Sbarra: dalla Cisl giudizio positivo sul taglio del cuneo fiscaleRoma, 2 mag. (askanews) – “Nel merito, il nostro giudizio è di parziale apprezzamento. Ma questioni importanti come le politiche del lavoro e il contrasto della povertà non si affrontano come è stato fatto. È un problema, grave, di metodo”. Lo sottolinea in una intervista al Corriere della Sera, Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, che dopo l’incontro a Palazzo Chigi e il nuovo decreto in materia di lavoro approvato dal governo aggiunge: “Non buttiamola in rissa, in gioco ci sono questioni troppo importanti”. “È stato un incontro utile e importante per avviare un percorso di dialogo strutturato sulla crescita, la lotta all’inflazione, il fisco, l’attuazione del Pnrr, la sicurezza sul lavoro, le pensioni. Temi su cui la premier si è impegnata”.
“Giudizio positivo”, sul taglio del cuneo fiscale: “I 3,4 miliardi stanziati vanno nella direzione che auspichiamo da mesi. Un segnale importante anche se insufficiente: la misura deve valere anche per il 2024 e diventare strutturale”. Resta confermata la mobilitazione con Cgil e Uil: “Quella mobilitazione è unitaria, nel nome dell’indispensabile dialogo sociale per riaffrontare le priorità fissate: tutela dei redditi dall’inflazione, necessità di incrementare il valore reale di salari e pensioni, falcidiati dalla spirale inflazionistica”.
Secondo il segretario Uil Bombardieri “il decreto lavoro alimenta la precarietà”Roma, 2 mag. (askanews) – “Il taglio del cuneo fiscale lo rivendico eccome, abbiamo fatto uno sciopero generale con la Cgil contro il governo Draghi su questo. Ma non è strutturale. E nel decreto, di cui ancora non abbiamo un testo, non c’è nulla su precarietà, sicurezza del lavoro, sanità, rinnovo dei contratti pubblici, pensioni dei giovani e su Opzione Donna. La nostra mobilitazione continua”. Lo sottolinea in una intervista a Repubblica, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil che ha portato a Palazzo Chigi una lavoratrice precaria.
“Si chiama Manuela Pellegrino, 36 anni, romana. Ha avuto più di 20 contratti a tempo e stagionali nella sua vita. L’ho portata a Palazzo Chigi per far vedere al governo che Bombardieri ‘Con me una precaria sarà discriminata dalle nuove norme’ oltre il metaverso c’è la vita reale. Ed è questa. La premier l’ha ascoltata, sembrava colpita. E ha risposto che in questi anni ci sono state troppe degenerazioni nel mercato del lavoro. Dopodiché i fringe benefit a 3 mila euro Manuela non li prenderà perché da precaria non ha figli. Non è discriminatorio?”. Per Bombaridieri il decreto del primo maggio nonn riduce la precarietà: “Non mi sembra. Anzi la alimenta, liberalizzando i contratti a termine, e alzando il limite per i voucher. Il contrario esatto di quanto auspichiamo”.
Sul taglio del cuneo aggiunge: “Una risposta positiva alle nostre richieste. Ma quando abbiamo domandato cosa succede a gennaio, se diventerà un taglio permanente, non abbiamo avuto risposte”.
1 maggio, sindacati a Meloni: risposte o mobilitazione prosegueRoma, 1 mag. (askanews) – Sul lavoro il governo deve cambiare rotta. Nel metodo, rispettando il ruolo dei sindacati e non limitandosi a informative di domenica sera, ma dialogando e negoziando. E nel merito, cambiando politiche sbagliate e mettendo al centro il lavoro e la sua dignità nel rispetto della Costituzione. In caso contrario, la mobilitazione unitaria proseguirà. È questo il messaggio lanciato da Cgil, Cisl e Uil, che oggi hanno celebrato il Primo maggio a Potenza. Non una festa, considerata la difficile situazione sociale che attraversa il Paese, ma una giornata di lotta e rivendicazioni.
