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Ambiente, Salvini: No a legarsi mani e piedi alla Cina

Ambiente, Salvini: No a legarsi mani e piedi alla CinaRoma, 9 set. (askanews) – “Tutti in giro con l’auto elettrica tra 10 anni? Domandiamoci chi ci guadagna e chi ci guadagna di meno perché ad oggi il principale produttore di batterie elettriche per produrre le quali sta aprendo nuove centrali a carbone è la Repubblica popolare comunista cinese. Quindi green deal senza legarci mani e piedi a quello che è un regime comunista come quello cinese altrimenti avremo meno CO2 nell’aria ma più fabbriche chiuse. Senza ideologia ma con curiosità e spirito positivo”. Così il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini intervendo all’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari.

Salvini: In legge di Bilancio non ci sarà tutto per tutti

Salvini: In legge di Bilancio non ci sarà tutto per tuttiRoma, 9 set. (askanews) – “Stiamo lavorando a una legge di bilancio dove non ci sarà tutto per tutti. Sarà una legge di bilancio, la prima di quattro, dove dobbiamo dare un’idea di paese chiara. La priorità, visto che non c’è tutto per tutit, è puntare sul lavoro, sul costo della vita. Aiutare lavoratrici e lavoratori e pensionati chiedendo un sacrificio a chi ha di più per aiutare in questo momento difficile chi ha di meno”. Così il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini intervendo all’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari.

“Se è vero che c’è questo divario in costante aumento fra nord e sud, probabilmente è vero che non bisogna aver paura del cambiamento. Perché se continua ad operare il divario aumenterà. Il mio obiettivo, è arrivare tra quattro anni a fine legislatura a questa Fiera del Levante a commentare un paese più unito e più moderno dal Brennero a Lampedusa. L’impegno è per il rispetto del voto popolare, cioà che per i prossimi quattro anni ci sia la stessa squadra di governo perché le imprese hanno bisogno di un lasso di tempo che vada al di là di qualche mese. Per cinque anni ci hanno scelto e lavoreremo poi saranno i cittadini italiani a decidere”.

Pichetto: Sfida neutralità deve essere economica e sociale

Pichetto: Sfida neutralità deve essere economica e socialeRoma, 9 set. (askanews) – La sfida sulla neutralità delle emissioni deve diventare un’opportunità di crescita economica e sociale. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin intervenendo al convegno dei giovani di Forza Italia in corso a Gaeta.

“Siamo in un paese tra i più belli al mondo con la più alta biodiversità al mondo – ha affermato – il nostro dovere è utilizzare gli strumenti che abbiamo per raggiungere l’obiettivo in termini di neutralità fossile. Anche se la nostra quota di emissioni è lo 0,8% non è un buon motivo per non far niente. Noi dobbiamo essere più sostenibili e migliori degli altri, avere i prodotti migliori al mondo. Questa è la sfida, che deve essere un opportunità economica e di crescita sociale. La politica per raggiungere questo deve coniugare energia e ambiente, cosa che non è un controsenso ma sono due facce della stessa medaglia”. “La posizione Forza Italia e del governo sui due grandi temi e cioè la mitigazione dell’inquinamento e l’adattamento ai cambiamenti climatici – ha aggiunto – prevede un percorso al 2050 che impegna l’Italia a raggiungere la neutralità per quella data con uno step intermedio al 2030 come delineato dal piano nazionale integrato per l’energia e il clima che ho presentato il 30 giugno. Per l’adattamento al cambiamento climatico, il nostro percorso è già delineato. Nove mesi ho autorizzato l’acquisto di carbone per le centrali, ma un mese fa ho dato ordine di ridurre al minimo i motori di queste centrali. Potrei anche dire di chiuderle ma il quadro geo politico internazionale è tale che non possiamo avere certezze”.

