Ocean and Climate Village a Napoli, Acampora: pieno supporto a economia mare
Presidente Assonautica Italiana, Si.Camera e Camera di Commercio Frosinone Latina
Roma, 7 mar. (askanews) – Il Presidente di Assonautica Italiana, Si.Camera e Camera di Commercio Frosinone Latina Giovanni Acampora ha partecipato questa mattina a Napoli al convegno “Promuovere l’economia blu: il ruolo delle città costiere”, organizzato dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO. L’evento si inserisce nell’Ocean&Climate Village, la prima mostra interattiva ed educativa dedicata alla relazione tra oceano e clima con l’obiettivo di creare la Generazione Oceano, in programma a Castel dell’Ovo fino al 12 marzo. Nel corso del suo intervento, il Presidente Acampora ha sottolineato la “coincidenza particolarmente felice di questo evento con l’approvazione, dopo più di 15 anni di negoziato, del Trattato ONU sull’Alto Mare, un risultato importantissimo per quanti, come Francesca Santoro e IOC-UNESCO, si occupano di salvaguardare e proteggere il nostro Oceano”. “Da più di 10 anni” – ha proseguito Acampora – “il sistema camerale supporta le imprese, le istituzioni, locali e nazionali, i Comuni, le Regioni, le Associazioni nell’importantissimo percorso di riconoscimento dell’Economia del Mare quale settore strategico del nostro Paese. Senza mai tralasciare la necessità, per altro richiamata dalla Commissione Europea, di accompagnare il settore in una transizione verso la sostenibilità. Per questo è nato il Manifesto Blue per un’Economia del Mare Sostenibile, Inclusiva e Innovativa, che unisce tutti gli utenti del mare e che continueremo a condividere nel nostro roadshow insieme ai principali stakeholder del settore”. “Il prossimo appuntamento del 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum che si terrà a Gaeta dal 25 al 27 maggio 2023” – ha concluso Acampora – “sarà l’occasione per contribuire alla definizione del Piano del Mare e per costruire insieme la nuova strategia marittima dell’Italia, che non potrà prescindere dalla salvaguardia dei nostri mari”.
Lollobrigida: Nutriscore condiziona e non informa, c’è un cambio di rottaCavalese, 7 mar. (askanews) – Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è fiducioso sul fatto che l’Italia possa spuntarla in Europa sulla questione delle etichette fronte pacco, allontanando definitivamente l’ipotesi Nutriscore. “Io sono convinto che ci riusciremo. Ho la consapevolezza, anche in questi mesi, intanto che il ruolo dell’Italia è stato fondamentale e poi piano piano a livello di ministri ho registrato un cambio di rotta, anche da quelli che si erano lasciati irretire da uno strumento che non avevano capito” ha detto a margine dell’evento di Ambasciatori del gusto Futura 2023 a Cavalese, in provincia di Trento. “Come Fdi – ha ricordato il ministro – facemmo la prima mozione che lo denunciava come uno strumento di condizionamento e non di informazione. Ora approfondendolo anche altri hanno capito che non serviva a informare anche per effetto distorsivo dall’algoritmo”. La decisione sulla etichetta fronte pacco che inizialmente doveva essere presa a fine 2022 è slittata di un anno e questo da molti viene letto con un vantaggio per il nostro Paese per spiegare a livello europeo gli impatti del Nutriscore e far conoscere la nostra proposta che è quella del Nutrinform. Tuttavia il ministro riconosce che se c’è un vantaggio nel Nutriscore è quello di aver fatto “scattare l’allarme sul punto di caduta. Ha fatto capire alle persone che c’è un tentativo nel mondo di standardizzare i prodotti, di non avere la qualità come priorità, per ragioni economiche di accentramento della ricchezza in grandi multinazionali invece che in tante pmi che producono qualità”. “Il nutriscore – ha concluso – ci ha permesso di avere consapevolezza, adesso dobbiamo passare all’azione perché dobbiamo garantire il diritto all’informazione. Noi vogliamo informare bene per far capire bene cosa comprano e come devono consumare quei prodotti le persone
