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Bonomi: bassi salari non colpa di industria ma di finte cooperative

Bonomi: bassi salari non colpa di industria ma di finte cooperativeRoma, 11 feb. (askanews) – Il problema dei bassi salari in Italia, come quello dei mancati rinnovi contrattuali, non dipende dall’industria. Semmai dipende da “un mondo di finte cooperative” su cui non si vuole intervenire perché si andrebbero a colpire i sostenitori di alcuni partiti politici. Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi durante un dibattito in diretta organizzato in occasione del 75esimo anniversario di “La provincia di Cremona a Crema”.
“Dal 2000 al 2021, fatti 100 i salari di partenza nell’industria in Italia sono arrivati a 120, con la produttività salita a 120 – ha detto -. In Spagna i salari sono andati a 115 ma con la produttività a 157, in Francia e Germania la produttività è salita a 140. Ma se guardo all’economia complessiva, in Italia gli stipendi sono andati da 100 a 107 (sempre tra 2000 e 2021) e la produttività a 104 rispetto a 120” dei maggiori competitor Ue.
“Non è l’industria che paga poco, sono le altre componenti dell’economia che pagano poco – ha detto Bonomi -. E quando c’è stata la discussione sul salario minimo, noi abbiamo detto che non era un problema per noi” visto che fissava un livello inferiore alle paghe già previste nell’industria “ed è scomparso il dibattito”.
“Si dice che Confindustria non rinnova i contratti, si racconta di 7 milioni di lavoratori in attesa del contratto. Ma quelli di Confindustria sono 242 mila e la gran parte sono nei servizi e nella Pubblica amministrazione: e allora è scomparso il dibattito sul rinnovo dei contratti”, ha proseguito.
Quello che non va “è il sistema economico italiano: è possibile che nella Pa non ci sia mai meritocrazia nei contratti di lavoro? E’ un tema che va affrontato. Possibile che ci siano settori dove si paga 4 euro l’ora? Un mondo di finte cooperative che continua a pagare stipendi così bassi: sappiamo dove sono i problemi e non si vogliono affrontare, perché ci sta un dividendo elettorale – è l’accusa del numero uno di Confindustria – perché vuol dire andare a colpire le constituency di alcuni partiti”.
“Il tema di fondo di tutte le domande è che questo paese non dà risposte nel merito, non discute nel merito. Perché sbagliamo sugli stipendi, sui contratti? Qui ci sarebbe da dire, ma perché in questo paese si pagano più tasse sul lavoro che sulle rendite finanziarie? Parliamone nel merito e non si riesce mai a farlo. Ed è qui che diventano importanti giornali e giornalisti, perché ci dovete aiutare a riflettere nel merito come Paese, perché purtroppo abbiamo le armi di distrazione di massa – ha detto Bonomi – e invece questo paese deve tornare a pensare ad affrontare i problemi, perché ne abbiamo tanti. E quindi un ruolo come quello dei giornalisti è fondamentale per una sana democrazia”.

