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Ivass, Signorini: gestione Vita in perdita nel 2022, I volta da 10 anni

Ivass, Signorini: gestione Vita in perdita nel 2022, I volta da 10 anniRoma, 19 giu. (askanews) – “Per la prima volta da dieci anni la gestione Vita ha chiuso in perdita: è passata da un utile di 4,3 miliardi a una perdita di 0,4. Per i rami Danni, invece, l’utile è stato di 2,7 miliardi, sostanzialmente invariato rispetto al 2021, anche se, per la prima volta dal 2011, l’assicurazione auto ha segnato una lieve perdita per l’effetto dell’inflazione sul costo dei sinistri e a causa di una raccolta in diminuzione”. E’ quanto sottolineato dal presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, in occasione dell’assemblea annuale.

“La crescita dei tassi e quella dei prezzi – ha detto Signorini – hanno avuto impatti di rilevo sulle compagnie assicurative italiane attraverso, rispettivamente, la riduzione del valore di mercato delle attività e passività finanziarie e l’aumento dei costi dei sinistri. Il mutato contesto ha contribuito ad accrescere il rapporto fra riscatti e premi nel segmento Vita. Si è innalzata l’attenzione delle compagnie e del supervisore sul rischio di liquidità”. La raccolta Danni, dunque, “è cresciuta con l’eccezione del ramo auto. La raccolta Vita si è ridotta dell’11 per cento; trend proseguito nei primi mesi del 2023”, ha aggiunto Signorini. L’incremento dei rendimenti delle attività finanziarie alternative alle polizze “ha frenato la raccolta premi e alimentato le estinzioni anticipate dei contratti Vita. Il rapporto tra riscatti e premi è cresciuto e dopo aprile si è stabilizzato intorno al 90%”.

Tensioni sulla liquidità “possono essere un fattore critico specie in presenza di minusvalenze latenti sul portafoglio investimenti. Il 9 giugno il saldo tra plusvalenze e minusvalenze era negativo per 30 miliardi”. Entrando nel dettaglio dei numeri, la raccolta vita, nel 2022, si riduce del -11% rispetto all’anno precedente e avviene per il 56,9% tramite sportelli bancari e postali, il 26,1% tramite agenzie e il 15% tramite promotori. Il 64,3% riguarda polizze vita rivalutabili e il 30,7% polizze unit-linked.

La raccolta danni cresce del +4,6% rispetto all’anno precedente e avviene per il 76,7% tramite agenzie, il 9,7% tramite broker, l’8,6% tramite sportelli bancari e postali e il 4,6% tramite vendita diretta. Il 42,6% riguarda polizze auto, il 20,1% assicurazioni su immobili, il 19,5% sulla salute e il 10,5% per copertura della r.c. generale. Le imprese hanno pagato agli assicurati 78,8 miliardi di euro per capitali, rendite e riscatti nei rami vita e 20,6 miliardi a fronte di sinistri nei rami danni.

Il risultato di esercizio delle imprese italiane, vigilate dall’Ivass, è stato di 2,3 miliardi di euro, in diminuzione del 65,9% rispetto all’anno prima.

Electrolux, Ciriani: Governo potrebbe esercitare Golden Power

Electrolux, Ciriani: Governo potrebbe esercitare Golden PowerPordenone, 19 giu. (askanews) – Continua la cassa integrazione, a singhiozzo, negli stabilimenti italiani dell’Electrolux, ma l’interesse è soprattutto per il futuro del Gruppo. Questa mattina, a Pordenone, c’è stato un incontro delle Organizzazioni sindacali col Ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, sulla possibile vendita degli stabilimenti a investitori stranieri. Si parla da tempo in particolare dei cinesi di Midea.

“Nel caso, che ora riteniamo ipotetico, ci fosse la volontà, da parte di chiunque, di cedere, vendere o trasferire le aziende di Electrolux, il governo sicuramente farà sentire la propria voce attraverso l’esercizio del Golden Power, come sta facendo in questi giorni con Pirelli” ha detto Ciriani.

Confesercenti:in arrivo 14 mld quattordicesime, 6,8 mld a consumi

Confesercenti:in arrivo 14 mld quattordicesime, 6,8 mld a consumiRoma, 17 giu. (askanews) – Arrivano le quattordicesime. Tra la seconda metà di giugno e la prima settimana di luglio circa 10 milioni di italiani riceveranno la mensilità in più, per un totale di circa 14 miliardi di euro. Un’iniezione di liquidità consistente che potrebbe generare 6,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie. A stimarlo è Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto con Ipsos.

