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Fisco, Zafarana(GdF): cala tax gap ma evasione ancora 90 mld anno

Fisco, Zafarana(GdF): cala tax gap ma evasione ancora 90 mld annoRoma, 22 feb. (askanews) – Anche se negli ultimi tempi si registra una “tendenziale riduzione del tax gap”, resta elevata l’evasione fiscale in Italia. Secondo le più recenti stime il mancato gettito annuale ammonta 90 miliardi di euro. Lo ha riferito il comandante generale della Guadia di Finanza, Giuseppe Zafarana, nell’audizione in Commissione finanze alla Camera.
E’ dunque necessario proseguire nell’impegno alla lotta all’evasione fiscale “intensificando ulteriormente gli sforzi profusi nel settore. Ciò – ha aggiunto Zafarana – anche alla luce degli obiettivi inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra i quali assume fondamentale importanza la diminuzione della ‘propensione all’evasione’del 15% entro il 2024 e, come step intermedio, del 5% entro il 2023 rispetto al valore di riferimento del 2019”.

Superbonus,Zafarana(GdF): in 2 anni scoperti 3,7 mld falsi crediti

Superbonus,Zafarana(GdF): in 2 anni scoperti 3,7 mld falsi creditiRoma, 22 feb. (askanews) – In due anni la Guardia di Finanza ha scoperto e sequestrato 3,7 miliardi di euro di falsi crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi e in materia energetica. Lo ha riferito il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, nell’audizione in Commissione finanze alla Camera.
Si trattava di “crediti d’imposta inesistenti, i quali, ove non fossero stati sottoposti a vincolo cautelare, avrebbero causato un mancato gettito fiscale di pari ammontare. In altre parole – ha spiegato Zafarana – si tratta di crediti ‘falsi’ che avrebbero indebitamente compensato debiti tributari ‘veri’”.
Nel contrasto alle “ingenti” frodi nel settore dei bonus in materia edilizia ed energetica, le indagini delle fiamme gialle hanno portato alla luce “un’ampia casistica di illeciti, tra cui – ha aggiunto il comandante generale della GdF – l’assenza di lavori edilizi necessari a conferire il diritto ai vantaggi fiscali o la dichiarata esecuzione di ristrutturazioni su immobili non riconducibili ai beneficiari delle detrazioni; o, ancora, plurime cessioni ‘a catena’ dei crediti che hanno coinvolto prestanome o imprese non effettivamente operanti”. anche grazie alla preziosa collaborazione con l’agenzia delle

Lavoro, Veneto: avviato in Regione tavolo su Safilo di Longarone

Lavoro, Veneto: avviato in Regione tavolo su Safilo di LongaroneVenezia, 22 feb. (askanews) – Si è svolto questa mattina in sede regionale, presso il palazzo Grandi Stazioni a Venezia, il tavolo relativo alla situazione di Safilo convocato dall’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan insieme all’Unità di Crisi Aziendali della Regione del Veneto.
Hanno partecipato alla riunione i rappresentanti dell’azienda supportati da Confindustria Belluno, i rappresentanti delle categorie sindacali di FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC UIL e tutta la rappresentanza dei lavoratori dello stabilimento di Longarone. Nel corso dell’incontro l’azienda ha illustrato la fase di ricerca avviata al fine di esplorare soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone.
“Abbiamo avviato oggi questo tavolo di confronto che ha l’obiettivo di approfondire la situazione con tutte le parti coinvolte – spiega Elena Donazzan -. È stato un momento di confronto fra i lavoratori e l’azienda stessa con la presenza della Regione che è in stretto raccordo con il Ministero delle imprese e del made in Italy rispetto alla vertenza”.
“L’obiettivo per noi è la continuità produttiva dello stabilimento di Longarone e la salvaguardia di tutti i lavoratori. La forza del settore dell’occhialeria è nota in Italia e nel mondo. La leva è il capitale umano ed è per questo che riteniamo che tra le cose che vanno messe in evidenza c’è la salvaguardia dei lavoratori”.
Le parti hanno concordato di fissare il prossimo incontro di approfondimento tra due settimane ed il tavolo avrà come focus Longarone.

