discusso in Consiglio dei ministri è necessaria una “valutazione di approfondimento tecnico anche del rapporto con l’Ue sul mercato tutelato”. Si è deciso di rimandare la discussione perché “ci sono tanti problemi di ordine tecnico”. Quindi non c’è uno slittamento del decreto. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a margine di un incontro a Omc di Ravenna.

“La valutazione è di approfondimento tecnico anche del rapporto con l’Ue sul mercato tutelato – ha detto Pichetto Fratin -. Un mercato tutelato che finisce il 10 gennaio, quindi dopo questa data va attuata qualche liberalizzazione. Di conseguenza gli elementi da approfondire a livello tecnico sono le modalità tecniche affinché i soggetti non vulnerabili, quelli a cui si può staccare la luce in sostanza, si avvicinino al mercato e possano fare delle scelte. Ci sono tanti problemi di ordine tecnico”.

Bce: stretta credito bancario più netta del previsto in III trim

Bce: stretta credito bancario più netta del previsto in III trimRoma, 24 ott. (askanews) – La contrazione del credito bancario nell’area euro prosegue e più rapidamente del previsto. Nel terzo trimestre si è verificata una “consistente diminuzione” della domanda di prestiti da parte delle imprese, in parallelo a cali della domanda per mutui e sul credito al consumo delle famiglie. Lo riporta la Bce nella sua indagine periodica (Bank lending survey) secondo cui nel periodo in esame – tra il 15 settembre e il 2 ottobre, presso un campione di 157 banche – gli istituti hanno riportato un ulteriore inasprimento dei criteri di concessione del credito, più forte di quanto essi stessi prevedessero nell’indagine precedente.

La quota netta di banche che ha riportato strette sulle erogazioni di prestiti si è infatti attestata al 12%, solo marginalmente in calo rispetto al 14% del precedente trimestre. Secondo la Bce “l’inasprimento accumulato dal 2022 è stato rilevante”. Nel terzo trimestre la quota netta di inasprimento è stata dell’11% sui mutui e del 16% sul credito al consumo e “in entrambi i casi ha superato di molto le precedenti aspettative”.

Queste dinamiche riflettono la stretta di politica monetaria effettuata dalla stessa Bce, sia mediante continui aumenti dei tassi di interesse – ne ha decisi 10 in maniera consecutiva dall’estate del 2022 – sia di fatto drenando ingenti quantitativi di liquidità dal mercato, mediante operazioni sulle aste di rifinanziamento a lungo termine alle banche (Tltro). A contribuire a spingere gli istituti di credito alla serrata hanno pesato, secondo l’indagine “maggiori percezioni di rischio collegate alle prospettive dell’economia e alle situazioni specifiche dei creditori e meno tolleranza, da parte delle banche, sia sul sul rischio che sulle posizioni di scarsa liquidità”.

Infine, secondo le banche consultate l’effetto positivo per i loro margini sui tassi di interesse (derivante dai recenti aumenti dei tassi ufficiali) dovrebbe “gradualmente abbattersi”. L’indagine viene pubblicata a due giorni da un nuovo consiglio direttivo della Bce, che dopo questa stretta monetaria senza precedenti nella storia dell’istituzione ora dovrebbe arrestare la manovra rialzista sui tassi di interesse. Le decisioni di politica monetaria verranno annunciate alle 14 e 15 di giovedì.

Civita mostre e musei a Forum investimenti Arabia Saudita – Ue

Civita mostre e musei a Forum investimenti Arabia Saudita – UeRoma, 24 ott. (askanews) – Si è tenuto ieri, 23 ottobre 2023, il primo Forum degli Investimenti fra Arabia Saudita – Unione Europea, un’occasione per riflettere e parlare di cooperazione internazionale. Il Forum, promosso ed introdotto dal Ministro degli Investimenti dell’Arabia Saudita Khalid Al-Falih e dal Vice Presidente della Commissione Europea Maroš Šefcovic, ha delineato, in un’apposita sessione di confronto, il contributo che viene apportato da Turismo, Cultura e Sport quali motori di scambi transnazionali e crescita economica.