Dall’esecutivo, tuonano i leader delle tre confederazioni Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, arrivano risposte insufficienti sul lavoro. Pur apprezzando l’ulteriore taglio del cuneo fiscale e contributivo di 4 punti percentuali, dal 1° luglio al 31 dicembre, i sindacati sottolineano la temporaneità di una misura solo per sei mesi che dovrebbe portare nelle buste paga dei lavoratori secondo le stime del Mef circa 100 euro lordi al mese. “Oggi è la festa del lavoro, non del governo – dice Landini -. Il governo deve pensare al lavoro tutti i giorni dell’anno, non solo il Primo maggio. Doveva convocare il Cdm proprio oggi? Se vogliamo dare un futuro al nostro Paese e all’Europa bisogna avere un progetto, una strategia. E questo non sta avvenendo. Oggi la nostra è una Repubblica fondata sullo sfruttamento, sulla precarietà e la povertà. C’è bisogno di fare una battaglia. Continueremo la nostra mobilitazione e se avremo risposte dal governo siamo pronti tutti assieme, con Cisl e Uil, a continuarla fino a quando non otterremo risultati e i cambiamenti che chiediamo”.
Sbarra chiede all’esecutivo di tornare “quanto prima sulla via giusta. Il filo del dialogo in questi mesi è caduto a terra con troppi provvedimenti approvati senza coinvolgere le parti sociali. Deve essere ripreso, rafforzato, reso stabile e affidabile. Così non va bene, crediamo che il governo voglia riprendere il confronto. L’incontro di ieri ha un senso se apre un nuovo cammino stabile verso riforme partecipate. Un solo albero non fa una foresta. Nel frattempo non staremo fermi. La mobilitazione unitaria va avanti, non indietreggeremo di un solo centimetro. Valuteremo i comportamenti e le risposte. Senza preclusioni, ma anche senza fare sconti a nessuno”. Parole condivise anche da Bombardieri: “La mobilitazione continua, la resistenza continua e continuerà. È un Primo maggio di lotta, non di festa. Un Primo maggio di mobilitazione per i giovani che non hanno lavoro e per gli anziani. Per ricordare la Costituzione a 75 anni dall’entrata in vigore, Costituzione che è antifascista. È bene ricordarlo. Il governo oggi si occupa di lavoro. Peccato che siano passati sei mesi senza che se ne sia occupato. Avevamo perso le tracce”.
Dl lavoro, assegno inclusione e taglio cuneo di altri 4 punti (scheda)Roma, 1 mag. (askanews) – Taglio del cuneo fiscale e contributivo, assegno di inclusione che riforma il reddito di cittadinanza, nuove norme per i contratti a termine: sono queste le principali misure contenute nel Decreto lavoro varato dal Consiglio dei ministri.
Per l’assegno di inclusione, che partirà il primo gennaio 2024, il governo stanzia 5,4 miliardi di euro per l’anno prossimo e 5,6 mld per il 2025 e il 2026. Per la prosecuzione del reddito di cittadinanza è autorizzata nel 2023 la spesa di 384 milioni di euro. Tra le risorse stanziate l’esecutivo prevede di destinare come incentivi ai datori di lavoro che assumono i beneficiari dell’assegno di inclusione 85,3 milioni di euro nel 2024; 200,4 milioni di euro nel 2025; e 251,3 milioni di euro nel 2026. Circa 4 miliardi vengono destinati al taglio del cuneo fiscale e contributivo tutto a beneficio dei lavoratori, salirà per sei mesi, dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, di altri quattro punti (dal 3% al 7% per i redditi fino a 25mila euro lordi l’anno e dal 2% al 6% per i redditi fino a 35mila euro). L’aumento in busta paga è stimato dal ministero dell’Economia mediamente in 100 euro mensili da luglio a dicembre.
