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Superbonus, FIMAA: tavola rotonda su tassazione delle plusvalenze

Superbonus, FIMAA: tavola rotonda su tassazione delle plusvalenzeRoma, 23 ott. (askanews) – Un incontro tra politici e professionisti – notai, costruttori, agenti immobiliari, geometri – che sono dei player primari nel settore immobiliare, per analizzare insieme e confrontarsi sulle ripercussioni che la tassazione delle plusvalenze sulla vendita di immobili che sono stati oggetto di Superbonus 110% sta evidenziando sul mercato. È l’obiettivo della tavola rotonda a porte chiuse intitolata “La Tassazione delle Plusvalenze da SuperBonus” organizzata da FIMAA.


Ai lavori hanno partecipato l’on. Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente Commissione Attività produttive della Camera; gli onorevoli Andrea de Bertoldi, Mauro Del Barba e Emiliano Fenu, componenti della Commissione Finanze della Camera; e la senatrice Lavinia Mennuni, della Commissione Bilancio del Senato. A rappresentare le associazioni di professionisti, sono intervenuti Maurizio Pezzetta, Vicepresidente vicario FIMAA; Cristoforo Florio Consulente fiscale FIMAA; Francesco Raponi, Componente della Commissione Studi Tributari del Consiglio Nazionale del Notariato; Livio Spinelli, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati; Marco Zandonà, Direttore Area fiscale ANCE. “La norma che prevede la tassazione delle plusvalenze – ha spiegato il Vicepresidente vicario Pezzetta nel corso dell’incontro, – presenta diverse lacune, come la difficoltà in taluni casi di commisurare correttamente le plusvalenze; l’incertezza dei reali fattori che hanno determinato la rivalutazione di un immobile ad iniziare dalle oscillazioni del mercato, più che dagli interventi svolti, così come dal tempo trascorso dall’acquisto dell’immobile; la tassazione delle plusvalenze a seguito di lavori condominiali oggetto del beneficio che non hanno però riguardato il singolo immobile oggetto di vendita; la criticità in cui si trova chi ha stipulato un contratto preliminare di compravendita registrato e trascritto prima della Legge di Bilancio 2024 (Legge 213/2023), con un onere imprevisto che va a penalizzare la vendita. Le criticità emerse, sono state anche altre e si palesa la necessità di apportare almeno delle modifiche per intervenire su una norma che non esisteva al momento della richiesta di usufruire di questo Superbonus. È necessario pertanto apportare dei correttivi, per rendere questa misura più equa. Altrimenti si rischia di provocare evidenti ripercussioni all’interno del mercato immobiliare, determinando una contrazione nell’offerta e un aumento ingiustificato dei prezzi. Questo scenario – ha concluso Pezzetta – penalizzerebbe la popolazione e quindi il mercato immobiliare stesso”.


Al termine della tavola rotonda le Associazioni hanno deciso di redigere un documento congiunto per evidenziare le maggiori criticità della norma e suggerire le opportune modifiche. Tra le varie misure: la necessità di stabilire che l’importo dell’imponibile non possa superare quello dell’incentivo goduto; la richiesta di escludere dalla tassazione quegli immobili per i quali il preliminare è stato registrato prima del 1 gennaio 2024 – quindi prima dell’entrata in vigore della misura – anche se il contratto definitivo è stipulato successivamente; la proposta di tassare la plusvalenza sulla base delle “rate” di Superbonus effettivamente percepite (l’incentivo infatti viene spalmato su più anni d’imposta e è subordinato alla presenza di redditi imponibili); la richiesta di applicare la tassazione della plusvalenza ai soli immobili ceduti entro cinque anni – e non dieci, come prevede attualmente la norma – dal completamento dei lavori.

Ilaria Salis: mi auguro che l’Europarlamento non revochi la mia immunità

Ilaria Salis: mi auguro che l’Europarlamento non revochi la mia immunitàBruxelles, 23 ott. (askanews) – “Davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale, un delinquente, che ha commesso un reato, prima che il giudice abbia emesso una sentenza? Davvero è normale che a fare queste affermazioni siano alti esponenti del governo, in barba alla separazione dei poteri?” E’ la domanda che Ilaria Salis ha posto al premier ungherese Viktor Orban e al suo portavoce Zoltan Kovac, durante la sua conferenza stampa, oggi a Strasburgo, convocata non appena si è saputo, ieri, della richiesta da parte del governo di Budapest di revocare l’immunità parlamentare dell’eurodeputata italiana della Sinistra.