“L’obiettivo previsto – ha aggiunto – è togliere il carbone per il 2025 avendo però i piedi per terra e ragionare con realismo. Il passaggio sucessivo è ridurre la dipendenza dal petrolio da cui ricaviamo due terzi della nostra energia. Terzo è il ribaltamento al 2030 del rapporto di produzione energia portando le rinnovabili da un terzo attuale ai due terzi contro le fossili.Vanno fatte per l’eolico e il fotovoltaico in particolare, valutazione di ordine paesistico-culturale, non possiamo devastare il paesaggio. Bisogna trovare un equilibrio. Nel 2050 dobbiamo arrivare alla decarbonizzazione totale. La questione emissioni sulla parte veicolare, riguarda l’emissione, non lo strumento. Io sono convinto che l’elettrico è l’autostrada. Il vincolo è l’emissione, idrogeno o biocarburante, deve dimostrare neutralità tra il carico e lo scarico. Noi dobbiamo arrivare a quello. Il governo – ha concluso – agirà senza impostazioni ideologiche e andrà avanti nei prossimi anni con il passo della realtà”.

Pichetto: convinto che scelta per il futuro sia fusione nucleare

Pichetto: convinto che scelta per il futuro sia fusione nucleareRoma, 9 set. (askanews) – “Consumeremo sempre più energia in futuro. Possiamo fare eolico, fotovoltaico, geotermico, idrogeno. Ma il futuro, il modello è il sole. Sono convinto che la scelta sia la fusione nucleare con la quale si riesce a creare energia pulita. Sarà una gestione di voi giovani perché avremo concretezza sulla fusione tra 30 anni. Un passaggio intermedio potrà esserci la quarta generazione ma è una valutazione che si farà in questo decennio che è appena iniziato”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin intervenendo al convegno dei giovani di Forza Italia in corso a Gaeta.

Lavoro, Usb: Superati gli 800 morti nel 2023

Lavoro, Usb: Superati gli 800 morti nel 2023Roma, 9 set. (askanews) – Sono stati superati nelle ultime ore gli 800 decessi del lavoro nel solo 2023, nello specifico secondo i dati raccolti da USB e Rete Iside si parla di 622 uccisi sul proprio posto di lavoro e 180 morti in itinere. Lo riferisce in una notsa l’Unione sindacale di base.

In questi giorni, dice l’Usb, siamo impegnati, insieme alle altre forze che compongono il comitato, nella raccolta firme per la legge di iniziativa popolare che introduce il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro nel codice penale: una norma che alla luce di quanto avviene nel Paese ci appare sempre più necessaria. Siamo convinti, infatti, che possa avere un effetto pratico di deterrenza immediato, ponendo finalmente un freno a chi taglia sulle misure a tutela di salute e sicurezza; queste troppo spesso sono viste come un costo, da ridurre per aumentare i profitti. Migliaia di firme sono state raccolte in questa prima settimana di mobilitazione sui posti di lavoro, ma gran parte della politica istituzionale rimane sorda a questo vero e proprio grido da parte del Paese. Alla raccolta firme stanno partecipando con grande impegno anche familiari di vittime del lavoro. Emma Marrazzo ed Alberto Orlandi, rispettivamente madre e compagno di Luana D’Orazio operaia uccisa il 3 giugno 2021, hanno partecipato alle raccolte di fronte alla Piaggio di Pontedera e all’orditura di Montemurlo dove ha perso la vita la giovane lavoratrice, risucchiata da un macchinario manomesso per aumentarne la produttività. All’Acciaierie D’Italia di Taranto è intervenuto Amedeo Zaccaria, padre di Francesco operaio dell’Ex Ilva che, a causa di mancata manutenzione sulla gru su cui stava operando e di dispositivi di sicurezza mancanti, è precipitato da 60 metri d’altezza.