In Europa cresce il ruolo delle donne in ambito scientifico

In Europa cresce il ruolo delle donne in ambito scientifico

Giornata delle Donne nella Ricerca: un video IIT e Fond. Ansaldo

Milano, 11 feb. (askanews) – Cresce in Europa il ruolo delle donne in ambito scientifico e nella ricerca: nel 2021 erano attive nel campo scientifico, a livello europeo, quasi 74 milioni di persone, di cui il 52% rappresentato da donne, aumentate del 26% rispetto al 2011.
In occasione della “Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza” istituita nel 2015 dalle Nazioni Unite e arrivata alla sua ottava edizione IIT e Fondazione Ansaldo hanno realizzato un video per promuovere l’uguaglianza di genere e l’inclusione nel mondo della scienza e della ricerca. Il video racconta le transizioni della figura femminile nel contesto scientifico. Le protagoniste sono donne di ieri e di oggi. Le prime impegnate nella ex-centrale elettronucleare di Caorso e negli stabilimenti ASGEN di Genova, le seconde nei laboratori dei diversi centri IIT distribuiti in Italia.
Il video – prodotto in collaborazione con Fondazione Ansaldo – vuole sottolineare come le donne siano sempre state presenti nella sfera scientifica. Seppur spesso osteggiate da una società che le voleva relegate a ruoli stereotipati, alcune scienziate riuscivano a distinguersi facendosi spazio in una élite principalmente maschile, ma anche in questo caso venivano considerate come eccezioni o, addirittura, venivano private del loro stesso successo e tenute nell’ombra.
Oggi si registrano segnali di cambiamento, ma il percorso verso la parità di genere anche nei contesti scientifici è ancora lungo da compiere. Il video proposto da IIT e Fondazione Ansaldo vuole quindi supportare un cambiamento culturale in modo che in un futuro il più prossimo possibile, non sia più necessario promuovere politiche di inclusione, perché l’essere donne e ragazze nella scienza sarà la normalità.
Lo staff dell’Istituto Italiano di Tecnologia è composto da oltre 1.900 persone provenienti da circa 70 Paesi, con un’età media di 35 anni e la cui componente femminile supera il 40%. Dal 2020 IIT si è dotato di un ufficio Diversity, Inclusion and Social Impact che ha avuto il compito di redigere il Gender Quality Plan, un documento strategico che delinea gli obiettivi e le azioni da intraprendere per promuovere l’uguaglianza di genere. Proprio per abbattere lo stigma che vuole il mondo della ricerca popolato principalmente da uomini, sono state pianificate diverse azioni di comunicazione, come interviste alle ricercatrici in qualità di role model e l’organizzazione e la partecipazione a eventi sul tema.
Fondazione Ansaldo da sempre è attenta alle politiche di uguaglianza, parità di diritti e inclusione. In particolare, negli ultimi anni si è impegnata a promuovere, attraverso la valorizzazione del patrimonio archivistico di cui è custode, la storia dell’emancipazione femminile e dell’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Per farlo offre percorsi didattici ad hoc per le scuole e, dal 2020, ha allestito la mostra #Women in cinque location distribuite sul territorio genovese e non solo.

Bce, Visco: tassi salgano ma in maniera progressiva e misurata

Bce, Visco: tassi salgano ma in maniera progressiva e misurataRoma, 11 feb. (askanews) – I tassi della Bce devono continuare a salire ma “in maniera progressiva e misurata”, e senza sbilanciarsi nel preferire il rischio di fare troppo piuttosto che su quello, opposto, di fare troppo poco. Lo ha affermato il governatore della Banca, a conclusione del suo intervento al Warwick Economics Summits, secondo il testo diffuso dall’istituzione.
“L’estrema incertezza che stiamo attraversando implica, inevitabilmente, per la fase attuale un proseguimento dell’inasprimento della politica monetaria, per evitare la possibilità di effetti di secondo livello (dovuto all’alta inflazione) rilevanti che si ripercuotano nell’area euro. Tuttavia questa stessa incertezza suggerisce anche che ci muoviamo gradualmente e in maniera prudente – ha detto – con i tassi ufficiali che continuino a salire in maniera progressiva ma misurato sulla base dei dati che giungeranno e della loro valutazione sulle prospettive di inflazione”.
“Ritengo anche che dovremmo essere molto cauti nel fornire una valutazione quantitativa sul preferire uno o l’altro dei due rischi opposti – ha aggiunto Visco -: quello di fare troppo o troppo poco. A me sembra che non ci sia una ragione a priori per preferire di sbagliare da una parte piuttosto che dall’altra”.
Invece, “se dovesse apparire una spirale prezzi-salari e le attese di inflazione dovessero diventare non sufficientemente ancorate, sarebbero certamente giustificati ulteriori e rilevanti inasprimenti monetari”, ha aggiunto.

