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Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un Neet

Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un NeetRoma, 7 lug. (askanews) – I giovani rappresentano la risorsa chiave per progettare il futuro e per la crescita del Paese. Per questo “è particolarmente preoccupante” la quota prossima al 20 per cento di giovani tra i 15 e i 29 anni che in Italia, nel 2022 non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Si tratta dei cosiddetti Neet, dall’acronimo inglese di Not in employment, education or training. Sono quasi 1,7 milioni di ragazzi e ragazze. Il tasso italiano di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo (11,7 per cento) e, nell’Ue27, secondo solo alla Romania. A lanciare l’allarme è l’Istat nel rapporto annuale 2023 sulla situazione del Paese.

Il fenomeno interessa in misura maggiore le ragazze (20,5 per cento) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9 per cento), in particolar modo la Sicilia, e gli stranieri, che presentano un tasso (28,8 per cento) superiore a quello degli italiani di quasi 11 punti percentuali; questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere, per le quali il tasso sfiora il 38 per cento. Secondo l’Istituto di statistica, “favorirne l’ingresso nel sistema formativo e nel mercato del lavoro potrebbe contribuire a ridurre la dissipazione del capitale umano dei giovani, risorsa sempre più scarsa nel prossimo futuro”.

In Italia l’alta incidenza di Neet si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18 per cento, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8 per cento) rispetto alla media europea (2,8 per cento). Confrontati con la media europea, i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni presentano una quota di partecipazione al lavoro (33,8 per cento) più bassa di oltre 15 punti percentuali, e una scarsa diffusione degli studenti-lavoratori, che nel nostro Paese rappresentano il 6 per cento dei giovani di questa classe di età, mentre nella media europea sono il 16,7 per cento. La quota di Neet, in linea con quanto osservato a livello europeo e con le dinamiche del mercato del lavoro, registra una crescita di 7 punti percentuali tra il 2007 e il 2014, seguita da una riduzione – interrotta solo dalla crisi pandemica nel 2020 – che nel 2022 ha finalmente fatto tornare il livello prossimo al minimo del 2007.

Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62,5 per cento nel Mezzogiorno, contro il 39,5 per cento nel Nord). Un ulteriore 28,9 per cento (482 mila) è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente (in prevalenza scoraggiati o in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca). Infine, quasi il 38 per cento dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Quest’ultimo gruppo si divide in proporzioni simili tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo (il 47,5 per cento tra i ragazzi), chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2 per cento tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3 dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre i tre quarti dei Neet (76,5 per cento) vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo (33,7 per cento) ha avuto precedenti esperienze lavorative, valore che varia tra il 6,8 per cento per chi ha meno di 20 anni, il 46,7 per cento per chi ha 25-29 anni.

L’incidenza dei Neet è di circa il 20 per cento tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14 per cento tra i laureati.

Generali, acquisisce Conning e sigla partnership con Cathay Life

Generali, acquisisce Conning e sigla partnership con Cathay LifeMilano, 6 lug. (askanews) – Generali espande a livello globale l’attività di asset management con l’acquisizione strategica di Conning e delle sue controllate e avvia una partnership a lungo termine con Cathay Life. Lo riporta una nota della compagnia triestina nella quale si legge che “le diversificate compenze di investimento e le attività per clienti terzi di Generali si estendono a Usa e Asia grazie all’esperienza di Conning e delle sue controllate nella gestione di asset per la clientela assicurativa e istituzionale, in linea con la strategia ‘Lifetime Partner 24: Driving Growth’ del Gruppo del Leone.

Con questa operazione, Generali e Cathay Life avviano una partnership a lungo termine. Cathay Life, attraverso il conferimento di Conning Holding in Generali Investments Holding, diventa azionista di minoranza di quest’ultima, la società che comprende la maggior parte delle attività di Generali nell’asset management (con l’eccezione delle attività basate in Cina), stringendo un accordo per la gestione di tali attività della durata minima di 10 anni. Gli asset under management complessivi di Generali aumentano a 845 miliardi di dollari (775 mld di euro circa) grazie all’acquisizione di Conning e delle sue controllate, che portano in dote 157 miliardi di Aum (144 mld di euro circa). Il perimetro di attività comprende Conning (strumenti a reddito fisso per assicurazioni e clienti istituzionali), Octagon Credit Investors (prestiti bancari, CLO e credito alternativo), Global Evolution (debito dei mercati emergenti) e Pearlmark (debito ed equity per il real estate). Come parte dell’ecosistema di asset management di Generali, Conning e le sue controllate continueranno a essere guidate dagli attuali management team e da Woody Bradford, amministratore delegato e presidente.

