In Italia il calo dei salari reali più forte tra le economie OcseRoma, 11 lug. (askanews) – L’Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse. Alla fine del 2022, i salari reali erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia.
Secondo le proiezioni Ocse, in Italia i salari nominali aumenteranno del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. E’ quanto emerge dalle Prospettive dell’Occupazione Ocse 2023. In Italia, i salari fissati dai contratti collettivi sono diminuiti in termini reali di oltre il 6% nel 2022. Si tratta di un calo particolarmente significativo se si considera che, a differenza di altri paesi, la contrattazione collettiva copre, in teoria, tutti i lavoratori dipendenti.
L’indicizzazione dei contratti collettivi alle previsioni Istat dell’inflazione al netto dei beni energetici importati (Ipca-Nei), recentemente riviste significativatimente al rialzo, fa pensare che i minimi tabellari potranno recuperare parte del terreno perduto nei prossimi trimestri. Tuttavia, i significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori.
L’Arera: i mercati energetici sono ancora tesi, un errore pensare a una nuova normalitàRoma, 11 lug. (askanews) – “La scelta, per nulla ovvia, operata nel luglio del 2022” dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, “di cambiamento della modalità di fissazione del prezzo per il servizio di tutela gas” ha consentito risparmi per 3 miliardi di euro. Lo ha rilevato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, nella sua Relazione al Parlamento sull’attività del 2022.
“Come noto si è passati da una indicizzazione basata su prodotti Ttf trimestrali forward, ad un indice basato sul prezzo ex-post, mensile, formato al Psv (Punto di scambio virtuale, ndr) italiano”. “Forse il dato più indicativo per valutare l’opportunità di questa scelta risiede nel confronto tra il prezzo che i consumatori in tutela gas avrebbero pagato con il metodo precedente e quello effettivamente determinatosi nel trimestre ottobre – dicembre 2022”.“Nel primo caso – ha spiegato – avremmo avuto un prezzo fisso per tutto il IV trimestre ’22 pari a 240 euro/MWh, da confrontare con un prezzo medio, realizzatosi nel trimestre, di circa 95 e/MWh. Nel semestre invernale 2022-2023 il cambiamento ha comportato un vantaggio, per il consumatore in tutela, che possiamo stimare in circa 3 miliardi di euro”.
“La crisi dei prezzi morde con meno intensità, ma i mercati energetici sono ancora tesi, esposti a forti oscillazioni e pronti a reagire negativamente al mancato sviluppo di quelle iniziative di riallineamento strutturale del bilancio domanda offerta, che sono state intraprese nel corso dell’emergenza”. Questo il monito lanciato dal presidente dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, Stefano Besseghini, nell’apertura della Relazione al Parlamento sull’attività del 2022. Il presidente ha evidenziato come i temi dell’energia abbiano “guadagnato una centralità dovuta, ma con una drammaticità che speriamo possa considerarsi superata”. “Sarebbe però un grave errore pensare che la situazione sia già rientrata in nuova normalità, da gestire ordinariamente. La fase dell’emergenza ci ha obbligato ad affrontare nuovamente alcuni aspetti che davamo per consolidati e su cui facevamo leva per imprimere una rilevante accelerazione al processo della transizione energetica”, ha evidenziato Besseghini in riferimentmo alla crisi energetica dello scorso anno con i picchi dei prezzi del gas acuiti dallo scoppio della guerra in Ucraina.
“Il conto, salato, di questo cambio lo abbiamo pagato e lo stiamo pagando a livello nazionale ed europeo”, ha aggiunto il presidente. L’acqua diventerà sempre di più una risorsa scarsa, un enorme problema cui si affiancherà quello, già nei fatti, di un cambiamento strutturale delle precipitazioni. Ha evidenziato l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente.