E’ pace tra Cipriani e Belmond (Lvmh): accordo su utilizzo del marchio

E’ pace tra Cipriani e Belmond (Lvmh): accordo su utilizzo del marchioMilano, 22 feb. (askanews) – Belmond, maison dell’hotellerie di lusso del gruppo Lvmh, e la famiglia Cipriani hanno raggiunto un accordo che mette fine a ogni contenzioso tra le due parti riguardante la proprietà intellettuale. I procedimenti legali risalgono a molti anni fa, ben prima dell’acquisizione di Belmond da parte del colosso francese del lusso.
Il nuovo accordo stabilisce una volta per tutte i rispettivi diritti delle parti in merito ai marchi Cipriani nelle diverse aree del mondo e permetterà lo sviluppo di questi brand all’interno di un contesto legale chiaro e ben definito. L’Hotel Cipriani di Venezia, fiore all’occhiello di Belmond, resterà l’unico al mondo con tale nome. Dal canto suo, il gruppo Cipriani potrà continuare ad espandere le attività di hospitality e ristorazione nelle più prestigiose località del mondo. Alcuni dei loro progetti saranno sviluppati con Belmond come partner.
“L’accordo con Giuseppe Cipriani e la sua famiglia segna l’inizio di una nuova era per Belmond ed il Gruppo Cipriani”, ha commentato Roeland Vos, AD di Belmond. “Siamo molto orgogliosi dell’Hotel Cipriani, il nostro hotel mitico a Venezia, il suo luogo magico e le esperienze uniche che è in grado di offrire ai suoi ospiti. Siamo lieti che la famiglia Cipriani possa continuare con successo l’attività nel mondo dell’hospitality di alta qualità”.
“Siamo grati a Belmond e al Sig. Arnault per l’apertura dimostrata nel trovare una soluzione a questo lungo contenzioso”, ha dichiarato Giuseppe Cipriani, AD del Gruppo Cipriani. “La nostra famiglia è presente nell’hospitality di alta qualità sin da quando mio nonno ha iniziato la sua attività a Venezia nel 1931. Mio padre Arrigo, i miei due figli ed io siamo riusciti a costruire sulla tradizione di Venezia e sull’eccezionale gastronomia italiana dando loro notorietà e desiderabilità mondiale. Siamo felici di poter continuare a sviluppare il nostro business di famiglia in un contesto legale chiaro”.

Grana Padano Dop: la sostenibilità di filiera si implementa con un software

Grana Padano Dop: la sostenibilità di filiera si implementa con un software

Pr misurare e ridurre impronta ambientale. Da marzo al via formazione

Milano, 22 feb. (askanews) – Per una filiera come quella il Grana Padano Dop – 4.000 stalle, 142 caseifici, 200 stagionatori e confezionatori – riuscire a implementare la sostenibilità è tanto strategico quando complesso. Per raggiungere questo obiettivo è stato realizzato un software in grado di valutare l’impronta ambientale e di incentivare la sua riduzione in tutta la filiera, dalla produzione del latte fino alla trasformazione in formaggio e al suo confezionamento. Lo strumento è stato realizzato grazie al progetto comunitario Life Ttgg – The tough get going, conclusosi nel 2022 dopo cinque anni dall’avvio della collaborazione tra Politecnico di Milano, Università Cattolica Piacenza, la start up Enersem, OriGIn, Fondazione Qualivita e le aziende produttrici e gli enti di formazione e di ricerca italiani e francesi.
Il software Ssda altro non è, come suggerisce l’acronimo, che uno strumento di supporto alle decisioni ambientali per misurare, in maniera semplice e pragmatica, gli impatti ambientali della produzione di formaggio a pasta dura: dalla produzione di latte crudo fino a caseificazione, confezionamento, uso e fine vita. L’esito del progetto è stato presentato in occasione di Italia Next Dop, il primo simposio scientifico sulle Filiere Dop e Igp che ha ospitato il Consorzio Grana Padano.
Il progetto di ricerca applicata attraverso il software Ssda pone il Consorzio all’avanguardia nella ricerca di sistemi e di metodologie volte al target della neutralità climatica. L’introduzione dell’applicazione nella filiera avrà un significativo riscontro ambientale ed economico, considerando che, ogni anno, i caseifici che producono Grana Padano trasformano 3,4 milioni di tonnellate di materia prima, pari al 30% della produzione nazionale di latte. Prendendo in considerazione solo l’aspetto energetico, l’applicazione delle misure di efficientamento individuate da Enersem porterebbero ad un risparmio di almeno 5 euro a forma con un evidente impatto positivo sull’ambiente. E su una produzione che nel 2022 ha superato 5 milioni e 200 mila forme di formaggio Dop, il conto economico ed ecologico è presto fatto.
Per implementare l’utilizzo di questo strumento nel ciclo di produzione delle aziende che partecipano alla filiera del Grana Padano, a partire da marzo il Consorzio attiverà con il supporto di Politecnico, Cattolica ed Enersem i corsi di formazione. “Essere il Consorzio del formaggio Dop più consumato al mondo – ha detto il direttore generale, Stefano Berni – ci consente e ci obbliga al tempo stesso ad essere i pionieri dei percorsi di transizione verso economie sostenibili e circolari, percorsi che hanno come riferimento la qualità della materia prima e l’eccellenza del prodotto trasformato e che coniugano in modo armonico la tradizione al futuro”.
L’obiettivo strategico che si intende raggiungere è in linea con gli indirizzi comunitari del Farm to Fork e Biodiversità 2030, linee guida fondamentali per i Paesi della Comunità europea che forniscono una nuova visione sul mondo dell’agricoltura, che dovrà garantire, con una produzione più sostenibile, cibo sufficiente a prezzi accessibili.