In tale sessione ha partecipato Giorgio Sotira, Amministratore Delegato di Civita Mostre e Musei, società con sede in Italia, specializzata nel settore culturale, che opera in Arabia Saudita dal 2020 nel contesto del progetto Riyadh Art, la prima iniziativa nazionale di arte pubblica del Paese del Golfo. Alla sessione hanno partecipato Jerry Inzerillo – Amministratore Delegato di Diriyah Company Group, Margarete Schramboeck – ex Ministra per gli Affari Digitali ed Economici dell’Austria e ora Membro del Consiglio di Amministrazione di Aramco, Giovanna Della Posta – Amministratore Delegato di Invimit, Manfredi Lefebvre d’Ovidio – Presidente dell’Heritage Group, Paolo Barletta – Amministratore Delegato di Arsenale. “La cooperazione internazionale fra UE e Arabia Saudita ha senso laddove venga sviluppata sia nel settore pubblico che in quello privato”, ha dichiarato Giorgio Sotira; con particolare riguardo a quest’ultimo “molte imprese culturali e creative (ICC) dell’UE potrebbero valutare positivamente di investire in Arabia Saudita, utilizzando uno dei loro principali asset, cioè il talento; d’altronde il 95% delle ICC sono piccole e medie imprese, con l’ambizione della crescita che avviene, molto spesso, proprio grazie all’internazionalizzazione”. Questo punto era stato peraltro sottolineato a livello più generale nel corso dell’intervento introduttivo del Forum da parte del Vice Presidente della Commissione Europea Maroš Šefcovic. L’UE rappresenta uno dei maggiori partner commerciali dell’Arabia Saudita e copre circa il 15% del commercio globale del Paese medio-orientale, con oltre 1.300 società del vecchio continente che hanno investito nel Paese medio-orientale.

“La disponibilità delle ICC europee rappresenta una ricchezza anche per il settore culturale in Arabia Saudita, che – attraverso joint-venture – potrebbe giovarsi di un’esperienza internazionale già acquisita e di best practice riconosciute, arricchendole con il proprio tasso d’innovazione e con l’elevata scolarizzazione delle sue nuove generazioni; è così che si potranno creare i presupposti per lo sviluppo del settore privato in ambito culturale, attualmente presidiato principalmente dagli investimenti governativi”. Rilevante lo sforzo saudita, se si pensa che il Ministero della Cultura è stato istituito solo nel 2018 e il settore culturale contribuisce al PIL per circa l’1,5%, livello che – attraverso le strategie portate avanti secondo la Saudi Vision 2030 – dovrà raggiungere il 3%, ossia un livello coerente con la media mondiale.

“La cultura però non è solo business, ma è ciò che modella la nostra identità e dà sostanza al nostro futuro. Se la cultura non è parte del nostro commercio, allora la visione è di breve termine e il commercio diventa la nostra cultura. E’ dunque molto positivo averla inserita al centro di questo dibattito sugli investimenti, perché vuol dire che l’ambizione è quella di una collaborazione di lungo termine fra UE e Arabia Saudita”, così Giorgio Sotira ha concluso il suo intervento presso il Forum.

Poltronesofà entra in Uk: offerta da 99mln di sterline per negozi ScS

Poltronesofà entra in Uk: offerta da 99mln di sterline per negozi ScSMilano, 24 ott. (askanews) – Poltronesofà si prepara a sbarcare nel Regno Unito: la società annuncia di aver raggiunto un accordo con ScS Group per un’offerta in contanti sull’intero capitale ScS, per un corrispettivo complessivo di 99 milioni di sterline. ScS, quotata a Londra, è una società di vendita al dettaglio di divani e poltrone con 100 negozi nel Regno Unito. Il completamento dell’operazione è previsto per il primo trimestre 2024.

Nel dettaglio, Poltronesofà riconoscerà un corrispettivo pari a 270 pence per ogni azione ScS e un dividendo a favore degli azionisti di ScS di 10 pence per azione, per un valore complessivo di 99,387 milioni di sterline (incluso il dividendo consentito). Il totale corrisponde a un premio del 66% rispetto al prezzo di chiusura di ieri delle azioni ScS di 169 pence. Poltronesofà conta oggi 167 negozi in Italia, 106 negozi in Francia e altri 27 negozi nel resto d’Europa (15 in Belgio, 9 in Svizzera, 2 a Cipro e 1 a Malta). “Il percorso di sviluppo del gruppo in Europa – sottolinea la nota – si è dimostrato altamente efficace, stabilendo una forte presenza di negozi in nuove regioni e conquistando quote di mercato nazionali nonostante la limitata conoscenza iniziale del marchio”.

Unicredit, Orcel: non paghiamo tassa extra-profitti, 1,1 mld a riserva

Unicredit, Orcel: non paghiamo tassa extra-profitti, 1,1 mld a riservaMilano, 24 ott. (askanews) – Sulla tassa relativi agli extra-profitti “avevamo due opzioni: uno era pagarla, l’altra era di rafforzare le nostre riserve e non pagarla, a meno che queste non vengano distribuite in un secondo tempo”. Lo ha spiegato l’AD di Unicredit, Andrea Orcel, nella call con le agenzie dopo che nel comunicato sulla trimestrale la banca aveva affermato di aver contribuito con 1,1 miliardi all’imposta straordinaria sulle banche del 2024, destinandoli a riserve proprie non distribuibili.

La scelta, ha sottolineato Orcel, “è razionale e coerente con la nostra strategia che è sempre stata quella anno dopo anno, trimestre dopo trimestre, di distribuire generosamente ma anche di continuare rafforzare il nostro patrimonio”.