Commercio, Confesercenti: nel 2022 chiusi oltre 2 negozi ogni ora

Commercio, Confesercenti: nel 2022 chiusi oltre 2 negozi ogni oraRoma, 11 feb. (askanews) – Nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività di commercio al dettaglio, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. E’ l’allarme lanciato da Confesercenti, in base a una elaborazione effettuata sui dati resi disponibili dalle fonti camerali.   Mentre il numero di chiusure è in linea con quello rilevato negli anni pre-pandemia, il dato delle aperture del 2022 è il più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9% non solo al valore del 2012 – quando, nonostante la crisi, avevano aperto oltre 43mila attività del commercio – ma anche rispetto al 2020, anno della Covid e del lockdown, dice l’associazione, che comunque aveva registrato l’arrivo sul mercato di oltre 25mila imprese del commercio; nel 2019, le aperture erano state 29mila. Il calo delle nuove aperture è rilevante soprattutto in Sardegna (-33,2% rispetto al 2021), Piemonte (-29,3%) e Umbria (-27,3%).   La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, a registrare la perdita più rilevante è la Campania, con un saldo negativo di -2.707 negozi; seguono, a stretta distanza, il Lazio (-2.215) e la Sicilia (-2.142). Perdite rilevanti anche in Lombardia (-2.123), Piemonte (-1.683), Toscana (-1.479), ed Emilia-Romagna (-1.253). In termini relativi, rileva però Confesercenti, la perdita peggiore è quella registrata dalle Marche, dove il calo percentuale delle imprese del commercio attive, rispetto al 2021, è del -8,8%: quasi una su dieci. Seguono Friuli-Venezia Giulia (-4,7%) e Molise (-4,4%). 
Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del -14,3% circa. Nelle province autonome di Trento e Bolzano, ormai, ci sono solo 6,9 imprese del commercio ogni mille abitanti; in Friuli-Venezia Giulia 7,8, e in Lombardia 8,4. Nelle regioni del Sud il tessuto del commercio resiste un po’ di più, in particolare in Campania (19,7 imprese ogni mille abitanti), Calabria (18,7) e Sicilia e Puglia (entrambe con 15,1). 
“La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: ed i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia”, spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.
“A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio l’anno della pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi, dagli alimentari alle edicole, per la popolazione. Occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Innanzitutto, puntando di più sulle politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up da parte delle associazioni di categoria. Ma servirebbe una spinta anche sul piano fiscale – conclude – con un regime agevolato per le attività di vicinato”.

Ita, sindacati proclamano sciopero di 4 ore per il 28 febbraio

Ita, sindacati proclamano sciopero di 4 ore per il 28 febbraio

“Clamorosa marcia indietro azienda. Mef intervenga”

Roma, 10 feb. (askanews) – Proclamate quattro ore di sciopero di tutto il personale di ITA Airways per il giorno 28 febbraio 2023. Lo annunciano in una nota congiunta le sigle sindacali FILT CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI, UGL TA, ANPAC, ANPAV e ANP.
“Clamorosa marcia indietro di ITA Airways questa sera al tavolo ministeriale che doveva sancire la chiusura positiva del confronto sulle retribuzioni dei dipendenti della società – affermano – Disconoscendo quanto negoziato positivamente nella serata di ieri l’azienda ha comunicato l’indisponibilità a sottoscrivere l’accordo e la convocazione di un Consiglio di amministrazione per la prossima settimana”.
Le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali “hanno preso atto con estremo rammarico del repentino e non previsto voltafaccia aziendale ed hanno chiuso negativamente la procedura di raffreddamento in sede ministeriale annunciando le prime quattro ore di sciopero di tutto il personale di ITA Airways per il giorno 28 febbraio 2023”.
“È urgente un intervento immediato dell’ azionista di ITA AIRWAYS, il MEF, per fare chiarezza all’interno del Consiglio di Amministrazione della Società” concludono.

