Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Banche, Enria: rischi cyberattacchi salgono, finora danni non gravi

Banche, Enria: rischi cyberattacchi salgono, finora danni non graviRoma, 8 feb. (askanews) – Il rischio di attacchi cibernetici contro le banche, che era già aumentato durante i lockdown e le restrizioni alle attività imposte dai governi a motivo del Covid “si è intensificato ulteriormente nell’attuale contesto. Ora più che mai le banche devono affrontare le carenze strutturali negli accordi di esternalizzazione e nei sistemi di sicurezza informatica e di resilienza cibernetica”. Lo ha affermato Andrea Enria, presidente del consiglio di Vigilanza bancaria della Bce, durante la conferenza stampa sui risultati del ciclo Srep 2022.
“Abbiamo notato un aumento degli attacchi durante la pandemia, mentre con la guerra il livello è rimasto stabile – ha poi precisato rispondendo ad una domanda. Quanto al livello dei danni e all’impatto dei cyberattacchi sulle banche, ad oggi non è stato massiccio”.
Secondo Enria, “la digitalizzazione dei servizi bancari e finanziari esacerba anche altri rischi tra cui frodi, riciclaggio di denaro, carenze di competenze informatiche interne e perdita potenziale di clienti dovuta al mutare delle preferenze dei consumatori e alla crescente concorrenza da parte degli operatori fintech. La maggior parte dei progetti digitali delle banche – ha aggiunto – mira ad attrarre e fidelizzare la clientela e a migliorare l’efficienza in termini di costi. Tuttavia, l’entità degli investimenti delle banche resta limitata. Nel 2021 gli investimenti degli enti vigilati nella trasformazione digitale sono stati pari in media ad appena il 2,8% dei ricavi operativi netti”.

Bce: le banche europee mantengono solidità e sono più redditizie

Bce: le banche europee mantengono solidità e sono più redditizie

Enria: hanno resistito bene. Ora attenzione a rischi e governance

Roma, 8 feb. (askanews) – Le banche europee hanno mantenuto solide posizioni patrimoniali lo scorso anno e, a dispetto del deterioramento del quadro economico collegato a guerra in Ucraina e sanzioni conto la Russia, hanno rafforzato la redditività. E’ la fotografia scatta nel rapporto sul processo di revisione e valutazione prudenziale (supervisory review and evaluation process, Srep) condotto dal ramo di Vigilanza bancaria della Bce sul 2022.
L’esercizio, spiega l’istituzione con un comunicato, fornisce una valutazione complessiva delle sfide per gli enti significativi unitamente ai requisiti patrimoniali corrispondenti e alle altre misure di vigilanza cui le banche dovrebbero conformarsi nell’anno a venire per meglio affrontarle tali sfide.
Secondo la Bce, l’aumento dei tassi di interesse ha comportato il miglioramento della redditività e della generazione di capitale. Le banche hanno mantenuto in media solide posizioni patrimoniali e di liquidità, con livelli di capitale superiori, nella vasta maggioranza dei casi, a quanto previsto dai requisiti e dagli orientamenti patrimoniali derivanti dal precedente ciclo Srep. Anche i punteggi assegnati sono rimasti nel complesso sostanzialmente invariati.
“Le banche hanno resistito bene all’impatto economico dell’invasione russa dell’Ucraina, grazie alle loro solide posizioni patrimoniali e di liquidità, all’accresciuta redditività e al continuo miglioramento della qualità degli attivi”, ha commentato Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce. “Tuttavia, le difficoltà rimarranno finché la guerra si protrarrà, e gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse richiedono un attento monitoraggio. Le banche devono affrontare le persistenti debolezze riguardanti in particolare i sistemi di controllo dei rischi e i meccanismi di governance e valutare gli andamenti futuri in maniera prudente”.
Guardando al coefficiente di solidità patrimoniale Cet1, secondo l’analisi della Bce la media ponderata dei requisiti di secondo pilastro è pari all’1,1%, invariata rispetto allo scorso anno. La media ponderata dei requisiti e degli orientamenti patrimoniali complessivi sale dal 10,4% al 10,7%, riflettendo l’impatto delle politiche macroprudenziali.

