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Trasporto aereo, sindacati: il 15 luglio sciopero piloti Malta Air

Trasporto aereo, sindacati: il 15 luglio sciopero piloti Malta AirRoma, 8 lug. (askanews) – Sabato 15 luglio, dalle 12 alle 16, si terrà lo sciopero nazionale dei piloti della compagnia Malta Air che opera i voli di Ryanair”. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo a seguito, si legge in una nota, “della sottoscrizione da parte di alcuni soggetti di un accordo totalmente insoddisfacente per la categoria piloti e vista la totale chiusura al dialogo ed al confronto da parte della compagnia”.

Secondo le tre organizzazioni sindacali si tratta di “un accordo assolutamente insoddisfacente e poco rispettoso della professionalità e del contributo che il personale navigante ha assicurato e che in particolare, nella fase post pandemia, ha consentito all’azienda un deciso incremento della reddittività”.

Vueling, Filt Cgil: il 15 luglio sciopero dalle 10 alle 18

Vueling, Filt Cgil: il 15 luglio sciopero dalle 10 alle 18Roma, 8 lug. (askanews) – “Sabato 15 luglio nuovo sciopero nazionale, dalle 10 alle 18, di piloti e assistenti di volo della compagnia Vueling”. A proclamare la protesta la Filt Cgil “a causa della mancata disponibilità aziendale a sviluppare sane e costruttive relazioni industriali con l’organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa delle istanze dei lavoratori della compagnia”.

“A fronte della nostra disponibilità ad avviare un confronto costruttivo – spiega la Filt Cgil – per scongiurare qualsiasi possibilità di conflitto, continuiamo a riscontrare un totale atteggiamento di chiusura verso l’organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa dei lavoratori e delle lavoratrici assunti in Italia dalla compagnia low cost spagnola, di proprietà del gruppo IAG che comprende anche Iberia e British Airways”.

Trenitalia, sindacati confermano sciopero 24 ore il 13 luglio

Trenitalia, sindacati confermano sciopero 24 ore il 13 luglioRoma, 8 lug. (askanews) – “Confermato dalle 3 del 13 luglio alle 2 del 14 luglio lo sciopero nazionale di 24 ore di tutto il personale Trenitalia”. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal, denunciando che “dopo la prima azione di sciopero dello scorso 14 aprile permangono le criticità nella vertenza sindacale”.

“Serve – spiegano le organizzazioni sindacali – un adeguato piano di assunzioni, una mitigazione dei carichi di lavoro nella programmazione dei turni degli equipaggi, favorendo la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della vita privata, il rilancio del settore manutenzione e ridare centralità alla rete vendita e assistenza ai passeggeri e investimenti tecnologici, crescita professionale e percorsi formativi per tutto il personale degli uffici”. “Trenitalia – chiedono infine Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal – proceda in tempi rapidi alla risoluzione delle problematiche da noi segnalate che penalizzano tante lavoratrici e tanti lavoratori dell’azienda”.

Borsa, Consob: utili quotate in netto meglioramento a fine 2022

Borsa, Consob: utili quotate in netto meglioramento a fine 2022Roma, 8 lug. (askanews) – Capitalizzazione di Borsa in forte calo rispetto al Prodotto interno lordo. Investimenti azionari in brusca frenata, mentre crescono quelli in obbligazioni. Continua a restringersi (9 uscite) il Mercato telematico azionario (Mta), il principale mercato di Piazza Affari. Tuttavia il numero complessivo delle imprese quotate o negoziate in Borsa a Milano sale da 407 a 412, anche se il saldo positivo (+5) è dovuto esclusivamente alla crescita (+16) delle imprese piccole, piccolissime e medie ammesse sull’Egm (Euronext Growth Milan), il mercato non regolamentato dedicato alle Pmi, che compensa il calo su Mta (-9) e su Vorvel (-2), l’ex Hi-Mtf. Al tempo stesso è in netto miglioramento la redditività delle imprese italiane quotate.