Nelle ultime ore hanno perso la vita un ragazzo di 27 anni di Mortara, in Piemonte, colpito da un malore mentre lavorava in banca, mentre un uomo di 75 anni è stato schiacciato dal ribaltamento del proprio trattore in Lombardia. Un vigilante ha perso la vita all’Ikea di Maddaloni, anche lui colpito da un malore, un operaio Anas è stato, invece, travolto in una rotatoria presso l’aeroporto di Cosenza. Il reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro serve, ed al più presto. Ricordiamo che è aperta anche la procedura di firma online: tutte le info su leggeomicidiosullavoro.it

Di seguito i dati dei decessi per regione: Lombardia 115; Campania 82; Veneto 67; Piemonte 59, Lazio 56; Sicilia 52; Puglia 49; Emilia Romagna 46; Toscana 43; Calabria 42; Abruzzo 41; Marche 31; Friuli Venezia Giulia 25; Sardegna 21; Umbria 19; Liguria 17; Basilicata 11; Alto Adige 10; Trentino 8; Estero 6; Molise 5; Valle d’Aosta 4.

Consumi, saldi estivi a Milano sotto le aspettative: -15% su 2022

Consumi, saldi estivi a Milano sotto le aspettative: -15% su 2022Roma, 9 set. (askanews) – Saldi estivi a Milano a due velocità, ma comunque con un andamento inferiore alle aspettative: il bilancio complessivo è di un -15% delle vendite rispetto ai saldi estivi del 2022. E’ quanto emerge dalle rilevazioni della Rete associativa vie di Confcommercio Milano e di FederModa Milano.

“Il ritardato avvio dei saldi in una data, 6 luglio, infrasettimanale, ha fortemente compromesso le prime giornate dei saldi – ricorda Gabriel Meghnagi, presidente della Rete associativa vie di Confcommercio Milano – con cadute fino al 50% in confronto al precedente anno. Ma anche l’inflazione e le effettive capacità di spesa hanno contribuito al risultato non positivo dei saldi impedendo di recuperare appieno quanto perso inizialmente”. “Sono andati meglio – prosegue Meghnagi – i negozi delle vie con la presenza di turisti. Conti più pesanti, invece, per le altre zone della città, anche in aree commerciali del medio-centro”. L’andamento insoddisfacente dei saldi estivi ha riguardato un po’ tutto il territorio. “Al di là di alcune vie commerciali, dei luoghi turistici e degli eventi – rileva il presidente di FederModa Milano Andrea Colzani – abbiamo sofferto il verificarsi dei numerosi aspetti negativi che stanno influenzando l’andamento dell’economia italiana in questi mesi e che si sono verificati in un momento importante per molte imprese della moda quale, appunto, quello dei saldi estivi. Benché in alcune zone di Milano ed area metropolitana si sia quindi lavorato, all’aumento del numero di scontrini non è purtroppo corrisposto, per i nostri associati, quello dei fatturati”.

Quasi archiviata ormai l’estate e con la completa riapertura dell’attività lavorativa cittadina, della stagione fieristica e dei numerosi appuntamenti associativi in programma, FederModa Milano si sta organizzando per sostenere le imprese in quelle sfide che dovranno affrontare nel futuro più immediato: “dall’efficientamento energetico, al processo di digitalizzazione e innovazione, dalla formazione, alla sostenibilità” spiega Colzani.

Adoc-Eures: Per acquisto libri scolastici spesa famiglie a 1,45 mld

Adoc-Eures: Per acquisto libri scolastici spesa famiglie a 1,45 mldRoma, 9 set. (askanews) – A pochi giorni dall’inizio delle scuole, le famiglie italiane spenderanno 1,45 miliardi di euro per l’acquisto dei libri scolastici per i 4.313.300 studenti iscritti alle scuole secondarie superiori di primo e secondo grado. La spesa per i libri scolastici rappresenta un carico che grava in misura rilevante sulle famiglie italiane che, nel mese di settembre, arriva ad assorbire circa un terzo della retribuzione di un lavoratore medio. In particolare, per l’acquisto dei libri del primo anno, la spesa per un figlio è di 322 euro per le scuole medie e a 501 euro per le scuole superiori di secondo grado. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Adoc ed Eures in tre grandi aree metropolitane del Nord, del Centro e del Sud: Milano, Roma e Napoli.

