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Materie prime, Italia-Francia-Germania concordano su cooperazione

Materie prime, Italia-Francia-Germania concordano su cooperazioneRoma, 26 giu. (askanews) – Italia, Francia e Germania concordano su una stretta cooperazione per l’estrazione e lavorazione delle materie prime critiche. Lo si legge in una nota congiunta a valle dell’incontro a Berlino del ministro dell’Economia e dell’Azione per il Clima tedesco, Robert Habeck, del ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale francese, Bruno Le Maire e del ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

“Vogliamo lavorare insieme per rendere la fornitura di materie prime per le nostre industrie più sostenibile e diversificata, per attuare misure di sicurezza economica in modo più efficace – ha dichiarato Habeck -. A tal fine, dovremmo cooperare più strettamente nei settori dell’estrazione e trasformazione delle materie prime e portare avanti insieme un modello di economia circolare. Vogliamo inoltre fornire un sostegno ancora migliore alle aziende che cercano di garantire un approvvigionamento sostenibile di materie prime. A tal fine, abbiamo creato un gruppo di lavoro di alto livello sulle materie prime critiche. Il gruppo di lavoro procederà a uno scambio di opinioni sugli aspetti dell’approvvigionamento sostenibile delle materie prime e, in particolare, sull’attuazione di progetti strategici nell’estrazione, lavorazione e riciclaggio di tali materie prime”. “Con l’incontro di Berlino – ha aggiunto Urso – inizia una nuova fase nella definizione della politica industriale europea che ci consentirà di affrontare le sfide della duplice transizione ecologica e digitale, al fine di garantire l’autonomia strategica dell’UE. Italia, Germania e Francia rappresentano una parte significativa dell’economia dell’Unione e hanno in molti settori catene di valore condivise. Rappresentiamo uno dei grandi motori economici globali. Insieme, con i nostri valori, possiamo determinare il futuro della casa comune europea”.

“Non possiamo garantire la doppia trasformazione ecologica e digitale, se non possiamo aiutare le nostre imprese ad accedere alle materie prime di cui hanno un forte bisogno. Mentre il CRM Act è un primo passo molto importante, il nostro incontro di oggi ci offrirà l’opportunità di discutere tra Governi, così come con i rappresentanti del settore industriale su come andare avanti – ha proseguito Le Maire – . È molto importante definire azioni concrete su progetti strategici e sostegno congiunto, discutendo questioni come la realizzazione di scorte condivise e l’acquisto in comune. Sono molto fiducioso che la nostra cooperazione aprirà la strada a un’Europa verde e resiliente”.

Pensioni, Sbarra: accelerare su riforma, subito cronoprogramma

Pensioni, Sbarra: accelerare su riforma, subito cronoprogrammaRoma, 26 giu. (askanews) – “Chiediamo un’accelerazione sulla riforma delle pensioni. Dobbiamo lavorare per superare le rigidità della legge Fornero e restituire alle pensioni una flessibilità, una sostenibilità, e una inclusività”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, prima di entrare al ministero del Lavoro.

“Chiediamo un cronoprogramma di incontri tecnici per entrare nel merito delle priorità, per sapere quali risorse saranno messe in vista della legge di bilancio – ha aggiunto – serve introdurre la pensione di garanzia per i giovani e ripristinare i requisiti di Opzione donna. Infine, un grande piano informativo per l’adesione alla previdenza complementare aprendo un nuovo periodo di silenzio-assenso”.

Confindustria: la crescita economica è più fragile, segnali di indebolimento. Inflazione in lento calo

Confindustria: la crescita economica è più fragile, segnali di indebolimento. Inflazione in lento caloRoma, 26 giu. (askanews) – In aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria. La crescita è più fragile con il lento calo dell’inflazione e il credito più caro. E’ quanto stima il Centro Studi di Confindustria nell’ultima Congiuntura Flash.

Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, si continuano ad accumulare segnali di indebolimento, specie per l’industria e le costruzioni, sebbene il +0,6% del Pil italiano nel primo trimestre frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023. Fattori positivi interessano il settore dei servizi che avanza, pur a ritmi più moderati, il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione che continua ad aumentare (+0,2% in aprile), alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie. L’inflazione lenta a scendere e i tassi in aumento, però, frenano consumi e investimenti, mentre la fiacchezza nei mercati di sbocco ferma l’export italiano. Lento il calo dell’inflazione. L’inflazione italiana ha ripreso la tendenza al ribasso a maggio (+7,6% annuo, da +8,2%), grazie al prezzo del gas in riduzione (30euro/mwh) che rallenta gradualmente i prezzi energetici al consumo (+11,5% annuo). I prezzi alimentari crescono altrettanto (+11,4%), ma freneranno nei prossimi mesi perché le materie prime, molto care, non mostrano ulteriori rialzi. La dinamica dei prezzi dei beni e servizi core comincia a stabilizzarsi (+4,8%, da +4,9%), dopo mesi di aumento.

Il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile (4,52%). Le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-1,9% annuo in aprile). La ragione è il continuo rialzo del tasso Bce, in chiave anti-inflazione, portato al 4,00% a giugno, anticipando un ulteriore rialzo a luglio. Il rendimento del Btp italiano, invece, si è ridotto di poco a giugno (3,98% in media) ed è in calo lo spread sui titoli tedeschi. Il turismo in Italia, ad aprile, registra un +30,7% sul 2022, in termini di spesa dei viaggiatori stranieri, ed è ormai stabilmente sopra i livelli del 2019. Nei servizi in aggregato, a maggio la fiducia delle imprese ha subito un calo, così come il PMI (54,0 da 57,6), che indica comunque crescita.

L’Rtt index (Csc – TeamSystem) conferma per maggio una moderazione dell’espansione nei servizi. Le costruzioni reggono. La produzione delle costruzioni ha subito una forte flessione in aprile (-3,8%), dopo il +1% nel primo trimestre. L’indicatore sui nuovi cantieri anticipa, comunque, un andamento stabile dell’attività del settore nel secondo trimestre e anche l’Rtt segnala a maggio un rimbalzo del fatturato. Ad aprile si è accentuato il calo della produzione (-1,9%), quarta contrazione mensile consecutiva; accusa il colpo la manifattura (-2,1%), settore che finora aveva tenuto bene. Per maggio, segnali misti: il pmi manifatturiero è sceso ancor più in area di contrazione (45,9 da 46,8) e la fiducia delle imprese è di nuovo calata; l’Rtt, invece, segnala un rimbalzo dopo il brutto dato di aprile.

Pil, Confindustria: crescita più fragile, inflazione in lento calo

Pil, Confindustria: crescita più fragile, inflazione in lento caloRoma, 26 giu. (askanews) – In aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria. La crescita è più fragile con il lento calo dell’inflazione e il credito più caro. E’ quanto stima il Centro Studi di Confindustria nell’ultima Congiuntura Flash.

Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, si continuano ad accumulare segnali di indebolimento, specie per l’industria e le costruzioni, sebbene il +0,6% del Pil italiano nel primo trimestre frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023. Fattori positivi interessano il settore dei servizi che avanza, pur a ritmi più moderati, il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione che continua ad aumentare (+0,2% in aprile), alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie. L’inflazione lenta a scendere e i tassi in aumento, però, frenano consumi e investimenti, mentre la fiacchezza nei mercati di sbocco ferma l’export italiano. Lento il calo dell’inflazione. L’inflazione italiana ha ripreso la tendenza al ribasso a maggio (+7,6% annuo, da +8,2%), grazie al prezzo del gas in riduzione (30euro/mwh) che rallenta gradualmente i prezzi energetici al consumo (+11,5% annuo). I prezzi alimentari crescono altrettanto (+11,4%), ma freneranno nei prossimi mesi perché le materie prime, molto care, non mostrano ulteriori rialzi. La dinamica dei prezzi dei beni e servizi core comincia a stabilizzarsi (+4,8%, da +4,9%), dopo mesi di aumento.

Il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile (4,52%). Le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-1,9% annuo in aprile). La ragione è il continuo rialzo del tasso Bce, in chiave anti-inflazione, portato al 4,00% a giugno, anticipando un ulteriore rialzo a luglio. Il rendimento del Btp italiano, invece, si è ridotto di poco a giugno (3,98% in media) ed è in calo lo spread sui titoli tedeschi. Il turismo in Italia, ad aprile, registra un +30,7% sul 2022, in termini di spesa dei viaggiatori stranieri, ed è ormai stabilmente sopra i livelli del 2019. Nei servizi in aggregato, a maggio la fiducia delle imprese ha subito un calo, così come il PMI (54,0 da 57,6), che indica comunque crescita.

