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Sbarra: Cisl in mobilitazione da mesi, in autunno tireremo somme

Sbarra: Cisl in mobilitazione da mesi, in autunno tireremo sommeRimini, 20 ago. (askanews) – “La Cisl è in mobilitazione da mesi, a settembre avremo le assemblee organizzative e alla fine tireremo le somme: non faremo sconti, il nostro atteggiamento sarà centrato come sempre in modo coerente, senza ideologie e pregiudizi, tutto tarato sul merito e sui contenuti”. Lo ha detto il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, a una conferenza stampa al Meeting di Rimini.

Il prossimo “autunno sarà il momento in cui porteremo a sintesi tanti confronti aperti con ministeri – ha spiegato Sbarra – Sarà un autunno importante perché già nelle prossime settimane avremo la nota di aggiornamento del Def e l’impostazione della Legge di stabilità”. Ma “la Cisl è in mobilitazione da mesi – ha aggiunto il segretario – stiamo raccogliendo le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare sul tema della partecipazione e della democrazia economica. A settembre Cisl avrà le assemblee organizzative. Alla fine tireremo le somme: non faremo sconti, il nostro atteggiamento sarà centrato come sempre in modo coerente, senza ideologie e pregiudizi, tutto tarato sul merito e sui contenuti”.

Ex Ilva, Emiliano: chiediamo che Ue non consenta definanziamento Pnrr

Ex Ilva, Emiliano: chiediamo che Ue non consenta definanziamento PnrrRimini, 20 ago. (askanews) – “Chiederemo all’Unione europea di non consentire il definanziamento” dal Pnrr per i lavori legati alla decarbonizzazione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto. I lavori sono “in perfetta linea con le date di rendicontazione del Pnrr e non c’è nessuna ragione per definziare o ritardarne l’esecuzione”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una conferenza stampa al Meeting di Rimini.

“La Puglia è impegnatissima con l’UE per la decarbonizzazione dei suoi impianti industriali e in particolare sull’ex Ilva di Taranto – ha spiegato Emiliano -. E la società del governo italiano che gestisce l’ex Ilva affittando il ramo d’azienda, ha appena aggiudicato la gara che consentirà una rivoluzione tecnologica senza precedenti che consente la riduzione diretta che elimina la necessità del carbon coke nella produzione di acciaio abbattendo le emissioni nocive del 95% e quelle di CO2 del 50%”. Questa società “fortemente voluta dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi e che con i fondi del Pnrr ha aggiudicato questa gara, purtroppo – ha aggiunto il governatore della Puglia – è uno di quegli impianti che il governo sta chiedendo di definanziare dal Pnrr e dovrà chiedere all’Unione Europea la possibilità di deninfiziarla per finanziarla in altro modo”. “Ovviamente noi chiederemo all’UE di non consentire questo definanziamento – ha annunciato Emiliano -. Dal mio punto di vista l’Ue stessa si gioca la faccia e soprattutto perché è la misura dell’impegno europeo per cambiare il senso tecnologico per la produzione dell’acciaio. E la fine dei lavori è per il 2026 in perfetta linea con le date di rendicontazione del Pnrr e non c’è nessuna ragione per definziare o ritardarne l’esecuzione. Il timore è che il governo in carica non abbia la stessa sensibilità del governo Draghi e siamo molto preoccupati”.

Emiliano (Puglia): impugneremo delibera Ciper su Fondi di coesione

Emiliano (Puglia): impugneremo delibera Ciper su Fondi di coesioneRimini, 20 ago. (askanews) – “Noi e credo anche la Campania impugneremo la delibera del Cipes per utilizzare” le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la coesione “anche per le spese immateriali”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una conferenza stampa al Meeting di Rimini.

“Come è noto – ha ricordato Emiliano – il Fsc è fondo nazionale che all’80% viene messo a disposizione delle regioni del Sud da molti anni e che normalmente veniva utilizzato dalle Regioni del Mezzogiorno per supplire alla scarsità dei bilanci ordinari. Il Fsc è un finanziamento essenziale per completare le politiche di coesione, quelle che tendono a superare il differenziale di sviluppo tra Nord e Sud”. Purtroppo, ha fatto notare il governatore della Puglia “il governo ha annunciato di voler impedire l’utilizzo del Fsc per la parte corrente, cioè per le spese immateriali, e di volerlo dedicare esclusivamente alle spese per investimento temiamo mischiando ‘fave con scorze’, mettendo insieme il Fsc con Pnrr, due cose che non c’entrano. Il Fsc ha un legame molto forte con i Fondi europei destinati al Mezzogiorno ed è con quelli che deve dialogare e non con il Pnrr che è un’operazione tutt’altro che strategica, solo finanziaria, che è servita a suo tempo per evitare che il bilancio dello Stato italiano subisse problemi molto gravi”.