Frontiere, 100 posti di lavoro nelle new generation technology

Frontiere, 100 posti di lavoro nelle new generation technologyRoma, 22 feb. (askanews) – Cento nuovi posti di lavoro nelle tecnologie di frontiera e raddoppio del fatturato in 3 anni. Questa la dichiarazione programmatica di Frontiere, l’hub di innovazione che apre oggi i battenti a Roma con l’obiettivo di supportare e accelerare la digitalizzazione delle aziende attraverso l’utilizzo delle new generation technology, dalla realtà aumentata a quella virtuale, dal metaverso al Web3.
A dare il via al progetto, presentato oggi a Roma, una squadra di professionisti dell’innovazione – Alfredo Adamo (Chief Executive Officer), Ciro Romano (Chief R&D Officer), Gianfranco Iannello (Chief Revenue Officer), Noemi Adamo (Chief eXperiences Officer), Alessandro Niglio (Chief Strategy Officer), Gaetano Rossi (Chief Operation Officer), Marco D’Ambrosio (Chief Mobility Solutions and Services), Giorgio D’Ammassa (Sales Manager) – che hanno deciso di far confluire la loro esperienza e il loro know how in questo nuovo polo della consulenza tecnologica. Frontiere, infatti, nasce dall’unione di 3 società già operative sul mercato: Alan Advantage, GreenVulcano Technologies e Hueval. L’obiettivo di crescita di Frontiere è quello di raggiungere i 15 milioni di euro di fatturato raddoppiando i posti di lavoro – oggi le 3 aziende impiegano già oltre 100 persone – entro il 2025.
Data strategist, Designer di artificial intelligence, Machine Learning Engineer, Blockchain Specialist, Digital Artist per Web3, Cloud Architects, Innovation manager: saranno queste alcune delle professioni che Frontiere cercherà sul mercato per inserirle all’interno del suo team operativo, in un progetto di formazione continua garantito dai rapporti attivi con università e centri di ricerca in Italia e all’estero, dal Politecnico di Milano al MIT di Boston. La selezione sarà aperta su tutto il territorio italiano, con un’attenzione particolare al Sud Italia: il Centro di Innovazione e Sviluppo della nuova realtà, infatti, ha sede a Napoli.
Frontiere metterà così a servizio delle aziende la sua squadra di professionisti ad alta specializzazione tecnologica, saldando quel gap tra domanda e offerta a cui le imprese vanno incontro soprattutto quando si parla di ricerca in campo tech. Secondo il bollettino del Sistema informativo Excelsior, infatti, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro per le posizioni tecnologiche è in rapido aumento: la difficoltà di reperimento di professionisti adeguati riguarda il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa otto punti percentuali a quello di un anno fa e che equivale a oltre 177mila profili dei 382mila ricercati.
Miglioramento del business in termini di fatturato, ma anche efficientamento dei processi interni con un significativo cambiamento dei metodi di design e produzione che saranno sempre più basati sull’impiego della Artificial Intelligence: questi i plus che le aziende partner di Frontiere avranno avvalendosi dei servizi forniti dall’hub. Si è stimato infatti che i servizi e soluzioni innovative proposte da Frontiere ai propri clienti possono aiutarli a migliorare la presenza sul mercato del 20-60% a seconda delle aree impattate, mentre in altri casi l’impatto previsto è sul margine, tramite efficienza e taglio di costi. Ma soprattutto, la lunga esperienza dei soci di Frontiere nel campo dell’innovazione fornisce alle aziende clienti la possibilità di aggiungere modelli di business al proprio piano industriale, entrando su nuovi mercati o meglio ancora creando nuovi mercati se le innovazioni sono radicali. Inoltre, l’attenzione di Frontiere alla sostenibilità ambientale, sociale ed all’etica nell’adozione di nuove tecnologie fornisce ai clienti ulteriori ritorni di immagine, economici e di rilievo istituzionale.
Prevista l’apertura nel 2024 sempre a Roma anche del Design Center legato a Frontiere, che avrà come obiettivo quello di affiancare ai professionisti delle tecnologie emergenti figure dal know how umanistico, per accompagnare gli interventi di innovazione con il senso del gusto, dell’estetica e del bello tipici del Made in Italy.
“Siamo entusiasti di annunciare il lancio di Frontiere – ha commentato Alfredo Adamo, Chief Executive Officer di Frontiere – il nostro obiettivo è quello di creare soluzioni innovative per le sfide del futuro, utilizzando la tecnologia per risolvere problemi complessi e migliorare la vita delle persone. Siamo impegnati a costruire un team di talenti eccezionali, a investire in ricerca e sviluppo e a collaborare con i nostri partner per raggiungere i nostri obiettivi. Siamo pronti a sfidare il futuro e a portare la tecnologia ad un nuovo livello”.
Gianfranco Iannello, Chief Revenue Officer ha aggiunto: “Siamo impegnati a costruire prodotti e servizi di alta qualità, a sviluppare soluzioni all’avanguardia e ad offrire un’esperienza unica ai nostri clienti. Siamo entusiasti di iniziare questo nuovo capitolo e di contribuire al successo nel mondo del Made in Italy, anche nel settore delle tecnologie di frontiera”.

