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I figli di Berlusconi accettano l’eredità (nel pomeriggio la firma ad Arcore)

I figli di Berlusconi accettano l’eredità (nel pomeriggio la firma ad Arcore)Milano, 11 set. (askanews) – I cinque figli di Silvio Berlusconi accettano pienamente il testamento del padre, scomparso lo scorso 12 giugno. La firma degli atti relativi all’accettazione dell’eredità è attesa per questo pomeriggio ad Arcore. Lo si apprende da fonti finanziarie.

Secondo le volontà espresse da Silvio Berlusconi, che saranno quindi accettate senza riserva e senza beneficio di inventario, la ‘quota disponibile’ dell’eredità va ai due figli maggiori, Marina e Pier Silvio che, insieme, controlleranno il 53% della holding Fininvest.

Berlusconi: figli accettano l’eredità, nel pomeriggio firma ad Arcore

Berlusconi: figli accettano l’eredità, nel pomeriggio firma ad ArcoreMilano, 11 set. (askanews) – I cinque figli di Silvio Berlusconi accettano pienamente il testamento del padre, scomparso lo scorso 12 giugno. La firma degli atti relativi all’accettazione dell’eredità è attesa per questo pomeriggio ad Arcore. Lo si apprende da fonti finanziarie.

Secondo le volontà espresse da Silvio Berlusconi, che saranno quindi accettate senza riserva e senza beneficio di inventario, la ‘quota disponibile’ dell’eredità va ai due figli maggiori, Marina e Pier Silvio che, insieme, controlleranno il 53% della holding Fininvest.

Ita, Gentiloni: questione mi sta a cuore, cercherò di affrotarla

Ita, Gentiloni: questione mi sta a cuore, cercherò di affrotarlaRoma, 11 set. (askanews) – Pur ricordando che non fa parte delle sue competenze, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha affermato che la questione su Ita gli “sta a cuore” e che “cercherà di affrontarla nell’ambito delle responsabilità collegiali” in seno alla Commissione europea. Gentiloni è stato interpellato sul tema a margine della conferenza stampa di presentazione delle ultime previsioni economiche dell’esecutivo comunitario.

Aveva già risposto a una domanda analoga durante la conferenza stampa, in particolare su alcune frasi del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affermando che non intendeva alimentare polemiche che danneggiano l’Italia. Incontrando i giornalisti italiani, ha ribadito questa linea ma ha anche rilasciato nuove dichiarazioni: “ho già detto, visto che mi è stato chiesto spesso di commentare, che io non voglio partecipare a polemiche che danneggiano l’Italia. Ci tengo al mio Paese e per questo non voglio alimentare queste polemiche e non le alimenterò”, ha spiegato l’eurocommissario.

“La questione di Ita, come sapete, è un’antica questione. Sapete anche che non fa parte delle mie competenze, ma è una questione che conosco bene che mi sta a cuore e che quindi – ha proseguito Gentiloni – nell’ambito delle responsabilità collegiali della Commissione, cercherò di affrontare”. Quella di Ita “è una questione che ci trasciniamo da tempo e che credo meriti una soluzione. Penso che il governo abbia lavorato molto per individuare questa soluzione, confido nel fatto – ha concluso – che la Commissione europea riconosca l’importanza di questo lavoro”.

Gentiloni: sull’Ita io non partecipo a polemiche che danneggiano l’Italia

Gentiloni: sull’Ita io non partecipo a polemiche che danneggiano l’ItaliaRoma, 11 set. (askanews) – “Per quanto riguarda la domanda sull’Italia, che mi è stata indirettamente rivolta spesso in questi giorni, perfino in India, io dico soltanto che non voglio partecipare a polemiche che penso danneggino l’Italia”. Così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche, ha risposto a chi gli chiedeva di commentare le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in merito allo stesso Gentiloni e in particolare sul dossier Ue su Ita.

Ita, Gentiloni: non partecipo a polemiche che danneggiano l’Italia

Ita, Gentiloni: non partecipo a polemiche che danneggiano l’ItaliaRoma, 11 set. (askanews) – “Per quanto riguarda la domanda sull’Italia, che mi è stata indirettamente rivolta spesso in questi giorni, perfino in India, io dico soltanto che non voglio partecipare a polemiche che penso danneggino l’Italia”. Così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche, ha risposto a chi gli chiedeva di commentare le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in merito allo stesso Gentiloni e in particolare sul dossier Ue su Ita.