È questo il quadro in chiaroscuro della Borsa italiana a fine 2022, rappresentato nell’ultimo Bollettino statistico della Consob. I dati del Bollettino, pubblicato oggi sul sito dell’authority non tengono conto degli sviluppi successivi al 31 dicembre scorso e tratteggiano un mercato mobiliare in leggera ripresa rispetto ai valori registrati a metà anno, ma al di sotto del livello di fine 2021. “Gli indicatori – si legge in una nota – descrivono una situazione economica incerta, che risente della guerra in Ucraina, dell’impennata dell’inflazione trainata, tra l’altro, dai rincari nel settore energetico e che è condizionata anche dai rialzi dei tassi d’interesse, decisi dalla Banca centrale europea”.

Per contro, gli utili relativi al 2022 delle imprese non finanziarie registrano un forte incremento, di ben il 123% a 28,2 miliardi di euro per le quotate su Mta e del 52% a 591 milioni per l’Egm. In miglioramento rispetto al 2021 anche gli utili delle banche (15,3 miliardi di euro, +55%), mentre si registra un calo del 3% per le assicurazioni (a 6,1 miliardi) e del 20% per le altre società finanziarie (a 0,8 miliardi). La flessione dei prezzi dei titoli azionari ha depresso la capitalizzazione complessiva delle società italiane quotate, che al 31 dicembre scorso era scesa del 18,6% su base annua. In relazione al Prodotto interno lordo la capitalizzazione di Borsa si riduce dal 33% di fine 2021 al 25% di fine 2022.

In calo il portafoglio dei titoli detenuti presso intermediari italiani (-8,8%) da famiglie e imprese. In crescita il peso degli investimenti azionari e in obbligazioni emesse da imprese finanziarie. Diminuisce, invece, l’incidenza degli investimenti in fondi comuni. In calo i volumi di attività relativi ai servizi di investimento, in particolare, la raccolta di strumenti finanziari (-15,4% a 363,4 miliardi) e di prodotti assicurativi a prevalente contenuto finanziario (-47,1% a 28,1 miliardi) da parte degli intermediari italiani.

Fabi: le rate non pagate dagli italiani valgono 15 miliardi

Fabi: le rate non pagate dagli italiani valgono 15 miliardiRoma, 8 lug. (askanews) – Sfiora i 15 miliardi di euro il totale delle rate non pagate da quasi un milione di famiglie italiane. E’ quanto emerge da un’analisi sul totale dei crediti deteriorati delle banche riconducibili a nuclei familiari, realizzata dalla Fabi, elbaorando le statistiche della Banca d’Italia. Complessivamente, i crediti deteriorati delle famiglie sono arrivati, a marzo scorso, a 14,9 miliardi: si tratta, nel dettaglio, di 6,8 miliardi di mutui non pagati, di 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e di 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali. Del totale di 14,9 miliardi, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 miliardi sono inadempienze probabili, vale a dire denaro che realisticamente le banche non recupereranno, mentre circa 2 miliardi sono rate scadute, quindi posizioni debitorie meno a rischio.

