Eurozona, nuovo netto calo prezzi produzione a marzo, -1,6% su meseRoma, 4 mag. (askanews) – Nuovo e netto calo dei prezzi alla produzione nell’industria dell’eurozona a marzo, un meno 1,6% rispetto al mese precedente che è stato trainato dalla forte diminuzione dell’energia, meno 4,8%, ma anche da un calo dei prezzi sui beni intermedi, pari al meno 0,4%. Lo riporta Eurostat, secondo cui la dinamica di crescita dei prezzi alla produzione su base annua si è più che dimezzata al 5,9% a marzo, dal 13,3% di febbraio. Nell’ottobre dello scorso anno questa voce aveva toccato un 30,4%.
Il dato lascia sperare ulteriori calmieramenti dell’inflazione dei prezzi al consumo nei mesi a venire, proprio nel giorno in cui è incorso il consiglio direttivo della Bce da cui atteso un nuovo aumento dei tassi di interesse volto a contrastare ulteriormente il carovita.
Georgieva: il mondo rischia di spaccarsi in blocchi economici rivaliRoma, 4 mag. (askanews) – La direttrice del Fondo monetario internazionale mette in guardia dal “crescente rischio che il mondo si spacchi in blocchi economici rivali”. Uno scenario, ha avvertito Kristalina Georgieva nel suo intervento in memoria di Tommaso Padoa-Schioppa, durante il Forum economico di Bruxelles, che sarebbe “negativo per tutti, incluse le popolazioni europee”.
Georgieva ha ribadito la previsione di un periodo di crescita attorno al 3% su scala globale sui prossimi cinque anni, la fase più debole dal 1990 e con il persistente problema dell’inflazione. Per l’Unione Europea il Fmi prevede che la crescita Cada dal 3,7% dello scorso anno, che era ancora un rimbalzo dopo il tracollo provocato da lockdown e restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid, ad un mesto 0,7% quest’anno, per poi segnare una “modesta ripresa” negli anni successivi. Sull’inflazione l’istituzione di Washington si attende un calmieramento quest’anno ma un ritorno ai livelli obiettivo solo nel 2025 in molti paesi Ue. “Fortunatamente – ha proseguito Georgieva – l’Europa si è dimostrata resiliente. Non tanto tempo fa le nubi sembravano più scure”.
Ma bisogna comunque intervenire, innanzitutto con riforme volte a “investire su persone, infrastrutture, tecnologia e innovazione”. Gheorgieva sostiene che i mercati del lavoro in Europa devono diventare “sufficientemente agili”, mentre le reti di protezione sociale vanno rafforzate. Immancabile, poi, il richiamo a misure per intervenire sulla cosiddetta “crisi climatica” e per ridurre le emissioni che, secondo la narrativa dominante, sono alla base del riscaldamento delle temperature.
Infine, secondo la direttrice di dell’Fmi bisogna tentare di rilanciare la cooperazione multilaterale per assicurare crescita economica sul lungo termine. Le ricadute delle restrizioni sul Covid, prima il conflitto in Ucraina poi hanno inciso sulle catene di approvvigionamento globali e ora molte economia avanzate studiano una inversione rispetto alla precedente tendenza all’offshoring. Ma “con la frammentazione globale perdono tutti”, ha detto Georgieva.
La Federal Reserve alza ancora i tassi ma forse è l’ultima voltaRoma, 3 mag. (askanews) – La Federal Reserve ha deciso un nuovo aumento dei tassi di interesse da 25 punti base con il quale, al 5-5,25%, il riferimento sui fed funds è salito al massimo da circa 16 anni. Annunciando la decisione, in linea con le attese, l’istituzione monetaria statunitense ha anche rimodulato le sue indicazioni suggerendo, di fatto, che potrebbe anche mettere fine alla fase rialzista, senza spingersi ad anticiparlo in modo vincolante.
Nel direttorio “c’è una valutazione generale sul fatto che siamo più vicini” alla fine degli aumenti “o forse che ci siamo”, ha dichiarato il presidente Jay Powell, nella conferenza stampa esplicativa al termine del Fomc. Tuttavia, ha al tempo stesso “allontanato” le aspettative sulla futura inversione di rotta: “pensiamo che l’inflazione calerà, ma che lo farà non così velocemente e in un contesto simile tagliare i tassi di interesse non sarebbe appropriato”.