L’Rtt index (Csc – TeamSystem) conferma per maggio una moderazione dell’espansione nei servizi. Le costruzioni reggono. La produzione delle costruzioni ha subito una forte flessione in aprile (-3,8%), dopo il +1% nel primo trimestre. L’indicatore sui nuovi cantieri anticipa, comunque, un andamento stabile dell’attività del settore nel secondo trimestre e anche l’Rtt segnala a maggio un rimbalzo del fatturato. Ad aprile si è accentuato il calo della produzione (-1,9%), quarta contrazione mensile consecutiva; accusa il colpo la manifattura (-2,1%), settore che finora aveva tenuto bene. Per maggio, segnali misti: il pmi manifatturiero è sceso ancor più in area di contrazione (45,9 da 46,8) e la fiducia delle imprese è di nuovo calata; l’Rtt, invece, segnala un rimbalzo dopo il brutto dato di aprile.

Landini: sciopero generale? Non escludo nulla, a settembre valuteremo

Landini: sciopero generale? Non escludo nulla, a settembre valuteremoRoma, 26 giu. (askanews) – Uno sciopero generale? “Io non escludo assolutamente nulla. Se c’è bisogno si userà anche quello, consapevoli che da solo non risolve i problemi, però oggi è il momento di non lasciar solo nessuno e di dire al Governo e alle imprese che è il momento di cambiare”. Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, ad Agorà su Rai Tre.

“Io penso – ha aggiunto – che è il momento di mobilitarci ulteriormente e, se il Governo non cambia, sicuramente da settembre in poi dovremo anche pensare a quale iniziativa mettere in campo”.

Riapre il cantiere della riforma delle pensioni: sul tavolo il nodo delle risorse

Riapre il cantiere della riforma delle pensioni: sul tavolo il nodo delle risorseRoma, 25 giu. (askanews) – Domani, alle 11.30, nella sede del ministero del Lavoro riaprirà il cantiere delle pensioni. Dopo il primo incontro nel gennaio scorso il ministro Marina Calderone vedrà i leader sindacali per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno. A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), misura introdotta dal governo Draghi e riconfermata per quest’anno dal nuovo esecutivo.

Il tavolo dovrà chiarire quante risorse intende stanziare il governo per superare la legge Fornero, che, allo stato, tornerà in vigore dal primo gennaio. Per l’obiettivo di legislatura, uscita con 41 anni di contributi, non sembrano però esserci i soldi sufficienti. Secondo le stime dell’Inps il costo per il primo anno si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro per raggiungere i 75 mld in dieci anni. Domani il ministro del Lavoro dovrà dunque chiarire qual è il perimetro all’interno del quale è possibile muoversi. I sindacati hanno da tempo presentato una piattaforma unitaria sulla previdenza. Chiedono una riforma strutturale che superi la legge Fornero e consenta maggiore flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di tutelare i giovani, il lavoro povero e discontinuo introducendo una pensione contributiva di garanzia.

I sindacati propongono inoltre di rispristinare Opzione donna con i vecchi requisiti; un nuovo periodo di silenzio-assenso e un’adeguata campagna informativa e istituzionale per rilanciare la previdenza complementare; la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale; la parificazione delle condizioni di accesso al Tfr e Tfs tra settore pubblico e privato, superando le norme che ne posticipano di molti anni il pagamento per i dipendenti pubblici.

Pensioni, domani riapre cantiere riforma: sul tavolo nodo risorse

Pensioni, domani riapre cantiere riforma: sul tavolo nodo risorseRoma, 25 giu. (askanews) – Domani, alle 11.30, nella sede del ministero del Lavoro riaprirà il cantiere delle pensioni. Dopo il primo incontro nel gennaio scorso il ministro Marina Calderone vedrà i leader sindacali per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno. A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), misura introdotta dal governo Draghi e riconfermata per quest’anno dal nuovo esecutivo.