L’Ue taglia le stime di crescita dell’Italia: Pil 2023 +0,9% e 2024 a +0,8%

L’Ue taglia le stime di crescita dell’Italia: Pil 2023 +0,9% e 2024 a +0,8%Roma, 11 set. (askanews) – La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica dell’Italia, nell’ambito di una riduzione generalizzata delle stime di crescita per l’Unione Europea e l’area euro e un drastico taglio sulla Germania (per cui ora è attesa una recessione sul 2023). Ora, secondo le ultime cifre pubblicate da Bruxelles, quest’anno il Pil dell’Italia dovrebbe segnare un aumento dello 0,9 per cento, mentre nel 2024 si dovrebbe registrare una crescita dello 0,8 per cento.

Nelle stime precedenti, che risalgono al 15 maggio scorso, l’esecutivo comunitario indicava una crescita dell’Italia all’1,2% quest’anno, mentre per il 2024 indicava un più 1,1% del Pil. Nel secondo trimestre il Pil dell’Italia ha segnato un calo dello 0,4% su base annua, trainato dal calo della domanda interna e in particolare dagli investimenti sulle costruzioni. “Il venir meno degli incentivi straordinari e temporanei per l’edilizia decisi durante la pandemia (superbonus-ndrt), che hanno spinto l’attività delle costruzioni energicamente negli ultimi due anni, ha contribuito a questo sviluppo”, rileva la Commissione nel capitolo sull’Italia inserito nelle sue ultime previsioni.

“Alcuni indicatori di breve termine, inclusa la produzione industriale, che sono peggiorati per molti mesi si sono stabilizzati durante l’estate, suggerendo un marginale rimbalzo nella seconda metà dell’anno”, aggiunge Bruxelles.

Ue taglia stime di crescita Italia: Pil 2023 +0,9%, 2024 +0,8%

Ue taglia stime di crescita Italia: Pil 2023 +0,9%, 2024 +0,8%Roma, 11 set. (askanews) – La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica dell’Italia, nell’ambito di una riduzione generalizzata delle stime di crescita per l’Unione Europea e l’area euro e un drastico taglio sulla Germania (per cui ora è attesa una recessione sul 2023). Ora, secondo le ultime cifre pubblicate da Bruxelles, quest’anno il Pil dell’Italia dovrebbe segnare un aumento dello 0,9 per cento, mentre nel 2024 si dovrebbe registrare una crescita dello 0,8 per cento.

Nelle stime precedenti, che risalgono al 15 maggio scorso, l’esecutivo comunitario indicava una crescita dell’Italia all’1,2% quest’anno, mentre per il 2024 indicava un più 1,1% del Pil. Nel secondo trimestre il Pil dell’Italia ha segnato un calo dello 0,4% su base annua, trainato dal calo della domanda interna e in particolare dagli investimenti sulle costruzioni. “Il venir meno degli incentivi straordinari e temporanei per l’edilizia decisi durante la pandemia (superbonus-ndrt), che hanno spinto l’attività delle costruzioni energicamente negli ultimi due anni, ha contribuito a questo sviluppo”, rileva la Commissione nel capitolo sull’Italia inserito nelle sue ultime previsioni.

“Alcuni indicatori di breve termine, inclusa la produzione industriale, che sono peggiorati per molti mesi si sono stabilizzati durante l’estate, suggerendo un marginale rimbalzo nella seconda metà dell’anno”, aggiunge Bruxelles.

Istat: stime produzione industriale luglio -0,7% su giugno, -2,1% su anno

Istat: stime produzione industriale luglio -0,7% su giugno, -2,1% su annoMilano, 11 set. (askanews) – A luglio Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto a giugno. Nella media del periodo maggio-luglio il livello della produzione aumenta dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.