Conning Holdings Limited è tra i principali asset manager globali dedicati alla clientela assicurativa e istituzionale. Cathay Life, società controllata da Cathay Financial Holdings, è una delle più rilevanti istituzioni finanziarie dell’Asia.

Banche, ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario -31% in 2022

Banche, ricorsi all’Arbitro Bancario e Finanziario -31% in 2022Roma, 6 lug. (askanews) – Nel 2022 si è verificata una consistente flessione dei ricorsi presso l’Arbitro Bancario Finanziario (Abf), il sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie tra clienti e gruppi finanziari: un meno 31 per cento a quota 15.400 ricorsi. E secondo quanto riporta lo stesso organismo nella sua relazione annuale, presentata oggi a Roma. Contemporaneamente si è assistito a una significativa ridistribuzione delle controversie per materia, con un notevole aumento del peso dei ricorsi in tema di servizi e strumenti di pagamento, anche per effetto della maggiore diffusione dei pagamenti digitali.

L’Abf è un organismo indipendente, sostenuto nel suo funzionamento dalla Banca d’Italia. Il contenzioso sui finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio e sui buoni fruttiferi postali, come nel 2021, ha continuato a diminuire in relazione alla complessità del quadro normativo: su queste materie gli intermediari tendono a non adempiere alle decisioni dell’Arbitro, rileva la relzione, e i clienti sono disincentivati dal presentare ricorso. Lo scorso anno le decisioni dei Collegi sono state oltre 17.300, in calo rispetto al 2021 coerentemente con la riduzione del numero dei ricorsi ricevuti. Nel 34 per cento dei casi l’esito è stato favorevole ai clienti con l’accoglimento totale o parziale delle richieste; per il 18 per cento dei ricorsi è intervenuta la dichiarazione della cessazione della materia del contendere per accordo intervenuto tra le parti. Nei restanti casi, si legge, il Collegio ha respinto le istanze in quanto infondate.

La complessità del quadro normativo di riferimento connesso con la sentenza Lexitor della Corte di giustizia dell’Unione europea e con la disciplina applicabile ai buoni fruttiferi postali ha continuato a incidere sull’aumento degli inadempimenti alle decisioni dei Collegi da parte di intermediari, che spesso sottopongono la questione all’Autorità giudiziaria. Al di fuori di queste materie, dice l’Abf, il tasso di adesione alle decisioni dei Collegi è stato del 92 per cento. Nel 2022 sono stati riconosciuti ai clienti 19,6 milioni di euro (31 nel 2021), di cui 17,3 già restituiti alla clientela.

Sempre nel 2022 la durata media della procedura, al netto delle sospensioni, è stata di 120 giorni (in diminuzione rispetto al 2021). La durata è di molto inferiore ai 180 giorni previsti dalla normativa, termine entro il quale si è concluso il 93 per cento dei procedimenti. La durata media al lordo delle sospensioni è stata pari a 140 giorni. La tendenziale uniformità degli orientamenti viene favorita dalla sottoposizione delle questioni più rilevanti al Collegio di coordinamento nonché alla Conferenza dei Collegi, importante forum di discussione. Resta in ogni caso fondamentale l’analisi condotta dai singoli Collegi sulle concrete fattispecie sottoposte alla loro attenzione sulla base della documentazione prodotta dalle parti.

L’Abf riferisce che con l’utilizzo di tecniche di machine learning e text mining nel procedimento – attualmente allo studio nell’ambito del progetto AbefTech, il cui avvio è previsto per la fine del 2023 – verrà agevolata la ricerca di decisioni su casi analoghi, attraverso l’individuazione tempestiva dei precedenti e di eventuali contrasti tra gli orientamenti dei Collegi, migliorando così il servizio offerto ai clienti. Inoltre, in attuazione del protocollo d’intesa siglato nel marzo 2020 tra la Banca d’Italia e la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), è continuato il confronto tra l’Abf e l’Arbitro per le Controversie Finanziarie, per prevenire l’insorgenza di conflitti interpretativi o incertezze nella delimitazione delle rispettive competenze. È proseguita inoltre la collaborazione con l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), in vista della costituzione dell’Arbitro Assicurativo, anche attraverso scambi lavorativi tra il personale della Banca d’Italia e quello dell’Ivass stesso. Passando al confronto con la magistratura, gli orientamenti espressi dall’Abf hanno continuato a essere oggetto di interesse da parte dei giudici ordinari, oltre che del mondo accademico. Il confronto con la Magistratura si è rafforzato, grazie alla proficua collaborazione con la Scuola superiore della magistratura su questioni oggetto di comune interesse. La cooperazione internazionale. Il 2022 è stato un anno di intensa cooperazione anche sul piano internazionale. Oltre alla consueta partecipazione alla rete Fin-Net istituita presso la Commissione europea – che rappresenta un’importante sede di confronto tra l’Arbitro e gli altri organismi europei attivi nel settore bancario, finanziario e assicurativo – è stato organizzato un convegno internazionale, conclude la relazione, cui hanno partecipato diversi Adr e autorità di tutela operanti in Europa e negli Stati Uniti.

