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Imprese giovanili ottimiste sul futuro, aumenti fatturato per 1 su 2

Imprese giovanili ottimiste sul futuro, aumenti fatturato per 1 su 2Roma, 28 ago. (askanews) – Sono più fiduciose per il futuro rispetto alle loro colleghe “over 35”: fatturano, assumono e innovano di più, ma sono meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita. È l’identikit delle imprese guidate dai giovani under 35 tracciato dal Centro Studi Tagliacarne confrontando le loro aspettative di crescita per il 2023 e il 2024 con quelle delle non giovanili sulla base di un’indagine condotta su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi con una forza lavoro tra i 5-499 addetti.

Secondo i dati dell’indagine, il 49% delle imprese under 35 prevede per quest’anno di aumentare il fatturato contro il 42% delle non giovanili. E per il 2024 le attese di crescita restano positive per il 43% delle imprese giovanili (contro il 34%). In aumento pure le previsioni occupazionali per il 31% delle imprese capitanate dai giovani per il 2023 (contro il 23%) e per il 23% del campione nel 2024 (contro il 18%). Anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti in programma nella duplice transizione: tra il 2023 e il 2025, il 36% delle imprese under 35 intende investire contemporaneamente in digitale e green (contro il 28%). Tuttavia, in termini di export le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più “mature”: il 38% delle aziende under 35 esporterà nel 2023 a fronte del 45% delle non giovanili. E per il prossimo anno, pur se la presenza degli imprenditori giovani sui mercati stranieri è attesa in aumento, la distanza “generazionale” all’estero resterà inalterata di 7 punti percentuali quando ad esportare sarà il 40% delle imprese giovanili contro il 47% delle altre. Ma al Sud la presenza delle imprese under 35 sui mercati esteri è ancora più bassa: nel 2023 esporterà solo il 26% e nel 2024 il 27%.

“La scelta imprenditoriale per i giovani è sempre più selettiva rispetto al passato e meno legata all’autoimpiego, come dimostra il calo di circa il 13% delle imprese under 35 registrato nell’ultimo decennio al netto dell’andamento demografico”, ha osservato il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, spiegando che anche per questo l’imprenditoria giovanile si proietta con maggior fiducia sul mercato. Tuttavia, queste imprese scontano assetti meno strutturati, e questo spiega anche la loro minore presenza all’estero che deve, invece, essere sostenuta perché pure per gli imprenditori giovani l’internazionalizzazione è una leva strategica indispensabile per crescere. Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più: per il 2023 il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili mentre per il 2024 incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%)

Le imprese giovanili investiranno di più delle altre nella transizione green e digitale. Tra 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro rispettivamente il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under 35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito sono il principale ostacolo che rischia di intralciare il loro cammino verso la transizione. Le barriere economiche sono un problema, infatti, per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (contro il 31% delle non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (contro 29% delle non giovanili).

Eni avvia produzione di Baleine in Costa d’Avorio con Petroci

Eni avvia produzione di Baleine in Costa d’Avorio con PetrociRoma, 28 ago. (askanews) – Eni ha avviato la produzione di olio e gas dal giacimento di Baleine, nelle acque profonde della Costa d’Avorio. Questo traguardo arriva a meno di due anni dalla scoperta nel settembre 2021, e a meno di un anno e mezzo dalla Decisione Finale di Investimento. Si tratta del primo progetto di produzione a emissioni zero – Scopo 1 e 2 – in Africa.

Baleine “rappresenta ad oggi – si legge in una nota diffusa dalla società – la più grande scoperta di idrocarburi nel bacino sedimentario della Costa d’Avorio. Il rapido time-to-market è stato possibile grazie allo sviluppo in fasi che caratterizza i recenti progetti di Eni e alla piena collaborazione del partner Petroci. Per la prima fase, la produzione avviene attraverso la Fpso Baleine, un’unità di produzione e stoccaggio galleggiante (Fpso, Floating Production Storage and Offloading unit) ristrutturata e potenziata per consentirle di trattare fino a 15.000 bbl/d di olio e circa 25 Mscf/d di gas associato. L’avvio della fase 2 è previsto per la fine del 2024 e porterà la produzione del campo a 50.000 bbl/d di olio e circa 70 Mscf/d di gas associato. Con la terza fase di sviluppo si prevede di portare la produzione del campo a circa 150.000 bbl/d di petrolio e circa 200 Mscf/d”. Tutta la produzione di gas dal giacimento di Baleine, sia di questa fase di sviluppo che delle prossime, sarà consegnata a terra tramite un gasdotto di nuova costruzione e permetterà al Paese di soddisfare il mercato domestico di elettricità, consolidando l’accesso all’energia, e rafforzare il suo ruolo di hub energetico regionale per i Paesi confinanti.

