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Grana Padano Dop: la sostenibilità di filiera si implementa con un software

Grana Padano Dop: la sostenibilità di filiera si implementa con un software

Pr misurare e ridurre impronta ambientale. Da marzo al via formazione

Milano, 22 feb. (askanews) – Per una filiera come quella il Grana Padano Dop – 4.000 stalle, 142 caseifici, 200 stagionatori e confezionatori – riuscire a implementare la sostenibilità è tanto strategico quando complesso. Per raggiungere questo obiettivo è stato realizzato un software in grado di valutare l’impronta ambientale e di incentivare la sua riduzione in tutta la filiera, dalla produzione del latte fino alla trasformazione in formaggio e al suo confezionamento. Lo strumento è stato realizzato grazie al progetto comunitario Life Ttgg – The tough get going, conclusosi nel 2022 dopo cinque anni dall’avvio della collaborazione tra Politecnico di Milano, Università Cattolica Piacenza, la start up Enersem, OriGIn, Fondazione Qualivita e le aziende produttrici e gli enti di formazione e di ricerca italiani e francesi.
Il software Ssda altro non è, come suggerisce l’acronimo, che uno strumento di supporto alle decisioni ambientali per misurare, in maniera semplice e pragmatica, gli impatti ambientali della produzione di formaggio a pasta dura: dalla produzione di latte crudo fino a caseificazione, confezionamento, uso e fine vita. L’esito del progetto è stato presentato in occasione di Italia Next Dop, il primo simposio scientifico sulle Filiere Dop e Igp che ha ospitato il Consorzio Grana Padano.
Il progetto di ricerca applicata attraverso il software Ssda pone il Consorzio all’avanguardia nella ricerca di sistemi e di metodologie volte al target della neutralità climatica. L’introduzione dell’applicazione nella filiera avrà un significativo riscontro ambientale ed economico, considerando che, ogni anno, i caseifici che producono Grana Padano trasformano 3,4 milioni di tonnellate di materia prima, pari al 30% della produzione nazionale di latte. Prendendo in considerazione solo l’aspetto energetico, l’applicazione delle misure di efficientamento individuate da Enersem porterebbero ad un risparmio di almeno 5 euro a forma con un evidente impatto positivo sull’ambiente. E su una produzione che nel 2022 ha superato 5 milioni e 200 mila forme di formaggio Dop, il conto economico ed ecologico è presto fatto.
Per implementare l’utilizzo di questo strumento nel ciclo di produzione delle aziende che partecipano alla filiera del Grana Padano, a partire da marzo il Consorzio attiverà con il supporto di Politecnico, Cattolica ed Enersem i corsi di formazione. “Essere il Consorzio del formaggio Dop più consumato al mondo – ha detto il direttore generale, Stefano Berni – ci consente e ci obbliga al tempo stesso ad essere i pionieri dei percorsi di transizione verso economie sostenibili e circolari, percorsi che hanno come riferimento la qualità della materia prima e l’eccellenza del prodotto trasformato e che coniugano in modo armonico la tradizione al futuro”.
L’obiettivo strategico che si intende raggiungere è in linea con gli indirizzi comunitari del Farm to Fork e Biodiversità 2030, linee guida fondamentali per i Paesi della Comunità europea che forniscono una nuova visione sul mondo dell’agricoltura, che dovrà garantire, con una produzione più sostenibile, cibo sufficiente a prezzi accessibili.