Il tavolo dovrà chiarire quante risorse intende stanziare il governo per superare la legge Fornero, che, allo stato, tornerà in vigore dal primo gennaio. Per l’obiettivo di legislatura, uscita con 41 anni di contributi, non sembrano però esserci i soldi sufficienti. Secondo le stime dell’Inps il costo per il primo anno si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro per raggiungere i 75 mld in dieci anni. Domani il ministro del Lavoro dovrà dunque chiarire qual è il perimetro all’interno del quale è possibile muoversi. I sindacati hanno da tempo presentato una piattaforma unitaria sulla previdenza. Chiedono una riforma strutturale che superi la legge Fornero e consenta maggiore flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di tutelare i giovani, il lavoro povero e discontinuo introducendo una pensione contributiva di garanzia.

I sindacati propongono inoltre di rispristinare Opzione donna con i vecchi requisiti; un nuovo periodo di silenzio-assenso e un’adeguata campagna informativa e istituzionale per rilanciare la previdenza complementare; la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale; la parificazione delle condizioni di accesso al Tfr e Tfs tra settore pubblico e privato, superando le norme che ne posticipano di molti anni il pagamento per i dipendenti pubblici.

Landini: non escludiamo lo sciopero generale, agire e ribellarsi

Landini: non escludiamo lo sciopero generale, agire e ribellarsiRoma, 25 giu. (askanews) – E’ il momento di “agire, anche nei luoghi di lavoro e con le imprese. Non escludiamo nulla, consapevoli che non è che uno sciopero generale risolve tutti i problemi”. Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a “Mezz’ora in più”, sottolineando che “una situazione di questo genere non è più tollerabile” perché “la gente che lavora non ce la fa più”.

Landini ha aggiunto che “i diritti, come quello alla salute, non sono più garantiti. Questa situazione va cambiata, bisogna ribellarsi e mettere in campo delle iniziative”. Parlando della manifestazione di ieri a Roma, Landini ha affermato che “abbiamo riscontrato una voglia, una domanda di cambiare le cose. Tra maggio e giugno abbiamo fatto diverse manifestazioni e abbiamo visto una partecipazione molto forte. Abbiamo fatto tantissime assemblee. La gente si sente da sola, non si sente ascoltata e chiede di essere rappresentata e di cambiare questa situazione. La domanda che abbiamo raccolto è importante”. La novità della piazza di ieri “è che non c’era solo il sindacato, ma c’erano quasi un centinaio di associazioni che assieme a noi dicono che oggi è venuto il momento di produrre un cambiamento vero. Metà del Paese non va più a votare e non si sente più rappresentata da nessuno. Mi lamento di una cosa molto precisa. Questo Governo ha una maggioranza nel Parlamento, cosa che negli ultimi 10 anni non è avvenuta. Ma non accetta di mediare le scelte che assume e non riconosce alle organizzazioni sindacali il ruolo di un soggetto che può negoziare e con cui trovare delle mediazioni. Noi dobbiamo recuperare una forza soprattutto verso le nuove generazioni. L’azione che dobbiamo mettere in campo è ricostruire una rappresentanza”.

Landini: non escludiamo lo sciopero, bisogna agire e ribellarsi

Landini: non escludiamo lo sciopero, bisogna agire e ribellarsiRoma, 25 giu. (askanews) – E’ il momento di “agire, anche nei luoghi di lavoro e con le imprese. Non escludiamo nulla, consapevole che non è che uno sciopero generale risolve tutti i problemi”. Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a “Mezz’ora in più”, sottolineando che “una situazione di questo genere non è più tollerabile” perché “la gente che lavora non ce la fa più”.

Landini ha aggiunto che “i diritti, come quello alla salute, non sono più garantiti. Questa situazione va cambiata, bisogna ribellarsi e mettere in campo delle iniziative”.

Banche centrali mantengono rotta, lotta inflazione diventa più dura

Banche centrali mantengono rotta, lotta inflazione diventa più duraRoma, 25 giu. (askanews) – Le banche centrali sono determinate a vincere l’inflazione, anche se l’ultimo miglio verso la stabilità dei prezzi potrebbe essere il più impegnativo. Esiste infatti un rischio significativo di ulteriore stress finanziario man mano che il sistema finanziario si adegua alla fine dei tassi di interesse bassi per lungo tempo. Per salvaguardare la stabilità e la fiducia, la politica monetaria e fiscale deve operare all’interno di una “regione di stabilità”. E’ quanto emerge dal rapporto annuale della Banca dei Regolamenti Internazionale, vera e propria ‘banca delle banche centrali’, presentato oggi a Basilea in Svizzera.