Eurozona, vendite commercio al dettaglio ancora invariate a maggio

Eurozona, vendite commercio al dettaglio ancora invariate a maggioRoma, 6 lug. (askanews) – Vendite del commercio al dettaglio al palo a maggio nell’area euro, dopo una dinamica invariata anche ad aprile che seguiva due mesi consecutivi di contrazione (-0,4% mensile a marzo e -0,3% a febbraio). Lo riporta Eurostat, secondo cui la variazione su base annua delle vendite è rimasta negativa per il 2,9% a maggio, lo stesso calo che era stato registrato ad aprile.

I dati confermano la debolezza dei consumi nell’area valutaria. Ma a dispetto di questi sviluppi, che si accompagnano a un calmieramento dell’inflazione, a più riprese la Bce ha ripetuto che intende alzare ancora i tassi di interesse nell’area euro a luglio.

Germania, ordini industria maggio recuperano oltre attese +6,4%

Germania, ordini industria maggio recuperano oltre attese +6,4%Roma, 6 lug. (askanews) – Recupero superiore al previsto a maggio per gli ordinativi dell’industria in Germania. Secondo i dati riferiti da Destatis, hanno registrato un aumento del 6,4% rispetto al mese precedente, ben superiore alle attese medie degli analisti. La variazione su base annua resta però decisamente negativa con un meno 4,3%.

L’agenzia federale di statistica ha anche ritoccato al rialzo i dati di aprile, al più 0,2% su mese a fronte della precedente stima di una contrazione dello 0,4%. Lo sviluppo si muove in senso opposto ai risultati delle indagini sull’industria manifatturiera, che hanno segnalato una pesante contrazione a giugno anche in Germania.

Mediaset, Pier Silvio Berlusconi: non ho intenzione di scendere in politica. Nessuno sostituirà mio papà

Mediaset, Pier Silvio Berlusconi: non ho intenzione di scendere in politica. Nessuno sostituirà mio papàMilano, 5 lug. (askanews) – “Assolutamente no, io non ho intenzione di scendere in politica”. Così l’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, a poco meno di un mese dalla scomparsa del padre Silvio, esclude un suo impegno in politica a stretto giro. Durante la consueta presentazione dei palinsesti della nuova stagione di Mediaset, a Cologno Monzese, l’ad ha motivato ai giornalisti le ragioni di questa scelta. Motivazioni che se in due casi sono personali, nel terzo afferiscono alla situazione politica del Paese. Ieri per l’ad di Mfe-Mediaset c’è stata la prima uscita pubblica dopo il lutto, con la consueta presentazione dei palinsesti Mediaset negli studi di Cologno Monzese, andata avanti fino a tarda notte.

“Assolutamente no, io non scendo in politica”. L’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, a poco meno di un mese dalla scomparsa del padre Silvio, esclude un suo impegno in politica a stretto giro. Durante la consueta presentazione dei palinsesti della nuova stagione di Mediaset, a Cologno Monzese, l’ad ha motivato ai giornalisti le ragioni di questa scelta: “La prima questione è del tutto personale: la politica è un mestiere serio e non dico a caso mestiere perché i mestieri si studiano ma ancora di più si imparano facendo esperienza. Non riterrei giusto dire: ‘ok, per quello che è successo andiamo’. Il secondo motivo è ancora personale, ed è che anche ove mai fosse, non penso sia giusto lasciare le cose a metà. Oggi Mediaset sta attraversando un momento importantissimo di crescita, nuovi progetti e sviluppo, e io ritengo di dover rimanere a Mediaset a fare il mio mestiere”. E poi c’è il terzo motivo, esterno: “E’ il motivo più importante di tutti – ha detto – anche ove mai, e così non è, dovessi sentire io una qualche chiamata, non bisogna dimenticare perchè si fanno le cose. Io penso che per scendere un politica uno debba pensare di dare un servizio agli italiani ma oggi non c’è nessuna emergenza, non vedo perchè”. “Detto questo – ha chiosato – io non ho intenzione di scendere in politica”.