Accordo Gesac-Arpac per contenimento rumore e Co2 a CapodichinoNapoli, 7 mar. (askanews) – Protocollo d’intesa tra Gesac, società di gestione degli aeroporti di Napoli e Salerno, e Arpac, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, finalizzato all’implementazione di misure per il contenimento del rumore di origine aeronautica e delle emissioni di Co2, attraverso l’adozione di nuove rotte aeree ed il miglioramento del sistema di monitoraggio ambientale. La cooperazione nasce dalla necessità di testare sul campo le nuove iniziative che Gesac sta realizzando a tutela dell’ambiente e della salute collettiva, con particolare riferimento alla riduzione del rumore e delle emissioni di gas climalterante. Gesac ha, infatti, commissionato ad Enav (Ente nazionale di assistenza al volo), una nuova procedura antirumore che evita il sorvolo del centro storico di Napoli per tutti i voli in partenza diretti verso nord che, secondo gli studi aeronautici, consentirà di minimizzare gli impatti acustici (30% in meno della popolazione esposta) e l’emissione di gas climalteranti (11mila tonnellate all’anno di Co2), oltre a diminuire il tempo di volo annuo di circa 500 ore. Questa procedura, entrata in vigore in fase sperimentale lo scorso 23 febbraio, vedrà la sua piena applicazione nelle prossime settimane, man mano che le compagnie aeree aggiorneranno i sistemi di navigazione di bordo inserendola tra quelle già in uso. Al fine di validare le stime previsionali e misurare i benefici complessivi delle nuove rotte, Arpac effettuerà delle campagne di monitoraggio acustico utilizzando due nuove stazioni di rilevamento che si aggiungono alle otto già esistenti che compongono il sistema di monitoraggio di Gesac, implementato già nel 2003. (segue)
Tim, Labriola:a breve annunceremo nuovo programma innovazione aziendeMilano, 7 mar. (askanews) – “Come Tim stiamo cercando un nuovo modo di essere parte del motore propulsivo per lo sviluppo dell’innovazione in Italia”. Lo ha detto il Ceo Pietro Labriola, annunciando che a breve sarà presentato un nuovo programma del gruppo per contribuire all’innovazione delle aziende. “Vanno trovate delle nuove modalità – ha spiegato Labriola, nel corso della presentazione del rapporto sulle smart cities realizzato dal Centro Studi Tim -. In molti casi anche i modelli tradizionali dei fondi di investimento lasciano il tempo che trovano, soprattutto in un contesto come quello italiano che non è fatto di economie di scala, il nostro è un paese con determinate caratteristiche che ha bisogno di modelli di innovazione differenti rispetto a quelli tradizionali. Noi – ha proseguito – stiamo lavorando su questi modelli di innovazione e nelle prossime settimane annunceremo un nuovo programma dove cerchiamo di contribuire allo sviluppo e all’innovazione delle aziende anche con degli elementi tipici, che non è necessariamente l’iniezione di capitale all’interno delle aziende, ma anche con alcuni asset che abbiamo a nostra disposizione”.
Pnrr, Giorgetti: già ricevuti 66,9 mld, in valutazione 3°rata 19 mldRoma, 7 mar. (askanews) – Delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “L’Italia ha ricevuto in totale 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento e 42 miliardi di euro a rimborso della prima e seconda domanda di pagamento”. Lo ha riferito il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, nell’audizione in Commissione bilancio al Senato sul dl che ha modificato la governance del Piano. “Al momento è in corso la valutazione, da parte della Commissione europea, della terza domanda di pagamento presentata nel mese di dicembre scorso, per un valore di circa 19 miliardi di euro, importo che – ha aggiunto – prevediamo di acquisire nel prossimo mese di maggio”.