“Il progetto – prosegue la nota – fa leva sulle migliori tecnologie disponibili per ridurre le emissioni. Quelle residue sono compensate attraverso iniziative sviluppate nel Paese, tra cui la fornitura e la distribuzione alle comunità locali di fornelli migliorati, che permettono di eliminare il consumo di legna o carbone in cucina. La distribuzione dei fornelli, avviata nel 2022, permetterà di raggiungere oltre un milione di persone nei prossimi 6 anni. In parallelo, Eni ha avviato studi per progetti di Nature Based Solutions su 380mila ettari di foreste protette”. L’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: “L’avvio di Baleine è una pietra miliare nelle attività di Eni. Partendo da uno straordinario successo esplorativo abbiamo raggiunto un time to market leader nel settore a meno di 2 anni dalla dichiarazione di scoperta commerciale. Questo risultato rappresenta i principi fondamentali della nostra strategia, che comprende il pionieristico progetto net-zero dell’Africa, lo sviluppo accelerato, la fornitura di gas al mercato locale e la promozione di una transizione giusta”.

In Costa d’Avorio Eni “è impegnata in una serie di progetti mirati al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs). Oltre ad interventi di riqualificazione nelle scuole e workshop per il rafforzamento delle competenze degli insegnanti, per una platea di 8.500 studenti, è stato siglato con l’Institut National Polytechnique Houphouët Boigny un accordo quinquennale per formare circa 400 quadri e tecnici impegnati nel settore energetico. Nell’ambito del settore della salute delle comunità, sono state avviate iniziative per promuovere l’accesso a servizi sanitari in 20 cliniche situate in aree vulnerabili in diverse regioni del Paese. Nell’ambito vocational training sono stati avviati due progetti per l’inserimento professionale nei settori energia, automotive e tessile che coinvolgeranno circa 450 giovani”. La presenza di Eni in Costa d’Avorio risale agli anni Sessanta con la società Agip Côte d’Ivoire. Nel 2015 Eni è rientrata nel Paese, e attualmente detiene partecipazioni nei blocchi CI-101 e CI-802 – sui quali si estende il giacimento di Baleine – oltre che in altri quattro blocchi nelle acque profonde ivoriane: CI-205, CI-501, CI-401 e CI-801, tutti con lo stesso partner Petroci Holding.

Nasa, in orbita la navicella Dragon con 4 astronauti internazionali

Nasa, in orbita la navicella Dragon con 4 astronauti internazionaliRoma, 26 ago. (askanews) – Un equipaggio internazionale di quattro persone in rappresentanza di quattro paesi è in orbita dopo il successo del lancio avvenuto alle 03:27 (09:27 in Italia) dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, verso la Stazione Spaziale Internazionale. La missione SpaceX Crew-7 dell’agenzia è la settima missione commerciale di rotazione dell’equipaggio per la Nasa. Un razzo SpaceX Falcon 9 – si legge sul sito della Nasa – ha lanciato in orbita la navicella spaziale Dragon con a bordo l’astronauta americano Jasmin Moghbeli, l’astronauta dell’Esa Andreas Mogensen, l’astronauta giapponese della Jaxa Satoshi Furukawa e il russo di Roscosmos Konstantin Borisov, per una spedizione scientifica a bordo del laboratorio orbitale. “Crew-7 è un brillante esempio della potenza dell’ingegno americano e di ciò che possiamo realizzare quando lavoriamo insieme”, ha affermato l’amministratore della Nasa Bill Nelson. A bordo della stazione, l’equipaggio condurrà più di 200 esperimenti scientifici e dimostrazioni tecnologiche per prepararsi alle missioni sulla Luna, su Marte e oltre. “Collaborando con paesi di tutto il mondo, la Nasa sta coinvolgendo le migliori menti scientifiche per consentire le nostre audaci missioni, ed è chiaro che possiamo fare di più – e possiamo imparare di più – quando lavoriamo insieme”, ha aggiunto Nelson. Durante il volo di Dragon, SpaceX monitorerà una serie di manovre automatiche del veicolo spaziale dal suo centro di controllo missione a Hawthorne, in California, e i team della Nasa monitoreranno le operazioni della stazione spaziale durante il volo dal Mission Control Center presso il Johnson Space Center dell’agenzia a Houston.