L’inflazione ha iniziato a diminuire dai massimi pluridecennali quasi ovunque, ma il lavoro di banche centrali è tutt’altro che finito, ha detto la Bri nel suo rapporto. Nonostante il più intenso inasprimento della politica monetaria della memoria recente, l’ultima tappa di il viaggio per ripristinare la stabilità dei prezzi sarà il più difficile. Secondo l’Annual Economic Report 2023 della BRI, i progressi compiuti finora nella lotta contro l’inflazione devono molto all’allentamento delle catene di approvvigionamento e al calo dei prezzi delle materie prime. Ma i mercati del lavoro restano ancora tesi e la crescita dei prezzi nei servizi si è rivelata più difficile da domare. Esiste un rischio concreto che un la psicologia dell’inflazione prenderà piede, dove gli aumenti dei salari e dei prezzi inizieranno a rafforzarsi a vicenda. Potrebbe dunque essere necessario che i tassi di interesse rimangano più alti più a lungo di quanto il pubblico e gli investitori si aspettino.

Il rapporto analizza i rischi posti dal mix unico di alta inflazione e rischi per la stabilità finanziaria. Le banche centrali stanno inasprendo la loro politica in un contesto di debito e prezzi delle attività elevati, eredità di una stagione nella quale i tassi di interesse sono stati bassi per lungo tempo. Le chiusure bancarie all’inizio del 2023 sono state l’esempio più eclatante di tali rischi che si stanno materializzando, ma sono lontani dall’essere gli unici. Lo sono i disallineamenti nascosti della leva finanziaria e della liquidità nel settore finanziario non bancario che costituiscono un’altra vulnerabilità. Se le banche centrali devono stringere di più o più a lungo per raggiungere la stabilità dei prezzi, il rischio di stress finanziario aumenterà.

“La sfida politica chiave oggi rimane domare completamente l’inflazione, e l’ultimo miglio è tipicamente il più difficile”, ha affermato Agustín Carstens, direttore generale della BRI. “Il fardello sta cadendo su molte spalle, ma i rischi di non agire tempestivamente saranno maggiori a lungo termine. Le banche centrali sono impegnate a mantenere la rotta per ripristinare la stabilità dei prezzi e proteggere il potere d’acquisto delle persone”, ha detto. Le politiche fiscali e prudenziali possono fare la loro parte per aiutare a stabilizzare l’economia e la finanza sistema. I governi dovrebbero restringere i propri budget, mirando al massimo di sostegno alle categorie più vulnerabili e intraprendendo un consolidamento a lungo termine della loro spesa. Questo aiuterebbe a frenare l’inflazione e tenere sotto controllo i rischi per la stabilità finanziaria riducendo la necessità per le banche centrali di mantenerli tassi più alti più a lungo.

Le autorità di regolamentazione e di vigilanza possono utilizzare l’intera gamma di strumenti a loro disposizione per rafforzare il sistema finanziario, dando alle banche centrali più spazio di manovra. Il rapporto discute poi di come l’inflazione elevata e le vulnerabilità finanziarie e le politiche fiscali stanno mettendo alla prova i confini della “regione della stabilità”. L’ultimo rischio di andare alla deriva fuori da quella regione significa perdere la fiducia che la società deve avere nello stato e nelle sue decisioni. A lungo termine, sono necessari aggiustamenti politici e tutele istituzionali per garantire che le politiche monetarie e fiscali rimangano saldamente all’interno della regione di stabilità. “Le attuali tensioni sono il culmine di decenni di dipendenza dalla politica monetaria e fiscale motori di fatto della crescita. Superare questa fallacia di “illusione di crescita” e trovare una combinazione di politiche coerenti richiede un cambiamento di mentalità, riconoscendo i limiti delle politiche di stabilizzazione”, ha affermato Claudio Borio, Capo Dipartimento Monetario ed Economico.