Sale anche la soglia per i fringe benefit per il 2023 fino a 3mila euro per chi ha figli a carico. Per la misura si prevede al momento una spesa di 142 milioni di euro per quest’anno e di 12,4 milioni per il 2024. Limitatamente al periodo d’imposta 2023 non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di 3mila euro. L’assegno di inclusione è una misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro. Una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
L’assegno di inclusione potrà essere chiesto solo dalle famiglie con disabili, minori e over 60 e potrà arrivare a 500 euro al mese, moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,3 nel caso di disabili gravi. Viene confermato che il requisito di residenza per il richiedente scende da 10 a 5 anni, mentre il valore dell’Isee della famiglia non deve superare i 9.360 euro con un valore del reddito familiare inferiore a una soglia di euro 6mila annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza. Non ha diritto all’assegno di inclusione il nucleo familiare in cui un componente risulti disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta causa nonché di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. L’assegno di inclusione è richiesto con modalità telematiche all’Inps, che lo riconosce sulla base delle informazioni disponibili sulle proprie banche dati o tramite quelle messe a disposizione dai comuni, dai ministeri della Giustizia e dell’Istruzione, dall’Anagrafe tributaria, dal pubblico registro automobilistico e dalle altre pubbliche amministrazioni.
L’Inps informa il richiedente che, per ricevere il beneficio economico, deve effettuare l’iscrizione presso il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL) al fine di sottoscrivere un patto di attivazione digitale e deve espressamente autorizzare la trasmissione dei dati relativi alla domanda ai centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro e agli enti autorizzati all’attività di intermediazione. Il beneficio economico decorre dal mese successivo a quello di sottoscrizione, da parte del richiedente, del patto di attivazione digitale. Il componente del nucleo familiare beneficiario dell’assegno di inclusione, attivabile al lavoro e preso in carico dai servizi per il lavoro competenti, è tenuto ad accettare un’offerta di lavoro a tempo indeterminato oppure a tempo determinato, anche in somministrazione, di durata non inferiore a un mese; se si riferisce a un contratto di lavoro a tempo determinato di durata inferiore a dodici mesi e il luogo di lavoro non dista più di 80 chilometri dal domicilio del soggetto; ma senza limiti di distanza, nell’ambito del territorio nazionale, se si riferisce a un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato o a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi.
Ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’assegno di inclusione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale, o anche mediante contratto di apprendistato, è riconosciuto per un periodo massimo di 12 mesi l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dell’azienda con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail nel limite massimo di importo pari a 8mila euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile.
Al fine di favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa dal primo settembre 2023 viene istituito lo strumento di attivazione (Sda quale misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento, accompagnamento al lavoro e politiche attive. Nelle misure di attivazione rientra il di servizio civile universale. Lo strumento di attivazione è utilizzabile dai componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, con un valore dell’Isee familiare in corso di validità non superiore a 6mila euro annui, che non hanno i requisiti per accedere all’assegno di inclusione. Lo strumento di attivazione è incompatibile con il reddito e la pensione di cittadinanza e con ogni altro strumento pubblico di integrazione o di sostegno al reddito per la disoccupazione.
Per i contratti a tempo determinato si va verso causali più soft. Il provvedimento prevede inoltre misure per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro, rafforzando l’assicurazione nelle scuole e i sostegni alle famiglie degli studenti morti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Novità in vista anche per chi assume colf e badanti con il raddoppio dell’importo dei contributi deducibili da 1.500 a 3mila euro. A breve partirà la piattaforma per incrociare domanda e offerta di lavoro.
1 maggio, Landini: oggi è festa del lavoro, non del governoRoma, 1 mag. (askanews) – “Oggi è la festa del lavoro, non del Governo”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, dalla piazza di Potenza per la celebrazione del primo maggio riferendosi alla convocazione del consiglio dei ministri che questa mattina varerà il Dl lavoro.