“Siamo preoccupati di queste intenzioni che peraltro contraddicono le leggi in vigore – ha concluso Emiliano -: il Cipes ha preso una decisione sul non utilizzo per la parte corrente del Fsc in contrasto con la legge istitutiva dei fondi stessi. Noi e credo anche la Campania impugneremo la delibera del Cipes per utilizzare questi fondi anche per le spese immateriali”.

Stellantis, Urso: a settembre tavolo con azienda su accordo sviluppo

Stellantis, Urso: a settembre tavolo con azienda su accordo sviluppoRimini, 20 ago. (askanews) – L’obiettivo è quello di arrivare a produrre negli stabilimenti italiani di Stellantis un milione di veicoli entro il 2030. Per questo alla fine di agosto riprenderà il confronto con l’azienda per arrivare a istituire a metà settembre un tavolo e raggiungere entro fine anno un “accordo di sviluppo”. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in un’intervista a IlSussidiario.net alla vigilia della sua partecipazione al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini.

Il governo, ha spiegato Urso commentando la decisione di Stellantis di spostare all’estero la produzione di alcuni modelli Fiat, è al lavoro “per andare esattamente nella direzione opposta, affinché salga la produzione in Italia, dopo oltre vent’anni di declino inarrestabile. A fine agosto – ha detto il ministro – riprende il confronto con Stellantis per arrivare a metà settembre alla sigla di un ‘piano di lavoro’ con l’azienda con l’istituzione di un Tavolo Stellantis che ci consenta realizzare entro fine anno un ‘accordo di sviluppo’ che preveda l’incremento dei volumi di produzione sia di auto che di veicoli commerciali, il rafforzamento dei centri di ingegneria e ricerca e sviluppo, un miglior efficientamento degli impianti per migliorarne la competitività, l’accelerazione degli investimenti in transizione energetica”. “Un percorso – ha aggiunto Urso – che ha come orizzonte il 2030 e che condivideremo con sindacati, Regioni e Anfia e che punta a raggiungere il tetto del milione di veicoli prodotti, con ricadute significative, anche in termini occupazionali, sugli impianti in Italia”.

Gas, Urso: entro 2023 potremo raggiungere indipendenza energetica

Gas, Urso: entro 2023 potremo raggiungere indipendenza energeticaRimini, 20 ago. (askanews) – “Sono convinto che potremo raggiungere definitivamente l’indipendenza energetica, in particolare dalla Russia”. Lo dimostrano i dati sugli approvvigionamenti e sullo stoccaggio del gas delle ultime settimane. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, per il quale “il cronoprogramma stabilito per affrancarci da questa dipendenza è perfettamente in linea con la tabella di marcia che l’Italia si era prefissata allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina”.

“Sul fronte degli approvvigionamenti di gas abbiamo fatto significativi passi avanti anche con l’arrivo a Piombino della nave rigassificatrice Golar Tundra – ha spiegato Urso in un’intervista a IlSussidiario.net alla vigilia di un dibattito al Meeting di Cl a Rimini -. Ora non ci sono allarmi in vista né sulla quantità, né sui prezzi, che dopo le impennate speculative dello scorso anno sono tornati a livelli fisiologici”. “Segnalo che i livelli di stoccaggio hanno raggiunto nei giorni scorsi il 90% – ha aggiunto il ministro -. Entro il 2023 sono quindi convinto che potremo raggiungere definitivamente l’indipendenza energetica, in particolare dalla Russia. Siamo infatti già passati dal 40% di import di gas da Mosca nel 2021 al 16% dello scorso anno e il cronoprogramma stabilito per affrancarci da questa dipendenza è perfettamente in linea con la tabella di marcia che l’Italia si era prefissata allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina”.

Made in Italy, Urso: fondi stranieri scommetteranno su Italia

Made in Italy, Urso: fondi stranieri scommetteranno su ItaliaRimini, 20 ago. (askanews) – “La realizzazione all’interno del ddl Made in Italy di un fondo sovrano nazionale è solo il primo passo. Alle risorse stanziate si sommeranno investimenti privati per non meno del 50% della dotazione iniziale. E sono convinto che i fondi stranieri potranno aggiungere le loro risorse e scommettere sul nostro Paese”. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in una intervista a IlSussidiario.net, nel giorno in cui apre il Meeting di Rimini.