“Non è ancora terminato nemmeno il primo grado di giudizio, eppure – ha continuato Salis – sono già stata condannata dai signori Orban e Kovac, così come da moltissimi membri di Fidesz (il partito di Orban, ndr) e anche dei Patrioti (i membri del gruppo di estrema destra al Parlamento europeo, ndr) di altri paesi. In quella che, per bocca del suo stesso primo ministro, è definita una ‘democrazia illiberale’, come possono i giudici – ha chiesto ancora l’europarlamentare – esaminare con la necessaria obiettività e serenità un imputato che è dipinto come un delinquente, come un nemico pubblico, come un ‘terrorista’, da un potere politico, che cerca di ottenere una condanna a una pena esemplare?” Salis si è proclamata innocente rispetto alle accuse di aggressione e violenze nei confronti di militanti di destra durante la “Giornata dell’Onore” a Budapest nel 2023, “una vergognosa commemorazione – l’ha definita -, dove ogni anno si radunano migliaia di neonazisti provenienti da tutta Europa, che il governo ungherese non solo non impedisce ma contribuisce a sostenere”. L’11 febbraio 2023, ha ricordato, “sono stata tirata giù da un taxi e ammanettata senza nessuna spiegazione. Sono stata accusata in modo arbitrario di fatti avvenuti nei giorni precedenti, rispetto ai quali sono innocente e mi sono sempre dichiarata tale. Non ci sono prove contro di me e non sono stata riconosciuta tra gli aggressori né dalle vittime né dai testimoni”. Eppure tuttora, ha aggiunto, “sono esposta al rischio di una pena enorme, fino a 24 anni di carcere duro, sproporzionata rispetto ai presunti reati, in un paese dove non ci sono le condizioni minime per un processo equo”.


Salis ha poi sottolineato le continue accuse diffamatorie nei suoi confronti, in particolare sui media filo governativi ungheresi. “Questa persecuzione, cominciata durante la mia detenzione ha assunto i connotati di un vero e proprio accanimento da quando sono stata eletta come europarlamentare. I continui attacchi pretestuosi nei miei confronti- ha accusato – hanno lo scopo di impedirmi di svolgere il mio mandato”. Questo, nell’ambito delle regole del Parlamento europeo, è forse il punto più importante che potrebbe essere invocato (“fumus persecutionis”) per motivare un eventuale rifiuto della revoca dell’immunità. L’europarlamentare ha descritto le condizioni della sua detenzione cautelare preventiva “in condizioni disumane e degradanti” per 15 mesi nelle carceri ungheresi, e il trattamento umiliante subito durante le audizioni in tribunale: “Sono stata condotta con mani e piedi incatenati e al guinzaglio di fronte al giudice durante le udienze del processo. Un trattamento del genere, oltre che essere umiliante, rischia anche di influenzare negativamente il giudice”.


“Quelle immagini, per fortuna – ha rilevato Salis -, hanno suscitato un’ondata di indignazione pubblica quasi senza precedenti nel mio paese. Anche la Commissione europea, in una risposta scritta a un’interrogazione sul mio caso, ha ribadito l’importanza del principio di presunzione di innocenza e ha fatto riferimento alla direttiva europea vieta di presentare gli imputati come colpevoli in tribunale, attraverso l’utilizzo di strumenti di coercizione fisica, come appunto le catene”. “La mia intenzione – ha puntualizzato l’eurodeputata – non è difendermi dal processo, ma io voglio difendermi all’interno di un processo che sia rispettoso dei diritti fondamentali, che sia rispettoso del principio di presunzione di innocenza, che sia rispettoso del principio di proporzionalità. Io voglio difendermi all’interno di un processo che sia giusto ed equo, e il problema è che questo, un processo di questo tipo, evidentemente non può svolgersi in Ungheria, e ne abbiamo già avuto ampie prove”.