Cgia, fuga dall’artigianato: -325.000 attività dal 2012

Cgia, fuga dall’artigianato: -325.000 attività dal 2012Roma, 26 ago. (askanews) – Continua a diminuire il numero degli artigiani presenti in Italia. Dal 2012 sono scesi di quasi 325 mila unità (-17,4 per cento) e in questi ultimi 10 anni solo nel 2021 la platea complessiva è aumentata, seppur di poco, rispetto all’anno precedente. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Inps, nel 2022 contavamo 1.542.299 artigiani. Possiamo quindi affermare che non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età anagrafica e/o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente che, rispetto ad un artigiano, ha sicuramente meno preoccupazioni e più sicurezze. E’ quanto energe da un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia. Sono ormai ridotte al lumicino le botteghe artigiane che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, etc. Attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, che hanno contraddistinto la storia di molti quartieri, piazze e vie delle nostre città, diventando dei punti di riferimento che davano una identità ai luoghi in cui operavano. Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione sono quelli del benessere e dell’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. L’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione.

Lagarde: stabilire tassi Bce a livelli sufficientemente restrittivi

Lagarde: stabilire tassi Bce a livelli sufficientemente restrittiviRoma, 25 ago. (askanews) – Nel contesto attuale la Bce deve stabilire i tassi di interesse a un livello “sufficientemente restrittivo per il tempo necessario per raggiungere in maniera tempestiva il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%”. Lo ha ribadito la presidente, Christine Lagarde nel suo intervento al simposio annuale della Federal Reserve, a Jackson Hole, in Wyoming.

“Guardando avanti dobbiamo restare chiari nel nostro obiettivo. flessibili nelle nostre analisi e umili nel come comunichiamo”, ha aggiunto. Secondo Lagarde non esiste un “manuale di istruzioni” per gestire la situazione attuale. “Quindi il nostro compito è elaborarne uno nuovo. In una era di cambiamenti e rotture le politiche richiedono una mente aperte e la disponibilità ad aggiustare le nostre analisi in tempo reale ai nuovi sviluppi”, ha insistito.

“Al tempo stesso in questa era di incertezze è anche più importante che le banche centrali forniscano una ancora numerica per le economie e che assicurino la stabilità dei prezzi in linea con i loro mandati”, ha concluso.

Powell avverte: Fed pronta alzare ancora i tassi (se appropriato)

Powell avverte: Fed pronta alzare ancora i tassi (se appropriato)Roma, 25 ago. (askanews) – L’inflazione negli Stati Uniti è calata, ma al 3,3% resta “troppo alta” e la Federal Reserve è determinata a riportarla al 2, che “è e resta il suo obiettivo”. Al direttorio della banca centrale Usa “siamo preparati a alzare i tassi di interesse ancora, se appropriato, e a mantenerli a livelli restrittivi finché saremo fiduciosi” che è orientata tornare al target. E’ il messaggio che il presidente dell’istituzione monetaria, Jerome Powell, ha voluto lanciare fin dalle prime battute del suo atteso intervento al simposio di Jackson Hole, nel Wyoming.

Powell ha scherzato sul fatto che allo stesso evento dello scorso anno il suo discorso era stato piuttosto “breve e diretto”. “Quest’anno – ha detto – le mie dichiarazioni saranno un po’ più lunghe, ma il messaggio è lo stesso: il lavoro della Fed è riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%”. Ha però anche temperato queste affermazioni apparentemente da “falco”, rivendicando che dati i passi già compiuti, in particolare in termini di rialzo dei tassi “alle prossime riunioni saremo nella posizione di procedere con cautela”.