“Obiettivo principale di questo fondo – ha aggiunto – sarà quello di provare a colmare il ritardo italiano nel controllo delle filiere strategiche fornendo risorse aggiuntive agli investimenti. L’auspicio naturalmente è che si possa arrivare a strumenti finanziari analoghi a livello comunitario, siamo sulla buona strada. Penso che giungeremo presto anche alla realizzazione di un fondo strategico europeo perché si allarga il consenso tra gli Stati e anche nella Commissione sulla necessità di supportare le imprese nel raggiungimento di tali obiettivi. L’Italia è sempre ascoltata in Europa grazie alla leadership di Giorgia Meloni”, ha concluso Urso.

Urso, transizione digitale-ecologica non sarà un pranzo di gala

Urso, transizione digitale-ecologica non sarà un pranzo di galaRimini, 20 ago. (askanews) – Le transizioni digitale ed ecologica impongono cambiamenti importanti al mondo produttivo di tutta l’Unione europea. Ne è convinto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che interverrà questo pomeriggio al Meeting di Rimini.

“La doppia transizione ecologica e digitale – sottolinea il ministro in una intervista a IlSussidiario.net – rappresenta una vera e propria rivoluzione epocale, una sfida che però avrà costi che non vanno sottovalutati, non sarà un pranzo di gala, come ripeto spesso. E tutti sono chiamati a fare la loro parte. Non è pensabile, infatti, che la transizione ecologica ed energetica, il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili, si trasformi per l’Europa in una nuova dipendenza che sposta il peso dal gas russo alle tecnologie green cinesi”. “Parallelamente – sottolinea il ministro – serve consapevolezza per il rispetto dell’ambiente e le scelte etiche. Noi siamo quindi impegnati a realizzare obiettivi sempre più orientati ad assicurare il sostegno a progetti di innovazione di processo in chiave digitalizzazione, sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale. Ma l’impatto di questa rivoluzione non deve andare a detrimento delle imprese, non deve ricadere sulle eccellenze del nostro Made in Italy. Tutti temi su cui è aperto il confronto con l’Europa, come dimostra ad esempio la battaglia che stiamo facendo, nel campo dell’automotive, sul passaggio ai motori Euro 7 e all’elettrico”. (Segue)

Manovra, Sbarra: con sciopero ora si mette il carro davanti ai buoi

Manovra, Sbarra: con sciopero ora si mette il carro davanti ai buoiRimini, 20 ago. (askanews) – “Parlare di sciopero oggi” come ha fatto il leader della Cgil Maurizio Landini “è mettere il carro davanti ai buoi”. Invece ora è il momento di “dar spazio e credito ai negoziati in tutti i tavoli aperti, che non sono né pochi né finti. È lì, nel confronto, nell’incalzare il Governo sulle nostre proposte, che si esprime il cuore della nostra funzione sindacale”. Lo ha detto il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista a ilSussidiario.net nella giornata in cui partecipa a un dibattito al Meeting di Cl a Rimini.

“Il sindacalismo confederale italiano è plurale, e in questa fase esprime sensibilità diverse nel modo di interpretare la propria azione – ha precisato Sbarra -. Ma gli obiettivi sono gli stessi, e tra questi credo ci sia anche la tenuta della coesione nazionale dando un’opportunità a un cambiamento partecipato. Questo per dire che parlare di sciopero oggi è mettere il carro davanti ai buoi. Noi procediamo con la nostra mobilitazione, che da due mesi va avanti sulla raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, a cui da settembre si aggiungerà il cammino dal basso delle Assemblee organizzative e grandi iniziative nazionali su lavoro, precarietà, politiche attive e democrazia economica”. Nel merito del dibattito, ha aggiunto il segretario Cisl “restiamo fermamente convinti che sia il momento di dar spazio e credito ai negoziati in tutti i tavoli aperti, che non sono né pochi né finti. È lì, nel confronto, nell’incalzare il Governo sulle nostre proposte, che si esprime il cuore della nostra funzione sindacale”. Infatti “stare con un piede nella trattativa e con l’altro in piazza rischia di auto-sabotarci, facendo saltare gli affidamenti e relegando il mondo del lavoro a un ruolo meramente protestatario. Peraltro dare spazio al dialogo non vuol dire rinunciare al conflitto: significa ricorrervi solo in caso il negoziato si rompa o non porti a nulla. Faremo il bilancio a tempo debito, senza sconti, guardando ai contenuti annunciati in Manovra”.