“L’Ungheria – ha ricordato ancora Salis – è stata ripetutamente richiamata e sanzionata dalle autorità europee per violazioni dello stato di diritto, riguardanti, tra le altre cose, l’indipendenza della magistratura e i diritti umani. Dal 2018 è sottoposta a una procedura, ancora in corso, dell’articolo 7 del Trattato Ue, per il rischio di violazione dei valori fondamentali dell’Unione”. L’europarlamentare non ha risposto a un giornalista che chiedeva se si sia sentita abbastanza tutelata, come cittadina italiana, dalle istituzioni italiane, e se pensi che il governo italiano si impegnerà in sua difesa, ma si è limitata a replicare: “Penso che questa domanda andrebbe rivolta al governo”. La procedura riguardo alle richieste di revoca dell’immunità di un eurodeputato prevede che vi sia prima un’audizione a porte chiuse nella commissione Affari giuridici (Juri) del Parlamento europeo, e poi una votazione in plenaria delle conclusioni, a favore o contro la revoca, a cui è giunta (a maggioranza semplice) la commissione Juri. “Io andrò avanti, e auspico che il Parlamento non ceda di fronte alla prepotenza di un governo autoritario”, ha affermato Salis. E ha concluso: “mi auguro vivamente che il Parlamento europeo decida di difendere lo stato di diritto, di difendere i diritti umani e di non piegarsi alle prepotenze della democrazia illiberale di Orban”.

Al via patente digitale e altri 2 documenti su app IO per 50.000 cittadini

Al via patente digitale e altri 2 documenti su app IO per 50.000 cittadiniMilano, 23 ott. (askanews) – In attesa della piena operatività del sistema di portafoglio digitale italiano (Sistema It-Wallet) parte oggi il rilascio di documenti su IO, la nuova funzionalità che permette di aggiungere al portafoglio di app IO la versione digitale della patente, della tessera sanitaria – tessera europea di assicurazione malattia e della carta europea della disabilità.


I tre documenti digitali potranno essere utilizzati in sostituzione dei corrispettivi documenti fisici e nello specifico, in questa prima fase, solo per interazioni offline: la patente di guida potrà essere utilizzata solo in Italia per dimostrare di essere abilitato alla guida in caso di controlli delle forze dell’ordine; la tessera sanitaria – tessera europea di assicurazione malattia, permetterà di accedere alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale; la carta europea della disabilità avrà i medesimi usi già previsti con la versione del documento fisico. Si tratta di uno strumento non obbligatorio: i cittadini sono liberi di continuare a usare esclusivamente i documenti fisici. La funzionalità sarà progressivamente estesa ai cittadini italiani, conferendo così piena validità legale alle versioni digitali dei documenti. Il rilascio inizia oggi con i primi 50.000 cittadini. A seguire il 6 novembre altri 250.000, il 30 novembre 1.000.000 e infine il 4 dicembre per tutti gli utenti dell’app IO.


Nel rispetto della tutela della privacy e della normativa sulla protezione dei dati personali, gli utenti, all’interno delle prime tre finestre temporali di abilitazione sopracitate, saranno selezionati con criterio randomico all’interno della base utenti dell’app IO. Con documenti su IO, la sicurezza e la protezione dei dati dei cittadini sono sempre garantiti e l’identità è sempre verificata grazie all’autenticazione con Cie o Spid.


“Dopo due anni di lavoro costante e discreto, il governo ha mosso il primo passo verso la realizzazione del Sistema IT-Wallet, una rivoluzione digitale che ho fortemente sostenuto fin dal mio insediamento e che andrà a regime nel 2025 – ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti – Con l’introduzione dell’IT-Wallet, e anticipando i tempi del regolamento europeo Eidas 2, l’Italia intraprende un percorso ambizioso verso l’evoluzione dei servizi digitali. Questo strumento offrirà ai cittadini nuove opportunità per l’utilizzo della loro identità digitale, garantendo al tempo stesso massima sicurezza e tutela dei dati personali”.

Manovra, la revisione delle detrazioni parte da redditi superiori a 75.000 euro

Manovra, la revisione delle detrazioni parte da redditi superiori a 75.000 euroRoma, 23 ott. (askanews) – Al via il riordino delle detrazioni fiscali in base al reddito e parametrate alla composizione del nucleo familiare. Il riordino interessa i redditi superiori a 75.000 euro e una ulteriore stretta è prevista per i redditi sopra i 100.000 euro. Nulla cambia per i redditi inferiori a 75.000 euro.