Ai consumi, complessivamente, saranno destinati quasi 6,8 miliardi della quattordicesima. Una spinta considerevole, che si riverserà soprattutto sul turismo: tra gli utilizzi più indicati in assoluto per la mensilità aggiuntiva c’è infatti la voce vacanze, scelta dal 51% degli intervistati e per la quale stimiamo verranno usati 3,7 miliardi di euro. Segue, al 25%; l’intenzione di investirla nello shopping durante i saldi estivi – per circa 1,8 miliardi di euro -, mentre un ulteriore 18% indica che la impiegherà per l’acquisto di altri prodotti (1,3 miliardi). Le spese obbligate. Una buona parte delle restanti risorse, però – circa 4,7 miliardi di euro – verrà impiegata per saldare conti in sospeso o pagare spese obbligate: il 21% risponde che userà almeno una parte della quattordicesima per pagare debiti, per un totale di circa 1,5 miliardi di euro; il 15% per pagare mutui e finanziamenti (poco più di 1 miliardo di euro), voce di spesa aumentata nell’ultimo anno per via dell’aumento dei tassi di interesse. Un altro 15% degli intervistati, invece, investirà parte delle risorse in più per pagare centri estivi o vacanze studio per i figli (1.106 milioni di euro circa), mentre il 14% sceglierà spese legate alla sanità o alla salute (1.018,7 milioni di euro).

Risparmio e investimenti. Circa 1,5 miliardi di euro, secondo le nostre stime, andranno nel risparmio, fortemente eroso da questi mesi di alta inflazione: il desiderio di impiegare parte o tutta la quattordicesima per incrementare le proprie riserve è indicato solo dal 21% degli intervistati, mentre il 12% indica anche fini di investimento, cui saranno riservati oltre 870 milioni di euro. “L’effetto quattordicesima – commenta Confesercenti – potrebbe dare un’accelerazione importante dopo una primavera ‘fredda’ per i consumi, a causa della corsa dei prezzi e dell’aumento del peso delle spese obbligate sui budget familiari. Si conferma dunque la necessità di salvaguardare il potere d’acquisto degli italiani: noi proponiamo di agire attraverso la leva fiscale, detassando gli aumenti retributivi previsti dai rinnovi dei contratti nazionali. Ci sono milioni di lavoratori in Italia che attendono il rinnovo del contratto, ed un intervento di questo tipo velocizzerebbe la contrattazione e sbloccherebbe risorse per le famiglie: secondo le nostre stime, porterebbe per il solo 2023 a una spesa per consumi aggiuntiva di 2,8 miliardi”.

Bankitalia raddoppia la stima del Pil 2023 (+1,3%) e abbassa le stime dell’inflazione (6,1%)

Bankitalia raddoppia la stima del Pil 2023 (+1,3%) e abbassa le stime dell’inflazione (6,1%)Roma, 16 giu. (askanews) – La Banca d’Italia ha rivisto nettamente al rialzo la previsione di crescita economica della Penisola di quest’anno, all’1,3% ora l’espansione del Pil attesa è più del doppio del più 0,6% stimato lo scorso gennaio. All’opposto Bankitalia ha ritoccato al ribasso le attese sul successivo biennio, al più 1% sul 2024 e al più 1,1% sul 2025, laddove sei mesi fa prevedeva il più 1,2% di crescita per ognuno di questi due anni. Migliorano le attese su inflazione e mercato del lavoro.

La crescita è rivista al rialzo nel 2023 grazie a un andamento migliore delle attese nel primo trimestre, afferma Bankitalia co un comunicato, e al ribasso nel biennio 2024-25, principalmente per via di un più forte deterioramento delle condizioni finanziarie. Lo scorso 7 giugno anche l’Ocse aveva raddoppiato la previsione di crescita del Pil dell’Italia sul 2023 al più 1,2%, mentre sul 2024 prevedeva un più 1%. Queste proiezioni sono state elaborate dagli esperti di Via Nazionale nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, relativo all’intera area euro e che è stato rese note ieri dalla Bce. Sono basate sulle informazioni disponibili al 23 maggio per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 31 maggio per i dati congiunturali. Una più ampia discussione dello scenario previsivo verrà presentata, come di consueto, nel Bollettino economico della Banca d’Italia in uscita il prossimo 14 luglio.