Sbarra (Cisl): con salario minimo si rischia di illudere la gente

Sbarra (Cisl): con salario minimo si rischia di illudere la genteRimini, 20 ago. (askanews) – Pensare che per risolvere il problema dei salari in Italia “basti una cifra sulla Gazzetta ufficiale vuol dire illudersi o peggio illudere la gente”. Lo sostiene il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, che interviene oggi, nella giornata di apertura del Meeting di Rimini, a un dibattito su “Competenze, talenti e partecipazione al lavoro”.

“Bisognerebbe cambiare linguaggio intorno al ‘salario minimo’, a partire proprio da come lo si definisce – ha spiegato Sbarra in una intervista a IlSussidiario.net -. Ai lavoratori deboli non serve una ‘paga minima’, ma una retribuzione adeguata e sempre dignitosa. Assicurare a tutti, e intendo davvero a tutti senza escludere colf e badanti, un salario dignitoso è una priorità da affrontare seriamente, senza demagogia”. Per il segretario della Cisl “serve un intervento, ma deve essere finalizzato a rafforzare ed estendere la contrattazione, come indica anche l’Europa”. Per questo “prendiamo a riferimento il Trattamento economico complessivo dei contratti prevalenti ed estendiamolo con una norma leggera, settore per settore, ai comparti affini non coperti da Ccnl o colpiti da contrattazione pirata. Non serve la legge sulla rappresentanza, i dati sulla diffusione dei contratti sono già in possesso di Inps e Cnel. Una mappatura, indispensabile per dare riferimenti agli ispettori e ai tribunali, può essere agevolata anche dall’obbligo delle imprese a stampare il codice del Ccnl sulla busta paga. Pensare che basti una cifra sulla Gazzetta ufficiale vuol dire illudersi o peggio illudere la gente”. Perché, secondo Sbarra, “si rischia una pezza peggiore del buco con l’esplosione del lavoro nero nelle fasce deboli, e un’uscita di massa dai contratti con una compressione verso il basso dei salari delle fasce medie. Ben venga allora il percorso indicato dal Governo al Cnel per individuare le condizioni di un accordo ampio e condiviso anche su una possibile norma che rafforzi relazioni industriali ed estenda la contrattazione prevalente. Bisogna procedere insieme, secondo un’impostazione politica bipartisan, coinvolgendo attivamente le parti sociali”.

Secondo Confartigianato le aziende hanno sempre più difficoltà a trovare lavoratori

Secondo Confartigianato le aziende hanno sempre più difficoltà a trovare lavoratoriMilano, 19 ago. (askanews) – Per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera: nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% registrato a luglio 2023. Lo rileva un rapporto di Confartigianato sulla carenza di personale da cui emerge l’allarme degli imprenditori per un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi tech.

In particolare, le maggiori difficoltà di reperimento si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%), nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%). A livello regionale, le imprese che faticano di più a trovare dipendenti operano in Trentino-Alto Adige, con il 61,6% del personale di difficile reperimento. Seguono quelle della Valle d’Aosta (57,1%), dell’Umbria (54,6%), del Friuli-Venezia Giulia (53,3%), dell’Emilia-Romagna (52,7%), del Piemonte (52%) e del Veneto (51,4%).

Ma, secondo Confartigianato, la scarsità di manodopera è un’emergenza in crescita ovunque: nell’ultimo anno, infatti, la quota di lavoratori difficili da trovare è salita di 9,1 punti nel Mezzogiorno, di 6,9 punti nel Centro, di 7,4 punti nel Nord Ovest e di 6,5 punti nel Nord Est. In particolare, i maggiori aumenti si registrano in Abruzzo (+11,5%), in Calabria (+10,9%), in Liguria (+10,8%), in Puglia (+10,5%) e Trentino-Alto Adige, la regione più esposta al fenomeno, con +10,3%.

Dal rapporto di Confartigianato emerge, inoltre, che, tra le cause di difficile reperimento, per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati e il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati. Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Inoltre, all’aumento delle retribuzioni, affiancano l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro. “La carenza di manodopera – sottolinea il presidente di Confartigianato, Marco Granelli – è diventato uno dei maggiori problemi per le nostre imprese. Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del made in Italy. Ecco perché il dibattito su salario minimo e lavoro povero deve allargarsi ad affrontare con urgenza al vero problema del Paese: la creazione di lavoro di qualità. Serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli istituti professionali e gli istituti tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante”.