Inapp: 1 donna su 5 fuori da mercato lavoro dopo nascita di un figlioRoma, 7 mar. (askanews) – Essere madri e lavoratrici è, in Italia, un binomio complicato. Dopo la nascita di un figlio quasi 1 donna su 5 (18%), tra i 18 e i 49 anni, non lavora più e solo il 43,6% permane nell’occupazione (il 29% nel Sud e Isole). Motivazione prevalente la conciliazione tra lavoro e cura (52%), seguita dal mancato rinnovo del contratto o licenziamento (29%) e da valutazioni di opportunità e convenienza economica (19%). La quota di quante non lavoravano né prima, né dopo la maternità è del 31,8% e del 6,6% quella di quante hanno trovato lavoro dopo la nascita del figlio. È quanto emerge dal “Rapporto Plus 2022. Comprendere la complessità del lavoro” che raccoglie i risultati dell’indagine Inapp-Plus condotta su un campione di 45mila individui dai 18 ai 74 anni e che è stato presentato, alla vigilia della Festa della Donna, nel corso di un convegno. “Si tratta di un fenomeno che ha pesanti effetti demografici ed economici – ha osservato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp. L’Italia è l’ultimo paese per tasso di fecondità in Europa, e proprio nel 2022 è stato toccato il minimo storico di 400mila nuovi nati; peraltro, la maternità continua a rappresentare una causa strutturale di caduta della partecipazione femminile”. Il Paese – continua Fadda – non può più sopportare, oltre alla “fuga di cervelli”, anche questa altra forma di dispersione del capitale umano legata alla mancata valorizzazione e sostegno dell’occupazione femminile”. Sul calo della partecipazione femminile dopo la maternità, infatti, pesano condizione familiare, servizi di welfare e istruzione. Nei nuclei familiari composti da un solo genitore sono più elevate le quote di uscita dall’occupazione dopo la maternità: 23% contro 18% tra le coppie. Nelle coppie invece è maggiore la permanenza nella non occupazione: 32% contro il 20% tra i monogenitori. Resta il nodo della poca disponibilità e accessibilità, anche economica, degli asili nido. “La scarsità di servizi per la prima infanzia – si legge nel Rapporto – è confermata dalla percentuale di genitori occupati che dichiara di non aver mandato i propri figli in età compresa tra 0 e 36 mesi all’asilo nido (56%). Tra coloro che invece mandano i figli al nido, poco meno della metà (48%) ha usufruito del servizio pubblico mentre una quota pari al 40% ha utilizzato un asilo nido privato e al crescere del reddito disponibile aumenta il ricorso ai servizi di asilo nido privati”. Per le famiglie che non possono farsi carico di tutti gli impegni di cura dei figli, i nonni sembrano essere l’alternativa più utilizzata (58%). Si tratta di un’opzione economicamente vantaggiosa e in generale flessibile. La risorsa principale del “welfare-fai-da-te” è soprattutto utilizzata nel Mezzogiorno (63%). Il titolo di studio protegge dalla perdita del lavoro, ma solo in parte. Restano nel mercato del lavoro le più istruite (il 65% delle laureate), ma smette di lavorare oltre il 16% (sia di laureate, che di diplomate) contro il 21% delle madri con la licenza media. Per conciliare lavoro e cura dei figli, circa un quarto degli intervistati ritiene fondamentale un orario di lavoro più flessibile, mentre un 10% indica la possibilità di lavorare in telelavoro o smart working. Il part-time è più frequentemente indicato dalle donne (12,4% rispetto al 7,9% degli uomini). Quest’ultimo dato, unito a quello relativo all’utilizzo dei congedi parentali (68,6% per le donne contro il 26,9% degli uomini) ribadisce un modello familiare che relega la componente femminile nel ruolo di caregiver principale, con evidenti ripercussioni occupazionali e retributive sia nel breve e che nel lungo periodo. “Il percorso delle donne verso una piena e stabile occupazione è spesso una vera e propria corsa a ostacoli – ha puntualizzato Fadda – e ciò nonostante tra le lavoratici si registrino percentuali di laureate e di altamente qualificate più che doppie rispetto agli uomini. Ma si osserva una marcata distanza anche nell’accesso e nelle caratteristiche dei ruoli di responsabilità: le donne con ruoli apicali hanno la supervisione di una sola persona contro le sette persone supervisionate dai lavoratori maschi. Il cambio di passo non può essere affidato a singoli interventi spot, ma richiede una organica convergenza di tutte le politiche (dalle politiche fiscali ai sistemi di welfare, dagli orari di lavoro alle politiche per la famiglia) per sostenere da un lato le scelte di procreare e allevare i figli e d’altro lato l’effettiva parità di genere in tutta la vita lavorativa e sociale, e vorrei aggiungere, anche “pensionistica”.