Crea: Dop e Igp nel 2023 genereranno 20 mld di valore nell’alimentare

Crea: Dop e Igp nel 2023 genereranno 20 mld di valore nell’alimentareMilano, 22 feb. (askanews) – Le indicazioni geografiche (denominazioni e indicazioni protette) nel 2023 produrranno valore per oltre 20 miliardi di euro nel comparto agroalimentare. A stimarlo è il Crea che ha patrocinato e partecipato a Italia next Dop con nove dei suoi 12 centri di ricerca col l’obiettivo condiviso di valorizzare e mantenere i caratteri distintivi delle produzioni a Indicazione geografica, migliorando costantemente i metodi di produzione e l’impatto ambientale. Italia next Dop è il primo simposio scientifico Filiere Dop e Igp, organizzato dalla Fondazione Qualivita, in collaborazione con Origin Italia, Csqa, Agroqualità e Ipzs.
“Le indicazioni geografiche sono il pilastro dell’economia agroalimentare italiana: frutto di una tradizione vincente, oggi sono leader sui mercati mondiali grazie alla costante innovazione e alla sempre maggiore sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni – ha detto Stefano Vaccari, direttore generale Crea – Con centinaia di ricerche su decine e decine di indicazioni geografiche il Crea sostiene lo sforzo dell’agricoltura italiana di qualità per produrre sempre meglio, con meno e nel solco della tradizione”. Al simposio, i ricercatori del Crea illustrano le attività, che il più importante ente di ricerca dedicato all’agroalimentare sta sviluppando per supportare il made in Italy, dalla valorizzazione e tutela dei prodotti di qualità a quella delle risorse genetiche locali Dop e Igp, fino alla caratterizzazione dei prodotti e soluzioni a basso impatto ambientale. Non mancano il miglioramento genetico delle filiere olivo, frutta e agrumi e l’innovazione e il miglioramento per le filiere vitivinicole e la definizione dei territori vitati d’Italia. Presente, inoltre, l’attività di ricerca rivolta a due altre filiere tipiche del made in Italy: i formaggi Dop Igp e il progetto Newtech per la lotta alla contraffazione nelle produzioni Dop oltre alla ricerca nel campo delle politiche agricole italiane ed europee e lo sviluppo di sistemi digitali di supporto e ottimizzazione della gestione fitopatologica.

