Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Confindustria, superospite Mattarella per l’ultima assemblea di Bonomi

Confindustria, superospite Mattarella per l’ultima assemblea di BonomiRoma, 14 set. (askanews) – Carlo Bonomi si prepara alla sua ultima assemblea da presidente di Confindustria. Venerdì, di fronte ad una platea di oltre 2mila partecipanti riuniti all’Auditorium Parco della Musica, il leader degli industriali farà un primo bilancio dei suoi quattro anni alla guida dell’associazione di viale dell’Astronomia ed esprimerà, molto probabilmente, le proprie preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica e per le tensioni internazionali legate alla guerra russo-ucraina. Prevista, quest’anno, la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Presente, inoltre, il premier Giorgia Meloni con la squadra di governo quasi al completo.

Bonomi, nelle ultime dichiarazioni, aveva già confessato di non essersi annoiato durante la sua presidenza: “In questi anni non mi sono annoiato, sono stato eletto in pieno Covid, ho avuto il problema dello shock delle materie prime, c’è stato lo shock energetico, la guerra russo-ucraina, la più grande siccità da settant’anni, le alluvioni, 24 ore di colpo di stato in Russia” e via dicendo. Nonostante il contesto difficile però, gli imprenditori sono stati “eroi civili”, concetto caro a Bonomi che con rammarico aveva fatto notare: “il Paese non ci ama quanto noi lo amiamo”. Un tema su cui potrebbe tornare ad insistere. Resta lettera morta, invece, il famoso Patto per l’Italia, lanciato dal leader degli industriali nella sua prima assemblea e mai raccolto dalle controparti. E intanto è partita, con le consuete indiscrezioni, la corsa per la successione. Molti i concorrenti ai nastri di partenza. Tra i nomi circolati c’è quello di Enrico Carraro, attuale numero uno di Confindustria Veneto, quello del ligure Antonio Gozzi, numero uno di Federacciai, ma anche quelli di alcuni imprenditori della squadra di Bonomi. Si tratterebbe di Alberto Marenghi, vicepresidente con la delega all’Organizzazione, di Maurizio Stirpe, vicepresidente con delega al Lavoro e Relazioni industriali e di Emanuele Orsini, vicepresidente con delega per il Credito, la finanza e il fisco.

Il meccanismo di elezione del presidente di Confindustria ha tempi e rituali precisi. La partita inizierà ufficialmente a gennaio quando il Consiglio Generale estrarrà i nominativi dei tre saggi che comporranno la Commissione di designazione. I tre, estratti da una rosa di sei-nove nomi, saranno poi chiamati a sondare la base imprenditoriale, nella prima settimana dall’insediamento, e potranno ricevere eventuali autocandidature sostenute da almeno il 10% dei voti assembleari o dal 10% dei componenti del Consiglio Generale, entrambe con dichiarazione firmate dai presidenti delle associazioni o dai sostenitori membri del Consiglio Generale. Le auto candidature dovranno essere accompagnate anche dalle linee programmatiche. I saggi, d’intesa con il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi e con il Collegio dei Probiviri, verificheranno, sotto il profilo personale, imprenditoriale, professionale e associativo, le autocandidature. La stessa Commissione di designazione comunicherà, poi, agli interessati la conclusione degli accertamenti preliminari. Nelle settimane successive, prenderà il via il tour nazionale dei saggi. Verranno ascoltati i presidenti delle Associazioni e i più importanti componenti del Consiglio Generale. Durante questo passaggio i tre raccoglieranno le espressioni di consenso sugli eventuali nominativi indicati dalle associazioni stesse e sulle autocandidature formalizzate nella prima settimana di lavoro. Dopo aver effettuato le necessarie verifiche di conformità, la Commissione provvederà a comunicare ai presidenti delle Associazioni i nomi dei candidati emersi dal giro di consultazioni e le loro linee programmatiche, che saranno richieste agli stessi qualora la Commissione avrà rilevato un consenso significativo.