Nissan Italia: vendute oltre 5mila Qashqai e X-Trail e-Power

Nissan Italia: vendute oltre 5mila Qashqai e X-Trail e-Power

In circa 6 mesi. Febbraio è il mese degli e-Power Days

Milano, 7 feb. (askanews) – Nissan supera la soglia delle 5mila vetture con propulsore e-Power vendute in Italia. Un traguardo raggiunto in poco più di sei mesi dal debutto europeo di questa innovativa tecnologia, avvenuto nel giugno del 2022.
e-Power, disponibile su Qashqai e X-Trail, è un brevetto Nissan e rappresenta un unicum nel panorama automobilistico. Un motore elettrico muove le ruote della vettura e un motore termico produce energia. Praticamente un elettrico senza spina che si ricarica con la benzina e fa mille chilometri con un pieno. Il piacere di guida è quello tipico di un Ev e il motore termico, che si accende solo quando è necessario, garantisce bassi consumi, basse emissioni e silenziosità.
Tra i clienti che acquistano Qashqai e-Power, il 50% sceglie gli allestimenti top di gamma Tekna e Tekna+. Per X-Trail e-Power, invece, tre clienti su quattro scelgono la versione e-4ORCE 4WD. Un altro brevetto Nissan costituito da due motori elettrici, uno per ogni asse, e da un sofisticato sistema che regola forza motrice e azione del freno sulle quattro ruote. e-4ORCE reagisce ai cambi di aderenza in un decimillesimo di secondo, garantendo prestazioni brillanti e massimo controllo su ogni tracciato e in ogni condizione.
L’80% del totale clienti adotta la formula di finanziamento Nissan Intelligent Buy Power. Una soluzione flessibile e vantaggiosa che permette di personalizzare la rata, fissare il valore futuro della vettura e che include nel costo 3 interventi di manutenzione, ampio pacchetto assicurativo, assistenza stradale e vettura di cortesia gratuiti.
Febbraio è il mese degli e-Power days, le giornate dedicate alla scoperta di questa tecnologia presso la rete di concessionarie Nissan. Qashqai e X-Trail e-Power sono disponibili per effettuare test drive: per prenotare, basta rivolgersi a una concessionaria Nissan o farlo tramite il sito Nissan.it.

Ferrari, Lorenzo Giorgetti nominato Chief Racing Revenue Officer

Ferrari, Lorenzo Giorgetti nominato Chief Racing Revenue OfficerMilano, 7 feb. (askanews) – Lorenzo Giorgetti entra a far parte di Ferrari con il ruolo di Chief Racing Revenue Officer, riportando direttamente al Ceo Benedetto Vigna.
Giorgetti è stato Chief Commercial Officer del Milan. In precedenza ha guidato la direzione commerciale della divisione sportiva di Rcs Media Group ed è attualmente membro del board della Global Esports Federation.
“Siamo lieti di dare il benvenuto a Lorenzo. Con la sua esperienza e la sua leadership, Ferrari svilupperà ulteriormente le collaborazioni a lungo termine con i nostri sponsor in tutte le attività sportive – compreso il mondo in grande espansione degli Esports – e con l’appassionata community globale di tifosi”, ha commentato il Ceo di Ferrari, Benedetto Vigna.
“Entrare a far parte di Ferrari è un vero onore, che accolgo con grande emozione e un profondo senso di responsabilità,” ha osservato Lorenzo Giorgetti.