Le stime non mostrano scarti significativi a livello territoriale: i libri di testo delle scuole superiori di primogrado sono mediamente di 330 euro a Napoli, di 321 a Milano e di 315 a Roma. Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, la spesa media è di 511 euro a Milano, 498 euro a Napoli e 494 a Roma. Il costo dei libri di testo varia tra i diversi indirizzi delle scuole superiori: liceo classico, liceo scientifico e istituto tecnico. L’indirizzo di studi più costoso risulta il liceo scientifico, con una spesa media di 530 euro, seguito dagli istituti tecnici con 488 euro e dai licei classici dove si spende mediamente 485 euro.

Alle spese dei libri di testo, occorre sommare il costo dei dizionari di latino e greco, che si aggira complessivamente intorno ai 150 euro, quello del materiale scolastico, che varia significativamente in funzione dell’indirizzo di studie si attesta intorno ai 200 euro e altre spese, come l’acquisto di zaini, astucci, quaderni e cancelleria, con costi che mediamente si attestano intorno ai 120 euro, ma che raggiungono cifre ben più alte acquistando marchi più “alla moda”. Considerando una “famiglia media” con due figli (che frequentano i due differenti cicli scolastici di secondo grado), la spesa che dovrebbe sostenere per l’acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si attesterebbe acirca 800 euro, mentre sarebbe pari a 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e a 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado: in quest’ultimo caso la spesa per i libri e per il materiale corredo scolastico di due figli a inizio ciclo andrebbe ad attestarsi a 1.060 euro, senza considerare i costi aggiuntivi.

Il costo per l’acquisto dei soli libri scende tuttavia nel corso degli anni successivi (anche per la presenza di volumi acquistati nel primo anno ma utilizzati per due o tre annualità), portando la spesa media annua per l’acquisto dei libri a 200 euro per le scuole superiori di primo grado ed a 340 euro per le scuole secondarie di secondo grado. Complessivamente, quindi, le famiglie devono sostenere in media una spesa pari a circa 2.300 euro per l’intero ciclo scolastico, spendendo 601 euro per i libri di testo nei 3 anni delle scuole medie e circa 1700 euro nei 5 anni delle scuole secondarie superiori.

Anche le scuole potrebbero contribuire al contenimento dei costi dei libri per le famiglie – ha affermato il Presidente di Eures, Fabio Piacenti – incentivando azioni di riuso, condivisione e passaggio dei testi tra le classi successive, adottando, laddove possibile, testi comuni per le diverse sezioni e creando al proprio interno biblioteche solidali che mettano a disposizione gratuitamente i libri ed il corredo scolastico per le famiglie in difficoltà. Qualsiasi arretramento nell’accesso alla cultura e nel diritto allo studio è un arretramento nella civiltà di un Paese: occorre quindi adottare tutte le misure necessarie a scongiurarlo. I costi per l’acquisto dei libri di testo sono troppo elevati – ha commentato la Presidente dell’Adoc Nazionale, Anna Rea. Le famiglie, già vessate dal caro prezzi e dagli aumenti dei carburanti e delle bollette di energia e gas, si trovano soprattutto quest’anno con una spesa difficile da coprire. Esistono misure e agevolazioni messe in campo da Stato, Regioni e Comuni per garantire la fruizione dei libri di testo per gli alunni meno abbienti – ha continuato Rea – tuttavia queste risorse interessano soltanto una parte delle famiglie con ISEE fino a 13/15 mila euro, coprono il 40/50% delle spese e, spesso, registrano gravi ritardi nella loro erogazione rispetto al calendario scolastico in corso, rischiando di aggravare le diseguaglianze sociali e generare ulteriori discriminazioni. Il diritto allo studio per tutti è un principio costituzionalmente garantito – ha detto la Presidente dell’Adoc – pertanto chiediamo di rendere detraibili nella misura del 19% anche le spese per l’acquisto dei libri scolastici, così come avviene per le spese sanitarie. Ciò comporterebbe per lo Stato un costo pari a 277 milioni di euro annui, la cui copertura non dovrebbe risultare particolarmente complessa. Vista l’emergenza per le famiglie, chiediamo inoltre agli enti locali e alle scuole di trovare tutte le soluzioni possibili per venire incontro alle necessità delle famiglie abbassando i costi, incentivando il digitale – come già sperimentato dagli insegnanti durante il covid – favorendol’usato e i gruppi di acquisto. Infine, facciamo un appello anche alle case editrici affinché siano meno rigide, evitando di ritoccare al rialzo, ogni anno, i listini.

