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Bri: non abbassare guardia su inflazione ma ok rallentare su tassi

Bri: non abbassare guardia su inflazione ma ok rallentare su tassiRoma, 27 feb. (askanews) – Giusto non “cantare vittoria” troppo presto nella lotta all’alta inflazione, ma giusta anche la cautela nel proseguire la manovra monetaria e nel valutare gli effetti delle strette già operate. Quindi “non c’è nulla di sbagliato” nel rallentare la dinamica sui rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. È la valutazione del capo economista della Banca dei regolamenti internazionali, Claudio Borio durante la presentazione dell’ultima rassegna trimestrale dell’istituzione di Basilea.
“Le banche centrali sono state chiare nel dire che al momento la priorità e ottenere il risultato” in termini di ritorno dell’inflazione ai rispettivi valori obiettivo e “evitare di dichiarare vittoria troppo presto. Più persiste a lungo l’inflazione, maggiore è il suo impatto – ha ricordato Borio, capo del dipartimento monetario e economico della Bri -. Serve quindi un atteggiamento cauto che assicuri di non abbassare la guardia troppo presto: è appropriato”.
Nel frattempo “le politiche di bilancio devono mantenere la sostenibilità”, ha affermato durante un briefing con la stampa. Al tempo stesso “è chiara la cautela delle banche centrali che ora iniziano a valutare l’impatto sull’economia dei rialzi dei tassi di interesse già operati. E su questo fattore ci sta ancora incertezza. Qui la questione di fondo è che le banche centrali stanno diventando più dipendenti dall’andamento dei dati”.
Secondo Borio “non c’è nulla di sbagliato nel fatto che ora le banche centrali rallentino sui rialzi dei tassi, peraltro – ha osservato Borio – possono sempre riaccelerare le strette ove se fosse necessario”. Mentre sarebbe più difficile correggere la rotta se ci si accorgesse di essersi spinti troppo oltre. “Le banche centrali devono restare flessibili all’evolversi delle circostanze”.
Nello studio la Bri rileva che un inasprimento anche delle politiche prudenziali sul lato della vigilanza bancaria può essere opportuno durante le fasi di inasprimento delle politiche monetarie, per contenere le probabilità di tensioni finanziarie. E che in generale l’inasprimento monetario ha maggiori probabilità di creare tensioni finanziarie quando riguarda un contesto di elevati livelli di debiti nel settore privato o forti pressioni inflazionistiche.
L’istituzione, spesso chiamata Banca centrale delle banche centrali avverte inoltre che un quadro come quello attuale di contestuali prezzi elevati delle materie prime e forza del dollaro (la valuta con cui prevalentemente si scambiano queste merci) aumenta i rischi di “stagflazione”, cioè di una situazione di crescita economica a rilento o ferma e elevata inflazione.

Gdo, Deloitte: nella top 250 la prima italiana è Conad al 64esimo posto

Gdo, Deloitte: nella top 250 la prima italiana è Conad al 64esimo posto

Seguono Coop, Esselunga ed Eurospin. Fatturato in calo solo per Coop (-0,8%)

Milano, 27 feb. (askanews) – Crescono le aziende italiane del retail ma siamo ancora molto lontani dalle prime 10 posizioni della classifica mondiale stilata da Deloitte. Scorrendo la lista delle prime 250 la prima italiana che incontriamo è Conad in 64esima posizione, seguita da Coop Italia (87esima), Esselunga (116esima) ed Eurospin (145esima).
Dalla 26esima edizione dello studio Global powers of retailing, che analizza i risultati dell’esercizio annuale al 30 giugno 2022 (full year 2021) resi pubblici dai più grandi retailer del mondo, emerge come la gdo italiana registra un andamento generalmente positivo nel 2021: tre su quattro dei player del nostro Paese presenti nella top 250 chiudono l’anno con ricavi anno su anno in crescita rispetto all’intero anno commerciale 2019. Solo Coop subisce una leggera flessione. Nella gdo, Conad si conferma il primo colosso italiano seguito da Coop ed Esselunga; chiude Eurospin che guadagna otto posizioni grazie alle sue performance.