Ma è proprio su questo terzo motivo che, a fine serata, chiacchierando con i giornalisti, invita a riflettere, ammettendo che “nei vari pensieri che ho fatto, la scomparsa di mio papà mi ha fatto nascere qualcosa dentro. Io ora ho 54 anni, mio padre quando è sceso in politica ne aveva 58. Qualcosa di emotivo e sentimentale si è mosso” ha confidato “onestamente”, salvo subito dopo ribadire che “non vado e non faccio politica non solo perché non voglio ma soprattutto perché non c’è nessuna necessità a oggi. C’è un governo eletto dagli elettori che sta facendo del suo meglio, diamogli tempo”. Su una cosa però è certo: “Chi sostituirà mio papà? Nessuno mai”. Parlando poi dell’azienda Pier Silvio ha detto: “In famiglia non si è mai parlato della cessione di Mediaset”. Alla domanda se gli avesse dato fastidio che i giornali ne avessero scritto immediatamente dopo la scomparsa del padre ha detto: “La risposta è sì, è inevitabile che sia così”.

“Non è che noi vogliamo dare l’impressione di compattezza, c’è compattezza. Io voglio un bene enorme a mia sorella Marina e voglio un bene enorme ai miei tre fratelli Barbara, Eleonora e Luigi. Ognuno fa il suo mestiere, abbiamo vite diverse ma c’è una compattezza assoluta”. Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mfe-Mediaset, usa parole nette nel descrivere il rapporto con le sorelle e il fratello, all’indomani della scomparsa del padre. A chi gli chiedeva, in occasione della presentazione dei palinsesti Mediaset a Cologno Monzese, se ci fosse una concreta unità di visione, dopo il primissimo messaggio di continuità lanciato come Fininvest all’indomani della morte di Silvio Berlusconi, l’ad di Mfe ha ribadito “l’assoluta compattezza” della famiglia rivelando di essere stato “un po’ turbato” da quello che hanno scritto i giornali pur comprendendo che “ognuno fa il suo mestiere”.

E nelle parole, come nei gesti, Pier Silvio Berlusconi ha portato il ricordo del padre: “La mancanza che sento è enorme, me l’avevano detto che la perdita di un genitore è la peggiore esperienza della vita, ma man mano che le settimane passano la mancanza cresce”. Un ricordo commosso per suo padre, scomparso il 12 giugno scorso. Martedì per l’ad di Mfe-Mediaset c’è stata la prima uscita pubblica dopo il lutto, con la consueta presentazione dei palinsesti Mediaset negli studi di Cologno Monzese, andata avanti tutta la notte. Fin dall’inizio della serata, presentata da Gerry Scotti, i ricordi e le emozioni si sono fatti strada tra l’annuncio di un programma nuovo e qualche informazione finanziaria. Come quando è salito sul palco emozionato, dopo il video-omaggio di Mediaset a lui e a suo padre Silvio: “E adesso?” ha detto col nodo alla gola, ringraziando “tutti gli amici di Mediaset, i giornalisti. Mi viene da dire ‘mamma mia’ ma dico ‘Papà, ti amo’”, indirizzando al cielo un bacio. E per sciogliere la tensione ha lasciato il palco alla performance degli Italian gospel Choir. Ma come già aveva detto ai dipendenti il giorno della morte del padre, “adesso facciamo click e torniamo a lavorare”. E lo ha fatto per tutta la presentazione, senza però respingere i ricordi che affioravano o venivano sollecitati dalla curiosità dei giornalisti: “Faccio ancora fatica a parlarne, la mancanza è più dell’uomo che del papà. Sono onesto e dico una cosa che rende ancora una volta onore a mio padre: non è una mancanza così forte a livello professionale, da questo punto di vista è stato un grande padre. Io ero in azienda quando è entrato in politica e ne sono stato completamente travolto da questa scelta. Mi ricordo che un giorno mi chiamò in cucina, vide la mia agenda e mi disse: ‘Ma fai veramente così tanti appuntamenti? Sei diventato me?’. Oggi la mancanza è totale ma sulla continuità devo dire che è stato così grande che è riuscito a dare ai suoi figli la possibilità di andare avanti senza di lui prima di quello che è successo”. Ripete a più riprese che è stato un padre “dolcissimo, di una dolcezza infinita” e anche molto “permissivo” sebbene non sia mancata “più di una sgridata e ora che ho un figlio io di 13 anni lo capisco”. E ricordando l’ultima volta che era andato da lui per un consiglio professionale, ha detto: “Quella volta mio padre mi disse ‘ma tu chiedi a me? Mediaset è più tua che mia. Quello che decidi tu a me va bene’. Ecco lui era amore, dolcezza e libertà”.