Frontiere, 100 posti di lavoro nelle new generation technology

Frontiere, 100 posti di lavoro nelle new generation technologyRoma, 22 feb. (askanews) – Cento nuovi posti di lavoro nelle tecnologie di frontiera e raddoppio del fatturato in 3 anni. Questa la dichiarazione programmatica di Frontiere, l’hub di innovazione che apre oggi i battenti a Roma con l’obiettivo di supportare e accelerare la digitalizzazione delle aziende attraverso l’utilizzo delle new generation technology, dalla realtà aumentata a quella virtuale, dal metaverso al Web3.
A dare il via al progetto, presentato oggi a Roma, una squadra di professionisti dell’innovazione – Alfredo Adamo (Chief Executive Officer), Ciro Romano (Chief R&D Officer), Gianfranco Iannello (Chief Revenue Officer), Noemi Adamo (Chief eXperiences Officer), Alessandro Niglio (Chief Strategy Officer), Gaetano Rossi (Chief Operation Officer), Marco D’Ambrosio (Chief Mobility Solutions and Services), Giorgio D’Ammassa (Sales Manager) – che hanno deciso di far confluire la loro esperienza e il loro know how in questo nuovo polo della consulenza tecnologica. Frontiere, infatti, nasce dall’unione di 3 società già operative sul mercato: Alan Advantage, GreenVulcano Technologies e Hueval. L’obiettivo di crescita di Frontiere è quello di raggiungere i 15 milioni di euro di fatturato raddoppiando i posti di lavoro – oggi le 3 aziende impiegano già oltre 100 persone – entro il 2025.
Data strategist, Designer di artificial intelligence, Machine Learning Engineer, Blockchain Specialist, Digital Artist per Web3, Cloud Architects, Innovation manager: saranno queste alcune delle professioni che Frontiere cercherà sul mercato per inserirle all’interno del suo team operativo, in un progetto di formazione continua garantito dai rapporti attivi con università e centri di ricerca in Italia e all’estero, dal Politecnico di Milano al MIT di Boston. La selezione sarà aperta su tutto il territorio italiano, con un’attenzione particolare al Sud Italia: il Centro di Innovazione e Sviluppo della nuova realtà, infatti, ha sede a Napoli.
Frontiere metterà così a servizio delle aziende la sua squadra di professionisti ad alta specializzazione tecnologica, saldando quel gap tra domanda e offerta a cui le imprese vanno incontro soprattutto quando si parla di ricerca in campo tech. Secondo il bollettino del Sistema informativo Excelsior, infatti, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro per le posizioni tecnologiche è in rapido aumento: la difficoltà di reperimento di professionisti adeguati riguarda il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa otto punti percentuali a quello di un anno fa e che equivale a oltre 177mila profili dei 382mila ricercati.
Miglioramento del business in termini di fatturato, ma anche efficientamento dei processi interni con un significativo cambiamento dei metodi di design e produzione che saranno sempre più basati sull’impiego della Artificial Intelligence: questi i plus che le aziende partner di Frontiere avranno avvalendosi dei servizi forniti dall’hub. Si è stimato infatti che i servizi e soluzioni innovative proposte da Frontiere ai propri clienti possono aiutarli a migliorare la presenza sul mercato del 20-60% a seconda delle aree impattate, mentre in altri casi l’impatto previsto è sul margine, tramite efficienza e taglio di costi. Ma soprattutto, la lunga esperienza dei soci di Frontiere nel campo dell’innovazione fornisce alle aziende clienti la possibilità di aggiungere modelli di business al proprio piano industriale, entrando su nuovi mercati o meglio ancora creando nuovi mercati se le innovazioni sono radicali. Inoltre, l’attenzione di Frontiere alla sostenibilità ambientale, sociale ed all’etica nell’adozione di nuove tecnologie fornisce ai clienti ulteriori ritorni di immagine, economici e di rilievo istituzionale.
Prevista l’apertura nel 2024 sempre a Roma anche del Design Center legato a Frontiere, che avrà come obiettivo quello di affiancare ai professionisti delle tecnologie emergenti figure dal know how umanistico, per accompagnare gli interventi di innovazione con il senso del gusto, dell’estetica e del bello tipici del Made in Italy.
“Siamo entusiasti di annunciare il lancio di Frontiere – ha commentato Alfredo Adamo, Chief Executive Officer di Frontiere – il nostro obiettivo è quello di creare soluzioni innovative per le sfide del futuro, utilizzando la tecnologia per risolvere problemi complessi e migliorare la vita delle persone. Siamo impegnati a costruire un team di talenti eccezionali, a investire in ricerca e sviluppo e a collaborare con i nostri partner per raggiungere i nostri obiettivi. Siamo pronti a sfidare il futuro e a portare la tecnologia ad un nuovo livello”.
Gianfranco Iannello, Chief Revenue Officer ha aggiunto: “Siamo impegnati a costruire prodotti e servizi di alta qualità, a sviluppare soluzioni all’avanguardia e ad offrire un’esperienza unica ai nostri clienti. Siamo entusiasti di iniziare questo nuovo capitolo e di contribuire al successo nel mondo del Made in Italy, anche nel settore delle tecnologie di frontiera”.