Lagarde: spero che banche aumentino anche remunerazione depositi

Lagarde: spero che banche aumentino anche remunerazione depositiRoma, 27 feb. (askanews) – “Mi auguro che, dato che vogliamo che la trasmissione monetaria venga incanalata nell’economia, le banche riflettano i rialzi dei tassi di interesse anche nel modo con cui remunerano i depositi. Perché dovrebbe veramente avvenire”. Lo afferma la presidente della Bce, Christine Lagarde in una intervista al Times of India concessa nel corso del G20 delle Finanze, che si è svolto tra giovedì e sabato scorso, e i cui contenuti sono stati pubblicati oggi.
La presa di posizione della numero uno della Bce giunge dopo che due settimane fa la divisione di Vigilanza della Banca d’Italia aveva emanato un richiamo agli istituti di credito, che metteva nel mirino le modifiche unilaterali alle condizioni dei conti correnti e guardava anche agli interessi praticati sui depositi.
Bankitalia ricordava che la fase di normalizzazione della politica monetaria della Bce fa seguito a un lungo periodo di tassi di interesse straordinariamente bassi o negativi che avevano già spinto alcune banche ad azzerare la remunerazione dei depositi e ad aumentarne gli oneri a carico dei clienti. “Con l’aumento dei tassi di interesse oggi in corso, tali intermediari sono stati sollecitati a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti. Alcune banche stanno procedendo in tale direzione”, recita un documento del Dipartimento tutela della clientela ed educazione finanziaria servizio vigilanza sul comportamento degli intermediari, pubblicato lo scorso 15 febbraio.
Sul quadro generale della stretta di politica monetaria e dei rialzi ai tassi decisi dalla Bce, Lagarde ribadisce il messaggio che il Consiglio direttivo ripete da settimane. Afferma di vedere “tutte le ragioni per ritenere che opereremo un altro rialzo da 50 punti base” sui tassi di interesse a marzo. E che successivamente “valuteremo: dipenderemo dei dati. Opereremo altri rialzi se necessario riportare l’inflazione al nostro target del 2% in maniera tempestiva. Ci vorrà quello che ci vorrà – spiega -. Quello che so è che riporteremo l’inflazione al 2%. E non vogliamo solo che torni al 2%, ma che ci resti in maniera sostenibile”.