La decisione di oggi è stata assunta all’unanimita dal direttorio. E per le future determinazioni il Fomc “terrà conto dell’inasprimento monetario già accumulato, del ritardo con cui la politica monetaria si ripercuote sull’attività economica e sull’inflazione e degli sviluppi economici e monetari”, spiega il comunicato della Fed. Secondo Powell “le possibilità che si possa evitare una recessione sono più elevate di quelle che si verifichi, ma continuo a non escludere di vederne una lieve”. L’istituzione ribadisce la sua forte determinazione a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%.
Inevitalbilmente, un tema molto battuto nella conferenza stampa è stato rappresentato dai fallimenti di diverse banche Usa, il caso più noto è stato quello della Silicon Valley Bank. Nelle ultime settimane “le condizioni del sistema bancario sono nettamente migliorate, il sistema è sano e solido”, ha sostenuto Powell. Quanto a casi come quello di Svb “eviteremo che accadano ancora”. Bisognerà lavorare a livello di Vigilanza bancaria, mentre non si è sbilanciato ad auspicare fusioni o aggregazioni. Anzi, “ho sempre pensato che avere banche di varie dimensioni, grandi, medie e piccole sia un vantaggio per la nostra economia, che sia sano averle”, ha detto.
Infine, ha ribadito che nessuno deve dare per scontato che la Federal Reserve interverrebbe per evitare le ricadute di una insolvenza sui pagamenti del debito federale Usa. Questo scenario va evitato in ogni modo possibile ma la responsabilità ricade sul Congresso.
Torna a salire la bolletta del gas: +22,4% (a causa dello stop allo sconto nel decreto bollette)Roma, 3 mag. (askanews) – Dopo 3 mesi di riduzioni, la bolletta gas torna a crescere per la famiglia tipo in tutela (la famiglia tipo ha consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui), per i consumi di aprile, segnando un +22,4% rispetto a marzo. L’incremento, spiega l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, “pur in presenza di un prezzo medio all’ingrosso nello scorso mese in leggero calo, è dovuto principalmente alla riduzione, prevista dal recente ‘decreto bollette’, della componente di sconto UG2, utilizzata nell’ultimo anno a beneficio dei consumatori per compensare gli aumenti”.
L’aumento complessivo per l’utente tipo, per i consumi del mese di aprile rispetto al mese precedente, è quindi determinato da un leggero calo della spesa per la materia gas naturale, – 3,1%, da un calo della tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura, – 4%, controbilanciato dall’aumento degli oneri generali per la parte legata all’UG2, +29,5%. Si determina così il +22,4% finale per la famiglia tipo. Anche a fronte dell’aumento complessivo della bolletta per il mese di aprile, in termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (maggio 2022-aprile 2023) è di 1532,49 euro, registrando un -3,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (maggio 2021- aprile 2022).
“L’aumento sarà probabilmente percepito meno, perché arriva nel periodo dell’anno in cui i riscaldamenti sono ormai spenti e i consumi gas delle famiglie tendono al minimo”. Lo sottolinea Stefano Besseghini presidente Arera in merito all’aumento del 22,4% per le bollette del gas relative ai consumi di aprile. “Dobbiamo tener ben presente che abbiamo imboccato la strada di un ritorno alla normalità, in cui il sistema energetico è chiamato all’equilibrio senza il ricorso a finanze dello Stato per fronteggiare la crisi”, aggiunge Besseghini.
Istat: a marzo la disoccupazione cala al 7,8%, quella giovanile al 22,3%Roma, 3 mag. (askanews) – Cresce, a marzo, l’occupazione. L’incremento su base mensile è del +0,1%, pari a +22mila unità. La crescita riguarda uomini e donne, dipendenti e tutte le classi d’età tranne quella dei 25-34enni, per cui risulta in calo. Il tasso di occupazione è stabile al 60,9% e gli occupati arrivano a quota 23milioni 349mila. E’ la stima preliminare dell’Istat.
Il numero di occupati a marzo 2023 supera quello di marzo 2022 dell’1,3% (+297mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa; il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 0,9 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,5 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. A marzo il numero di persone in cerca di lavoro, rispetto a febbraio 2023, diminuisce (-1,1%, pari a -22mila unità) tra gli uomini, le donne e tra chi ha almeno 35 anni. Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,8% (-0,1 punti), quello giovanile al 22,3% (-0,1 punti). E’ la stima preliminare diffusa dall’Istat.
La stabilità del numero di inattivi – tra i 15 e i 64 anni – è sintesi della crescita tra gli uomini e tra chi ha 50 anni o più e della diminuzione tra le donne, i 15-24enni e i 35-49enni. Il tasso di inattività rimane invariato al 33,8%. Rispetto a marzo 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,1%, pari a -106mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,2%, pari a -281mila).