“Il Governo – ha detto – deve pensare al lavoro tutti i giorni dell’anno, non solo il primo maggio. Doveva convocare il Cdm proprio oggi?”. Tornando sull’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi, il numero uno della Cgil ha ribadito che “il metodo non può essere quello di essere chiamati, dopo quattro mesi, la domenica sera quando hanno già deciso. Vuol dire non riconoscere il sindacato, il ruolo che deve avere. Pensiamo sia necessario cambiare questo metodo che è sostanza. Il provvedimento sul cuneo va nella direzione delle richieste che abbiamo fatto, è un primo risultato. Però è un’una tantum. Non è strutturale, vale solo per 5 mesi e parliamo di un aumento di 50-60 euro. Una misura temporanea, transitoria e insufficiente a rispondere al problema della tutela del potere d’acquisto”. “Abbiamo invitato la presidente del Consiglio al nostro congresso a Rimini. Abbiamo chiesto al Governo di cambiare politica e strada. Meloni è venuta, è stata gentile, ma sta facendo cose che vanno in un’altra direzione da quella da noi chiesta. Stanno mettendo delle toppe, serve una strategia. La gente non arriva alla fine del mese”, ha aggiunto.
“Questo primo maggio è il momento di rilanciare con forza la mobilitazione che nelle prossime settimane continueremo – ha continuato – è solo l’inizio. La mobilitazione va avanti, le ragioni ci sono tutte”. Landini ha ribadito che “serve cambiare le politiche economiche sbagliate” che il Governo ha messo in campo. “Non è il momento di allargare la precarietà – ha concluso – è il momento di investire sul lavoro e la sua qualità. Oggi la Repubblica è fondata sullo sfruttamento del lavoro”.
1 maggio, al via a Potenza festa del lavoro di Cgil, Cisl e UilRoma, 1 mag. (askanews) – Al via a Potenza il primo maggio di Cgil, Cisl e Uil. Quella che celebrano le tre confederazioni non è una festa, perché non ci sono le condizioni con troppi lavoratori precari o poveri, le morti sul lavoro che sono un’emergenza nazionale, i troppi giovani non trovano un’occupazione, i salari troppo bassi, i pensionati vivono con assegni da fame. Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, giunti nel capoluogo lucano dopo l’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi sul Dl lavoro, ribadiscono che quella di questa mattina è una giornata di rivendicazioni e mobilitazione. Un assaggio delle tre manifestazioni nazionali in programma a maggio per tre sabati consecutivi (il 6 a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli).
Quella di Potenza è stata una scelta per porre l’accento sulla difficile situazione economica e sociale delle regioni meridionali; una città simbolo del Mezzogiorno dal quale ripartire con una nuova stagione di sviluppo e crescita. Il tradizionale appuntamento, quest’anno dedicato al 75esimo anniversario dall’entrata in vigore della Costituzione, si svolgerà nelle stesse ore in cui il consiglio dei ministri è chiamato a varare il decreto lavoro. Dal palco di Potenza i tre leader sindacali prenderanno la parola a partire dalle 12,10. Landini, Sbarra e Bombardieri si ritroveranno poi nel pomeriggio in piazza San Giovanni, a Roma, per il concertone: nove ore di musica con circa 50 artisti.
Dl lavoro, Sbarra: parziale apprezzamento, non buttiamola in rissaRoma, 1 mag. (askanews) – Sul Dl lavoro il giudizio di merito della Cisl è di “parziale apprezzamento”, anche se nel metodo “questioni importanti come le politiche del lavoro e il contrasto alla povertà non si affrontano come è stato fatto”. Lo dice il segretario generale Luigi Sbarra in un’intervista al Corriere della Sera, confermando una diversità di vedute rispetto a Cgil e Uil.
“Non buttiamola in rissa – afferma – in gioco ci sono questioni troppo importanti. E’ stato un incontro utile (quello di ieri sera a Palazzo Chigi, ndr) per avviare un percorso di dialogo strutturato sulla crescita, lotta all’inflazione, fisco, attuazione del Pnrr, sicurezza sul lavoro e pensioni. Temi su cui la premier si è impegnata”. Sbarra ha ribadito il giudizio positivo sull’ulteriore taglio del cuneo di 4 punti, un “segnale importante anche se insufficiente” chiedendo che la misura diventi “strutturale”. Ha inoltre auspicato interventi per alzare i salari e sulle politiche attive.