Crea: Dop e Igp nel 2023 genereranno 20 mld di valore nell’alimentare

Crea: Dop e Igp nel 2023 genereranno 20 mld di valore nell’alimentareMilano, 22 feb. (askanews) – Le indicazioni geografiche (denominazioni e indicazioni protette) nel 2023 produrranno valore per oltre 20 miliardi di euro nel comparto agroalimentare. A stimarlo è il Crea che ha patrocinato e partecipato a Italia next Dop con nove dei suoi 12 centri di ricerca col l’obiettivo condiviso di valorizzare e mantenere i caratteri distintivi delle produzioni a Indicazione geografica, migliorando costantemente i metodi di produzione e l’impatto ambientale. Italia next Dop è il primo simposio scientifico Filiere Dop e Igp, organizzato dalla Fondazione Qualivita, in collaborazione con Origin Italia, Csqa, Agroqualità e Ipzs.
“Le indicazioni geografiche sono il pilastro dell’economia agroalimentare italiana: frutto di una tradizione vincente, oggi sono leader sui mercati mondiali grazie alla costante innovazione e alla sempre maggiore sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni – ha detto Stefano Vaccari, direttore generale Crea – Con centinaia di ricerche su decine e decine di indicazioni geografiche il Crea sostiene lo sforzo dell’agricoltura italiana di qualità per produrre sempre meglio, con meno e nel solco della tradizione”. Al simposio, i ricercatori del Crea illustrano le attività, che il più importante ente di ricerca dedicato all’agroalimentare sta sviluppando per supportare il made in Italy, dalla valorizzazione e tutela dei prodotti di qualità a quella delle risorse genetiche locali Dop e Igp, fino alla caratterizzazione dei prodotti e soluzioni a basso impatto ambientale. Non mancano il miglioramento genetico delle filiere olivo, frutta e agrumi e l’innovazione e il miglioramento per le filiere vitivinicole e la definizione dei territori vitati d’Italia. Presente, inoltre, l’attività di ricerca rivolta a due altre filiere tipiche del made in Italy: i formaggi Dop Igp e il progetto Newtech per la lotta alla contraffazione nelle produzioni Dop oltre alla ricerca nel campo delle politiche agricole italiane ed europee e lo sviluppo di sistemi digitali di supporto e ottimizzazione della gestione fitopatologica.

Auto, su ricavi e redditività concessionari nonostante calo vendite

Auto, su ricavi e redditività concessionari nonostante calo venditeMilano, 22 feb. (askanews) – Nel 2022 l’auto elettrica perde mercato e scende a quota 3,7%, l’ibrida invece vola del 34%, perdono terreno le vetture benzina e diesel. Per sette italiani su dieci quello attuale non è un buon momento per spendere, ma chi è propenso agli acquisti ha l’automobile nuova in cima alle preferenze. E’ quanto emerso dalla 13esima edizione dell’Automotive Dealer Report 2023 di Italia Bilanci, presentata a Torino alla presenza di oltre 100 concessionarie auto che fatturano oltre 10 miliardi di euro e impiegano 10mila persone.
“Nel 2022 le auto immatricolate sono ammontate a 1 milione 316mila, circa la metà dei volumi registrati nel 2007, in linea con il minimo toccato nel 2013 di 1 milione 304mila immatricolazioni”, ha spiegato Fausto Antinucci, amministratore delegato di Italia Bilanci, illustrando l’andamento del mercato auto dal 2007 al 2022. “A cambiare maggiormente è la componente della vendita ai privati: se nel 2007 il retail rappresentava il 72% del mercato e nel 2013 il 64%, nel 2022 scende al 59% ed è il punto più basso degli ultimi 16 anni”.
A fronte del calo dei volumi, il fatturato medio e la redditività dei dealer sono invece aumentati. “Nel 2021 il fatturato medio ha superato i 38 milioni di euro: è il livello di ricavi più alto dal 2005 a oggi – ha sottolineato Antinucci – un valore che ha superato di circa un milione di euro il fatturato del 2019, anno in cui le immatricolazioni però erano quasi due milioni. Quindi nonostante la diminuzione delle vendite, il fatturato è cresciuto in media del 3% e la redditività è arrivata all’1,8%”.
“Tra i fattori determinanti – ha spiegato l’Ad di Italia Bilanci – ci sono le nuove strategie commerciali che hanno garantito margini unitari più elevati, l’aumento del prezzo medio del nuovo e dell’usato e la riduzione del numero degli operatori nella distribuzione auto, che si attestano a 1.182 nel 2022 (-2,4% rispetto al 2021)”. Nel 2007 erano 2.785, in 16 anni si sono ridotti di oltre la metà.