“È ormai evidente che l’azione della Banca centrale europea per contrastare l’inflazione non sta generando i frutti sperati – dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni -. I prezzi non calano significativamente e l’aumento così veloce del costo del denaro sta provocando un rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui che mette in difficoltà sia le famiglie sia le imprese. La Bce ha già preannunciato di portare il tasso base al 4,25% il prossimo 27 luglio. Noi speriamo in un ripensamento e, comunque, ci auguriamo che tutte le prossime decisioni siano assunte con maggiore cautela da parte della Banca centrale europea. Quanto alle iniziative delle banche per dare respiro alle famiglie, occorre dire con chiarezza che qualsiasi decisione deve essere presa senza ansia e soltanto dopo una adeguata valutazione. Va sfruttata, per ricevere giusti consigli e per essere orientati a compiere scelte consapevoli, anche la competenza e la professionalità di tutte le lavoratrici e i lavoratori delle banche, molti dei quali affrontano, personalmente, problemi identici a quelli della clientela. In particolare, va detto che lo spalma-mutui non è privo di rischi né è un’operazione a costo zero. L’allungamento del piano di rimborso di un mutuo a tasso variabile, infatti, comporta un maggior ammontare di interessi da pagare alla banca oltre al fatto che ci si pregiudica la possibilità di poter beneficiare, nel medio-lungo periodo, di un’auspicabile riduzione dei tassi d’interesse”. Le difficoltà delle famiglie riguardano soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro portato dallo 0 al 4 per cento in 11 mesi: questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati. Sul piano territoriale, in cima a questa particolare classifica, ci sono Lombardia e Lazio con un ammontare delle rate non pagate oltre i 2 miliardi. Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia e Veneto superano il miliardo. Emilia Romagna, Piemonte e Valle D’Aosta, e Toscana restano poco sotto il miliardo. Più contenuto il valore delle somme non pagate nelle regioni più piccole come l’Umbria dove le rate non pagate ammontano a 226 milioni, la Liguria (361 milioni) e la Calabria (418 milioni). Sono quasi un milione le famiglie italiane, strette tra la morsa dei tassi e la corsa dell’inflazione, in arretrato con le scadenze relative a prestiti bancari. La massa di debiti ammalorati è arrivata, a marzo scorso, a 14,9 miliardi: 5,7 miliardi corrispondono a sofferenze (clientela che non pagherà più), 7,1 miliardi sono inadempienze probabili (credito che potrebbe diventare sofferenza), circa 2 miliardi sono rate scadute (posizioni meno rischiose). Più nel dettaglio, 6,8 miliardi corrispondono a mutui per l’acquisto di abitazioni e sono così composti: 2,7 miliardi di sofferenze, 3,4 miliardi di inadempienze probabili, 621 milioni di rate scadute. Ulteriori 3,7 miliardi sono riferiti a credito al consumo: 1,2 miliardi di sofferenze, 1,4 miliardi di inadempienze probabili, 1 miliardo di rate scadute. Gli altri prestiti (come quelli personali, chiesti senza una finalità specifica) hanno generato 4,3 miliardi di deterioramento: 1,7 miliardi di sofferenze, 2,2 miliardi di inadempienze probabili, 339 milioni di rate scadute.

Saldi, Confesercenti: entro domani 10 mln italiani a caccia sconti

Saldi, Confesercenti: entro domani 10 mln italiani a caccia scontiRoma, 8 lug. (askanews) – Saldi estivi, partita la caccia allo sconto. Sono circa 10 milioni gli italiani che approfitteranno entro il weekend dell’inizio delle vendite di fine stagione per acquistare abbigliamento, calzature e accessori a prezzi d’occasione. È quanto emerge da un sondaggio sulle intenzioni di acquisto per i saldi estivi, condotto da Ipsos per Fismo, l’associazione dei negozi di moda Confesercenti.

In media, chi farà shopping nei saldi comprerà circa tre prodotti a testa, anche se il 26,9 per cento ne comprerà quattro o più. In cima alle preferenze degli italiani ci sono le calzature – acquisto segnalato dal 65 per cento, circa il 68 per cento tra le donne – seguite da magliette (t-shirt ma anche top, body e canottiere) che sono ricercate dal 57,3% dei consumatori. Poi pantaloni, jeans, shorts e leggings (53%, ma è il 61 per cento tra gli uomini), costumi (21,5 per cento) e camicie (19,6 per cento). Tra le donne, forti gli acquisti di abiti estivi (31 per cento delle segnalazioni). In tutto, sono oltre 6 su 10 – il 61 per cento – gli italiani che dichiarano di volere acquistare in occasione dei saldi estivi 2023 almeno un prodotto di abbigliamento, calzature e accessori, con un budget previsto di 227 euro a persona. Un ulteriore 30 per cento, invece, è pronto ad acquistare se dovesse trovare l’offerta giusta. Il 27 per cento degli intervistati – pari a circa 10 milioni di italiani – si recherà per negozi, offline e online, già questa settimana, fino a domenica 9 luglio. Il 33 per cento- circa 12 milioni – farà i suoi acquisti la settimana successiva, tra il 10 ed il 16 luglio).