Nasce Miba: a novembre a Rho Fiera in scena il futuro dell’edilizia

Nasce Miba: a novembre a Rho Fiera in scena il futuro dell’edilizia

Riunirà 4 eventi. In Italia 13,5 mln edifici, 50% ha più di 50 anni

Milano, 7 feb. (askanews) – Nasce Miba, Milan International Building Alliance, l’evento che dal 15 al 18 novembre 2023 a Rho Fiera Milano, riunirà quattro manifestazioni: Gee – Global Elevator Exhibition, Me-Made Expo, Smart Building Expo e Sicurezza. Cuore della proposta espositiva che punta a riunire mille aziende, è la sinergia tra comparti fondamentali per la progettazione, la costruzione e la riqualificazione dell’edificio. All’orizzonte ci sono sfide impegnative come la direttiva Ue, in fase di discussione, sulla riqualificazione degli edifici per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030.
“Mettere a norma gli edifici assolutamente sì, ma aiutando le famiglie e non imponendo obblighi insostenibili, altrimenti la direttiva Ue sulla casa diventa una patrimoniale”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, intervenuto alla presentazione di Miba.
In Europa secondo i dati di Energy&Strategy-Politecnico di Milano, gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo totale di energia e del 36% delle emissioni di gas serra. L’85% degli edifici del Vecchio Continente ha oltre 20 anni e, al momento, solo lo 0,2% ogni anno è sottoposto a ristrutturazioni che ne riducano il consumo di energia di almeno il 60%. In Italia su un parco edilizio di circa 13,5 milioni di edifici, il 50% ha più di 50 anni. Grazie al Superbonus 110% sono stati ristrutturati 359mila edifici con un costo a carico dello Stato di 68,7 miliardi di euro. “Con i tassi di intervento attuali è impossibile riqualificare tutti gli immobili necessari a centrare i target della direttiva Ue sulla casa”, afferma Davide Chiaroni, co-founder e direttore scientifico Energy & Strategy del Politecnico di Milano.
Secondo la presidente di Assimpredil Ance Milano, Lodi, Monza e Brianza, Regina De Albertis, “centrare i target della direttiva Ue richiederebbe uno sforzo epocale in termini di investimenti: bisognerebbe ristrutturare 1,8 milioni di edifici in 7 anni, circa 182mila l’anno. Le stime Enea parlano di 60 miliardi all’anno di investimenti per 5 anni”. “L’Unione Europea dovrebbe allungare i tempi, una spesa di 50 miliardi l’anno solo per la casa non è sostenibile”, la replica del Ministro Salvini.
Il Politecnico di Milano ha analizzato tre scenari di investimento al 2026 (base, moderato e accelerato): da un minimo di 10,7 miliardi a un massimo di 21 miliardi di euro, che interesseranno dai 110mila ai 230mila immobili.
Altro tema da affrontare è l’aumento dei prezzi degli immobili nelle grandi città con conseguente aumento della popolazione nei Comuni dell’hinterland. Dai dati esposti dal dg di Istat, Michele Camisasca, è emerso che a Roma dal 2001 al 2021, la popolazione in città è cresciuta dell’8%, nei Comuni di I e II cintura del 32%. “Bisognerebbe pensare a incentivi che fissano non solo con criteri ambientali, ma anche sociali”, ha detto l’assessore alla Casa del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran.