Le Usa Walmart, Amazon e Costco dominano la gdo mondiale per fatturato

Le Usa Walmart, Amazon e Costco dominano la gdo mondiale per fatturatoMilano, 27 feb. (askanews) – Sono Wal-Mart, Amazon e Costco le tre aziende retail, tutte statunitensi, che dominano il podio mondiale delle catene della grande distribuzione per maggior fatturato. È quanto emerge dalla 26esima edizione dello studio di Deloitte Global powers of retailing, il report annuale in cui vengono analizzati i risultati dell’esercizio annuale al 30 giugno 2022 (full year 2021) resi pubblici dai più grandi retailer del mondo.
Secondo il report i 250 retailer più importanti al mondo hanno generato un fatturato pari a 5 mila e 650 miliardi di dollari nel corso dell’anno fiscale 2021 (periodo compreso tra luglio 2021 e giugno 2022), segnando una crescita dell’8,5%, in aumento di 3,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
I primi dieci retailer in classifica contribuiscono per il 34% al fatturato complessivo generato dai 250 maggiori retailer al mondo e le prime quattro posizioni del podio sono stabili: Wal-Mart si conferma al primo posto della top 10, seguono Amazon, Costco e il tedesco Schwarz group. Nel FY2021 è JD.com, l’unica azienda cinese in top 10, a crescere a un ritmo superiore ai competitor e, con una crescita annuale del 25,1%, si colloca in settima posizione. La top 10, che continua a essere dominata da player statunitensi, nel FY2020 registra complessivamente un ritmo di crescita su base annua dell’8%.
Il margine netto complessivo dei primi 10 player è cresciuto di 0,2 punti percentuali rispetto al 3,9% dell’anno fiscale 2020. Target, Walgreens e Amazon hanno visto crescere i rispettivi net profit margin di oltre 1,5 punti percentuali nell’anno fiscale 2021. L’aumento della redditività arriva nonostante la continua pressione causata dall’inflazione, crisi energetica e interruzioni della catena di approvigionamento, oltre all’aumento del costo del lavoro.
L’Europa si conferma l’area geografica più rappresentata, grazie al maggior numero di realtà che trovano posto nella top 250: sono 90 (undici in più rispetto al Nord America e tre in più rispetto all’anno precedente) le aziende che hanno sede nella regione, tuttavia solo due di esse rientrano anche nella top 10 (Schwarz, Aldi Einkauf). Le aziende europee contribuiscono al 33,2% delle retail revenue complessive della top 250 (-0,5 p.p.). I Paesi più rappresentati sono Germania (17 aziende), Regno Unito (19) e Francia (12).
“Pur operando in uno scenario ancora ricco di sfide, il mondo del retail ha visto una ripresa nel corso del 2021, anche grazie al parziale allentamento delle restrizioni pandemiche in buona parte dei Paesi e al ritorno alle abitudini di consumo e acquisto pre-pandemia – commenta Enrico Cosio, Deloitte Partner Deloitte responsabile del settore Retail, Wholesale & Distibution – Tra i vari operatori retail, sicuramente coloro che operano nel settore dell’abbigliamento sono quelli che hanno maggiormente beneficiato del ritorno alla normalità, registrando un aumento delle vendite del 31,3% rispetto al calo del 14% dell’anno precedente. I retailer del mondo del lusso hanno ottenuto performance eccezionali e anche i grandi magazzini hano avuto una crescita dei ricavi del 25,7%. Anche i player dell’e-commerce hanno consolidato la loro crescita con dei risultati ottimi che si sommano ai rendimenti da record dell’intero 2020”.
Come emerge dal report, l’integrazione della tecnologia nel settore del retail è diventata sempre più importante per attirare i clienti nei negozi fisici e creare esperienze di acquisto coinvolgenti. L’uso di tecnologie avanzate come la realtà virtuale e aumentata, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati consente ai vari player di personalizzare le offerte, semplificare i processi di pagamento e coinvolgere in maniera migliore i clienti, fidelizzandoli.
“In seguito del consolidamento dell’abitudine dei consumatori a effettuare acquisti online, i retailer con un ecommerce e i pure players digitali hanno vissuto un anno positivo e si sono dedicati a migliorare le proprie esperienze digitali, non solo online ma anche in negozio – ha aggiunto Cosio – Infatti, nel corso del 2021, la maggior parte dei primi 10 player in classifica ha potenziato le proprie capacità digitali tramite l’introduzione di tecnologie in-store o migliorando la propria offerta omnichannel”.

Mobilità, LimoLane chiude round da 4 mln euro. Ceo: puntiamo a estero

Mobilità, LimoLane chiude round da 4 mln euro. Ceo: puntiamo a esteroMilano, 27 feb. (askanews) – LimoLane, la piattaforma digitale leader nella mobilità premium, ha chiuso un round di investimento da 4 milioni di euro guidato dall’imprenditore seriale Fabio Nalucci, ceo & founder di Gellify, e il veicolo Equity Venture Club. Al round hanno partecipato una selezione di investitori italiani e internazionali di rilievo come Riccardo Martinelli, ex chief investment officer di Partners group in Italia.
Il round di investimento consentirà di aumentare la presenza in piattaforma degli chauffeur services, categoria oggi frammentata, che solo in Italia conta oltre 34.000 micro-attività ben radicate sul territorio ma sprovviste di mezzi tecnologicamente innovativi in grado di ottimizzare il servizio offerto. Inoltre, l’obiettivo di LimoLane è soddisfare una nuova e crescente richiesta di mobilità urbana non di linea da parte di categorie di utenza sia business che consumer Vip.
“In un solo anno LimoLane è cresciuta in maniera esponenziale, ciò dimostra l’efficacia di un business model vincente che in breve tempo si è affermato tra le soluzioni digitali all’avanguardia nel segmento della mobilità premium – ha commentato Nalucci – Supportare il lungimirante e competente team di LimoLane in questa fase di scaling nazionale e internazionale, permetterà al brand di raggiungere un ruolo di leadership globale e inoltre di portare l’expertise imprenditoriale del nostro Paese anche oltre i confini nazionali, come già avvenuto in Gran Bretagna e in Francia”.
La società, nata in Italia nel 2021 ma con ricavi internazionali già nel 2022, ha chiuso il bilancio con ricavi superiori a 8 milioni di euro, 3,2 volte in più di quanto raggiunto l’anno precedente; nata a seguito di un venture building di successo tra Gellify e una realtà tradizionale operante nel mondo Ncc, LimoLane punta a rivoluzionare la mobilità business e premium tramite una piattaforma digitale accessibile dai clienti di tutto il mondo.
Ad oggi è attiva in Italia, Gran Bretagna e Francia, in cui rappresenta il punto di riferimento di qualità per corporate e privati. La piattaforma LimoLane è già multicanale e consente ai clienti una esperienza d’uso completa tramite l’app attiva su smartphone o table, via web e via call center con un’assistenza clienti attiva 24/7. Di recente, la società ha intrapreso l’espansione in Europa con l’apertura di nuove sedi a Londra e Parigi e grazie alla raccolta di capitale continuerà lo sviluppo oltre i confini nazionali, rafforzando il team al fine di affermare il proprio business model anche nei mercati esteri.
La start up ha lanciato anche la LiMO Academy, percorso di formazione tramite cui si mira a creare una nuova figura professionale certificata che sia in grado di distinguersi per la qualità del servizio.
“La chiusura di questa operazione ci rende molto soddisfatti e ci permetterà di continuare a implementare il nostro ambizioso piano, ovvero digitalizzare e innovare il settore della mobilità business – ha concluso Francesco Righetti, ceo di LimoLane – Continueremo a potenziare la nostra tecnologia integrando nuove funzionalità, supportando la nostra community di autisti e società specializzate, rafforzando la nostra presenza locale ed internazionale, con uno sguardo rivolto anche oltreoceano”.