First Cisl: Credito al consumo, in sette anni crescita del 44%

First Cisl: Credito al consumo, in sette anni crescita del 44%Roma, 9 set. (askanews) – L’aumento dei tassi d’interesse non frena il ricorso degli italiani al credito al consumo. I finanziamenti concessi continuano infatti a crescere trimestre dopo trimestre. Nel 2016 il loro ammontare era di poco inferiore ai 107 miliardi di euro, nel 2023 siamo arrivati quasi a 154 miliardi: un aumento del 44% in soli sette anni. Sono solo alcuni dei dati dell’analisi sul credito al consumo condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl su dati di Bankitalia.

Dalle statistiche della Banca d’Italia emerge che il credito al consumo ha raggiunto a marzo di quest’anno 153,86 miliardi di euro, di cui 113 erogati da banche e 40,86 da società finanziarie (al 30 giugno 2016 gli importi erano rispettivamente di 78,36 e 28,46 miliardi, per un totale di 106,82 miliardi). Considerando le sole banche, nel 2002, anno da cui partono le serie storiche, l’ammontare era di 27,5 miliardi circa. La crescita del credito al consumo, inoltre, è decisamente più sostenuta rispetto a quella registrata dal totale dei prestiti alle famiglie: 44% contro 14% nel periodo considerato. Sempre la Banca d’Italia evidenzia come i prestiti per finalità di consumo rappresentino ormai “un quarto del totale dei finanziamenti alle famiglie e in rapporto al reddito disponibile hanno raggiunto il 12,8%, un valore superiore alla media dell’area euro (9,6%)”.

Non si tratta però di una crescita omogenea: Nord – Ovest e Nord – Est (+ 49,8% e + 55,4%) sopravanzano Centro, Sud e Isole (+ 42,9%, + 36,5% e + 33%). Tra le regioni spicca il Trentino Alto Adige (68,1%), con un tasso di crescita che è 2,7 volte superiore a quello della Sardegna (25%). I tassi applicati al credito al consumo sono rimasti sostanzialmente stabili da giugno 2016 a giugno 2022. Hanno cominciato a muoversi al rialzo con l’avvio della stretta varata dalla Bce, ma gli aumenti decisi da quest’ultima da luglio 2022 sono stati incorporati solo in misura parziale. La Bce ha infatti alzato i tassi da 0% al 3,5% del marzo 2023, mentre il Taeg sul credito al consumo è passato da 8,34% di metà 2022 al 10,12% del marzo 2023. Ciò si spiega probabilmente con un livello iniziale già molto alto dei tassi sul credito al consumo. Emerge inoltre una forte penalizzazione per gli importi più piccoli e quindi per le fasce più deboli della popolazione.

“La crescita molto significativa del credito al consumo è da valutare con molta attenzione. Il più alto rapporto col reddito disponibile rispetto alla media europea induce ad ipotizzare che molte famiglie finanzino in questo modo la spesa corrente per mantenere il proprio stile di vita o per far fronte a situazioni di difficoltà – sottolinea il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – Nonostante i tassi alti, infatti, la corsa a indebitarsi non rallenta: è probabile che la rapidità nella concessione dei finanziamenti finisca per prevalere su qualsiasi altra considerazione, anche sull’effettiva convenienza del finanziamento”. “Le nuove formule di credito al consumo, anche quelle caratterizzate da poche rate e zero interessi come il ‘buy now, pay later’, invogliano le persone a consumare, ma rischiano di determinare situazioni di sovraindebitamento – aggiunge Colombani – Per questi motivi è opportuno che si rafforzino i presìdi di trasparenza, dando maggiore pubblicità a dati ed informazioni e che si facciano investimenti in strutturati processi educativi per aumentare la consapevolezza individuale e collettiva”.