Rinnovabili: Altea Green Power sigla nuovo accordo con Aer Soléir

Rinnovabili: Altea Green Power sigla nuovo accordo con Aer SoléirTorino, 7 feb. (askanews) – Altea Green Power ha siglato un secondo accordo di co-sviluppo con Aer Soléir, gruppo irlandese tra i principali player nel settore dell’energia in Europa, partecipata da Quantum Energy. La partnership ha lo scopo di sviluppare congiuntamente progetti agri voltaici per un totale di circa 300 MW nei prossimi 36 mesi, permettendo ad Altea Green Power di accrescere la propria quota di mercato nel settore dello sviluppo di progetti rinnovabili in Italia.
“Siamo molto orgogliosi del rafforzamento della già fruttuosa collaborazione con Aer Soléir con cui Altea ha già sottoscritto il primo luglio 2022 un importante contratto di co-sviluppo su impianti di Storage BESS per oltre 510MW”, diche Giovanni Di Pascale, fondatore e ceo di Altea Green Power, azienda torinese attiva nello sviluppo e nella realizzazione di impianti per la produzione di energia e come “integratore di servizi” per un’assistenza completa durante tutte le fasi della realizzazione e gestione di impianti green. “Questo nuovo e importante accordo darà un’ulteriore spinta al nostro costante impegno nell’ambito delle energie rinnovabili e al percorso di crescita di Altea Green Power, che si fonda sui valori fondamentali di innovazione e rispetto per l’ambiente. La partnership con Aer Soléir, con cui ci impegniamo a generare e condividere il fondamentale valore della sostenibilità e del green, attesta Altea come sviluppatore leader in Italia nel settore dell’energia”.
“L’accordo siglato con Altea Green Power rappresenta la nostra seconda collaborazione con AGP con uno sviluppatore esperto nel mercato italiano delle rinnovabili. E ciò grazie alla partnership di successo, fino ad oggi, sul nostro portafoglio BESS – dice Andy Kinsella, ceo e founding partner di Aer Soléir – L’accordo è la dimostrazione del nostro impegno ad espandere il nostro portafoglio esistente di progetti eolici, solari e di stoccaggio dell’energia in Italia. Questo nuovo e importante accordo darà un’ulteriore spinta al nostro costante impegno nell’ambito delle energie rinnovabili e al percorso di crescita di Altea Green Power, che si fonda sui valori fondamentali di innovazione e rispetto per l’ambiente. La partnership con Aer Soléir, con cui ci impegniamo a generare e condividere il fondamentale valore della sostenibilità e del green, attesta Altea come sviluppatore leader in Italia nel settore dell’energia”.
Aer Soléir, società irlandese con sede a Dublino e focalizzata sullo sviluppo, la costruzione e la gestione di energie rinnovabili multi-tecnologiche, con particolare attenzione ai progetti eolici, solari e di accumulo di energia su scala utility in tutta Europa, ha ottenuto un impegno di finanziamento di 250 milioni di dollari da 547 Energy. Aer Soléir è affiliata al fondo USA 547 Energy, che funge da piattaforma di investimento per Quantum Energy Partners, fornitore di capitale privato per l’industria energetica globale dal 1998 e che attualmente ha oltre 17 miliardi di dollari di attività in gestione. 547 Energy e Quantum hanno entrambe sede a Houston, in Texas. (nella foto: Giovanni Di Pascale, Fondatore & CEO di Altea Green Power)

Turi: ridurre digital divide delle imprese per rilancio economia

Turi: ridurre digital divide delle imprese per rilancio economiaNapoli, 7 feb. (askanews) – “La sfida dell’innovazione deve coinvolgere tutte le realtà imprenditoriali, dalle più grandi alle Pmi fino a quelle a conduzione familiare, per consentire al maggior numero possibile di aziende di poter continuare ad essere competitive sui mercati di riferimento e di ampliare i volumi di produzione. Diversi studi mettono, al contrario, in evidenza quanto il processo di innovazione sia appannaggio quasi esclusivo delle realtà aziendali più grandi e consolidate. Ai professionisti spetta il compito di colmare questo gap che rischia di rallentare la ripresa del tessuto economico riducendo al minimo il ‘digital divide’ che non riguarda solo il tessuto sociale ma anche quello imprenditoriale”. Lo ha affermato Eraldo Turi, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, nel corso della presentazione del forum “Technology Trends e nuovi modelli di trasferimento dell’Innovazione nell’Ecosistema delle PMI”, promosso dall’Odcec Napoli, che si terrà giovedì 16 febbraio 2023 alle ore 15 presso la sede dell’Ordine partenopeo.