Lo scenario presentato presuppone che le tensioni connesse con il conflitto in Ucraina non comportino ulteriori difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime. Il quadro macroeconomico risente invece degli effetti di condizioni monetarie e creditizie più restrittive per imprese e famiglie. Lo scenario incorpora le misure contenute nel c.d. “Decreto Lavoro” e tiene conto degli interventi finanziati nell’ambito del programma Next Generation Eu, sulla base delle informazioni più aggiornate relative al Pnrr. Le previsioni di inflazione sono state attenuate al 6,1% sulla media di quest’anno, al 2,3% sul prossimo e al 2% sul 2025. A gennaio Bankitalia pronosticava un carovita 2023 al 6,5%, sul 2024 il 2,6% e sul 2025 al 2%. Migliorano anche le attese sul tasso di disoccupazione: 7,7% sia quest’anno che il prossimo e 7,6% del 2025. Sei mesi fa era previsto un 8,2% quest’anno, il 7,9% il prossimo, per poi calare al 7,6% nel 2025 L’inflazione è stata rivista al ribasso principalmente per la discesa dei corsi energetici, più rapida di quanto ipotizzato a gennaio. “Queste proiezioni sono circondate da un’incertezza elevata, con rischi per la crescita orientati prevalentemente al ribasso. Il conflitto in Ucraina rimane uno dei principali fattori di instabilità, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese – avverte Bankitalia -. Rischi non trascurabili sono anche connessi con l’evoluzione dell’attività economica globale, che potrebbe risentire in misura maggiore degli effetti della restrizione monetaria in atto nelle economie avanzate, riflettendosi in una minore domanda dall’estero di beni e servizi italiani”.

Il Pil “potrebbe inoltre essere frenato da un più forte irrigidimento delle condizioni di offerta del credito. I rischi per l’inflazione sono bilanciati. Pressioni al rialzo potrebbero provenire, oltre che da nuovi aumenti dei prezzi delle materie prime, dalla possibilità che la trasmissione del calo dei prezzi dell’energia a quelli degli altri beni e dei servizi risulti significativamente più lenta e meno pronunciata rispetto alle regolarità osservate in passato. Per contro – conclude lo studio – la possibilità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda aggregata potrebbe tradursi in una inflazione più contenuta rispetto a quanto prefigurato”.

Ita, Mef: ok Corte dei Conti ad accordo con Lufthansa

Ita, Mef: ok Corte dei Conti ad accordo con LufthansaRoma, 16 giu. (askanews) – La Corte dei Conti ha registrato l’atto di approvazione dell’accordo per la cessione di una quota di minoranza di ITA Airways a Deutsche Lufthansa.

Il contratto già firmato dal Mef, dalla compagnia tedesca e da Ita prevede per il biennio 23-24 che Lufthansa acquisisca una partecipazione pari al 41% del capitale sociale di ITA Airways a fronte di un investimento di 325 milioni di euro. Il piano industriale 2023-2027 condiviso tra MEF e Lufthansa prevede una crescita dei ricavi dai 2,5 miliardi di euro attesi quest’anno a 4,1 miliardi di euro previsti per il 2027.

Bankitalia raddoppia stima Pil 2023 +1,3%, lima 2024 +1% e 2025 +1,1%

Bankitalia raddoppia stima Pil 2023 +1,3%, lima 2024 +1% e 2025 +1,1%Roma, 16 giu. (askanews) – La Banca d’Italia ha rivisto nettamente al rialzo la previsione di crescita economica della Penisola di quest’anno, all’1,3% ora l’espansione del Pil attesa è più del doppio del più 0,6% stimato lo scorso gennaio. All’opposto Bankitalia ha ritoccato al ribasso le attese sul successivo biennio, al più 1% sul 2024 e al più 1,1% sul 2025, laddove sei mesi fa prevedeva il più 1,2% di crescita per ognuno di questi due anni. Migliorano le attese su inflazione e mercato del lavoro.