L’appeal degli sconti è reso più forte da inflazione e aumento delle spese fisse, che hanno decisamente condizionato il bilancio delle famiglie nell’ultimo anno. Il 32% dei consumatori dice infatti di aver ridotto, rispetto al 2022, gli acquisti di prodotti moda, soprattutto per via di caro-vita e inflazione (36%), aumento di bollette e rate del mutuo (22%). Incide però anche il cambiamento improvviso delle temperature, soprattutto dopo una primavera più fredda del solito che ha frenato notevolmente gli acquisti di capi e calzature primaverili ed estivi: il 38% dei consumatori ammette che, tra marzo e giugno, ne ha comprati meno dell’anno precedente, visto il persistere di un meteo incerto. “I saldi, nonostante l’avvio ancora troppo anticipato, rappresentano un’opportunità per i consumatori ma anche un momento di bilancio per le attività commerciali dopo anni di perdurante difficoltà – spiega Beniamino Campobasso, presidente nazionale di Fismo Confesercenti -. Quest’anno, come sempre, il commercio di prossimità garantirà correttezza e trasparenza nei prezzi indicandone la cifra di partenza, la percentuale di sconto ed il prezzo finale. È la professionalità che sempre più ci distingue dalla confusione dell’online”.

Lagarde: inflazione cala ma resta alta, e lancia richiamo a imprese

Lagarde: inflazione cala ma resta alta, e lancia richiamo a impreseRoma, 7 lug. (askanews) – L’inflazione nell’eurozona ha iniziato una fase di moderazione “ma il livello resta superiore all’obiettivo del 2% che si ci siamo prefissati per il medio termine, e ci resterà nel 2024 e nel 2025, secondo le stime dei nostri tecnici”. Quindi alla Bce “abbiamo ancora del lavoro da fare per ridurre l’inflazione e raggiungere il nostro obiettivo”. Lo afferma la presidente dell’istituzione europea, Christine Lagarde in una intervista al quotidiano francese La Provence in vista degli incontri economici a Aix-en-Provence, ai quali interverrà questa sera.

Da segnalare il richiamo che Lagarde lancia le imprese. Da mesi la Bce rileva come le aziende abbiano approfittato della fase di alta inflazione per alzare contestualmente loro margini di profitto. La presidente Bce spiega che ora “una questione rilevante sarà sapere se le imprese ridurranno un po’ dei loro margini, per rispondere alle attese di aumento dei salari dei loro addetti e ridare loro potere d’acquisto, come generalmente avvenuto negli episodi inflazionistici precedenti, oppure se assisteremo a un doppio aumento, dei margini e dei salari”. Perché “degli aumenti simultanei dei margini e dei salari accrescerebbero i rischi di inflazione – ha avvertito – di fronte ai quali non resteremmo fermi”.

Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un Neet

Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un NeetRoma, 7 lug. (askanews) – I giovani rappresentano la risorsa chiave per progettare il futuro e per la crescita del Paese. Per questo “è particolarmente preoccupante” la quota prossima al 20 per cento di giovani tra i 15 e i 29 anni che in Italia, nel 2022 non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Si tratta dei cosiddetti Neet, dall’acronimo inglese di Not in employment, education or training. Sono quasi 1,7 milioni di ragazzi e ragazze. Il tasso italiano di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo (11,7 per cento) e, nell’Ue27, secondo solo alla Romania. A lanciare l’allarme è l’Istat nel rapporto annuale 2023 sulla situazione del Paese.

Il fenomeno interessa in misura maggiore le ragazze (20,5 per cento) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9 per cento), in particolar modo la Sicilia, e gli stranieri, che presentano un tasso (28,8 per cento) superiore a quello degli italiani di quasi 11 punti percentuali; questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere, per le quali il tasso sfiora il 38 per cento. Secondo l’Istituto di statistica, “favorirne l’ingresso nel sistema formativo e nel mercato del lavoro potrebbe contribuire a ridurre la dissipazione del capitale umano dei giovani, risorsa sempre più scarsa nel prossimo futuro”.