“Si suole dire – ha sottolineato Stefano Besseghini – che le future guerre si combatteranno per l’acqua e non per il petrolio. Non so farmi profeta ma certamente, come abbiamo drammaticamente avuto modo di verificare anche nel corso di questi anni, non avremo solo un problema di scarsità della risorsa, ma un cambio strutturale del meccanismo delle precipitazioni con una estremizzazione dei fenomeni”. “Avere acqua non vuol dire avere ingenti risorse idriche, ma vuol dire avere acqua nella quantità e qualità che serve, nel momento in cui serve”. Oltre al potenziamento degli investimenti e al ruolo crescente che potrebbero avere “gli operatori del servizio idrico”, Besseghini ricorda che “tra i fattori chiave, per garantire una necessaria ‘capacità di adattamento’, rientra sicuramente la possibilità di integrare efficacemente la raccolta e il convogliamento delle acque meteoriche con il restante sistema infrastrutturale”. “Il repentino evolversi dello scenario climatico, con una maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi – ha spiegato Besseghini – suggerisce di assegnare un’elevata priorità al processo di integrazione infrastrutturale, affinché siano realizzate e tenute in esercizio regolare le opere necessarie alla gestione degli effetti che questi eventi meteorologici determinano”. “Il riuso potrebbe determinare un interessante punto di contatto tra il ciclo idrico integrato ed il settore di maggiore impiego dell’acqua, vale a dire il settore agricolo”.
Energia, Arera:mercati ancora tesi,errore pensare a nuova normalitàRoma, 11 lug. (askanews) – “La crisi dei prezzi morde con meno intensità, ma i mercati energetici sono ancora tesi, esposti a forti oscillazioni e pronti a reagire negativamente al mancato sviluppo di quelle iniziative di riallineamento strutturale del bilancio domanda offerta, che sono state intraprese nel corso dell’emergenza”. Questo il monito lanciato dal presidente dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, Stefano Besseghini, nell’apertura della Relazione al Parlamento sull’attività del 2022. Il presidente ha evidenziato come i temi dell’energia abbiano “guadagnato una centralità dovuta, ma con una drammaticità che speriamo possa considerarsi superata”.
“Sarebbe però un grave errore pensare che la situazione sia già rientrata in nuova normalità, da gestire ordinariamente. La fase dell’emergenza ci ha obbligato ad affrontare nuovamente alcuni aspetti che davamo per consolidati e su cui facevamo leva per imprimere una rilevante accelerazione al processo della transizione energetica”, ha evidenziato Besseghini in riferimemtmo alla crisi energetica dello scorso anno con i picchi dei prezzi del gas acuiti dallo scoppio della guerra in Ucraina. “Il conto, salato, di questo cambio lo abbiamo pagato e lo stiamo pagando a livello nazionale ed europeo”, ha aggiunto il presidente.
Industria, Istat: produzione maggio +1,6% su mese, -3,7% su annoRoma, 11 lug. (askanews) – A maggio l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dell’1,6% rispetto ad aprile. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 3,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 come a maggio 2022). Lo ha reso noto l’Istat.
Nella media del periodo marzo-maggio il livello della produzione diminuisce dell’1,8% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile segna aumenti congiunturali in tutti i raggruppamenti principali di industrie: variazioni positive caratterizzano, infatti, i beni strumentali (+1,4%), i beni intermedi (+1,2%), i beni di consumo (+1,1%) e, in misura marginale, l’energia (+0,1%).
Tra i principali settori cresce, su base annua, solo quello dei beni strumentali (+2,1%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-4,2%), i beni intermedi (-7,4%) e l’energia (-8,5%). Tra i settori di attività economica in crescita tendenziale si segnalano la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+8,9%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (+8,4%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+5,1%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-19%), nell’industria del legno, della carta e della stampa (-15,8%) e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,3%). “La produzione industriale – è il commento dell’Istat – torna a crescere a maggio, in termini congiunturali, dopo quattro flessioni consecutive. L’incremento coinvolge tutti i principali comparti. Considerando gli ultimi tre mesi, tuttavia, la produzione continua a mostrare un calo congiunturale, che si estende a tutti i settori di attività, con le uniche eccezioni rappresentate dai prodotti della raffinazione petrolifera e dai mezzi di trasporto. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo è in diminuzione a maggio, come pure quelli relativi ai principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dei beni strumentali”.