La crescita è rivista al rialzo nel 2023 grazie a un andamento migliore delle attese nel primo trimestre, afferma Bankitalia co un comunicato, e al ribasso nel biennio 2024-25, principalmente per via di un più forte deterioramento delle condizioni finanziarie. Lo scorso 7 giugno anche l’Ocse aveva raddoppiato la previsione di crescita del Pil dell’Italia sul 2023 al più 1,2%, mentre sul 2024 prevedeva un più 1%. Queste proiezioni sono state elaborate dagli esperti di Via Nazionale nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, relativo all’intera area euro e che è stato rese note ieri dalla Bce. Sono basate sulle informazioni disponibili al 23 maggio per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 31 maggio per i dati congiunturali. Una più ampia discussione dello scenario previsivo verrà presentata, come di consueto, nel Bollettino economico della Banca d’Italia in uscita il prossimo 14 luglio.

Lo scenario presentato presuppone che le tensioni connesse con il conflitto in Ucraina non comportino ulteriori difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime. Il quadro macroeconomico risente invece degli effetti di condizioni monetarie e creditizie più restrittive per imprese e famiglie. Lo scenario incorpora le misure contenute nel c.d. “Decreto Lavoro” e tiene conto degli interventi finanziati nell’ambito del programma Next Generation Eu, sulla base delle informazioni più aggiornate relative al Pnrr. Le previsioni di inflazione sono state attenuate al 6,1% sulla media di quest’anno, al 2,3% sul prossimo e al 2% sul 2025. A gennaio Bankitalia pronosticava un carovita 2023 al 6,5%, sul 2024 il 2,6% e sul 2025 al 2%. Migliorano anche le attese sul tasso di disoccupazione: 7,7% sia quest’anno che il prossimo e 7,6% del 2025. Sei mesi fa era previsto un 8,2% quest’anno, il 7,9% il prossimo, per poi calare al 7,6% nel 2025 L’inflazione è stata rivista al ribasso principalmente per la discesa dei corsi energetici, più rapida di quanto ipotizzato a gennaio. “Queste proiezioni sono circondate da un’incertezza elevata, con rischi per la crescita orientati prevalentemente al ribasso. Il conflitto in Ucraina rimane uno dei principali fattori di instabilità, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese – avverte Bankitalia -. Rischi non trascurabili sono anche connessi con l’evoluzione dell’attività economica globale, che potrebbe risentire in misura maggiore degli effetti della restrizione monetaria in atto nelle economie avanzate, riflettendosi in una minore domanda dall’estero di beni e servizi italiani”.

Il Pil “potrebbe inoltre essere frenato da un più forte irrigidimento delle condizioni di offerta del credito. I rischi per l’inflazione sono bilanciati. Pressioni al rialzo potrebbero provenire, oltre che da nuovi aumenti dei prezzi delle materie prime, dalla possibilità che la trasmissione del calo dei prezzi dell’energia a quelli degli altri beni e dei servizi risulti significativamente più lenta e meno pronunciata rispetto alle regolarità osservate in passato. Per contro – conclude lo studio – la possibilità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda aggregata potrebbe tradursi in una inflazione più contenuta rispetto a quanto prefigurato”.

Editoria, giganti informatici trattano accordi su “addestramento” IA

Editoria, giganti informatici trattano accordi su “addestramento” IARoma, 16 giu. (askanews) – I giganti informatici occidentali impegnati sull’intelligenza artificiale stanno negoziando accordi pilota con diversi gruppi editoriali sull’utilizzo delle notizie per lo sviluppo e “l’addestramento” di queste nuove tecnologie. Lo riporta il Financial Times, esso stesso coinvolto in alcune di queste trattative, secondo cui da un lato vi sono gruppi come Open AI, Google, Microsoft e Adobe, dall’altro la News Corporation, Axel Springer il New York Times e il Guardian.

L’ipotesi è che i gruppi editoriali si vedano riconoscere un abbonamento per il libero uso dei loro contenuti per lo sviluppo di tecnologie alla base di sistemi come ChatGpt (di Open AI) o Bard (di Google). Secondo il quotidiano l’industria editoriale vorrebbe evitare l’errore commesso all’inizio dell’era dell’Internet di massa, quando le case editrici offrirono contenuti gratuitamente ai giganti informatici che poi sfruttarono questo canale per allestire giri d’affari multimiliardari di pubblicità online.