Ok Ue a JV digital marketing D.Telekom, Orange, Telefonica, Vodafone

Ok Ue a JV digital marketing D.Telekom, Orange, Telefonica, VodafoneRoma, 10 feb. (askanews) – Via libera incondizionato dell’Antitrust europeo alla creazione di una joint-venture sul digital marketing, la pubblicità e il tracciamento degli utenti internet da parte di Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Vodafone sui mercati di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Con un comunicato, la Commissione europea afferma di non aver identificato impedimenti alla concorrenza o potenziali incentivi in tal senso.
Previo il consenso degli utenti, la joint-venture creerà un codice digitale unico sull’utenza di internet mobile o alla rete fissa dei consumatori. Questo codice, si legge, consentirà a operatori, marchi e media di riconoscere i vari utenti collegati ai loro siti o alle loro app tramite uno pseudonimo, e quindi di raggrupparli per categorie oppure adattare i contenuti proposti in base a gruppi di utenza specifici.
L’Antitrust europeo afferma che in base agli accertamenti effettuati, l’accordo notificato “non ridurrebbe in maniera significativa la concorrenza sui mercati di Francia, Germania Italia e Spagna sulla fornitura di servizi identificazione digitale per la pubblicità mirata o l’ottimizzazione dei contenuti dei siti – prosegue il comunicato – (né) sui servizi di telecomunicazioni mobili, sui servizi di fornitura di connessioni internet fisse, né sulla fornitura al dettaglio di servizi audiovisivi o di spazi pubblicitari”.
Sempre a detta dell’esecutivo comunitario, anche dopo la creazione della joint-venture, resterebbero un numero sufficiente di servizi rivali. La j-v non potrebbe e non sarebbe incentivata a escludere altri inserzionisti o di limitare i servizi di operatori di telecomunicazioni rivali. Gli operatori dell’alleanza non avrebbero neanche incentivi o la capacità di costringere le emittenti TV abbonarsi a questi servizi di identificazione digitale.
Infine, la commissione europea ha ritenuto che la joint-venture non aumenti rischio di coordinamento tra gli operatori coinvolti nell’iniziativa. Conseguentemente, non riscontrando rischi nell’ambito dello spazio economico europeo, l’Antitrust ha deciso di dare un via libera peraltro senza imporre alcuna restrizione o chiedere particolari impegni.

Armani firma il nuovo Admiral da 72 metri di The Italian Sea Group

Armani firma il nuovo Admiral da 72 metri di The Italian Sea GroupMilano, 10 feb. (askanews) – Giorgio Armani firma il nuovo Admiral da 72 metri di The Italian Sea Group, player della nautica di lusso quotato a Piazza Affari. Il megayacht, che verrà consegnato all’inizio del 2024, verrà svelato nella serata di sabato 11 febbraio nel corso di un evento presso l’headquarter del cantiere navale a Marina di Carrara.
Lo yacht è il primo dei due disegnati interamente dallo stilista milanese, il cui stile inconfondibile, essenziale e sofisticato allo stesso tempo, è riconoscibile sia nelle linee esterne sia nei raffinati interni. “Il mare e il design sono due mie grandi passioni”, ha commentato Giorgio Armani. “Con questa nuova collaborazione ho esteso al mondo della nautica la mia idea di arredo, nella quale, come nella moda, estetica e funzione vanno in accordo unendosi in uno stile naturale ed elegante”.
“Questo megayacht, risultato di una entusiasmante partnership di cui sono estremamente orgoglioso, rappresenta un’ulteriore conferma della nostra capacità di misurarci in progetti unici e sempre più ambiziosi con brand d’eccellenza Made in Italy, con cui condividiamo i medesimi valori”, ha commentato Giovanni Costantino, Founder & Ceo di The Italian Sea Group.