La manovra fissa un tetto base all’ammontare delle spese detraibili, che è pari a 14.000 euro se il reddito complessivo supera i 75.000 euro e a 8.000 euro per i redditi sopra i 100.000. L’importo base va poi moltiplicato per un coefficiente in base alla composizione del nucleo familiari: 0,50 se nel nucleo familiare non sono presenti figli a carico, 0,70 con un figlio a carico e 0,85, se nel nucleo familiare sono presenti due figli a carico. Il coefficiente è pari a 1 se nel nucleo familiare sono presenti più di due figli o almeno un figlio ha disabilità.


Le spese sanitarie sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese detraibili.

Abi, Patuelli: tenere temi bancari fuori da propaganda poltica

Abi, Patuelli: tenere temi bancari fuori da propaganda polticaFirenze, 23 ott. (askanews) – “Le banche sono oggi un elemento essenziale per la prosperità e la solidità dell’economia italiana, io chiedo di sottrarre i temi bancari dalla propaganda politica”. Lo ha affermato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, durante un seminario con i giornalisti a Firenze.


“Le banche sono organismi assai complessi e delicati, soprattutto con l’Unione bancaria europea e la Vigilanza unica e quindi bisogna sottrarle alla polemica politica”. E “perché i decisori sono in tre città – ha proseguito Patuelli -: a Bruxelles, nella Commissione, nel Parlamento e nel Consiglio Ue; stanno a Parigi, all’Eba, che è l’autorità che dà le regole, e stanno a Francoforte dove le regole dell’Eba vengono applicate e poi dettagliate con regolamenti di vigilanza” dalla Bce.

Banche, Abi: spiragli ripresa mutui e tassi calati più di quelli Bce

Banche, Abi: spiragli ripresa mutui e tassi calati più di quelli BceFirenze, 22 ott. (askanews) – Spiragli di ripresa in Italia dalla domanda di mutui delle famiglie, che dopo un prolungato periodo di contrazione, legato alla stretta monetaria operata dalla Bce, ora è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti. Nel frattempo la dinamica della domanda di credito da parte delle imprese resta più sottotono, anche perché nel quadro di tassi di interessi più elevati che in passato le aziende preferiscono utilizzare risorse interne e, nel 90% dei casi, giudicano i loro livelli di liquidità adeguati.


Ma proprio guardando ai tassi di mercato, dall’Associazione bancaria italiana sottolineano come nella Penisola siano diminuiti di più rispetto ai tassi ufficiali stabiliti dalla Bce. A illustrare lo scenario macroeconomico, nel corso di un seminario a Firenze, è stato oggi il vicedirettore vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. I tassi dei prestiti bancari in Italia hanno iniziato a moderarsi dall’ottobre del 2023, ha ricordato, anticipando le mosse attese dalla Bce che ha iniziato a ridurre i valori di riferimento dal giugno di quest’anno. E “nelle settimane più recenti questa tendenza si è rafforzata”. Torriero ha sottolineato che sui nuovi mutui i tassi bancari sono scesi di 117 punti base, da quando hanno iniziato a moderarsi, mentre sui prestiti alle imprese sono scesi di 63 punti base.


Ad oggi la Bce ha tagliato i tassi di riferimento dell’eurozona di 75 punti base. Nel frattempo per l’Italia le attese di crescita economica sono “sicuramente su livelli molto, molto contenuti”, ha proseguito Torriero, a valori che si registravano prima della fase del Covid, successivamente alla quale, specialmente nel 2021, la Penisola ha registrato una ripresa superiore alla media europea. Ma più di recente “la tendenza è in rallentamento”, ha spiegato.


Un elemento alla base della debolezza economica in Italia è rappresentanto dalle difficoltà del manifatturiero, Torriero ha sottolineato come si sia registrato il 19esimo mese consecutivo di contrazione della produzione industriale. Sulle prospettive pesano una serie di fattori di rischio, il primo e principale menzionato da Torriero è quello dei rischi geopolitici, seguiti da quelli dovuti al crescente protezionismo commerciale e poi i rischi climatici e quelli collegati alle questioni demografiche.