Giorgetti: nuovo Patto di stabilità favorisca investimenti e DifesaRoma, 29 apr. (askanews) – La riforma del Patto di stabilità e di crescita, sebbene non in agenda delle discussioni è stata inevitabilmente una delle questioni più dibattute da ministri delle Finanze e banchieri centrali dell’Ue, alla riunione informale dell’Ecofin a Stoccolma. Ed è stata tra i temi dalle bilaterali del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che oggi si è visto con il suo omologo della Germania, Christian Lindner, e successivamente con il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe e del Mes (altro tema sul tavolo), Pierre Gramegna.
Sul Patto che stabilisce le regole per i conti pubblici nell’Ue “la mia controproposta è esattamente quella di considerare le proposte di spesa per investimento, in particolare quelle ammissibili ai fini del Pnrr o per la Difesa, ad esempio, in particolare, quelle relative all’Ucraina, in modo diverso rispetto alle altre; perché – ha spiegato Giorgetti – non si può mettere un paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare l’Ucraina o rompere le regole del Patto di stabilità, mi sembra una cosa assurda”. Su questo aspetto Lindner “ha fatto delle proposte a me, io ho fatto delle proposte a lui. Come si conviene in questi casi c’è un percorso di negoziazione. C’è una proposta importante della Commissione, l’obiettivo – ha spiegato – è chiudere entro la fine dell’anno”.
Sulle “regole geometriche” che vuole la Germania “noi consideriamo che non si possa tornare evidentemente al (vecchio) Patto di stabilità. La loro proposta, diciamo, non trova una grande maggioranza, ne sono consapevoli anche loro. Non c’è la maggioranza necessaria, però una maggioranza comunque bisognerà trovarla, in un senso o nell’altro. E secondo me – ha detto – tocca ai poli opposti, cioè dall’Italia e alla Germania, fare uno sforzo, in qualche modo, per fare un passo avanti in un modo decisivo”. Sul Mes e le richieste Ue all’Italia di ratifica della riforma ci sono “posizioni purtroppo ormai consolidate nel tempo, e che necessitano di essere in qualche modo smosse. Ci poniamo in termini costruttivi. Bisogna discutere di tutto a nostro giudizio. Quello che diciamo noi è che il Mes è una parte non la sola rispetto alle diverse situazioni che sono ancora in discussione e su cui anche noi abbiamo le nostre richieste, ad esempio relativamente all’Unione bancaria”, ha detto ancora il ministro.
Invece sull’esborso Ue della terza rata del Pnrr all’Italia “noi ci aspettiamo una risposta (positiva). Adesso non è una questione di ore, ma io penso che la situazione sia definita. Queste sono le informazioni che ho io: la situazione è definita, e quindi siamo assolutamente ottimisti”, ha proseguito Giorgetti durante un punto stampa. “Noi crediamo di essere nei tempi. Ne ho parlato ancora ieri sera con il ministro Fitto. Per quanto riguarda quello che dovevamo fare, lo abbiamo fatto. Siamo ottimisti rispetto allo sblocco di questa rata”, ha proseguito.
Invece Giorgetti ha fatto capire la questione del “Piano nazionale complementare”, che affianca con cofinanziamenti nazionali alcuni progetti e fondi del Pnrr potrebbe richiedere ulteriori valutazioni. “Allora, facciamo un ragionamento da buon padre di famiglia come da Codice civile: i presidi del Pnrr quanto mi costano? Facciamo l’1,5% (di interessi, ndr); quindi conviene prenderli quelli lì. Ma quelli del Piano nazionale complementare quanto costano? Il 5%?. Quindi li prendiamo? Mah, non so, vediamo. Allora, se io ho la possibilità di prendere dei prestiti in questo momento all’1%” di interessi, “magari cambiando, rivedendo le priorità ai progetti, li prendo. Se devo prendere quelli al 5%, giustamente, da buon padre di famiglia, da buon ministro delle Finanze – ha avvertito Giorgetti – ci penso due volte”. Il titolare di Via XX settembre ha infine voluto rimarcare come nell’incontro di ieri, la presidente della Bce, Christine Lagarde si sia mostrata “molto sorpresa, favorevolmente sorpresa, di come l’economia italiana vada molto meglio. Gli imprenditori italiani, questa è la mia osservazione, gli imprenditori italiani e anche i lavoratori italiani sono molto meglio dei politici italiani, evidentemente. E anche degli analisti, che normalmente sottostimano le nostre capacità”, ha concluso.