Al termine delle consultazioni, i saggi individueranno i nominativi dei candidati che saranno chiamati ad ufficializzare l’accettazione della candidatura e ad illustrare il proprio programma in occasione del Consiglio Generale in genere fissato a marzo. Al di fuori dei canali di consultazione, possono essere ammessi alla presentazione della propria candidatura anche quegli imprenditori che certifichino per iscritto – con dichiarazione firmata dai presidenti delle associazioni sostenitrici – di poter disporre di un consenso pari ad almeno il 20% dei voti rappresentati nell’assemblea dei delegati, in regola con il versamento dei contributi associativi. Successivamente, di solito a fine marzo, il Consiglio generale di Confindustria voterà, a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei votanti, il nome del futuro presidente che verrà poi proposto all’assemblea dei delegati. Il Consiglio generale di aprile voterà la proposta di squadra di presidenza, composta da un massimo di dieci vicepresidenti. Infine, l’assemblea dei delegati, a maggio, eleggerà il nuovo presidente, insieme alla sua squadra.

Mlp

Startup, Neva raddoppia: 500mln per il tech, cerchiamo supereroi

Startup, Neva raddoppia: 500mln per il tech, cerchiamo supereroiMilano, 13 set. (askanews) – Neva Sgr raddoppia le risorse per l’innovazione e si prepara al lancio di due nuovi fondi di venture capital per complessivi 500 milioni di euro. La Sgr del gruppo Intesa Sanpaolo, dopo il primo fondo da 250 milioni di euro, lancerà i due nuovi veicoli nel secondo semestre del 2024: Neva II Global avrà una dotazione di 400 milioni di euro, mentre Neva II Europe potrà contare su 100 milioni e si focalizzerà al 70% sull’Italia.

“Cerchiamo società in cui il team ha originalità e credibilità, con una chiara visione su come rendere sistematica la vendita dei loro prodotti e sul meccanismo di exit”, dice il ceo e general manager di Neva, Mario Costantini. “Devi essere un supereroe per saperlo fare: noi cerchiamo supereroi che nell’arco di vita del fondo, in 10 anni, possano creare aziende con valori anche superiori al miliardo di euro”, sottolinea il top manager. Per intercettare gli unicorni del futuro Neva Sgr diversificherà gli investimenti, puntando su Stati Uniti, Israele, Europa e Italia. “Quattro sono i settori – spiega Costantini – Il primo è Climate Tech and Energy Transition, poi Lifescience, Digital Transformation e Aerospace and Manufactoring, dove l’Italia può avere un grande vantaggio competitivo rispetto agli altri paesi: vogliamo aiutare i nostri fuoriclasse ad espandere le loro soluzioni su diversi mercati”, ha detto. “Volontariamente – ha spiegato Costantini – non abbiamo preso posizioni né sul Web 3.0 né sulla Generative Ai: li osserviamo con grande attenzione e vediamo tante operazioni, ma finché non abbiamo capito bene qual è il fattore distintivo di queste società preferiamo non metterci piede”.

Alla raccolta da mezzo miliardo, per la quale c’è un “significativo” commitment di Intesa Sanpaolo, Neva si presenta con il track record del primo fondo da 250 milioni di euro lanciato ad agosto 2020. Ne sono stati già investiti 142, in 35 società: “Il nostro portafoglio è robusto e resiliente, siamo molto soddisfatti della performance”, ha detto Luca Remmert, presidente di Neva Sgr. “I risultati già ottenuti con il fondo Neva First hanno dimostrato l’elevata professionalità del nostro team, composto da analisti interfunzionali e internazionali con comprovata esperienza e profonda conoscenza dei mercati”. Per i nuovi fondi, ha assicurato Remmert, “utilizzeremo gli stessi criteri altamente selettivi per individuare le aziende in fase di crescita con vantaggi competitivi a lungo termine, grandi opportunità di mercato e adesione ai criteri ESG e dell’economia circolare”. Delle 35 imprese in portafoglio, tra le quali l’insurtech Yolo e la proptech Casavo, Neva guarda già alle prime (positive) uscite dal capitale: “Nel 2025 pensiamo di poter vedere le prime exit nel nostro portafoglio, riteniamo sulla base degli ultimi piani delle società che questo possa accadere anche con operazioni interessanti sotto il profilo dei numeri”, ha sottolineato Costantini. “In questo momento – ha dettagliato il ceo – abbiamo una azienda che ha già raggiunto tutte le metriche per poter andare verso la exit e siamo solo in attesa che ci siano le condizioni di mercato; ma ci sono anche società che potrebbero fare nei prossimi anni delle trade sale”.