Big Tech, Approvato trasferimento dati da Europa a UsaNew York, 10 lug. (askanews) – L’Unione Europea ha approvato un piano che consentirà alle aziende di continuare a archiviare i dati sugli europei sul suolo statunitense, evitando un’interruzione potenzialmente costosa, soprattutto per le Big Tech dei flussi di dati transatlantici.
L’accordo, noto come Trans-Atlantic Data Privacy Framework, segna il culmine di lunghi negoziati con gli Stati Uniti sui trasferimenti di dati che vengono utilizzati da migliaia di aziende per vendere annunci online e misurare il traffico verso i loro siti web. Ora il Data Privacy Framework dovrà affrontare i sostenitori della privacy in Europa, che chiedono agli Stati Uniti di apportare modifiche sostanziali alle leggi sulla sorveglianza dei dati. L’accordo prevede che gli Stati Uniti creino un tribunale che avrà l’autorità per gestire le rivendicazioni dei cittadini dell’UE e imporre rimedi se rileva che le leggi statunitensi sono state violate. Gli Usa si sono impegnati a limitare la raccolta di segnali di intelligence, che possono intercettare le comunicazioni elettroniche
I regolatori della privacy dell’UE all’inizio di quest’anno hanno multato Meta per 1,3 miliardi di dollari, per aver archiviato informazioni sugli utenti europei sui server negli Stati Uniti. L’accordo implica che Meta potrebbe non dover ubbidere all’ordine di cancellare i dati e interrompere i flussi, anche se si prevede che la società sarà comunque soggetta alla sanzione.
Caro-voli, Brunini (Sea): domanda forte, riempimento oltre il 2019Ferno (Varese), 10 lug. (askanews) – “Oggi siamo tutti sorpresi perché nonostante l’aumento notevole dei prezzi dei biglietti aerei, la domanda è forte e sostenuta, il riempimento degli aerei oggi è superiore al riempimento che c’era nel 2019”. Lo ha sottolineato l’ad di Sea, Armando Brunini, parlando del caro dei prezzi aerei a margine di un evento Malpensa organizzato da Sea e Dhl Express.
“Mentre i volumi complessivi sono vicini al 2019: se con meno voli il riempimento è forte significa che nonostante i prezzi più alti la gente ha una voglia elevatissima di volare. Vediamo se dura”, ha chiosato.
Stellantis, Urso vede Tavares: entro fine luglio accordo di transizioneMilano, 10 lug. (askanews) – Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso ha incontrato lunedì a Palazzo Piacentini a Roma, l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, per un colloquio di 90 minuti che il ministero ha definito “cordiale e costruttivo”. Al termine dell’incontro, spiega una nota del Mimit, le parti hanno costituto un gruppo di lavoro tecnico per giungere entro la fine del mese ad un “accordo di transizione”.
Le parti, si legge nella nota, hanno condiviso la necessità di invertire da subito il trend produttivo negativo degli ultimi venti anni, nella convinzione che l’Italia possa consolidare, nel nuovo contesto globale, la sua produzione industriale orgoglio del made in Italy. Il ministro Urso ha illustrato il documento di politica industriale sull’automotive elaborato sulla base anche del confronto con le le parti sociali e produttive e con le Regioni sede di stabilimenti di Stellantis, nel quale si indicano obiettivi e modalità per aumentare i livelli produttivi, ampliare la gamma dei modelli, investire su ricerca e innovazione, a tutela della occupazione e della intera filiera del settore. Le parti, condividendo gli obiettivi del documento, hanno costituto un gruppo di lavoro tecnico per giungere entro la fine del mese ad un “accordo di transizione” nel quadro di una rinnovata politica industriale europea che dovrà tutelare la produzione e l’occupazione interna.