Auto, cresono ricavi e redditività dealer nonostante calo vendite

Auto, cresono ricavi e redditività dealer nonostante calo venditeMilano, 22 feb. (askanews) – Nel 2022 l’auto elettrica perde mercato e scende a quota 3,7%, l’ibrida invece vola del 34%, perdono terreno le vetture benzina e diesel. Per sette italiani su dieci quello attuale non è un buon momento per spendere, ma chi è propenso agli acquisti ha l’automobile nuova in cima alle preferenze. E’ quanto emerso dalla 13esima edizione dell’Automotive Dealer Report 2023 di Italia Bilanci, presentata a Torino alla presenza di oltre 100 concessionarie auto che fatturano oltre 10 miliardi di euro e impiegano 10mila persone.
“Nel 2022 le auto immatricolate sono ammontate a 1 milione 316mila, circa la metà dei volumi registrati nel 2007, in linea con il minimo toccato nel 2013 di 1 milione 304mila immatricolazioni”, ha spiegato Fausto Antinucci, amministratore delegato di Italia Bilanci, illustrando l’andamento del mercato auto dal 2007 al 2022. “A cambiare maggiormente è la componente della vendita ai privati: se nel 2007 il retail rappresentava il 72% del mercato e nel 2013 il 64%, nel 2022 scende al 59% ed è il punto più basso degli ultimi 16 anni”.
A fronte del calo dei volumi, il fatturato medio e la redditività dei dealer sono invece aumentati. “Nel 2021 il fatturato medio ha superato i 38 milioni di euro: è il livello di ricavi più alto dal 2005 a oggi – ha sottolineato Antinucci – un valore che ha superato di circa un milione di euro il fatturato del 2019, anno in cui le immatricolazioni però erano quasi due milioni. Quindi nonostante la diminuzione delle vendite, il fatturato è cresciuto in media del 3% e la redditività è arrivata all’1,8%”.
“Tra i fattori determinanti – ha spiegato l’Ad di Italia Bilanci – ci sono le nuove strategie commerciali che hanno garantito margini unitari più elevati, l’aumento del prezzo medio del nuovo e dell’usato e la riduzione del numero degli operatori nella distribuzione auto, che si attestano a 1.182 nel 2022 (-2,4% rispetto al 2021)”. Nel 2007 erano 2.785, in 16 anni si sono ridotti di oltre la metà.