Urso: valutiamo misure su bollette e benzina per meno abbienti

Urso: valutiamo misure su bollette e benzina per meno abbientiRoma, 8 set. (askanews) – Il tema dell’ aumento delle bollette “è all’attenzione del governo così come l’aumento dei prezzi dei carburanti. Su questo col ministro Giorgetti e con gli altri ministri competenti avremo un confronto per capire e scegliere come intervenire in modo tale che, soprattutto i ceti meno abbienti, ricevano il sostegno del sistema pubblico e quindi del governo”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al termine della riunione con le industrie del largo consumo sul Trimestre anti inflazione.

Enilive lancia ALT-Stazione del gusto con lo chef Niko Romito

Enilive lancia ALT-Stazione del gusto con lo chef Niko RomitoRoma, 7 set. (askanews) – La prima ALT – Stazione del gusto, nata dalla collaborazione tra Enilive e lo chef abruzzese tre volte stella Michelin Niko Romito, ha aperto i battenti oggi a Roma in una cerimonia di taglio del nastro a cui ha partecipato anche l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.

“La prima apertura del nuovo format avviene in una stazione dal valore storico e simbolico, quella di viale America, dove siamo presenti fin dagli anni Sessanta e che da oggi si distingue e anticipa l’offerta che in futuro verrà estesa a tante altre Enilive Station, e non solo”, ha detto Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustaibable Mobility, facendo di riferimento alla stazione di servizio che, nella sua nuova veste, aprirà i battenti al pubblico il 20 settembre. Ballista ha spiegato che l’obiettivo di Enilive è un “abbattimento delle emissioni” lungo tutto il percorso dei prodotti e servizi che verranno offerti nelle ALT Station. Nel concetto di “mobilità viva” di Enilive, nuovo brand di Eni Sustainable Mobility, fanno parte sia “gli assetti industriali per produrre prodotti decarbonizzati”, come i biocarburanti, sia “i clienti”, cioè “tutte le soluzioni per la mobilità”.

Nel piano quadriennale ci sono “100 stazioni (del gusto): 70 in italia e 30 all’estero”, ha spiegato Giovanni Maffei, responsabile commerciale di Eni Sustainable Mobility. L’offerta sarà “fortemente identitaria”, con degli standard fissi che “potranno avere delle variazioni a seconda del paese, ma del tutto residuali”, ha continuato. La gestione sarà affidata a giovani formati nell’Academy Niko Romito a cui verrà offerto “sostanzialmente un contratto in franchising”. ALT – ha raccontato lo chef Niko Romito – nasce dall’idea “che il lavoro del cuoco possa essere messo a disposizione di tutti”. La prima stazione di servizio fu aperta a Castel di Sangro, lungo la Statale 17, nel 2017. “Per ALT ho immaginato un modello di ristorazione su strada perché le strade sono di tutti”, ha spiegato Romito. “Volevo lavorare ad un’offerta di cucina popolare, con piatti facilmente comprensibili, che avessero un’accezione quasi domestica e un approccio creativo, di qualità”.

Tutto nasce – ha spiegato Maffei – letteralmente da una e-mail inviata da Romito che, tra ricerca e innovazione, ha espresso il proposito di “democratizzare il cibo di qualità per il numero maggiore possibile di persone”, attraverso una “ingenerizzazione di processo”, una standardizzazione fatta però in maniera da “garantire la qualità in tutti i punti”. Enilive è il nuovo brand appena lanciato e dà l’idea – ha detto ancora Ballista – “di come stiamo trasformando la nostra società dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alle soluzioni di smart mobility e alla commercializzazione dei servizi e di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le oltre 5.000 Enilive Station in Europa, dove è presente un’ampia offerta di prodotti, tra cui i carburanti di natura biogenica come l’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), il bio-GPL e il biometano, nonché l’idrogeno e l’elettrico, oltre ad altri prodotti come i bitumi, i lubrificanti e i combustibili. La rete di stazioni Enilive supporta anche altri servizi di mobilità tra cui la ristorazione, i negozi di prossimità e numerosi servizi a supporto delle persone in movimento, come ad esempio i punti Telepass, il car sharing Enjoy, il pagamento dei bollettini postali e gli Amazon Locker”.