“Bisogna fare sistema con un obiettivo in comune: migliorare le potenzialità dell’economia digitale – ha sottolineato a sua volta Giorgio Ventre, direttore scientifico Apple Developer Academy che ha partecipato alla presentazione – attirare capitali ed investimenti, e porre le condizioni per uno sviluppo duraturo e prolungato. Sfida difficile senza dubbio alcuno, ma al contempo stimolante. Fare dell’innovazione tecnologica la chiave dello sviluppo futuro del tessuto imprenditoriale è la mission del futuro. Una risorsa intangibile ma più forte di qualsiasi altro fattore produttivo, un’energia invisibile che potrà finalmente spingere la nostra regione a riprendersi il ruolo di capitale del mediterraneo che le spetta per storia, tradizione e prestigio”.
Per i consiglieri dell’ODCEC di Napoli con delega alle Attività Produttive, Ricerca e Innovazione Gianluca Battaglia e Maria Cristina Gagliardi: “l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Napoli è in prima fila per intercettare tutte le reali potenzialità di sviluppo del territorio e l’evento del 16 febbraio ne è una chiara dimostrazione. Lo sviluppo passa attraverso la professionalità e la competenza dei dottori commercialisti che sono gli unici interlocutori affidabili per coniugare le esigenze delle imprese a quelle delle istituzioni”.
Il presidente della Commissione Attività Produttive, Ricerca e Innovazione Fabrizio Monticelli, ha sottolineato come “una grande città come Napoli che ha nell’innovazione la sua vocazione naturale non possa che profondere tutti i propri sforzi per trarre dalla innovazione la spinta verso un rilancio più generale dell’economia cittadina”.
Per Edoardo Imperiale, amministratore delegato Campania DIH “Il lavoro comune con ‘L’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli’ ha l’obiettivo di promuovere la digitalizzazione, l’innovazione e lo sviluppo di nuove competenze per il trasferimento dell’innovazione nell’ecosistema delle PMI. L’Istat racconta che il Sud, rispetto al resto del Paese, è indietro ma il tessuto produttivo è dinamico e qui abbiamo i maggiori margini di crescita. Serve allora accelerare. Siamo in campo per fornire ai professionisti interessati strumenti e know how idonei a incrementare la conoscenza delle opportunità derivanti dal processo di digitalizzazione e transizione tecnologica”.
Giovanni Lombardi, presidente del gruppo Tecno ha affermato che “Esiste una stretta correlazione tra le imprese più innovative e quelle che affrontano la sfida ESG: da tener presente che il periodo del greenwashing è finito, e che la sfida per le aziende è pluriennale, continuativa e educativa, ossia come detto impatta tutte le funzioni aziendali e tutti, ma proprio tutti, i dipendenti”.
Il professore Luigi Nicolais, Coordinatore CTS della commissione Sviluppo Attività Produttive ricerca ed innovazione, ha sottolineato come “Il nostro grande patrimonio immateriale in ambito di ricerca e innovazione è destinato ad assumere un ruolo sempre più centrale, attraverso un contributo lucido e razionale alla transizione di una società basata sulla conoscenza. Tenendo conto che l’innovazione e la tecnologia sono generalmente il prodotto di attività di ricerca svolte negli Atenei e negli Enti di Ricerca, appare di solare evidenza la necessità di incrementare una cooperazione fra i diversi attori territoriali del sistema, attraverso l’engagement delle piccole e medie imprese (PMI) in ottica di open innovation”. (nella foto: Eraldo Turi, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli)