Giorgetti: imprenditori e lavoratori sono molto meglio di politici e analistiRoma, 29 apr. (askanews) – Nell’incontro di ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde “era molto sorpresa, favorevolmente sorpresa, di come l’economia italiana vada molto meglio. Gli imprenditori italiani, questa è la mia osservazione, gli imprenditori italiani e anche i lavoratori italiani sono molto meglio dei politici italiani, evidentemente. E anche degli analisti, che normalmente sottostimano le nostre capacità”. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un punto stampa al termine delle riunioni dell’Ecofin informale a Stoccolma.
Dal gran rifiuto allo scudetto, i numeri del Napoli di De LaurentiisMilano, 29 apr. (askanews) – Un anno fa Aurelio De Laurentiis ha rifiutato “2,5 miliardi di euro” per cedere il Napoli, ora si trova a un passo dalla storica vittoria del terzo scudetto partenopeo. Un no sfacciato che gli è valso l’ingresso nella storia del calcio italiano. Il retroscena sulla mancata cessione del club lo ha raccontato lo stesso De Laurentiis qualche settimana fa in un evento del Sole 24 ore: “Mi sono detto ‘e io poi che faccio?’, mi servono 2,5 miliardi? Non mi servono, perché mi dovete sfastidiare?”, si chiese all’epoca.
La famiglia De Laurentiis ha preso le redini del Napoli nell’estate del 2004, dopo il fallimento della società. Il costo dell’operazione fu di 37 milioni di euro, ha rivelato il presidente. Il prezzo sportivo forse più pesante: la squadra ripartì dalla Serie C e ritrovò il massimo campionato solo nel 2007. Da lì annate sportive sempre in ascesa, con tre Coppe Italia e una Supercoppa Italiana in bacheca. Risultati raggiunti nel solco del credo del patron: “O il calcio lo si intende come una impresa o non si va da nessuna parte”, ribadisce ogni volta che può De Laurentiis. Gli ultimi conti del club, al 30 giugno 2022 come la gran parte delle squadre di calcio, si sono chiusi con una perdita netta di quasi 52 milioni di euro, dopo un rosso di 58 milioni del 2021. Risultati influenzati dalla pandemia e coperti con una riserva volontaria da 125 milioni di euro.
Sul fronte dei ricavi il club ha incassato 175,9 milioni (contro i 228 del 2021): tra le voci principali, quasi 90 milioni arrivano dalla cessione dei diritti televisivi, 30 dalle sponsorizzazioni, 12 di ricavi da stadio, 10 dalle plusvalenze per la cessione di calciatori e 6,5 sono proventi commerciali e royalties. Tra i costi, scesi a 241 milioni, incide tanto la spesa per il personale di 130 milioni di euro e gli ammortamenti che sono a un soffio dai 75 milioni di euro. Caratteristica del Napoli di De Laurentiis è l’ampia liquidità: 107 milioni cash a giugno 2022, contro i 95 milioni dell’anno precedente. La vittoria dello scudetto e la cavalcata in Champions League che si è fermata solo ai quarti di finale contro il Milan ridaranno lustro ai conti chiusi in passato più volte in utile (l’ultima volta, non a caso, nel 2019 con un avanzo di oltre 29 milioni di euro). Il primo posto in campionato frutterà oltre 20 milioni, ma saranno i diritti televisivi nazionali ed esteri a cambiare il volto del bilancio finanziario dei partenopei che potrebbe chiudere l’anno, secondo un’analisi dell’Università Federico II, con un Ebitda positivo per 80 milioni di euro.