Giorgetti: nessuna proroga al Superbonus 110% nelle forme attuali

Giorgetti: nessuna proroga al Superbonus 110% nelle forme attualiMilano, 13 set. (askanews) – “Non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del question time, rispondendo a un’interrogazione sulla proroga al 2024 del superbonus 110%, con particolare riferimento agli interventi relativi a condomini. “Se da una parte la stima dell’impatto macroeconomico del Superbonus 110% è incerta, dall’altra parte la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e dovrà darsene conto anche nella prossima nota di aggiornamento al Def”, ha spiegato Giorgetti. “Misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3% del patrimonio immobiliare esistente, prime e seconde case, al mare e ai monti, di ricchi e di poveri, e anche sei castelli”.

Bce, giovedì deve scegliere se alzare ancora i tassi o fare una pausa

Bce, giovedì deve scegliere se alzare ancora i tassi o fare una pausaRoma, 13 set. (askanews) – Giovedì torna a riunirsi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, in occasione delle decisioni che ogni sei settimane vengono prese sulla politica monetaria e, in questa fase, in particolare sul livello dei tassi di interesse. L’incertezza che circonda gli esiti di questa riunione appare più elevata rispetto alle decisioni precedenti.

Nell’ultimo anno, cercando di contrastare l’alta inflazione, la Bce ha alzato i tassi di 425 punti base complessivi (4,25 punti percentuali). Negli ultimi mesi il caro vita ha iniziato a moderarsi, ma al 5,3% a luglio per la media dell’eurozona resta ben al di sopra del valore obiettivo perseguito dall’istituzione (2% simmetrico). Dal direttorio di fine luglio in poi diversi esponenti della Bce e dell’Eurosistema – nel Consiglio siedono tutti i governatori di Banche centrali nazionali dell’area euro – hanno ribadito il messaggio che giovedì sono possibili due opzioni: operare un nuovo aumento dei tassi (con ogni probabilità da 25 punti base) oppure mantenere lo status quo in vista di future ulteriori decisioni.

La debolezza degli sviluppi dell’economia delle ultime settimane ha alimentato le attese per la seconda possibilità. Tuttavia il persistere dell’inflazione sopra i livelli di guardia potrebbe rendere la questione molto dibattuta. La Bce comunicherà le sue decisioni alle 14:15 italiane e mezz’ora dopo la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa informativa.

Intanto la Bce ha pubblicato il suo parere tecnico sulla tassa straordinaria sugli extra profitti delle banche in Italia approntata dal governo. Nel documento vengono ravvisati rischi di compromettere la trasmissione delle misure di politica monetaria, di favorire la frammentazione del sistema bancario rispetto al resto dell’Ue e di aumentare i costi per attirare nuovo capitale. La Bce raccomanda “cautela” su questa misura, per garantire che l’imposta “non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti”, per eventuali futuri deterioramenti del credito.

Inoltre la Bce richiede che al fine di valutare l’applicazione dell’imposta dal punto di vista della stabilità finanziaria il decreto venga “accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario”, con in particolare uno studio sull’impatto sulla redditività a lungo termine, sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti, sulle condizioni di concorrenza sul mercato e sul mercato delle liquidità.

Ryanair a Urso: ritiri decreto illegale, rispettare diritto Ue

Ryanair a Urso: ritiri decreto illegale, rispettare diritto UeMilano, 13 set. (askanews) – Ryanair torna di nuovo all’attacco e chiede al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “di ritirare il decreto illegale sul controllo dei prezzi, di cui né lui né il suo ministero sono in grado di spiegare il funzionamento”.

“Il decreto sul controllo dei prezzi – sottolinea in una nota la compagnia aerea – viola il Regolamento Ue 1008/2008 sui servizi aerei, che garantisce a tutte le compagnie aeree dell’Ue la libertà di fissare i prezzi e che negli ultimi anni ha permesso di abbassare le tariffe e di ottenere un’incredibile crescita del traffico in Italia”.