All’opposto, in Italia è invece positiva la dinamica contenuta dell’inflazione, inferiore alla media dell’area euro. E un altro elemento positivo è che nonostante la crescita a rilento del Paese, l’Abi si attende che i crediti deteriorati netti delle banche salgano solo moderatamente, mantenendosi a livelli storicamente contenuti e al di sotto del 2% da qui al 2026. In generale il tasso di deterioramento del credito è stato in lieve aumento nel primo trimestre del 2024, ma lontano dai picchi toccati nel 2015 e inferiore alla media storica. Per i crediti deteriorati netti (Non performing loans) le stime elaborate dall’associazione indicano 1,9% quest’anno, 2% il prossimo e 1,8% nel 2026. Per l’incidenza dei crediti deteriorati lordi è atteso il 3,7% quest’anno, 3,9% il prossimo e 3,6% nel 2026.

Fmi, economia globale tiene con grandi incognite, serve strategia a 3 “perni”

Fmi, economia globale tiene con grandi incognite, serve strategia a 3 “perni”Washington, 22 ott. (askanews) – Al Fondo Monetario la soddisfazione per come l’economia globale abbia tenuto non è inferiore alla preoccupazione per le crescenti incognite che gravano a causa dei conflitti in corso in Ucraina e nel Medio Oriente. E Pierre-Olivier Gourinchas, direttore della ricerca dell’istituzione di Washington, nella sua conferenza stampa di presentazione dell’ultimo World Economic Outlook dà conto di entrambi gli aspetti proponendo una strategia basata su “tre perni” per salvare la crescita e minimizzare i rischi


“Cominciamo con le buone notizie: sembra -spiega – che la battaglia globale contro l’inflazione sia stata in gran parte vinta, anche se le pressioni sui prezzi persistono in alcuni paesi. Dopo aver raggiunto il picco del 9,4 percento anno su anno nel terzo trimestre del 2022, ora prevediamo che l’inflazione principale scenderà al 3,5 percento entro la fine del prossimo anno, leggermente al di sotto della media dei due decenni precedenti la pandemia. Nella maggior parte dei paesi, l’inflazione si sta ora avvicinando agli obiettivi delle banche centrali, aprendo la strada all’allentamento monetario tra le principali banche centrali”. Per il Fondo insomma “l’economia globale è rimasta insolitamente resiliente durante tutto il processo di disinflazione. Si prevede che la crescita si manterrà stabile al 3,2 percento nel 2024 e nel 2025, ma alcune economie a basso reddito e in via di sviluppo hanno assistito a notevoli revisioni al ribasso della crescita, spesso legate all’intensificarsi dei conflitti.” La battaglia contro l’inflazione nei Paesi più sviluppati è stata vinta. Ma “malgrado le buone notizie sul versante dell’inflazione, i rischi restano orientati al ribasso. Tali rischi includono una escalation dei conflitti regionali nel Medio Oriente, che potrebbero porre seri rischi per i mercati delle materie prime; cambiamenti di politiche nella direzione di cambiamenti non desiderabili nelle politiche commerciali e industriali potrebbero anch’essi ridurre significativamente il Pil”. Gourinchas, passa in rassegna così le incognite che gravano sull’economia mondiale per i prossimi mesi.


Un ulteriore rischio riguarda, alla luce di tale congiuntura “una forte riduzione delle migrazioni verso le economie avanzate che potrebbe disfare alcuni dei guadagni nell’offerta che hanno aiutato a ridurre l’inflazione nei recenti trimestri. E ciò – aggiunge l’economista – potrebbe innescare un brusco restringimento delle condizioni finanziarie globali il quale a sua volta potrebbe ulteriormente deprimere il prodotto. E insieme questi fattori potrebbero rappresentare l’1,6% del Pil globale nel 2026”. La ricetta del Fondo Monetario per ridurre tali rischi è articolata. Gourinchas parla di una strategia “a tre perni” per salvare la crescita ed evitare il ritorno dell’inflazione.