In occasione dell’incontro avvenuto a Palazzo Piacentini, a quanto si apprende, il ministro ha regalato una copia della Costituzione italiana all’ammininistratore delegato di Stellantis con evidenziati gli articoli 1 e 41, il primo a ricordare che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, il secondo a sottolineare che in Italia l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.
Bonomi: da Timmermans approccio ideologico sulla sostenibilitàModena, 10 lug. (askanews) – Dobbiamo “raggiungere gli obiettivi di sostenibilità però in una serietà di approccio non ideologico. Purtroppo abbiamo un commissario di nome Timmermans che ha un approccio ideologico”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea generale dei soci Ucima a Baggiovara di Modena.
“Condividiamo gli obiettivi di sostenibilità a condizione che siano nello spirito iniziale della Commissione che era quello della neutralità tecnologica, cosa che è venuta meno – ha spiegato Bonomi -. Noi siamo primi in Europa per tecnologie del riciclo” e “abbiamo raggiunto gli obiettivi dell’Unione europa previsti per il 2030 con nove anni di anticipo” tanto che “noi ricicliamo il 73% dei materiali”. Quindi “non comprendiamo la scelta dell’Ue quando dice ‘si va solo sul riuso’ – ha aggiunto il presidente degli industriali -. Innanzitutto perché non è supportato da dati empirici che dimostrino il riuso è meglio del riciclo”. Infatti “da quello che sappiamo il riuso consuma molta più energia e molta più acqua e ha anche alcune carenze dal punto di vista sanitario”. In linea di massimo, ha precisato Bonomi “non siamo contrari al riuso ideologicamente come fa l’Ue, perché già oggi 2,2 milioni di tonnellate di prodotti sono di riuso. Quindi bene raggiungere gli obiettivi di sostenibilità però in una serietà di approccio non ideologico. Purtroppo abbiamo un commissario di nome Timmermans che ha un approccio ideologico”.
Cina a un passo dalla deflazione: giù prezzi degli immobiliRoma, 10 lug. (askanews) – L’economia cinese a giugno si avvicinata a un passo dalla deflazione. L’indice dei prezzi al consumo è rimasto invariato su base annua ed è diminuito dello 0,2% rispetto al mese precedente, mentre i prezzi alla produzione sono scesi al ritmo più rapido dal 2016, poiché la domanda di beni di consumo e manufatti si è indebolita.
Gli analisti – riporta il Financial Times – prevedevano che le cifre avrebbero portato la banca centrale cinese, la People’s Bank of China, a ridurre nuovamente i tassi di interesse, in aggiunta a una serie di tagli del mese scorso che molti ritengono che Pechino dovrà integrare con politiche di stimolo fiscale. “La Cina è ancora in crescita: la domanda è se raggiungerà il suo obiettivo”, ha affermato Heron Lim, economista di Moody’s Analytics. “In termini di quella ripresa, è ancora lì, ma la preoccupazione è che stia rallentando”.
La Cina mira a una crescita del prodotto interno lordo del 5% quest’anno mentre l’economia emerge dai controlli draconiani del Covid-19, ma la ripresa si sta rivelando fragile, con i prezzi degli immobili e le esportazioni in calo. Il consumo è ancora in crescita, ma vi sono preoccupazioni che il governo dovrà fare di più per sostenere la ripresa mentre la crescita economica globale rallenta, riducendo la domanda per le esportazioni cinesi.
L’indebolimento dell’economia arriva mentre Pechino sta cercando di placare le tensioni con gli Stati Uniti, che molti attribuiscono alla mancanza di fiducia degli investitori in Cina a seguito di un’ondata di sanzioni tit-for-tat. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen durante una visita a Pechino nel fine settimana ha cercato di rassicurare i suoi ospiti, incluso il numero due funzionario cinese, il premier Li Qiang, che gli Stati Uniti non stavano cercando un disaccoppiamento economico su vasta scala.