Coldiretti: la filiera agroalimentare spinge il turismo italiano

Coldiretti: la filiera agroalimentare spinge il turismo italianoMilano, 10 feb. (askanews) – La ripresa del turismo dopo le difficoltà legata alla pandemia spinge il cibo Made in Italy che diventa la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 580 miliardi di euro nell’ultimo anno, nonostante la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal report Coldiretti “Cibo e turismo, l’Italia che vince” diffuso alla vigilia della Bit in occasione dell’incontro al Teatro Manzoni di Milano con la partecipazione del presidente Ettore Prandini assieme al ministro del Turismo Daniela Santanchè, al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida e al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
La ripartenza a pieno ritmo delle attività di ristorazione e accoglienza, dai ristoranti agli agriturismi, ha avuto un impatto importante sul Made in Italy a tavola che vale oggi – sottolinea Coldiretti – quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
Non a caso il cibo – sottolinea la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie italiane e straniere in vacanza in Italia con circa 1/3 della spesa destinato per consumare pasti fuori ma anche per acquisto di alimenti o di souvenir o specialità enogastronomiche. Specialità che i visitatori esteri continuano peraltro a ricercare anche una volta tornati nei paesi di origine, con un importante effetto promozionale che spinge l’export nazionale. Il risultato è che le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno fatto segnare uno storico record nel 2022 raggiungendo il valore di 60 miliardi, secondo una proiezione Coldiretti su dati Istat.
L’Italia è così diventata leader mondiale del turismo enogastronomico potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa di 5450 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche, 25mila agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica e le numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle strade del vino.
Un patrimonio del Paese che va difeso dalle difficoltà generate dall’aumento insostenibile dei costi di produzione e dalle minacce in agguato – denuncia Coldiretti -, a partire dalla diffusione del cibo sintetico e dalle scelte pericolose dell’Unione Europea che penalizzano i prodotti della Dieta Mediterranea, dalle etichette allarmistiche sul vino a quelle a semaforo che bocciano alimenti come l’olio extravergine d’oliva.
“Per sostenere un settore cardine dell’economia e assicurare al Paese la sovranità alimentare serve ora raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”.

Spazio, Avio: selezionato consorzio per lancio satellite Cubesat

Spazio, Avio: selezionato consorzio per lancio satellite CubesatRoma, 10 feb. (askanews) – L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Spaziali (UNOOSA) e Avio hanno selezionato un consorzio guidato dall’Università di Nairobi in Kenya, insieme all’Università dell’Arizona negli Stati Uniti d’America e all’organizzazione non profit Space Trust, come primo vincitore del programma “Accessing space with Vega C”. Il team selezionato lancerà un CubeSat a costo zero a bordo del razzo Vega C.
Il satellite “NaSPUoN-0GPM2030” è un CubeSat di classe 3U che mira a costruire la capacità in Kenya riunendo partner internazionali con capacità tecniche già esistenti. La tecnologia e le competenze acquisite attraverso questa missione aumenteranno le capacità nei settori di ingegneria dei veicoli spaziali navale e delle operazioni satellitari in Kenya.
Il programma “Accessing space with Vega-C” fa parte dell’iniziativa Access to Space for All, specificamente del suo segmento di Sviluppo dei Satelliti. Il segmento è dedicato a costruire capacità per la progettazione, lo sviluppo, l’operatività e l’utilizzo dei satelliti con un focus sui paesi in via di sviluppo.
“Avio e Arianespace – ha dichiarato il vicepresidente, Strategia e Innovazione di Avio Angelo Fontana – sono entusiasti di offrire ai nostri amici kenioti questa opportunità di lanciare un satellite a bordo del Vega C e di supportare l’UNOOSA nella sua iniziativa per sviluppare attività legate allo spazio per i paesi che si affacciano nel settore. Vega C è il nuovo nato della famiglia di razzi Vega: con il successo del suo volo inaugurale del 13 luglio 2022, Vega C ha dimostrato le sue migliori capacità, non solo in termini di prestazioni, ma anche di flessibilità e versatilità. È particolarmente adatto per i piccoli satelliti che mirano a raggiungere l’orbita terrestre bassa insieme a un carico principale, come il CubeSat NaSPUoN-0GPM2030 dell’Università di Nairobi. Altre missioni simili seguiranno nei prossimi anni”.
“Siamo entusiasti che l’iniziativa ‘Access to space for all’ continui a offrire programmi unici a vantaggio degli Stati membri dell’ONU – ha aggiunto il facente funzione di direttore dell’UNOOSA, Niklas Hedman -. Il Kenya sta utilizzando strategicamente le diverse opportunità pratiche per sviluppare il suo settore spaziale e speriamo che il lancio del suo CubeSat 3U con il Vega C possa migliorare ulteriormente le sue capacità. Vorrei ringraziare il nostro partner Avio per averci offerto questa opportunità come un grande contributo per colmare il gap di capacità spaziali. Non vediamo l’ora di lavorare insieme per supportare il Kenya nel realizzare questa missione”.
“Questa è un’ottima opportunità per l’Università di Nairobi – ha concluso il Mission Principal Investigator del NaSPUoN-OGPM2030 Mwangi Mbuthia – per continuare a costruire la sua capacità di costruzione di nano-satelliti, che è un enorme fattore positivo per il nascente settore spaziale del Kenya. Siamo molto grati all’UNOOSA e ad Avio per averci concesso l’opportunità di lanciare il CubeSat 3U, gratuitamente. Questo sara molto importante per migliorare la capacità di ingegneria spaziale e operazioni satellitari non solo all’UoN, ma più in generale in Kenya”.