Secondo il banchiere centrale “ci si può attendere che raggiungere in maniera sostenuta l’obiettivo del 2% di inflazione richieda un certo periodo di crescita economica sotto le medie e storiche, così come una qualche moderazione delle condizioni del mercato del lavoro”. Tuttavia “siamo attenti ai segni che l’economia potrebbe non rallentare come prevediamo”. E in particolare i recenti dati sulle spese comuni per consumi si sono rivelati “robusti”. L’inflazione al 2% “è e resterà il nostro obiettivo”, ha poi chiarito Powell. “Siamo impegnati a raggiungere e mantenere una linea monetaria che sia sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione a quel livello nel corso del tempo. Ovviamente – ha riconosciuto – è impegnativo”.

Quindi al direttorio della Fed “procederemo con attenzione quando decideremo se inasprire ancora o, invece, mantenere la linea di politica monetaria invariata e attendere ulteriori dati”. Il capo della Fed ha usato l’immagine del “navigare in base alle stelle con un cielo nuvoloso”. E ha spiegato che ripristinare la stabilità dei prezzi è cruciale “per raggiungere entrambi gli aspetti del nostro mandato duale”, che prevede il controllo dell’inflazione e, secondo aspetto, favorire la massima occupazione. “Ci servirà la stabilità dei prezzi per ottenere un periodo sostenuto di forti condizioni del mercato del lavoro – ha concluso – a beneficio di tutti”. Wall Street ha reagito a questi propositi virando a leggeri ribassi, mentre il dollaro è scattato al rialzo risalendo ai massimi da oltre due mesi, con l’euro sotto quota 1,08 sul biglietto verde.

Fine del reddito di cittadinanza per 33mila famiglie (Inps)

Fine del reddito di cittadinanza per 33mila famiglie (Inps)Roma, 25 ago. (askanews) – Sono 33mila i nuclei familiari che stanno ricevendo la comunicazione, tramite sms ed email, che li informa di aver fruito, ad agosto, della settima mensilità del Reddito di Cittadinanza loro spettante. Lo ha reso noto l’Inps spiegando che si tratta di famiglie senza minori, disabili o over 60.

I destinatari di questo messaggio e coloro che lo hanno già ricevuto il mese scorso o lo riceveranno nei prossimi, dal primo settembre, possono presentare la domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl) e, se hanno i requisiti per accedervi, potranno essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per complessivi 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.

Lavoro, Inps: a 33mila famiglie comunicazione stop Rdc

Lavoro, Inps: a 33mila famiglie comunicazione stop RdcRoma, 25 ago. (askanews) – Sono 33mila i nuclei familiari che stanno ricevendo la comunicazione, tramite sms ed email, che li informa di aver fruito, ad agosto, della settima mensilità del Reddito di Cittadinanza loro spettante. Lo ha reso noto l’Inps spiegando che si tratta di famiglie senza minori, disabili o over 60. 

I destinatari di questo messaggio e coloro che lo hanno già ricevuto il mese scorso o lo riceveranno nei prossimi, dal primo settembre, possono presentare la domanda per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl) e, se hanno i requisiti per accedervi, potranno essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per complessivi 12 mesi, potranno ricevere un contributo di 350 euro mensili.

Cosa è emerso sulla manovra dal Meeting di Rimini, con l’incognita risorse

Cosa è emerso sulla manovra dal Meeting di Rimini, con l’incognita risorseRoma, 24 ago. (askanews) – Una manovra tutta concentrata sul sostegno ai redditi di fronte all’inflazione e al rallentamento del Pil che con realismo consegna al prosieguo della legislatura le misure “bandiera” più onerose. E’ quella che emerge dai dibattiti del Meeting di Rimini e che può essere sintetizzata mettendo in fila le parole pronunciate l’anno scorso dal palco da Mario Draghi e quest’anno del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. “L’Italia ce la farà anche questa volta” anche se “non si potrà fare tutto”.