“Il primo perno, sulla politica monetaria – spiega – è già in atto. Da giugno, le principali banche centrali nelle economie avanzate hanno iniziato a tagliare i tassi di riferimento, muovendosi verso una posizione neutrale. Ciò sosterrà l’attività in un momento in cui i mercati del lavoro di molte economie avanzate mostrano segni di raffreddamento, con tassi di disoccupazione in aumento. Finora, tuttavia, l’aumento della disoccupazione è stato graduale e non indica un rallentamento imminente”. Per il Fondo Monetario poi è importante proseguire nel risanamento delle finanze pubbliche riducendo il debito. “Il secondo perno riguarda la politica fiscale. Lo spazio fiscale – spiega ancora Gourinchas – è una pietra angolare della stabilità macroeconomica e


finanziaria. Dopo anni di politica fiscale poco restrittiva in molti paesi, è ora il momento di stabilizzare le dinamiche del debito e ricostruire i tanto necessari buffer fiscali. Mentre il calo dei tassi di riferimento fornisce un certo sollievo fiscale riducendo i costi di finanziamento, ciò non sarà sufficiente, soprattutto perché i tassi di interesse reali a lungo termine rimangono ben al di sopra dei livelli pre-pandemia. In molti paesi, i saldi primari (la differenza tra entrate fiscali e spesa pubblica al netto del servizio del debito) devono migliorare. Per alcuni, tra cui Stati Uniti e Cina, gli attuali piani fiscali non stabilizzano le dinamiche del debito. In molti altri, mentre i primi piani fiscali si sono mostrati promettenti dopo la pandemia e la crisi del costo della vita, ci sono crescenti segnali di slittamento. La strada è stretta: ritardare il consolidamento aumenta il rischio di aggiustamenti disordinati imposti dal mercato, mentre una svolta eccessivamente brusca verso un inasprimento fiscale potrebbe essere controproducente e danneggiare l’attività economica”. “Il terzo perno, e il più difficile – conclude il capo economista del Fondo – è verso riforme che stimolino la crescita. C’è ancora molto da fare per migliorare le prospettive di crescita e aumentare la produttività, perché è l’unico modo in cui possiamo affrontare le numerose sfide che ci troviamo ad affrontare: ricostruire i buffer di scala; far fronte all’invecchiamento e alla riduzione della popolazione in molte parti del mondo; affrontare la transizione climatica; aumentare la resilienza e migliorare la vita dei più vulnerabili, all’interno e tra i paesi”.

Fmi, Gfsr:incertezze conflitti rischiamo amplificare possibili shock

Fmi, Gfsr:incertezze conflitti rischiamo amplificare possibili shockWashington, 22 ott. (askanews) – I rischi a breve termine per la stabilità finanziaria globale restano contenuti ma le crescenti vulnerabilità del sistema rischiano di amplificare potenziali shock avversi che sono diventati più probabili a causa dei conflitti in corso e delle incertezze geopolitiche.


E’ quanto emerge dalla nuova edizione del Global Financial Stability Report presentato a Washington dal Fonfo Monetario Internazionale durante i suoi incontri annuali. “Dal Global Financial Stability Report di aprile 2024 – si legge nel rapporto – l’attività economica globale si è moderata e l’inflazione ha continuato a rallentare. Con l’allentamento monetario in corso tra le principali banche centrali, le condizioni finanziarie sono rimaste accomodanti, i mercati emergenti sono rimasti resilienti e la volatilità dei prezzi delle attività è rimasta relativamente bassa, in termini netti. I rischi per la stabilità finanziaria a breve termine, secondo la misura di rischio di crescita a un anno del FMI, rimangono contenuti intorno al 40° percentile storico. Tuttavia, le condizioni finanziarie accomodanti che tengono a bada i rischi a breve termine facilitano anche l’accumulo di vulnerabilità, come le elevate valutazioni delle attività, l’aumento globale del debito privato e pubblico e un maggiore utilizzo della leva finanziaria da parte delle istituzioni finanziarie non bancarie, che aumentano i rischi per la stabilità finanziaria in futuro”.


Secondo gli economisti del Fondo dunque “queste crescenti vulnerabilità potrebbero amplificare gli shock avversi, che sono diventati più probabili a causa dell’elevata incertezza economica e geopolitica tra i conflitti militari in corso e le incerte politiche future dei governi appena eletti. In particolare, la crescente disconnessione tra incertezza e volatilità del mercato aumenta la possibilità di improvvisi picchi di volatilità e bruschi modifiche dei prezzi delle attività, che potrebbero essere amplificati dalle vulnerabilità”. D’altronde un episodio recente e significativo a tal riguardo si è già verificato quest’anno con la turbolenza del mercato all’inizio di agosto 2024, quando la volatilità del mercato azionario è aumentata sia in Giappone che negli Stati Uniti e i prezzi delle attività globali sono diminuiti in modo significativo. “Ciò – sottolineano gli economisti Fmi – ha fornito uno scorcio delle violente reazioni che possono verificarsi quando i picchi di volatilità interagiscono con l’uso della leva finanziaria da parte delle istituzioni finanziarie per creare reazioni di mercato non lineari e accelerare le vendite”.