##Iveco Group: batte stime 2022 e guarda con ottimismo al 2023

##Iveco Group: batte stime 2022 e guarda con ottimismo al 2023

Marx: buy back fino a 130 mln. Prossimo anno ci sarà un dividendo

Milano, 10 feb. (askanews) – Iveco Group chiude il 2022 con risultati “superiori alle aspettative di mercato” e guarda con “prudenza, ma con ottimismo” al 2023 che si prospetta come “un altro anno solido in termini di domanda”. Il Ceo di Iveco, Gerrit Marx durante la conference call con gli analisti traccia un bilancio positivo del primo anno di Iveco Group stand alone dopo lo spin-off da Cnh Industrial e annuncia un piano di buy back per il 2023 fino a 130 milioni di euro e l’introduzione di un dividendo il prossimo anno “in linea con la best practice delle società controllate da Exor”. Rally del titolo in Borsa: a metà seduta fa segnare un guadagno del 12,9% a 8,68 euro (+40% nell’ultimo mese), ma ancora sotto gli 11,2 euro segnati al debutto il 3 gennaio 2022.
Nel 2022 Iveco Group ha registrato ricavi consolidati pari a 14 miliardi di euro (+13% a/a), Ebit di 527 milioni di euro (+151 mln) con un margine del 3,7% (+70 bp) e utile netto di 225 milioni di euro (+85 mln). La liquidità netta delle Attività Industriali è stata pari a 1,727 miliardi di euro, con free cash flow positivo di 690 milioni di euro (+815 mln), grazie agli 1,2 miliardi di euro (+655 mln) registrati nel IV trimestre. A trainare i conti “volumi, mix prodotto e prezzi che hanno più che compensato il maggiore costo di produzione, dovuto all’aumento dell’energia e all’inflazione”. La presa ordini è rimasta “solida”, al di sopra dei livelli pre-Covid 19, con 30-35 settimane di produzione già vendute, con l’obiettivo di scendere a 15-20 settimane nel 2023.
A livello finanziario per il 2023, Iveco Group si aspetta un Ebit consolidato fra 550 e 590 milioni e ricavi netti delle Attività Industriali in aumento del 2-3%. L’Ebit delle Attività Industriali è atteso fra 460 e 500 milioni, mentre la liquidità è stimata a 2 miliardi di euro. In aumento gli investimenti dal 10% al 15% anche per far fronte al rinnovo dell’intera gamma.
“Entro la fine del 2023 – ha detto Marx – lanceremo il Model Year 2024 per tutte le gamme. L’obiettivo è consolidare la leadership negli autocarri leggeri, con il nuovo elettrico eDaily in procinto di essere consegnato, e migliorare la quota di mercato nei camion pesanti sulla scia del successo dell’S-Way, che è stato appena introdotto anche in America Latina”. Iveco punta a “consolidare” la posizione di leader anche nel mercato degli autobus, in particolare elettrici, a far crescere le attività motoristiche e a innovare l’offerta di servizi finanziari che gravita attorno a Gate.
Nel 2023 infine Iveco “raddoppierà gli sforzi per creare nuove partnership” sulla scia di quella siglata con Hyundai per gli acquisti, la digitalizzazione, lo sviluppo di piattaforme comuni e di motorizzazioni elettriche e a idrogeno.