In Italia l’alta incidenza di Neet si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18 per cento, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8 per cento) rispetto alla media europea (2,8 per cento). Confrontati con la media europea, i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni presentano una quota di partecipazione al lavoro (33,8 per cento) più bassa di oltre 15 punti percentuali, e una scarsa diffusione degli studenti-lavoratori, che nel nostro Paese rappresentano il 6 per cento dei giovani di questa classe di età, mentre nella media europea sono il 16,7 per cento. La quota di Neet, in linea con quanto osservato a livello europeo e con le dinamiche del mercato del lavoro, registra una crescita di 7 punti percentuali tra il 2007 e il 2014, seguita da una riduzione – interrotta solo dalla crisi pandemica nel 2020 – che nel 2022 ha finalmente fatto tornare il livello prossimo al minimo del 2007.

Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62,5 per cento nel Mezzogiorno, contro il 39,5 per cento nel Nord). Un ulteriore 28,9 per cento (482 mila) è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente (in prevalenza scoraggiati o in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca). Infine, quasi il 38 per cento dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Quest’ultimo gruppo si divide in proporzioni simili tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo (il 47,5 per cento tra i ragazzi), chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2 per cento tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3 dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre i tre quarti dei Neet (76,5 per cento) vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo (33,7 per cento) ha avuto precedenti esperienze lavorative, valore che varia tra il 6,8 per cento per chi ha meno di 20 anni, il 46,7 per cento per chi ha 25-29 anni.

L’incidenza dei Neet è di circa il 20 per cento tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14 per cento tra i laureati.

Generali, acquisisce Conning e sigla partnership con Cathay Life

Generali, acquisisce Conning e sigla partnership con Cathay LifeMilano, 6 lug. (askanews) – Generali espande a livello globale l’attività di asset management con l’acquisizione strategica di Conning e delle sue controllate e avvia una partnership a lungo termine con Cathay Life. Lo riporta una nota della compagnia triestina nella quale si legge che “le diversificate compenze di investimento e le attività per clienti terzi di Generali si estendono a Usa e Asia grazie all’esperienza di Conning e delle sue controllate nella gestione di asset per la clientela assicurativa e istituzionale, in linea con la strategia ‘Lifetime Partner 24: Driving Growth’ del Gruppo del Leone.

Con questa operazione, Generali e Cathay Life avviano una partnership a lungo termine. Cathay Life, attraverso il conferimento di Conning Holding in Generali Investments Holding, diventa azionista di minoranza di quest’ultima, la società che comprende la maggior parte delle attività di Generali nell’asset management (con l’eccezione delle attività basate in Cina), stringendo un accordo per la gestione di tali attività della durata minima di 10 anni. Gli asset under management complessivi di Generali aumentano a 845 miliardi di dollari (775 mld di euro circa) grazie all’acquisizione di Conning e delle sue controllate, che portano in dote 157 miliardi di Aum (144 mld di euro circa). Il perimetro di attività comprende Conning (strumenti a reddito fisso per assicurazioni e clienti istituzionali), Octagon Credit Investors (prestiti bancari, CLO e credito alternativo), Global Evolution (debito dei mercati emergenti) e Pearlmark (debito ed equity per il real estate). Come parte dell’ecosistema di asset management di Generali, Conning e le sue controllate continueranno a essere guidate dagli attuali management team e da Woody Bradford, amministratore delegato e presidente.

Conning Holdings Limited è tra i principali asset manager globali dedicati alla clientela assicurativa e istituzionale. Cathay Life, società controllata da Cathay Financial Holdings, è una delle più rilevanti istituzioni finanziarie dell’Asia.

Banche, ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario -31% in 2022

Banche, ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario -31% in 2022Roma, 6 lug. (askanews) – Nel 2022 si è verificata una consistente flessione dei ricorsi presso l’Arbitro Bancario Finanziario (Abf), il sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie tra clienti e gruppi finanziari: un meno 31 per cento a quota 15.400 ricorsi. E secondo quanto riporta lo stesso organismo nella sua relazione annuale, presentata oggi a Roma. Contemporaneamente si è assistito a una significativa ridistribuzione delle controversie per materia, con un notevole aumento del peso dei ricorsi in tema di servizi e strumenti di pagamento, anche per effetto della maggiore diffusione dei pagamenti digitali.