Cresce valore aziende tedesche in Italia: 1.712 per 96 mld fatturato

Cresce valore aziende tedesche in Italia: 1.712 per 96 mld fatturatoRoma, 27 feb. (askanews) – Cresce il valore delle aziende tedesche in Italia, che non hanno arrestato il loro sviluppo nemmeno con la pandemia. E’ quanto emerge da uno studio della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo realizzato, per la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien), sugli investimenti diretti tedeschi in Italia. Secondo i dati Eurostat, la Germania è il primo Paese per numero di imprese estere in Italia, con il 15,7% del totale delle controllate, e il terzo per fatturato generato (16,1% del totale del fatturato prodotto dalle controllate estere nel nostro Paese). Sono 1.712 le aziende tedesche presenti in Italia, con un fatturato di circa 96 miliardi e 193.000 occupati.
Dal 2010 al 2019 – secondo la ricerca – è diminuito il numero di imprese a controllo tedesco, seppur con un calo meno marcato rispetto alla media delle controllate estere in Italia (rispettivamente -0,8% e -1,7% medio annuo). Nello stesso periodo, tuttavia, le controllate tedesche hanno registrato un aumento sia del fatturato (+3,3% medio annuo) sia del numero di occupati (+39.000 unità).
Nel periodo 2019-2021, tra le imprese a controllo estero, quelle tedesche hanno registrato una crescita del fatturato (+7,6%) seconda solo a quella delle controllate statunitensi (+8%), rispetto a una media del +6,3% delle multinazionali estere attive nel nostro Paese.
La Germania è, inoltre, il primo Paese per investimenti Greenfield in Italia: questo tipo di operazione rappresenta il 69% degli IDE tedeschi e il 21% del totale degli investimenti esteri. Le controllate tedesche si distinguono anche per una redditività elevata e in crescita, con un ROE pari a 11,3 nel 2021, e una concentrazione di brevetti nei settori automotive e farmaceutico.
Le aziende a controllo tedesco sono attive principalmente nel commercio (54,7% del totale per fatturato e 45,2% per numero di imprese) e nel settore manifatturiero (28,7% per fatturato e 26,5% per numero di imprese). La ripartizione settoriale degli addetti delle controllate tedesche in Italia si concentra nella meccanica (24,1%) e nell’automotive (21,5%); seguono metallurgia (7,4%) e industria farmaceutica (6,7%).
La distribuzione a livello territoriale, invece, vede la Lombardia quale principale destinazione degli IDE tedeschi: quasi la metà (47,4%) delle aziende a controllo tedesco ha sede nella regione, una percentuale che si attesta al 43,8% nel caso del manifatturiero. Rilevante la presenza di aziende tedesche anche in Trentino-Alto Adige (13,8%), Veneto (10,2%), Emilia-Romagna (7,4%) e Piemonte (6,6%).
«La Germania non è solo il nostro primo partner commerciale. Gli investimenti tedeschi in Italia si concretizzano in un ecosistema produttivo che genera valore e crescita per tutto il sistema Paese», ha dichiarato Jörg Buck, Consigliere Delegato AHK Italien. «Le aziende tedesche attive in Italia sono fortemente integrate nei settori-chiaveche continuano ad alimentare i rapporti economici bilaterali. Le controllate tedesche trovano nel nostro Paese un tessuto produttivo ricco di eccellenze e di realtà a vocazione esportatrice tradizionalmente legate al mercato tedesco».