L’Inps: la speranza di vita degli operai è 5 anni meno di quella dei dirigenti

L’Inps: la speranza di vita degli operai è 5 anni meno di quella dei dirigentiRoma, 13 set. (askanews) – “La speranza di vita varia significativamente in funzione del ‘reddito coniugale’, che consente una caratterizzazione più accurata delle disponibilità, soprattutto per le donne il cui reddito individuale in molti casi non riflette correttamente le risorse a disposizione. Oltre al reddito, si è tenuto conto della gestione previdenziale (che riflette, anche se in modo imperfetto il tipo di attività lavorativa) e della regione di residenza del pensionato che ne coglie il contesto socioeconomico. L’analisi mostra che la mortalità varia in modo molto significativo al variare di queste caratteristiche. Per esempio, la speranza di vita a 67 anni di un ex lavoratore dipendente con ‘reddito coniugale’ nel primo quinto della distribuzione è di quasi 5 anni inferiore a quella di un ex contribuente ai fondi Inpdai (il fondo previdenziale dei lavoratori dirigenti di impresa, confluito in Inps dal 2003), volo e telefonici nel quinto più alto della distribuzione”. E’ quanto rileva il XXII rapporto annuale dell’Inps.

“Per le donne le differenze sono minori, ma comunque importanti – sottolinea l’istituto – una residente in Campania nel primo quinto della distribuzione del reddito ha una speranza di vita di quasi 4 anni inferiore a una residente in Trentino-Alto Adige con reddito nel quinto più alto. La presenza di differenze così significative è problematica dal punto di vista dell’equità ed anche della solidarietà in quanto l’attuale sistema previdenziale applica al montante contributivo un tasso di trasformazione indifferenziato, che presuppone speranza di vita indifferenziata. Il non tener conto del fatto che i meno abbienti hanno una speranza di vita inferiore alla media risulta inevitabilmente nell’erogazione di una prestazione meno che equa a tutto vantaggio dei più abbienti”. Un’altra importante differenza che rileva il rapporto riguarda l’assegno pensionistico e le differenze di genere. Lo stock di prestazioni pensionistiche erogate è rimasto “sostanzialmente invariato”. I pensionati sono circa 16 milioni, di cui il 52% donne, e l’importo lordo della spesa è poco sopra i 320 miliardi di euro, ma l’importo medio percepito dagli uomini è superiore del 36% a quello delle donne.

L’istituto di previdenza eroga 315 miliardi di euro e oltre metà della spesa pensionistica è per prestazioni di anzianità/anticipate, seguite da vecchiaia e pensioni al superstite. Le prestazioni assistenziali (agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali) assorbono l’8% del totale.

Eurozona, produzione industria luglio -1,1% su mese e -2,2% annuo

Eurozona, produzione industria luglio -1,1% su mese e -2,2% annuoRoma, 13 set. (askanews) – Ancora uno sviluppo negativo per l’economia dell’eurozona. Stavolta dalla produzione industriale, che secondo l’ultima rilevazione effettuata da Eurostat ha accusato un calo dell’1,1% a luglio rispetto al mese precedente, quando era invece aumentata dello 0,4%. Nel confronto su base annua la flessione della produzione è proseguite e si è aggravata con un meno 2,2%, a fronte del meno 1,1% di giugno.

Secondo l’ente di statistica comunitario la maggiore debolezza a luglio ha investito i beni di investimento e i beni di consumo durevoli, con cali, rispettivamente, del 2,7% e del 2,2% sulla produzione rispetto al mese precedente. L’energia invece ha registrato una ripresa dell’1,6%.

Banche, Bce vede rischi da tassa extra profitti e chiede analisi

Banche, Bce vede rischi da tassa extra profitti e chiede analisiRoma, 13 set. (askanews) – La tassa straordinaria sugli extra profitti delle banche in Italia rischia di compromettere la trasmissione delle misure di politica monetaria della Bce, di favorire la frammentazione del sistema bancario rispetto al resto dell’Ue e di aumentare i costi per attirare nuovo capitale. Lo rileva la Bce nel parere pubblicato oggi rispetto al provvedimento approntato dal governo, notificato alla stessa istituzione lo scorso 11 agosto.

La Bce raccomanda “cautela” su questa misura, per garantire che l’imposta “non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti”, per eventuali futuri deterioramenti del credito. Inoltre la Bce richiede che al fine di valutare l’applicazione dell’imposta dal punto di vista della stabilità finanziaria il decreto venga “accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario”, con in particolare uno studio sull’impatto sulla redditività a lungo termine, sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti, sulle condizioni di concorrenza sul mercato e sul mercato delle liquidità.