L’indice dei prezzi alla produzione è diminuito del 5,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, accelerando da un calo del 4,6% a maggio. Gli analisti di Goldman Sachs hanno affermato che il calo è stato in parte dovuto all’indebolimento dei prezzi delle materie prime e alle continue riduzioni dei prezzi dovute al festival dello shopping online “618” di metà anno in Cina. L’inflazione alimentare è aumentata a giugno in parte a causa dell’aumento dei prezzi degli ortaggi, che sono aumentati del 10,8% su base annua rispetto al calo dell’1,7% di maggio. L’indebolimento della performance economica arriva mentre gli economisti cinesi stanno esortando il governo a passare dalla sua tradizionale forma di stimolo – investire in progetti infrastrutturali di grandi dimensioni – a prendere di mira i consumatori.
Industria calzaturiera italiana cresce in 1° trim.:+ 13,6% fatturatoRoma, 10 lug. (askanews) – Continua la ripresa del comparto calzaturiero italiano, che nel primo trimestre del 2023 registra una crescita del fatturato del +13,6% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. E’ la fotografia scattata dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche un progresso del saldo commerciale (+21%).
“Dopo l’ennesimo record conseguito a consuntivo 2022 (12,65 miliardi di euro, +23% sul 2021), prosegue l’incremento dell’export, segnando +16,1% a valore – spiega in una nota Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici – In particolare, tutte le prime 20 destinazioni, con la sola eccezione della Svizzera (-7,8%), mostrano aumenti in valore e quasi sempre a doppia cifra. Diverso però il discorso in termini di volume, dove rallenta vistosamente il Nord America (-19,4%) e frenano la Germania (-8,8%), il Regno Unito (-10,1%) e i flussi diretti in Svizzera (-24,8%), tradizionale hub logistico delle griffe del lusso. Rimbalzo in Russia e Ucraina, anche se va tenuto conto che nel marzo dello scorso anno, subito dopo l’avvio del conflitto, le vendite verso i due mercati erano crollate; risultati premianti in Kazakistan (+77% in valore). Continua inoltre il recupero sul mercato interno (+8,2% in spesa gli acquisti delle famiglie su gennaio-marzo 2022)”. Nonostante il trend favorevole nelle principali variabili congiunturali, non mancano però elementi di preoccupazione. Sono diversi, infatti, i segnali di affievolimento (per certi versi fisiologico) della crescita, dopo il rimbalzo registrato nel 2021 e l’ulteriore consolidamento del 2022 che, seppur con un andamento piuttosto disomogeneo tra le aziende, hanno permesso al settore nella sua generalità di tornare sui livelli di fatturato del 2019 pre-Covid: le previsioni delle aziende sui ricavi nei trimestri successivi al primo, sebbene permangano positive, evidenziano una progressiva decelerazione, mentre in termini di volume il rallentamento risulta ancora più evidente, con alcuni segni negativi che già emergono nel confronto con la prima frazione dello scorso anno. Calano infatti nei primi 3 mesi, seppur lievemente, le quantità esportate (-2%) e quelle prodotte (-1% l’indice Istat della produzione industriale).