Giorgetti a banche: urgente accordo per allungare durata mutui

Giorgetti a banche: urgente accordo per allungare durata mutuiRoma, 5 lug. (askanews) – “E’ indispensabile e urgente un accordo per l’allungamento della durata dei mutui a tasso variabile, per limitare l’impatto dell’aumento dei tassi sulle famiglie”. E’ la sollecitazione che ha fatto il Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, alle banche, nel suo intervento all’Assemblea dell’Abi.

In un contesto positivo per il settore bancario, come è quello attuale, Giorgetti ha anche ribadito la sua aspettativa di “un rapido avvicinamento tra i margini di interesse applicati ai crediti erogati e quelli riconosciuti sulle somme accantonate nei conti correnti. Un adeguamento dei tassi attivi al nuovo contesto che stiamo attraversando – ha aggiunto il Ministro – rappresenterebbe un’azione equa nei confronti dei clienti e contribuirebbe ad alleviare l’impatto della pressione inflazionistica”. Giorgetti ha quindi rivolto un appello alle banche affinchè si attivino per favorire lo smaltimento dei crediti derivanti dai bonus edilizi. Sarebbe “auspicabile”, ha detto, un “approccio proattivo circa lo ‘smaltimento’ dello stock di crediti fiscali generati dalle cessioni dei cosiddetti superbonus edilizi, su cui il governo è responsabilmente e coraggiosamente intervenuto”.

Visco sui tassi di interesse avverte i “falchi” della Bce: bisogna essere cauti

Visco sui tassi di interesse avverte i “falchi” della Bce: bisogna essere cautiRoma, 5 lug. (askanews) – Sui tassi di interesse e la linea monetaria della Bce “se occorre tenere alta la guardia e dritta la barra, sono altresì necessarie buone dosi di prudenza e pazienza nel valutare e anticipare gli effetti della restrizione monetaria in atto dallo scorso anno, pure giustificata e da mantenere”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’Abi.

“Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni anche di recente avanzate che spingerebbero a preferire il rischio di essere più, anziché meno, restrittivi”, ha detto, apparentemente in riferimento a coloro che nel Consiglio Bce spingono invece per una linea più aggressiva e intransigente. “Ritengo che si debba essere cauti quanto basta; un atteggiamento simmetrico, in linea con le conclusioni della revisione della strategia di politica monetaria della Bce, mi sembra adeguato alle circostanze – ha detto Visco – permetterebbe anche di contenere le ricadute sul credito e preservare la stabilità finanziaria, di cui ho trattato in questo intervento e che, come ho osservato, è essa stessa condizione necessaria per la stabilità dei prezzi e la tenuta delle nostre economie”.

Secondo il governatore, infatti, pur intervenendo contro l’alta inflazione “è certamente possibile limitare le conseguenze negative sull’attività economica e sulla domanda aggregata ed evitare che esse – ha avvertito – possano finire per riflettersi in pressioni eccessive al ribasso sui prezzi nel medio termine”. “Ora che i tassi sono in territorio restrittivo, calibrare la durata della stretta monetaria, piuttosto che aumentarne eccessivamente l’ampiezza, avrebbe il vantaggio di agevolare un’analisi più informata degli effetti dell’azione fin qui condotta”, ha suggerito. Finora nell’area euro “la qualità dei prestiti ha risentito in misura contenuta del peggioramento del quadro congiunturale”. Ma “il maggiore onere del debito innescato dai notevoli rialzi dei tassi potrebbe però determinarne un progressivo deterioramento”. E “la restrizione sarebbe inoltre accentuata se il riassorbimento della liquidità da parte dell’Eurosistema portasse a un aumento del costo della raccolta bancaria più rapido e ampio di quanto oggi previsto”, ha spiegato Visco.