Infine Francoforte chiede di chiarire la nozione di “attività totali” rispetto al “perimetro” delle banche e quale sarebbe il trattamento degli enti creditizi in cui siano avvenute fusioni e acquisizioni durante il periodo di stima per il calcolo dell’imposta. La Bce ricorda di essere “competente a formulare un parere in virtù del trattato sul funzionamento dell’Unione europea” sulle disposizioni applicabili agli istituti finanziari “nella misura in cui esse incidono in maniera significativa sulla stabilità degli istituti e dei mercati finanziari e sui compiti della Bce relativi alla vigilanza prudenziale degli enti creditizi”. E di aver adottato di recente un parere su iniziative simili da parte della Spagna e della Lituania, che in entrambi casi ha analizzato dal punto di vista della politica monetaria, della stabilità finanziaria ed è la vigilanza prudenziale sulle banche. Il parere è stato adottato dall’intero Consiglio direttivo.

Istat: cresce l’occupazione femminile, ma Italia resta maglia nera in Ue

Istat: cresce l’occupazione femminile, ma Italia resta maglia nera in UeRoma, 13 set. (askanews) – Nel secondo trimestre 2023, il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni sale a 52,6% (+1,2 punti in un anno), mostrando una crescita ininterrotta dal secondo trimestre 2021. Lo ha comunicato l’Istat, in un focus sull’occupazione femminile, spiegando che, nonostante ciò, il livello di occupazione femminile in Italia è inferiore a quello di tutti gli altri paesi dell’Unione europea: nel 2022 il tasso di occupazione è di 13,8 punti inferiore a quello medio europeo, distanza che è anche aumentata rispetto al periodo pre-pandemia (nel 2019 si attestava a 12,7 punti).

Gli effetti della pandemia hanno ampliato anche la distanza tra i tassi femminili e maschili che da 17,5 punti nel secondo trimestre 2019 è salita a 18,1 punti nel secondo trimestre 2023. Tale dinamica ha allontanato l’Italia dall’Ue anche in termini di gap di genere nel tasso di occupazione, poiché la media europea ha mostrato un miglioramento (da 10,3 punti del 2019 a 9,8 punti del 2022). In termini occupazionali, infatti, la crisi sanitaria in Italia ha coinvolto soprattutto i settori del terziario che più spesso utilizzano lavoro femminile, e anche il successivo recupero, osservato a partire dal secondo trimestre 2021, ha interessato in particolare i settori delle costruzioni e dell’informazione e comunicazione, caratterizzati da una presenza maschile superiore alla media: le donne rappresentano solamente il 7,8% degli occupati nelle costruzioni e il 29,5% di quelli nel comparto di informazione e comunicazione (sull’intera economia le donne rappresentano il 42,3% del totale occupati). Tali effetti sono decisamente diversi da quelli osservati nella precedente crisi (2009-2013) che avevano ridotto il divario di genere, per effetto del peggior andamento dell’occupazione nei settori a prevalenza maschile (industria e costruzioni).

La dinamica dell’occupazione dell’ultimo periodo, soprattutto quella femminile, ha ampliato i già marcati divari per livello di istruzione: nel secondo trimestre 2023, il tasso di occupazione delle laureate è di due punti percentuali superiore a quello dello stesso trimestre 2019, differenza che tra le diplomate si riduce a 0,8 punti e tra le donne con al massimo la licenza media si annulla; le laureate raggiungono un tasso di occupazione di oltre due volte e mezzo superiore a quello di chi ha un basso titolo (79,4% contro 30,4%) e di 22 punti superiore a quello delle diplomate (57,2%). Il ruolo fondamentale del livello di istruzione per l’accesso delle donne al mercato del lavoro è ancor più evidente nel Mezzogiorno dove la quota di donne di 15-64 anni che lavorano (35,8% il totale) tra le laureate raggiunge il 69,9%, valore di 14,6 punti inferiore a quello delle laureate del Nord, un divario che, seppur elevato, è decisamente più contenuto di quello osservato per i titoli di studio più bassi. Anche il divario di genere in termini di tasso di occupazione diminuisce all’aumentare del livello di istruzione e nel passaggio dal Mezzogiorno al Nord: nel secondo trimestre 2023, il gap tra uomini e donne è minimo (4,3 punti) tra i laureati del Nord ed è massimo (30,5 punti) tra chi ha conseguito al più la licenza media e risiede nel Mezzogiorno.