L’Abf è un organismo indipendente, sostenuto nel suo funzionamento dalla Banca d’Italia. Il contenzioso sui finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio e sui buoni fruttiferi postali, come nel 2021, ha continuato a diminuire in relazione alla complessità del quadro normativo: su queste materie gli intermediari tendono a non adempiere alle decisioni dell’Arbitro, rileva la relzione, e i clienti sono disincentivati dal presentare ricorso. Lo scorso anno le decisioni dei Collegi sono state oltre 17.300, in calo rispetto al 2021 coerentemente con la riduzione del numero dei ricorsi ricevuti. Nel 34 per cento dei casi l’esito è stato favorevole ai clienti con l’accoglimento totale o parziale delle richieste; per il 18 per cento dei ricorsi è intervenuta la dichiarazione della cessazione della materia del contendere per accordo intervenuto tra le parti. Nei restanti casi, si legge, il Collegio ha respinto le istanze in quanto infondate.

La complessità del quadro normativo di riferimento connesso con la sentenza Lexitor della Corte di giustizia dell’Unione europea e con la disciplina applicabile ai buoni fruttiferi postali ha continuato a incidere sull’aumento degli inadempimenti alle decisioni dei Collegi da parte di intermediari, che spesso sottopongono la questione all’Autorità giudiziaria. Al di fuori di queste materie, dice l’Abf, il tasso di adesione alle decisioni dei Collegi è stato del 92 per cento. Nel 2022 sono stati riconosciuti ai clienti 19,6 milioni di euro (31 nel 2021), di cui 17,3 già restituiti alla clientela.

Sempre nel 2022 la durata media della procedura, al netto delle sospensioni, è stata di 120 giorni (in diminuzione rispetto al 2021). La durata è di molto inferiore ai 180 giorni previsti dalla normativa, termine entro il quale si è concluso il 93 per cento dei procedimenti. La durata media al lordo delle sospensioni è stata pari a 140 giorni. La tendenziale uniformità degli orientamenti viene favorita dalla sottoposizione delle questioni più rilevanti al Collegio di coordinamento nonché alla Conferenza dei Collegi, importante forum di discussione. Resta in ogni caso fondamentale l’analisi condotta dai singoli Collegi sulle concrete fattispecie sottoposte alla loro attenzione sulla base della documentazione prodotta dalle parti.

L’Abf riferisce che con l’utilizzo di tecniche di machine learning e text mining nel procedimento – attualmente allo studio nell’ambito del progetto AbefTech, il cui avvio è previsto per la fine del 2023 – verrà agevolata la ricerca di decisioni su casi analoghi, attraverso l’individuazione tempestiva dei precedenti e di eventuali contrasti tra gli orientamenti dei Collegi, migliorando così il servizio offerto ai clienti. Inoltre, in attuazione del protocollo d’intesa siglato nel marzo 2020 tra la Banca d’Italia e la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), è continuato il confronto tra l’Abf e l’Arbitro per le Controversie Finanziarie, per prevenire l’insorgenza di conflitti interpretativi o incertezze nella delimitazione delle rispettive competenze. È proseguita inoltre la collaborazione con l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), in vista della costituzione dell’Arbitro Assicurativo, anche attraverso scambi lavorativi tra il personale della Banca d’Italia e quello dell’Ivass stesso. Passando al confronto con la magistratura, gli orientamenti espressi dall’Abf hanno continuato a essere oggetto di interesse da parte dei giudici ordinari, oltre che del mondo accademico. Il confronto con la Magistratura si è rafforzato, grazie alla proficua collaborazione con la Scuola superiore della magistratura su questioni oggetto di comune interesse. La cooperazione internazionale. Il 2022 è stato un anno di intensa cooperazione anche sul piano internazionale. Oltre alla consueta partecipazione alla rete Fin-Net istituita presso la Commissione europea – che rappresenta un’importante sede di confronto tra l’Arbitro e gli altri organismi europei attivi nel settore bancario, finanziario e assicurativo – è stato organizzato un convegno internazionale, conclude la relazione, cui hanno partecipato diversi Adr e autorità di tutela operanti in Europa e negli Stati Uniti.