Il nuovo Gfsr inoltre “dimostra quantitativamente che ulteriori aumenti dell’incertezza economica potrebbero aumentare i rischi al ribasso per la crescita futura, i prezzi delle attività e la crescita dei prestiti bancari. Ad esempio, ipotizzando che l’incertezza economica reale globale aumenti di un importo equivalente al suo aumento durante la crisi finanziaria globale, il risultato negativo (in particolare, il 10° percentile) della crescita del PIL reale globale a un anno peggiora di 1,2 punti percentuali . Questo effetto è più forte quando le vulnerabilità macrofinanziarie sono più elevate o quando la volatilità del mercato è più scollegata dall’incertezza. L’incertezza può anche innescare effetti di ricaduta transfrontalieri attraverso collegamenti commerciali e finanziari.” Questo Global Financial Stability Report, in sintesi, approfondisce le vulnerabilità e gli squilibri finanziari che mettono alla prova la stabilità finanziaria, evidenziando l’urgenza per i decisori politici di affrontarli”.


A partire dagli alti livelli e dalla rapida crescita del debito sovrano “che rimangono una sfida globale, con molte giurisdizioni che non riescono a raggiungere i loro saldi primari di stabilizzazione del debito a lungo termine. In molte economie avanzate, quote sempre più grandi di emissioni di debito pubblico dovranno essere assorbite da acquirenti sensibili ai prezzi, nel contesto di un continuo inasprimento quantitativo da parte delle loro banche centrali, aumentando potenzialmente la volatilità del mercato obbligazionario”.

Fmi conferma crescita Italia 2024 a +0,7% ma lima 2025 a +0,8%

Fmi conferma crescita Italia 2024 a +0,7% ma lima 2025 a +0,8%Roma, 22 ott. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato al 3,2% la previsione di crescita economica mondiale di quest’anno, mentre ha limato di un decimo di punto percentuale quella per il 2025, sempre al più 3,2%. Per l’Italia l’istituzione di Washington ha confermato l’attesa di crescita economica di quest’anno allo 0,7%, mentre anche in questo caso ha limato di 0,1 punti percentuali – rispetto alle attese di tre mesi fa – la stima sull’espansione del prossimo anno, ora allo 0,8%. I dati sono contenuti nel World Economic Outlook, il rapporto semestrale che viene pubblicato in occasione delle assemblee autunnali a Washington.


Per l’eurozona il Fmi ha ritoccato al ribasso la stima di crescita di quest’anno allo 0,8% e ha tagliato di 0,3 punti percentuali quella sul 2025 all’1,2%. Cifre che riflettono le consistenti revisioni al ribasso effettuate sulla Germania: 0,2 punti percentuali su quest’anno, con cui la crescita si attesterebbe a zero, e ben 0,5 punti percentuali il prossimo con cui la crescita tedesca segnerebbe più 0,8%, secondo il Fmi. Per la Cina l’istituzione di Washington prevede un 4,8% di crescita del Pil quest’anno, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni aggiornate lo scorso luglio, e un 4,5% nel 2025, stima confermata.


Nell’editoriale del rapporto, il capo economista del Fmi, Pierre Olivier Gourinchas afferma che “la battaglia globale contro l’inflazione è quasi vinta”, mentre ora serve un cambio di passo per le politiche economiche e monetari sotto vari aspetti. Il tutto mentre vi sono una serie di rischi che ora dominano il panorama complessivo: quello di una escalation nei conflitti regionali, quello di una politica monetaria che resti restrittiva troppo a lungo e una possibile riemersione della volatilità nei mercati finanziari e sui mercati dei debiti pubblici. Inoltre un rallentamento più marcato del previsto dell’economia della Cina potrebbe pesare sulle prospettive economiche, aggiunge il Fmi.