Auto, su ricavi e redditività concessionari nonostante calo vendite

Auto, su ricavi e redditività concessionari nonostante calo venditeMilano, 22 feb. (askanews) – Nel 2022 l’auto elettrica perde mercato e scende a quota 3,7%, l’ibrida invece vola del 34%, perdono terreno le vetture benzina e diesel. Per sette italiani su dieci quello attuale non è un buon momento per spendere, ma chi è propenso agli acquisti ha l’automobile nuova in cima alle preferenze. E’ quanto emerso dalla 13esima edizione dell’Automotive Dealer Report 2023 di Italia Bilanci, presentata a Torino alla presenza di oltre 100 concessionarie auto che fatturano oltre 10 miliardi di euro e impiegano 10mila persone.
“Nel 2022 le auto immatricolate sono ammontate a 1 milione 316mila, circa la metà dei volumi registrati nel 2007, in linea con il minimo toccato nel 2013 di 1 milione 304mila immatricolazioni”, ha spiegato Fausto Antinucci, amministratore delegato di Italia Bilanci, illustrando l’andamento del mercato auto dal 2007 al 2022. “A cambiare maggiormente è la componente della vendita ai privati: se nel 2007 il retail rappresentava il 72% del mercato e nel 2013 il 64%, nel 2022 scende al 59% ed è il punto più basso degli ultimi 16 anni”.
A fronte del calo dei volumi, il fatturato medio e la redditività dei dealer sono invece aumentati. “Nel 2021 il fatturato medio ha superato i 38 milioni di euro: è il livello di ricavi più alto dal 2005 a oggi – ha sottolineato Antinucci – un valore che ha superato di circa un milione di euro il fatturato del 2019, anno in cui le immatricolazioni però erano quasi due milioni. Quindi nonostante la diminuzione delle vendite, il fatturato è cresciuto in media del 3% e la redditività è arrivata all’1,8%”.
“Tra i fattori determinanti – ha spiegato l’Ad di Italia Bilanci – ci sono le nuove strategie commerciali che hanno garantito margini unitari più elevati, l’aumento del prezzo medio del nuovo e dell’usato e la riduzione del numero degli operatori nella distribuzione auto, che si attestano a 1.182 nel 2022 (-2,4% rispetto al 2021)”. Nel 2007 erano 2.785, in 16 anni si sono ridotti di oltre la metà.

Auto, cresono ricavi e redditività dealer nonostante calo vendite

Auto, cresono ricavi e redditività dealer nonostante calo venditeMilano, 22 feb. (askanews) – Nel 2022 l’auto elettrica perde mercato e scende a quota 3,7%, l’ibrida invece vola del 34%, perdono terreno le vetture benzina e diesel. Per sette italiani su dieci quello attuale non è un buon momento per spendere, ma chi è propenso agli acquisti ha l’automobile nuova in cima alle preferenze. E’ quanto emerso dalla 13esima edizione dell’Automotive Dealer Report 2023 di Italia Bilanci, presentata a Torino alla presenza di oltre 100 concessionarie auto che fatturano oltre 10 miliardi di euro e impiegano 10mila persone.
“Nel 2022 le auto immatricolate sono ammontate a 1 milione 316mila, circa la metà dei volumi registrati nel 2007, in linea con il minimo toccato nel 2013 di 1 milione 304mila immatricolazioni”, ha spiegato Fausto Antinucci, amministratore delegato di Italia Bilanci, illustrando l’andamento del mercato auto dal 2007 al 2022. “A cambiare maggiormente è la componente della vendita ai privati: se nel 2007 il retail rappresentava il 72% del mercato e nel 2013 il 64%, nel 2022 scende al 59% ed è il punto più basso degli ultimi 16 anni”.
A fronte del calo dei volumi, il fatturato medio e la redditività dei dealer sono invece aumentati. “Nel 2021 il fatturato medio ha superato i 38 milioni di euro: è il livello di ricavi più alto dal 2005 a oggi – ha sottolineato Antinucci – un valore che ha superato di circa un milione di euro il fatturato del 2019, anno in cui le immatricolazioni però erano quasi due milioni. Quindi nonostante la diminuzione delle vendite, il fatturato è cresciuto in media del 3% e la redditività è arrivata all’1,8%”.
“Tra i fattori determinanti – ha spiegato l’Ad di Italia Bilanci – ci sono le nuove strategie commerciali che hanno garantito margini unitari più elevati, l’aumento del prezzo medio del nuovo e dell’usato e la riduzione del numero degli operatori nella distribuzione auto, che si attestano a 1.182 nel 2022 (-2,4% rispetto al 2021)”. Nel 2007 erano 2.785, in 16 anni si sono ridotti di oltre la metà.