Lavoro,Istat: a marzo disoccupazione cala al 7,8%, per giovani al 22,3%Roma, 3 mag. (askanews) – A marzo il numero di persone in cerca di lavoro, rispetto a febbraio 2023, diminuisce (-1,1%, pari a -22mila unità) tra gli uomini, le donne e tra chi ha almeno 35 anni. Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,8% (-0,1 punti), quello giovanile al 22,3% (-0,1 punti). E’ la stima preliminare diffusa dall’Istat.
La stabilità del numero di inattivi – tra i 15 e i 64 anni – è sintesi della crescita tra gli uomini e tra chi ha 50 anni o più e della diminuzione tra le donne, i 15-24enni e i 35-49enni. Il tasso di inattività rimane invariato al 33,8%. Rispetto a marzo 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,1%, pari a -106mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,2%, pari a -281mila).
Sbarra: alla mobilitazione sindacale nessun politico sul palco o sarà snaturato il nostro ruoloRoma, 3 mag. (askanews) – “La nostra mobilitazione è squisitamente sindacale, legata alla piattaforma unitaria che abbiamo stilato insieme a Cgil e Uil. Per il resto non ci crea alcun imbarazzo la partecipazione di esponenti di partito in piazza, non sarebbe la prima volta che accade”. Lo afferma, in una intervista a Repubblica, il segretario della Cisl Luigi Sbarra a proposito della mobilitazione dei sindacati e dell’adesione di Pd, M5s e Sinistra.
E sul palco? “Quando abbiamo programmato la mobilitazione, abbiamo concordato unitariamente che sul palco saliranno solo i sindacalisti”. Una mobilitazione anche politica, oltre che sindacale… “Escludo in maniera netta questo rischio. La reciproca autonomia tra sindacati e partiti è per la Cisl un fatto identitario e statutario. Non facciamo opposizione politica, né abbiamo avuto mai governi amici o nemici. Facciamo solo sindacato”, risponde. Insomma, ragiona, “si può essere d’accordo sulle cose che servono al Paese senza per questo snaturare il nostro ruolo e la nostra rappresentanza, che sono diverse da quelle dei partiti e rispondono solo a lavoratori e pensionati”. Quanto al taglio del cuneo fiscale varato dal governo e ai rapporti con Palazzo Chigi Sbarra spiega che “il nostro obiettivo è quello di rinsaldare il filo del dialogo sociale sui contenuti della piattaforma posta alla base del percorso di mobilitazione. Serve concordia e corresponsabilità sociale”. Fino a 100 euro in più per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi “non è sufficiente, anche alla luce di un’inflazione che è tornata sopra l’8%. Ma è sicuramente positiva l’operazione del governo sul cuneo, un’azione che recepisce le nostre precise richieste e che ora va ulteriormente rafforzata, resa strutturale e collegata a una riforma complessiva del fisco che sgravi anche pensionati e famiglie”.
Aumentano le immatricolazioni di automobili (ad aprile +29,31%)Milano, 2 mag. (askanews) – Aprile ancora in forte crescita per il mercato dell’auto: le immatricolazioni sono aumentate anno su anno del 29,21% a 125.805 unità. Lo rende il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I trasferimenti di proprietà di auto usate sono stati invece 370.132 a fronte di 357.132 passaggi registrati ad aprile 2022, con un aumento del 3,54%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 495.937, ha interessato per il 25,37% vetture nuove e per 74,63% vetture usate.
Domani Federal Reserve, giovedì Bce in campo contro il caro vitaRoma, 2 mag. (askanews) – Di nuovo due giorni consecutivi con gli occhi puntati sulle decisioni delle banche centrali, in Europa e negli Stati Uniti, come avvenuto a marzo. Il direttorio della Federal Reserve americana e della Bce si riuniranno a stretto giro. E in entrambi i casi sono attesi rialzi dei tassi di interesse da 25 punti base.
Ad aprire le danze, domani alle 20 italiane, sarà la Fed, che è in una fase più avanzata della sua stretta monetaria e da cui gli analisti prevedono anche il possibile annuncio di una pausa alla manovra rialzista sui tassi. In particolare dopo che gli ultimi dati hanno mostrato un rallentamento della dinamica positiva del mercato del lavoro. Giovedì toccherà al Consiglio direttivo della Bce. Qui il quadro è più articolato e gli ultimi dati – che peraltro il capo economista Philip Lane aveva avvertito sarebbero stati rilevanti proprio per decidere il nuovo rialzo dei tassi – hanno fornito indicazioni sfaccettate.