A circa un mese dall’avvio ufficiale dei lavori sulla legge di bilancio, con la pubblicazione della Nadef, proprio dal Meeting che si chiuderà domani sono emersi con una certa chiarezza diversi elementi che caratterizzeranno la prossima manovra e alcune linee, per la verità non molte, che il governo intende perseguire per assicurarne la copertura. Confermata a Rimini la volontà di rendere stabile il taglio del cuneo, o quantomeno di prorogarlo per il 2024. “Dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione” ha detto Giorgetti con l’obiettivo di sostenere il potere d’acquisto. Anche il titolare del Mimit, Adolfo Urso, ha sottolineato che “la via maestra è rendere strutturale i due tagli al cuneo fiscale che abbiamo realizzato”, strada confermata anche dal vicepremier Antonio Tajani. Solo questa misura, se confermata negli stessi importi attuali, assorbirebbe intorno ai 9 miliardi di euro, più o meno tutte le risorse finora accertate (tra cui extradeficit, tassa sulle banche, tagli ai ministeri) per la manovra 2024. Le priorità, ha sintetizzato a Rimini l’altro vicepremier Matteo Salvini, “sono aumentare stipendi e pensioni” mettendo “quello che riusciremo a ricavare, ad esempio risparmiando sul reddito di cittadinanza per chi non ne ha diritto, e confermando il prelievo sui guadagni milionari delle banche, in aumento di stipendi e pensioni”.

Confermato quindi al Meeting il pacchetto di interventi che il governo prepara per sostenere i salari. Il ministro del Lavoro Marina Calderone dal palco ha parlato di “detassazione dei premi di produttività e di tassazione agevolata di alcune forme di welfare” che “credo debbano essere dei punti di riferimento delle analisi che faremo per la manovra di bilancio”. Anche Tajani ha riferito che al centro degli interventi a sostegno del lavoro ci saranno “il tema del welfare, l’abbattimento delle tasse sugli stipendi dei dipendenti, detassando tredicesime, straordinari e premi di produzione. Questa è la strada che dobbiamo seguire”. Sollecitato nel corso di un dibattito sul fisco, il viceministro all’economia Maurizio Leo da parte sua ha anticipato un pacchetto di misure per le famiglie numerose, che troverebbe spazio nel bilancio perchè “quando parliamo di famiglie con tre figli parliamo di numeri contenuti”.

Il governo, ha annunciato, sta anche valutando la possibilità di “dare un periodo di benefici alle imprese che assumono delle donne che hanno nuclei familiari consistenti” mentre per “valutare l’ipotesi del quoziente familiare dovremo assolutamente tenere conto delle risorse che si possono mettere a terra”. Leo a Rimini ha confermato anche possibili interventi fiscali anche sugli straordinari ed un’estensione della platea dei benefici per i fringe benefit. Dal Meeting arriva anche qualche elemento utile a capire cosa invece con ogni probabilità non entrerà nella prossima manovra. Sicuramente una riforma organica delle pensioni.

Se, in generale “non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese”, come ha sottolineato Giorgetti, nel particolare le rivalutazioni e la conferma sell’aumento a 600 euro delle minime (FI chiede di arrivare a 1.000) assorbiranno tutti gli spazi finanziari possibili per questo capitolo. Escluso che si arrivi quindi a quota 41 per tutti, come riconosciuto dallo stesso Salvini. “Non possiamo fare tutto e subito” ha detto spiegando che il superamento della legge Fornero sarà fatto “nell’arco dei 4 anni”. Possibile una proroga di quota 103 o una “mini-quota 41” per l’anno prossimo legata però al ricalcolo contributivo dell’assegno. Sembra poco probabile anche la possibilità che possa partire dal primo gennaio la parte onerosa della riforma fiscale ed in particolare la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef “Molte misure non richiedono risorse, come le procedure di accertamento e di riscossione ma anche gli adempimenti, e pertanto potranno entrare in vigore già nel 2024” ha detto il vceministro Leo dal palco di Rimini “altri, come i tributi in particolare, Irpef, Ires, Iva, Irap invece richiedono coperture e per questo dovremo verificare se ci saranno queste coperture con la Nadef”. Governo meno loquace al Meeting sulle coperture che dovranno accompagnare la manovra. A parte la tassa sugli extraprofitti delle banche che dovrebbe garantire 2-2,5 miliardi. Su questa Salvini ha assicurato che “non si torna indietro” mentre Tajani ha annunciato “emendamenti” in primis per escludere “le banche di prossimità” e poi per “prevedere la deducibilità della tassa che viene pagata”. Deducibilità sulla quale Bruxelles potrebbe avere qualcosa da ridire visto che trasformerebbe la tassa in una sorta di debito fuori bilancio se si decidesse di restituirla negli anni sotto forma di crediti fiscali. E proprio all’Unione Europea ci si rivolge per scongiurare un ritorno alle vecchie regole del Patto che scatterebbero dal 1 gennaio, senza un accordo sulla riforma, e che renderebbero ancora più stretto il sentiero del bilancio. Dall’esecutivo si auspica una intesa entro ottobre ma la Nadef, da chiudere per fine settembre, dovrà inevitabilmente tenere conto della fine delle deroghe sui conti pubblici decise per il Covid. “Dobbiamo impedire che il Patto di stabilità e crescita diventi un Patto che porti alla recessione e al blocco dell’economia europea” ha avvertito Tajani chiamando in causa il commissario Gentiloni che “mi auguro faccia la sua parte per tutelare l’interesse italiano” e anticipando che per “trovare altri fondi per la crescita, si possono privatizzazione alcuni servizi, anche i porti”. Sullo sfondo l’andamento del Pil che da elemento confortante, in vista della manovra, sta diventando un’incognita dopo il calo inatteso del secondo trimestre e mentre si dispiega l’effetto restrittivo degli aumenti dei tassi della Bce. Il “prudente” +1% previsto dal governo nel Def di aprile per il 2023 potrebbe diventare un risultato da festeggiare. Mentre si profila un 2024 meno brillante dopo il taglio delle stime di Bankitalia e Upb. Ma se ne parlerà al prossimo Meeting.