Risparmio, Nomisma: in 1 anno dimezzata la capacità degli italiani

Risparmio, Nomisma: in 1 anno dimezzata la capacità degli italianiRoma, 27 feb. (askanews) – Pandemia, conflitto russo-ucraino, impennata dei costi dell’energia e rialzo dell’inflazione sono i fattori che più recentemente hanno colpito ecosistemi economici, produttivi e sociali. Questo clima di incertezza si riflette direttamente anche sui consumatori che iniziano ad avvertire in modo intenso la diminuzione del loro potere d’acquisto, dato confermato anche dall’ultima rilevazione Istat che ha visto le vendite al dettaglio diminuire dello 0,8% in volume. Negli ultimi 12 mesi la capacità di risparmio è diminuita o molto diminuita per il 54% degli italiani.
Per comprendere ancora più da vicino il mondo in cui viviamo e anticipare quello in cui vivremo Nomisma lancia l’Osservatorio Changing World che, attraverso rilevazioni bimestrali su un campione rappresentativo di italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, consente di interpretare e anticipare i cambiamenti sociali in corso e indagare aspettative, valori, bisogni e modelli di acquisto dei cittadini.
Dall’Osservatorio emerge come nell’ultimo anno l’88% delle famiglie abbia adottato opportune strategie di risparmio per far fronte al rincaro dell’energia e all’aumento generale dei costi. Nonostante questo, il 14% degli intervistati ritiene di guadagnare meno di quanto avrebbe bisogno per sostenere le spese necessarie.
Per altro, il 25% dele famiglie si ritrova a spendere tutto quello che guadagna solo per far fronte alle spese strettamente necessarie come le utenze, gli imprevisti che riguardano la propria abitazione e l’alimentazione, senza potersi permettere altro. Solo 1 italiano su 2 spende meno di quello che guadagna riuscendo così a risparmiare qualcosa senza dover fare troppe rinunce.
L’indagine condotta da Nomisma evidenzia come a guidare la ricerca del risparmio sia soprattutto l’incertezza che condiziona pesantemente questa fase del ciclo economico. Il 38% di chi risparmia lo fa proprio perché il futuro sembra essere troppo incerto, mentre il 23% mette soldi da parte per affrontare con tranquillità eventuali spese impreviste.
Guardando al futuro le prospettive non sembrano migliori: non solo le famiglie temono di non riuscire a risparmiare, ma il 26% di esse teme di non riuscire ad arrivare alla fine del mese. Inoltre, pensare al risparmio familiare o capire come poter risparmiare parte del reddito è per 1 italiano su 2 motivo di ansia e stress.
“L’attuale periodo storico e gli avvenimenti degli ultimi tre anni hanno modificato e continuano a modificare profondamente la quotidianità degli italiani” – sottolinea Valentina Quaglietti di Nomisma. “Se da un lato abbiamo preso coscienza del fatto che si è delineato un new normal che nulla ha a che vedere con il pre-pandemia, dall’altro si è diffusa anche la consapevolezza che sarà sempre più ricorrente il verificarsi di nuove normalità. Ed è proprio su questi presupposti che Nomisma ha dato vita a questo nuovo osservatorio che vuole essere uno strumento concreto a disposizioni di imprese, associazioni, istituzioni e policy maker che – in un mondo in continua trasformazione – vogliono intercettare tempestivamente le nuove tendenze e rendere la conoscenza del loro mercato di riferimento una leva strategica di crescita”.