Il Fondo monetario internazionale conferma la crescita dell’Italia nel 2024

Il Fondo monetario internazionale conferma la crescita dell’Italia nel 2024Roma, 22 ott. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale ha confermato al 3,2% la previsione di crescita economica mondiale di quest’anno, mentre ha limato di un decimo di punto percentuale quella per il 2025, sempre al più 3,2%. Per l’Italia l’istituzione di Washington ha confermato l’attesa di crescita economica di quest’anno allo 0,7%, mentre anche in questo caso ha limato di 0,1 punti percentuali – rispetto alle attese di tre mesi fa – la stima sull’espansione del prossimo anno, ora allo 0,8%. I dati sono contenuti nel World Economic Outlook, il rapporto semestrale che viene pubblicato in occasione delle assemblee autunnali a Washington.


Per l’eurozona il Fmi ha ritoccato al ribasso la stima di crescita di quest’anno allo 0,8% e ha tagliato di 0,3 punti percentuali quella sul 2025 all’1,2%. Cifre che riflettono le consistenti revisioni al ribasso effettuate sulla Germania: 0,2 punti percentuali su quest’anno, con cui la crescita si attesterebbe a zero, e ben 0,5 punti percentuali il prossimo con cui la crescita tedesca segnerebbe più 0,8%, secondo il Fmi. Per la Cina l’istituzione di Washington prevede un 4,8% di crescita del Pil quest’anno, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni aggiornate lo scorso luglio, e un 4,5% nel 2025, stima confermata.


Nell’editoriale del rapporto, il capo economista del Fmi, Pierre Olivier Gourinchas afferma che “la battaglia globale contro l’inflazione è quasi vinta”, mentre ora serve un cambio di passo per le politiche economiche e monetari sotto vari aspetti. Il tutto mentre vi sono una serie di rischi che ora dominano il panorama complessivo: quello di una escalation nei conflitti regionali, quello di una politica monetaria che resti restrittiva troppo a lungo e una possibile riemersione della volatilità nei mercati finanziari e sui mercati dei debiti pubblici. Inoltre un rallentamento più marcato del previsto dell’economia della Cina potrebbe pesare sulle prospettive economiche, aggiunge il Fmi.


Quest’anno l’Italia dovrebbe riuscire quasi a dimezzare il rapporto deficit-Pil, al 4,4% secondo le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale, a fronte dell’8% registrato lo scorso anno. Ma nel 2025 l’incidenza del disavanzo dovrebbe marginalmente risalire al 4,5%, mentre successivamente dovrebbe mostrare una dinamica di riduzione fino a calare al 3,3% nel 2029, comunque al di sopra della soglia stabilita dal Patto di stabilità e di crescita (3%) anche nella ultima revisione. Sono le stime contenute nel World Economic Outlook, pubblicato dal Fmi in occasione delle assemblee primaverili. Guardando al debito pubblico, il Fmi pronostica una risalita al 136,9% del Pil quest’anno, dal 134,6% cui era calato nel 2023, e poi al 138,7% nel 2025. La dinamica di aumento dell’incidenza del debito proseguirebbe fino al 142,3% del Pil nel 2029.


Il Fmi puntualizza che nel formulare le sue previsioni era a conoscenza del Def 2024 e degli aggiornamenti ai dati ufficiali dall’Italia disponibili allo scorso 4 ottobre. Da segnalare che per la Francia il Fmi prevede un aumento del deficit-Pil al 5,5% quest’anno, dal 4,9% del 2023, e una stabilizzazione allo stesso livello anche nel prossimo anno, mentre nell’orizzonte 2029 si attende un ulteriore aumento al 5,8%. Guardando al debito-Pil dell’Esagono, il Fmi stima che dal 109,9% dello scorso anno salga al 112,3% nel 2024, al 115,3% nel 2025 e poi al 124,1% nell’orizzonte 2029. All’opposto per la Germania il Fmi stima un deficit-Pil in riduzione all’1,4% quest’anno, dal 2,4% del 2023, all’1,1% nel prossimo e un calo allo 0,5% all’orizzonte 2029. Il debito pubblico della Germania è stimato stabile al 62,7% del Pil quest’anno e poi in riduzione al 62,1% nel 2025 e al 57,8% nel nell’orizzonte 2029.