Immobili, idealista: prezzo abitazioni usate -0,3% a gennaio

Immobili, idealista: prezzo abitazioni usate -0,3% a gennaioRoma, 7 feb. (askanews) – Il prezzo delle abitazioni usate ha registrato un lieve calo dello 0,3% a gennaio, attestandosi sui 1.838 euro/metroquadro. Lo rileva l’ultimo indice dei prezzi di idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, secondo il quale la variazione anno su anno è stata dell’1,5%.
Prevalenza di regioni con tendenza negativa: sono 11 questo mese contro 7 in aumento, mentre Liguria e Puglia presentano gli stessi prezzi di 30 giorni fa. A trainare l’andamento negativo troviamo Campania (-1,2%), Lombardia e Sardegna (-0,8%). Ribassi in altre sei aree compresi tra il -0,6% dell’Abruzzo e il -0,3% del Piemonte. Trentino-Alto Adige (1,8%), Valle d’Aosta (1,2%) ed Emilia-Romagna (0,9%) fanno registrare i migliori aumenti del periodo. Crescono anche Marche (0,5%), Sicilia (0,4%), Veneto (0,2%) e Umbria (0,1%).
La regione con prezzi al metro quadro più elevati è il Trentino-Alto Adige, con i suoi 2.755 euro al metro quadro. La seguono Valle d’Aosta (2.655 euro/metroquadro), Liguria (2.499 euro/metroquadro) e Toscana (2.360 euro/metroquadro). Prezzi superiori alla media nazionale anche per il Lazio (2.161 euro/metroquadro) e la Lombardia (2.097 euro/metroquadro). Altre 14 regioni sono racchiuse in una scala di valori che va dai 1.802 euro dell’Emilia-Romagna fino agli 848 euro del Molise. Province Tendenza contrastata a livello provinciale con 52 aree che presentano degli aumenti e 48 che ristagnano in terreno negativo. Infine, 7 province (Caserta, Matera, Fermo, Prato, Piacenza, Padova e Lecce) non hanno subito variazioni di prezzo rispetto al mese di dicembre.
In testa alle zone che hanno registrato i maggiori aumenti di gennaio troviamo Agrigento (3,1%), Ravenna (2,7%) e Brindisi (2%). I restati incrementi riguardano 49 province e vanno dall’1,9% di Trieste allo 0,1% di Ragusa e Bologna. Dall’altro lato, le province i cui prezzi hanno subito i maggiori ribassi sono Isernia (-2%), Reggio Calabria (-1,8%) ed Enna (-1,6%).
La provincia italiana più cara si conferma Bolzano con i suoi 4.433 euro al metro quadro. La seguono Milano (3.316 euro/metroquadro), Savona (3.122 euro/metroquadro) e Lucca (3.100 euro/metroquadro). Valori immobiliari superiori alla media italiana in altre 26 aree provinciali comprese tra i 2.952 euro di Firenze ed i 1.853 euro di Latina. Sul versante opposto della classifica dei valori immobiliari, i mercati più economici sono Biella (610 euro/metroquadro), Isernia (682 euro/metroquadro) e Caltanissetta (687 euro/metroquadro).
Anche i mercati cittadini sono in controtendenza rispetto all’andamento generale dei prezzi dell’usato, con una prevalenza di aree in ripresa trainate da Cesena (3,5%), Trieste e Ravenna (entrambe su del 2,3%) e Salerno (2,2%). Aumenti sopra il 2 per cento anche per Imperia, Vibo Valentia (entrambe 2,1%) e Lecco (2%), mentre per quanto riguarda i principali mercati cittadini, Palermo (1,3%) e Torino (1,1%) segnano le crescite maggiori, seguite da Bologna (0,5%) e Milano (0,1%). In calo Firenze (-0,1%), Roma (-0,3%), Genova e Napoli (-1,1%). I maggiori ribassi del mese di gennaio spettano a Ragusa (-2,3%), Verona (-2,1%) e Ferrara (-1,5%). Milano (4.971 euro/metroquadro) si conferma anche a gennaio la città più esclusiva per l’acquisto di un immobile in Italia, segnando un nuovo massimo dal 2012, ovvero da quando l’indice di idealista è stato introdotto. A seguire troviamo Venezia (4.387 euro/metroquadro) e Firenze (3.964 euro/metroquadro). Prezzi superiori alla media nazionale in altri 31 capoluoghi compresi tra i 3.341 euro di Bologna e i 1.855 di Brescia. All’opposto del ranking, Caltanissetta (735 euro/metroquadro) è il capoluogo più economico davanti a Ragusa (777 euro/metroquadro) e Isernia (808 euro/metroquadro).