Confcommercio: 100mila negozi spariti dal 2012 a oggi

Confcommercio: 100mila negozi spariti dal 2012 a oggi

Aumentano attività di alloggio e ristorazione. Sempre più imprese gestite da stranieri

Roma, 27 feb. (askanews) – Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).
Nelle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord. Questi i principali risultati dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”.
Cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).
La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E rimane fondamentale l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 mld nel 2015 a 48,1mld nel 2022. Elemento, questo, che ha contribuito maggiormente alla desertificazione commerciale ma che rimane comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.
Tutte le attività considerate – sottolinea Confcommercio – ammontano a poco meno di 884mila unità che è la somma di dettaglio in sede fissa, ambulanti e alberghi e pubblici esercizi più le altre attività di commercio al di fuori dai negozi. Tanto per il totale Italia quanto per le 120 città considerate, se è possibile affermare che il tessuto produttivo e commerciale abbia tenuto molto bene durante la pandemia e abbia attraversato con successo le più difficili fasi della crisi energetica, allo stesso tempo è necessario rimarcare la perdita di tessuto commerciale in sede fissa, con una riduzione del numero di punti di vendita attorno al 4% tra il 2019 e il 2022, valore che supera il 9% per gli ambulanti. Rispetto al 2012, le perdite oggi valgono quasi 100mila unità per il dettaglio in sede fissa, di cui un quarto circa nelle 120 città considerate.
La crescita delle attività di alloggio e ristorazione non compensa le riduzioni del commercio, ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta nelle città e nell’economia in generale. Complessivamente, la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione.

Istat: a febbraio aumenta fiducia consumatori, stabile per imprese

Istat: a febbraio aumenta fiducia consumatori, stabile per impreseRoma, 27 feb. (askanews) – A febbraio è in aumento l’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 100,9 a 104,0), mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese rimane stabile a quota 109,1. E’ la stima dell’Istat.
Tra le serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori sono in deciso miglioramento le opinioni sulla situazione economica generale mentre emergono segnali contrastanti dalle variabili riferite alla situazione economica familiare. I quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti riflettono le variazioni registrate dalle singole variabili: il clima economico e il clima futuro registrano aumenti marcati (rispettivamente da 107,6 a 114,5 e da 108,6 a 113,4) mentre il clima personale e quello corrente aumentano in misura più contenuta (nell’ordine, da 98,6 a 100,5 e da 95,7 a 97,6).
Quanto alle imprese, il clima di fiducia peggiora nel comparto dei servizi di mercato (da 104,2 a 103,3) e in quello delle costruzioni (da 158,8 a 157,2), rimane stabile nella manifattura (a 102,8) e migliora nel commercio al dettaglio (da 110,6 a 114,6).
Considerando le componenti dei climi di fiducia delle imprese calcolati per i diversi comparti, l’Istat rileva che nei servizi di mercato i giudizi e le attese sugli ordini peggiorano mentre le opinioni sull’andamento degli affari sono in lieve miglioramento rispetto al mese scorso; nelle costruzioni valutazioni sugli ordini in peggioramento si affiancano ad aspettative sull’occupazione presso l’azienda in aumento. Per quanto riguarda la manifattura, le opinioni sugli ordini e sulla domanda e le aspettative di produzione registrano una dinamica positiva laddove le valutazioni sulle scorte evidenziano un accumulo. Infine, nel commercio al dettaglio giudizi e, soprattutto, aspettative sulle vendite sono stimate in deciso miglioramento mentre il saldo dei giudizi sulle scorte aumenta.

Cresce sui media l’interesse sui temi di “innovazione sociale”

Cresce sui media l’interesse sui temi di “innovazione sociale”