Nestlé: in Italia raggiunto 97% di riciclabilità dei packaging

Nestlé: in Italia raggiunto 97% di riciclabilità dei packagingMilano, 22 feb. (askanews) – Nestlé in Europa ha raggiunto l’85% di riciclabilità per i packaging in plastica e ha ridotto del 14% l’utilizzo di plastica vergine per i propri imballaggi. Nel nostro Paese, invece, il 97% dei packaging prodotti dalla multinazionale svizzera è già riciclabile. Nel dettaglio, in Italia l’azienda ha raggiunto il 100% di riciclabilità per il cartone ondulato e il vetro, il 98% per i suoi packaging in carta, il 96% per la plastica rigida, il 92% per l’alluminio, il 77% per la plastica flessibile. In parallelo stanno aumentando le iniziative di economia circolare e di sistemi per il riciclo.
Un tema chiave, parlando di riciclabilità, è l’infrastruttura che consente questo passaggio. “Se è vero che la riciclabilità degli imballaggi inizia dal loro design, è innegabile che sia altrettanto importante l’infrastruttura a disposizione del Paese – spiega Marta Schiraldi, Safety, health, environment e sustainability head di Nestlé Italia – che consente l’effettivo riciclo del packaging post-consumo e, senza la quale, non è possibile sfruttare al meglio le, seppur elevate, caratteristiche di riciclabilità degli imballaggi. Per questo motivo, stiamo investendo importanti risorse e siglando partnership con istituzioni, enti e altre aziende per la creazione di infrastrutture di riciclo in Italia”.
Sul fronte delle capsule esauste di caffè, Nestlé sta lavorando per incrementarne la raccolta e per supportare il processo di riciclo delle stesse. Per questo è fondamentale la collaborazione di filiera: nel 2021, a tal proposito, è stata lanciata l’”Alleanza per il riciclo delle capsule in alluminio” da Nespresso e Illycaffè a cui da questo mese si è aggiunto Starbucks by Nespresso. Dalla creazione dell’Alleanza (2021) sono state recuperate più di 3.000 tonnellate di capsule di caffè. In questa prospettiva si inserisce anche l’iniziativa di economia circolare “Da chicco a chicco” di Nespresso, attraverso la quale, l’alluminio delle capsule viene riciclato in fonderia per la produzione di nuovi oggetti (ad esempio penne, biciclette e molto altro), mentre il caffè diventa compost per una risaia in Italia. Il riso poi viene riacquistato da Nespresso e donato al Banco Alimentare della Lombardia, del Lazio e del Piemonte.
Parallelamente, Nestlé sta collaborando con realtà esterne per la creazione di un’infrastruttura di raccolta, smistamento e riciclo anche per le capsule di caffè in plastica. In aggiunta, ci sono i progetti di ecodesign attivati in Italia dai brand Nestlé per accelerare la roadmap di sostenibilità del packaging. Nel 2021 Levissima ha lanciato nel nostro Paese la prima bottiglia prodotta con il 100% di R-PET per la referenza da 1L e da 75cl naturali. Spostandosi dal business delle acque a quello del caffè, sono state recentemente immesse sul mercato le nuove capsule Starbucks by Nespresso, realizzate con l’80% di alluminio riciclato e composte da un foglio di alluminio più sottile, che ha consentito di ridurre del 9,2% la presenza di alluminio nel packaging rispetto alla composizione precedente. Ci sono poi coperchi e misurini in plastica dei prodotti dell’alimentazione per l’infanzia realizzati per almeno il 66% dalla canna da zucchero mentre da due anni a questa parte gli imballaggi di alcune in carta riciclabile per le sue principali referenze in tutto il mondo (oltre il 90% della gamma).

Fondi, Assogestioni: raccolta 2022 a 14,8 miliardi, brillano gli azionari

Fondi, Assogestioni: raccolta 2022 a 14,8 miliardi, brillano gli azionari

IV trimestre in forte ripresa. A fine dicembre patrimonio a 2.212 mld

Milano, 22 feb. (askanews) – Nel 2022 il mercato italiano del risparmio gestito ha messo a segno 14,8 miliardi di euro di raccolta netta, di cui 7,4 miliardi nel quarto trimestre. E’ quanto emerge dai dati definitivi della mappa trimestrale Assogestioni. A fine anno il patrimonio totale ammontava a 2.212 miliardi.
“Allargando lo sguardo al 2022 notiamo quella che può essere definita una buona tenuta della raccolta netta”, sottolinea Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi, Assogestioni. “A fronte dei pesanti cali di mercato, concentrati soprattutto nella prima metà dell’anno, la raccolta netta ha sì virato in negativo nel secondo trimestre, ma tenendosi su valori vicini alla parità. Inoltre, grazie al risultato del primo trimestre, il saldo dell’anno è in positivo per quasi 15 miliardi, di cui 8,5 miliardi afferenti ai fondi aperti. Questo risultato dei fondi è di particolare valore se paragonato ad altri periodi di crisi, come il biennio 2007-2008 quando registrammo un’emorragia di quasi 200 miliardi o il 2011, quando la crisi del debito sovrano portò a oltre 30 miliardi di deflussi”.
Entrando nel dettaglio della categoria retail, negli ultimi tre mesi dell’anno i fondi aperti hanno registrato 1,48 miliardi di deflussi. In particolare, ha persistito il segno meno di obbligazionari (-1,6 mld) e flessibili (-2,8 mld), che hanno chiuso l’anno rispettivamente a -17,4 miliardi e -6,1 miliardi. In negativo anche i prodotti bilanciati a -1,8 miliardi, sebbene il saldo annuale ammonti a +3,8 miliardi. A compensare parzialmente i dati è stato invece il fronte azionario che, nel periodo ottobre-dicembre, ha continuato ad attirare nuove sottoscrizioni per +4,7 miliardi, per un bilancio annuale in positivo per oltre 22 miliardi. A spiccare su tutti sono stati i fondi azionari internazionali, con +3,12 miliardi di raccolta nel trimestre e +14,87 miliardi nei dodici mesi. A questo proposito, Rota sottolinea: “Nonostante i pesanti cali delle quotazioni, la raccolta dei fondi azionari si è tenuta costantemente in territorio positivo, segno che una buona parte degli investitori italiani è entrata nel comparto più rischioso approfittando dei valori a forte sconto sui mercati”.