La partecipazione delle donne è anche molto legata ai carichi familiari: nel secondo trimestre 2023 il tasso di occupazione delle 25-49enni è pari all’81,3% se la donna vive da sola, scende al 76,2% se vive in coppia senza figli e al 60,2% se ha figli. Anche il divario a sfavore delle madri si riduce sensibilmente all’aumentare del titolo di studio: tra le laureate il tasso di occupazione è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo in famiglia e dalla ripartizione di residenza. Nel complesso, il tasso di occupazione delle 25-49enni oscilla da un minimo di 22,9% tra le madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio a un massimo di 97,0% tra le donne laureate che vivono da sole al Centro. Differenze di genere si riscontrano anche nella qualità del lavoro. Oltre un quarto delle donne (27,2%) presenta elementi di vulnerabilità legati alla precarietà lavorativa (dipendenti a tempo determinato e collaboratori) e/o all’impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno (part-time involontario); tra gli uomini la quota dei lavoratori vulnerabili scende al 15,6%1. Inoltre, il fenomeno è più diffuso nelle regioni meridionali per entrambi i generi (35,2% le donne e 21,4% gli uomini), dove anche la differenza tra donne e uomini è più ampia. La vulnerabilità e il divario di genere diminuiscono all’aumentare del livello di istruzione: tra chi ha conseguito al massimo la licenza media, la quota dei lavoratori vulnerabili è 36,7% per le donne e 18,5% per gli uomini, una differenza di 18 punti percentuali che scende a 12 punti tra i diplomati (27,4% e 15,3%, rispettivamente) e a 9 punti tra chi ha conseguito almeno una laurea (20,7% e 11,3%).

Il livello di istruzione, dunque, “risulta fondamentale per la partecipazione al mercato del lavoro delle donne: esso influenza sia l’entrata nel mercato del lavoro sia le opportunità lavorative, anche in un’ottica di riduzione dei divari di genere”. Mlp

Benzina ancora in salita: al self sopra 1,98 euro

Benzina ancora in salita: al self sopra 1,98 euroRoma, 13 set. (askanews) – Il Brent supera con un balzo i 92 dollari avvicinando così la soglia critica per l’adozione del decreto sull’accisa mobile. Secondo i calcoli della Staffetta, il prezzo medio del Brent dell’ultimo bimestre si attesta questa mattina a quasi 77,3 euro/barile, a un soffio dalla soglia indicata dal Def di 77,4 euro. Continua intanto la corsa dei prezzi dei carburanti, con la quotazione della benzina ai massimi da metà novembre 2022, mentre quella del gasolio segna una battuta d’arresto tornando sotto i mille dollari la tonnellata. La media nazionale dei prezzi in self service della benzina supera quota 1,98 euro/litro, quella del gasolio è a un passo da 1,9 euro/litro, non ancora ai massimi dell’anno. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, questa mattina Eni ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati del gasolio. Per IP registriamo un rialzo di due centesimi al litro su benzina, gasolio e Gpl. Queste sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di ieri mattina su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,982 euro/litro (+8 millesimi, compagnie 1,990, pompe bianche 1,964), diesel self service a 1,899 euro/litro (+12, compagnie 1,908, pompe bianche 1,879). Benzina servito a 2,114 euro/litro (+6, compagnie 2,159, pompe bianche 2,024), diesel servito a 2,033 euro/litro (+11, compagnie 2,079, pompe bianche 1,940). Gpl servito a 0,709 euro/litro (+1, compagnie 0,718, pompe bianche 0,698), metano servito a 1,394 euro/kg (invariato, compagnie 1,401, pompe bianche 1,388), Gnl 1,264 euro/kg (+1, compagnie 1,265 euro/kg, pompe bianche 1,264 euro/kg). Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 2,046 euro/litro (servito 2,293), gasolio self service 1,979 euro/litro (servito 2,232), Gpl 0,848 euro/litro, metano 1,523 euro/kg, Gnl 1,295 euro/kg.