Indagine Mimesi per il Social Innovation Campus di Fond. Triulza

Milano, 27 feb. (askanews) – Il tema dell’innovazione sociale, le tematiche legate alla collaborazione e sostenibilità sono al centro delle discussioni e dei confronti in tutti gli ambiti di attività; la loro presenza cresce su tutti i media; influencer, aziende e istituzioni ne fanno oggetto prioritario delle loro presenze e interazioni sui social. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Mimesi in occasione della quarta edizione del Social Innovation Campus promosso da Fondazione Triulza che si svolgerà l’1 e il 2 marzo in presenza a Milano – in Mind.
Il tema dell’innovazione sociale è citato in 57 mila post/articoli nell’anno 2022, in calo del 12% rispetto al 2021 dove si erano registrate 65K mention totali, ma il numero di utenti raggiunti risulta in aumento del 18%, passando dai 51 milioni del 2021 ai 60milioni del 2022. Questo dato è il sintomo di un crescente interesse mostrato dagli utenti, piuttosto costante durante tutto l’arco dell’anno e su tutti i media analizzati (news online e universo social).
Tra le parole più correlate al tema spiccano termini come “sviluppo”, “progetto”, “comunità”, “collaborazione”, “sostenibilità” e “società”, che indicano che l’innovazione sociale viene portata avanti con un approccio concreto (progetto, collaborazione), che tende ad avere un impatto nella vita delle persone (comunità, società, sviluppo). Una conferma della grande trasversalità del tema la si trova nell’analisi delle espressioni più ricorrenti, tra queste emergono: “terzo settore”, “sviluppo sostenibile”, “rigenerazione urbana”, “modelli di business”, ed eventi come il “Salone della CSR” e il “Social Innovation Campus” di Fondazione Triulza.
“Dalla ricerca emerge la conferma al fatto che sia fondamentale la collaborazione tra organizzazioni del terzo settore, economia civile, aziende, istituzioni e ricerca perché l’innovazione sociale sia al centro dello sviluppo nei diversi settori – dice Chiara Pennasi, direttore di Fondazione Triulza – Fondazione Triulza opera in Mind con tutti gli stakeholder per promuovere l’attenzione all’ambiente, all’inclusione sociale e alla sostenibilità a tutto tondo nella città del futuro che sono frutto dell’alleanza tra settori diversi. Volontariato, coprogettazione tra profit e no profit e start up a impatto sono strategici per la crescita di progetti di innovazione sociale”. Business e tecnologie dimostrano grande interesse sul tema, e il maggiore numero di menzioni sui media online e social riguardano temi vicini alle persone: sostenibilità e cambiamento climatico (18 mila mention) seguito da lontano da startup (6.500) e inclusività (oltre 3.000). Nonostante il ruolo del terzo settore riconosciuto su questi temi il maggiore numero di interazioni con gli utenti le generano influencer, aziende e rappresentanti istituzionali: da Chiara Ferragni al ministro Crosetto, a Leroy Merlin parlando di progetti o temi concreti. Tra i profili social più impegnati nell’ambito dell’innovazione sociale, con un gran numero di post o articoli pubblicati, emergono account dedicati ai mondi sociale/ambientale (come il portale Innovazione Sociale) e allo smart finance, ma anche aziende private e centri studi.
“In seguito al confronto tra l’Osservatorio realizzato quest’anno e analisi elaborate da Mimesi diversi anni fa, come l’Osservatorio sulla CSR del 2014 e Osservatorio sulla Social Innovation del 2018) – dice Marina Bonomi, amministratore delegato di Mimesi – è emerso che, grazie a realtà come Fondazione Triulza, è stato svolto un gran lavoro sulla consapevolezza dei temi legati alla Social Innovation. Se nel 2014, l’89% delle conversazioni era generato da aziende, mentre i contributi spontanei dei non addetti ai lavori erano presenti solo in modo marginale, oggi, tematiche come sostenibilità, cambiamento climatico e inclusività sono diventati di dominio pubblico e sui social media ci sono sempre più persone che ne parlano e si informano (reach di 60M nel 2022, + 18% rispetto al 2021)”.
Il report completo dell’Osservatorio sulla Social Innovation 2024 è disponibile al link https://www.mimesi.com/ebook-social-innovation-fondazione-triulza/
Il Social Innovation Campus torna in presenza nella Social Innovation Academy di Mind – Milano Innovation District. La quarta edizione sarà dedicata al tema delle transizioni, da quella ecologica a quella digitale, giuste e inclusive e si svolgerà mercoledì 1 e giovedì 2 marzo: Transition4All. Verso un futuro sostenibile. Tutti i contenuti saranno accessibili anche Online per permettere, come le scorse due edizioni, di seguire il programma culturale da tutta Italia. Info e registrazione al sito www.sicampus.org
Il Social Innovation Campus promosso da Fondazione Triulza è il primo Campus italiano sull’Innovazione Sociale che ha coinvolto nelle sue tre prime edizioni circa 14.000 persone, di cui la metà giovani studenti delle scuole secondarie di secondo grado e universitari. Al Campus lavorano insieme e si confrontano studenti, terzo settore ed economia civile, imprese tecnologiche, finanza, università e centri di ricerca, istituzioni immersi nell’ecosistema MIND per condividere soluzioni innovative, sostenibili e inclusive.