Il presidente dell’Abi Patuelli: le banche possono allungare la durata dei mutui

Il presidente dell’Abi Patuelli: le banche possono allungare la durata dei mutuiRoma, 5 lug. (askanews) – “La lotta all’inflazione è la priorità non solo delle Banche centrali” (che hanno energicamente alzato i tassi di interesse). Ma “sono evidenti i rischi per il credito a imprese e famiglie che, in dieci anni di tassi a zero, spesso non avevano previsto i rapidi aumenti dei tassi e le riduzioni della liquidità”. E’ il monito lanciato dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli in apertura della sua relazione all’Assemblea annuale. Le banche in Italia “mantengono quasi i due terzi dei mutui a tasso fisso, con tassi di raccolta in continuo aumento, e, su richiesta, possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe”, ha rivendicato il presidente dell’Abi, nella sua relazione all’Assemblea annnuale a Roma.

“Le banche sono impegnate nel garantire cospicui livelli di liquidità anche a medio e lungo termine, sempre più preziosa e costosa dopo le decisioni della Bce, quando stanno esaurendosi i divenuti più onerosi programmi europei di finanziamento Tltro, con rischi – ha avvertito – che le banche combattono, di razionamento del credito. Le banche in Italia mantengono quasi i due terzi dei mutui a tasso fisso, con tassi di raccolta in continuo aumento, e, su richiesta, possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe”. “Le banche in Italia non hanno mai applicato tassi negativi sui depositi – ha detto – e remunerano crescentemente i risparmiatori con condizioni di mercato competitive anche con quelle offerte dagli Stati europei e da operatori non bancari, propongono ai risparmiatori, anche in difesa dall’inflazione, investimenti per la liquidità a medio e lungo termine, indispensabile, dopo la fine delle Tltro, per finanziare imprese e famiglie”.

“Le banche combattono i rischi di crescita dei crediti deteriorati, previsti dalla Bce, dal Fondo Monetario Internazionale e dal Centro studi di Confindustria, di fronte ai problemi della Germania, ai recenti cali della produzione industriale e delle esportazioni italiane e per devastanti eventi climatici. Fondamentali sono i sistemi di garanzia dei crediti – ha avvertito il presidente dell’Abi – che debbono proseguire assieme alla legislazione agevolativa per le imprese, il Mezzogiorno e per l’acquisto della prima casa soprattutto, ma non solo, per i giovani”.

Euro digitale, Visco: successo richiederà corso legale e incentivi

Euro digitale, Visco: successo richiederà corso legale e incentiviRoma, 5 lug. (askanews) – Il negoziato sull’euro digitale “è appena iniziato”, ma affinché abbia successo secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco dovrà avere “corso legale al pari delle banconote”, ma a differenza di queste ultime “un alto livello di privacy compatibile con gli interessi pubblici: tra cui la necessità di prevenirne l’utilizzo per il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo”. Nel suo intervento l’assemblea annuale dell’Abi, Visco ha aggiunto che servirà “un sistema di incentivi che favorisca l’adesione” di consumatori, imprese, banche e altri intermediari.

Visco ha ricordato che lo scorso 28 giugno la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento per la possibile introduzione dell’euro digitale. L’eventuale decisione di emettere la nuova forma di moneta verrà presa dal Consiglio direttivo della BCE una volta completato il quadro normativo necessario. “L’euro digitale è un progetto importante non solo per promuovere la concorrenza e l’innovazione nel sistema dei pagamenti europeo con minori costi per gli utenti, ma anche per preservare l’autonomia strategica e la sovranità monetaria dell’area”, ha sostenuto.

“L’euro digitale dovrà essere uno strumento di pagamento, non di risparmio; andranno quindi prevenuti i rischi per la trasmissione della politica monetaria e per la stabilità finanziaria che potrebbero derivare da una eccessiva sostituzione di depositi bancari con la moneta pubblica digitale. In quanto passività della banca centrale esso sarà una forma di moneta priva di rischio come il contante, che si affiancherà a questo e agli altri strumenti di pagamento già esistenti, senza necessariamente sostituirli”. Le ipotesi che si stanno vagliando “includono in particolare l’assenza di remunerazione e una soglia alla quantità di euro digitale detenibile da ciascun utente. Esse saranno definite in modo da preservare la capacità delle banche di offrire credito all’economia e, al contempo, prevenire la possibile diffusione, come mezzi di pagamento, di strumenti altamente rischiosi – ha spiegato – quali alcune tipologie di criptoattività”.