Turchia, banca centrale aumenta drasticamente tassi ufficiali

Turchia, banca centrale aumenta drasticamente tassi ufficialiRoma, 24 ago. (askanews) – La banca centrale turca ha aumentato drasticamente i tassi di interesse in uno dei segnali più chiari che il suo nuovo team economico ha decisamente rotto con anni di politica non ortodossa nel tentativo di arginare l’inflazione galoppante. Il comitato di politica monetaria della banca ha aumentato il tasso repo a una settimana di 7,5 punti percentuali, portandolo al 25%, superando di gran lunga il 20% previsto dagli economisti in un sondaggio FactSet.

Il terzo aumento dei tassi in altrettanti mesi – rileva il Financial Times – sottolinea il drammatico cambiamento nelle politiche economiche della Turchia da quando il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato rieletto a maggio. Il governatore della banca centrale Hafize Gaye Erkan ha quasi triplicato i tassi di interesse dalla sua nomina a giugno nel tentativo di raffreddare l’inflazione. “L’aumento dei tassi da parte della banca centrale turca, molto più ampio del previsto, contribuirà notevolmente a rassicurare gli investitori sul fatto che il ritorno all’ortodossia politica è sulla buona strada”, ha affermato Liam Peach di Capital Economics a Londra. “Per quanto riguarda le prospettive macroeconomiche della Turchia, questo potrebbe rappresentare un punto di svolta”.

La decisione di giovedì è stata la prima presa da quando Erdogan ha nominato tre nuovi vice governatori delle banche centrali. Come Erkan, il trio ha ricevuto una calorosa accoglienza da parte degli investitori grazie alle loro forti credenziali professionali e accademiche nel campo della finanza. La forte stretta segna un cambiamento rispetto all’insistenza di lunga data di Erdogan nel mantenere bassi i tassi di interesse, che secondo gli analisti ha causato il surriscaldamento dell’economia turca e ha contribuito a far crollare la lira. Dopo la decisione odierna la valuta è rimbalzata di circa il 2% in più rispetto al dollaro USA a TL26,77, ma rimane ancora vicino ai minimi storici.

La banca centrale ha inoltre avvertito che la debolezza della lira, i recenti aumenti delle tasse e gli aumenti dei salari minimi contribuirebbero ad un ritmo più elevato di crescita dei prezzi. Il mese scorso aveva previsto che l’inflazione avrebbe raggiunto quasi il 60% entro la fine dell’anno rispetto al 48% di luglio. Intanto sono alcuni segnali che le nuove politiche stanno cominciando a dare i loro frutti. Le riserve lorde in valuta estera della banca centrale, scese a livelli insolitamente bassi prima delle elezioni generali, sono aumentate a 69 miliardi di dollari dai 48 miliardi di dollari di maggio. Gli investitori stranieri hanno anche investito 1,7 miliardi di dollari nelle azioni turche su base netta dall’inizio di giugno, secondo i dati della banca centrale.