Assemblea Fiere Parma su aumento da 16,5 mln riservato a Fiera Milano
TuttoFood verrà conferito all’ente parmense. Il 9 riunione cda milanese
Milano, 7 mar. (askanews) – “In relazione alle recenti notizie di stampa relative alla finalizzazione di un’operazione con Fiere di Parma, volta alla creazione di una comune piattaforma fieristica europea nel comparto agro-alimentare, Fiera Milano comunica che, al’esito delle trattative tra Fiera Milano e Fiere di Parma preannunciate con comunicato del 13 ottobre 2022, l’assemblea dei soci di Fiere di Parma è chiamata a deliberare un aumento di capitale avente ad oggetto 576.587 azioni ordinarie per un valore complessivo di 16,5 milioni pari al 18,5% del capitale sociale di Fiere di Parma, riservato alla sottoscrizione di Fiera Milano e da liberarsi mediante il conferimento in natura del ramo d’azienda TuttoFood”. È quanto si legge in una nota dell’ente fieristico milanese, all’indomani dell’approvazione dell’operazione da parte del Comune di Parma, uno dei soci pubblici dell’ente fieristico parmense. Il sindaco Michele Guerra in apertura del Consiglio comunale ha parlato di “una delibera storica rispetto alla storia di Fiere di Parma”. L’assemblea dei soci ( Crédit Agricole Italia 34,42%, Comune e Provincia di Parma, ciascuno con il 19,58%, Camera di commercio locale, col 12%, Unione parmense degli industriali con l’8,44% e la Regione Emilia-Romagna con il 5,08%) è in calendario per oggi. Fiera Milano precisa nella nota che, successivamente alle determinazioni che saranno assunte dall’assemblea di Fiere di Parma, la finalizzazione dell’operazione sarà comunque soggetta all’approvazione del consiglio di amministrazione di Fiera Milano. Secondo indiscrezioni, il board di Fiera Milano si riunirà nella mattinata di giovedì 9 marzo. A seguire le comunicazioni finali delle due società.
Birra, al via contest di Stella Artois per il miglior spillatore d’ItaliaMilano, 7 mar. (askanews) – È in arrivo la terza edizione di Draught masters Italia, il contest organizzato da Stella Artois, marchio AB InBev, per eleggere il miglior spillatore di birra in Italia del 2023. Per essere dei veri spillatori non basta solo il talento: servono anche competenze tecniche e la giusta preparazione. Dopo aver già coinvolto più di 1.000 professionisti in Italia nello scorso biennio, anche quest’anno il contest di Stella Artois punta a cercare i migliori profili per aggiudicarsi il titolo conquistato lo scorso anno da Flavio Dacomo, con il suo Ritual Cafè a Villanova Mondovi. Il contest sarà articolato in diverse fasi che, passo dopo passo, selezioneranno i candidati più abili fino ad arrivare alla rosa di 10 finalisti che concorreranno per il titolo di “miglior spillatore d’Italia” in autunno. Si parte con le iscrizioni, che hanno preso il via il primo marzo (saranno aperte fino al 31 del mese). Successivamente occorrerà inviare un video dimostrativo delle proprie abilità di spillatura della birra tramite Whatsapp, per agevolare la partecipazione di professionisti da ogni angolo d’Italia. La novità del 2023 sarà la fase delle semifinali, che si terranno per la prima volta dal vivo: vi accederanno 120 partecipanti e avranno luogo in primavera in quattro capoluoghi italiani. Successivamente, sarà il turno della grande finale, con 10 talenti della spillatura che saranno protagonisti di una sfida ricca di prove tecniche e sorprese. In palio, oltre al titolo di Draught masters Italia Stella Artois 2023, una fornitura/scorta di birra omaggio e la “Belgian experience” per visitare il birrificio di Stella Artois. “Siamo felici di dare il via per il terzo anno consecutivo alla ricerca del miglior spillatore Stella Artois d’Italia, grazie a un contest che cercherà ancora una volta di coinvolgere tanti professionisti – ha dichiarato Arnaud Hanset, country director e amministratore delegato di AB InBev Italia – Negli ultimi due anni abbiamo coinvolto oltre 1.000 spillatori e quest’anno puntiamo ad ampliare ulteriormente quella che non è solo una competizione, ma un’opportunità di crescita personale per tutti i talenti del settore. Il nostro è un investimento costante in qualità e formazione”