Enogastronomia, a Pasqua Fiasconaro punta sulle Specialità

Enogastronomia, a Pasqua Fiasconaro punta sulle Specialità

Da Colomba Fragolina e Ciliegia a Rosa e Fico d’India, senza dimenticare Marron Noir

Roma, 22 feb. (askanews) – Fiasconaro, eccellenza dolciaria di Castelbuono (PA), nel cuore del Parco delle Madonie, celebra la Pasqua puntando sulla Linea delle sue più apprezzate Specialità. Autentici gioielli di alta pasticceria, che raccontano ed esaltano le caratteristiche dei migliori frutti del territorio. Un viaggio sensoriale alla scoperta dei migliori sapori della tradizione siciliana, che inizia dalla Colomba Fragolina e Ciliegia, azzeccata combinazione fra le ciliegie di Liccia, località nel Parco delle Madonie, e la fresca essenza della menta, impreziosita dalle note fruttate delle fragoline semi-candite e dalla copertura di confettura di ciliegie di Castelbuono e cioccolato rosa.
E poi ci sono le fragranze mediterranee della Colomba Rosa e Fico d’India, simbolo di speranza e di rinascita: una creazione dolciaria a lievitazione naturale che sposa l’essenza dei petali di rosa mediterranea alle gocce di cioccolato rosa, in un dolce dalla doppia copertura con confettura di fico d’india, cioccolato bianco e perle di cioccolato rosa. Un vero e proprio tributo alla Sicilia, terra aspra e riarsa dal sole, ma sempre generosa e capace di regalare fragranze mediterranee e frutti antichi dal sapore unico.
Ultima, ma non per importanza, la Colomba Marron Noir, che suggella il gemellaggio tra Sicilia e Piemonte. Una creazione dolciaria a lievitazione naturale, arricchita al suo interno da preziosi marroni canditi e cioccolato gianduia. A renderla davvero unica è la doppia glassatura: un abbraccio di cioccolato fondente che avvolge una delicata crema di marroni.
Sapori, profumi e alchimie della Sicilia sono la suggestiva cornice della storia e della tradizione dell’azienda dolciaria Fiasconaro, nata nel 1953 a Castelbuono, nel cuore del parco delle Madonie, in provincia di Palermo. Oggi l’azienda, giunta alla terza generazione di Pasticcieri è un’eccellenza del made in Italy, con un fatturato 2022 di oltre 34 milioni di euro, un organico di 180 lavoratori – fra stagionali e dipendenti, ed una presenza in 60 Paesi con una crescita del 20% su tutti i principali mercati: Italia, Canada, Francia, Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda e con un orizzonte strategico rivolto al mercato asiatico. Fiasconaro è totalmente made in Sicily e anche il suo indotto segue la territorialità. Il panettone e la colomba Fiasconaro rappresentano il core-business dell’azienda, ma è in continua crescita anche l’incidenza della linea di prodotti continuativi: torroncini, cubaite, creme da spalmare, mieli, marmellate, confetture e spumanti aromatici. I suoi dolci sono stati serviti sulle tavole di tre Papi, del Presidente della Repubblica cinese, dagli astronauti dello Shuttle, nelle corti regali di tutta Europa.