Gb, Tesoro e Banca centrale valutano ipotesi di sterlina digitale

Gb, Tesoro e Banca centrale valutano ipotesi di sterlina digitaleRoma, 7 feb. (askanews) – La Banca d’Inghilterra e il Tesoro britannico hanno avviato consultazioni sulla possibile creazione di una sterlina digitale, cioè una valuta digitale della Banca centrale del Regno. Lo annuncia la stessa Bank of England con un comunicato, puntualizzando questa sterlina digitale “sarebbe intercambiabile con il contante e i depositi bancari, andrebbe a complementare il contante” e, specialmente nella fase iniziale, avrebbe alcune limitazioni sull’ammontare che i singoli potrebbero detenere. Potrebbe essere utilizzata da famiglie e imprese per i pagamenti nei negozi e online di tutti i giorni.
Al momento non sono state prese decisioni vincolanti sul se procedere o meno su questa strada, ha precisato la Boe.
Una procedura per la possibile creazione di una valuta digitale della banca centrale è stata avviata anche sull’euro, la Bce dovrebbe decidere se procedere definitivamente o meno nei prossimi mesi, mentre sulla questione la Commissione europea sta elaborando un testo. Sempre su questa strada sembra essersi mossa, e forse in maniera più anticipata rispetto alle banche centrali occidentali, anche la Banca centrale cinese. Tuttavia non sono ben chiari gli sviluppi portati avanti da Pechino su questo versante.
Per quanto riguarda la più importante Banca centrale occidentale, cioè la Federal Reserve americana il quadro è più indefinito. L’istituzione ha mostrato generiche aperture alla valutazione di nuovi sistemi digitalizzati, anche su impulso dell’amministrazione Biden. Il mese scorso ha riferito di aver “discusso potenziali benefici e rischi” di un dollaro digitale, pubblicando un rapporto contestualmente al quale, il 20 gennaio, ha di fatto avviato una consultazione pubblica. Non si è però spinta ad avviare una procedura esplorativa esplicita come Bce e Boe, ora. Nei mesi scorsi erano emersi anche scetticismi da parte di alcuni componenti della Fed sull’ipotesi di dollaro digitale.
Intanto su questo argomento sono impegnate diverse istituzioni monetarie nazionali in vari paesi del mondo, anche con il supporto della Banca dei regolamenti internazionali di Basilea.
Tornando alla Banca d’Inghilterra, sull’ipotesi di una sterlina digitale ha ulteriormente precisato che “replicherebbe ruolo del contante in un mondo digitale: quindi privo di rischio, accessibile e con elevati livelli di fiducia. 10 sterline digitali sarebbero sempre equivalenti a 10 sterline in contanti. Sarebbe messo dalla Bank of England England – recita un comunicato – ampiamente disponibile e di utilizzo conveniente”.
“Sarebbe soggetto a rigorosi standard di privacy e di tutela dei dati: né il governo, né la Banca centrale avranno accesso ai dati personali dei detentori, che avrebbero – si legge – lo stesso livello di privacy che su un conto bancario”.
Quello della privacy è un aspetto molto rilevante delle valute digitali delle banche centrali, perché i progetti attualmente allo studio non sembrano voler replicare l’assoluto anonimato delle banconote.
Sempre la Boe puntualizza che l’accesso ai portafogli di sterline digitali verrebbe offerto tramite il settore privato utilizzando smartphone o carte. Infine, inizialmente vi saranno restrizioni su quanto i singoli individui e le imprese potranno detenere in sterline digitali.

Carlsberg: in 2022 perdita a 1,06 mld corone, 2023 “anno impegnativo”

Carlsberg: in 2022 perdita a 1,06 mld corone, 2023 “anno impegnativo”Milano, 7 feb. (askanews) – Il 2022 per Carlsberg, produttore danese di birra, si è chiuso con una perdita netta di 1,06 miliardi di corone danesi a fronte di un utile a 6,85 miliardi di corone di un anno prima. La perdita, spiega il terzo gruppo birrario al mondo, è dovuta principalmente alla svalutazione dell’attività in Russia per 9,95 miliardi di corone, attività che dal 28 marzo scorso sono state messe in vendita e che contano di vendere entro la metà del 2023. Il fatturato è cresciuto del 16,9% a 70,265 miliardi di corone mentre la crescita organica a volume è stata del 5,7%.
Guardando al 2023 Carlsberg annuncia che “sarà un altro anno impegnativo”: le previsioni sono di un utile che oscilla in una forchetta tra il -5% e il +5%.
Gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia dello scorso anno avranno un impatto significativo nel 2023 sul costo del venduto e sui costi logistici. “Intendiamo compensare i maggiori costi in termini assoluti attraverso la leva dei prezzi, il mix di prodotti e una costante attenzione ai costi – sottolinea l’azienda – La birra è stata storicamente una categoria resiliente, ma i prezzi più alti insieme all’inflazione elevata possono avere un impatto negativo sul consumo di birra in alcuni dei nostri mercati, in particolare in Europa. Lo sviluppo della guerra in Ucraina e l’impatto sulle nostre attività rimangono molto incerti, così come la ripresa del Covid in Cina, compresa la riduzione dei consumi durante le celebrazioni del capodanno cinese”.
“Il gruppo ha ottenuto solidi risultati per il 2022 grazie a un impressionante sforzo da parte dei nostri dipendenti in tutto il gruppo e la buona esecuzione della nostra strategia – ha detto il Ceo Cees ‘t Hart – Per tutto l’anno, una priorità fondamentale è stata la sicurezza e il benessere dei nostri colleghi ucraini, la cui resilienza, coraggio e forza ci hanno colpito profondamente. Il 2023 sarà un altro anno impegnativo, ma siamo un’azienda strategicamente, organizzativamente e finanziariamente forte”.