L’indice destagionalizzato mensile, si legge nella nota dell’Istituto di statistica, cresce su base congiunturale solo per l’energia (+3,7%), mentre cala per i beni intermedi (-0,5%), per i beni strumentali (-1,5%) e per i beni di consumo (-1,6%). Al netto degli effetti di calendario, a luglio 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, come a luglio 2022). Tra i principali settori cresce solo quello dei beni strumentali (+3%), diminuiscono, invece, i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4,0%) e i beni intermedi (-4,5%). I soli settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). I settori rimanenti sono tutti in flessione; quelle più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e nell’attività estrattiva (-10,1%).

“Dopo due mesi di crescita congiunturale l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra, a luglio, una diminuzione – è il commento dell’Istat – questa è diffusa ai principali comparti, con l’esclusione dell’energia. È, tuttavia, lievemente positivo l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice generale è in flessione. Guardando ai principali raggruppamenti di industrie si osservano cali diffusi (ad esclusione dei beni strumentali), più marcati per l’energia e i beni intermedi”.

Landini: Cgil lavorerà a referendum su abolizione Jobs act

Landini: Cgil lavorerà a referendum su abolizione Jobs actRoma, 10 set. (askanews) – La Cgil lavorerà al referendum per l’abolizione del Jobs Act. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini intervenendo alla Festa del Fatto quotidiano.

“La Cgil – ha affermato – si intesterà il referendum sul jobs act. Per preparare il referendum occorre fare un lavoro preciso. Stiamo discutendo al nostro interno per individuare i i temi e gli argomenti giusti. Non si possono fare 150 referendum. Occorre individuare i punti più importanti. Nel 2014 quando fu introdotto il jobs act facemmo dei referendum. I voucher cambiarono ma altri referendum furono cassati dalla Corte costituzionale. Da allora ad oggi la situazione è peggiorata. Negli ultimi 10-15 anni sono cambiati tanti governi ma la lotta alla precarietà non la si è riuscita a realizzare e siamo di fronte al fatto che cambiano i governi ma la precarietà anziché ridursi, aumenta”. “Penso – ha sottolinea Landini – sia venuto il momento che oltre all’azione contrattuale, occorra anche ragionare su uno strumento referendario. I cittadini, che in parlamento non ci sono, se il parlamento e il governo non modificano le leggi, debbono stare a guardare cosa succede tra cinque anni o possono loro mettersi in movimento? Io penso di sì anche se è una discussione che non decido da solo. In questa consultazione che facciamo con i lavoratori – ha concluso – cercheremo di capire anche questa situazione e penso che nelle prossime settimane, mesi dovremo prendere questa decisione”.

Manovra, Landini: Non escludo sciopero generale

Manovra, Landini: Non escludo sciopero generaleRoma, 10 set. (askanews) – La Cgil non esclude lo sciopero generale se il governo non terrà conto delle proposte fatte dal sindacato su fisco e lavoro. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini intervenendo alla Festa del Fatto quotidiano.

“Noi – ha detto Landini – abbiamo fatto una cosa molto precisa. Abbiamo deciso che a settembre e ottobre facciamo una consultazione straordinaria tra tutti i lavoratori, non solo tra i nostri iscritti, compresi autonomi, pensionati e disoccupati. Pensiamo che in presenza di una crisi della democrazia molto importante con oltre il 50% di astensione, noi pensiamo che occorra andare a parlare con queste persone e consultiamo il loro parere sulle nostre proposte e chiediamo di votare su queste proposte”. “Se sono d’accordo – ha proseguito il numero uno della Cgil – gli chiediamo di sostenere le nostre richieste anche con la disponibilità a partecipare alla nostra mobilitazione. La prima che abbiamo messo in campo con altre 100 associazioni è a Roma il 7 ottobre a piazza San Giovanni. Chiediamo in questo voto alle persone di essere pronte a mobilitarsi fino ad arrivare allo sciopero generale. Se il governo con il Documento di progammazione economica che deve fare a settembre e la Legge di Bilancio che deve presentare entro metà ottobre continua a fare le cose che sta facendo, noi non siamo d’accordo e glie l’abbiamo già detto, allora dal punto di vista sindacale bisogna mettere in campo tutti gli strumenti necessari. Noi – ha aggiunto – su questo chiediamo un voto con la consultazione. Quindi non lo escludo assolutamente lo sciopero generale e lo proporrò alle altre organizzazioni”.