Nexi: nel 2022 ricavi in crescita a 3,26 miliardi, ebitda +14,2%Milano, 7 mar. (askanews) – Nexi chiude il 2022 con ricavi a 3,26 miliardi (+7,1% sul 2021), un ebitda a 1,61 miliardi (+14,2%), con un ebitda margin in crescita al 49%. Raggiunta l’ambition 2022 nonostante la complessa situazione macroeconomica, sottolinea il gruppo. L’utile di pertinenza del gruppo normalizzato è pari a 693,2 milioni, in crescita del 15%. Al 31 dicembre 2022, la posizione finanziaria netta gestionale è pari a 5,39 miliardi. “Il 2022 si è confermato un altro anno di crescita solida e profittevole in tutti i nostri business e nelle diverse aree geografiche, facendo registrare un’eccezionale evoluzione dei margini e un’accelerazione della generazione di cassa, nonostante la complessa situazione macroeconomica”, ha commentato il Ceo Paolo Bertoluzzo. “Iniziamo il 2023 determinati a crescere ancora in tutte le geografie, aumentando ulteriormente la marginalità e la generazione di cassa. Al contempo, continueremo ad essere molto rigorosi nell’allocazione del capitale, focalizzando e rafforzando ulteriormente il nostro portafoglio per accelerare la crescita, come dimostra la partnership strategica appena siglata con Banco Sabadell che ci consentirà di entrare in un mercato particolarmente attrattivo come quello spagnolo”. Guidance 2023 confermata in linea con gli obiettivi di crescita di medio termine presentata al Capital Markets Day.
La service company Cebat acquisisce il 100% di GiubergiaMilano, 6 mar. (askanews) – Cebat, service company italiana nella manutenzione e realizzazione di reti di pubblica utilità, ha acquisito il 100% delle quote di Giubergia & Armando da Alpitel, controllata del gruppo Psc. Con un fatturato di oltre 120 milioni di euro, 750 dipendenti e più di 60 anni di attività sul mercato, oggi Cebat consolida la sua posizione in Italia, andando a potenziare una zona strategica come quella del Nord, anche in vista delle prossime Olimpiadi invernali che richiederanno uno sforzo infrastrutturale importante. Un’acquisizione che si inserisce in un percorso di sviluppo che vede già la compagnia lavorare con le principali utility e multiutility italiane – fra queste Terna, Enel, Acea, Iren, Hera – e operare su diversi mercati esteri – Grecia, Spagna e Germania – in un’ottica di internazionalizzazione. Giubergia, con un fatturato di circa 20 milioni di euro e oltre 80 persone impiegate, è un punto di riferimento per Enel e le principali municipalizzate operanti in Piemonte ed è considerata un attore di primo piano nel settore della realizzazione e manutenzione degli impianti di distribuzione di energia elettrica. Con il suo portafoglio ordini, Giubergia, quindi, rafforza Cebat nella sua crescita nel Nord Italia. Giubergia manterrà le proprie sedi operative di Cuneo e Savigliano, diventando un importante hub operativo di Cebat nel Nord Italia. “L’acquisizione di Giubergia rappresenta un acceleratore della nostra crescita in Nord Italia – dichiara Domenico D’Elia, ceo di Cebat – Cebat è già un attore chiave dell’infrastruttura energetica nel Nord Italia, avendo avuto un ruolo importante per il cavidotto in corrente continua Piemonte-Savoia, per il riassetto dell’Alto Bellunese, ed essendo impegnata oggi nel maggior progetto promosso da Terna per il rafforzamento della rete attraverso cavidotti interrati a 150kV, in vista delle prossime Olimpiadi invernali del 2026”. “Entrare a far parte del gruppo Cebat – ha aggiunto Remo Giubergia, amministratore delegato di Giubergia – è per noi motivo di orgoglio e di miglioramento per una nuova fase di crescita. La transizione energetica sta generando una crescita della domanda energetica e vediamo in Cebat il partner ideale per supportarci durante questa accelerazione del mercato che richiede un forte rinnovamento dell’infrastruttura di trasmissione e distribuzione di energia elettrica”.