“L’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda presso i nostri associati – rileva Giovanna Ceolini – ha evidenziato inoltre come i costi elevati di energia e materie prime rappresentino attualmente il problema maggiore per le imprese calzaturiere, per il forte impatto sui bilanci aziendali. Le risposte raccolte hanno altresì confermato l’irrigidimento negli ultimi mesi dell’offerta di credito bancario segnalato da Banca d’Italia e da Istat: ben il 39% del campione (quota che sale al 51% non considerando le imprese che hanno dichiarato di non farvi attualmente ricorso) ha sperimentato un peggioramento in tal senso. L’analisi ha infine ribadito come il problema del reperimento di manodopera qualificata sia ritenuto rilevante per la propria realtà aziendale dall’84% degli imprenditori del settore.” Il report indica inoltre come non si arresti il processo di selezione tra le imprese (-107 attive rispetto a dicembre, pari al -2,8%), mentre rimangono pressoché stabili gli addetti (-0,3%). Calano nuovamente, dopo il picco eccezionale indotto dall’emergenza pandemica, le ore di cassa integrazione autorizzate nella filiera pelle (-20,4% nei primi 5 mesi), nonostante l’inversione di tendenza del bimestre aprile-maggio (+12,6%): 5,7 milioni le ore autorizzate nel complesso, comunque ancora superiori del +76,2% rispetto ai primi 5 mesi 2019 pre-Covid.
Tornando all’export, il dettaglio per tipologia merceologica mostra andamenti disomogenei. Il comparto delle calzature con tomaio in pelle – primo per importanza con un’incidenza del 63% sulle vendite estere in valore – è l’unico a presentare nel primo trimestre incrementi dell’export sia in valore (di poco superiori alla media, +18,6%) che in volume (+1,4%) a confronto con gennaio-marzo 2022; denota però, in quantità, ancora un divario non trascurabile rispetto al 2019 (-16,6%). Tra le voci del comparto, sensibile riduzione per le calzature in pelle da bambino (-12% in volume), che interrompono il recupero dell’ultimo biennio; segni positivi per i segmenti “uomo” (+4,7% in paia globalmente, malgrado la flessione della tipologia marginale “stivali alti”) e “donna” (+1,5% in quantità, con un +2,2% per le scarpe da passeggio, +4,2% per i sandali e un -24,5% per gli stivaletti/scarponcini). Per quanto riguarda l’andamento delle esportazioni nei territori, va premesso che nella lettura dei dati vanno ovviamente considerate le distorsioni indotte dalla possibile differenza tra distretto di produzione e luogo di spedizione. Forti crescite dell’export in alcune province sono da ricondursi alla presenza di hub logistici, spesso legati alle vendite online, o di depositi delle multinazionali del lusso. In quest’ottica va letta la performance significativa di Milano, che mostra nel primo trimestre un incremento tendenziale del +64% ed è divenuta la prima provincia esportatrice del settore, scavalcando Firenze (-11%). Esaminando nel dettaglio i mercati di sbocco di questi due territori, però, si rileva il marcato aumento dei flussi da Milano verso la Svizzera, cresciuti del +251%, ovvero di 103 milioni di euro rispetto a gennaio-marzo 2022: all’incirca l’ammontare del calo registrato dalla provincia di Firenze verso lo stesso paese (-99,8 milioni di euro, pari al -28% sulla prima frazione del 2022). Variazioni legate puramente a cambiamenti nelle dinamiche distributive e non alla congiuntura distrettuale.
Per effetto di questi movimenti – conclude la nota di Assocalzaturieri – la Lombardia (con un +49,5%) ha superato la Toscana (-6%) nella graduatoria dell’export per regione, salendo nel periodo analizzato al secondo posto dietro al Veneto, che evidenzia un incremento del +12,6%. Con l’eccezione della Toscana e della Puglia (rimasta stabile, -0,2%), tutte le altre aree a vocazione calzaturiera presentano aumenti a due cifre; del +20,3% la crescita delle Marche (con intensità analoga per Fermo, +23,3%, e Macerata, +21,8%, e più moderata per Ascoli, +13,6%), grazie alla quale hanno superato del 4% i livelli del primo trimestre 2019 pre-Covid. La Campania, nonostante un +22,2%, è invece la sola, tra queste, ancora al di sotto di allora (-3,8%). Tornando ai numeri della Toscana, va sottolineato che, al netto dei flussi verso la Svizzera, l’export risulterebbe anch’esso in crescita a doppia cifra (+14,3%) in linea con la media nazionale, escludendo la presenza di particolari criticità rispetto alle altre aree.