Scioperi, Garante: in calo, da 1.617 in 2017 a 1.129 in 2022

Scioperi, Garante: in calo, da 1.617 in 2017 a 1.129 in 2022Roma, 16 giu. (askanews) – “In coincidenza con la crisi pandemica” si è evidenziata “una riduzione del conflitto. In particolare, si è passati da 1.617 scioperi effettuati nel 2017 a 894 nel 2020 (anno della crisi pandemica), 1.009 nel 2021 e 1.129 nel 2022”. questi i dati che emergono dalla Relazione annuale della presidente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, Orsola Razzolini, presentata a Roma presso la sede dell’Autorità.

“I rinnovi del Ccontratto collettivo nazionale di lavoro costituiscono certamente una delle possibili spiegazioni – seppure non l’unica – della significativa riduzione del conflitto nei settori dell’igiene ambientale, delle telecomunicazioni, delle pulizie e multiservizi”. Inoltre, “l’emergenza epidemiologica ha costretto tutte (o quasi) le imprese produttive ad una precipitosa conversione verso lo svolgimento del lavoro nella forma del cosiddetto smart working o “lavoro agile”, spingendo in avanti i processi di digitalizzazione già in atto. Questo, da un lato, ha modificato le abitudini dei lavoratori e dei cittadini utenti dei servizi pubblici essenziali, e, dall’altro, ha comportato per le Aziende erogatrici dei servizi un grande impegno nella trasformazione dei processi produttivi e nella rimodulazione dell’offerta commerciale”.

In linea generale, scrive la presidente Razzolini, “può confermarsi l’efficacia dell’attività preventiva esercitata da questa Autorità. In questi sei anni, gli adeguamenti alle indicazioni della Commissione e le revoche delle azioni di sciopero susseguenti ad un invito in tal senso si sono attestati su una percentuale del 95%”. E “non v’è dubbio che, in un contesto caratterizzato da un certo tasso di conflittualità e attraversato negli ultimi anni da eventi drammatici e dirompenti come la crisi pandemica, la guerra e l’emergenza inflazionistica, l’efficacia degli interventi preventivi della Commissione, così come il basso ricorso a strumenti sanzionatori, sottendono una consolidata accettazione delle parti sociali della funzione preventiva e regolativa esercitata quotidianamente da questa Autorità”.

A tale fine, rileva la presidente “resta ferma l’importanza di una costante ricerca del coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni di indirizzo adottate dall’Autorità tenendo fede all’ispirazione e all’impostazione di fondo della Legge 146 del 1990”.

L’Istat: l’inflazione scende al 7,6%. Calano i prezzi dell’energia

L’Istat: l’inflazione scende al 7,6%. Calano i prezzi dell’energiaRoma, 16 giu. (askanews) – A maggio l’inflazione registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua, da +8,2% nel mese precedente. Lo ha reso noto l’Istat confermando la stima preliminare. La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, di quelli degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,2%), degli altri beni (da +5,3% a +5%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,6%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,8%) e di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +3,2% a +3,5%). L’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,2% a +6%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,3% a +6,2%.

Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +10,3% a +9,3%) e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,8% a +4,6%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -4,7 punti percentuali, da -5,5 di aprile. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,6% a +11,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9% a +7,1%). L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati (+0,6%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), a cui si oppone il calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,6%) e regolamentati (-0,2%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,6% per l’indice generale e a +4,7% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,3% su base mensile e dell’8% su base annua (in decelerazione da +8,6% di aprile); la stima preliminare era +8,1%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 7,2% su base annua.

Inflazione, Istat conferma: a maggio in calo al 7,6%, giù energia

Inflazione, Istat conferma: a maggio in calo al 7,6%, giù energiaRoma, 16 giu. (askanews) – A maggio l’inflazione registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua, da +8,2% nel mese precedente. Lo ha reso noto l’Istat confermando la stima preliminare.

La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, di quelli degli Alimentari lavorati (da +14,0% a +13,2%), degli Altri beni (da +5,3% a +5%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,6%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,8%) e di quelli dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,2% a +3,5%). L’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,2% a +6%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,3% a +6,2%.

Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +10,3% a +9,3%) e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,8% a +4,6%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -4,7 punti percentuali, da -5,5 di aprile. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,6% a +11,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9% a +7,1%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,5%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli Alimentari lavorati (+0,6%) e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,4%), a cui si oppone il calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,6%) e regolamentati (-0,2%). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,6% per l’indice generale e a +4,7% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,3% su base mensile e dell’8% su base annua (in decelerazione da +8,6% di aprile); la stima preliminare era +8,1%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 7,2% su base annua.