L’inflazione totale di aprile si è rivelata leggermente più elevata di marzo, al 7% la crescita dei prezzi su base annua è risalita di un decimale di punto, dopo il forte rallentamento rispetto all’8,5% di marzo. Il dato, marginalmente superiore alle attese di alcuni analisti, si è tuttavia accompagnato dal primo, seppur risicato, rallentamento della “inflazione di fondo” al 5,6%. Questa voce, che è semplicemente l’inflazione totale senza energia, alimentari e altri elementi molto volatili, è attentamente sorvegliata dai banchieri centrali, che ritengono sia una misura su cui col tempo tende a convergere la dinamica generale. La Bce ha più volte affermato che non si sarebbe ritenuta soddisfatta fino a quando l’inflazione di fondo non avesse mostrato una consistente dinamica di rallentamento.
Intanto, la dinamica del credito bancario nell’eurozona ha mostrato un nuovo netto peggioramento. A misurarla è una indagine della stessa Bce, che ha mostrato come oltre una banca su quattro nel primo trimestre abbia ulteriormente stretto i criteri di concessione di finanziamenti alle imprese, mentre quasi una su cinque li ha inaspriti sui mutui alle famiglie. E dopo le strette monetarie operate dall’istituzione, è la stessa domanda di prestiti a calare, sia da parte delle imprese, sia da parte dei consumatori. Qui si fa sempre più plausibile il rischio che serrare troppo i freni finisca per favorire qualche “incidente”, come con la Silicon Valley Bank o le altre banche fallite negli Usa, cosa che invece i banchieri centrali sembrerebbero voler evitare.
Specialmente alla luce del fatto che a breve, a giugno, scadrà una maxi tranche di prestiti ultra agevolati alle banche, della terza serie dei Tltro, concessi dalla Bce alle banche durante la recessione causata da lockdown e misure imposte a motivo del Covid: in un colpo solo verranno meno centinaia di miliardi di euro (circa 480 mld, secondo alcuni osservatori). E intanto, al di là dei dati complessivamente positivi sul Pil del primo trimestre, le imprese dell’eurozona non sembrano in forma smagliante. Guardando al manifattutiero, le indagini (indici Pmi) presso i responsabili degli approvvigionamenti hanno segnalato un crollo dell’attività ad aprile ai minimi da 35 mesi (per l’Italia l’indagine ha segnato il risultato più debole dallo scorso ottobre).
In tutto questo l’ipotesi più ragionevole è che il Consiglio direttivo della Bce proceda con un rialzo da 25 punti base e continui a mantenersi tutte le opzioni aperte per la riunione di giugno, quando verranno anche aggiornate le previsioni economiche. Optare invece per un maxi rialzo da 50 punti base in questa fase potrebbe innescare reazioni negative a vari livelli.
La Bce comunicherà le sue decisioni alle 14:15. Mezz’ora dopo la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa.
Un altro elemento da stabilire è rappresentato dal ritmo di riduzione dei portafogli di titoli, prevalentemente pubblici, accumulati nei passati anni di crisi economiche di varia natura. Da marzo la Bce ha avviato questa manovra in maniera molto limitata: 15 miliardi di euro in meno al mese, tenuto conto che gli stock sono di migliaia di miliardi. Finora non sembra aver causato particolari problemi e quindi potrebbe anche valutare una leggera accelerazione. Fermo restando che presumibilmente anche i “falchi”, coloro che propendono per una linea monetaria più intransigente, vogliono evitare che questa operazione parallela (il quantitative tightening) riaccenda una crisi sui differenziali di rendimento da titoli tra titoli di Stato (i famigerati spread) finendo per costringere la Bce a intervenire con misure che andrebbero in senso opposto rispetto alla stretta monetaria.
In Italia si ripiega sul discount a causa dell’inflazioneMilano, 2 mag. (askanews) – I prezzi degli alimentari rallentano la loro crescita che è pari in media al 12,3% con i prezzi dei vegetali freschi o refrigerati che decelerano al +7,6%. E’ quanto emerso dalle stime su aprile dell’Istat a proposito delle quali Coldiretti sottolinea che la stagnazione dei consumi con il taglio delle quantità acquistate nel carrello si riflette sull’intera filiera con situazioni di difficoltà nei campi dove i ricavi spesso non coprono i costi di produzione. I prezzi al dettaglio degli alimentari lavorati passano da +15,3% di marzo a +14,7% di aprile mentre quelli non lavorati da +9,1% a +8,4%.
Per difendersi dagli aumenti otto italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa. Il 72% degli italiani si reca e fa acquisti low cost nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. “Per salvare la spesa degli italiani e difendere la sovranità alimentare del Paese è necessario – conclude Coldiretti – aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura nell’ambito del Pnrr”.