Ariston, Handelsblatt su espansione in Germania, potenziale crescita

Ariston, Handelsblatt su espansione in Germania, potenziale crescitaRoma, 22 feb. (askanews) – L’espansione del gruppo Ariston in Germania, con la recente acquisizione del produttore di pompe di calore Wolf, prende spunto dal forte potenziale di crescita di quel mercato e va considerata un’operazione all’insegna dello sviluppo. E’ quanto emerge da un’intervista che l’imprenditore Pasolo Merloni ha concesso al quotidiano economico tedesco Handelsblatt.
“Quando Paolo Merloni guarda al mercato tedesco del riscaldamentom – si legge nell’articolo – vede soprattutto una cosa: il potenziale di vendita. ‘Il settore del riscaldamento ha una base molto datata’, afferma Merloni. Gli impianti di riscaldamento installati qui sono molto più obsoleti che in Italia, Francia o Paesi Bassi, per esempio”. Per il capo del Gruppo Ariston, uno dei maggiori produttori mondiali di sistemi di climatizzazione, riscaldamento e acqua calda, la Germania è quindi un mercato in crescita.
Recentemente, gli italiani hanno concluso il più grande deal nella storia dell’azienda: la società Centrotec Climate Systems (CCS), di cui fanno parte marchi come il produttore di pompe di calore Wolf o il produttore di ventilatori per ambienti Brink, è ora parte dell’impero aziendale di Merloni. Anche il produttore di climatizzatori Pro Klima e il produttore di ventilatori Nedair fanno parte del portafoglio del gruppo. Merloni non vede molte sinergie a livello di costo, al massimo negli acquisti. L’accordo “non è un’operazione di taglio, ma un’operazione di sviluppo”, spiega il 54enne nel suo ufficio di Milano.
Merloni – spiega ancora Handelsblatt – ha “trasferito” circa 635 milioni di euro a Mainburg, in Bassa Baviera, oltre a più di 41 milioni di azioni della società, quotata a Milano dal 2021. Volume dell’operazione: circa un miliardo di euro.
Merloni non la definisce un’acquisizione, ma una partnership. Anche perché il maggiore azionista di Centrotec, Guido Krass, ha deciso consapevolmente di favorire gli italiani e in futuro avrà una partecipazione dell’undici per cento in Ariston – dopo Merloni sarà quindi il secondo maggiore azionista.
Inoltre, il tedesco entrerà a far parte del consiglio di amministrazione e del comitato strategico. “Un bellissimo messaggio di fiducia”, dice il presidente di Ariston, Merloni. Con l’acquisizione, il suo gruppo leader nel comfort termico è cresciuto fino a superare i tre miliardi di euro di fatturato e oltre 10.000 dipendenti”.
“Non è la prima acquisizione per l’azienda, fondata nel 1930 come produttore di bilance sulla costa adriatica italiana. Dal 2014 – spiega ancora Handelsblatt – Merloni ha acquisito circa 18 aziende: negli Stati Uniti, in Israele, in Australia. Ma l’operazione (con Centrotec) rende improvvisamente la Germania il mercato più importante per Ariston: in termini di fatturato – e di numero di dipendenti”.
“Ci aspettiamo che questo mercato cresca ancora di più”, è convinto Merloni. Soprattutto Wolf e Brink, i marchi di CCS più importanti, dovrebbero ora crescere. In Europa, Merloni osserva un forte cambiamento verso sistemi di riscaldamento più rispettosi del clima.
Secondo l’Associazione Federale dell’Industria Tedesca del Riscaldamento, l’anno scorso sono state vendute 980.000 soluzioni di riscaldamento, un numero superiore a quello registrato negli ultimi 27 anni. Tuttavia, le soluzioni a gas hanno ancora una quota di mercato del 61%.
L’Europa rappresenta attualmente circa il 67% delle vendite del gruppo Ariston. Dopo l’integrazione con i tedeschi, questa quota salirà almeno al 70%. Africa, Medio Oriente, Asia e Australia rappresentano insieme circa il 20%. Il continente nordamericano rappresenta circa il 10%. Ariston ha 31 stabilimenti in tutto il mondo, compreso uno stabilimento in Russia con poche centinaia di dipendenti dal 2005. Lì, l’attività si è ridotta notevolmente con lo scoppio della guerra in Ucraina. Lo stabilimento ora produce quasi esclusivamente per il mercato interno russo. Ma gli italiani non vogliono tirarsi indietro del tutto. “Mettiamo i nostri dipendenti al primo posto”, afferma Merloni. Gli stipendi continueranno a essere pagati e sarà dato sostegno anche ai dipendenti e alle loro famiglie in Ucraina, dove Merloni dice che diverse decine di persone lavorano per Ariston.