Nestlé: in Italia raggiunto 97% di riciclabilità dei packaging

Nestlé: in Italia raggiunto 97% di riciclabilità dei packagingMilano, 22 feb. (askanews) – Nestlé in Europa ha raggiunto l’85% di riciclabilità per i packaging in plastica e ha ridotto del 14% l’utilizzo di plastica vergine per i propri imballaggi. Nel nostro Paese, invece, il 97% dei packaging prodotti dalla multinazionale svizzera è già riciclabile. Nel dettaglio, in Italia l’azienda ha raggiunto il 100% di riciclabilità per il cartone ondulato e il vetro, il 98% per i suoi packaging in carta, il 96% per la plastica rigida, il 92% per l’alluminio, il 77% per la plastica flessibile. In parallelo stanno aumentando le iniziative di economia circolare e di sistemi per il riciclo.
Un tema chiave, parlando di riciclabilità, è l’infrastruttura che consente questo passaggio. “Se è vero che la riciclabilità degli imballaggi inizia dal loro design, è innegabile che sia altrettanto importante l’infrastruttura a disposizione del Paese – spiega Marta Schiraldi, Safety, health, environment e sustainability head di Nestlé Italia – che consente l’effettivo riciclo del packaging post-consumo e, senza la quale, non è possibile sfruttare al meglio le, seppur elevate, caratteristiche di riciclabilità degli imballaggi. Per questo motivo, stiamo investendo importanti risorse e siglando partnership con istituzioni, enti e altre aziende per la creazione di infrastrutture di riciclo in Italia”.
Sul fronte delle capsule esauste di caffè, Nestlé sta lavorando per incrementarne la raccolta e per supportare il processo di riciclo delle stesse. Per questo è fondamentale la collaborazione di filiera: nel 2021, a tal proposito, è stata lanciata l’”Alleanza per il riciclo delle capsule in alluminio” da Nespresso e Illycaffè a cui da questo mese si è aggiunto Starbucks by Nespresso. Dalla creazione dell’Alleanza (2021) sono state recuperate più di 3.000 tonnellate di capsule di caffè. In questa prospettiva si inserisce anche l’iniziativa di economia circolare “Da chicco a chicco” di Nespresso, attraverso la quale, l’alluminio delle capsule viene riciclato in fonderia per la produzione di nuovi oggetti (ad esempio penne, biciclette e molto altro), mentre il caffè diventa compost per una risaia in Italia. Il riso poi viene riacquistato da Nespresso e donato al Banco Alimentare della Lombardia, del Lazio e del Piemonte.
Parallelamente, Nestlé sta collaborando con realtà esterne per la creazione di un’infrastruttura di raccolta, smistamento e riciclo anche per le capsule di caffè in plastica. In aggiunta, ci sono i progetti di ecodesign attivati in Italia dai brand Nestlé per accelerare la roadmap di sostenibilità del packaging. Nel 2021 Levissima ha lanciato nel nostro Paese la prima bottiglia prodotta con il 100% di R-PET per la referenza da 1L e da 75cl naturali. Spostandosi dal business delle acque a quello del caffè, sono state recentemente immesse sul mercato le nuove capsule Starbucks by Nespresso, realizzate con l’80% di alluminio riciclato e composte da un foglio di alluminio più sottile, che ha consentito di ridurre del 9,2% la presenza di alluminio nel packaging rispetto alla composizione precedente. Ci sono poi coperchi e misurini in plastica dei prodotti dell’alimentazione per l’infanzia realizzati per almeno il 66% dalla canna da zucchero mentre da due anni a questa parte gli imballaggi di alcune in carta riciclabile per le sue principali referenze in tutto il mondo (oltre il 90% della gamma).