La guerra e la pandemia hanno messo alla prova Merloni. Ci sono stati anche problemi nella catena di approvvigionamento, ad esempio con i semiconduttori o l’acciaio. “Ma nel complesso sono soddisfatto di come l’azienda, insieme ai nostri fornitori, sia riuscita ad affrontare questo periodo complesso”, dice Merloni. Dopotutto, le fabbriche non sono mai rimaste ferme.
In alcune aree, tuttavia, Ariston non ha potuto evitare aumenti di prezzo. “In parte abbiamo compensato l’aumento dei prezzi con l’efficienza e la produttività, ma in parte abbiamo dovuto riequilibrare i listini”. Nel 2021, il fatturato è stato di poco inferiore ai due miliardi di euro, con un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Prima il margine di profitto al netto delle imposte era poco meno del 14%. E lo shopping di Merloni continua. Anche se al momento non ci sono candidati concreti, Merloni sta valutando “una serie di possibili idee”. Ariston è sempre alla ricerca di nuove tecnologie o nicchie di mercato. “Se si presentano opportunità in linea con la nostra strategia, le perseguiremo”, afferma il presidente di Ariston”.
D’altronde, riportya ancora Handelsblatt “l’intero settore sta attraversando un processo di consolidamento. Nel 2018, il gigante giapponese della climatizzazione Daikin ha rilevato il produttore austriaco di refrigerazione AHT e la scorsa estate i giapponesi (fatturato: circa 23 miliardi di euro) hanno acquistato anche il produttore italiano di pompe Duplomatic. La divisione termotecnica di Bosch è diventata uno dei maggiori produttori europei di riscaldamento rilevando Buderus. All’inizio dell’anno, Viessmann, dell’Asia settentrionale, ha rilevato la maggioranza delle azioni del fornitore di ghiaccio Iscoal.
Ariston sta investendo attualmente anche nell’idrogeno. L’azienda offre già caldaie ad alta efficienza certificate per il funzionamento con miscele di gas naturale e idrogeno; è già consentito un contenuto di idrogeno fino al 30%. Parallelamente, si stanno conducendo test con il 100% di idrogeno come mezzo di riscaldamento; secondo Merloni, l’idrogeno è concepibile anche nelle pompe di calore ad attivazione termica.
Merloni, che ha studiato economia aziendale, ha iniziato la sua carriera presso la società di consulenza gestionale McKinsey. Nel 1995 è entrato come dipendente nell’azienda, che allora era ancora gestita dal padre Francesco. Dopo aver ricoperto diverse posizioni manageriali, nel 2004 è diventato CEO del gruppo. Nel 2011 ha ceduto l’attività operativa a un manager e da allora è presidente esecutivo. Nonostante le dimensioni globali, il gruppo è ancora un’azienda familiare: una delle due sorelle di Merloni siede nel consiglio di amministrazione. Il padre Francesco, a 97 anni, è ancora un membro onorario del consiglio di amministrazione. “L’azienda è la sua passione, la sua ragione di vita”, dice il figlio Paolo. Appena può, l’ingegnere vuole andare a Wolf, in Germania, per vedere il nuovo stabilimento”.

Ponte Messina, Salvini: decreto in Cdm entro marzo

Ponte Messina, Salvini: decreto in Cdm entro marzoRoma, 22 feb. (askanews) – “Ho fatto una riunione ieri, ma facciamo un’altra riunione domani. L’obiettivo è di portare un intervento in Consiglio dei ministri già nel mese di marzo quindi a breve”. Già la prossima settimana? “Se riusciamo, vista la delicatezza del tema, penso di sì. Comunque entro il mese di marzo”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a margine dell’International Railway Summit.
Per il commissario un nome ancora “non c’è ma stiamo lavorando perché serviranno donne e uomini motivati, preparati ed entusiasti perché – ha spiegato – deve essere un’opera che fa parlare della bravura italiana in tutto il mondo. Stiamo mettendo in piedi il piano economico ci sono contenziosi da superare non è semplice ma a me le cose semplici non piacciono e quindi conto che entro marzo il Consiglio dei ministri darà il via al futuro”.
Mlp